Hotel in affanno, bene
stabilimenti balneari, agriturismo e ristoranti: sono le previsioni
della Fab-Cna Abruzzo sull'andamento dei prossimi week-end di fine
aprile e inizio maggio in Abruzzo, sulla base di un sondaggio realizzato
tra gli associati. "Per la Pasqua, i ponti del 25 aprile e 1 maggio -
commenta il segretario regionale Fab-Cna, Cristiano Tomei, in una nota -
il fai da te, la vacanza senza programmazione e all'insegna del
risparmio sono la condizione necessaria per milioni di famiglie".
Hotel Cristallo nel cuore delle Dolomiti.... proposta per estate 2014
Hotel Cristallo ***
Passo San Pellegrino 22
38035 Moena TN
Tel +39 462 573342
Fax+39 462 573388
www.hotel-cristallo.com info@hotel-cristallo.com
Passo San Pellegrino 22
38035 Moena TN
Tel +39 462 573342
Fax+39 462 573388
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Turismo/ A maggio Hotel “low-cost” a 10 euro, contro la crisi e il sommerso
Gli operatori turistici sardi reagiscono e dall’Hotel Sant’Elene a Dorgali (NU) dove oggi si è svolto un convegno promosso
da Federalberghi e Confcommercio, arriva l’offensiva: al via, con la
stagione turistica ormai alle porte, una ”campagna promozionale” degli
hotel sardi. La provocazione è forte e diventerà presto realtà: l’8
maggio s’inizia in 16 alberghi tra Dorgali e Cala Gonone, nel Golfo di
Orosei, dove si potrà dormire con soli dieci euro a notte.
Colloqui di selezione a FareTurismo
In occasione di FareTurismo a Salerno, Phone & Go effettuerà in anteprima per il Sud Italia, martedì 29 e mercoledì 30 aprile dalle ore 10 alle ore 16 presso il Teatro Augusteo in Via Roma,
i colloqui di selezione per il personale che lavorerà nei villaggi a partire dalla prossima estate.
i colloqui di selezione per il personale che lavorerà nei villaggi a partire dalla prossima estate.
I monasteri: l'Expo del Medio Evo, la radice dell'oggi
Il puzzle dell'Expo si sta componendo giorno dopo giorno, una risposta
agli iperscettici che continuano provocatoriamente a chiedere: «Ma
l'Expo si farà davvero?».
E nei giorni scorsi ha fatto capolino la notizia dell'adesione di Piacenza al Padiglione Italia. Notizia di per sé non sorprendente, se non fosse che Piacenza, di fatto, rappresenta qualcosa di molto speciale nella storia dell'alimentazione. E questo non solo per la qualità dei suoi cibi o per il distretto del pomodoro, ma soprattutto per il seme di Bobbio, ovvero la più importante comunità monastica italiana del Medioevo, che appunto risiede in quel territorio.
Ora, il parallelo agricoltura-monachesimo ha molti elementi di attualità. Basti pensare che durante tutto l'arco del Medioevo e sino all'anno Mille i monasteri furono i luoghi in cui vennero preservate buona parte delle conoscenze agricole romane, che qui furono affinate e codificate. Ma non solo: in questi luoghi si andava a costruire la nuova Europa, giacché vi confluivano pellegrini da tutto il mondo, portando con sé nuove conoscenze e abitudini. Una sorta di Expo itinerante, che già aveva la sua sede in Italia, Paese che – non a caso – vanta ogni record possibile e immaginabile di biodiversità.
Nei monasteri, inoltre, la regola benedettina prevedeva il lavoro e quindi la presenza di artigiani che dovevano provvedere alle operazioni di muratura, dissodare e coltivare i campi. Per questo, il monastero si sviluppa come un vero borgo che determina tutta l'economia agricola del territorio: è nei monasteri del Centro-Nord che si cominciano a produrre vino, cereali, riso. La regola di San Colombano, che venne applicata a Bobbio, prevedeva l'attenzione alla raccolta e allo studio dei testi antichi. Il che fa presupporre che proprio a Bobbio si siano mantenute le nozioni tecniche sull'aratro copiate e studiate dai monaci amanuensi sui testi romani. Da qui un incentivo alle coltivazioni di riso, cereali, olivo.
Due prodotti in particolare caratterizzarono i benedettini di Bobbio: la birra (Bobbio per tutto l'Alto Medioevo è stato il maggior centro di fabbricazione europeo), destinata ai pellegrini che si muovevano verso Roma e per il Nord Europa, e il sale, con lo sfruttamento delle saline del litorale ligure e della Val Trebbia. Da qui l'avvio della tecnica della conservazione degli alimenti.
Insomma, basterebbe evocare questa storia nel cuore dell'Expo per agganciare un evento alla sua radice, alla sua storia. Che mai, ma proprio mai, va dimenticata.
avvenire.it E nei giorni scorsi ha fatto capolino la notizia dell'adesione di Piacenza al Padiglione Italia. Notizia di per sé non sorprendente, se non fosse che Piacenza, di fatto, rappresenta qualcosa di molto speciale nella storia dell'alimentazione. E questo non solo per la qualità dei suoi cibi o per il distretto del pomodoro, ma soprattutto per il seme di Bobbio, ovvero la più importante comunità monastica italiana del Medioevo, che appunto risiede in quel territorio.
Ora, il parallelo agricoltura-monachesimo ha molti elementi di attualità. Basti pensare che durante tutto l'arco del Medioevo e sino all'anno Mille i monasteri furono i luoghi in cui vennero preservate buona parte delle conoscenze agricole romane, che qui furono affinate e codificate. Ma non solo: in questi luoghi si andava a costruire la nuova Europa, giacché vi confluivano pellegrini da tutto il mondo, portando con sé nuove conoscenze e abitudini. Una sorta di Expo itinerante, che già aveva la sua sede in Italia, Paese che – non a caso – vanta ogni record possibile e immaginabile di biodiversità.
Nei monasteri, inoltre, la regola benedettina prevedeva il lavoro e quindi la presenza di artigiani che dovevano provvedere alle operazioni di muratura, dissodare e coltivare i campi. Per questo, il monastero si sviluppa come un vero borgo che determina tutta l'economia agricola del territorio: è nei monasteri del Centro-Nord che si cominciano a produrre vino, cereali, riso. La regola di San Colombano, che venne applicata a Bobbio, prevedeva l'attenzione alla raccolta e allo studio dei testi antichi. Il che fa presupporre che proprio a Bobbio si siano mantenute le nozioni tecniche sull'aratro copiate e studiate dai monaci amanuensi sui testi romani. Da qui un incentivo alle coltivazioni di riso, cereali, olivo.
Due prodotti in particolare caratterizzarono i benedettini di Bobbio: la birra (Bobbio per tutto l'Alto Medioevo è stato il maggior centro di fabbricazione europeo), destinata ai pellegrini che si muovevano verso Roma e per il Nord Europa, e il sale, con lo sfruttamento delle saline del litorale ligure e della Val Trebbia. Da qui l'avvio della tecnica della conservazione degli alimenti.
Insomma, basterebbe evocare questa storia nel cuore dell'Expo per agganciare un evento alla sua radice, alla sua storia. Che mai, ma proprio mai, va dimenticata.
Turismo... i contorni del cibo... Quel ritorno all'essenziale che ci fa andare avanti
L'arrivo
del premier Renzi a Vinitaly, quasi una toccata e fuga fra i padiglioni
della fiera nell'ultimo giorno, è stato letto come un segnale dai molti
significati, giacché era la prima volta che un premier arrivava in
questa manifestazione. La sua visita, infatti, non era prevista nei
programmi, ma è maturata nel corso delle prime giornate. Ossia
l'esigenza di essere presente là dove c'era un segnale di positività. Il
comparto del vino italiano è infatti cresciuto, soprattutto all'estero,
e anche l'Italia può crescere, ha detto Renzi ad una platea di
produttori e di giornalisti. C'è poi l'Expo sullo sfondo di una sfida
per la crescita, che avrà appunto la regia di Vinitaly per esprimere il
valore di quello che va oltre un prodotto: il vino è anche territorio,
occupazione, socialità. Ora, tutto questo potrà sembrare demagogia
spicciola, ma dopo aver passato quattro giorni a contatto con tanti
produttori, soprattutto giovani e molti anche di quel Sud Italia che
soffre, un qualcosa che è più di una speranza appare quanto mai
evidente. I dibattiti, le degustazioni, i confronti sono stati molti e
in tutto questo bailamme con l'impronta latina della festa, è emerso
anche che la propensione dei giovani è per un'agricoltura più pulita,
rispettosa dell'ambiente e quindi pure della salute di chi lavora e di
chi consuma. Se questa strategia fosse stata studiata a tavolino non
sarebbe riuscita così bene, invece fa parte di un processo spontaneo che
risponde alla legge mai scritta della ciclicità degli eventi, che si
ripropongono a distanza di tempo. E se oggi in agricoltura si produce
come facevano i nonni di quella che è la nuova generazione di
produttori, nella ristorazione sta accadendo la tendenza a ricreare
luoghi meno paludati, dove addirittura non serve la prenotazione per
sedersi a un tavolo. E si può mangiare anche un solo piatto, come nelle
osterie di un tempo. A Milano, sui Navigli, che è una delle zone più
belle della città dove si sta animando il fuorisalone del Mobile e si
animerà anche quello dell'Expo, ha fatto capolino un negozio che vende
vino sfuso. Ed è sempre pieno di curiosi. Cos'è allora questa ciclicità?
È il ritorno all'essenziale, che non vuol dire impoverirsi, ma
perequare le situazioni perché tutto ciò che di buono produciamo e
consumiamo possa esistere. Nei desiderata del Governo in carica c'è un
po' di questo, non ci sono dubbi. E quando si rompe un ciclo tutto
accade perché doveva accadere, senza proteste eclatanti, senza troppe
resistenze. E non sembra vero.
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