Commuove e fa riflettere il regista Andrea Segre che domani sera alle Giornate degli Autori inaugura lo spazio "Notti Veneziane" della 78ma Mostra del Cinema (che si apre domani alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella) con un film che è un gioiellino. È Welcome Venice (dal 9 settembre al cinema distribuito da Lucky Red) e vede al centro i due eredi di una famiglia di pescatori della Giudecca, isola di Venezia dalla vocazione popolare. Da applauso i due protagonisti, Paolo Pierobon (il rude Pietro) e Andrea Pennacchi (l’ingenuo arrivista Alvise), due fratelli che incarnano le due anime di una città che ha perso le sue radici. Pietro, ancorato alla tradizione, vuol continuare a pescare "moeche", i rari granchi della laguna, Alvise invece vuol trasferirsi a Mestre per affittare la loro casa alla Giudecca ai turisti per entrare nell'élite immobiliare che governa la città. Accanto a loro, divisi tra il difendere l'anima autentica della città e della sua gente, a costo di rimetterci, e il richiamo del denaro "facile" che porta allo snaturamento di un luogo, anche gli altri familiari interpretati da un grande cast, Ottavia Piccolo, Roberto Citran e Sara Lazzaro.
Il film è nato durante la pandemia, che resta sullo fondo. «E’ un momento in cui ci si chiede se ripartire o meno col turismo – spiega Andrea Segre –. Tutto questo però ha una conseguenza sulle famiglie, sulle case, sull’abitare. Durante la pandemia è stato panico in questa città. Le famiglie si fanno delle domande su come poter vivere». Nel film si mostrano anche le conseguenze dello snaturamento dell’anima di una città, che non sempre porta vero benessere. Andrea Segre, col suo sguardo documentaristico, fa di Venezia un paradigma della situazione italiana: «E’ quello che ho tentato di fare con questa trilogia composta da Pianeta in Mare, Molecole e Welcome Venice. Raccontare un luogo che conosco con la convinzione che abbia potenze suggestive, etiche e estetiche che aiutano a raccontare le tensioni dell’oggi. In Pianeta in mare il destino di una zona industriale come quella di Marghera racconta il rapporto tra il lavoro e la globalizzazione oggi; Molecole era su Venezia e le acque, la tensione del Mose, l’acqua alta, l’innalzamento dei mari, quella è la tensione tra la fragilità e la bellezza della vita; quest’ultima parte è il rapporto tra l’abitare quella bellezza e vendere quella bellezza. E giusto tutelare quelle bellezze – conclude –, ma poi diventano dei musei e si svuotano di vita vera».
Paolo Pierobon, grande attore diviso fra teatro, cinema e tv, è alla Mostra del cinema con ben tre film, fra cui Qui rido io di Mario Martone dove interpreta Gabriele D’Annunzio e I nostri fantasmi di Alessandro Capitani dove sarà un marito violento. In Welcome Venice l’attore di Castelfranco Veneto incarna nel suo pescatore con piccoli precedenti penali, ma duro e puro nella volontà di essere libero da gretti interessi con un lavoro che lo riscatta, l’anima di una Venezia (e di un’Italia) che non vuole mollare. Mentre suo fratello si lascia lusingare da facili promesse che portano anche guai e delusioni. «Ci sono due modi diversi di vedere le cose – ci spiega Pierobon –. Questo pescatore, con una bella dose di inconsapevolezza, sta combattendo contro quello che sta diventando la città, che non è più una città ma la rappresentazione di se stessa . Tutti scappano, tutti affittano e vanno a Mestre. Va bene, occorre lavorare, ma se resta solo quello, se anche l’ultima casa, l’ultimo baracchino o caffé diventa un bed and breakfast standardizzato poi si stanca anche il turista perché non viene più a vedere niente di vero. Il tema della "gentrification" riguarda tante città, non solo italiane. Il Covid ha messo a nudo tutto ciò. Come dice il mio personaggio "i turisti non ci sono più, ma i granchi ci saranno sempre"».
da Avvenire
(segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci - Turismo Culturale)