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Al via la 44 esima edizione di ViniMilo, per 15 giorni masterclass e degustazioni


Al via, con una documentatissima degustazione a cura dell’AIS di 20 etichette di altrettante cantine che producono a Milo, territorio di vocazione dell’Etna Bianco Superiore Doc, la prima settimana di Vinimilo 2024, edizione numero 44 della ormai storica manifestazione dalla doppia anima. Da un lato gli incontri infrasettimanali per gli addetti ai lavori (con dibattiti, confronti e wine tasting d’autore dedicati a grandi e piccoli produttori, enologi, docenti e ricercatori universitari, sommelier e assaggiatori, wine lovers ed enoturisti in vacanza sull’Etna); e la festa popolare nei due weekend per il grande pubblico con l’Enoteca all’aperto con oltre 160 etichette e “In alto i calici”, lo spazio dedicato ai vini di Milo sulla terrazza del Municipio.

Ospite di punta oggi e domani di ViniMilo 2024 è Pietro Russo, marsalese, 38 anni, primo siciliano e primo enologo in Italia a conquistare il titolo internazionale di Master of wine (massimo titolo di esperto di vini assegnato dall’omonimo istituto britannico). Con le sue competenze nel campo della viticoltura, della comunicazione e dell’economia, prenderà parte a una serie di incontri sulla viticoltura nell’isola, all’exploit dell’Etna Bianco Superiore e condurrà due masterclass.

ViniMilo è organizzata dal Comune di Milo e dalla Proloco, con il sostegno dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, guidato dal neo assessore Salvatore Barbagallo (presente il pomeriggio di sabato 31 agosto), dell’Assessorato al Turismo e Spettacolo e con la collaborazione dell’IRVO (Istituto Regionale del Vino e dell’Olio).

L’edizione 2024 si inquadra fra le iniziative che vedranno la Sicilia “Regione europea della gastronomia 2025”, prima in Italia a ricevere il prestigioso riconoscimento dell’Igcat (International Institute of gastronomy, culture, arts and tourism). Partner dell’edizione 2024 sono le aziende: Barone di Villagrande, Benanti, Iuppa, Maugeri, Tenute di Nuna e Trovato 1929.

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Cantine Aperte in Piemonte Al via il tradizionale appuntamento il 25 e 26 maggio


Torna Cantine Aperte in Piemonte e in tutta Italia grazie al Movimento Turismo del Vino, l’associazione di cantine italiane che promuove l’enoturismo da oltre trent'anni. Quest’anno nell'ultimo weekend di maggio si potranno visitare le Cantine Socie di Movimento Turismo Vino sparse in Piemonte: Langhe, Roero, Monferrato, colline Novaresi. 


Sarà un’occasione imperdibile per gli enoturisti che potranno vedere da vicino il lavoro in vigna e in cantina attraverso il racconto dei produttori. Oltre alla visita in cantina e alle degustazioni, ciascun vignaiolo offre momenti di intrattenimento: pranzi, merende fra i filari, musica, trekking, laboratori, percorsi in ebike...


 Non c'è che l'imbarazzo della scelta fra cantine storiche e piccole realtà da scoprire fra le nostre meravigliose colline: basta consultare i partecipanti e le attività proposte e creare il proprio itinerario di visita!
Vi aspettiamo e ricordiamo che è necessaria la prenotazione.
Fonte: Movimento Turismo Vino

Sicilia si conferma regione strategica nel settore del vino

 

La Sicilia è il secondo “vigneto” d’Italia per estensione, con 95.760 ettari coltivati, ed è la prima regione per superfice vitata bio. È uno dei dati che emergono dall’Osservatorio sulla competitività delle Regioni del Vino – Sicilia, realizzato da Nomisma Wine Monitor in collaborazione con UniCredit e presentato a Palermo (nella foto).

Dall’indagine emerge che i vini bianchi e le colture biologiche trainano la Sicilia che resiste alla contrazione dei raccolti di uve dell’ultima vendemmia dovuta agli eventi climatici estremi e all’attacco della peronospora. Sul fronte delle esportazioni in Sicilia nel 2023, flettono le esportazioni di vini rossi DOP (-4%) mentre cresce l’export di vini fermi bianchi DOP (+ 7%). L’export di vini bianchi DOP siciliani cresce negli Stati Uniti (+29%), seguito dal Canada (+13,9%) e dalla Germania (+6,8%). Per i rossi DOP siciliani la maggiore crescita dell’export si ha con la Francia (+7,5%), seguito dal Regno Unito (+6,8%).

Inoltre, a proposito della percezione del brand Sicilia, le etichette siciliane si sono piazzate al quinto posto dietro i vini di Piemonte, Toscana, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Fra i vini rossi l’Isola scende al sesto posto ma risale al terzo per i vini bianchi. A guidare questa crescita “bianca” è il Grillo.

Inoltre, nella stessa occasione è stata presentata l’edizione 2024 di Sicilia en Primeur, l’annuale anteprima dei vini siciliani organizzata da Assovini Sicilia, in programma a Cefalù dal 9 all’11 maggio. Cultivating the future, il tema di Sicilia en Primeur 2024, ripercorre le tappe più significative di Assovini Sicilia – dalla nascita ad oggi – proiettandosi verso il futuro.

“Sicilia en Primeur 2024 sarà un’edizione speciale con un doppio compleanno: venticinque anni dalla fondazione di Assovini Sicilia e vent’anni anni dalla prima edizione di Sicilia en Primeur. L’associazione, che oggi riunisce cento aziende vitivinicole, è protagonista della storia della vitivinicoltura siciliana e della sua rivoluzione, grazie alla straordinaria visione dei suoi fondatori e all’impegno dei successori e delle aziende che in questi anni hanno lavorato per promuovere il vino siciliano come ambasciatore culturale nel mondo, valorizzando la diversità del continente vinicolo siciliano” ha commentato Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia.

Saranno oltre cento i giornalisti, tra stampa italiana ed estera, che parteciperanno alla kermesse; a questi si aggiungono cinquantanove aziende associate e la presenza di Pietro Russo, neo Master of Wine, insieme a professionisti del settore che guideranno i seminari tecnici in programma. L’evento, ideato ed organizzato da Assovini Sicilia sin dal 2004, si conferma l’appuntamento più importante per il vino siciliano.

Da sx: Giuseppe Bursi, vicepresidente Fondazione SOStain Sicilia, Salvatore Malandrino, regional manager Sicilia UniCredit, Mariangela Cambria, presidente Assovini Sicilia, Josè Rallo, consigliera Assovini Sicilia, Dario Cartabellotta, dirigente generale dipartimento Agricoltura, Antonio Rallo, presidente Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia.

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Turismo in frantoio al decollo, nasce il primo portale


Piace la visita in frantoio ma è un'esperienza ancora poco praticata: ad averlo fatto negli utlimi tre anni è solo il 15% di italiani, percentuale che sale al 19% nel caso di persone alla ricerca di esperienze enogastronomiche.

È quanto emerge nella prima edizione del Rapporto sul turismo dell'olio, presentato in occasione del premio Ercole Olivario 2024, un settore con ampi margini di crescita legati anche al contenuto healthy e all'inserimento dell'olio Evo come prodotto di bellezza e di cura della persona, dalla tavola alle spa e ai centri benessere.

E proprio per far decollare l'oleoturismo nasce la collaborazione delle associazioni Città dell'Olio, Unaprol-Coldiretti con Roberta Garibaldi, professore universitario e autrice dell'indagine.
    Un'alleanza che ha dato vita anche al primo portale nazionale dedicato al turismo dell'olio, dove sarà possibile acquistare pacchetti turistici delle 300 aziende selezionate, numero destinato ad aumentare.
    Secondo il rapporto, l'esperienza in frantoio piace più agli over 65 anni (23%), percentuale che scende all'11% tra i 18-24 anni e al 10% tra i 25 e i 34. Forte è comunque l'appeal dell'extravergine, dei luoghi di produzione. La leva principale è la shopping-tasting experience: il 72% degli intervistati vorrebbe acquistare il prodotto a prezzi interessanti e il 70% degustare l'olio in abbinamento a prodotti del luogo. Ad interessare è anche il turismo attivo: il 70% vorrebbe vedere come si produce, il 64% partecipare alla raccolta delle olive e il 65% sogna una cena a lume di candela tra gli oliveti. Il 57%, punterebbe a centri benessere che offrono trattamenti all'olio e il 70% provare al ristorante diverse tipologie di olio in abbinamento ai piatti degustati durante la cena. Da evidenziare, infine, il forte collegamento tra olio e patrimonio storico: il 73% dei turisti enogastronomici vorrebbe visitare un frantoio storico, il 72% ambirebbe al soggiorno in una dimora storica con oliveto e orciaia al proprio interno e il 59% visitare un museo dedicato allextravergine. "Questo turismo è una grande opportunità per dare valore al prodotto - fa sapere Michele Sonnessa, presidente Città dell'Olio - dobbiamo far percepire il plus dell'extravergine". Secondo Di Noia, direttore Unaprol, è importante formare nuovi professionisti, in grado di lavorare sull'accoglienza dei clienti, sullo sviluppo di nuovi servizi e utilizzare le nuove tecnologie".

ansa

Alto Piemonte e Gran Monferrato: la più grande Città Europea del Vino

 

Un viaggio lungo nove mesi attraverso 20 città dell’Alto Piemonte e Grande Monferrato per raccontare la ricchezza dell’offerta enoturistica di questa area grazie all’evento Città Europea del Vino 2024 che durerà fino a novembre. Un’importante occasione per portare sul territorio eventi promozionali, strategie di marketing, studi universitari e collaborazioni internazionali, coinvolgendo consorzi di tutela, Camere di commercio, enti locali, aziende, università, con positive ricadute economiche e turistiche.

La vera protagonista sarà la parte “off” dedicata a turisti ed enoturisti che prevede ben 40 tra tour, cene, wine days, mostre mercato, eventi musicali, premi letterari e fotografici, momenti formativi e di approfondimento tra i quali un percorso sull’enoturismo con Roberta Garibaldi.

Il Piemonte si conferma come la seconda regione a livello nazionale per impatto di fatturato con un giro d’affari per il comparto vinicolo che cresce a quota 1.362 milioni di euro (erano 1.235 milioni nel 2022). Dietro questi numeri, un altro fenomeno in crescita: turisti soprattutto italiani ed europei, sempre più alla ricerca di esperienze enogastronomiche come elemento centrale del viaggio in questa destinazione.

Il territorio si racconterà attraverso un rinnovato storytelling, incentrato su una zona geografica che fa della biodiversità e del rispetto della natura e dello stile di vita rurale il suo principale valore. “Un riconoscimento -ha commentato Vittoria Poggio, assessore al turismo della Regione Piemonte– che attesta ancora una volta il primato piemontese in questo settore, che attira migliaia di turisti e investitori e ne attirerà ancora di più grazie alla programmazione nelle nostre venti città”.

guidaviaggi.it


Sei Strade del Vino Sicilia al Salone dell’enoturismo in Spagna

 

Un incontro che diventa condivisione di intenti, propositi e visioni comuni. È stato questo, in primis, il senso del viaggio intrapreso dalle Strade del Vino e dei Sapori dell’Etna e del Val di Noto, protagoniste nei giorni scorsi di una degustazione tematica di vini, spumanti e oli di entrambi i territori, organizzata nel Palazzo Vigo di Riposto dalla Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna.

Una collaborazione che proseguirà e, anzi, si amplierà in vista del Salone internazionale dell’enoturismo ‘Fine Wine Tourism Marketplace’, in programma il 13 e 14 marzo a Valladolid in Spagna. Grazie ad un finanziamento dell’Irvo, Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia, sei Strade del Vino e dei Sapori di Sicilia prenderanno parte alla manifestazione per incontrare buyers e tour operator interessati alle proposte enoturistiche ed enogastronomiche dei diversi territori siciliani.

Capofila del progetto Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna, promotore ed interlocutore con l’assessorato regionale all’Agricoltura e con l’Irvo. Coinvolti anche altri cinque territori: Strada del Vino e dei Sapori Val di Noto, Strada del Vino e dei Sapori della Valle dei Templi, Strada del Vino e dei Sapori di Mazara, Strada del Vino e dei Sapori di Marsala e Strada del Vino e dei Sapori delle Terre Sicane.

“Si tratta di un progetto molto ambizioso che vede per la prima volta partecipare sei Strade del Vino e dei Sapori di Sicilia ad un evento internazionale – spiega Marika Mannino, direttrice della Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna – Porteremo al Salone un catalogo delle proposte turistiche ed enogastronomiche di questi sei territori siciliani, che include una sorta di almanacco con tutte le aziende associate alle rispettive Strade del Vino e dei Sapori con le descrizioni dei servizi che offrono. È la prima volta – prosegue – che viene realizzata un’operazione di comunicazione di questo tipo. In più, anche se si tratta di una fiera di servizi e di promozione di esperienze, porteremo anche dei prodotti, vini ed oli da far degustare al desk in cui accoglieremo i buyers. Ringrazio – conclude Marika Mannino – per questa importante opportunità l’assessorato regionale all’Agricoltura e l’Irvo, che hanno creduto alla bontà del progetto di promozione del territorio”.

‘Fine Wine Tourism Marketplace’, fiera che ogni anno attrae una settantina di agenzie e tour operator provenienti da tutto il mondo, rappresenta una vetrina di eccellenza per promuovere le proposte dei sei territori siciliani. Una scommessa a cui la Regione Siciliana ha subito creduto. “Noi crediamo molto nell’enoturismo perché la Sicilia, con le sue peculiarità, i suoi beni culturali, i suoi beni ambientali, è un palcoscenico molto interessante – spiega Gaetano Aprile, direttore dell’Irvo Sicilia – tanto è vero che moltissime aziende riescono a vendere la propria produzione attraverso questo tipo di attività. E lo riteniamo importante anche in vista del 2025 quando la Sicilia sarà regione per l’enogastronomia a livello europeo. Partecipare a queste fiere è fondamentale per veicolare l’immagine della nostra terra. Su questo stiamo puntando. Alla fiera parteciperanno solo sei Strade del Vino e dei Sapori di Sicilia perché le altre non sono ancora organizzate. Di questo – conclude Aprile – abbiamo parlato anche con l’assessore regionale per far sì che tutti i territori abbiano delle Strade del Vino che funzionano affinché tutto il territorio possa essere in grado di ospitare i visitatori che giungeranno”.

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Strada Vino e Sapori Etna, doppio evento a Riposto e Milo

Due degustazioni tematiche di vini e oli per promuovere il territorio attraverso le sue eccellenze enogastronomiche. Questo il filo conduttore del doppio appuntamento organizzato dalla Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna, in collaborazione con il Comune di Riposto e la Pro Loco Riposto e con il Comune di Milo e la Pro Loco di Milo.

Si inizia venerdì 16 febbraio, al Palazzo Vigo di Riposto, alle 19.30, con “Strade che si incontrano: Strade del Vino e dei Sapori dell’Etna e del Val di Noto si raccontano”, un viaggio esperienziale tra vini e spumanti ottenuti da vitigni autoctoni prodotti nei terroir etnei e del Val di Noto. L’evento vedrà la partecipazione anche degli studenti dell’Istituto Professionale per i Servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera ‘G. Falcone’ di Giarre che prepareranno un piatto degustazione con arancinetto al nero di seppia, polpo arrostito e crema di patate, trancio di schiacciata di pesce (pomodoro, bietole, cozze, calamari, gamberetti e tuma), filetto di pesce azzurro scottato e aromatizzato al limone, sformato di pasta alle alici e mollica atturrata e crostatina. In chiusura prevista anche la degustazione di un distillato locale.

Secondo appuntamento, venerdì 23 febbraio, al Centro Servizi di Milo, alle ore 19.30, con la degustazione “Il mantello dell’Etna: le espressioni del Nerello Cappuccio”. Anche questa degustazione sarà accompagnata da oli, esclusivamente di produzione etnea. I vini saranno abbinati ad un piatto degustazione con millefoglie di patate, caponata, carciofo al forno, arancinetto, insalata di trunzo, tortino di patate e carote con cavolo viola e panelle palermitane. A chiudere la serata sarà un’eccellenza di distillato locale accompagnato dagli ‘nzuddi della tradizione orientale dell’isola.

A guidare le due degustazioni i sommelier professionisti Danilo Trapanotto (ONAV Catania) e Gioele Micali (AIS Sicilia), il docente esperto Riccardo Randello (ONAV Catania) e il capo panel CCIAA Sud Est Sicilia Ercole Aloe, durante le quali saranno presenti anche i produttori, circa venti.

“Raccontare il territorio attraverso le proprie eccellenze agroalimentari è uno dei modi migliori per promuoverlo al meglio – sottolinea Gina Russo, presidente della Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna – Farlo unendo due aree della Sicilia molto apprezzate è un’esperienza ancora più completa e oggi ancor più importante per accogliere un turista che è sempre più preparato in materia di sapori. La nostra mission è proprio questa: raccontare al meglio l’identità e la storia che ci caratterizza, un progetto di promozione turistica che, partendo dalle eccellenze agroalimentari, si ripromette di creare scambi e interconnessioni tra le diverse aree di produzione. D’altronde sono sempre più numerosi i turisti in cerca di itinerari del gusto, di esperienze ed eventi legati al mondo del vino e dei prodotti tipici”.

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Piemonte, dove nasce l'originale liquore delle Langhe



La trama interminabile di colline puntellate da paesi e antichi borghi arrampicati sulle alture, i vigneti e le grandi tradizioni gastronomiche rendono le Langhe un luogo ideale non solo per rilassarsi e godere della bellissima natura e dell’arte, ma anche e soprattutto per assaporare il buon vino che da sempre fa la storia di questa area geografica del basso Piemonte. ( A proposito, sei pronto per scoprire le Langhe con Whatsapp?). Le province di Cuneo, Asti ed Alessandria sono interessante dal percorso del torrente Belbo, che va a formare l’omonima valle dando vita ad un territorio speciale. Qui, infatti, dentro la collina il terreno compatto è accogliente: nonostante sia composto di marne calcaree e, qualche volta, da sottili infiltrazioni di sabbia, risulta estremamente adatto alla coltivazione del vigneto, perché la fertilità contenuta dà vita a vini fragranti. Sopra la collina, la vite ha selezionato gli spazi migliori, quelli dove l’effetto climatico e l’alternanza tra il tempo bello e quello perturbato sanno regolare meglio il comportamento delle piante. Ecco, quindi, che nascono tutti vitigni vocati a dar vita a vini dai caratteri piacevoli, che ogni anno si presentano con profumi e sapori irripetibili: Moscato o Barbera, Cortese o Dolcetto, Favorita o Chardonnay, Freisa e Nebbiolo. In questo contesto si inserisce l’Azienda Toso, dal 1910 legata al Moscato . Tutto nasce quando il suo fondatore Vincenzo Toso, agli albori del Novecento, sentì raccontare di questo vitigno che dava ottimi vini spumeggianti e ne fu conquistato, decidendo quindi di intraprendere una nuova avventura imprenditoriale. Non è un caso che decise di raggiungere la Valle del Belbo, perché è qui che le colline delle Langhe cominciano a salire più in alto e il Moscato diventa il vitigno più rappresentativo e amato.

Generazione dopo generazione, altri uomini della famiglia hanno preso le redini dell’azienda, ma tutti sono rimasti fedeli a quella scelta iniziale: dedicare al Moscato e ai suoi vini tutto l’impegno possibile, cogliendo tutte le sfide produttive. A Vincenzo successe il figlio Pietro e poi i suoi due figli Luigi e Vincenzo, proseguendo un tragitto familiare che ogni volta si arricchiva di spunti nuovi e qualificati. Poco per volta, il Moscato d’Asti e l’Asti Spumante sono diventati i veri protagonisti della produzione di Casa Toso. Dal 1993, l’azienda si è trasferita definitivamente nell’attuale sede di Cossano Belbo, guidata oggi dalla quarta generazione della famiglia con i due fratelli Gianfranco e Pietro ed il cugino Massimo. L’attaccamento al Moscato è rimasto vivo nel tempo, ma oltre al Moscato d’Asti e all’Asti Spumante, entrambi dolci, e ad una ricca varietà di spumanti, Casa Toso propone anche un’ampia gamma di vini del territorio, tra cui Dolcetto, Barbera e Nebbiolo, ai quali si aggiungono i Vermouth di Torino Superiore Gamondi, storico e prestigioso marchio che grazie a Toso diventa moderno paladino della tradizione più autentica del Vermouth di Torino e interprete autorevole delle materie prime piemontesi e della conoscenza locale delle erbe aromatiche, spezie e del loro utilizzo per l’aromatizzazione.

Un altro fiore all’occhiello dell’Azienda è il Toccasana di Teodoro Negro, l’originale liquore delle Langhe prodotto con ben 37 diverse erbe, che affascina per la sua ricchezza di profumi e la moderata alcolicità, ma anche per la sua storia, che continua ancora con il discendente dell’inventore, tuttora impegnato a Casa Toso per portarne avanti la tradizione. E proprio a Teodoro Negro, inventore dell’amaro, è stato dedicato il liquore raffinato e morbido chiamato “Nurin” Riserva del Fondatore, che ha ricevuto la medaglia d’oro alla XVII edizione del Meininger's International Spirits Award ISW a Neustadt, in Germania, una competizione internazionale che ogni anno vede assegnare riconoscimenti ai migliori liquori e distillati su scala mondiale. “Nurin” Riserva del Fondatore nasce per volontà di Valter Porro, diretto discendente di Teodoro Negro creatore 50 anni fa dell’amaro delle Langhe per eccellenza: lavorando nelle Cantine Toso, ancora oggi custodisce il sapere tramandato dal prozio, soprannominato “Nurin”, e al suo genio dedica una riserva speciale che racchiude l’eccellenza dell’Amaro Toccasana all’ennesima potenza. Questo elegante liquore si differenzia dall’Amaro Toccasana per una maggiore percentuale di estratto, ovvero di prodotto ottenuto dalla macerazione delle erbe nell’alcol e maggiore quantità delle erbe selezionate. Inoltre, a differenza del metodo produttivo che contraddistingue gli amari, in “Nurin” Riserva del Fondatore la colorazione è ottenuta dall’invecchiamento in barrique di rovere in cui il prodotto resta per almeno 30 mesi; un riposo nel legno che fa ammorbidire il liquore con l’estratto di erbe e ne fa assumere il colore ramato senza l’uso di caramello. Prodotto da fine pasto e apprezzato a fine serata, grazie alle proprietà digestive delle erbe, diventa anche liquore da meditazione perfetto da degustare in ballon cognac. Il perfetto bilanciamento degli aromi e la morbidezza piena del finale piacevolmente amaricante lo rendono un liquore davvero eccezionale. Dalla gradazione alcolica di 30°, come i grandi distillati internazionali si assapora a temperatura ambiente.

turismo.it

Trentunesima edizione di Cantine Aperte in Piemonte Tradizionale appuntamento il 27 e 28 maggio 2023

Torna Cantine Aperte in Piemonte e in tutta Italia grazie al Movimento Turismo del Vino, l’associazione di cantine italiane che promuove l’enoturismo da oltre trent'anni. Quest’anno nell'ultimo weekend di maggio si potranno visitare le Cantine Socie di Movimento Turismo Vino sparse in Piemonte: Langhe, Roero, Monferrato, colline Novaresi. 


Sarà un’occasione imperdibile per gli enoturisti che potranno toccare con mano il lavoro in vigna ed in cantina attraverso il racconto dei produttori. Oltre alla visita in cantina e alle degustazioni, ciascun vignaiolo offre momenti di intrattenimento: pranzi, merende fra i filari, musica, trekking, laboratori, percorsi in ebike...

Fonte: Comunicato Stampa

"Stoccafisso de San Ceriago", l’enogastronomia lancia il turismo

La fiera di San Ciriaco è finita, ma un’iniziativa avviata nel corso della tradizionale ‘quattro giorni’ prosegue. E’ ‘Stoccafisso de San Ceriago’, che proseguirà fino a venerdì 12. Organizzata dall’Accademia dello Stoccafisso all’Anconitana, l’evento che omaggia un’antica tradizione culinaria che ha reso caratteristica la cucina anconetana prosegue con successo in 31 ristoranti.

"L’accattivante manifestazione consente di lanciare anche la stagione turistica - dice il presidente dell’Accademia Pericle Truja -. Occorre fare di tutto per attirare i turisti anche stranieri, non solo con le bellezze paesaggistiche e i beni storici e artistici, ma anche con la buona cucina".

I ristoranti che hanno aderito sono: Da Giacchetti, Elis Marchetti Conero Golf, Emilia Baia di Portonovo, Il Fortino Napoleonico, l’Arnia del Cuciniere, L’Accademia di Agugliano, La Botte, La Cantinetta del Conero, Il Mago di Morro D’Alba, La Degosteria, La Moretta, La Tavola del Carmine, La Vecchia Osteria, Le Tredici Cannelle, La Bitta, Manifattura di Mare, Maffy Camera Café, Miscia Vino e Cucina, Osteria Bottega di Pinocchio, Osteria del Baffo, Osteria del Pozzo, Pesci Fuor D’Acqua, Ristorante Gino, Ristorante 60126, Trattoria Carotti, Trattoria Da Nordio, Trattoria del Piano, Trattoria Irma, Trattoria La Cantinetta, Trattoria Mafalda e Wine not?.

I Prosecco di Drusian, l'apoteosi nel bicchiere


Sono cinque anni consecutivi che assaggiamo i vini di questa cantina a Golosaria Monferrato (in programma sabato 6 e domenica 7 maggio a Villa Morneto di Vignale Monferrato, e poi nel castello di Casale Monferrato e in altri 40 paesi), segno di un apprezzamento incondizionato per i suoi Prosecco, decisamente unici. La rassegna alla quale partecipa si chiama Barbera&Champagne, perché accanto alle 100 bollicine in assaggio (ai banchi dei produttori come Drusian e nell’enoteca frizzante con le etichette rare di tutta Italia) c’è anche la Barbera che fa da capofila con gli altri Monferrato rappresentati dal Consorzio di Tutela del Barbera d’Asti.
repubblica.it

Cantine Aperte in Vendemmia Appuntamento in Piemonte dal 4 settembre al 16 ottobre

 

Le cantine del Movimento Turismo del Vino Piemonte tornano ad aprire le loro porte dal 4 settembre al 16 ottobre 2022 in occasione di “CANTINE APERTE IN VENDEMMIA”.
Come di consueto, agli enoturisti sarà riservata un’accoglienza particolare: sarà un’occasione per vivere insieme l’atmosfera della vendemmia e scoprire tutte la prime fasi di lavorazione del vino che verrà.
Vigneron esperti saranno come sempre a disposizione dell’enoturista per rispondere a domande e curiosità, mentre le cantine resteranno aperte per visite e degustazioni guidate, al pari di molti vigneti, spesso in posizioni panoramiche con vedute spettacolari sulle colline del Piemonte.
Alcune Cantine offrono agli enoturisti la possibilità di partecipare attivamente all’esperienza della raccolta dell’uva che avvia la vinificazione, mentre per i bambini sono state pensate attività ed esperienze “su misura”.
Fonte: comunicato stampa

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - Turismo Culturale

Cantine Aperte in Vendemmia. Appuntamento in Piemonte dal 28 agosto al 31 ottobre


 

Le cantine del Movimento Turismo del Vino Piemonte tornano ad aprire le loro porte dal 28 agosto al 31 ottobre 2021 in occasione di “CANTINE APERTE IN VENDEMMIA”.

Agli enoturisti sarà riservata un’accoglienza particolare: sarà un’occasione per vivere insieme l’atmosfera della vendemmia e scoprire tutte la prime fasi di lavorazione del vino che verrà. Vigneron esperti saranno come sempre a disposizione dell’enoturista per rispondere a domande e curiosità, mentre le cantine resteranno aperte per visite e degustazioni guidate, al pari di molti vigneti, spesso in posizioni panoramiche con vedute spettacolari sulle colline del Piemonte.
Alcune Cantine offrono agli enoturisti la possibilità di partecipare attivamente all’esperienza della raccolta dell’uva che avvia la vinificazione, mentre per i bambini sono state pensate attività ed esperienze “su misura”.
Inoltre, in questo momento in cui si cerca la distanza, un evento all’aperto risulta essere la soluzione perfetta per ospitare persone in sicurezza.
Consigliamo di consultare i singoli programmi delle Cantine in quanto date e orari degli eventi possono ancora variare; infine, Vi ricordiamo che è richiesta la prenotazione.

Cantine aperte in vendemmia Piemonte

 Le cantine del Movimento Turismo del Vino Piemonte tornano ad aprire le loro porte dal 5 settembre all’11 ottobre 2020 in occasione di “CANTINE APERTE IN VENDEMMIA”.

Agli enoturisti sarà riservata un’accoglienza particolare: sarà un’occasione per vivere insieme l’atmosfera della vendemmia e scoprire tutte la prime fasi di lavorazione del vino che verrà. Vigneron esperti saranno come sempre a disposizione dell’enoturista per rispondere a domande e curiosità, mentre le cantine resteranno aperte per visite e degustazioni guidate, al pari di molti vigneti, spesso in posizioni panoramiche con vedute spettacolari sulle colline del Piemonte.

Alcune Cantine offrono agli enoturisti la possibilità di partecipare attivamente all’esperienza della raccolta dell’uva che avvia la vinificazione, mentre per i bambini sono state pensate attività ed esperienze “su misura”.

La novità 2020 sarà il PICNIC IN CANTINA evento a cui aderiscono diverse fra le Cantine Socie e che si terrà per due week-end consecutivi: 19-20 e 26-27 settembre.
L’idea è quella di festeggiare il momento della vendemmia attraverso la semplicità di un picnic presso i produttori vitivinicoli piemontesi: un modo alternativo per diffondere la conoscenza dei vini, dei prodotti e dei territori locali. Inoltre, in questo momento in cui si cerca la distanza, un evento all’aperto risulta essere la soluzione perfetta per ospitare persone in sicurezza.

Consigliamo di consultare i singoli programmi delle Cantine in quanto date e orari degli eventi variano, inoltre, in alcuni casi occorre la prenotazione.

 

PARTECIPANTI E PROGRAMMI

 versione pdf stampabile

fonte: https://www.mtvpiemonte.it/wp/



Cannoli siciliani, tra leggende e differenze

cannoli siciliani
Delizia per il palato, meraviglia per gli occhi: siamo davanti a uno dei dolci più buoni e famosi in assoluto, che caratterizza non soltanto la sua regione di appartenenza, ma anche tutta l'Italia. Osannati dagli autoctoni, amati dagli italiani, apprezzati anche da tutti i turisti che li trovano in qualunque città italiana. Parliamo dei cannoli siciliani, un'esplosione di gusto non solo per il loro sapore, ma anche per la loro morbidezza all'interno e per la loro croccantezza all'esterno. Tale specialità, non è un caso, è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf).
 
La storia del dolce - Le origini non sono certe, ma dovrebbero essere romane o saracene. Pare che inizialmente sia stato inventato per festeggiare il Carnevale: il suo nome, infatti, fa riferimento alle canne di fiume cui veniva arrotolata fino a pochi decenni fa la cialda durante la sua preparazione. Lo scherzo sarebbe quello di far uscire  crema invece dell’acqua. La conferma verrebbe anche dall'etimologia del nome: cannolo, infatti, è un termine dialettale che indica una sorta di rubinetto. Passando alle fonti storiche, la descrizione più antica della delizia siciliana risale al duca Alberto Denti di Pirajno che nel suo libro Siciliani a tavola scrive: "Tubus farinarius dulcissimo edulio ex lacte fartus". Ossia tubo farinaceo ripieno di un dolcissimo cibo a base di latte. Secondo Pirajno la definizione è attribuibile a Cicerone (questore di Lilybeo, l'odierna Marsala, fra il 76 e il 75 a.C.). Quello descritto, quindi, potrebbe essere l'antenato dell'attuale cannolo. Ma come questo si è evoluto sino ai  giorni nostri?

 
La tradizione - Secondo Pino Correnti, nel suo Libro d'oro della cucina e dei vini della Sicilia, il cannolo sarebbe stato inventato (o "aggiornato") dalle suore di clausura di un convento nei pressi di Caltanissetta (in arabo “Kalt El nissa”, ovvero “Castello delle donne”), partendo dall'antica ricetta romana (quella sopra citata), poi elaborata dagli arabi.  C'è chi racconta un'altra versione con un'altra "piccola" variante: le inventrici di questo dolce non furono suore, bensì le donne degli harem degli emiri saraceni. Quindi il cannolo sarebbe stato creato per loro, come un omaggio ai propri uomini, realizzato e preparato durante le loro lunghe assenze. 
 
Insomma, la tradizione sembra avere due varianti, forse accomunate da questa spiegazione: l’arrivo dei Normanni avrebbe fatto svuotare gli harem e la popolazione si sarebbe poi convertita al Cristianesimo. Quindi tale tradizione culinaria venne perseguita nei conventi della città. Ipotesi che spiegherebbe perché prima abbiamo parlato di "suore cuoche". Nulla di certo, però. Una cosa è, invece, sicura: sebbene la ricetta "moderna" sia nata a Caltanissetta, la sua notorietà nazionale si deve ai pasticceri di Palermo e di Messina. I primi hanno contribuito a stabilizzarne la ricetta, i secondi hanno inventato la variante con crema scura di ricotta e cioccolato. 
 
Le differenze - La ricetta tradizionale del cannolo siciliano è a base di crema di ricotta di pecora, morbida e vellutata. C'è però qualche piccola differenza nella decorazione che distingue la versione palermitana da quella catanese: nella prima vi sono filetti di scorza d’arancia candita, nella seconda pistacchi tritati di Bronte. Qualcuno parla anche di una differente composizione della ricotta stessa: più burrosa e morbida nel palermitano per via della differente alimentazione dei pascoli. 
turismo.it

Turismo enogastronomico: DiWine tra cibo, vino e moda per promuovere il Made in Italy

Le eccellenze della Regione Lazio protagoniste del nuovo format presentato in anteprima all’antica dimora Sublime La Villa di Roma. Prossime tappe in Francia e Marocco.

Cibo, vino, musica, moda e tutte le bellezze del Made in Italy, indiscusse eccellenze, attraverso esperienze multisensoriali e immersive che coinvolgono i cinque sensi, possono essere valorizzate almeglio creando benessere e sviluppo economico. È quanto propone DiWine Fashion, il nuovo format presentato in anteprima a Roma nell'antica dimora Sublime La Villa con un focus tutto incentrato sulle eccellenze artigianali della Regione Lazio. Le tappe successive saranno Francia e in Marocco ma sono previsti altri appuntamenti dedicati alle realtà regionali e all'intero sistema Paese.

Valeria Mangani e Sergio Grasso
«La nostra migliore produzione e l'Italian style se presentati in modo adeguato - ha detto Valeria Mangani, ideatrice del progetto e ceo di Italy Luxury - possono riuscire a mettere in moto una vera e propria economia delle emozioni alla cui crescita potrebbe contribuire in modo determinante il turismo. Basti pensare al vino, nostro ambasciatore nel mondo».

La presentazione del format a Roma
Il debutto romano dell'iniziativa ha coinvolto in uno spettacolare programma tutti gli ospiti e i loro sensi con un percorso emozionale di luci, colori, suoni e tableau vivant di modelle con abiti di Gai Mattiolo e della sartoria teatrale CostumEpoque. A stimolare il gusto sono stati i piatti selezionati per gusto e stagionalità abbinati ai vini del territorio laziale delle Cantine Coletti Conti (Anagni, Frosinone), Stefanoni (Montefiascone, Viterbo), Casale del Giglio (Agro Pontino, Latina) e Azienda Agricola San Lazzaro (Marta, Viterbo). Nell'aria si percepiva una dolce essenza al mosto d’uva fragola creata per l'occasione dal Laboratorio Olfattivo mentre l'atmosfera era resa ancora più suggestiva dalle contaminazioni musicali dalla vocalist Cinzia Tedesco. Accompagnata da Stefano Sabatini al piano e da Giovanna Famulari al violoncello, la cantante ha proposto arie d'opera verdiane e pucciniane riproposte in chiave jazz e tratte da Verdi's Mood e da Mister Puccini.

I vini del territorio sono protagonisti di DiWine
Nella conduzione del programma della serata-evento, Sergio Grasso, antropologo del gusto, ha affiancato Valeria Mangani. Dopo l'illustrazione degli ingredienti dei piatti, della loro origine e della storia familiare e professionale delle aziende vitivinicole, Grasso ha posto l'accento sulla percezione dei colori. «Il rosso e il giallo - ha detto - sono i più usati nei costumi e sui palcoscenici del melodramma perché messaggeri di emozioni che evocano l'amore, la passione, il sangue, il lusso, il potere e la ricchezza. Sono anche i colori con cui Verdi e Puccini - sublimi compositori ma anche impenitenti e raffinati gourmet - colmavano i loro calici e brindavano alla meritata fortuna delle loro opere. Tuttavia il colore non è l'unico legame tra l'opera lirica e il piacere della tavola, entrambi sublimi manifestazioni di creatività e buongusto».

DiWine Fashion vuole proporsi così, attraverso i nostri sensi, per valorizzare le nostre eccellenze e il patrimonio culturale ed enogastronomico su scala territoriale come appeal turistico. Soprattutto il segmento del turismo enogastronomico, stando ai dati Enit, muove 117 euro al giorno pro capite registrando il più alto tasso di crescita rispetto ad altre modalità di vacanza. Il dato è confermato dai tour operator esteri che riferiscono incrementi tra il 5 e il 10% rispetto al 2018. Anche i prodotti artigianali italiani non sono soltanto oggetti ma rappresentano la storia, la manualità e la passione di tanti e possono rappresentare una continua accelerazione economica perchè senza eguali nel mondo.
italiaatavola.net

Cantine aperte a Natale Degustazioni, laboratori e spettacoli in 172 aziende vinicole

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BEVAGNA - Torna la manifestazione "Cantine aperte a Natale", evento organizzato dal Movimento Turismo del Vino che coinvolge piccoli e grandi produttori italiani. Per tutto il mese di dicembre 172 cantine organizzano spettacoli, degustazioni, visite guidate, laboratori sensoriali, concerti, cene a lume di candela e attività rivolte ai più piccoli, come la caccia al tesoro tra le botti e le favole di Natale sotto l'albero. E' un modo per festeggiare, fare acquisti natalizi e conoscere il territorio e i suoi prodotti enogastronomici, in alcuni casi di avvicinarsi a piccoli musei e a mostre d'arte organizzate nelle singole cantine.
Ma è anche l'occasione per scoprire gioielli architettonici come la tenuta Castelbuono della famiglia Lunelli, che sorge su un antico vitigno tra le dolci colline di Bevagna, nel territorio di Montefalco dove si produce il Sagrantino. La cantina si trova all'interno di una gigantesca e suggestiva opera d'arte premiata dall'Unesco, progettata nel 2012 da Arnaldo Pomodoro. Si tratta di un carapace - l'altro nome della cantina - un gigantesco guscio di tartaruga in rame, inciso da crepe che ricordano i solchi della terra e con zampe rosse, simbolo di longevità e di unione tra cielo e terra. E' la prima scultura al mondo in cui è possibile vivere e lavorare, un'opera che sfida i confini tra scultura e architettura e che accoglie per visite e degustazioni davvero panoramiche. Oppure la manifestazione dà l'opportunità di visitare luoghi di design come la Cantina Su'entu a Sanluri, in provincia di Cagliari, dove la doppia cantina è uno spettacolo: nelle campagne del Medio Campidano la corte serve gli ambienti per la produzione e la vendita, mentre gli spazi per la fermentazione del vino si trovano in un edificio in pietra a doppia altezza, collegato al resto della cantina da una passerella. Dall'esterno la cantina sembra un cubo di pietra e intonaco bianco con magnifiche aperture in vetro sul paesaggio circostante. Un forte legame con l'arte c'è anche nelle antiche e prestigiose cantine di montagna di La-Vis e Valle di Cembra, in Trentino, che per alcune etichette di vini e grappe della linea "Ritratti" hanno usato dipinti di Giovanni Segantini.
    E' anche l'occasione per scoprire le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, in provincia di Treviso, da pochi mesi dichiarate patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco "grazie alla loro bellezza paesaggistica, culturale, agricola".
    Inoltre il Prosecco Superiore Docg, prodotto in 15 comuni nell'area di Conegliano e Valdobbiadene, tra i vini più richiesti sulle tavole natalizie, compie 50 anni grazie alla denominazione storica italiana riconosciuta appunto nel 1969.
    Ogni regione e ogni cantina che aderisce alla manifestazione "Cantine aperte a Natale" personalizza il proprio programma e le attività da svolgere

Vini: Piemonte tra protagonisti rassegna Vins extremes

 I vini piemontesi saranno tra i protagonisti di Vins Extrêmes, la rassegna dedicata alla viticoltura estrema che si terrà sabato 30 novembre e domenica primo dicembre, al Forte di Bard, in Valle d'Aosta. Organizzata dall'assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali della Regione autonoma e dall'associazione dei viticoltori Vival, in collaborazione con la Chambre Valdôtaine, l'iniziativa ospiterà oltre 60 cantine presenti con i loro banchi di assaggio e quasi 300 i vini in degustazione premiati al Mondial des Vins Extrêmes 2019. Saranno sette le aziende piemontesi presenti all'appuntamento: Azienda Vitivinicola Eusebio di Stroppiana Marilena; Azienda Vitivinicola Pietro Cassina; Cantina dei Produttori Nebbiolo Carema; Cantina Sociale della Serra; Consorzio Produttori Terre del Ramìe; Consorzio per la Tutela e Valorizzazione dei Vini Doc Valsusa e Fratelli Marco di Danilo Marco. Inoltre domenica primo dicembre, alle 15, nel workshop 'Da Unesco e Fao nuovi strumenti per la valorizzazione dei paesaggi viticoli eroici' la Città metropolitana di Torino presenterà il progetto 'Strada dei vigneti alpini' e le prospettive di label territoriale. A seguire si svolgerà la presentazione del nuovo Disciplinare Doc Val Susa. Alle 14 è in programma una degustazione dedicata alla 'Route des Vignobles Alpins', riguardante le aree vitivinicole che partecipano al progetto Vi.A, tra cui i comuni di Carema e di Pomaretto e la città metropolitana di Torino. (ANSA).

Dalla pajata alla meusa, dove mangiare i meravigliosi piatti "poveri"

Pane ca’ meusa © Ansa
PALERMO - Il termine “quinto quarto” è poco conosciuto eppure indica qualcosa di ben radicato nella cucina tradizionale del Bel Paese. Indica tutto ciò che fa parte dell’animale, ma non rientra nei quattro tagli principali (anteriori e posteriori): interiora, zampette e ogni altro scarto che risulti commestibile. Una volta erano considerate le parti meno nobili, per questo protagoniste di ricette della tradizione popolare. Complice la moda dello street food e la tendenza sempre più diffusa a limitare gli sprechi, molti stanno oggi riscoprendole anche sulle tavole dei ristoranti. Ecco allora i piatti a base di quinto quarto più diffusi nelle carte dei ristoranti e dove trovarli suTheFork.

Rigatoni alla Pajata - La pagliata (in dialetto romano “pajata”) è il termine con cui si identifica l’intestino tenue del vitellino da latte o del bue. Nella tradizione romana la pajata viene utilizzata in diverse ricette, una delle più famose la vede come protagonista dei rigatoni alla pajata.
Dove provarli: Trattoria Romana da Claudio La Melissa, Roma 

Lampredotto  - l lampredotto è un famosissimo piatto tipico della cucina fiorentina e si prepara con uno dei quattro stomaci del bovino, l’abomaso. Si tratta di un piatto molto povero della tradizione toscana, oggi consumato anche in versione street food venduto dai cosiddetti “lampredottai”.
Dove provarlo: La Vecchia Maniera, Firenze 

Pane ca’ meusa - In italiano “panino con la milza”, il pane ca’ meusa è un piatto tipico palermitano solitamente consumato come street food. È ormai diventato così diffuso e richiesto da trovarsi anche nei migliori ristoranti.
Dove provarlo: Antica Focacceria San Francesco, Palermo 

Trippa - Dall’etimologia incerta, forse dal francese, dall’inglese o dal celtico, trippa significa “mucchio” ed è un piatto molto comune nella tradizione romana. La trippa si prepara con diverse parti dello stomaco (non dell’intestino) del bovino.
Dove provarla: Trattoria Del Cordaro, Roma 

Coratella - La coratella (diminutivo di corata) è il termine con cui si indicano le interiora di animali come agnello, coniglio, polli o galline, quindi di piccole dimensioni (la corata invece indica le interiora di animali di taglia più grande). Anticamente la coratella definiva solo l’insieme di cuore, fegato e polmoni mentre oggi comprende tutte le frattaglie.
Dove provarla: Casa Prati, Roma

Lingua - Si tratta di un piatto molto pregiato e si può preparare in molti modi diversi. La lingua di manzo infatti non è associata a nessuna ricetta specifica. Da Quinto Quarto e Dintorni è possibile assaggiare ad esempio la “Lingua Tonnè”, cotta a bassa temperatura e servita con salsa tonnata, verdure croccanti e frutto di cappero.
Dove provarla: Quinto quarto e dintorni, Sesto Fiorentino (FI) 

Torcinelli - I torcinelli cambiano nome a seconda della regione d’appartenenza: gnummareddi, mazzarelle, mugliatielli, abbuoti, abbricchie, mboti, merretti e ne esistono anche altri. Si tratta di involtini a base di interiora di agnello o capretto in budello. 
Dove provarli: Il Fornello Pugliese, Montesilvano (PE) 

Finanziera - Nato in Piemonte durante il Medioevo - la prima ricetta risale probabilmente al XV secolo - la finanziera è un piatto ancora oggi molto diffuso in questa regione. Chiaramente nei secoli ha subito diverse varianti, ma di base si tratta di un piatto a base di frattaglie.
Dove provarla: La Taverna di Fra’ Fiusch, Torino 

Fegato alla veneziana - Il fegato è uno delle interiora che più comunemente si trasformano in pietanza. In Veneto però questo piatto ha due ingredienti principali: il fegato (la tradizione lo vorrebbe di maiale) e le cipolle, solitamente la bianca di Chioggia.
Dove provarlo: Hostaria Osottoosopra, Venezia 

Fritto misto alla Piemontese - Come dice il nome, si tratta di un piatto tipico della cucina piemontese. Il fritto misto alla piemontese è un piatto molto antico e ha subito diverse variazioni nel tempo, sempre naturalmente a base di frattaglie.
Dove provarlo: Porto di Savona, Torino 

Coda alla vaccinara - La coda alla vaccinara è un piatto tipico della cucina romana il cui ingrediente madre è chiaramente la coda di bovino, che viene stufata e accompagnata con verdure di diverso tipo. Il termine “vaccinara” viene dal luogo d’origine di questo piatto: nato infatti nel rione Regola di Roma, dove abitavano i vaccinari. 
Dove provarla: Trattoria da Zacca ar 20, Roma
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Vino: Selezione Sindaco, 3 Gran medaglie Oro a etichette Vda


(ANSA) - AOSTA, 9 GIU - Tre Gran medaglie d'oro per i vini valdostani alla 17/a edizione della Selezione del Sindaco, concorso enologico internazionale promosso dalle Città del Vino. Sono state assegnate al Vallèe d'Aoste Doc Chambave Muscat Flétri di La Vrille (94,8/100), al Vallèe d'Aoste Doc Chambave Moscato Passito Pieurè 2016 di La Crotta di vegneron (93,2/100) e al Muscat Petit Grain Fletry 2016 della cave des Onze Communes (92,6/100), tutti e tre nella categoria vini passiti. 

Complessivamente le etichette valdostane hanno conquistato otto medaglie: sono stati premiati anche il Fumin Valle d'Aosta Dop 2016 della cave des Onze Communes (87) e il Valle d'Aosta Doc Petite Arvine vigne Rovettaz 2016 di Grosjean (89,6) con la Medaglia d'oro e il Vallée d'Aoste Petite Arvine Doc 2017 dell'Institut agricole regional, il Torrette Valle d'Aosta Doc 2016 dell'azienda Le Grain e il Valle d'Aosta Dop Cornalin 2015 dell'azienda La Source. 

Complessivamente sono 33 le Gran Medaglie d'Oro assegnate (19 all'Italia), 221 le Medaglie d'Oro e 136 le Medaglie d'Argento, per un totale di 390 vini premiati, il 30% dei 1.299 vini presentati da circa 500 cantine partecipanti. Le etichette sono state giudicate da 84 Commissari internazionali, provenienti da Cina, Francia, Corea del Sud, Portogallo, Spagna, Germania, Inghilterra, Azerbaijan, Grecia, Romania, Slovacchia, Brasile, Russia, Lussemburgo, Austria.