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L’Aceto Balsamico di Modena va in tour tra degustazioni e progetti promozionali

 

L’Aceto Balsamico di Modena IGP si ritaglia un ruolo da protagonista per le prossime settimane, portando il proprio nome in giro per l’Italia e l’Europa.

Dopo la partecipazione alla Chianti Classico Collection a Firenze e alla fiera F.re.e di Monaco di Baviera, una delle più importanti per il mercato tedesco nei settori Tempo Libero e Turismo, all’interno dello spazio di Apt Emilia-Romagna per invitare alla scoperta dei luoghi di produzione, l’Aceto Balsamico di Modena IGP prosegue il suo viaggio raggiungendo Bologna dal 25 al 27 febbraio per lo Slow Wine Fair, dove sarà presente in uno spazio condiviso con altre DOP ed IGP regionali e tra i protagonisti di una masterclass di alto livello a fianco dei Consorzi di Tutela di Parmigiano Reggiano DOP, Piadina Romagnola IGP, Squacquerone di Romagna DOP, Romagna Sangiovese DOC e Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC. Anche in questa occasione il Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena presenterà il Consortium Profile, il sistema sviluppato per aiutare il consumatore ad orientarsi tra le diverse tipologie di prodotto per un acquisto consapevole.

Il viaggio prosegue poi a marzo, valicando i confini nazionali con la presenza dell’Aceto Balsamico di Modena a Berlino, dove in occasione della prestigiosa fiera ITB sarà tra i prodotti alla ribalta nella Serata Italia di ENI presso l’Ambasciata d’Italia, a cui sono stati invitati la Ministra del Turismo On. Daniela Santanché ed il Presidente di Enit-Agenzia Nazionale del Turismo Evelina Christillin. In questa occasione la Regione Emilia-Romagna si presenterà in coppia con la Regione Veneto portando i propri prodotti di eccellenza di fronte ad una platea di ospiti istituzionali e giornalisti internazionali. ITB Berlin è una delle più importanti fiere al mondo per il settore del turismo, che richiama ogni anno oltre 150.000 visitatori.

L’Oro Nero di Modena, ambasciatore del Made in Italy per esportare ben il 92% della propria produzione in oltre 120 Paesi, è anche protagonista dei nuovi trend: il turismo enogastronomico e il turismo esperienziale con le numerose visite nelle acetaie di tutta la provincia e con l’evento di fine settembre Acetaie Aperte, e sulla scia di questo trend torna poi in Italia dal 14 al 16 marzo per la BMT-Borsa Mediterranea del Turismo di Napoli, una delle più importanti fiere B2B di settore per gli operatori turistici, per farsi ambasciatore in Italia del territorio, forte dei risultati positivi del turismo a Modena e provincia. Infatti i dati forniti dalla Regione Emilia-Romagna ed elaborati dal Centro Studi e Statistica della Camera di Commercio di Modena mostrano infatti un aumento annuo di arrivi del 13,5%, superando del 10,4% i valori pre-pandemia (2019) e la quota maggiore degli ospiti in provincia proviene dall’Italia (68,4%), in aumento del +9,7%. I dati mettono in evidenza anche come i turisti mostrano sempre di più interesse verso le iniziative gastronomiche e culturali con picchi nei mesi di luglio e settembre (quasi 79.000 arrivi) proprio quando è programmato l’evento Acetaie Aperte. La presenza del Consorzio Aceto Balsamico di Modena prevederà workshop dedicati ed il coinvolgimento di due noti interpreti della cultura enogastronomica dell’Emilia-Romagna come Carla Brigliadori e Daniele De Leo, per un mix di cucina e animazione.

travelnostop.com

Modena. Ter Brugghen in Italia, un passo oltre Caravaggio

 Alle Gallerie Estensi una mostra “pionieristica” sul pittore olandese che indaga gli anni di Roma fino al 1614, con nuove attribuzioni e la scoperta di opere del soggiorno milanese


Heindrick ter Brugghen, “San Giovanni Evangelista”, 1605–1614. Torino, Musei Reali - / © Musei Reali Torino

Il giorno della presentazione a Modena dell’ultima impresa “pionieristica” di Gianni Papi, la mostra su Hendrick ter Brugghen e, in particolare, sulle opere chel’olandese dipinse in Italia nel periodo giovanile, Vittorio Sgarbi con insolita e puntuale moderazione, segno del rispetto che nutre verso lo storico dell’arte, oltre a ribadire la convinzione ormai di molti che Papi sia il nostro maggiore studioso di pittori in qualche modo legati alla rivoluzione di Caravaggio, lo ha definito uno “spostatore”. Detto altrimenti, sarebbe uno studioso che mette ordine nel catalogo di alcuni pittori che hanno trovato in tempi recenti una loro fisionomia, oppure a cui egli stesso ha dato un volto più preciso, colmando lacune, correggendo attribuzioni erronee e le date di una cronologia ancora incerta, valendosi per lo più dell’analisi stilistica. L’impresa maggiore di Papi fu nel 2002 l’attribuzione a Jusepe de Ribera di alcuni dipinti all’epoca assegnati al misterioso Maestro del Giudizio di Salomone, che lo storico spostò nel catalofo dello Spagnoletto trasformando l’orizzonte della pittura romana nel primo Seicento. L’impresa più recente, invece, è stata l’importante mostra su Cecco del Caravaggio alla Carrara di Bergamo nel primo semestre di quest’anno. Ora ter Brugghen (Dall’Olanda all’Italia sulle orme di Caravaggio, fino al 14 gennaio, catalogo Sagep).

La frequenza delle ultime sortire di Papi fa capire che lo studioso sta tirando le somme su alcuni artisti che ha studiato negli ultimi vent’anni e oltre, ancora senza un catalogo affidabile per attribuzioni e date. Tanto più che, come ricorda lo stesso Papi nel catalogo della mostra modenese, se per Cecco le fonti erano avare, nel caso di ter Brugghen sono quasi inesistenti o comunque insufficienti per fondare le stesse attribuzioni. Perché Modena e non Roma o Milano, le due città che segnano l’itinerario di andata e ritorno del pittore olandese nella sua città natale, Utrecht? Il caso del ter Brugghen “italiano” trovò una sua prima illuminazione, oltre un anno fa, nella mostra di studio allestita alle Gallerie Estensi di Modena a partire da un quadro presente nelle collezioni del Museo, ovvero il Santo che scrive (attribuito da Longhi a Giovanni Serodine), all’epoca fresco di restauro. Dal pittore ticinese, et pour cause, prendeva le mosse una mostra che non mi pento di aver definito, in quell’occasione, “strana”: Indagini intorno a Giovanni Serodine. 600-1630. I santi eremiti della Galleria Estense e della Certosa di Pavia. Si capiva già allora che il nome del grande pittore di Ascona era prossimo alla destituzione in favore di qualcun altro (ma Papi nella scheda ricorda che Argan, nella sua Storia dell’arte del 1970, aveva preso come esempio per Serodine proprio quel dipinto).

Se non Serodine, chi? Papi già nel 2022 aveva proposto ter Brugghen. Ed è da questa ipotesi che la mostra attuale è cresciuta fino a diventare la prima mostra dedicata all’olandese nei suoi anni italiani. Tredici opere, pressoché tutte di nuova attribuzione, alcune delle quali sul crinale che vede il pittore rientrare in Olanda passando da Milano, ma non un semplice transito, perché Papi ritiene che quando nel 1614 il pittore arrivò in città, si sia fermato abbastanza per eseguire alcune opere, fra cui quelle per la Certosa di Pavia, trovando l’aiuto di un pittore di vaglia che lo storico identifica con Giulio Cesare Procaccini (per esempio, come autore della testa nel San Giovanni Battista, uno dei sei dipinti del santi eremiti del deserto, con notevoli momenti pittorici nella pelliccia di cui è vestito, nella mano e nella testa del capro). Affiancano queste opere del pittore di Utrecht altre sei di Ribera, van Baburen, Van Honthorst, Procaccini e Serodine e tre di ter Brugghen del periodo olandese, tra cui la Vocazione di san Matteo che cita Caravaggio. Se nel 2022 si pensava di promuovere una giornata di studi sul Santo che scrive, identificato allora con san Gerolamo dai curatori Federico Fischetti ed Emmanuela Daffra, oggi ci troviamo davanti a una mostra intrigante, con Fischetti che rettifica la precedente ipotesi arrivando alla conclusione, seguendo la storia del dipinto, che con ogni probabilità il santo sia Agostino, a confronto col Sant’Agostino nello studio attribuito nel 2011 da Silvia Danesi Squarzina a Caravaggio ma da molti rifiutato (somaticamente però il quadro di Modena si distacca non poco da questo, in particolare nella folta capigliatura e per un’apparenza complessiva abbastanza rustica rispetto alla fierezza con cui il vescovo d’Ippona viene sempre rappresentato).

È chiaro che porre l’analisi stilistica come il discrimine attributivo è una decisione in parte dettata dalla carenza di materiali e documenti che consentano conferme alle intuizioni, e in parte dalla fiducia che si ripone sui propri mezzi conoscitivi. La mostra di ter Brugghen è proprio un caso da manuale che attesta le capacità intuitive di Papi ma ne mette a nudo anche gli azzardi. A un certo punto lo storico indica nelle mani un luogo tipico nel quale si può riconoscere l’impronta dell’olandese. Ma sono proprio le mani, come mi è capitato di dire allo stesso Papi, che fanno dubitare. Nel 2022 notai che se anche l’attribuzione a Serodine non deve essere del tutto abbandonata, in effetti il quadro manca di quel “naturalismo drammatico” che ricorre nel ticinese, in particolare nel rapporto con lo sfondo paesaggistico. E così le mani – Papi scrive: «costruite con tocchi diretti non impastati, senza disegno» – e le rughe sulla fronte quasi parlano un’altra lingua rispetto a quella di ter Brugghen, mentre anche gli effetti luministici sono attenuati rispetto ad altri quadri dell’olandese, come la Negazione di san Pietro o l’Adorazione dei pastori della collezione Spier di Londra, che sembrano invece tener conto delle ricerche formali di La Tour.

Interessante, invece, il riferimento per l’abito del Santo che scrive al mantello del San Giovanni evangelista di Deventer (non esposto). È chiaro che l’attribuzione, non disponendo di documenti inequivocabili, non è più soltanto l’esito di una visione oculare, ma deve analizzare lo stesso modo di dipingere (qui Papi insiste, per esempio, sulla tipica pennellata curvilinea, con un colore piuttosto denso), i riferimenti al contesto e ad altre personalità dell’epoca, la tela e i pigmenti. Insomma, l’occhio è il giudice ma alla sentenza si arriva soltanto con una disamina complessa sul quadro come “corpo” da sezionare nei modi convenienti. Lo spettatore deve fidarsi di Papi e della sua “ipersensibilità”, considerando che le opere sono quasi interamente assegnate a ter Brugghen a partire dal grado di comparabilità fra le stesse. L’elevata qualità pittorica del Ritratto di giovane uomo, in collezione parigina, forse trova analogie espressive nella testa del Battista sacrificato nel quadro di Salomè o nell’Incredulità di san Tommaso, ma è molto lontano da dipinti come la Derisione di Cristo di Lille, dall’Adorazione o dalla Negazione, come pure dall’altro ritratto, quello di Santo Stefano, dove le mani denotano anche una certa approssimazione pittorica.

Lo splendido San Giovanni evangelista della Galleria Sabauda, a sua volta, mostra una verità quasi fisica, che sembra tener conto dei contrappunti di materia e luce del Ribera. Attribuito nel 1941 a ter Brugghen da Isarlo, ricadde nel novero delle opere serodiniane con l’avvallo critico di Roberto Longhi. Così restò anche nella mostra del 2015 di Serodine curata da Agosti e Stoppa, del tutto contrari all’ipotesi di altra attribuzione. Ma in precedenza il nome di Ter Brugghen era riemerso più volte, a riprova che qualcosa spinge verso l’olandese nella percezione dell’opera. Tuttavia, non si tratta soltanto di una questione di esecuzione – «quelle identiche, implacabili, pennellate date con un pennello largo, usato con vigore e furia» – che hanno nell’effetto finale una resa abbastanza diversa sotto il profilo stilistico dai quadri presi a sostegno per l’attribuzione, ovvero la Negazione e l’Adorazione già citate. E in queste opere, l’esito è piuttosto diverso dal ter Brugghen che dialoga alla pari «con l’energia tellurica delle composizioni del Ribera romano, con la sua esecuzione furibonda e implacabile».

La virtuosa pittura di ter Brugghen, per quanto si possa ammirarla, non raggiunge mai la forza e la bellezza drammatica dello Spagnoletto, il quale, come si è notato, pittoricamente supera il maestro, vale a dire Caravaggio, sebbene questi lo surclassi per genio e intensità espressiva. È una questione sottile, che si può riassumere così: pittori come Velázquez o Rembrandt sono forse i più grandi di tutti i tempi sotto il profilo tecnico e pittorico, ma Caravaggio usa la sua “imperfezione” come una sorta di scorciatoia, per cogliere l’attimo che ne contrassegna il genio e soggioga l’arte. Si sarebbe tentati di credere che il senso di una mostra come questa stia nel ruolo di apripista rispetto a una precedente ricerca lacunosa o persino insufficiente. Tuttavia, ritengo decisiva un’osservazione di Papi che invita a superare la categoria “caravaggeschi” in quanto discepoli di un genio che non lasciò in senso proprio una schola, ma impresse una svolta al tempo della pittura in un allineamento zenitale con l’esistenza. Una meridiana che ha nell’uomo il suo stilo.

Papi scrive appunto che gli artisti che seguirono la novità del Merisi «mostrano decisamente una maggiore indipendenza da Caravaggio, mettendo a punto “naturalismi” che solo in parte – a livello compositivo e stilistico – dipendono dai capolavori, dai grandi testi del pittore lombardo… Nessuno replica esattamente le composizioni di Merisi, nessuno ne recupera le tipologie fisiognomiche. Ma ognuno delinea il proprio “naturalismo”». Dunque, d’ora in poi non chiamiamoli più “caravaggeschi”. Ecco una rivoluzione che potrà dare sul piano interpretativo risultati importanti nella scoperta o rivisitazione di autori fino a oggi schiacciati da un “luogo comune”, che ancora insidia questa mostra di ter Brugghen col sottotitolo che recita, per le solite logiche di marketing, «sulle orme di Caravaggio».

avvenire.it

Si intitola “Luigi Ghirri e Modena. Un viaggio a ritroso” la mostra che, il 16 settembre negli spazi della Fondazione Modena Arti Visive, inaugura il Festivalfilosofia

La tela del Guercino rubata torna a Modena

Francesco Maria Barbieri detto il Guercino

È tornata a Modena dove rimarrà temporaneamente esposta alla Galleria Estense, fino alla sua ricollocazione finale nella chiesa di San Vincenzo, la Madonna col Bambino e i santi Giovanni evangelista e Gregorio taumaturgo, un olio su tela del Guercino trafugato dalla chiesa modenese di San Vincenzo, il 3 agosto 2014. L’opera, recuperata nell’estate 2017 a Casablanca (Marocco) dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bologna, è stata poi consegnata ai laboratori dell' Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma per condurre i necessari lavori di conservazione e restauro e per curare i notevoli danni riportati durante le vicende del furto e degli avvolgimenti in senso contrario cui è stato sottoposto.

PERCHE' ANDARE

L'opera in mostra fu commissionata nel 1629 dal duca Alfonso d’Este come ex-voto per la guarigione da una grave malattia. La tela costò l’esorbitante cifra, per l’epoca, di 300 ducatoni d’argento, pagati al pittore direttamente dal duca Francesco I, figlio di Alfonso. La tela raffigura la Madonna in trono sulle nubi e san Giovanni evangelista che appaiono a san Gregorio taumaturgo, il quale inginocchiato e con lo sguardo verso l’alto apre le braccia in segno di stupore e timore. Il soggetto richiama uno dei miracoli attribuiti a san Gregorio, vescovo di Neocesarea vissuto nel III secolo e venerato per la sua grande opera di evangelizzazione ed i tanti prodigi compiuti, in particolare contro i pericoli causati dagli eventi atmosferici e naturali, dalle pestilenze e dalle gravi malattie. Nella sua agiografia si narra che egli compose il “Simbolo”, ovvero una bellissima invocazione alla SS.ma Trinità, ispirata da un’apparizione notturna durante la quale la Madonna e san Giovanni evangelista lo istruirono sulla vera conoscenza dei dogmi della fede.

DA NON PERDERE

Ricordiamo che gli interventi di restauro eseguiti sotto la direzione di Carla Zaccheo hanno visto l’applicazione di una nuova foderatura, la pulitura della superficie con la rimozione delle sostanze sovrammesse (vernici ossidate, stuccature e ritocchi alterati applicati nel corso di precedenti restauri, residui di strati di polvere sedimentata) e la presentazione estetica.

La Madonna col Bambino e i santi Giovanni evangelista e Gregorio taumaturgo del Guercino
Dal 7 settembre 2019
Luogo: Modena, Galleria Estense – Sala del Bernini
Info: 059 4395711
Sito: www.gallerie-estensi.beniculturali.it
turismo.it
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone

Maxi trampolino a salone Skipass, salone del turismo bianco A Modena dall'1 al 4 novembre, ospiterà tappa di 'Big Air'

 © ANSA


MODENA - Un maxi-trampolino alto 46 metri e lungo 130 - il più grande del genere mai costruito in Italia - sarà l'attrazione principale di 'Skipass', il Salone del Turismo e degli Sport Invernali in programma dall'1 al 4 novembre a ModenaFiere (è la 25/a edizione). La struttura - già ben visibile nel panorama cittadino - ospiterà la tappa italiana della Coppa del Mondo di Big Air, per le discipline di freeski e snowboard, con l'esibizione di quasi 140 atleti da tutto il mondo.
    Oltre alle gare, centro focale della manifestazione saranno gli stand dedicati alle località turistiche e alle attrezzature, con le Regioni Emilia-Romagna e Toscana che presenteranno uno stand comune, dove lanciare il nuovo progetto di collegamento via funivia tra il Corno alle Scale e l'Abetone.
    "La conferma che il salone del turismo bianco si faccia qui e non altrove è per noi un grande riconoscimento", ha spiegato il governatore, Stefano Bonaccini: "L'Emilia-Romagna si conferma meta turistica di eccellenza e anche il 2018-2020 ha investito 7 milioni di euro in eventi sportivi, il 60% in più rispetto al triennio precedente". E in questa categoria rientra la tappa di 'Big Air', primo appuntamento ufficiale della stagione nell'emisfero Nord dopo l'esordio in Nuova Zelanda. Ma al salone si parlerà anche di sport, con le ultime novità nel campo dell'attrezzatura tecnica grazie alla presenza di store specializzati, e anche cibo, grazie a 'Vette di gusto', la carovana dei sapori dedicata all'enogastronomia di montagna che dopo aver toccato tutte le Regioni del Nord chiuderà il suo viaggio proprio a Skipass.
    "Sport e turismo rappresentano un binomio sempre più strategico per l'impatto economico sul territorio", ha sottolineato l'assessore regionale, Andrea Corsini: "Un'opportunità unica per promuovere sui mercati internazionali l'offerta invernale dell'Appennino". Dove, ha assicurato, l'assessore, "non ci sono più situazioni di particolare criticità", anzi proprio oggi dovrebbe arrivare il via libera della giunta all'investimento per la nuova funivia: "Avremo a disposizioni 10 milioni di fondi statali e 3 regionali per realizzare il nuovo collegamento tra Emilia-Romagna e Toscana, ma anche intervenire sul Cimone per nuove infrastrutture e la riqualificazione di quelle già esistenti", ha concluso Corsini.

A Modena meravigliose avventure in giro per il mondo

 © ANSA

La vita quotidiana e i costumi spesso inconsueti, la religione e la lingua dei popoli, e poi il paesaggio con le sue caratteristiche naturali, i monumenti e le corti, gli scambi commerciali con il Vicino e l'Estremo Oriente, l'evangelizzazione, le incursioni in Africa, i nuovi mondi delle Americhe: è sempre stata la voglia di conoscenza ad animare i viaggiatori, desiderosi di rivelare l'ignoto riempiendo i propri occhi di stupore per poi raccontare, tra realtà e finzione, ogni scoperta. Lo dimostra "Meravigliose avventure. Racconti di viaggiatori del passato", l'esposizione che dal 21 settembre al 6 gennaio occuperà le sale della Galleria Estense di Modena. A cura di Martina Bagnoli e Annalisa Battini, la mostra documenta le straordinarie esperienze di viaggio vissute tra il 1400 e il 1800 da esploratori, mercanti e pellegrini attraverso un'ampia selezione di testi illustrati, accanto a quadri, sculture, arti decorative e materiale etnografico. I materiali esposti costituiscono testimonianze eccezionali che ebbero un ruolo fondamentale per far conoscere realtà lontane ancora poco note in Occidente e che ancora oggi conservano il loro valore in quanto ci permettono di scoprire differenze e analogie con i viaggiatori del passato. Il percorso si divide in 6 sezioni, che abbracciano i pellegrinaggi in Terrasanta, gli scambi culturali ed economici tra i paesi europei e l'Impero Ottomano, la scoperta graduale dell'Africa, i viaggi dei francescani in Estremo Oriente per diffondere il cristianesimo, il commercio con l'India e il rapporto con la sua cultura, l'arrivo nelle Americhe. Proprio quest'ultima sezione si apre con una rarissima prima edizione della lettera che Cristoforo Colombo scrisse ai reali di Spagna annunciando la scoperta del nuovo continente. La rassegna riscoprirà inoltre alcune figure di antichi viaggiatori, come Jean de Mandeville, Giovan Battista Ramusio, Matteo Ricci, Athanasius Kircher e Carsten Niebhur, Francesco Gemelli Careri. Tra questi anche l'incredibile avventura di Sybilla Merian, che da donna condusse una spedizione scientifica, in un'epoca, il 1700, in cui ancora si facevano solo viaggi commerciali e in cui poco spazio si lasciava all'intraprendenza femminile. Pur senza finanziamenti, la Merian riuscì a partire per il Suriname per studiare l'origine e la riproduzione degli insetti: tornata in patria con disegni e schizzi realizzati su pergamena, pubblicò infine il suo studio dal titolo Le metamorfosi degli insetti del Suriname (Dissertatio de generatione et metamorphosibus insectorum Surinamensium). A chiudere la mostra una selezione di opere d'arte che rispecchiano lo scambio tra culture, tecniche e materiali favorito da viaggi ed esplorazioni. (ANSA).

Gastronomia / Massimo Bottura, lo chef sulla cima del mondo


Nella galassia dei ristoranti la stella che brilla di luce più viva è italiana. E modenese: l’Osteria Francescana di Massimo Bottura. Tanta soddisfazione ma, diciamocelo, sorpresa relativa. È come se il Brasile vincesse i Mondiali di calcio o, meglio, gli Usa le Olimpiadi del basket. Anche se siamo primi pure nell’arte di denigrarci, con il mitico Tafazzi come eroe nazionale, nel cibo siamo inequivocabilmente primi. Bottura poi lo scudetto se l’è guadagnato con certosina pazienza: terzo nel 2013 e nel 2014, secondo l’anno scorso. E adesso finalmente primo, scalzando i soliti spagnoli del Cellar Can Roca di Girona, nella classifica stilata da mille esperti gastronomi di tutto il mondo reclutati dalla rivista inglese 'Restaurant'. 

Che cosa è piaciuto di Bottura? Nella motivazione del premio si legge: «In un paese in cui la cultura del cibo è profondamente conservatrice, Bottura ha avviato un percorso audace e talvolta controverso raccogliendo poi consensi in tutto il mondo e conquistando anche la critica italiana», notoriamente tra le più difficili da accontentare. Ma di Bottura pare sia stato apprezzato anche il 'cuore sociale', quello che nell’anno dell’Expo lo ha spinto, con il regista Davide Rampello ideatore del Padiglione Zero, a proporre alla Caritas di Milano un’iniziativa a favore dei poveri per recuperare gli 'avanzi', si fa per dire, dei tanti locali dell’Expo. Niente sprechi, e riciclo, dunque. È così che è nato il Refettorio Ambrosiano in un teatro degli anni ’30 in disuso, adiacente alla parrocchia di San Martino a Greco. 

Sfamare tutte le sere i poveri con gli alimenti avanzati all’Expo, dando un esempio concreto di come si può e si deve lottare con creatività contro lo spreco. Ma non solo. Ci si nutre di cibo ma anche di bellezza. Così il refettorio Bottura-Caritas-Rampello, in stretto ordine alfabetico, è impreziosito da opere d’arte di Enzo Cucchi, Carlo Benvenuto, Maurizio Nannucci, Mimmo Paladino e Giuseppe Penone; e i tavoli sono firmati dai designer italiani Bellini, Cerri, Cibic, De Lucchi, Iacchetti, Lissoni, Mendini, Novembre, Origoni, Pesce, Rota, Terry, Thun e Patricia Urquiola. Durante l’Expo i pasti sono stati preparati da 40 grandi chef. Finito l’Expo, la Caritas Ambrosiana ha assunto completamente il servizio. Il Refettorio oggi ha 90 posti e prepara pasti caldi per i Centri d’ascolto e il Rifugio per i senza tetto della Stazione Centrale. 

L’idea di Bottura, dunque, oggi cammina con le proprie gambe. E un’altra idea sta per essere realizzata per i Giochi Olimpici: una 'soup kitchen' nelle favelas di Rio de Janeiro. Impossibile ieri parlare con Bottura, ancora negli Usa e assalito da giornalisti e troupe. Sul palco era stato visto commosso: «Mi vien quasi da piangere » aveva detto invitando la moglie Lara, americana, a raggiungerlo. «In questi giorni – aveva aggiunto – riuscire significa usare l’ingrediente della cultura, perché la cultura è conoscenza e la conoscenza apre le coscienze e crea responsabilità». Tutto sommato, dicevamo, un successo annunciato. Ieri la Coldiretti, congratulandosi con il miglior ristorante del mondo, dava cifre confortanti che avvalorano il successo del cibo italiano. 

Nel 2015 l’export agroalimentare italiano ha raggiunto il suo massimo storico, con 36,9 miliardi e un aumento dell’8 per cento rispetto al 2014. I turisti stranieri acquistano prodotti alimentari assai più che souvenir, abbigliamento e artigianato. In generale, l’Italia è unica al mondo con 4886 prodotti alimentari tradizionali censiti dalle regioni, 283 specialità Dop/Igp riconosciute dalla Ue e 415 vini Doc/Docg. E poi ti chiedi perché Bottura vince: è la vittoria sua, ed è la vittoria di un movimento.
Avvenire

PARVA NATURALIA Modena città del biologico sabato 7 e domenica 8 marzo 2015



a cura di Vitaliano Biondi ed Andrea Reggianini

festa del risveglio della natura al declinar dell'inverno,
festa delle colture biologiche, tipiche e dimenticate,
festa della ruralità, della "rosina perduta", del magalasso, del Tasso e del Tassoni,
festa del bensone e dell'aceto balsamico,
festa dei giardini letterarari, degli animali fantastici e dei libri perduti
  

Modena gennaio 2015 - Due giornate interamente consacrate alle eccellenze biologiche del Bel Paese, impreziosite da un programma di eventi: incontri tematici, degustazioni, dimostrazioni di antichi mestieri, visite guidate, attività per bambini, mostre. Tutto questo si potrà trovare sabato 7 e domenica 8 marzo a “Parva Naturalia” - Modena città del biologico - manifestazione dell’eccellenza biologica certificata, dedicata alle produzioni e colture biologiche, tipiche e dimenticate, al mondo rurale ed ai sapori di un tempo, che si svolgerà nella città dell’Emilia, capitale del Ducato Estense per quattro secoli.
La rassegna, che non a caso trae il suo nome dall’opera di Aristotele, sulla collaborazione fra corpo ed anima, per la realizzazione delle funzioni vitali, si candida a diventare una delle più significative vetrine in Italia del biologico di qualità, grazie alla presenza di produttori biologici certificati. A cura di Vitaliano Biondi ed Andrea Reggianini, è organizzata dall’Associazione Salviamo il Biologico con il patrocinio del Comune di Modena.
“Siamo ciò che mangiamo”, affermava nell’Ottocento il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach. Se dunque il cibo è alla base della nostra vita, non solamente fisica, ma anche in senso culturale, è ampio il ventaglio delle argomentazioni proposte da “Parva Naturalia”. Nell’anno di Expo, che ha per titolo “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, la manifestazione, con modalità diverse, intende valorizzare le produzioni provenienti dall’agricoltura biologica, favorire un rapporto diretto fra produttore e consumatore, salvaguardare la biodiversità, rappresentare un nuovo approccio all’educazione alimentare in senso umanistico, stimolando nelle nuove generazioni l'interesse per uno stile di vita più rispettoso della natura e dell’ambiente.
Agricoltori, piccoli produttori ma anche artigiani e vivaisti, metteranno in mostra i loro saperi antichi ed i prodotti della terra e delle loro mani. Innanzitutto si insedieranno in piazza Grande che con la Cattedrale, capolavoro mondiale del Romanico e la Torre campanaria Ghirlandina è stata dichiarata nel 1997 dall' Unesco Patrimonio Mondiale dell'Umanità; poi saranno presenti in piazza Torre, sulla quale si affaccia il bellissimo campanile e al cui centro è posta la statua del poeta modenese Alessandro Tassoni (1565-1635), autore del poema eroicomico La secchia rapita, sulle vicende della guerra trecentesca con Bologna. Infine, saranno in piazza XX Settembre, vivace anticamera di piazza Grande, da cui si può accedere alla ‘galleria del panedel mercato coperto Albinelli, esempio di architettura in stile liberty, dove trovare le specialità della famosa cucina tipica modenese.
Parva Naturalia presenterà, anche una selezione di piante antiche, che un tempo popolavano le nostre campagne e i giardini, salvate dalla passione dei vivaisti e dei collezionisti.
Protagonisti in egual misura saranno l'artigianato tradizionale e di qualità, mentre il programma sarà arricchito da diverse iniziative per bambini e ragazzi.

“PARVA NATURALIA” - MODENA CITTÀ DEL BIOLOGICO

Info:  www.parvanaturalia.it  -  www.salviamoilbiologico.com

Officina di Progettazione Architetto - Vitaliano Biondi, tel.(+39) 0522 922111 (+39) 335 6128094

Associazione Salviamo Il Biologico - tel.(+39) 059 798971 (+39) 335 5228854


Ufficio stampa: Patrizia Paterlini tel. 348 8080539/348 7352352 ppaterlini@alice.it
COSA VEDERE A MODENA

“Parva Naturalia” - Modena città del biologico - si svolge alle porte della primavera, il periodo migliore per concedersi anche una visita culturale e artistica di Modena. Modena offre al turista numerose  bellezze, concentrate nel suo centro storico, che raccontano i fasti di una città per lungo tempo capitale di un ducato, quello dei Signori d'Este, che qui risiedettero dal 1598. L'Unesco ha riconosciuto il valore universale dei suoi tesori dichiarando Il Duomo, Piazza Grande e la Torre Ghirlandina Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Piazza Grande è il cuore della vita modenese e il luogo in cui sono riuniti i monumenti più significativi e più amati: il Duomo, opera del grande architetto Lanfranco e dello scultore Wiligelmo, uno dei massimi capolavori del Romanico europeo;  il Palazzo Comunale, la cui costruzione ha conosciuto diverse fasi a partire dal Medioevo; a poca distanza dalla Ghirlandina, il seicentesco Palazzo Ducale, opera di Bartolomeo Avanzini, oggi sede della prestigiosa Accademia Militare. Lungo la via Emilia, la grande arteria romana che attraversa la città, in Piazza Sant'Agostino si affacciano l'omonima Chiesa, che conserva il  "Compianto del Cristo morto" del Begarelli, scultore modenese del 1500, e il Palazzo dei Musei, sede di numerosi istituti culturali tra cui il Museo Civico d'Arte e quello Archeologico – Etnologico; la Galleria Estense, importante collezione che testimonia l'interesse della Signoria per le più diverse arti e la Biblioteca estense, con i preziosi codici miniati dal XIV al XVI secolo chiusa per restauri a seguito del sisma del 2012. Nella sede del Palazzo Santa Margherita, è ospitato inoltre il Museo della Figurina; nato dalla appassionata opera collezionistica di Giuseppe Panini.  Da segnalare anche il MEF-Museo Casa Enzo Ferrari. Un avveniristico padiglione dove vivere, tra le automobili più significative della sua vita, la storia di Enzo Ferrari pilota, creatore della Scuderia negli anni ‘30 e costruttore dal 1947.
Da visitare, previo appuntamento, anche la Sinagoga, una delle maggiori in Italia, segno della popolosa comunità ebraica che seguì i Duchi da Ferrara.
Modena, fu importante nella produzione e circolazione del pensiero cabalistico. Grazie all’attività di Mordekhay ben Yehudah Dato fin dal Cinquecento vennero poste le basi di una sensibilità mistica.
La presenza della Sinagoga a Modena in questo luogo è anche il simbolo della pacifica convivenza in città di tutte le minoranze religiose.
A pochi passi da Piazza Grande c’è il Mercato Albinelli, mercato coperto di generi alimentari  inaugurato nel 1931, per ospitare  il commercio che sino ad allora si teneva in Piazza Grande. L’Albinelli fa parte delle botteghe storiche della città di Modena,
qui, si può ancora acquistare il Bensone, dolce che è abitudine inzuppare nel lambrusco o nello spumante nei giorni di festa.

Per il sito Unesco di Modena audioguide, cartelli e Libri illustrati

Audioguide in cinque lingue e un nuovo percorso di segnaletica pedonale sono le novità che valorizzeranno e renderanno più accessibile ai turisti il sito Unesco di Modena, affiancandosi alla guida in lingua italiana e inglese “Modena: Cattedrale, torre Civica e piazza Grande”, pubblicata nel 2011. La nuova segnaletica turistica pedonale del Centro storico propone percorsi guidati per accompagnare i visitatori dalla stazione dei treni al sito Unesco di piazza Grande, fino a largo Sant'Agostino e al Museo casa Enzo Ferrari.

Il progetto sarà ultimato nel corso dell'anno con altri due itinerari che, partendo dal Sito Unesco raggiungeranno le chiese di san Biagio e di san Pietro e il Palazzo dei Musei, il nuovo parco archeologico Novi Ark e l’Aedes Muratoriana.

La segnaletica è frutto di una ricerca che ha coinvolto il Museo civico d'arte, sede del coordinamento del sito Unisco locale, e la Facoltà di Architettura dell'Università di Ferrara e ha beneficiato dei finanziamenti della legge 77/2006, “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani posti sotto la tutela dell’Unesco”. I segnali illustrano in italiano e in inglese alcuni tra i più importanti monumenti e luoghi cittadini: Duomo, Ghirlandina, piazza Grande, Palazzo comunale, Palazzo dei Musei, chiesa di Sant'Agostino, chiesa di San Giovanni, Palazzo ducale.

La scelta è stata effettuata sulla base di un’analisi dei dati relativi all'affluenza turistica (monumenti più visitati, caratteristiche e andamento delle presenze) per comprendere e inquadrare il sito Unesco - composto da Duomo, Ghirlandina e piazza Grande - nel contesto turistico più ampio della città e della provincia.

Considerando come fulcro il complesso monumentale, il circuito di visita valorizza gli altri poli di attrazione turistica e culturale del centro.

Una volta completata l’installazione della segnaletica il percorso consentirà al turista di compiere un itinerario completo che include anche il nuovo Museo casa Enzo Ferrari.

Sono inoltre a disposizione 40 audioguide in lingua italiana, inglese, francese, tedesca, spagnola.

Anch’esse sono state realizzate grazie a uno specifico progetto elaborato, come quello relativo alla segnaletica turistica, dal Comitato di pilotaggio del sito Unesco, che riunisce Comune, Basilica metropolitana, Provincia, Direzione regionale dell’Emilia-Romagna e le tre Soprintendenze territorialmente competenti.

Le audioguide illustrano, oltre a Duomo, Ghirlandina e piazza Grande, anche le sale storiche del Palazzo comunale e i Musei del Duomo.

Si possono noleggiare, corredate da un pieghevole illustrativo con piantine dei monumenti e numeri di riferimento alle opere segnalate, ai Musei del Duomo e all'Ufficio di informazione e accoglienza turistica (informazioni su www.unesco.mo.it). Audioguide e segnaletica si affiancano alla guida di 47 pagine pubblicata nel 2011 nella collana “I tesori d’Italia e l’Unesco” (Sagep editori, 2011).

Si intitola “Modena: Cattedrale, torre Civica e piazza Grande” e comprende immagini a colori, cartine, elementi di storia e descrizioni dei tesori artistici, ma anche informazioni utili su come raggiungere la città, dettagli sulle principali manifestazioni e sulla gastronomia del territorio.

La guida è promossa dall’agenzia delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura all’interno della collana ed è stata curata dal Museo civico d'arte e dal servizio Turismo del Comune di Modena.

È in vendita in libreria al prezzo di 4 euro e 90, ma a Palazzo dei musei e ai Musei del Duomo si può acquistare al prezzo scontato di 4 euro.

Da novembre 2008, a ogni sito Unesco in Italia è dedicata una guida con approfondimenti tematici, itinerari consigliati, immagini e informazioni.

Dai trulli di Alberobello al Cenacolo di Leonardo da Vinci, dalle ville palladiane ai sassi di Matera, dalla reggia di Caserta alle Dolomiti, il territorio italiano conta 44 siti riconosciuti come patrimonio dell’Umanità, più altri 3 al confine con altri Paesi.

In tutto, i beni e i siti riconosciuti come patrimonio 

mo24.it

29 Ottobre - 1 Novembre Modena Fiere 2010: Nissan Skipass Salone del Turismo e degli Sport Invernali

La 17a edizione di Nissan SKIPASS, Salone del turismo, degli sport invernali e del freestyle, è in programma a ModenaFiere da venerdì 29 ottobre a lunedì 1 novembre 2010.

La manifestazione dedicata alle vacanze e agli sport sulla neve, organizzata da studio Lobo e ModenaFiere, è l’evento di riferimento in Italia per gli operatori e gli appassionati della montagna invernale. Con 25 mila metri quadrati di esposizione e 20 mila metri quadrati di aree spettacolo, Nissan SKIPASS è il salone della montagna più grande in Italia.

L'evento si rivolge agli appassionati della montagna e degli sport invernali, agli operatori turistici, ai direttori delle stazioni invernali, alle aziende e ai negozi di attrezzatura e abbigliamento sportivo, ai maestri di sci e snowboard, alle scuole di snowkite, di sleddog, di arrampicata e di mountain bike, alle associazioni sportive, agli atleti e ai tecnici, alle assicurazioni e al mondo dei servizi.



IL SALONE: SPORT E TURISMO

Nissan SKIPASS è il marketplace della neve più grande d’Italia. Ogni anno, da 17 anni, circa 500 località turistiche, italiane ed estere, e oltre 100 espositori di attrezzatura e abbigliamento sportivo scelgono di partecipare al Salone e di diventare espositore.
La formula di Nissan SKIPASS, che combina esposizione e spettacolo, garantisce quattro giorni di contatti diretti con oltre 100 mila visitatori, con gli addetti ai lavori riuniti in fiera e con più di 250 giornalisti accreditati.
L'edizione 2009 ha registrato la presenza di oltre 800 marchi in esposizione, 72 manifestazioni ufficiali (premiazioni, conferenze, convegni). 225 atleti italiani e stranieri hanno partecipato agli eventi ufficiali e ai contest di snowboard, freeski, skate, bmx, mountain bike e motocross freestlye dello "SKIPASS FREESTYLE MEETING", mentre più di 500 bambini dalla tenera età fino all’adolescenza hanno partecipato alle lezioni gratuite di sci e di snowboard.

All’apertura della stagione invernale, Nissan SKIPASS è una vetrina seguita da milioni di lettori, telespettatori e radioascoltatori. Di SKIPASS hanno parlato tra gli altri La Repubblica, Affari & Finanza, Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport, Tuttosport, La Stampa, Il Resto del Carlino, Tg1, Tg2, Tg3, Mediaset, SKY, Radio Monte Carlo, Radio Deejay e i principali siti internet di informazione.

Il Salone è anticipato da una campagna media sulle principali testate nazionali con annunci su periodici specializzati, quotidiani, siti web, radio e tv.
L’immagine di campagna si rinnova a ogni edizione focalizzando target specifici di utenti della montagna invernale.

UNA VETRINA PER I BRAND DELLO SPORT
Da 17 anni Nissan SKIPASS è la vetrina della neve più conosciuta in Italia. Esposizione e spettacolo sono gli ingredienti di una manifestazione che ogni anno all’apertura della stagione sciistica cattura l’attenzione di un target vastissimo di appassionati degli sport invernali e dell’outdoor, pronti ad affrontare piste e neve fresca, e alla ricerca di novità e di informazioni. Il contatto con il pubblico di Nissan SKIPASS, sciatori, snowboarder e praticanti di trekking e arrampicata, è un veicolo di promozione diretto ed efficace per i brand più importanti del settore e i marchi di nicchia più giovani e dirompenti. Incontrare il cliente finale, esporsi alle sue curiosità, affiancarlo nelle scelte si rivela un mezzo infallibile per influenzare i comportamenti d’acquisto e fidelizzare il mercato nel momento in cui si prepara ad esplodere.
Nissan SKIPASS offre soluzioni personalizzate per le aziende che desiderano cogliere l’opportunità di essere presenti all’evento più atteso nel settore. Dallo stand alla sponsorizzazione degli eventi in calendario, dalle pagine pubblicitarie sul catalogo cartaceo e su quello on line alle presentazioni e conferenze stampa, fino alle iniziative speciali create ad hoc, lo staff della fiera è al fianco del brand per garantire la massima visibilità verso il pubblico e gli operatori del settore presenti in fiera.

I NUMERI DI Nissan SKIPASS 2009:

104.925 visitatori (18.123 + 27.212 + 31.216 + 28.374)
25 mila metri quadrati esposizione
370 espositori
3,5 mila metri quadrati area market
4 mila metri quadrati area outdoor
10 metri altezza pareti di arrampicata
30 metri altezza e 140 metri lunghezza rampa da snowboard e sci
700 tonnellate di neve prodotto per la pista da snowboard/sci e la Snowkids
1100 metri quadrati area test drive Nissan
11 veicoli Nissan a disposizione del pubblico
225 atleti iscritti alle gare di Skipass Freestyle Meeting (74 sci e snowboard, 15 bikers, 90 skater, 46 pattinatori)
500 bambini iscritti alle lezioni di snowboard e di sci
23 bambini iscritti alla Gormiti Winter Cup
287 salti sul BagJump
72 conferenze stampa, premiazioni, forum e convegni
5.000 tigelle e piadine offerte dalla Regione Emilia Romagna

fonte: http://www.skipass.it/