Sabato 21 e domenica 22 settembre la nona edizione delle “Giornate del Patrimonio” «Uno due tre… Arte! Cultura e Intrattenimento»


«Uno due tre… Arte! Cultura e Intrattenimento».
È lo slogan della 9ª edizione  delle Giornate Europee del Patrimonio (Gep), indette dal Ministero Beni Culturali e che si svolgeranno sabato 21 e domenica 22 settembre 2019.
E anche nel nostro territorio sono parecchie le adesioni e le iniziative. 
Alcuni musei aderenti alla rete «Momu-Monferrato Musei» propongono infatti attività specifiche con l’obiettivo di avvicinare i cittadini al patrimonio culturale. 

Ingresso ridotto al Museo di Casale
Partiamo dal Museo Civico di Casale Monferrato che in occasione delle “Gep” offre ai visitatori l’ingresso a prezzo agevolato per tutto il fine settimana (biglietto ridotto € 2,50) per la visita alle collezioni esposte nell’ex convento di Santa Croce: Pinacoteca, Gipsoteca Bistolfi e Sala Vidua con i consueti orari (sabato e domenica 10,30-13 /15-18,30). 
Inoltre, domenica 22 settembre (ore 17), il personale del Museo (coordinato dalla Cooperativa Solidarietà e Lavoro di Genova) proporrà una visita guidata alla mostra Angelo Morbelli pittore del Monferrato (www.comune.casale-monferrato.al.it/museo-morberlli), dedicata al grande pittore divisionista che dal suo buen retiro alla Colma di Rosignano realizzò meravigliose tele con scorci di paesaggi monferrini e suggestivi interni, a cui si aggiunge la collezione di opere dell’artista già esposte in Museo, di proprietà privata. La partecipazione alla visita guidata prevede un biglietto di 2 euro  da aggiungersi al biglietto d’ingresso. Non è richiesta la prenotazione.

Museo dei Lumi in Sinagoga
Anche alla Sinagoga di Casale Monferrato, in  occasione delle Gep  si svolgeranno visite guidate al Museo dei Lumi con approfondimenti sulle Chanukkioth esposte e sui loro artisti. La Sinagoga e il Complesso Ebraico di Casale saranno visitabili con il seguente orario: 10-12 e 15-18. Per informazioni: 0142.71807.

Visita notturna al Sacro Monte di Crea
L’Ente di Gestione dei Sacri Monti Riserva Speciale del Sacro Monte di Crea, in collaborazione con l’Ente Santuario Madonna di Crea, organizza invece per l’occasione una visita notturna sabato 21 settembre e un mini trekking culturale nel pomeriggio di domenica 22 settembre. Entrambe le iniziative saranno gratuite.
Sabato 21 settembre, dalle 20 alle 23.00, saranno accese le Cappelle del viale del Sacro Monte e, in particolare, saranno visitabili al proprio interno le cappelle IV Concezione di Maria e V Natività di Maria. Sarà inoltre possibile accedere anche al Santuario che per l’occasione sarà aperto con gli stessi orari grazie alla disponibilità del rettore monsignor Francesco Mancinelli.
Domenica 22 settembre si terrà il mini trekking culturale Le Cappelle di Sant’Eusebio: per chi vuole partecipare l’appuntamento è alle 15  davanti alla Cappella V Natività di Maria, sul sagrato del Santuario.
Introduzione e visita guidata all’interno della Cappella e prosieguo sull’itinerario delle Cappelle fino ad arrivare alla Cappella VIII Annunciazione. A seguire, svolta a destra sul sentiero che porta all’abitato di Forneglio; arrivati sulla provinciale si raggiunge la prima Cappella del Sacro Monte Martirio di Sant’Eusebio, recentemente restaurata, per ammirarne l’interno con opere dei Tabacchetti e di Guglielmo Caccia. 
Al termine si ritorna sulla provinciale e per poi imboccare il sentiero originario che porta direttamente sulla piazza del Santuario. Dopo la scalinata in acciottolato, si potrà ammirare alla sinistra la Cappella II Riposo di Sant’Eusebio e infine raggiungere, in salita, il sagrato del Santuario dove si concluderà questo percorso culturale sulle orme di Sant’Eusebio, fondatore del Santuario mariano. Le prenotazioni sono obbligatorie, per un massimo di 20 persone. Info: Ente di Gestione dei Sacri Monti Riserva Speciale del Sacro Monte di Crea tel. 0141/927120 e-mail: info.crea@sacri-monti.com

Inaugurazione della sala Onetti a Lu
Infine il Museo San Giacomo - Lu che aderisce all’iniziativa del Ministero proponendo nel pomeriggio di sabato 21 settembre alle 16 l’inaugurazione ufficiale del nuovo allestimento della Sala dedicata al pittore Luigi Onetti (1876-1968), che prevede il restyling dell’ambiente e l’esposizione di alcune opere inedite dell’artista luese, acquisite di recente, che vanno a integrare la collezione. 
Negli orari di apertura del fine settimana (sabato 14.30-18; domenica 10-12.30) è previsto inoltre l’ingresso gratuito al museo con possibilità di visita guidata.
n bici tra arte e natura lungo il fiume
E per le Giornate Europee del Patrimonio sabato 21 e domenica 22 settembre il Parco del Po propone una pedalata dal titolo “In bici tra arte e natura – da San Michele in Insula a Trino alla Grangia di Pobietto”.
Il ritrovo è alle 14 alla chiesa di San Michele in Insula a Trino, edificata in epoca romanica fuori dall’abitato e, un tempo, circondata da due rami del Po. Si ipotizza che la struttura sia stata costruita su un precedente edificio sacro (il luogo era abitato fin dall’età romana e protetto da una cinta muraria). 
Dopo la visita della chiesa e del bosco attiguo si attraverserà il centro abitato di Trino per raggiungere la chiesa della Madonna del Buon Consiglio, costruita nel 1763.
La ciclo-passeggiata proseguirà  fra le risaie, con vista sulle colline al di là del Po, le chiese, le torri e il castello di Camino, fino ad arrivare alla Grangia di Pobietto. Qui è prevista la visita del grande complesso rurale che comprende, fra l’altro, la sede dell’Ente-Parco, la chiesa di San Nicola – nella quale si segnalano interventi dell’architetto Giovan Battista Scapitta – e il Museo della Civiltà contadina.
Poi il ritorno in bicicletta a Trino. La partecipazione è gratuita.
Il Monferrato

Roma, l’Abbazia delle Tre Fontane visitabile grazie alla realtà virtuale



Le aree di clausura dell’Abbazia delle Tre Fontane di Roma, con il cuore della Chiesa abbaziale e il chiostro dei monaci trappisti, saranno visitabili grazie alla realtà virtuale mediante un’installazione allestita nell’area museale della stessa Abbazia. “È probabilmente il primo luogo sacro al mondo ad offrire ai suoi visitatori un’installazione in realtà virtuale”, si legge in una nota, spiegando che “l’idea nasce dalla volontà di mostrare aree di incredibile interesse religioso e di estremo valore storico-culturale, che sono da sempre inaccessibili al pubblico in quanto riservate alla vita di clausura dei monaci trappisti che ne sono i custodi”. L’installazione verrà presentata domani, martedì 30 maggio, in un incontro con la stampa che si terrà alle 11 presso la sala museale del complesso abbaziale. Interverranno l’abate dom Jacques Marie Brière, frate Danilo, responsabile delle relazioni con l’esterno dell’Abbazia, e il team di “Sfera Productions”, la startup innovativa che ha realizzato il progetto. “Più si vive in questo luogo – spiega il monaco francese, superiore dell’Abbazia da circa 20 anni – più si comprende l’importanza e la bellezza del patrimonio che abbiamo ricevuto in dono e che oggi, grazie a mezzi tecnologici di avanguardia, possiamo finalmente condividere”. “Mostrando i luoghi che abitiamo nel quotidiano – aggiunge – riusciamo a dare alle persone almeno un’idea di quella che è la vita monastica, una vita fatta di solitudine e di ricerca costante della presenza del Signore”. “Tutti gli ambienti – prosegue la nota – sono stati fedelmente riprodotti in computer grafica e successivamente implementati in un motore grafico per la fruizione in tempo reale”, grazie a due tour accompagnati dalle voci dei monaci e dai loro canti, insieme ai rintocchi delle campane e ai rumori del giardino del chiostro.
agensir
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone

Mostre. I pellegrini di Alinka Echeverría all'interno del festival internazionale di fotografia e arte sul Mediterraneo PhEST - See Beyond the Sea

«The Road to Tepeyac» (2010) di Alinka Echeverría

«Illumina il mio cammino» è solo una delle frasi devozionali che accompagnano il pellegrinaggio a Tepeyac in Messico. Un viaggio di fede e speranza che ogni anno vede protagonisti venti milioni di persone – donne, uomini, bambini e anche fedelissimi amici a quattro zampe, come si vede nella suggestiva installazione The Road to Tepeyac (2010) di Alinka Echeverría (Città del Messico 1981) dove c’è anche un pastore tedesco ammantato di azzurro.

NEL SALONE di Palazzo Palmieri a Monopoli, cuore della IV edizione del festival internazionale di fotografia e arte sul Mediterraneo PhEST – See Beyond the Sea che sotto la direzione artistica di Giovanni Troilo e la curatela di Arianna Rinaldo (con il sostegno della Regione Puglia – assessorato industria turistica e culturale, Teatro pubblico pugliese e comune di Monopoli) propone un percorso all’insegna di Religioni e Miti (fino al 3 novembre), il fondo bianco scelto dall’autrice è l’emblematico scenario che suggella l’intensità della devozione.
Artista visiva messicano-britannica, Echeverría ha studiato antropologia sociale all’Università di Edimburgo e fotografia all’Icp di New York vincendo numerosi premi, tra cui Foam Talent 2017, Prix Elysée 2018 e la recente borsa di studio della Fondazione Mast di Bologna. Interessata alla «relazione filosofica, psicologica e socio-culturale tra immagine e credo», impiega due anni per realizzare The Road to Tepeyac (2010), utilizzando linguaggio fotografico e video (To See Her and Let Her See Me) per dare un volto alla «cecità reale e metaforica».
Cresciuta in una famiglia atea, quando Alinka Echeverría si reca il 9 dicembre 2008 al santuario della Madonna di Guadalupe a Città del Messico, lì dove tra il 9 e il 12 dicembre 1531 la Virgen morenita (Vergine meticcia) apparve all’indio messicano Juan Diego Cuauhtlatoatzin (canonizzato da Giovanni Paolo II nel 2002), viene travolta dall’intensità del flusso continuo di pellegrini in movimento che ritrae in cammino, mentre trasportano sulla schiena riproduzioni dell’icona della Vergine.

«L’ESPERIENZA fenomenale del pellegrinaggio dove il devoto porta quelle che sembrano infinite rappresentazioni della Vergine sulla schiena mi ha portato a mettere in discussione il rapporto tra immagine e fede – afferma l’artista – Mi è sembrato già così ricco di domande il semplice fatto di trasportare una riproduzione dell’immagine sacra, che ho deciso di focalizzarmi esclusivamente su quello fotografando le spalle dei pellegrini che trasportavano la loro personale rappresentazione della Vergine.
Questi oggetti spaziano da riproduzioni minuziosamente realizzate a mano a produzioni industriali, e si manifestano in maniere infinite. Il valore non sta nella materialità, ma nel valore che il pellegrino gli dà. I devoti portano le immagini da casa, ovunque essa sia, fino alla ’vera’ immagine della Vergine appesa in basilica».

ANCHE NELLA MOSTRA Seeing Mary, allestita nelle sale del Castello Carlo V e realizzata dal National Geographic, nella mappatura mondiale delle apparizioni della Vergine Maria c’è la foto scattata da Diana Markosian nel 2014 di un devoto diretto alla basilica di Nostra Signora di Guadalupe con l’altarino sulle spalle. Ma se in questo caso si è di fronte a un prodotto di reportage, nello sguardo di Echeverría emerge una caleidoscopica rappresentazione in cui sacro e profano convivono sincreticamente.
Il viaggio e il peso della religione e della storia trovano l’apice nell’ultimo tratto del percorso che l’artista affida al video di 11 minuti in cui i pellegrini possono finalmente godere per quaranta secondi della suggestione del luogo, nella silenziosa contemplazione dell’immagine sacra, trasportati dal tapis roulant. «La vedono, e, con la stessa importanza, Lei vede loro».
La storia ci ricorda che la memoria dell’apparizione è affidata alle pagine delNican Mopohua (Qui è Detto), un testo manoscritto in nahautl classico, il linguaggio dell’impero azteca parlato prima dell’arrivo dei conquistadores e che il mantello (tilmàtli) di Juan Diego, sul quale è raffigurata l’immagine di Maria con i capelli sciolti, il manto con le 46 stelle, la cintura e l’angelo con le ali di quetzal, è conservato proprio nel santuario di Tepeyac che sorge nel luogo in cui gli aztechi veneravano Tonantzin o Coatlicue.
Il Manifesto

Backpackers, ecco i Paesi migliori per viaggiare zaino in spalla

Backpackers, ecco i Paesi migliori per viaggiare zaino in spalla


In vetta ci sono Finlandia, Danimarca e Canada. Che certo di paesaggi mozzafiato da gustare zaino in spalla, nel pieno di un lungo viaggio senza biglietto di ritorno, ne hanno da offrire a bizzeffe. Ma nella top ten c’è tanta vecchia Europa: si va dalla Repubblica Ceca alla quarta piazza alla Svezia che segue, dando così incredibile centralità alla selvaggia Scandinavia, fino al sesto posto dell’Olanda e al settimo dell’Austria. Chiudono questa particolare classifica, quella delle migliori mete per i backpacker duri e puri, Emirati Arabi, Australia e Singapore.
 
A stilarla è stata la piattaforma australiana Globehunters.com, fra i punti di riferimento per il settore di chi ama viaggiare in modo avventuroso ed economico, alla ricerca di esperienze uniche ma non senza la voglia di concedersi qualche lusso di tanto in tanto. Per farlo occorre trovare Paesi che agevolino questa modalità di viaggio, faticosa ma di grande soddisfazione e libertà. Che poi, spesso, coincide molto con il proprio stile di vita anche a casa. Il ranking mette insieme quasi 80 Paesi – gli ultimi in classifica sono Nigeria, Tanzania e Uganda – ma l’aspetto divertente, e più utile, è la tipologia di parametri presi in considerazione.


Ricalibrando la classifica secondo questi elementi, infatti, le posizioni possono mutare. E anche di molto. C’è per esempio l’“happiness score”, l’indice di felicità, che ad esempio fa fare un balzo nelle prime posizioni alla Svizzera (altrimenti 29esima) e al Costa Rica (21esimo). Oppure l’indice della sicurezza, molto importante per chi spesso viaggia in solitaria: nessun problema a Singapore, Svizzera e Giappone, massima attenzione invece in Venezuela, Colombia, Sudafrica, Nigeria e Ucraina. O ancora l’indicatore del costo della vita, parametro centrale per un viaggio spesso di medio-lungo periodo e il più possibile low-cost: i Paesi dove occorre il budget più basso sono Pakistan, Tunisia, India e Venezuela, i più cari (senza troppe sorprese), Svizzera, Giappone e Danimarca seguiti da Corea del Sud, Irlanda e Francia.

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Ma la classifca di Globehunter.com prende in considerazione anche la diffusione di internet con connessioni casalinghe e mobili (ma di generazione 3G). Nel primo caso, la massima diffusione al 99,9% si trova in Corea del Sud, Kuwait (99,7%) ed Emirati Arabi (96,9%) seguiti da Giappone, Olanda e Qatar. Difficile collegarsi, invece, in Tanzania – dove la connettività casalinga tocca poco più dell’8% delle abitazioni – Uganda (8,9%) e Bangladesh (14,5%).
 
Va meglio con le reti 3G, comunque di vecchio standard, che vedono l’Italia sul podio al 100% con Colombia e Polonia e a dire il vero un nutrito gruppo di Paesi alla massima copertura, dal Belgio a Taiwan. Male, ma comunque su percentuali più confortanti rispetto alle connessioni fisse, in Namibia (53%), Nigeria (54%), Nepal (54,1%) e perfino in Russia col 77%. Le percentuali sono infine più elevate per le reti elettriche in città (sopra l’80% in quasi tutti i Paesi considerati tranne che in Uganda, 23,3%, Tanzania, Namibia, Myanmar e Nigeria) e in campagna. In questo caso i Paesi sotto la soglia di collegamenti sotto la soglia dell’80% sono un po’ di più e ci sono anche destinazioni molto apprezzate, dal Kenya alla Cambogia.


I diversi parametri sono stati presi da fonti piuttosto rispettabili. L’indice di felicità, per esempio, è ricavato dal World Happiness Index. Quello di sicurezza, invece, dal Peace Index e in particolare dalla voce “Societal Safety”. E se le soglie dei collegamenti a internet sono attinte dall’Inclusive Internet Index il costo della vita è fornito dal Cost of living Index di Numbeo. Sono evidentemente cifre difformi fra loro, è naturale, ma che comunque contribuiscono a dare un quadro chiaro di come e dove mettersi in viaggio con lo zaino stracolmo.
 
E l’Italia come ne esce? In fondo, non troppo male. Anche se con delle ombre. Se infatti nella posizione assoluta occupa il 36esimo posto, dunque staziona anche se di poco nella parte alta del ranking, guadagna posizioni per quanto riguarda la felicità (31esima) e ne perde per la sicurezza (45esima, dietro a Paesi come Giordania e Uruguay) ma fa un salto di diverse caselle per il costo della vita contenuto (16esima piazza). Contrastante il dato sulla connettività che ci mette al 37esimo posto per i collegamenti casalinghi (qualcuno si ricorda il “digital divide” nelle zone a scarso interesse di mercato?) e appunto al vertice per la copertura mobile, tradizionalmente molto forte nel nostro Paese. Nessun problema, ovviamente, per l’elettricità né nelle città né nelle zone rurali.
 Backpackers, ecco i Paesi migliori per viaggiare zaino in spalla
Repubblica Viaggi

Helsinki, obiettivo emissioni zero. Per raggiugerlo, la città fa scuola ai turisti

La capitale finlandese vuole azzerare l'inquinamento entro il 2030. Per questo ha lanciato una campagna globale, anchre rivolta agli ospiti: per loro, suggerimenti sulla ricerca di alberghi e musei "puliti" o car sharing elettrico. E persino dei corsi a tema


Moderna, creativa, ordinata, hi-tech, a Helsinki si vive benissimo. Negli anni passati è stata nominata capitale del design ed è tra le città più vivibili d’Europa. Parchi e giardini pubblici occupano un terzo della superficie urbana.

La proposta culturale è ricca e varia, con mostre, incontri, festival, proiezioni di film, eventi. Le strade sono puntellate da edifici Art Nouveau e arricchite da opere di grandi maestri dell’architettura, come Eliel Saarinen, che nella capitale finlandese ha realizzato sette edifici, tra cui il Museo Nazionale e la stazione centrale, o come Alvar Aalto, che di opere ne ha progettate ben otto, dal teatro Finlandia Hall all’Akateeminen Kirjakauppa, la più grande libreria del paese.

Ma Helsinki ha un altro record. È una delle città più sostenibili al mondo, e punta a diventare un esempio per le altre capitali. Da qualche anno la città sta lavorando per diventare "a emissioni zero", con un piano che porterà entro il 2030 a tagliare del 60 per cento le emissioni generate sul territorio e compensare le rimanenti, grazie all’abbassamento dei consumi dei riscaldamenti nelle abitazioni, alla produzione di un sesto dell'elettricità cittadina attraverso l’uso di pannelli fotovoltaici e ai trasporti elettrici.

Ora Helsinki sta facendo un altro passo avanti nella sua rivoluzione verde. E riguarda il turismo. Si chiama Think Sustainably il progetto lanciato dalla città per rendere più semplice l’approccio a una vita verde. Il progetto fornisce gli strumenti per vivere la capitale in modo sostenibile, suggerendo azioni pratiche per sposare la filosofia green del posto. Rispondendo a ogni esigenza che un turista possa avere, il progetto è diviso in macro-aree: ristorazione; trasporti; esperienze; eventi; soggiorno; shopping. E per ciascuna consiglia ristoranti a chilometro zero e bar biologici, o eco-hotel disponibili in città; aiuta a scegliere mezzi di trasporto elettrici, a capire dove trovare un car sharing o un noleggio bici, mappa itinerari a piedi e ciclabili cittadine. Ma aiuta anche a scovare le boutique che usano materiali organici, oppure i negozi di artigianato che usano materiali di riciclo.

Chi fosse interessato a seguire corsi in tema, troverà workshop, seminari e laboratori dedicati per esempio al riciclo creativo. "Tutto nasce dalla preoccupazione dei cittadini per la crisi climatica – spiega Tia Hallanoro, Director of Brand Communications & Digital Development per Helsinki Marketing - oltre due terzi di noi pensano che sia una vera emergenza per il nostro futuro. Abbiamo cercato di dare una risposta a questo clima di allerta, pensando a un progetto che fosse in grado di cambiare il nostro stile di vita e i nostri modelli di consumo. Think Sustainably offre strumenti concreti per vivere verde".

Tra le esperienze a zero emissioni, il consiglio è provare l’Amos Rex Art Museum e partecipare al Flow Festival, evento indie rock immerso nella natura. Va provato il ristorante Loyly, costruito in legno secondo i più avanzati sistemi di bioedilizia, affacciato su una baia, che offre agli ospiti anche una grande sauna all’avanguardia. Vale il viaggio: una gita alla splendida Suomenlinna Sea Fortress, riserva protetta che custodisce un’imponente fortezza marina del XVIII secolo, distribuita su sei isolotti collegati tra loro, immersi nei meravigliosi panorami finlandesi.

Ma le attività sono tante. Per visitare Helsinki seguendo la sua vocazione verde, basta collegarsi al sito dedicato e seguire suggerimenti, indirizzi e indicazioni utili. Con la speranza che altre città seguano il suo buon esempio verde.

Repubblica Viaggi

Liguria 5 tappe culturali

Borgo di Manarola
CHIAVARI, PALAZZO RAVASCHIERI
Il centro storico della città ligure è ricco di edifici storici da scoprire: tra questi Palazzo Ravaschieri era l’antica residenza nobiliare della famiglia da cui discendevano i Papi Innocenzo IV e Adriano V. 

GENOVA, FORTE DIAMANTE
E’ uno dei più caratteristici forti dell’intera cinta muraria difensiva di Genova, adagiato sulla cima del Monte Diamante. Andiamo a scoprirlo. 

DOLCEACQUA
Vero gioiello del Ponente ligure, il pittoresco borgo è ricco di vicoli e rampe che si innalzano verso il castello rendendolo un luogo fiabesco.

CAMOGLI, ABBAZIA DI SAN FRUTTUOSO
Storia, mare e natura si intrecciano in un monastero incastonati tra gli scogli e l’area marina protetta di Portofino regalando scorci idilliaci: è l’Abbazia di San Fruttuoso, tutela del FAI. 

CINQUE TERRE, PORTOVENERE E ISOLE
L’area che comprende Porto Venere, le Cinque Terre e le Isole di Tino, Tinetto e Palmaria fa parte della Lista del Patrimonio Mondiale Unesco dal 1997: scopriamo il perché.
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Cipro, l’Età del Bronzo nella casa di Afrodite

Costa di Cipro

PERCHÉ SE NE PARLA
Cipro, e in particolare la regione attorno a Pafos, vanta una ricchezza storica senza eguali. Abitata sin da tempi molto antichi, è punteggiata di siti archeologici che testimoniano la lontana discendenza e le successive (numerose) civiltà che l'hanno abitata. Recentemente gli studiosi hanno concluso alcuni scavi presso il sito diPrastio-Mesorotsos, un antico insediamento le cui tracce risalgono al periodo calcolitico. Resti di abitazioni, come un focolare ed alcuni piccoli oggetti in pietra, raccontano un importante momento di transizione per gli abitanti, che stavano lentamente cambiando il modo di costruire, forgiare, inventare, affinando tecniche ed estetica. 

PERCHÉ ANDARE
Il sito archeologico si trova nella Valle di Diarizos, a pochi chilometri da Pafos, nell'entroterra. Pafos è una delle località più rinomate di Cipro, famosa sia per la bellezza della sua costa e del suo mare, che per i numerosi siti archeologici che la circondano – tra cui il sito Unesco di Kato Pafos, o la necropoli chiamataTombe dei Re. Ma Pafos è legata anche al mito di Afrodite: dalla spuma del mare che si infrange sullo scoglio a Capo Aspron, a circa 30 chilometri dalla città, sarebbe nata la dea. 

DA NON PERDERE
Oltre alle bellezze ‘classiche’ di Pafos, storiche e naturalistiche, vi consigliamo vivamente di dare uno sguardo all’entroterra e visitare la sopra citata Valle di Diarizos. Si tratta di una pittoresca vallata collinosa nella quale si producono ottimi vini, e che è possibile esplorare in modo ‘slow’ fermandosi a fare degustazioni nelle cantine.

PERCHÉ NON ANDARE
La zona di Pafos è bellissima, ma è anche una delle più turistiche di Cipro. Nella stagione estiva si rischia di trovare un certo affollamento sia sulle spiagge che nei siti archeologici (e sul lungomare cittadino). Per godersela al meglio una visita fuori stagione potrebbe essere più indicata. 

COSA NON COMPRARE
L’artigianato locale è ricco, tra ceramiche e tessuti, ma ‘scivolare’ sui souvenir dozzinali è molto facile quando ci si trova in una zona particolarmente turistica. Se non cercate con attenzione, magari recandovi nell’entroterra, è probabile che porterete a casa oggetti di scarso valore e prodotti in serie. 
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5 trattamenti per prolungare i benefici dell’estate Il mare è un vero toccasana. Ecco le location dove sentirsi ancora in vacanza

1. ADLER SCRUB WATER MASSAGE ALL’ADLER SPA RESORT BALANCE
L’Adler Spa Resort Balance, nel cuore delle Dolomiti, è la meta ideale per regalarsi una pausa dallo stress quotidiano. A rendere la pelle idratata ci pensa, ad esempio, l’Adler Scrub Water Massage, un massaggio esfoliante con sale del mare della Sicilia e olio nutriente. Il tutto viene effettuato mentre ci si rilassa sotto getti d’acqua calda. 

2. SALT, LO SCRUB SALATO DI BORGO EGNAZIA
Unicità e autenticità attendono in quel di Savelletri di Fasano a Borgo Egnazia, meravigliosa location ispirata a un tipico paese pugliese. Una volta messo piede nella sua spa Vair, è possibile sperimentare una serie di trattamenti ispirati alle tradizioni locali che permettono di prendersi cura di sé e celebrare la propria bellezza naturale. Come Salt, lo scrub con sale e olio d’oliva in grado di esaltare la luminosità della pelle. 

3. MASSAGGIO MAR EN CALMA AL FONTSANTA HOTEL
Il Fontsanta Hotel, esclusivo 5 stelle situato nella parte meridionale dell’isola di Maiorca, invita a sperimentare il massaggio rilassante “Mar en calma”, in grado di bilanciare le emozioni e riequilibrare corpo e mente. 

4. PEELING AI SALI DEL MAR MORTO ALL’AMONTI & LUNARIS WELLNESSRESORT
Dopo i bagordi estivi non c’è niente di meglio che un pacchetto wellness per rimodellare la silhouette. A Cadipietra in Valle Aurina, la Spa dell’Amonti & Lunaris Wellnessresort propone trattamenti specifici come il peeling aromatico ai sali effettuato con olio da massaggio aromatico e sali del Mar Morto utile al fine di rinnovare la pelle e stimolare il metabolismo dei tessuti. 

5. STANZA DEL SALE A RIMINI TERME
Benessere sui generis quello offerto da Rimini Terme, moderno centro termale che invita a sperimentare i benefici del clima di mare. Tutti sono i benvenuti nella Stanza del Sale. Qui pareti e pavimentazioni sono completamente rivestite da piastrelle in bianco sale marino. L’aria che si respira, priva di agenti patogeni, migliora lo stato delle mucose dei bronchi etc.
turismo.it

Colcannon, in Irlanda il verde è anche a tavola

Colcannon, irlanda

Patate e cavoli: sono questi i due ingredienti principali di uno dei piatti più tipici della cucina irlandese. Da preparare e da consumare, ovviamente, durante la stagione dei cavoli, da ottobre ad aprile. Un piatto povero, ma davvero molto famoso, con qualche piccola variante gourmet se lo scegliete in qualche ristorante un po' più pretenzioso. Basta che i prodotti siano sempre naturali e mai surgelati, ovviamente.

Il colcannon, che in italiano starebbe per "cavolo bianco", è un piatto tradizionale irlandese a base di purè di patate e cavolo. A cui si aggiungono burro, latte e sale. Ma può contenere anche altri ingredienti, come scalogno, porri, cipolle ed erba cipollina. Spesso servito con prosciutto bollito, pancetta irlandese e carne in scatola, ne esistono molte varianti regionali.

Per quanto riguarda l'etimologia del nome, abbiamo precedentemente usato il condizionale. Questo perché l'origine della parola, effettivamente, non è chiarissima. La sillaba 'col' deriva probabilmente dall'irlandese 'cál', che significa cavolo. La seconda può derivare, invece, da "ceann-fhionn", che significa una testa bianca. Questo uso si trova anche nel nome irlandese di una folaga, un uccello dalla testa bianca noto come "cearc cheannan", o "gallina dalla testa bianca". Il nome potrebbe anche rimandare al piatto gallese del cawl cennin, letteralmente "brodo (di) porri". 

Ad Halloween il piatto diventa, inoltre, tradizionale. Questo, infatti, viene servito con un anello e un ditale nascosto nel piatto. Anche assieme a delle piccole monete. 

Come realizzarne quattro piatti abbondanti? Sbucciare e tagliare a dadini quattro patate, poi metterle a bollire con acqua salata. Sminuzzare 500 grammi di verza e una cipolla bianca, poi lessate anche queste in acqua salata. Asciugate il tutto, mentre accendete il forno e portatelo a 180°. Schiacciare le patate e fate rosolare la cipolla nel burro. Aggiungere poi patate, verza, latte caldo e mescolate a fuoco medio. Versate al composto in una teglia da forno imburrata e infornate a 180° per circa 10 minuti. 
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Gli amanti dei fiori non possono perdere questo strepitoso Castello della Loira



IL CASTELLO DI VILLANDRY

Fra i tanti e bellissimi Castelli della Loira, quello di Villandry situato nell’omonima cittadina di Villandry, è il più visitato. Celebre per la bellezza dei suoi giardini, è una tappa obbligata per gli amanti dei fiori e della natura: con incredibile maestria l’area verde è stata infatti trasformata in un luogo da sogno, unico nel suo genere.

IL CASTELLO

L’edificio consta di tre ali, in parte circondati da un fossato. Sul lato che affaccia sui giardini, si trova un imponente torrione quadrangolare risalente al ‘300, coronato da beccatelli e merli. All’interno del castello è possibile ammirare dipinti risalenti al XVII secolo realizzati da autori di rilievo, sia italiani che spagnoli. Con la sua architettura rinascimentale, questo castello fu costruito nel Indre-et-Loire, nel XVI, ma ha subito continui lavori e modifiche fino al XVIII secolo. E 'stato infatti completato nel Rinascimento, su iniziativa del ministro delle Finanze François 1, Jean le Breton.

I MERAVIGLIOSI GIARDINI

Più che il castello, tuttavia, sono i meravigliosi giardini a conquistare i visitatori. Vera e propria dimostrazione di “Ars Topiaria”, alberi ed arbusti sono potati in maniera geometrica, dando vita ad uno spettacolo incantevole. I giardini di Villandry occupano una superficie di circa 6 ettari, e sono suddivisi su tre livelli e tre aree, tutte con passeggiate e terrazze, collegati tra loro da ampie scalinate. I viali destinati al passeggio sono costeggiati da meravigliosi alberi di tiglio, tracciati in modo tale da non ostruire la vista dall’alto. Nella terrazza centrale si apre il bellissimo giardino ornamentale, composto da un insieme intrecciato di fiori e aiuole potate a forme perfettamente geometriche e divise da siepi di bosso.

Nel settore più basso si trova il potager, l’orto dove vengono coltivate verdure secondo i più antichi riti e tecniche, alcune risalenti addirittura alle comunità monastiche; esteso per oltre un ettaro, lo spazio è suddiviso in nove quadrati uguali per dimensione, ma differenti nelle forme geometriche che disegnano. Al loro interno, i diversi ortaggi creano un bouquet di colori magnifico, che cambia di anno in anno per non impoverire il terreno.
turismo.it