L’ospitalità religiosa per contrastare la pandemia

 di: Francesca Giani

«I dati dell’ospitalità religiosa in Italia fanno riferimento a circa 4.000 strutture che mettono a disposizione 287.000 posti letto per turismo, spiritualità e molte altre tipologie di soggiorno temporaneo. Si tratta in gran parte di case per ferie e religiose, istituti e case di preghiera, ostelli, conventi, monasteri, foresterie e studentati (…). L’introito potenziale annuo (…) è stimato in 1,8 miliardi di euro. L’attuale blocco costa al settore circa 5 milioni di euro al giorno». Queste le parole del documento realizzato dall’ufficio per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della CEI in collaborazione con altri enti cattolici dal titolo #ospitiamoabracciaaperte: Anche la resistenza è vocazione Covid-19, crisi e prospettive dell’ospitalità religiosa.

La pandemia ha colpito gravemente le attività ricettive extralberghiere molto diffuse in ambito ecclesiale. In particolare risultano sofferenti le case per ferie. Normate a partire dal giubileo del 1975, confortate da finanziamenti in occasione del grande giubileo del 2000, erano già in difficoltà economica negli anni precedenti la pandemia, sia a causa dell’ingresso dei B&B sul mercato (con cui condividono buona parte dei clienti), sia a motivo della specializzazione della gestione (norme, incombenze e mercato che necessita sempre di maggiore competenza e specializzazione). Non di rado per un ente ecclesiastico erano già una voce di bilancio in passivo, che nel periodo Covid è diventata perdita insostenibile.

Per le religioni abramitiche l’ospitalità dei fratelli offre alla donna e all’uomo la possibilità di accogliere Dio stesso. Uno dei riferimenti principali è narrato nel primo libro della Bibbia (Gen 18) in cui si racconta dell’incontro tra Abramo e tre angeli alla quercia di Mamre (Fig. 1), evento compreso dai cristiani come l’accoglienza stessa della Trinità.

Gesù conferma ciò dicendo che accogliendo persone bisognose si riceve lui stesso: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,35-43). La Regola di san Benedetto ripete tale concetto: «Tutti gli ospiti che arrivano siano accolti come Cristo, poiché sarà Lui stesso a dire: “sono stato ospite e mi avete accolto”. E a tutti sia reso l’onore dovuto, “soprattutto ai compagni di fede” e ai pellegrini».

È quindi chiara la motivazione che spinge i religiosi nell’impegno per l’ospitalità: servire quella cifra divina condivisibile nella vita degli uomini.

A motivo della pandemia, le case per ferie hanno sospeso la loro attività ricettiva e sono invitate dal già citato documento CEI a vivere una parola che «potrebbe sintetizzare la missione a cui sono chiamate queste realtà oggi: resistenza». Di fronte a questa richiesta mi sembra opportuno riflettere sulle necessità e le opportunità che la pandemia offre al mondo dell’accoglienza religiosa e quale potrebbe essere il modo più evangelico di vivere tale resistenza.

«Le parole ospedale, ospizio hospice un tempo condividevano lo stesso significato di alloggio o ricovero temporaneo per forestieri» (dal blog Terminologia etc.). Sant’Ignazio di Loyola, giunto a Roma nel 1523 per richiedere a papa Adriano V le credenziali per il viaggio a Gerusalemme, abitò presso l’ospedale di San Giacomo degli Spagnoli[5] «poiché, oltre a servire da ospedale per gli infermi della colonia spagnola a Roma, aveva anche 22 camere per i pellegrini spagnoli poveri». Presso l’ospedale degli spagnoli, ma così anche negli altri luoghi di accoglienza dei viandanti, erano ospitati sia i pellegrini sia i malati. La pandemia ha creato nuove necessità abitative che suggeriscono di impiegare gli spazi per i pellegrini a scopo sanitario, come accadeva ai tempi di sant’Ignazio.

È di venerdì 30 ottobre 2020 l’articolo apparso sul Corriere della sera di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini intitolato “Le dieci cose da fare subito” una delle quali è il Covid hotel del quale scrivono: «Se ne parla da mesi, ma ancora è un miraggio la ricerca di hotel o appartamenti per consentire a tante famiglie che non hanno spazi adeguati di isolare i positivi durante il periodo di quarantena. (…) Bisogna siglare i contratti, proprio come si è fatto per sistemare gli sfollati dopo i terremoti».

Oggi in Italia mancano alberghi sanitari, spazi in cui dare ospitalità protetta a persone che hanno bisogni indotti dalla pandemia. Sappiamo bene che una delle poche armi presenti contro il virus è quella del distanziamento: il virus se non incontra altri esseri umani non si propaga. Questo è il motivo per cui chi ne è colpito deve essere isolato e attendere che il virus faccia il suo decorso finché non smette di essere contagioso.

È però difficile isolarsi se la propria abitazione è condivisa con altri e non ha le caratteristiche opportune (bagno esclusivo, numero delle stanze adeguate). E, come sempre, i più poveri sono esposti maggiormente ai rischi, e quindi più colpiti (chi ha la casa condivisa con altri nuclei familiari, chi ha un solo bagno, chi non ha la possibilità di isolarsi).

Abbiamo rilevato tre tipi di esigenze abitative indotte dalla pandemia a cui anche le case per ferie potrebbero dare risposta:

  1. uso abitativo: la pandemia richiede nuove sistemazioni di alloggio per:
  • Personale di supporto medico e paramedico;
  • Militari e altre categorie che alloggiavano in camerate;
  • Persone con difficoltà nei nuclei familiari;
  • Persone senza fissa dimora.
  1. uso quarantena preventiva: Luogo di residenza per persone con la necessità di avere un periodo di isolamento fiduciario;
  • persone che hanno necessità di allontanarsi dalla famiglia nel periodo di quarantena preventiva;
  1. uso quarantena:
  • persone positive al virus Covid-19 e paucisintomatici o asintomatiche;
  • pazienti guariti clinicamente ma non virologicamente;
  • persone sintomatiche in attesa di fare il tampone.

Alcuni religiosi hanno già aderito alle richieste ricevute per trasformare la propria casa per ferie in albergo sanitario. A livello strutturale e normativo non c’è bisogno di alcuna modifica. Alla proprietà è offerto un contratto di locazione onerosa per trasformare temporaneamente l’immobile da casa per ferie in albergo sanitario.

La gestione della struttura solitamente è affidata a terzi. Per garantire l’opportuna sicurezza è necessario che gli ingressi e i percorsi siano totalmente separati da quelli di una comunità limitrofa o da altre opere.

«Secondo papa Francesco “capire che cosa Dio ci stia dicendo in questi tempi di pandemia diventa una sfida anche per la missione della Chiesa”e ha indicato il periodo della pandemia da Covid 19 come un “tempo propizio per trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile, con il realismo che solo il Vangelo può offrirci”».

«Lo sforzo per non disperdere l’eredità di chi ci ha preceduto e ha voluto le attività di ospitalità» richiesto dal documento CEI troverebbe un giusto compimento nel mettere a disposizione di chi è colpito dalla pandemia i beni della Chiesa in sinergia con il sistema sanitario nazionale o con altri enti che si occupano di assistenza.

Ne sono esempio le Suore di nostra signora del cenacolo che hanno locato il centro pellegrini di Roma divenuto temporaneamente struttura per ospitalità protetta per l’accoglienza di pazienti Covid positivi asintomatici, non critici, in via di guarigione (Figura 2).

La Fondazione Summa Humanitate ha ricevuto da parte di un ente del vicariato di Roma la richiesta di trovare in locazione una casa per ferie con 90 camere singole per ospitare dei senza fissa dimora colpiti da Covid-19.

Stiamo cercando di dare una risposta concreta e rapida. Invito chi fosse nella possibilità di accogliere tale richiesta a scrivere a fgiani@fondazionehumanitate.it. Potrebbe essere anche l’occasione per affinare il protocollo di intervento messo a punto dalla fondazione per trasformare una casa per ferie in albergo sanitario. Alla stessa email si potranno inviare le segnalazioni delle case per ferie già divenute temporaneamente alberghi sanitari, così da stilare un’anagrafe delle stesse che sarà condivisa con Caritas italiana.

I santi che sono all’origine degli istituti religiosi hanno risposto con generosità ai segni del tempo in cui hanno vissuto (ricordo san Luigi Gonzaga che, assistendo un malato di peste, fu poi vittima di quella malattia). Perché non offrire (a pagamento) le proprie strutture per accogliere gli appestati di oggi?

Settimana News

Covid: Perù, dopo 8 mesi di stop riapre il Machu Picchu

 

 Dopo 8 mesi di chiusura forzata a causa della pandemia, riapre le sue porte la fortezza inca di Machu Picchu che sorge sulle Ande, il gioiello più prezioso dei siti turistici peruviani. Per motivi di sicurezza potranno accedere al sito solamente 675 al giorno, appena il 30% del numero di visitatori del pre-pandemia.
    "Aprire Machu Picchu al mondo mostra che "noi peruviani siamo resilienti", ha dichiarato il ministro del commercio estero e del turismo Rocio Barrios.
    La chiusura del sito turistico è stato un duro colpo per le decine di migliaia di persone che si guadagnano da vivere con l'industria del turismo locale. (ANSA).

Due Stati un obiettivo: primo incontro bilaterale sul turismo Italia (Enit) e San Marino



Primo incontro bilaterale Italia San Marino sul Turismo. In videoconferenza il Segretario Pedini Amati ed il ministro Franceschini. Sul tavolo la volontà di rilanciare con reciproco vantaggio le relazioni esistenti e di riattivare l'accordo sulla cooperazione Italia San Marino

Da grande vittima del Covid a strumento di ripresa post pandemica. Le gigantesche conseguenze sul turismo dei mesi del lockdown e l'incertezza attuale rimangono sullo sfondo della incontro, in video conferenza. Condivisa dal Segretario Federico Pedini Amati e dal Ministro Dario Franceschini la volontà di promuovere e favorire iniziative comuni, sostenendo interventi normativi funzionali allo sviluppo di progetti coerenti con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 ed auspicando un rilancio del turismo come strumento per la ripresa pandemica da Covid 19. 

Sul tavolo la volontà di rilanciare le relazioni turistiche bilaterali già esistenti dando piena attuazione a quanto contemplato nell'Accordo sulla cooperazione in campo turistico tra Italia e San Marino del 2004, riattivando i lavori della commissione mista prevista da quell'accordo “Abbiamo molto tempo da recuperare” ha scherzato il ministro Franceschini, che nel corso dell'incontro ha parlato della necessità per l'Italia di decongestionare i grandi poli attrattivi come Venezia e Roma per favorire la crescita in tutto l territorio nazionale “siamo un paese di borghi splendidi, io credo che riattivare questo accordo con San Marino significhi lavorare in questa direzione e favorire un turismo colto e con capacità di spesa” Nell’incontro, che si è concluso con la firma della dichiarazione congiunta si è parlato anche della ridefinizione e dell’adeguamento dell’accordo tecnico di collaborazione tra Ufficio del Turismo di San Marino e Agenzia Nazionale per il Turismo (ENIT), del progetto del Tavolo Turistico Territoriale (TTT) ideato dalla Segreteria di Stato per il Turismo, di contesti internazionali e di scambio di informazioni per lo sviluppo di politiche comuni a sostegno del settore dei tour-operator e del comparto alberghiero. Il primo incontro del tavolo misto, di cui faranno parte anche l'assessore regionale dell'Emilia Romagna Andrea Corsini e, per la Regione Marche, il sindaco di Montegrimano Terme Elia Rossi, è previsto per il 9 novembre.

Enit Turismo, trenta perle italiane per esorcizzare il Covid

 

ROMA (ITALPRESS) – Un viaggio virtuale alla scoperta delle meraviglie della Penisola. Lo propone il progetto “Ti Amo Italia”, un tour in 30 delle nostre più belle località che trovano posto su altrettanti barattoli di Nutella in edizione limitata, pensati per l’occasione da Enit e Ferrero. Dai borghi alle montagne, dalle isole alle città, dalle acque cristalline dei nostri mari ai paesi più colorati: ogni vasetto è uno scorcio prezioso.

Fra le trenta località anche i colli di San Severino Marche, e Civita di Bagnoregio, nel Lazio.

“Apprezzo e ringrazio la famiglia Ferrero ed Enit – sottolinea Luca Profili, sindaco di Bagnoregio – per aver pensato a questa campagna. L’ho definita – prosegue – la campagna promozionale, almeno per noi, più importante da quando sono amministratore di questo luogo, prima da vicesindaco e poi da sindaco. È stata una piacevole sorpresa: mi arrivano continuamente foto di nostri cittadini in giro per l’Italia che si recano al supermercato e vedono il proprio paese tra gli scaffali. Credo che questo sia molto bello e importante”.

Inquadrando il QR code su ogni vasetto sarà possibile vivere un’esperienza immersiva di virtual reality. I contenuti saranno fruibili all’interno di una piattaforma digitale, dove si potrà anche mettere alla prova le proprie conoscenze legate al territorio, alla storia, alla cultura e godere di videoricette legate alla tradizione culinaria del paese.

“Una iniziativa che ci vede favorevolmente colpiti – spiega Domenico Bennardi, sindaco di Matera – perché davvero si può unire la bellezza paesaggistica, il bello naturalistico, storico e artistico con il gusto e con la dolcezza. Questa sinergia, bellezza-gastronomia, è assolutamente da sposare”.


Arte e tradizioni in Val del Biòis. Escursioni nei boschi tra chiese, musei e dipinti votivi

 

 La Val del Biòis, nel cuore delle Dolomiti bellunesi, è un paradiso naturale da scoprire con passeggiate panoramiche e percorsi in quota adatti a tutti gli escursionisti. La valle, una delle più autentiche delle Dolomiti, si estende per una ventina di chilometri da passo san Pellegrino a Cencenighe Agordino ed è circondata dalle cime più famose ed emozionanti dell'arco dolomitico veneto: Marmolada, Civetta, le Pale di san Martino. Immersi in una natura straordinaria i suoi tanti borghi sono ricchi di tradizioni legate al territorio e di tesori artistici che impreziosiscono la scoperta. Canale d'Agordo, Cencenighe, Falcade e Vallada Agordina sono le località più famose, perfette basi di partenza per fare escursioni nella natura e lungo itinerari tematici; tra questi il più interessante è La valle coi Santi alle finestre, che permette di scoprire i dipinti votivi che adornano le facciate delle case tradizionali, i tabià. Le opere d'arte popolare nascono dall'antica usanza degli abitanti della Valle di manifestare la propria fede e devozione attraverso la rappresentazione pittorica dei santi sui muri delle proprie abitazioni, o la costruzione di capitelli votivi dedicati ai santi benefattori e collocati lungo le strade. Le opere risalgono a un periodo che va dalla metà del XVII secolo alla metà del 1800 ed erano commissionate dalle famiglie per chiedere protezione da malattie o pestilenze, per preservare la casa da danneggiamenti e calamità oppure come ringraziamento per le grazie ricevute. I dipinti votivi, tutti perfettamente restaurati, fanno parte del ricco patrimonio storico, artistico e culturale della valle bellunese; si trovano ovunque ma meritano di essere scoperti soprattutto quelli nel territorio di Canale d'Agordo dove sono presenti 31 dipinti murali, alcuni riuniti in un unico edificio del 1640, la Casa delle Regole. Nei dintorni sono presenti altri 13 affreschi distribuiti tra le località di Feder, Fregona, Carfon, Gares e Colcergnan. A Vallada Agordina, invece, sono presenti 15 dipinti murali, a cui vanno aggiunti quelli della chiesa di san Simon, un antichissimo edificio religioso dedicato a san Simone e Giuda Taddeo, oggi monumento nazionale grazie a un ciclo di affreschi cinquecenteschi di Paris Bordone, allievo del Giorgione. Altri dipinti murali sono presenti nelle frazioni di Andrich, Mas, Sachet e Celat.
    A Falcade, inoltre, è presente il museo Augusto Murer, dedicato al rinomato scultore bellunese: è un interessante percorso artistico che comincia già dal giardino del museo con una trentina di opere in bronzo realizzate da Murer a partire dagli anni Cinquanta. All'interno, su due piani, si possono ammirare più di cento sculture lignee e in bronzo nonché monumenti, opere sacre, disegni, quadri ad olio e opere grafiche. Il museo, realizzato dopo la morte dell'artista nel 1985, prende il posto dello studio costruito in mezzo ai boschi delle montagne Agordine; disegnato dall'architetto Giuseppe Davanzo nel 1972, la struttura museale ospita anche mostre di artisti contemporanei.
    Sempre a Falcade è possibile percorrere un altro itinerario tematico: è la Via dedicata all'ufficiale inglese Bill Tilman, 200 chilometri che raccontano la tragedia dei conflitti mondiali e che uniscono le Dolomiti alle Prealpi attraverso paesaggi mozzafiato. A Cencenighe, invece, si può seguire l'itinerario "El Troi de le Ial", dove gli antichi "iàl" erano grandi spazi ricavati nel bosco usati per le carbonaie.
    Infine, nella Val di Zoldo, adiacente valle bellunese, c'è un'altra tappa artistica molto interessante: la chiesa di san Floriano di Pieve con l'Altare delle Anime, realizzato nel XVII secolo da Andrea Brustolon, il grande scultore bellunese noto come "il Michelangelo della scultura in legno" per la sua capacità di donare alle figure la vitalità dei bronzi ellenici.
    Tipico esempio del gusto barocco dell'artista con un risultato maestoso e scenografico, l'Altare delle Anime rappresenta il trionfo della morte, della sofferenza e del dolore che vengono rappresentati dall'artista con sculture dinamiche e dettagliate.
    Al posto delle classiche colonne si trovano due telamoni - sculture con figure maschili - alti 128 centimetri, affiancati da scheletri e ossa che annunciano la morte incombente, mentre in alto la figura di Maria sorregge il Cristo morente. La pala, eseguita da Agostino Ridolfi, illustra l'Annunciazione e san Michele Arcangelo con le anime oranti nel purgatorio.
    La Val di Zoldo, conosciuta anche come il "respiro delle Dolomiti", offre escursioni e passeggiate tra le montagne di Pelmo e Civetta tra boschi fiabeschi e antiche tradizioni. Qui, infatti, lungo le vie del ferro abitavano i "ciodarot": nella metà del '500 il borgo di Zoldo contava 1700 abitanti e ben tre altoforni per la fusione del ferro, una decina di forni per la produzione di acciaio e un numero imprecisato di fusinèle, le fucine che sfruttavano la corrente del torrente Maè e che fabbricavano più di 400 tonnellate di chiodi e attrezzi di lavoro all'anno. La Valle, infatti, riforniva la Serenissima di chiodi di ogni forma e dimensione, che ancora oggi si possono ammirare nel museo del ferro e del chiodo a Forno di Zoldo; la visita è un modo per capire come vivevano e lavoravano i valligiani ma anche per scoprire storie e tradizioni del territorio bellunese.
    Per maggiori informazioni: www.infodolomiti.it (ANSA).

Autunno d'arte a Vienna. Mostre, rassegne e novità nei musei della capitale austriaca

 

Vienna punta tutto sull'arte e sulla cultura, riaprendo musei e prolungando mostre e manifestazioni. Dopo la chiusura per l'emergenza sanitaria le sedi museali della capitale si sono organizzati con visite sicure e iniziative interessanti supportate dalla tecnologia, mentre le esposizioni più importanti sono slittate verso la primavera del 2021.
    Riapre con più aree espositive e tante novità il museo di Sigmund Freud (freud-museum.at); la culla della psicoanalisi, in Berggasse 19, dove Sigmund Freud visse e esercitò per quasi mezzo secolo, si presenta oggi con sale più grandi, un negozio, un caffè e la più vasta biblioteca di volumi sulla psicoanalisi in Europa. Per la riapertura sono in programma tre mostre permanenti, una presentazione di opere d'arte e una rassegna straordinaria che permettono di conoscere meglio il patrimonio culturale freudiano. Tutte le esposizioni sono focalizzate sulla vita e sul lavoro di Freud, sull'evoluzione, la teoria e l'applicazione della psicoanalisi e sulla sua importanza per la società e nell'arte Sono state prorogate anche le date per la celebrazione del 250esimo anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven: fino al 10 gennaio 2021 il Salone di gala dell'Österreichische Nationalbibliothek (onb.ac.at), la biblioteca nazionale austriaca, ospita l'evento "Beethoven. Mondo umano e scintilla divina" con l'esposizione di spartiti autografi dei suoi capolavori, 130 lettere originali, pagine tratte dalla Nona Sinfonia e il documento autografo del suo unico concerto per violino (op. 61). La casa-museo di Mozart (mozarthausvienna.at), a Domgasse 5, dove Mozart e Hayden suonavano insieme,fino al 30 gennaio 2022 ospita la mostra "La triade del Classicismo viennese: Haydn-Mozart-Beethoven. Analogie, Parallelismi e Contrasti". E' una rassegna dedicata ai tre giganti della musica classica, alla loro amicizia e all'influenza sull'epoca in cui vissero. Il Kunsthistorisches Museum (khm.at) ospita fino al 24 gennaio 2021 la mostra "Beethoven muove" che omaggia l'artista con disegni, dipinti, sculture, video e performance, mentre il Leopold Museum (leopoldmuseum.org) celebra l'anno di Beethoven con una mostra unica che aprirà il 27 novembre e resterà aperta fino al 4 aprile 2021: "Ispirazione Beethoven. Una sinfonia in immagini. Vienna 1900". E' un'esposizione che fa luce sull'ammirazione che nutrivano per la musica di Beethoven gli artisti della Secessione viennese della fin de siècle, in particolare di Josef Maria Auchentaller, esponente viennese dello stile Liberty e collega di Klimt, che ispirato alla Sesta Sinfonia di Beethoven, detta "Pastorale", realizzò un monumentale ciclo pittorico per la sala della musica del gioielliere Scheid.
    Sempre nel vivace quartiere dei musei il Mumok, il museo d'arte moderna fondazione Ludwig Vienna (mumok.at), ospita fino al 31 gennaio 2021 due mostre: "Andy Warhol Exhibits a glittering alternative", dedicata al celebre pittore pop americano con opere raramente esposte al pubblico, e "Defrosting the Icebox", progetto pioneristico del pittore con opere che rompevano gli standard dei musei tradizionali.
    Tante sono le mostre d'arte contemporanea che si possono visitare in città; tra queste fino al 14 febbraio 2021 nel museo Bank Austria Kunstforum Wien (kunstforumwien.at) si può ammirare l'esposizione "Gerhard Richter: paesaggio", una grande retrospettiva del pittore espressionista. Fino al 13 aprile al Weltmuseum Wien (weltmuseumwien.at), uno dei più importanti musei di etnografia al mondo, c'è la mostra "Gli Aztechi" che fa luce sulla leggendaria produzione artistica e culturale dell'antica popolazione messicana. La sede museale di Heldenplatz è stata completamente ristrutturata con 14 sale espositive e ricche collezioni da tutto il mondo.
    Ma il vero fiore all'occhiello di Vienna è l'apertura dell'Albertina Modern (albertina.at/albertina-modern), il nuovo museo per l'arte moderna e contemporanea: allestito come dependance del celebre museo Albertina, ospita su 2.500 metri quadrati la più importante collezione d'arte austriaca dopo il 1945. Fino al 15 novembre si può ammirare la mostra "Van Gogh, Cezanne, Matisse. La collezione Hahnloser"; dal 2 dicembre al 5 aprile 2021 si potrà vedere la mostra "Now: The Essl Collection", una panoramica della Collezione Essl con 150 capolavori degli artisti più noti dal 1960 a oggi con dipinti, sculture, oggetti, installazioni e video. Nel nuovissimo museo c'è un ritrovo per chi ama l'arte, il Ludwig & Adele Café mit Garten, che offre anche ottimi brunch nel weekend. Infine per il 150esimo anno della sua fondazione il MAK (mak.at), il museo e spazio di sperimentazione per le arti applicate, propone dal 10 dicembre al 18 aprile 2021 la mostra "Josef Hoffmann. Progresso attraverso la bellezza", una presentazione dell'architetto, designer, insegnante e curatore Josef Hoffmann, figura importante del Modernismo viennese e del movimento internazionale "Lebensreform". La mostra propone uno spaccato del rivoluzionario operato di Hoffmann nell'ambito del design, nonché i suoi maggiori progetti architettonici, tra cui il Palais Stoclet a Bruxelles o il Sanatorio Purkersdorf.
    Per maggiori informazioni: vienna.info (ANSA).

Lisbona, tra barocco e azulejo (da casa) 5 tour virtuali d'arte e scienza nei musei capitale lusitana

 

Perdersi tra i corridoi più lunghi d'Europa, scoprire una collezione unica di carrozze o imparare tutti i segreti dell'azulejo. Se Lisbona, la città della luce, del Fado e delle salite ripidissime, oggi sembra un po' più lontana (nonostante le sole due ore di aereo per arrivare), anche in tempo di pandemia è possibile tuffarsi nelle meraviglie d'arte, storia e scienza, restando comodamente a casa. Grazie ai tour virtuali e immersivi, offerti gratuitamente dai principali musei e attrazioni della capitale lusitana. Eccone cinque da non perdere.
    Palazzo Nazionale di Mafra - Un autentico gioiello barocco Il viaggio alla scoperta della capitale del Portogallo inizia con una visita a 360 gradi del Palazzo Nazionale di Mafra, dichiarato Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco nel 2019. Venne costruito da Dom João V, il "Re Sole" portoghese, dopo un voto fatto nel 1711: se la moglie Maria Anna d'Austria gli avesse donato un erede entro l'anno avrebbe innalzato un convento. Così fu e oggi l'edificio domina la città con il suo Palazzo Reale, la Basilica, il convento e il parco. I due torrioni del Palazzo, uno assegnato al Re e uno per la Regina, sono collegati da una galleria di 232 metri: il più lungo corridoio di Palazzo in Europa. L'edificio ospitò anche un convento francescano e nel virtual tour oggi è possibile ammirare la Chiesa; il Piano terra con il chiostro, il primo piano con le salette dell'ex convento, le celle dei frati e la cucina; e il secondo piano e la biblioteca, tra le più belle al mondo con 36.000 antichi volumi.
    Virtual Tour - https://artsandculture.google.com/partner/mafra-national-palace Museo Calouste Gulbenkian - Il più grande centro culturale di Lisbona La fondazione creata dall'umanista Calouste Gulbenkian raccoglie opere dall'antichità agli inizi del XX secolo, oltre a una splendida biblioteca e piacevolissimi giardini. Due i tour virtuali disponibili, molto curati nei dettagli: la Founder's Collection, con gli oggetti della collezione privata di Gulbenkian, dall'arte egizia e greco-romana a grandi maestri come Rubens, Rembrandt, Turner, Degas e il più grande set di gioielli di René Lalique; e la Modern Collection che con i suoi diecimila lavori è considerata la più completa rassegna di arte portoghese moderna e contemporanea. Virtual Tour -- https://gulbenkian.pt/museu/en/collections/virtual-tour/ Museo Nazionale delle Carrozze - Il più visitato di tutto il Portogallo Inaugurato nel 1905 dalla Regina Dona Amélia of Orleães e Bragança, moglie del Re D. Carlos, nell'antico maneggio del Palazzo di Belém, custodisce il patrimonio unico di vetture appartenenti alla Casa Reale, tra carrozze, berline, lettighe e vetture dal XVII al XIX secolo. Il 23 maggio 2015, in occasione dei centodieci anni dalla fondazione, la maggior parte della collezione è stata trasferita in un nuovo edificio firmato dall'architetto brasiliano Paulo Mendes da Rocha. Virtual Tour - https://my.matterport.com/show/?m=crADZwGeEXF Museo Nazionale di Storia Naturale e della Scienza - Un classico nel cuore della città Nato dal Museo Reale di Storia Naturale, ha ospitato dal XVII secolo diversi istituti, collabora tutt'ora con molte università ed è indubbiamente uno dei posti più emblematici di Lisbona. Il tour virtuale porta alla scoperta dei suoi due piani, dall'atrio al giardino botanico e poi l'anfiteatro storico, il laboratorio chimico, l'osservatorio astronomico e antico maneggio. Virtual Tour - https://museus.ulisboa.pt/pt-pt/visita-virtual Museo Nazionale dell'Azulejo - Un must per "capire" Lisbona È tra i luoghi più iconici di tutto il Paese, non solo per la particolarità della sua collezione di azulejo, le tipiche maioliche che letteralmente ricoprono ogni palazzo, edificio, caffe' del centro storico della città. Ma anche per il luogo che lo ospita: l'antico Convento della Madre de Deus, fondato nel 1509 dalla Regina Dona Leonor. In attesa di perdersi nel saliscendi delle stradine di Lisbona, qui si può sognare in un coloratissimo viaggio attraverso la storia dell'azulejo dal XV secolo ad oggi. E ammirare la chiesa della Madre de Deus, tra i maggiori esempi del barocco portoghese, riccamente decorata con intagli dorati, pitture e, neanche a dirlo, bellissime azulejos.
    Virtual Tour - https://artsandculture.google.com/partner/national-azulejo-museu m (ANSA).

Pasolini, 45 anni da morte, omaggi dal cinema a teatro e una dedica

Quarantacinque anni fa moriva Pier Paolo Pasolini: omaggio dal luogo della residenza pasoliniana la Torre di Chia (Viterbo)

Pasolini pirata romantico e profeta incompreso. Ricordo del poeta a quarant'anni dalla morte.....
Omaggio nel quarantesimo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini di Giuseppe Serrone, scrittore, teologo e giornalista free lance dal titolo "E la luna t'accompagna": 
"Una strada: le radici che non avevano alberi sono le vere strade di un bosco. La luna dava spazio a una stella e il vento, respirando tra le foglie l'accarezzava e formava un triangolo senza base aperto verso l'infinito e la luna ti accompagna. Pietre e pietre: il tempo rovina le cose e il rumore dell'acqua riporta la melodia delle cose e il passo d'un uomo solo, sfiora la strada di radici. 
Pier Paolo come il candore di una foglia la tua penna scrive e il tuo occhio immagina scene di storie passate, tra rami e rami secchi, tra felci e querce, le fessure dei muri, le buche di un masso, trapassi irrequieti di ore proibite! 
Che cosa è il bene o il male? Forse la strada di un poeta o un artista o un regista si perde tra sogni e profeti di un tocco di blu! 
T'accompagna la luna, Pier Paolo, e come la stella ricevi la luce da storie mai scritte o frasi non dette racchiuse tra un ago e la freccia veloce, la mano d'un re, tradito e rinato." (di Giuseppe Serrone) 

Pier Paolo Pasolini

 Chia, mentre gira le prime sequenze del Vangelo Secondo Matteo, Pasolini visita un fortilizio medioevale abbandonato. Se ne innamora. È la primavera del 1964. Nel 1966 scrive che vorrebbe andare a vivere dentro quella Torre che non può comprare, "nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri". Al Poeta sembra che in quel luogo incantato la natura abbia giocato a fare il verso all’arte, illusa innocenza d’un cosmo perfetto e gioioso. L’acquisto del diruto immobile si realizza nell’autunno 1970. Pasolini vi soggiornerà spesso negli ultimi anni di vita. Spedirà da lì non poche delle sue Lettere Luterane: l’estrema denuncia dell’apocalisse antropologica (le aberranti derive culturali indotte dal potere neocapitalista sul tessuto più intimo della vita nazionale, sul millenario patrimonio artistico, sul paesaggio agrario e sulla forma delle città). Intimamente connessa e necessaria a questo tema sarà l’appassionata, profetica invocazione del Processo alla corrotta casta democristiana, colpevole d’un "errore di interpretazione politica che ha avuto conseguenze disastrose nella vita del nostro paese". 
Nella vita di ogni artista c'è un luogo dell'anima, un centro geografico tangibile dove l'ispirazione fluisce libera, aprendo la strada alla creatività. Per Pier Paolo Pasolini - scrittore, regista, poeta - questo luogo è stato Chia, un grumo di case così piccolo che per rintracciarlo su una carta stradale occorre una lente d'ingrandimento, ammesso che poi ci si riesca davvero, a trovarlo, perché non è cosa facile: bisogna guardare nella provincia di Viterbo, laddove già questa declina verso l'Umbria, e seguire idealmente la Statale 675 che da Orte va verso Vitorchiano. 
«A Chia, Pasolini ha lasciato un ottimo ricordo. Si recava spesso nelle case della gente, si intratteneva con loro, era gentile e disponibile. Fece molto per il paese, creò una squadra di calcio per i più giovani, istituì un premio per chi lo abbelliva...». A raccontare lo scrittore-regista nei suoi aspetti quotidiani, magari minimi, ma proprio per questo più veri è Giuseppe Serrone. 
Lui non ha mai incontrato di persona Pasolini, ma la passione per questo luogo, che pare attrarre personaggi al di fuori degli schemi, li unisce al di là del tempo e dello spazio: «Quando arrivai a Chia sapevo ben poco di Pier Paolo... In realtà l'ho scoperto grazie ai racconti della gente, che tratteggiavano una personalità affabile e gentile, che mi ha subito incuriosito». 

fonte: 9 giugno 2005 - di Marco Scataglini - larepubblica.it 


 

Sono passati 45 anni da quel 2 novembre 1975, nel quale all'idroscalo di Ostia, è stato ucciso Pier Paolo Pasolini. Fra le iniziative per rendere omaggio al poeta e regista c'è il debutto del documentario: In un futuro aprile - Il giovane Pasolini di Francesco Costabile e Federico Savonitto, distribuito online dalla Tucker Film puntando sul circuito digitale dei cinema italiani di qualità.

    www.iorestoinsala.it, che lo renderà disponibile nelle programmazioni virtuali di 50 sale italiane.
    L'appuntamento è fissato per lunedì 2 novembre e la visione sarà introdotta, alle 20.30, dai due registi, collegati in live streaming via Zoom e intervistati dal critico Federico Pontiggia. Il film non fiction racconta Pasolini e la sua giovinezza friulana. Assieme a Costabile e Savonitto, la ripercorre il cugino del poeta, Nico Naldini, qui nella sua ultima intervista, nella quale ricorda come "l'arrivo dei Pasolini a Casarsa all'inizio dell'estate, dopo un soggiorno al mare, era per me il momento più felice dell'anno". Per l'anniversario, inoltre sulla piattaforma Chili Tv dal 2 novembre sarà disponibile "Pasolini prossimo nostro", documentario diretto da Giuseppe Bertolucci (2006) che racchiude la lunga intervista del giornalista tedesco Gideon Bachmann con Pasolini, il cast e la troupe di "Salò o le 120 giornate di Sodoma", sul set del film. "Il documentario (che ha debuttato nel 2006 alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia in Orizzonti Doc) - spiega il produttore Angelo Draicchio - ha la valenza di un definitivo testamento intellettuale" Infine, tra le altre iniziative, quella del che il 2 di novembre alle 18 proporrà in live streaming dal palcoscenico del teatro a platea vuota la lezione-concerto con e l'enfant prodige del violino, Clarissa Bevilacqua e il musicologo Roberto Calabretto. Insieme celebreranno la passione del cineasta per Johann Sebastian Bach con l'esecuzione della Suite BWV 1001 per violino solo, in un evento realizzato in collaborazione con il Centro Studi Pasolini di Casarsa. (ANSA).
   

Terra Santa: per il Covid-19, azzerati i pellegrinaggi, in ginocchio l’economia

 Per la prima volta in 1600 anni non vi sono pellegrini, le perdite hanno toccato la quota complessiva di 320 milioni. L’indotto legato al settore permette il sostentamento di 10.300 famiglie. Per gli esperti una situazione peggiore dei tempi dell’intifada. Serve un piano complessivo per il dopo crisi che coinvolga anche le diocesi nel mondo.

Gerusalemme (AsiaNews) - La pandemia di nuovo coronavirus ha inferto un colpo durissimo ai pellegrinaggi in Terra Santa, che per i cristiani palestinesi rappresentano una delle principali fonti di reddito e che per quest’anno sono di fatto azzerate. Come titola il quotidiano israeliano Haaretz “per la prima volta in 1600 anni non ci sono pellegrini” e, dopo l’annata record per visite e guadagni registrata nel 2019, “il flusso delle visite si è interrotto” per l’emergenza Covid-19 e “la vendita dei souvenir online non può a colmare il vuoto”.  

In Terra Santa turismo e pellegrinaggi sono fermi da marzo e, a fine agosto, le perdite nel comparto hanno toccato quota 320 milioni di dollari che rappresenta il salario complessivo di tutti gli occupanti del settore. Una crisi durissima che ha colpito non solo gli operatori storici, ma anche quanti nell’ultimo periodo hanno voluto investire in un settore in forte crescita, con numeri, attività e forza lavoro in decisa espansione.

Alcune attività medio-piccole o privati hanno investito in negozi di souvenir per pellegrini, di produzione locale o importanti. Altri hanno ancora hanno comprato merce a credito o adibito parte delle loro case a camere per gli ospiti, Bed&breakfast improvvisati, piccoli alloggi indebitandosi - anche molto - per i lavori di ristrutturazione. Del resto i pellegrinaggi sono essenziali per sostenere la presenza cristiana in Palestina ed è necessario che riprendano non appena la situazione sanitaria globale lo consentirà.

Come emerge dai dati forniti da terrasanta.net sono le cifre a testimoniare la portata della crisi innescata dalla pandemia di nuovo coronavirus e la catastrofe economica determinata nel settore dei pellegrinaggi religiosi. Le entrate per servizi turistici in Palestina costituiscono infatti il 40% circa dei bonifici bancari provenienti dall’estero. Inoltre, il comparto produce un fatturato di circa un miliardo di dollari e garantisce lavoro a 32mila palestinesi: servizi di trasporto, ospitalità, ristorazione e guida turistica sono fonte di sostentamento per 10.300 famiglie.

Nel 2019, anno record per il turismo religioso in Terra Santa, più di tre milioni e mezzo di turisti hanno visitato la Palestina e gli alberghi hanno raggiunto un tasso di occupazione delle camere del 70%, incoraggiando nuovi investimenti e una crescita di 155mila nuove camere rispetto al 2018. Il crollo delle presenze dovuto alla pandemia di nuovo coronavirus ha determinato perdite dirette per 145 milioni di dollari nel settore alberghiero e 7,5 milioni nella ristorazione. A questi si aggiungono 85 milioni di debiti per i titolari di bus turistici e una perdita complessiva per il comparto superiore ai 320 milioni di dollari.

Tony Khashram, direttore generale di Aeolus Tours e della Holy Land Incoming Tour Operators Association (Hlitoa), sottolinea che la situazione è ancora peggiore dei tempi dell’intifada perché allora “i pellegrinaggi non si sono mai arrestati del tutto”. Nel 2000 vi fu un crollo del 90%, ma nei mesi successivi i viaggi sono ripresi e gli operatori del settore sono riusciti a rintuzzare gli effetti della crisi. “Con la presente pandemia - afferma - si è assistito a un crollo totale da un giorno all’altro e non si vede all’orizzonte alcuna ripresa”. Per il futuro egli auspica “un piano marketing complessivo per il dopo-crisi” che coinvolga anche il governo palestinese, col sostegno della Chiesa mondiale, delle singole diocesi e del papa che potrebbe lanciare un appello a visitare la Terra Santa



#Enit Turismo, il covid ci fa riscoprire l’Italia

Un viaggio virtuale in Italia, un progetto per riscoprire il tanto di straordinario che c’è nell’ordinario dei nostri borghi, delle nostre montagne, nelle isole, nelle città e nei paesi colorati. Lo propone l’Enit - l’Agenzia nazionale del Turismo - che insieme a Ferrero ha ideato "Ti Amo Italia" il tour virtuale nelle bellezze della Penisola viste da un barattolo di Nutella. Un invito a ricordare quanta meraviglia ci circonda. abr/mrv/red