FELTRINELLI 1+1  IBS.IT

Cultura LetterAltura Lago Maggiore Verbania dal 23 al 26 giugno con Adonis presentazione a Hotel "Il Chiostro"


Al Chiostro di Verbania la presentazione del decimo festival di LetterAltura. Tanti gli ospiti, centrali come sempre i libri, ma soprattutto - nelle parole di tutti e in particolare in quelle del presidente Karim Fael - l'importanza di una rete a Verbania che sappia coniugare la cultura e il territorio. Dal 23 al 26 giugno, 4 giorni di eventi in città. 
I nomi annunciati: il poeta pluri candidato al Nobel Adonis, gli scrittori Stefano Amato, Emanuela Artini, Fabio Canino, Elena Dak, Erminio Ferrari, Ilaria Gallinaro, Bruno Gambarotta, Paolo Ghezzi, Francesco Gungui, Lello Gurrado, Giuseppe Lupo, Marco Malvaldi, Riccardo Mazzeo, Alberto Paleari, Alberto Pellai, Stefano Piedimonte, Alessandro Robecchi, Giampaolo Simi, Marco Volken, le musiche di Quartetto K e Magnasco Quartet, il teatro di Attodue, gli alpinisti e sportivi François Cazzanelli, Marco Farina, Arturo Squinobal, gli architetti e esperti di paesaggio Michael Jakob, Labics, Brunella Lorenzi, Nausikaa Mandana Rahmati, i giornalisti Marco Casa, Gianfranco Fabi, Daniela Fornaciarini, Enrico Martinet, Angelo Miotto, Alberto Negri, Laura Piazzi, Simonetta Radice, Cora Ranci, Farian Sabahi, Roberto Spagnoli, Giorgio Tartaro, Teresio Valsesia, il blogger Alessandro Bonino, gli esperti di linguaggio Annalisa Brichese, Fabio Caon, il docente di letteratura Giacomo Jori, i filosofi Bruno Nassim Aboudrar, Fabio Minazzi, Francesca Rigotti, il meteorologo Luca Mercalli, i registi Gregor Božič, Julian Roman Pölsler, Perla Sardella, Fredo Valla, l’attrice Dora Ciccone, i fotografi Vincenzo Cottinelli, Walter Zerla, l’astrofisico Amedeo Balbi.

fonte: ecorisveglio.it

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - Turismo Culturale
turismoculturale@yahoo.it


Tremendo Brasil Olimpiadi Rio2016 Brasile (e tutto un paese) a rischio fallimento

Airbnb, e l’Organizzazione mondiale della sanità. La legittima presidentessa è stata sospesa dall’incarico, il suo vicepresidente – diventato suo nemico e presidente a interim – ha fatto un governo che sta a sua volta perdendo un ministro a settimana, “gialli” giustizialisti e “rossi” antigolpisti si affrontano nelle strade, i lavori e i pagamenti sono indietro, il paese è in recessione, c’è paura che l’Isis approfitti della situazione per fare qualche mattanza, il presidente della Fiat Chrysler Argentina Cristiano Rattazzi ha appena detto che bisogna “scappare dal Brasile”, all’allarme sulle schifezze che potrebbero infettare velisti, nuotatori e canottieri si è ora aggiunto anche quello sull’epidemia di Zika. Ma, appunto, il colosso della sharing economy dell’accoglienza e l’agenzia Onu che si occupa di salute ostentano di credere ancora nel successo di quei Giochi di Rio de Janeiro che a due mesi dall’inaugurazione in agenda per il 5 agosto si presentano già come l’appuntamento più travagliato di tutta la storia delle Olimpiadi moderne.
Ma anche il loro entusiasmo ha risvolti che paradossalmente confermano il bruttissimo momento che il Brasile sta attraversando. Seconda startup dello sharing dopo Uber per valore di mercato, Airbnb attraverso Internet permette di trovare una sistemazione in alloggi privati, appartamenti o intere case: 1.500.000 proprietà immobiliari in 34.000 città di 190 paesi. E a Rio de Janeiro tiene in maniera particolare perché si tratta del suo quarto maggior mercato a livello mondiale, dopo Parigi, New York e Londra. Ebbene: la piattaforma a Rio ha ora 25.000 annunci, di fronte ai 20.000 di un anno fa, e ai 900 del 2012. Possibile, con un’economia di cui all’inizio di giugno è stato confermato che tra gennaio e marzo si è contratta dello 0,3 per cento? Si tratta in realtà di una recessione un po’ minore rispetto allo 0,8 che si attendeva, ma che è stata innescata soprattutto da un crollo del consumo delle famiglie brasiliane pari al 6,3 per cento, mentre il consumo del governo si è ridotto solo dell’1,4. E poi c’è la disoccupazione che è arrivata al livello record dell’11,2 per cento: 11,4 milioni di persone, una cifra che equivale quasi all’intera popolazione di San Paolo. Il fatto, però, dicono alla sede centrale dell’Airbnb di San Francisco, è che “la crisi economica è in realtà uno dei motori chiave per la crescita della nostra offerta in tutto il Brasile”. Perché significa più gente che vuole risparmiare e più gente che cerca di guadagnare qualcosa offrendo le proprie abitazioni in una città dove per la carenza di investimenti gli hotel sono in genere fatiscenti, con stanze piccole e umide ma con prezzi alti. Da quando nel 2009 Rio fu designata come sede dei Giochi, la capacità di accoglienza è stata raddoppiata, ma tutto ciò che in più è stato realizzato basterà appena per i funzionari del Comitato olimpico internazionale. Già in occasione del Mondiale di calcio un turista su cinque si sistemò grazie a Airbnb.
Sull’onda del successo sono nati cloni brasiliani che offrono un tipo di servizio simile, come Hotel Urbano o Alugue Temporada. La proporzione è destinata presumibilmente ad aumentare, dopo che si è saputo che i due Holiday Inn della nuova zona portuaria di Rio non saranno pronti solo nel 2017. Anche il Trump Hotel vicino al parco olimpico sta tardando, ma il candidato repubblicano alle prossime presidenziali americane giura che tutto sarà pronto per l’inizio dei Giochi. Si sarà sistemato in una struttura targata Airbnb anche il turista africano ai Mondiali che secondo un’ipotesi avrebbe portato in Brasile lo Zika? In realtà, secondo Airbnb l’epidemia di Zika ha portato sì a un boom di richieste di informazioni, per rispondere alle quali verrà anche aperto Rio un’ufficio temporaneo con la partecipazione di esperti, ma non a un crollo delle prenotazioni. Verrà dunque gente: troppa, secondo un gruppo di 170 scienziati, che ha scritto una lettera aperta all’Organizzazione mondiale della sanità, chiedendo appunto un rinvio delle Olimpiadi. Così come si fece nel 1916 per i Giochi in agenda a Berlino, nel 1940 per quelli di Tokyo e nel 1944 per quelli di Londra. Allora l’impedimento furono le due guerre mondiali; adesso è l’epidemia di Zika, con 120.000 casi confermati in poco più di un anno. “Si crea un rischio non necessario se si permette che 500.000 turisti stranieri di tutti i paesi viaggino ai Giochi, acquisiscano potenzialmente il virus e tornino alle loro case in luoghi dove potrebbe diventare endemico”, dicono. Insomma, un comportamento “non etico”.

“In base alla valutazione attuale, cancellare o cambiare il luogo dei Giochi olimpici non altererebbe la propagazione internazionale del virus Zika in modo significativo”, ha risposto l’Oms. “Il Brasile è solo uno dei quasi 60 paesi e territori che finora hanno riportato una trasmissione dello Zika atraverso le zanzare. La gente continua a viaggiare in queste zone per varie ragioni”. Ma, anche qui, quando l’Oms aggiunge che “la miglior maniera di ridurre il rischio di infermità è di seguire le avvertenze di viaggio delle autorità sanitarie” e poi sconsiglia alle donne incinte di andare a Rio e chiede ai loro partner “che pratichino sesso protetto o si astengano durante la gravidanza”, non è che faccia proprio il migliore degli spot, per una città che il turismo internazionale spesso esalta proprio come luogo di divertimenti sessuali e bagnanti dai costumi ridotti talmente al minimo, che proprio da queste spiagge ha preso il nome la ormai imperante “ceretta alla brasiliana”.

Purtroppo, peraltro, anche senza il virus che fa nascere neonati microcefali l’incontro con le acque di Rio de Janeiro sarebbe inferiore alle aspettative. Già un anno fa un’indagine commissionata dall’Associated Press al noto virologo Fernando Spilki aveva accertato gravissimi rischi per i 1.400 sportivi che dovrebbero navigare per la Marina da Glória della Baia di Guanabara, nuotare lungo le spiagge di Copacabana o remare per le acque salate del lago Rodrigo de Freitas. Tutti luoghi incantevoli, sia ben chiaro, visti da lontano, attraverso gli schermi tv. Per questo li hanno scelti. Visti da vicino, però, sono un lurido brodo di batteri e virus, risultato degli scarichi di gran parte dei gabinetti e delle docce di Rio. “L’acqua di qualità più infima mai vista nella mia carriera”, l’ha descritta l’allenatore della squadra austriaca Ivan Bulaja, dopo che il suo allenato David Hussel per averci nuotato si era ammalato, con febbre e vomito. “Acque reflue”, le ha definite il biologo marino John Griffith. La Ap ha denunciato che mentre in California scatta l’allarme quando si passa la soglia dei 1.000 adenovirus per litro al lago Rodrigo de Freitas si sta tra i 14 milioni e i 1.700 milioni. Gli esperti avvertono che probabilmente i brasiliani non se ne accorgono perché ci sono abituati, ma gli ospiti avrebbero il 99 per cento di possibilità di prendersi un’infezione se ingurgitassero appena tre cucchiate di acqua. La Società delle malattie infettive di Rio consiglia comunque a tutti gli stranieri che vogliono andare a Rio di vaccinarsi contro l’epatite A; un organismo omologo Usa aggiunge che bisognerebbe anche farsi un vaccino contro il tifo. Una vasta opera di decontaminazione è stata in effetti iniziata, ma non si concluderà che nel 2030.

A dicembre all’emergenza sanitaria si è poi aggiunta quella economica, quando il portavoce di Rio 2016 Mario Andrade ha spiegato che per via dei tagli imposti dalla crisi economica, gli atleti, se vorranno nelle loro stanze aria condizionata e televisori, dovranno pagarseli da soli. Nel contempo la compagnia scozzese Aggreko, dopo aver provveduto a illuminare nove Olimpiadi e sei Mondiali di calcio, annunciava il suo ritiro dalla gara di appalto per le forniture di elettricità al villaggio olimpico. A quanto pare, per le voci di ritardi sui pagamenti. E la Reuters commentava che le società rimaste in gara erano talmente inadeguate che “è probabile che chiunque vinca sarà costretto a chiedere generatori in leasing ad Agrekko”. Sempre a dicembre risaliva l‘informazione che i lavori erano in ritardo di 12 mesi rispetto alla tabella di marcia di Londra, e che il numero delle persone assunte aveva dovuto essere ridotto da 5.000 a 4.500.

A marzo è venuto anche l’allarme terrorismo, con il ministro della Difesa uruguayano Eleuterio Fernández Huidobro che in un’intervista al quotidiano di Montevideo El País ha parlato di un rischio Isis e della necessità di stabilire un coordinamento tra paesi frontalieri per evitare che “questi anormali facciano attentati”. “Il Brasile è minacciato. Non domandatemi perché o per cosa: so che è minacciato”. Dichiarazioni in linea sia con le preoccupazioni espresse da ambienti dei servizi di sicurezza brasiliani citati dal giornale O Estado de S. Paulo, sia con le stime della società di consulenza Soufan Group riportate dal Clarín di Buenos Aires, su 23 combattenti argentini e tre brasiliani attualmente nei ranghi dell’Isis. E Fernández Huidobro è uno che di terrorismo se ne intende: tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta fu nientemeno che il capo dei Tupamaros. Organizzatore di rapimenti, rapine, attentati e azioni clamorose come la “Toma de Pando” o il “Plan Satán”. In attesa che arrivino i jihadisti, comunque, è già in aumento anche il livello di delinquenza di strada, pur con un tasso di omicidi relativamente basso a Rio rispetto al resto del Brasile. Come ha denunciato Amnesty Internaional, ben 307 persone nel 2015 sono state peraltro uccise dalla polizia: un quinto di tutti i morti ammazzati. E nove persone sono morte durante i lavori.

Ad aprile c’è stato poi il collasso della pista ciclabile sopraelevata, abbattuta pochi mesi dopo l’inaugurazione da un’ondata gigante che ha ucciso due persone. Così si è rivelata anche l’emergenza sul tema infrastrutture, con una estensione della metro che è di vitale importanza per collegare le zone della spiaggia con il villaggio olimpico ma che è ancora in costruzione. In ritardo anche il centro di tennis e il velodromo, anche se si è riusciti a terminare in tempo parco olimpico, villaggio olimpico e campo da golf. Gli organizzatori promettono che i vagoni della metro inizieranno a viaggiare a luglio, ma secondo gli esperti così mancherà il tempo per metterli veramente alla prova in tempo per il 5 agosto. Che è la data dell’inaugurazione, come si è detto. Ma non si sa ancora chi inaugurerà. Dilma Rousseff è stata sospesa da presidente in attesa del giudizio definitivo per le “pedalate fiscali”: un sistema di finanza creativa con cui ha dirottato i soldi dei programmi sociali per coprire buchi di bilancio vietati dalla legge. Su di lei pende anche un’inchiesta per finanziamento illegale della campagna elettorale, e quell’accusa coinvolgerebbe Michel Temer: il vicepresidente che dopo essere stato eletto assieme a lei le si è ora rivoltato contro, è diventato presidente a interim e se il 3 agosto il Senato condannasse Dilma, diventerebbe presidente a tutti gli effetti. Di suo Temer è inoltre sospettato di aver fatto transazioni illegali di etanolo.

Numero tre nella successione è il presidente della Camera, ma il titolare Eduardo Cunha dopo aver autorizzato l’apertura del processo contro Dilma è stato a sua volta sospeso da un giudice del Supremo tribunale federale. Motivo: è accusato di aver ricevuto nello schema dello scandalo Petrobras 5 milioni di euro che avrebbe depositato in Svizzera. A quel punto è subentrato automaticamente il vicepresidente Waldir Maranhão, anche lui sotto inchiesta: sia per sviamento di 85 milioni di dollari di fondi municipali; sia per tangenti tra gli 8000 e i 42.000 dollari al mese nello scandalo Petrobras. Numero quattro in successione sarebbe allora il presidente del Senato Renan Calheiros: sospettato per evasione di imposte e ricezioni di fondi mensili da un lobbista, che avrebbe usato per mantenere una ex amante. In totale, hanno imputazioni di qualche tipo almeno 298 dei 513 deputati e 48 degli 81 senatori. Dopo che la Camera aveva rinviato a giudizio Dilma Rousseff con 367 voti contro 137, il Senato l’ha sospesa con 55 voti contro 22: un voto in più di quello che servirebbe anche per la destituzione definitiva. Ma qui basterebbero un paio di sospensioni di senatori “strategiche” per rimettere la presidentessa in gioco: esattamente quel che il nascente “partito dei giudici”, che guarda all’ammiratore di Di Pietro Sérgio Moro, potrebbe pensare di fare per imporsi come king maker tra gli schieramenti.

A ogni modo, Temer ha assunto il potere il 12 maggio. Già il 20 ha dovuto rinunciare all’accorpamento del ministero della Cultura in quello dell’Educazione, in seguito a una protesta di artisti e intellettuali arrivata anche a Cannes, con i cartelli contro il “golpe” esibiti da Sonia Braga e dagli altri attori del film “Acquarius”. Il 23 maggio l’importante ministro della Pianificazione Romero Jucá è stato costretto alle dimissioni, dopo che era saltata fuori un’intercettazione da cui si diceva a favore di una “soluzione politica” per bloccare le indagini sullo scandalo Petrobras. E il 30 maggio per un’intercettazione simile è saltato anche il ministro della Trasparenza Fabiano Silveira.
ilfoglio.it

Egitto, il mistero svelato del pugnale di Tutankhamon

PERCHE' SE NE PARLA In Egitto una scoperta che fonde mistero, scienza e paranormale: dopo 94 anni di ricerche la certezza scientifica che la lama del pugnale di Tutankhamon, una delle due trovate nel sarcofago del faraone adolescente, scoperto nella Valle dei Refu forgiata con il metallo contenuto in un meteorite«All'epoca di Tutankhamon gli oggetti di ferro erano rari, gli egizi non avevano sviluppato la metallurgia e non c’erano cave. Perciò il ferro era considerato più prezioso dell'oro», spiega Francesco Porcelli, professore di Fisica al Politecnico di Torino. Sul rigo di un antico papiro si leggeva di quel pugnale che arrivava dallo spazio. E qualcosa di vero c'era.
 
PERCHE' ANDARCI Passeggiando per le strade della città de Il Cairo su riesce a intravedere, rovinando la sorpresa, le tre piramidi più belle: Cheope, Chefren e Micerino. Si trovano, infatti, poco distanti dalla città egizia e, precisamente, nella piana di Giza. Nella parte orientale del complesso poi, insieme ad altre piccole strutture, conosciute come le piramidi regine, si può ammirare la Grande Sfinge. L'UNESCO già nel 1979, proclamò l'intera necropoli di Giza Patrimonio dell'Umanità.
 
DA NON PERDERE Nel luogo in cui un tempo si ergeva l’antica Tebe, sulla sponda occidentale di Luxor, si può visitare la Valle dei Re, dove possono essere ammirate le tombe di molti faraoni. A partire da quelle di Tutankamon e di Ramsete IV, per poi proseguire con quelle di Horemheb, Merenptah, Sethi, Thutmose III e Ramesse VI.
 
PERCHE' NON ANDARCI Le temperature elevate suggeriscono, a quanti non sopportano il caldo, di evitare di giungere nella tarda mattinata o nel primo pomeriggio. Coloro, poi, che soffrono di claustrofobia debbono essere bene attenti perché questi luoghi mettono a dura prova la calma. Occorre ancora ricordare, che si è soggetti ad un ulteriore ticket per alcuni ingressi nelle tombe. Ed infine, per assicurarsi qualche beneficio in più, benché non si dovrebbe, si deve riservare qualche mancia per i “custodi”.
 
COSA NON COMPRARE Non è consigliabile l’acquisto di cammelli di peluche o di piramidi con polvere dorata, ma neanche di calendari con 12 papiri, di arazzi e di cuscini o di lampade e collanine di plastica e di ciondoli chiave della vita e testa di Nefertiti in argento. Scegliere poi l’acquisto del narghilè sarà un vero rischio per il viaggio, se non volete rimanere con dei cocci in mano. 
turismo.it

Sicilia nel piatto: 5 prelibatezze da leccarsi i baffi


PESCA DI LEONFORTE IGP 

Prodotto di nicchia siciliano, la Pesca di Leonforte Igp presenta caratteristiche organolettiche speciali e colori e sapori inconfondibili decisamente apprezzati negli ultimi 30 anni. La pesca tardiva di Leonforte, denominata la Settembrina, viene coltivata in provincia di Enna su una superficie di circa 200 Ha. L’estensione non eccessiva, contrariamente a quanto si possa pensare, è uno dei punti di forza della produzione. 

NESPOLE DI CIACULLI 

In Sicilia, tra le vallate delle campagne di Ciaculli e Croceverde Giardina, il parco Agricolo di Ciaculli rappresenta una vera oasi agricola appena fuori le mura cittadine. In questo territorio è da sempre attiva la produzione di nespole, frutto primaverile che matura tra marzo e giugno. Il Consorzio valorizza le produzioni locali nelle varietà: "Nespolone gigante bianco" e "Nespolone rosso". Vai all'itinerario 

CARCIOFO SPINOSO DI MENFI 

Oltre ad essere una meta dal fascino incontaminato, grazie ad un mare limpidissimo e alle spiagge ancora intatte che si susseguono lungo la sua costa, Menfi, incantevole comune della provincia diAgrigento, può anche essere a tutti gli effetti considerata una delle capitali dell'agricoltura siciliana, in particolare per quel che concerne i carciofi che occupano ben 600 ettari dei terreni coltivati del circondario. Tra di essi spicca per storia e caratteristiche, anche se non per estensione della sua coltivazione, il rinomato Spinoso di Menfi, che ha seriamente rischiato l'estinzione. 

CASSATA SICILIANA La Cassata è senza ombra di dubbio una delle più celebri specialità della pasticceria siciliana. Ma oltre ad essere una vera e propria prelibatezza, questo dolce dalla storia lunghissima e dalle influenze multiculturali è anche un emblema della storia della regione ed il simbolo di come la cultura locale abbia colto a piene mani da quelle portate dalle dominazioni succedutesi nel corso dei secoli sul territorio, arricchendosene senza mai perdere la sua vera identità. 

PISTACCHIO DI BRONTE La coltivazione e la produzione di pistacchio rappresenta per Bronte, paese della provincia di Catania un importante fonte di reddito, tanto da essere soprannominato l'"Oro Verde", per il suo alto valore commerciale. Il pistacchio potrebbe a buon titolo ricoprire la carica di emblema della città siciliana: la sua longevità e resistenza, la sua forza di voler sopravvivere a tutte le avversità, addirittura a fruttificare malgrado sia abbarbicato su aride rocce laviche, rispecchiano molte caratteristiche del popolo brontese.

Lazio, ad Amatrice il prosciutto a "pera"

Prodotto nel Lazio, in quella Amatrice già famosa per i bucatini conditi con sugo di pomodoro, guanciale e pecorino, il Prosciutto Amatriciano Igp ha la specifica caratteristica che lo differenzia dagli altri prodotti analoghi, nella tradizionale rifilatura della parte alta della coscia di suino fresca che prevede l'asportazione di grasso e cotenna rendendo il prodotto finito più proteico e meno umido e facendolo somigliare ad una “pera” arrotondata.
 
LA TRADIZIONE Le origini del "Prosciutto Amatriciano" risalgono agli inizi del secolo scorso, quando si cominciò a identificare il prodotto con la città di Amatrice. La sua storia ha però origini più antiche: un'importante produzione di prosciutti nella zona risale infatti al Medioevo, quando ai prodotti era attribuito un valore commerciale e venivano utilizzati come merce di scambio. Da alcuni documenti è emerso come intorno al 1327 sessanta paia di prosciutti l'anno costituivano il prezzo che gli abitanti di Capradosso erano disposti a pagare a chi li avesse aiutati ad appropriarsi di possedimenti adiacenti ai loro territori ma nelle mani dell'abbazia benedettina di San Salvatore Maggiore. In altri testi si racconta di come questi prosciutti venissero utilizzati come "tassa" da pagare ai feudatari.
 
LA DENOMINAZIONE L'unione europea riconosce la denominazione prosciutto amatriciano come IGP nel luglio del 2011 e prevede la marchiatura a fuoco sulla cotenna della parte alta del prosciutto e l'applicazione del collarino con impresso il logo comunitario dell'IGP. Ne vengono prodotti circa 50 mila pezzi l'anno.
 
LE CARATTERISTICHE Il prosciutto amatriciano IGP si presenta come una pera dalla base molto ampia e rotonda, è privo di piede e pesa, terminata la stagionatura, circa 8 kg. Al taglio la fetta deve avere una consistenza elastica e compatta, di colore roseo-rosso inframezzata da marezzature di grasso bianco. Il sapore è sapido e intenso, accentuato dalla stagionatura relativamente lunga, minimo 12 mesi..
 
LA PRODUZIONE La zona di produzione del Prosciutto Amatriciano IGP comprende il territorio amministrativo di 22 comuni della provincia di Rieti nella regione Lazio, tutti situati al di sotto dei 1.200 metri s.l.m. Il Prosciutto Amatriciano viene prodotto da cosce di suino fresche che vengono prima rifilate e poi salate in un processo che avviene in due fasi alternate da periodi di riposo. Le cosce vengono poi fatte riposare, lavate, asciugate e, infine, si procede con la sugnatura, la quale consiste nella distribuzione sulla superficie esposta della coscia (quella non protetta da cotenna e grasso) di una pasta composta da: sugna e/o lardo e/o strutto finemente triturato con sale marino, spezie (pepe nero e/o pepe bianco e/o aglio) e farina di cereali e/o crema di riso. A questo punto inizia la stagionatura vera e propria, fase in cui i singoli lotti di prosciutto sostano almeno fino al 12° mese dalla data della prima salatura.
 
LA CULTURA Il Lazio è famoso per la sua gastronomia caratteristica, basata su piatti ricchi e saporiti, come i celebri Spaghetti all'Amatriciana. Non è un caso che nel paese di Amatrice, a Rieti, si realizzi da secoli un salume allo stesso tempo gustoso e delicato, il Prosciutto Amatriciano IGP. Le donne di Amatrice producevano questi “prelibati salumi” in maniera sapiente e ammirevole. Così scrive Cesare De Berardinis nel 1932 nella sua pubblicazione Civiltà amatriciana in riferimento al quadro socio-economico di quest’area nell’Ottocento. Le origini di questo prodotto tipico sono però ben più antiche. Il territorio rietino era già noto per una produzione di prosciutti in età medievale, quando questi alimenti erano utilizzati come merce di scambio o come tributo da versare ai feudatari. Sono alcuni documenti a dimostrare questa tesi, descrivendo come ben “1327 sessanta paia di prosciutti l'anno” erano la somma pagata dagli cittadini del centro di Capradosso a coloro che li avessero aiutati nella conquista dei territori limitrofi.
 
IN CUCINA Da solo, su pane sciapo, con melone o fichi, mozzarella o per accompagnare verdure di stagione come asparagi o zucchine. Questo tipo di prosciutto si apprezza con formaggi stagionati o freschi, per accompagnare ricette di carne come i saltimbocca alla romana, paste ripiene o pasticci. Ma non è da escludere il pesce, come nella ricetta delle Seppie con il prosciutto amatriciano.
 
PRODOTTI TIPICI E RICETTE DAL GUSTO ITALIANO
 
La RicettaSeppie con prosciutto amatriciano. Ingredienti: 600 g di seppie; 500 g di spinaci; Prosciutto Amatriciano Igp; 1 spicchio d’aglio; 1 dl di vino bianco; olio di semi q.b.; sale e pepe. Pulite le seppie. Incidetele con un coltello dalla testa alla coda, in modo da sfilare bene l'osso. Lavatele accuratamente sotto l'acqua fredda corrente, sgocciolatele e asciugatele, tamponandole con la carta assorbente da cucina. Affettate il Prosciutto Amatriciano IGP a fette sottili, tagliatele a metà nel senso della lunghezza e avvolgetevi le seppie. Mondate gli spinaci, lavateli bene, sgocciolateli nella centrifuga da verdure o asciugateli con un telo da cucina.0 Sbucciate lo spicchio d'aglio e fatelo rosolare in una padella antiaderente con poco olio. Unitevi gli spinaci e cuoceteli a fuoco vivace per 6-7 minuti, mescolando di tanto in tanto con un cucchiaio di legno. Regolate di sale e pepe. Al termine, spegnete il fuoco e lasciateli riposare con il coperchio. In una piccola casseruola scaldate 3 cucchiai di olio di semi e adagiatevi le seppie avvolte nel Prosciutto Amatriciano IGP. Fatele rosolare uniformemente per 3-4 minuti, quindi sgocciolatele sulla carta assorbente e conservatele al caldo tra due piatti.0Versate nella stessa casseruola il vino bianco, fatelo evaporare un poco, poi rimettete le seppie e cuocetele con un pizzico di sale e una macinata di pepe. Preparate un piatto da portata e formate un letto con gli spinaci lessati. Adagiatevi sopra le seppie al Prosciutto Amatriciano IGPe servitele in tavola ben calde. (foodinitaly.com)

India: la magia di Benares "Tra la terra e il cielo"

Parlando di India, probabilmente, la maggior parte di noi penserebbe al The Millionaire del 2008 di Danny Boyle o a Il treno per il Darjeeling di Wes Anderson, più che a Mission: Impossible - Protocollo fantasma (2011) girato anche a Mumbai, nello stato del Maharashtra. Ma sono molti i film ambientati nel "Subcontinente", e non necessariamente limitati al mercato cosiddetto di Bollywood. Esempio eccellente è proprio quello di Tra la terra e il cielo di Neeraj Ghaywan distribuito dalla Cinema nelle sale italiane e girato principalmente a Benares (o Varanasi).

Una città importante e dal fascino indubbio, il capoluogo dell'omonimo stato indiano è una delle più antiche agglomerazioni urbane del mondo essendo abitata da circa 3500 anni. Ed è qui, sulla riva ovest dell'unico tratto del Gange orientato da nord a sud, che si incrociano e si mescolano le vite di vari personaggi. Una Città Sacra (per gli Induisti) testimone di storie di amore, libertà ed emancipazione, severa con coloro che giocano con le tradizioni e teatro dell'aspirazione di Deepak, Devi, Pathak e Jhonta a un futuro migliore.

"Abbiamo scelto Varanasi per girare il film perché la città è un amalgama di vita e di morte insieme - ha dichiarato il regista esordiente. - La maggior parte della gente di tutto il mondo desidera finire qui la propria vita e morire per poter raggiungere la salvezza". Ma l'amore di Ghaywan perBenares nasce da lontano - come il film, che ha avuto una lunga fase di post produzione - visto che risale al suo impegno com assistente di Anurag Kashyap per il film 'Gangs Of Wasseypur'.
"Quando ho assistito Anurag Kashyap abbiamo passato quattro mesi a Varanasi, che ha lavorato su di me in maniera magica - ha raccontato Ghaywan, - a prescindere dallo squallore, dagli stretti vicoli, ecc. La città mi ha stregato e attirato come un magnete. Semplicemente sentivo che dovevo tornare, e l'ho fatto. Davvero non so spiegare perché e come mi attirasse, ma l'ha fatto. E lo fa".

E dall'esperienza con il collega e amico, Neeraj ha tratto anche la decisione di girare il più possibile in maniera realistica, nelle vere location. Una scelta che ha già pagato - con la vittoria al Festival di Cannes del 2015 del Premio Fipresci e quello del 'Promising Future' (Prix de l'avenir) per un'Opera prima - e che promette di continuare a farlo. Intanto portando noi e tutto il pubblico italiano in un mondo fantastico, da ammirare e da scoprire. Magari andando a passeggiare per i Ghat, le piattaforme sul fiume centro della vita dei locali, o visitando il negozio di tessuti del Lucknow Chikan House e il suo toro, assistendo al rituale quotidiano della Ganga Aarti o scoprendo la magia del tempio d'oro di Kashi Vishwanath, di quello delle scimmie, il Durga Temple, e del Sankat Mochan Hanuman Temple… o cercando la pace nella vicina oasi di Dhamek Stupa.
turismo.it