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Val d’Orcia, terra di papi e pittori

Quando si pensa alla campagna toscana, le prime immagini che vengono in mente o che compaiono nelle guide turistiche sono quelle che tratteggiano colline dall’andamento dolce simili a dune, campi di grano in cui il giallo ocra è rotto dai filari di cipressi, parabole di vigne che si mescolano ai girasoli e affiorano dal grigio che i sentieri in terra battuta decorano come fossero una cornice. Paesaggi che si incontrano lungo le strade che da Siena portano alla Val d’Orcia, l’angolo della regione che per eccellenza regala le icone da Toscana shire.

Il poeta Mario Luzi amava percorrere le vie di questa valle che, secondo i suoi versi, attraversano «il mare mosso delle crete dilavate che mettono di marzo una peluria verde». Ed era come essere in «una strada fuori del tempo» che «punta con le sue giravolte al cuore dell’enigma», scriveva in una delle poesie con cui ha reso omaggio alla «sua» Pienza. «Sua» perché, nella cittadina che della Val d’Orcia è l’emblema, trascorreva i periodi di buen retiro. E «sua» perché ancora adesso – a sette anni dalla morte – custodisce la sua biblioteca personale.

Pienza, come tutta la vallata, è terra di Papi. Nel senso che il legame con la Sede apostolica ne ha determinato i lineamenti. Quei tratti d’impronta cattolica emergono dai borghi, dalle chiese o dai monasteri e sono stati riconosciuti persino dall’Unesco che nel 2004 ha dichiarato la Val d’Orcia patrimonio mondiale dell’umanità. Nella motivazione (a dire il vero «politically correct») si fa riferimento all’«eccezionale esempio di come il paesaggio naturale sia stato ridisegnato nel periodo rinascimentale per rispecchiare gli ideali del buon governo».

È l’umanesimo cristiano che l’ha plasmato e che si tocca con mano a Pienza, il borgo riprogettato nel Quattrocento su impulso del suo più illustre cittadino, quell’Enea Silvio Piccolomini divenuto Pio II. Definita «città ideale» o «città utopica», è stata pensata dall’architetto Bernardo Rossellino come modello di convivenza che dall’architettura si traduca in vita quotidiana. E da allora porta il nome del Papa senese.
A rinsaldare i vincoli fra la Val d’Orcia e la «capitale» della cristianità ha contribuito il ruolo cruciale che l’area ha assunto nelle maglie viarie del passato. Da qui passava l’antica Cassia che poi verrà affiancata dalla Via Francigena, la strada dei pellegrini che corre vicino al fiume Orcia. Un rapporto raccontato, ad esempio, dalla storia di Montalcino, patria del vino con il suo Brunello, che annovera nel suo territorio l’abbazia di Sant’Antimo che, secondo la tradizione, ha ricevuto il sigillo di Carlo Magno e che oggi è affidata ai Canonici regolari legati al carisma agostiniano.

Il nesso con Roma torna a San Quirico d’Orcia, cittadina d’origine etrusca, che per la sua posizione sulla Francigena è stata teatro dell’incontro del 1154 fra Federico Barbarossa e i messi pontifici di Adriano IV che qui vennero accolti dal futuro imperatore del Sacro Romano Impero. Una pagina che ogni anno il paese celebra con rievocazioni e cortei. Oggi i vademecum d’oltre Oceano definiscono il borgo «non turistico» per la sua grazia «fuori del tempo». A pochi chilometri, sempre sulla Cassia, si trovano le terme di Bagno Vignoni, elogiate da santa Caterina da Siena e Lorenzo il Magnifico e «figlie» delle acque che sgorgano dal monte Amiata, il vulcano spento che è il fulcro della Val d’Orcia.

Anche Radicofani, che svetta su una rupe a quasi 900 metri d’altezza – da cui è possibile ammirare un panorama che spazia dall’Appennino ai laghi di Bolsena e Trasimeno – deve il suo presente a sovrani, Pontefici e signori. Grazie all’ultimo re dei Longobardi, Desiderio, diventa centrale nei collegamenti del tempo. E prima papa Adriano IV e poi Cosimo dei Medici ne fortificano le mura. Certo, sarà Dante Alighieri a farla entrare nella letteratura italiana quando nella Divina Commedia accennerà al ghibellino ribelle e ladro gentiluomo Ghino di Tacco che adesso le guide anglosassoni chiamano il «Robin Hood» della Val d’Orcia e che vanta una statua nel parco pubblico del paese.

Il fascino che negli ultimi decenni la zona si è conquistata è, comunque, ben lontano dalle descrizioni poco lusinghiere che l’hanno accompagnata nei secoli scorsi. Il Barbarossa parlava di un «lungo e faticoso cavalcare» per arrivare a San Quirico. Nel Settecento il presidente del parlamento della Borgogna, Charles de Brosse, descriveva un paesaggio animato «non già da montagne, ma da cimiteri di rocce». E l’inglese Charles Dickens, dopo aver lasciato Sant’Antimo, paragonava la valle alla «campagna sterile, pietrosa e selvaggia» della Cornovaglia.

Forse, però, ad anticipare l’appeal attuale ci hanno pensato i pittori rinascimentali che nelle opere di Scuola senese avevano raffigurato gli scorci della Val d’Orcia come simbolo dell’armonia fra l’uomo e la natura. Quell’armonia che la valle continua a trasmettere e che i Comuni si sono imposti di preservare anche attraverso il «Parco artistico, naturale e culturale». Un ente che si propone di coniugare tutela dell’ambiente e difesa delle tradizioni, a cominciare da quelle che qui ha espresso la civiltà contadina. Come ancora mostrano gli spettacoli del «teatro povero» di Monticchiello dove ogni estate la gente della frazione di Pienza porta in scena la voce popolare di una piccola comunità nell’era della globalizzazione.

Giacomo Gambassi  / avvebire.it

Al via citta' animal friendly. Cani e Gatti in luoghi pubblici

la spiaggia per cani al Villa Bau Village
Ordinanze già pronte che, per esempio, per l'estate consentono di aprire le spiagge ai nostri amici a quattro zampe. E' con provvedimenti-modello di questo genere che l'ex ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla chiede ai sindaci di aderire per rendere sempre di più le città 'animal friendly'.
Le ordinanze già pronte, e soltanto da firmare per i comuni, sono infatti il senso dell'accordo che Brambilla, in qualità di fondatrice della Federazione italiana delle associazioni per i diritti animali e dell'ambiente, ha siglato oggi con l'Anci. Gli altri modelli ad hoc per i sindaci riguardano per esempio le aree verdi e l'ingresso in tutti i luoghi ed esercizi pubblici degli animali d'affezione. Inoltre, con l'accordo, osserva Brambilla, si favorisce "l'apertura di un ufficio dei diritti animali nei comuni italiani" e si tenta di "combattere in modo ancora più proficuo il randagismo", aumentando anche la "sinergia con le associazioni".
"Per noi - afferma l'ex ministro - gli animali domestici sono dei veri e propri membri della famiglia. Sono ormai 22 milioni gli italiani che vivono con animali domestici, e la sensibilità è crescente. Per questo - aggiunge - è un dovere delle istituzioni rendere loro la vita più facile". Per sapere dove trascorrere una vacanza in tutta tranquillità con il proprio amico fedele, Brambilla ricorda il sito 'vacanzea4zampe.info' di cui è possibile trovare informazioni e strutture che accolgono i nostri amici. Finora, tra spiagge e stabilimenti, si arriva a circa 150 tratti di costa dove far fare il bagno a 'Fido'. 
ansa

Dubai verso il secondo boom turistico

(di Alessandra Antonelli)

DUBAI - L'annuncio dell'inaugurazione del Four Seasons hotel, albergo categoria extra-lusso, 237 camere e suites affacciate su 300 metri di spiaggia alla parte estrema di Jumeirah Beach, è solo l'ultima conferma di un trend turistico che racconta una Dubai ritornata a galoppare - turisticamente parlando - ai ritmi pre-crisi. Tanto che si parla già di un secondo boom. Attualmente nell'emirato, appena più grande della Valle d'Aosta, si contano 577 alberghi per 75,171 tra camere e mini appartamenti in residence.

Entro le fine dell'anno se ne dovrebbero contare circa 4,000 in più solo in alberghi di lusso secondo i dati del dipartimento del turismo di Dubai (Dtcm). In cantiere ce se sono altre 19,000 almeno, il 32,8 percento dell'attuale disponibilità, ha stimato Elizabeth Randall, direttrice della Str Global, al quotidiano Gulf News. Se nel primo trimestre del 2012 il tasso di occupazione alberghiera ha già superato l'86%, il 2011 ha registrato un aumento del flusso turistico del 23%, pari a quasi 33 milioni di visitatori che hanno portato nelle casse dell'emirato 3,48 milioni di euro, il 20% in più rispetto all'anno precedente.


In aumento è anche la domanada: 13,9% nel 2010, 17,1% nel 2011 e stimata ad una media del sei per cento nei prossimi sei anni. Numeri e stime che secondo gli analisti di settore dovrebbero mettere a tacere le voci degli scettici che non confidano nella capacità di Dubai di assorbire l'alto numero di camere in costruzione di varie tipologie e categorie. Dubai si piazza inoltre destinazione turistica numero uno nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa (Mena) e per spesa turistica pro capite e rimane salda tra le prime 10 mete più gettonate al mondo, meglio piazzata di Roma o di New York, rispettivamente al 12/mo e al 13/mo posto, secondo i dati del Master Card Index.


A giocare in favore dell'emirato, al momento, due fattori chiave. Da una parte l'irrequietezza politica dell'intera regione che sta spostando significative masse di turisti da destinazioni tradizionali come l'Egitto o il Libano, dall'altra la crescita economica di Russia e Cina. Al turismo storico "locale" - ovvero proveniente dalle altre cinque monarchie petrolifere che insieme agli Emirati Arabi Uniti costituiscono il consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg) - e a quello europeo in cerca di relax in strutture spesso da favola per atmosfere e lusso, spiagge mare e shopping, tutti i comfort delle vacanze moderne con gli imprevisti delle avventure esotiche, si aggiungono i nuovi ricchi - e non solo - delle due gradi economie emergenti.
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Non solo calcio, Varsavia in 10 mosse. La semifinale Germania-Italia ottimo spunto per un viaggio


Girovagando per la città polacca nel fine giugno calcistico si intrecciano edifici moderni e vibranti quartieri dalle tinte pastello, crocevia di musei, buona musica e cucina generosa Una partita di calcio, soprattutto se una semifinale degli Europei 2012 come quella che giovedì 28 giugno si giocheranno Italia e Germania, è un ottimo spunto per inventarsi un ponte turistico.

E Varsavia, con i suoi musei, le sue case e piazze colorate, i suoi negozi d’ambra, la cucina d’autore e la buona musica è certamente una meta di grande vitalità. Si può iniziare da uno sguardo panoramico dal trentesimo piano del Palazzo della Scienza e Cultura, d’ispirazione sovietica, sui tetti di tegole rosse della Città Vecchia, completamente ricreata dopo la distruzione della Seconda guerra mondiale. La città, quasi due milioni di abitanti, è piena di musei (se ne contano una ventina) e in molti di questi sono richiamati la sofferenza e il coraggio della popolazione durante l’occupazione nazista. Giganteschi soldati sono, per esempio, immortalati in azione in piazza Krasinski nel Museo della Rivolta.

Le memorie belliche di Varsavia sono, però, sovrastate e vinte in ogni angolo dalla melodia di Chopin, il “poeta del pianoforte” cresciuto da queste parti. Il parco reale di Lazienki ospita nelle giornate e serate estive una serie di concerti dedicati al grande compositore. L’appetito è un altro elemento tipico della piazza polacca, dove abbondano locali specializzati in selvaggina, salsicce e gnocchi rustici. La vita notturna ha un suo filone nella zona di Nowy Świat, nel Quartiere dei Teatri con diversi bar e discoteche, oppure attraversando il fiume Vistola si può raggiungere il quartiere di Praga, dove anticamente venivano incoronati i re polacchi e oggi, fra vie degradate, si trovano anche edifici d'anteguerra dalla caratteristica architettura e alcuni esempi di chiese ortodosse come la Cattedrale di Santa Maria Maddalena.

Ecco una breve guida, in dieci tappe, per gustarsi Varsavia. 1) Città Vecchia (Stare Miasto). L’atmosfera dei vicoli si mescola alla confusione della della vita centrale, con piazze, caffetterie accoglienti. D’estate questa zona diventa un immenso palcoscenico all’aperto con spettacoli musicali, teatrali e gallerie d’arte. Seriamente danneggiato dagli eventi bellici, questo quartiere è stato ricostruito con precisione negli anni Cinquanta e Sessanta, basandosi in gran parte sulle famose vedute attribuite al Canaletto (in realtà, dipinte da Bernardo Bellotto. 2) Castello Reale. Nella parte meridionale della Città Vecchia si trova la Plac Zamkowy, piazza del Castello, dominata dal Castello Reale risalente al XIV secolo e ricostruito tra il 1971 e il 1988, riutilizzando quanto più possibile i materiali storici recuperati dopo la distruzione da parte degli occupanti nazisti nel 1944. Sulla piazza si affaccia anche la Colonna di Sigismondo, eretta nel 1644 e attualmente punto di ritrovo della città.

Dalla piazza del Castello inizia la cosiddetta Strada Reale (Trakt królewski), che conduce alla residenza reale di Wilanóv. Il primo tratto è costituito dal Krakowskie Przedmieście, grande viale alberato dove si trovano il Palazzo del presidente della repubblica, la chiesa neoclassica di Sant'Anna, il monumento al poeta nazionale Adam Mickiewicz e la città universitaria. 3) Palazzo Wilanów. Soprannominata la “Versailles polacca”, questa residenza rappresenta bene la grandezza polacca sotto il regno di Giovanni III (Jan Sobieski) e Augusto II, dei quali fu dimora estiva. Merita un passaggio il Giardino Sassone, primo parco pubblico aperto ai cittadini, con 21 statue delle muse e delle virtù, l'orologio solare e una fontana costruita sul modello del tempio di Vesta di Tivoli. All'entrata di questo parco c’è il Monumento al milite ignoto. In questa zona si trova anche Il Museo dei Poster che ospita una delle più grandi collezioni mondiali di poster art. Oltre metà di queste opere sono polacche, ma vi sono anche capolavori di artisti quali Dalí, Warhol e Picasso. (www.postermuseum.pl/en/main)

4) Parco Lazienki. Questo complesso architettonico, una vera opera d’arte del giardinaggio (è considerato uno dei più belli d’Europa da molte guide turistiche) risale al 17/mo secolo e comprende il Palazzo sull'Acqua fatto costruire da Stanislao II Augusto Poniatowski, ultimo monarca polacco.

5) Palazzo della Cultura e della Scienza. Completato nel 1955 come un “regalo” di Stalin (con il paradosso che lo volle ispirato all’Empire State Building di New York), questa torre è l'incarnazione dell’architettura del realismo socialista ed è ancora, con i suoi 231 metri, l'edificio più alto della Polonia, oltre ad essere il nuovo centro animato della città. Situato accanto alla stazione centrale, occupa quello che attualmente è il centro commerciale, finanziario e economico di Varsavia.

6) Museo della Rivolta. Aperto nel 2004 nel centro della città, è un tributo a quanti morirono per l’indipendenza del Paese. Questo moderno museo interattivo commemora la fallita ribellione del 1944 per liberare la città dai naziste rende visibile l’insurrezione grazie ad una vasta collezione di manufatti, filmati, fotografie ed anche a ricostruzioni di aerei (http://www.1944.pl/en/).

7) Museo Nazionale. Contiene una ricca raccolta di esposizioni dall'antichità ai tempi moderni. Ospita una splendida collezione d'arte che abbraccia molte epoche. Le 11 gallerie conservano manufatti provenienti dall'Egitto e dalla Mesopotamia, dipinti religiosi medievali, dipinti veneziani ed opere di maestri polacchi risalenti al 19° e 20° secolo. 8) Prigione di Pawiak. Divenne sinonimo di terrore nazista quando la Gestapo la trasformò in prigione politica. Qui furono uccise più di 37.000 persone ed oggi questo luogo è un tributo commovente a questi martiri, con celle ristrutturate ed effetti personali in esposizione.

9) Cattedrale di San Giovanni Battista. Anch’essa distrutta nel 1944 e successivamente ricostruita in stile gotico inglese, ha appesi su una delle pareti esterne i cingoli di un Goliath, carro armato tedesco, a ricordare la brutalità di cui la cattedrale e la città intera furono oggetto. All’interno si trovano diverse opere dell’artista tedesco Veit Stoss (1438-1533), autore tra l’altro della magnifica pala d’altare della basilica di Santa Maria a Cracovia. (www.katedra.mkw.pl)

10) Museo Fryderyk Chopin. La vita e le opere del celebre compositore e pianista sono raccolte in quest’edificio, nel centro città. Tra le raccolte spiccano lettere e manoscritti originali, regali personali e il suo ultimo pianoforte. Sono organizzate anche visite guidate nel luogo di nascita, a 50 km da Varsavia. Da non trascurare, inoltre, il Salotto della Famiglia Chopin, che si trova all’interno del Palazzo Czapski, la casa dove viveva l’artista. (http://en.chopin.nifc.pl/institute/)
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Aquileia rivive i fasti della sua fondazione


Un tuffo all'indietro di 22 secoli: lo vivrà Aquileia, già capitale della X Regio romana, il 29 e 30 giugno e il primo luglio prossimi quando oltre 400 figuranti da tutta Italia e mezza Europa si daranno appuntamento per rivivere i fasti della fondazione della città romana nel 181 avanti Cristo.

Un appuntamento voluto dalla Fondazione Aquileia che ha accolto la proposta della 'X Regio di Aquileia' costituitasi in confederazione 'Sulcus' - composta dalle associazioni 'Aes Torkoi' e Centro regionale studi di storia militare antica e moderna di Trieste e dalla 'Legio VI Ferrata' di Rovigo - di far rivivere le aree archeologiche della città da guerrieri celti, legionari romani, commercianti, gladiatori, danzatrici e popolani con lo scopo non solo e non tanto di 'rievocare,' ma anche quello di coinvolgere i turisti sempre più alla ricerca di un collegamento storico con il territorio che stanno visitando.

Due sono i siti che saranno dedicati alle rievocazioni con manifestazioni programmate ad intervalli di alcune ore per dare a tutti modo di vedere e di rivivere quelle pagine epiche. Si tratta del fondo 'Pasqualis' e del fondo 'Cal' che, di fatto, circondano piazza Capitolo e la superba basilica poponiana.

Tutta l'Aquileia storica, così, farà da sfondo impeccabile e naturale alle rievocazioni che partiranno venerdì 29 giugno con una festa celtica e l'accensione dei fuochi delle pire, cui seguiranno l'arrivo in città di una delegazione militare romana convocata dagli Istri e le inevitabili tensioni con i primi ricorsi alle armi. Sabato 30 giugno, giornata centrale della rievocazione, saranno ricordati gli ingressi in città dei legionari dagli accampamenti, i ludi gladiatori con il rito del 'Sulcis primigenius' con il quale fu definito il perimetro della futura città romana. Il primo luglio altri ingressi di militari romani, ancora ludi gladiatori, altre battaglie, danze e scene di vita comune che riporteranno Aquileia ai primissimi anni della sua fondazione.

I figuranti fanno parte di 25 associazioni sparse in tutta Italia e in diverse nazioni d'Europa non nuovi a queste rievocazioni, ma mai impegnati per tre giorni consecutivamente in uno scenario all'aperto che solo la città di Aquileia, con i suoi resti e le sue architetture, può ricreare. Sarà - è stato ricordato oggi - il più grande evento di rievocazione storica mai realizzato prima d'ora in Italia. Una 'festa' con la quale si spera di attirare in città migliaia e migliaia di turisti e di interessare quelli già presenti nelle località balneari di Grado (Gorizia) e Lignano (Udine), oltre che del vicino Veneto.

Aquileia - una delle città più grandi dell'Impero romano, uno dei più importanti antichi porti dell'Adriatico, punto di partenza delle principali strade commerciali, culturali e militari, sede nominale di un episcopato e di un patriarcato - già inserita nel 1998 dall'Unesco tra i Patrimoni mondiali dell'umanità, regalerà a tutti per tre giorni l'emozione di rivivere, fianco a fianco con i protagonisti, le atmosfere dei tempi della sua fondazione. Tutti gli spettacoli e le rappresentazioni saranno ad ingresso libero.
ansa

aprire alle persone con disabilità visiva l'accesso ad iniziative turistiche


Aprire alcune delle principali attrazioni turistiche a viaggiatori ciechi e ipovedenti, a partire da 3 regioni: Lazio, Campania e Toscana. E' l'obiettivo che si pone il progetto "Turismo culturale per disabili visivi", ideato dall'Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti e finanziato dal dipartimento per la Gioventù della presidenza del Consiglio dei Ministri. L'iniziativa, che sarà presentata presso la sede dell'Uic di Roma (via Borgognona 38) mercoledì 27 giugno, coinvolgerà
500 ciechi e ipovedenti, oltre ai loro accompagnatori e guide Altra finalità del progetto è sensibilizzare operatori del settore (responsabili delle strutture, addetti alla custodia e guide turistiche) alle problematiche dell'approccio dei disabili visivi con le varie forme di arte. Il progetto avrà la durata di 18 mesi e costerà complessivamente 235.000 euro. Nel Lazio, i siti coinvolti saranno: i Musei Capitolini, il Museo Baracco, il Museo degli Strumenti Musicali, i Mercati di Traiano, il Museo dei Fori Imperiali, il Museo d'Arte Contemporanea, il Museo ‘'Arte Moderna di Roma.
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