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Terremoto in Albania pesanti contraccolpi sul Turismo

Anche il turismo è in fase di decollo grazie alle coste e alle bellezze naturali incontaminate. Circa 2,13 milioni di stranieri – secondo i dati Instat (l’istituto di statistica albanese) – hanno visitato l’Albania nei primi sei mesi del 2019, facendo registrare una crescita dell’11,3% rispetto al 2018. Sul totale, 817.009 persone sono state registrate come ingresso di turisti. Numerose anche le crociere alcune provenienti dalla Svezia che fanno scalo nei porti albanesi. La città di Saranda è una delle principali mete turistiche albanesi.

6 novembre: si scava tra le macerie a Thumane, in Albania. Armend Nimani/AFP via Getty Images
L’Albania è in ginocchio: sotto le macerie sono morte dieci persone a Durazzo, la più importante città portuale, cinque a Thumane, località montana e frazione di Kruja, la città natale dell’eroe nazionale Skanderbeg. In attesa di avere un quadro complessivo del bilancio di sangue  (18 morti e 600 feriti) e dei danni economici provocati dal terremoto che ha colpito l’Albania (il turismo ne subirà i pesanti contraccolpi poiché sono implosi degli alberghi sulla costa) proviamo a fornire un quadro dei forti rapporti economici esistenti tra Tirana e Roma e delle conseguenze che provocherà il veto della Francia all’ingresso del Paese delle Aquile nella Unione europea. Sia per lo sviluppo sociale e sia per le minori opportunità di accesso ai fondi strutturali europei. L’Albania è un paese povero e spesso, purtroppo, gli edifici non sono stati costruiti non seguendo le norme anti-sismiche e le conseguenze sono devastanti. L’ingresso nella Ue avrebbe potuto essere un’opportunità per modernizzare il paese e renderlo più sicuro dal punto di vista urbanistico. 
Ma andiamo con ordine e iniziamo dai rapporti italo-albanesi. Tra Italia e Albania i legami economici e culturali sono strettissimi. Nel Paese delle Aquile ci sono 334 imprese italiane ufficialmente registrate come riferito dalla banca dati Ice-reprint (ultimo dato disponibile 2015) che spaziano dall’agroindustria, idroelettrico, call center e servizi finanziari. La lingua italiana è generalmente parlata da qualsiasi cittadino albanese anche grazie alla diffusione delle nostre tv nazionali. Addirittura per un certo periodo in Albania è stata fondata e ha operato Agon Channel, una tv low cost  che avrebbe dovuto produrre programmi per il pubblico italiano ma che poi ha cessato l’attività.
Il 30% di import albanese proviene dall’Italia dove il nostro paese è il primo esportatore così come avviene nella vicina Grecia e anche nel settore del credito Intesa Sanpaolo è presente ed è la quarta banca del paese mediterraneo, avendo ereditato la ex filiale di Veneto Banca che aveva accompagnato ad Est l’espansione ruggente degli imprenditori veneti negli anni 90. Molto forti e radicati nel paese anche gli istituti di credito austriaci.
L’Italia è la prima fornitrice dell’Albania, con una quota del 30 per cento nei primi quattro mesi del 2019, ma è anche la prima cliente, con circa metà dell’import. L’Italia esporta in particolare pelletteria, abbigliamento, e prodotti petroliferi. Importa scarpe, tessile-abbigliamento e pesce.
«Siamo soddisfatti della posizione italiana in l’Albania – ha affermato il premier Giuseppe Conte al termine dell’incontro con il suo omologo Rama avvenuto il 15 ottobre a Tirana -, siamo il primo partner commerciale, con un interscambio che nel primo semestre del 2019 è di 1,2 miliardi, ma l’ambizione è di migliorare. Non abbiamo ancora sfruttato appieno il potenziale economico dell’Albania».
La vicinanza alla costa pugliese ha favorito contatti commerciali che si sono via via radicati nel tempo nel paese delle Aquile, così chiamato perché la bandiera ufficiale del Paese raffigura proprio un’aquila a due teste.
Anche il turismo è in fase di decollo grazie alle coste e alle bellezze naturali incontaminate. Circa 2,13 milioni di stranieri – secondo i dati Instat (l’istituto di statistica albanese) – hanno visitato l’Albania nei primi sei mesi del 2019, facendo registrare una crescita dell’11,3% rispetto al 2018. Sul totale, 817.009 persone sono state registrate come ingresso di turisti. Numerose anche le crociere alcune provenienti dalla Svezia che fanno scalo nei porti albanesi. La città di Saranda è una delle principali mete turistiche albanesi.

La situazione politica

Dal punto di vista politico il paese, uscito prostrato dalla durissima dittatura di Enver Hoxha, è stato scosso recentemente da manifestazioni di protesta guidate dall’opposizione al governo di centro sinistra guidato dal premier Edi Rama.Gli scontri si sono svolti in prossimità degli edifici governativi e del parlamento con particolare violenza, poi le tensioni sono rientrate ma le tensioni covano sotto la cenere come spesso avviene nei Balcani

Europa addio


Nonostante l’appoggio dell’Italia la Francia ha bloccato in ottobre l’inizio dei negoziati di adesione della Macedonia del Nord e dell’Albania. Parigi attraverso la sottosegretaria agli affari europei Amélie de Montchalin ha spiegato che la Francia vuole che il processo di allargamento sia “riformato”, che l’accesso alle politiche europee sia «graduale», che l’iter sia “rigoroso”, e soprattutto che il processo sia «reversibile» nel caso i candidati dovessero rallentare il cammino del’integrazione.
in https://it.businessinsider.com

Venezia: mostra “Il giovane Tintoretto”

Tra gli artisti del Rinascimento, Tintoretto è colui che più ha segnato Venezia con il marchio inconfondibile del suo genio. Chiamato da dogi e notabili ad abbellire palazzi e chiese della città, ha affascinato intere generazioni di amanti dell’arte.

Ora, a 500 anni dalla sua nascita, torna ad affascinare il pubblico in occasione delle celebrazioni che tutta Venezia gli dedica, soprattutto con le mostre "Il giovane Tintoretto" e "Tintoretto 1519 - 1594".

Questo artista ha ammaliato i suoi contemporanei ed impressionato molti artisti come El Greco, Rubens e Velasquez, anticipando per molti versi la sensibilità di personaggi contemporanei. 

Punto focale dell'iniziativa è l’imponente progetto espositivo che la Fondazione Musei Civici di Venezia, fin dal 2015, ha sviluppato con la National Gallery of Art di Washington e che ha trovato la piena collaborazione delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.

DUE MOSTRE
Il risultato, a 80 anni dall’ultima mostra dedicata a Jacopo Robusti (detto Tintoretto per il mestiere del padre, cioè il tintore di stoffe) in città , è una straordinaria monografia a Palazzo Ducale (7 settembre 2018 - 6 gennaio 2019) ”Tintoretto 1519 -1594”, incentrata sul periodo più fecondo della sua arte, dalla piena affermazione della metà degli anni quaranta del cinquecento, fino agli ultimi lavori.

In contemporanea a questo allestimento, si prosegue nella storia di Tintoretto, con unagrande mostra alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, “Il giovane Tintoretto”,dedicata ai capolavori del primo decennio di attività e al contesto fecondo in cui egli avvia il suo percorso artistico.


COLLABORAZIONI
Per celebrare il pittore, hanno collaborato tante Istituzioni prestigiose, che in laguna hanno organizzato originali iniziative espositive, editoriali e convegnistiche, in uno spirito corale.

Tra queste in particolare, la Scuola Grande di San Rocco, uno dei siti cardine dell’attività del Maestro, custode di cicli pittorici imponenti e la Curia Patriarcale, con le molte chiese che ancora oggi conservano preziose opere di Tintoretto.

Fondamentale è stato poi il supporto di Save Venice Inc. che negli ultimi due anni ha sostenuto l’esame scientifico e il restauro di tanti capolavori dell’artista presenti a Venezia (18 dipinti e la tomba del Maestro), consentendo ora al pubblico di ammirarli nel loro splendore.

IL GIOVANE TINTORETTO - GALLERIE DELL'ACCADEMIA DI VENEZIA
La mostra “Il giovane Tintoretto” ripercorre attraverso circa 60 opere il primo decennio di attività del pittore veneziano dal 1538 (anno di attività indipendente di Jacopo Robusti a San Geremia) al 1548 (data del successo della sua prima opera di impegno pubblico, il Miracolo dello schiavo, per la Scuola Grande di San Marco, oggi vanto delle Gallerie dell’Accademia).

La mostra riunisce 26 dipinti di Tintoretto, valorizzando al contempo le opere della collezione permanente del museo, proposte entro una nuova prospettiva e affiancate a prestiti provenienti da importanti istituzioni pubbliche e private del mondo, dalLouvre alla National Gallery di Washington, dal Museo del Prado agli Uffizi di Firenze, dalla Galleria Borghese di Roma al Kunsthistorisches Museum di Vienna, ma anche il Museum of Fine Arts di Budapest, la Fabbrica del Duomo di Milano, il Courtauld Gallery di Londra e il Wadsworth Atheneum di Hartford.


Seguendo un ordine cronologico articolato in quattro sezioni, il percorso indaga quel periodo tuttora dibattuto della formazione di Tintoretto, non facilmente riconducibile a una bottega, mettendolo in relazione con il contesto artistico e culturale veneziano degli anni trenta e quaranta del Cinquecento.

In questo modo si chiarisce come Jacopo Robusti acquisisce e trasforma i suoi modelli per sviluppare uno stile drammatico e rivoluzionario, attraverso le suggestioni ricevute da grandi artisti come Tiziano, Pordenone, Bonifacio de’ Pitati, Paris Bordon, Francesco Salviati, Giorgio Vasari e Jacopo Sansovino, presenti in mostra con opere significative.


Oltre alle comparazione con le opere di questi artisti, sono inoltre esposti i dipinti e le sculture di personaggi che hanno lavorato nello stesso ambiente di Tintoretto, tra i quali Andrea Schiavone, Giuseppe Porta Salviati, Lambert Sustris e Bartolomeo Ammannati.


Tra i capolavori del maestro si segnalano in particolare la “Conversione di San Paolo” della National Gallery of Art di Washington e “Apollo e Marsia” di Hartford (esposti ora per la prima volta in Italia) il “Cristo tra i dottori” della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, la “Cena in Emmaus” di Budapest e i soffitti provenienti da Palazzo Pisani a Venezia, ora alle Gallerie Estensi di Modena.


A cura di Roberta Battaglia, Paola Marini, Vittoria Romani

touringclub.it

MIO NONNO CARLO CARRÀ E LA SUA RISATA ROTOLANTE

Con le mostre d'autunno "il Venerdì" è Speciale

Le sgridate della nonna per le macchie di colore che il pittore faceva sul parquet. I rapporti con De Chirico, Ungaretti, Casella. Le estati al mare, con il rito delle bocce... Chiara Gatti intervista il nipote Luca, che ha collaborato alla realizzazione della grande esposizione in corso a Milano
da repubblica.it

Al Palazzo Reale di Milano viene allestita una straordinaria mostra dedicata a Carlo Carrà (1881 – 1966), uno dei più grandi maestri del Novecento, protagonista dell’arte italiana e della pittura moderna europea, che ha lasciato un segno indelebile con uno stile rimasto vitale in tutta la sua produzione artistica.

Si tratta della più ampia e importante rassegna antologica mai realizzata su Carrà, un’occasione irripetibile che vede riunite circa 130 opere, concesse in prestito dalle più importanti collezioni italiane e internazionali, pubbliche e private.

L’esposizione è divisa in 7 sezioni, ciascuna a rappresentare uno specifico periodo della vita e dello stile del grande maestro: Tra Divisionismo e Futurismo; Primitivismo; Metafisica; Ritorno alla natura; Centralità della figura; Gli ultimi anni; Ritratti.

Costruito in questo modo, il percorso espositivo scandisce le tappe di una vita interamente dedicata alla pittura.


La mostra si apre al pubblico a trent’anni dall’ultima rassegna dedicata all’artista (1987) e a cinquantasei da quella che si è svolta nel 1962 (quando Carrà è ancora in vita) entrambe realizzate proprio a Palazzo Reale.

Quella del 1962 è stata un omaggio al maestro che nel ‘54 ha ricevuto la medaglia d’oro di cittadino benemerito, avendo scelto Milano come sua città d’elezione da giovanissimo. Un doveroso riconoscimento che fa seguito al tributo dedicato al pittore nelle sale della Pinacoteca di Brera nel 1942, in uno dei momenti più tragici della seconda guerra mondiale.

L'obiettivo della nuova esposizione è ricostruire l’intero percorso artistico del maestro attraverso le opere più significative, dalle iniziali prove divisioniste, ai grandi capolavori che ne fanno uno dei maggiori esponenti del futurismo e della metafisica.


All'interno della mostra, si trovano dipinti ascrivibili ai cosiddetti ‘valori plastici’, paesaggi e nature morte che attestano il suo ritorno alla realtà a partire dagli anni venti, con una scelta tematica che lo vede attivo sino alla fine dei suoi anni, non senza trascurare le grandi composizioni di figura degli anni trenta, il decennio a cui risalgono anche gli affreschi per il Palazzo di Giustizia di Milano, documentati in mostra dai grandi cartoni preparatori.

La mostra presenta un corpus di circa 130 opere concesse da alcune delle più grandi collezioni del mondo come quelle dello State Pushkin Museum of Fine Arts di Mosca, della National Gallery di Praga, del Museum of Fine Arts di Budapest e dai Musei Vaticani e molti altri, anche da numerosi musei italiani tra cui la Pinacoteca di Brera e le Gallerie degli Uffizi di Firenze, oltre a molte collezioni private.


Artista irrequieto, Carrà ha fatto molti viaggi significativi che lo portano già giovanissimo a Parigi e poi a Londra, dove ha la possibilità di fare incontri internazionali, da Apollinaire a Picasso.

È per questo che la mostra non intende proporre solo la produzione artistica di Carrà, ma anche i tratti e i momenti più significativi di quella che lui stesso definisce “una vita appassionata”. Viene pertanto corredata da documenti, fotografie, lettere e filmati che testimoniano l’intensa vita di Carlo Carrà, di cui in prima persona ci racconta nelle pagine de “La mia vita”, l’autobiografia che ha scritto nel 1942.


“La mia pittura è fatta di elementi variabili e di elementi costanti. Fra gli elementi variabili si possono includere quelli che riguardano i princìpi teorici e le idee estetiche. Fra gli elementi costanti si pongono quelli che riguardano la costruzione del quadro. Per me, anzi, non si può parlare di espressione di sentimenti pittorici senza tener calcolo soprattutto di questi elementi architettonici che subordinano a sé tutti i valori figurativi di forma e di colore. A questi principi deve unirsi quello di spazialità, il quale non è da confondersi col prospettivismo; poiché il valore di spazialità non ha mai origini per così dire visive. Questo concetto nella mia pittura è espressione fondamentale”.
Carlo Carrà - in touringclub.it

IL RAPPORTO DI PICASSO CON L'ARTE ANTICA: AL BACIO


da repubblica.it

Tommaso Pincio racconta la mostra di Milano (Picasso. Metamorfosi) che riflette su come il genio spagnolo sia stato ispirato per tutta la vita dall’antichità e dal mito. Per questo le sue opere, a Palazzo Reale, sono accostate a quelle del passato. Con un effetto sorprendente

da touringclub.it
La mostra “Picasso Metamorfosi” in programma a Palazzo Reale segna la stagione dedicata al rapporto che il genio spagnolo ha sviluppato, per tutta la sua straordinaria carriera, con il mito e l’antichità proponendo di esplorare da questa particolare prospettiva il suo intenso e complesso processo creativo.

L'esposizione è una delle tappe della grande rassegna europea triennale Picasso-Méditerranée, promossa dal Musée Picasso di Parigi, che presenta circa 200 opere tra lavori di Picasso e opere d’arte antica cui il grande maestro si è ispirato, provenienti dal Musée National Picasso di Parigi e da altri importanti musei europei come il Muséedu Louvre di Parigi, i Musei Vaticani di Roma, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Musée des Beaux-Arts di Lione, il Museu Picasso di Barcellona e alri.

Il progetto si innesta in un percorso di approfondimento sul grande artista intrapreso da Palazzo Reale nei decenni con un ciclo di mostre su Picasso che ha reso speciale il rapporto tra il maestro e Milano.

Prima fra tutte l’esposizione di “Guernica” nella Sala delle Cariatidi nel 1953, avvenimento eccezionale regalato da Picasso alla città. Dopo quasi mezzo secolo, una grande mostra antologica viene fatta nel settembre del 2001 (quattro giorni dopo gli attentati alle Twin Towers) organizzata con la collaborazione degli eredi dell'artista. Infine la rassegna monografica del 2012, che ha documentato la varietà di tecniche e mezzi espressivi che caratterizzano la produzione dell’artista spagnolo.


“Quando nel 1953 Picasso scelse Milano e la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, in parte distrutta dalla guerra, per mostrare al mondo Guernica, simbolo della sua straordinaria capacità espressiva, tra il suo genio e la nostra città nacque un legame unico e reso evidente, ad ogni ritorno delle sue opere, da una appassionata partecipazione di pubblico" ha detto Giuseppe Sala, Sindaco di Milano. "E’ stato così nel 2001 con 450.000 visitatori e nel 2012 con più di mezzo milione. E’ indubbio quindi che Picasso piaccia a Milano e che grazie allo studio e al lavoro dei curatori e degli organizzatori la proposta culturale sia sempre stata all’altezza delle aspettative. Per questo confidiamo che anche questa nuova esposizione, che sarà a Palazzo Reale dal prossimo ottobre, saprà sorprendere ancora, forte della qualità e del valore di un progetto che ha scelto il tema della mitologia come filo conduttore, per svelare aspetti ancora inediti della produzione di questo eccezionale artista”. 

Con la nuova mostra “Picasso Metamorfosi” il protagonista invece è l’antichità nelle sue diverse forme che si declina nelle mitologie reinventate da Picasso, presentate nellesei sezioni della mostra con le opere del grande artista accostate a quelle di arte antica, come ceramiche, statue, vasi, placche votive, rilievi e idoli che lo hanno ispirato e profondamente influenzato.

PRIMA SEZIONE: MITOLOGIA DEL BACIO
Nella prima sezione della mosra sono messe a confronto le opere di Picasso con quelle di Igres e Rodin nel tema del bacio.

Questi due artisti, avevano aperto la strada ad una nuova estetica, ripresa poi da Picasso che con “Demoiselles d’Avignon” (1907), scardina i codici della pratica artistica accademica, poggiando sulla propria formazione classica, nutrendosi degli archetipi della storia dell’arte dove scopre forme adatte alla metamorfosi dei codici artistici vigenti.

Riuniti i tre artisti attorno al tema del bacio con alcuni dipinti di Picasso cui fanno da contrappunto due opere emblematiche, “Il bacio” di Rodin e “Paolo e Francesca” di Ingres, il confronto rivela come l’approccio di Picasso conduca ad un’interpretazione libera ed innovativa dell’antichità.

Ne sono testimoni le varie versioni de “Il bacio” presenti in mostra, diverse una dall’altra e con evidente tensione erotica che Picasso declina per tutta la sua carriera, dal 1899 sino al 1970. Questa pulsione evidenzia da subito come uno dei centri della sua opera sia il suo rapporto con l’universo femminile.


SECONDA SEZIONE: ARIANNA TRA MINOTAURO E FAUNO
La ricerca estetica di Picasso sin dall’inizio si rifa alle tante raffigurazioni di esseri fantastici presenti nel repertorio mitologico. Tra i suoi punti ricorrenti vi sono figure ibride tra umano e animale, bene e male, vita e morte. Le sue opere sono popolate da Fauni maschi e femmine, rappresentati nei disegni a penna e inchiostro come “Fauno, cavallo e uccello” e nel celebre olio “Testa di Fauno”, ma anche da minotauri e centauri.

Nella seconda sezione troviamo la figura di Arianna, emblema della bellezza che incarna il rinnovamento tra tradimento e idillio amoroso, suggerisce l’idea di unarinascita perpetua e ciclica. Nell’opera di Picasso, numerose sono le odalische sprofondate nel sonno che rimandano alla celebre Arianna addormentata del Vaticano. L’artista sviluppa attorno alla sua figura temi che gli sono particolarmente cari come ilMinotauro, l’arena, la guerra, la passione amorosa e la perpetua ebbrezza della vita incarnata dal corteo bacchico.

La affascinante bellezza di Arianna è presente in una serie di raffigurazioni che vano dall’erotismo sereno alle fantasie sul rapimento e lo stupro cui rimandano gli esseri ibridi che la affiancano. Esempi sono l’acquaforte “Ragazzo pensieroso che veglia su una donna dormiente al lume di candela”, i disegni a matita “Due figure”, “Donna con le braccia incrociate al di sopra della testa”, vari nudi femminili e i disegni a penna e inchiostro come “Lo scultore e la sua modella”.

“Se tutte le tappe della mia vita potessero essere rappresentate come punti su una mappa e unite con una linea, il risultato sarebbe la figura del Minotauro”.
Pablo Picasso.

TERZA SEZIONE: ALLA FONTE DELL'ANTICO
Il virtuosismo di Picasso si sviluppa sin dalla sua adolescenza a contatto con una pratica accademica di cui padroneggia tecnica e repertorio, avendo assimilato le forme della scultura greca. Questo approccio si sviluppa ulteriormente in occasione del suoviaggio in Italia a Roma e Napoli nel 1917.

L’ispirazione classica mitiga in questi anni l’intensa esperienza cubista. “La fonte” (1921), si ispira a una personificazione del fiume Nilo conservata al Campidoglio a Roma ma anche a un dipinto di Ingres, e sfocerà nei dipinti delle “Tre Donne alla fonte”, il cui soggetto è ispirato da una pittura di un vaso greco conservato al Louvre.

QUARTA SEZIONE: LE “DEMOISELLES”
Picasso visita regolarmente il Louvre dal 1901 e prosegue le sue visite anche dopo la seconda guerra mondiale. Tra il 1901 e il 1912, dalle testimonianze della sua prima compagna Fernande Olivier e del pittore-scrittore Ardengo Soffici, vi torna per scoprire i periodi arcaici e la pittura dei vasi greci d’epoca geometrica, la cui estrema stilizzazione attira la sua attenzione.

I motivi a contorno delle figure che osserva hanno un ruolo fondamentale nel processo di elaborazione delle “Demoiselles d’Avignon” come dimostrano i vari studi di nudi a matita esposti in questa sezione, ma anche gli olii “Nudo seduto”, “Piccolo nudo seduto”, le sculture in legno “Tre nudi”, che evolvono poi in altre sculture filiformi in legno.


QUINTA SEZIONE: L’ANTICHITA' DELLE METAMORFOSI
La spettacolare scultura “La donna in giardino” in ferro saldato utilizzato come materiale di riciclo e volutamente dipinta di bianco come un marmo apre questa sezione per introdurre le “Metamorfosi” di Ovidio, di cui Picasso illustra nel 1931 una celebre edizione.

L’importanza della pratica dell’acquaforte nell’opera di Picasso, applicata all’edizione a stampa, permette di arrivare al libro d’artista.

La scarsa tiratura dell’opera e il modo in cui Picasso incide la lastra di rame con un semplice tratto crea un effetto concorrente al disegno, in cui l’effetto grafico rinvia ugualmente ai decori antichi dei vasi dipinti.

Le “Metamorfosi” di Ovidio riappaiono in qualche soggetto nella celebre “suite Vollard” (1933-1935), di cui sono presenti alcuni fogli in mostra, che mostra l’artista nel ruolo dello scultore al lavoro con la modella evocando il mito di Pigmalione, uno tra i soggetti preferiti di Picasso.

SESTA SEZIONE: ANTROPOLOGIA DELL'ANTICO
La ceramica è la protagonista di questa sesta e ultima sezione. Picasso la scopre nel dopoguerra aprendo un nuovo capitolo delle sue declinazioni dall’antico esperimentando il potenziale artistico della terracotta dipinta, evolvendo l’oggetto dalla sua funzione d’uso allo status di opera d’arte.

Come nell’antichità, il ceramista e il pittore coabitano nello studio e creano insieme. Questa immersione nell’universo degli studi di ceramisti evoca in Picasso il ricordo diPompei e rivela il suo gusto per tutte le forme d’espressione decorative o artistiche provenienti dall’ambiente romano. Picasso utilizza vari materiali riciclati di studio, frammenti di contenitori culinari e di piastrelle per arrivare a esiti straordinari.


La mostra “Picasso Metamorfosi” propone dunque di penetrare nel laboratorio intimo di un artista mondiale alla luce delle fonti antiche che ne hanno ispirato l’opera, ma anche di svelare i meccanismi di una singolare alchimia che pone l’Antichità al cuore di una modernità determinante per l’arte del XX secolo.

La mostra è curata da Pascale Picard, direttrice dei Musei civici di Avignone
Altre informazioni utili: 
I singoli visitatori possono prenotare la visita in settimana e nei week end al numero 02 92897755.
I gruppi possono prenotare da lunedì a venerdì al numero 02 92897793.