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Pasqua in Italia, arte, sport, divertimento e relax. Ecco dove trascorrere le vacanze di fine marzo

(ANSA) - ROMA, 24 FEB- FORLÌ E LA MOSTRA SU PIERO DELLA FRANCESCA: Il complesso monumentale di san Domenico, a Forlì, ospita fino al 26 giugno l'eccezionale mostra Piero della Francesca. Indagine su un mito.
    L'esposizione raccoglie 250 opere del grande maestro del Quattrocento e di alcuni artisti che a lui si sono ispirarati, da Paolo Uccello a Balthus, da Degas a De Chirico e a Edward Hopper. La mostra è una straordinaria occasione per scoprire questa piccola città della Romagna che ha molto da offrire attraverso i suoi monumenti, i suoi tesori d'arte e la bontà della sua gastronomia, passeggiando lentamente durante il weekend di Pasqua. Forlì regala tanti gioielli artistici, partendo proprio dalla centralissima piazza Saffi dove si trova l'abbazia romanica di san Mercuriale; salendo i suoi 273 gradini si arriva in cima al campanile, una delle più alte torri campanarie d'Italia, costruita con 530mila mattoni. Non lontano merita un'attenta visita palazzo Romagnoli, sede museale che al piano terra ospita la collezione Verzocchi, grande raccolta di dipinti voluta dall'industriale Giuseppe Verzocchi che nel Dopoguerra commissionò a 70 pittori del Novecento - da Carrà a De Chirico, da Guttuso a Campigli - una piccola opera che avesse come tema il lavoro. Anche la sede dell'esposizione merita di essere visitata per gli affreschi cinquecenteschi del refettorio e per la pinacoteca che custodisce, tra gli altri, la prima versione dell'Ebe di Canova e capolavori come la Natività di Beato Angelico e il San Carlo di Ludovico Carracci. In occasione del grande evento artistico sono stati creati numerosi percorsi tematici (terredipiero.it) sulle tracce del grande pittore rinascimentale che coinvolge altre città in Umbria, in Toscana, in Emilia Romagna e nelle Marche.
    SWING E GIOCHI SULL'ALPE DI SIUSI: A fine marzo sulle piste dell'Alpe di Siusi, area sciistica tra le Dolomiti dell'Alto Adige, si scia, ci si rilassa nelle baite e si ascolta musica swing. Dal 20 al 27 marzo sono previsti, infatti, concerti live sulla neve per l'11esima edizione di Swing on Snow sullo sfondo di scenari panoramici davvero unici.
    La manifestazione coinvolge selezionati gruppi musicali provenienti da tutto l'arco alpino che reinterpretano musiche tradizionali in chiave contemporanea e deliziano gli sciatori e gli accompagnatori con concerti e spettacoli a ritmo di pezzi blues e folk, canzoni rock e allegre atmosfere da street band. I musicisti si esibiscono tra le piste fin dal mattino e, all'ora di pranzo, si spostano nei ristoranti dei rifugi e delle baite, mentre di sera scatenano e divertono gli ospiti dei principali alberghi che aderiscono all'evento e nelle piazze di Castelrotto, Siusi, Fiè allo Sciliar e Tires al Catinaccio. Tra il lunedì di Pasqua, il 28, e il 29 marzo, invece, la strega Nix, mascotte dell'altopiano, invita gli sciatori più piccoli e i loro genitori a partecipare a bellissimi giochi e ad avventure sulla neve: il Festival invernale per bambini organizza cacce al tesoro, sciate in totale tranquillità, tanta musica e angoli fai da te dove i piccoli si possono trasformare in stregoni e maghetti. L'appuntamento è il 28 marzo alla stazione a monte della cabinovia Alpe di Siusi a Compaccio e il 29 alla seggiovia Florian di Saltria. Per maggiori informazioni: www.seiseralm.it IN GITA LUNGO IL PO A Pasqua e a Pasquetta la motonave Stradivari, che naviga lungo il Po, salpa da Boretto, in provincia di Reggio Emilia, alla scoperta dei luoghi di "Don Camillo e Peppone", i protagonisti dei celebri romanzi di Giovannino Guareschi. La motonave ripercorre gli stessi argini del fiume Po, che lambisce la Bassa Reggiana, proprio dove pedalava in bicicletta l'indimenticato parroco di Brescello, quello che parlava con il crocifisso e litigava con il sindaco comunista del borgo. Durante la navigazione si possono intravedere gli stessi campanili, le chiesette, le strade e gli scorci descritti mirabilmente dalla geniale penna di Guareschi. Il comandante della Stradivari, il battello fluviale più grande d'Italia, è Giuliano Landini, grande conoscitore della storia e della natura del fiume Po.
    L'imbarco è previsto a Boretto alle ore 12,30 e durante la navigazione, che dura complessivamente quattro ore, si toccano numerosi luoghi, ricchi di fascino; tra questi c'è l'isola degli Internati, un'oasi naturale che costeggia tutto l'argine di Gualtieri, tra filari di pioppi e salici che si specchiano nell'acqua e barche solitarie con pescatori pazienti. Durante la navigazione in battello è possibile pranzare con le delizie enogastronomiche della regione emiliana, la terra del parmigiano, del prosciutto, dell'aceto balsamico, dei tortellini e del lambrusco. Il pranzo in battello, che costa 60 euro a testa (30 per i bambini dai 4 ai 10 anni), si apre con il buffet con erbazzone reggiano, scaglie di parmigiano reggiano con ciccioli frolli, spalla cotta di san Secondo e frittatine dello chef, mentre, serviti al tavolo, ci sono il risotto mantecato al pesto di salame e i quadrotti ripieni di chianina con ragù di brasato al barolo, l'arrosto di vitello alle erbe e funghi o il cosciotto di maialino al forno, la classica colomba pasquale e la torta sbrisolona mantovana. Alle ore 16,30 si rientra al porto di partenza. E' possibile aderire a un interessante pacchetto weekend: navigazione, pranzo sulla Stradivari, pernottamento in albergo a 4 stelle a Brescello con ingresso al museo di Don Camillo, degustazione in una tipica bottega e la visita al museo di Ligabue a Gualtieri costano 139 euro a persona. Per informazioni: www.navigazionefiumepo.it IN BICI TRA SPELLO E ASSISI SULLA VIA DEGLI ULIVI Il sito bikeinumbria.it, che è anche un'app scaricabile gratuitamente, suggerisce passeggiate in bicicletta di un giorno e percorsi a tappe lungo le bellissime strade dell'Umbria: esperti e principianti possono percorrere 30 itinerari per bici da strada, 22 per mountain bike e 4 viaggi su due ruote divisi per tappe. Per tutte le proposte si possono scaricare mappe, descrizioni, schede tecniche, foto e file gps, utili per organizzare le diverse escursioni. Pedalando lungo le strade dell'Umbria, regione che da sempre incentiva vacanze e mobilità sostenibili, si possono ammirare bellezze naturalistiche e artistiche, oltre a fare indimenticabili soste nelle trattorie e locande per degustarne le prelibatezze enogastronomiche locali.
    Tra tutte le proposte, il percorso numero 6 parte da Spello e arriva ad Assisi, nel cuore dell'Umbria, lungo la strada degli ulivi. Si tratta di un itinerario di circa 24 chilometri su un percorso asfaltato e adatto a tutti che attraversa una delle zone più affascinanti e conosciute dell'Umbria, dove le bellezze artistiche di Assisi e di Spello si uniscono al fascino dei paesaggi collinari e montuosi tra Foligno e il monte Subasio.
    L'itinerario parte dalla zona alta di Spello, delizioso borgo d'epoca romana, ricco di scorci e di tesori artistici - dai resti del teatro all'anfiteatro, dalle mura alle terme e all'arco di Augusto - rinomato per i riflessi rosati della pietra dei suoi edifici e delle sue tantissime chiese e abbazie.
    Amato da artisti e pittori, Spello merita una visita approfondita nel centro storico, dove si passeggia nei vicoli tortuosi del borgo arroccato fino alla chiesa trecentesca di sant'Andrea Apostolo e alla chiesa di santa Maria Maggiore che custodisce tesori d'arte, come la celebre Cappella Bella, affrescata nel 1501 dal Pinturicchio, e un antico pavimento in maiolica di Deruta. Uscendo da porta Montanara si seguono le indicazioni per Perugia, imboccando via Poeta che si percorre fino alla prima diramazione, pedalando sulla sinistra; dopo circa 300 metri si viaggia su via degli Ulivi, seguendo le indicazioni per il frantoio Ragani. E' uno dei tratti più suggestivi dell'itinerario, lungo una strada che costeggia uliveti e che taglia a mezza costa la montagna per poco più di tre chilometri; all'incrocio si prosegue fino a Capodacqua, mantenendo sempre la destra. Al chilometro 6,5 si arriva a Viole, da dove si prende la statale 147 che sale lievemente verso Assisi. Dopo tre chilometri, prima della rotonda che conduce nella città di san Francesco, si può ammirare santa Maria degli Angeli, basilica costruita sul luogo dove nacque l'ordine francescano. Lasciando la bicicletta si può visitare la parte più alta della città e scendere verso il centro, dove sorgono i grandi monumenti che hanno reso celebre Assisi in tutto il mondo.
    Tornando sulla strada statale al chilometro 9,8 si gira a sinistra subito dopo il grande parcheggio, e si prosegue fino a Rivotorto. Al termine della discesa, si attraversa via Francesca e si pedala su via Salette fino all'incrocio con la strada principale al chilometro12,8; qui, sulla sinistra, si raggiunge la basilica di Rivotorto, santuario neogotico da visitare. Al chilometro 17 si attraversa Capodacqua, borgo d'epoca romana, mentre al chilometro 20 si passa davanti a Villa Fidelia, edificata nel XVI secolo dove un tempo sorgevano il tempio di Venere, il teatro e le terme; qui si visitano una ricca collezione di quadri, sculture e oggetti di antiquariato e il giardino all'italiana del XVIII secolo. Dopo circa un chilometro e mezzo si ritorna a Spello fino al punto di partenza. RICCIONE E TRENTINO, 2 PROPOSTE DI BIMBOINVIAGGIO Il portale specializzato in hotel per famiglie bimboinviaggio.com suggerisce, tra le tante, due proposte per trascorrere il ponte di Pasqua: a Riccione per i genitori single e sulle Dolomiti di Fai della Paganella a caccia di uova colorate. La prima è rivolta alle famiglie e ai single che viaggiano con i proprio figli nella località romagnola di Riccione: l'hotel Adelphi, davanti alla spiaggia, propone sconti speciali e offerte personalizzate con la possibilità di usufruire di un centro giochi e animazione per i bambini con una piccola libreria dove poter leggere le fiabe; sono a disposizione anche passeggini, lettini e biciclette con seggiolini per passeggiare sul lungomare. Il ristorante interno dell'hotel è aperto in orari flessibili per permettere ai bambini di mantenere gli stessi ritmi che hanno a casa propria.
    La città romagnola offre molte passeggiate e la possibilità di visitare Oltremare, parco tematico sulle colline con la famosa laguna dei delfini e tanti giochi legati all'acqua, che apre proprio il venerdì prima di Pasqua. In questo weekend un adulto e un bambino fino ai 15 anni pagano 338 euro con pensione completa per tre notti; un adulto con due bambini, di cui uno fino agli 8 anni, spende 398 euro per tre notti e in pensione completa. Chi, invece, cerca una vacanza di sport e di relax in montagna può optare per l'Alp & Wellness Sport Hotel Panorama di Fai della Paganella, in Trentino: da venerdì a lunedì di Pasquetta cena di gala con musica, tante attività all'aria aperta - dalle sciate alle ciaspolate e al Nordic Walking - e soprattutto la caccia alle uova colorate di Pasqua per i bambini costano da 520 a persona con trattamento di mezza pensione, prima colazione, merenda, cena, assistenza ai bambini e utilizzo del centro benessere La Dolce Vita, che offre cinque vasche riscaldate a varie temperature (una con acqua di mare) e saune. L'altopiano della Paganella, ai piedi delle Dolomiti di Brenta, è un grande comprensorio sciistico che offre 50 chilometri di piste: 10 blu con vari gradi di difficoltà; 13 rosse per chi sa già sciare e un tracciato nero per i più esperti; c'è anche uno snowpark ricco di attrezzature per gli amanti della sciata sulla tavola.
    In quota ci sono molti rifugi alpini con una grande offerta enogastronomica e la possibilità di prendere il sole sulle terrazze.
    (ANSA).

I piccoli paesi, tesori d'Italia che stiamo condannando all'estinzione

Tra gli Appennini o nelle isole minori, i piccoli comuni sono quasi seimila. Custodiscono le tradizioni del nostro Paese, ma si stanno spopolando velocemente. Solo in Basilicata 100 realtà sono a rischio di estinzione. Il Parlamento prova a tutelare i 10 milioni di italiani che ancora ci abitano

I piccoli comuni italiani sono 5.579, il 70 per cento del totale. Paesi per pochi intimi, che non superano i 5mila abitanti. Qui vivono oltre 10 milioni di persone. Il più piccolo tra i piccoli, stando ai dati Istat, è Pedesina, vicino Sondrio. Ci abitano in 36. Mocenisio, nel torinese, conta 37 anime. Briga Alta e Morterone, vicino Cuneo e Lecco, di abitanti ne hanno 38. Ormai sono realtà di frontiera. Spesso tagliate fuori dalle grandi infrastrutture e investimenti pubblici. Emarginate e abbandonate. Custodiscono tradizioni e identità del nostro Paese, eppure si stanno spopolando velocemente. Accade nelle zone montane e sulle nostre isole. Lo sanno bene i 36 comuni delle piccole isole, che dal 1986 hanno fondato un’associazione di rappresentanza, l’Ancim. Da Procida in Campania a Ventotene nel Lazio, passando per la ligure Portovenere e le siciliane Favignana, Ustica e S. Marina Salina. Ci sono le Tremiti al largo delle coste pugliesi e Capraia nel mar Tirreno, davanti a Livorno. Qui vivono circa 200mila italiani, che durante l’estate diventano milioni. Isolate, a rischio spopolamento, a volte in queste realtà è difficile persino garantire diritti essenziali come l’istruzione e la salute. Anche per questo in Parlamento si discute di alcuni interventi a favore dei piccoli comuni. Siano in montagna o affacciati sul mare. In questi giorni la commissione Ambiente del Senato sta esaminando una proposta di legge a prima firma Pamela Orrù (Pd). Un intervento a favore delle isole minori. Si parte da un dato di fatto. «Il costo della vita per un cittadino insulare - si legge nella relazione che accompagna il provvedimento - è di gran lunga superiore a quello per un abitante della terraferma, ma non è superiore il suo reddito». La deputata spiega le difficoltà di chi è costretto a vivere isolato. Non ci sono solo problemi legati alla scuola e alla sanità. «Anche altri aspetti, quali lo smaltimento dei rifiuti, il rifornimento idrico e dei beni di prima necessità, l’amministrazione della giustizia, il radicamento delle attività imprenditoriali diventano più problematici e soprattutto onerosi finanziariamente». E se d’estate il turismo porta visitatori e risorse, alla lunga il fattore stagionalità genera emigrazione verso la terraferma. Ne consegue una dinamica di lento, lungo, continuo impoverimento demografico. Ormai sono realtà di frontiera. Spesso tagliate fuori dalle grandi infrastrutture e investimenti pubblici. Emarginate e abbandonate. Custodiscono tradizioni e identità del nostro Paese, eppure si stanno spopolando velocemente Intanto alla Camera le commissioni Ambiente e Bilancio si occupano dei piccoli comuni. In questi giorni sono in discussione due proposte di legge per sostenere i paesi con meno di 5mila abitanti. Una a prima firma della grillina Patrizia Terzoni, l’altra del deputato Pd Ermete Realacci. Sono comuni dalle grandi potenzialità. «In queste realtà - si legge nella proposta di legge Realacci - sono attive quasi un milione di imprese, sono presenti circa il 16 per cento dei musei, monumenti ed aree archeologiche di proprietà statale e si producono l’ampia parte dei nostri prodotti riconosciuti. Il 94 per cento dei piccoli comuni, infatti, presenta almeno un prodotto a denominazione di origine protetta, e la maggior parte ne presenta più d’uno». Sono realtà virtuose. Quando il tessuto sociale viene garantito, proprio qui trovano spazio le migliori sperimentazioni di buona gestione. Un esempio? In quasi 800 piccoli comuni italiani la percentuale di raccolta differenziata supera il 60 per cento dei rifiuti urbani prodotti. Il 91 per cento di questi paesi possiede almeno un impianto alimentato da fonti rinnovabili. Nei comuni delle piccole isole vivono circa 200mila italiani. «Il costo della vita per un cittadino insulare è di gran lunga superiore a quello per un abitante della terraferma, ma non è superiore il suo reddito» Eppure spesso queste realtà pagano le conseguenze dei fenomeni di spopolamento e impoverimento. Dinamiche che hanno finito per delineare un’Italia parallela, del “disagio insediativo”, dai confini ormai riconosciuti. Non ci sono differenze tra Nord e Sud, almeno da questo punto di vista il nostro si scopre un Paese unito. È una realtà «che interessa tutto l’arco alpino, soprattutto ligure, piemontese, lombardo e friulano, si concentra lungo la dorsale appenninica ligure, tosco-emiliana e centro-meridionale, nelle parti montuose e interne della Sardegna e della Sicilia. Attecchisce nel robusto "piede d’appoggio” meridionale, risale gli Appennini dalla Calabria all’Abruzzo, interessando pesantemente la Basilicata, dove quasi 100 comuni sono a rischio progressivo di estinzione, e si apre, affievolendosi, verso nord, secondo una biforcazione che tocca aree interne delle Marche e della Toscana meridionale». Intere zone d’Italia destinate a un impoverimento demografico, economico e sociale «senza apparente possibilità di inversione di tendenza», come denuncia la proposta di legge dei Cinque Stelle. I tagli alla spesa pubblica degli ultimi anni hanno assestato l’ultimo colpo. Della scuola e della sanità si è già detto. «Nelle aree interne - si legge - sono stati chiusi sistematicamente servizi pubblici che rappresentavano spesso l’unico elemento di socializzazione scambio culturale». Sono stati diminuiti nel numero gli uffici postali e i presìdi dello Stato. «Il sistema ferroviario secondario è stato pressoché abbandonato sull’altare dell’alta velocità». Senza dimenticare un generale impoverimento legato alle dinamiche del mattone. Stando ad alcune stime, la crisi degli ultimi anni avrebbe portato a una diminuzione tra il 30 e il 40 per cento dei valori degli immobili localizzati nelle aree interne del nostro Paese. Come fermare lo spopolamento e garantire che sia conveniente vivere su una piccola isola o in un paese dell'arco alpino piemontese? Le ricette sono numerose. La proposta del Pd delinea una serie di condizioni essenziali per invertire la tendenza in atto. «Le agevolazioni sull’affitto, il mantenimento delle strutture scolastiche e dei presìdi sanitari, delle stesse caserme dei carabinieri, la possibilità di pagare le bollette negli esercizi commerciali recuperando la figura dei vecchi "empori", la garanzia di avere un distributore di benzina». Ed è impossibile prescindere dal sostegno allo sviluppo imprenditoriale e agricolo. Ad esempio attraverso la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali, o la diffusione di attività artigianali e ricettive. I provvedimenti introducono interventi mirati al recupero dei centri storici. Magari attraverso la creazione di fondi per incentivare la residenza nei piccoli comuni o il recupero di immobili abbandonati. Una serie di iniziative non per introdurre nuovi privilegi, ma per rispettare i diritti essenziali. Nel caso delle piccole isole, magari con l'introduzione di una imposta di sbarco, non superiore a 1,5 euro, e il potenziamento del sistema dei trasporti per garantire la continuità territoriale con la terraferma.

Cultura / Idee: città ideali, sogno o incubo?

I turisti che solcano la Toscana in lungo e in largo non possono fare a meno di sostare a Pienza, la città ideale che papa Pio II Piccolomini ricavò dal natio borgo di Corsignano. Così come chi visita Mantova spesso allunga il suo giro per toccare Sabbioneta, la piccola Roma eretta da Vespasiano Gonzaga nel secondo Cinquecento. Ma in Italia i centri che hanno tradotto in realtà l’utopia sono molti. Fabio Isman ne passa in rassegna una selezione e diversi altri ne segnala in Andare per le città ideali (Il Mulino, pagine 144, euro 12,00), bel libro che sta tra il racconto di viaggio, la guida d’autore, il saggio (documentatissimo) di storia dell’arte, ma che si legge come un romanzo. Isman prima di tracciare un itineraio tra vie e piazze, esplora l’elemento teorico. 

La città perfetta – in virtù della sua natura intellettuale – nasce infatti a due dimensioni. La possiamo osservare in tavole, affreschi e disegni, come in numerosi trattati, che in Vitruvio fondano le proprie radici: dall’Alberti al Filarete e Francesco di Giorgio Martini fino agli schizzi di Leonardo. Il concetto di “città ideale” è antico. 

Lo espone Platone e lo ri- chiama Aristotele. Il mondo rinascimentale, nella sua ricerca dell’armonia del cosmo, è affascinato dalla possibilità di un ambiente urbano la cui forma rispecchi, nella disposizione, nelle proporzioni e nella gerarchia, quella di una società armonica perché perfettamente regolata. Nasce da qui la tradizione letteraria inaugurata dall’ Utopia di Tommaso Moro. Un tracciato a scacchiera o stellare di vie ampie e regolari in cui si aprono piazze, edifici uniformi per altezza e stile è il comune denominatore. Isman prende le mosse addirittura da Aquileia romana per poi muoversi tra i centri sorti durante il Rinascimento (Pienza e Sabbioneta, ma anche Acaya nel leccese, Palmanova in Friuli, Terra del Sole in Romagna) e nel Seicento (San Martino al Cimino, nei pressi di Viterbo, in cui Francesco Borromini – su commissione di donna Olimpia Maidalchini – “inventa” le case a schiera). Isman fa poi un salto temporale e sociale, con i villaggi industriali – la settecentesca filanda borbonica di San Leucio a Caserta e i più recenti Crespi d’Adda in Lombardia e Rosignano Solvay, company-town nel livornese – per arrivare alle città fondate dal regime fascista, da Latina e Sabaudia, nel Lazio, a Arborea e Fertilia in Sardegna. 

È un tour appassionante e allo stesso tempo inquietante. Le città ideali dei dipinti rinascimentali sono prive di presenze umane, nonostante le proporzioni siano a misura d’uomo. Sono costruzioni di natura filosofica, la loro purezza cristallina, e quindi “minerale”, non sembra adatta alla vita “organica”. Già nella sua elaborazione teorica e poi con decisione nel salto nella realtà, la città ideale diventa tema dell’architettura militare. 

Uniformità degli spazi e una griglia predeterminata di ruoli e gerarchie sono pregi apprezzati dal sistema di vita militare, in cui personalità e identità passano in secondo piano. La città stellata diventa il modello per piazzeforti in tutta Europa. Palmanova, costruita dalla Serenissima nel 1593, è la capostipite ma la Sforzinda filare- tiana ne è il modello. Una città fortezza è anche Terra del Sole fondata in Romagna nel 1564 da Cosimo I de’ Medici ai confini del suo Granducato. Visivamente è una delle migliori incarnazioni dei principi della città ideale. 

Ma, come ben descrive Isman, era una formidabile prigione che ancora reca tracce – graffite sui muri delle celle e registrate nei ricchi archivi – delle torture e dei supplizi. «Terra del Sole – scrive – non è soltanto un piacere assoluto per gli occhi, ma anche un’angoscia per la mente e il cuore». Il sogno dell’umanesimo si riversa nell’antiumano. Il vero tema delle città ideali (antiche e contemporenaee) è l’esercizio del potere. Il fascino ipnotico che promanano è lo stesso del giardino di Armida – che è poi quello di ogni totalitarismo: la chimera dell’irrealtà, il mondo perfetto ma contro natura (e quindi diabolico), che cela inganno e dominio. Se l’avesse conosciuta, forse Seebald avrebbe incorporato Terra del Sole in Austerlitz.Il protagonista che dà nome al romanzo studia le strutture costruite secondo i canoni geometrici delle città ideali e la loro natura di fortezze e prigioni, luoghi cioè di violenza e sopraffazione. 

È una critica drammatica alla ragione cartesiana, il cui destino sembra essere il rovesciamento nella follia. Austerlitz descrive la settecentesca città fortificata e prigione politica di Theresienstadt, in Boemia (oggi Terezin), come «costruita secondo un rigoroso schema geometrico come l’ideale Città del sole di Campanella». Il nazismo ne fece un campo di concentramento ideale e beffardo, «modello – scrive Seebald – di un mondo dischiuso dalla razionalità e regolamentato fin nei minimi dettagli». La perfetta organizzazione urbana facilita il controllo oppressivo e la distruzione dell’uomo come individuo, prima che come corpo. L’astrazione dei principi geometrici della città ideale strumentalmente si traduce in spazi perfetti per sopprimere il libero arbitrio. 

Non si può dimenticare che una “città ideale” è il Panopticon: il carcere inventato dall’Età dei Lumi, omogeneo, razionalmente organizzato, centralizzato, totalmente controllabile. Portando il paragone all’estremo, si potrebbe dire che il processo di alienazione non è dissimile da quello innescato dalle architetture concentrazionarie delle periferie urbane, a loro modo “architetture ideali” sgorgate dalle ambizioni utopiche della modernità. Fabio Isman osserva che le città ideali sono «il frutto di visioni laiche e quasi mai religiose». C’è da chiedersi se questa trasformazione del trionfo della ragione in barbarie non sia contro la sua natura ma ne dipenda direttamente, così come l’inevitabile riversarsi in regime dittatoriale caratterizza tutte le utopie politiche, dalla Rivoluzione francese al Socialismo reale, che hanno fatto della ragione un fondamentalismo. Non è il sonno ma il sogno della ragione (e in originale l’incisione goyesca, con il termine sueño, è di una tragica ambiguità) a generare mostri.
Avvenire

Ristoranti, pizzerie e... la top 10

Quali sono i bar, le gastronomie, i ristoranti preferiti dagli Yelper italiani? Per rispondere a questa domanda, Yelp – l’esperto nella ricerca delle migliori attività commerciali su base locale, sia da desktop che tramite app – ha analizzato le recensioni realizzate dalle sue community e i punteggi assegnati dagli utenti che hanno testato e commentato le proprie esperienze gastronomiche in giro per la penisola. E’ nata così la Top 100 dei locali più amati per mangiare fuori nelle principali città italiane.
Yelp ha studiato le valutazioni e le “dritte” dei suoi Yelper - sempre intenti a vivere la propria città a 360 gradi - per scattare una reale ed inedita mappa delle preferenze degli italiani a tavola, divise tra amore incondizionato per la pizza e le specialità “di casa” e un’incontenibile curiosità verso sapori internazionali più o meno noti. Tra le sorprese, spicca, senza dubbio, l’esclusione di Milano dalla Top 10 dei locali più recensiti e votati, dominata da una città decisamente più piccola, ma non meno “appetitosa” come Firenze.
Sul podio pizza e specialità toscane 
Il podio della Top 100 di Yelp parla chiaro: per gli italiani niente è meglio dei sapori di casa e, in particolare, della pizza. La vetta della classifica, infatti, è dominata da due celebri pizzerie napoletane, L’Antica Pizzeria – Da Michele (4.5/5) e Sorbillo (4.5/5), che si aggiudicano rispettivamente la medaglia d’oro e d’argento dei locali più apprezzati. L’innato amore per la tradizione culinaria italiana è testimoniato anche dalla presenza sul gradino più basso del podio di Mercato Centrale (4.5/5), un autentico paradiso su due piani per gli amanti delle eccellenze toscane, attività fiorentina meglio recensita per la categoria “food”.
A tavola si fa il giro del mondo
Una volta chiarito che il primato della cucina italiana non è in discussione, gli Yelper si dimostrano decisamente entusiasti all’idea di sperimentare anche cucine di Paesi lontani, asiatici ma non solo: scorrendo la Top 100, infatti, ricorrono ben dieci volte locali che propongo sushi, uramaki e altre prelibatezze nipponiche – a volte addirittura rivisitate in salsa carioca, come da Temakinho (4.5/5) -, per poi imbattersi in ristoranti cinesi e spagnoli, seguiti a ruota da cucine di ogni parte del mondo: vietnamita, indiana, messicana, eritrea – come il Warsa (4.5/5) di Milano - e, soprattutto, americana. Molto votate, infatti, sono state le attività che servono brunch, burger, milkshake e bagel, offrendo un assaggio di autentica “American life” che non ha niente a che fare con il junk food.
Colpisce, infine, l’assenza di locali esclusivamente vegetariani o vegani che, seppur sempre più numerosi e apprezzati, non sembrano ancora in grado di fare definitivamente breccia nei cuori (e negli stomaci) degli Yelper, in maggioranza onnivori.
Uno sguardo alla Top 10: domina Firenze, Milano grande assente
Con ben sette attività nella Top 10, Firenze è la città con il maggior numero di locali recensiti, mentre Napoli compare due volte, seguita da Roma, il cui unico business presente tra i primi dieci – la birreria Open Baladin (4/5) - occupa il quarto posto. Grande esclusa, a sorpresa, è Milano: per trovare il primo ristorante della città meneghina bisogna infatti scivolare fino all’undicesimo posto, dove compare Poporoya (4.5/5), a testimonianza della grande passione dei milanesi per la cucina asiatica e, in particolare, per le specialità giapponesi, ormai tipiche del capoluogo lombardo quanto la cotoletta e il risotto con l’ossobuco.
Le prime dieci posizioni svelano la predilezione degli utenti per ambienti informali e piatti non troppo elaborati, in cui è possibile mangiare un boccone e placare un languorino in modo piuttosto veloce: oltre alle pizzerie e ai “mercati gastronomici”, risultano vincenti le formule di snack bar, bruschetterie e paninoteche. È curioso notare, ancora una volta, la crescente popolarità della cucina a stelle e strisce di qualità – rappresentata da Le Vespe Café (4.5/5) e Dolce Lab (4.5/5), rispettivamente al sesto e nono posto – che mette al bando il junk food, mentre al tempo stesso dimostra di resistere anche la tradizione dolciaria più tradizionale, con la presenza all’ottava posizione di Pasticceria Giorgio (4.5/5), rinomata per le sue torte e i suoi deliziosi pasticcini con cui accompagnare un tè pomeridiano in perfetto stile “Paese delle Meraviglie”.
Yelp: la Top 10 dei locali dove mangiare nelle principali città italiane
1. L’Antica Pizzeria – Da Michele (4.5/5) 6. Le Vespe Café (4.5/5) 
2. Sorbillo (4.5/5)
7. Johnny Bruschetta (4.5/5) 
3. Mercato Centrale (4.5/5)
8. Pasticceria Giorgio (4.5/5), 
4. Open Baladin (4/5)
9. Dolce Lab (4.5/5) 
5. All’Antico Vinaio (4.5/5)
10. I Due Fratellini (4.5/5)
ansa

Turismo: Mobile Traveller in Italia valgono 835 milioni. Amadeus, 42% hanno prenotato o pianificato viaggio con iphone

Continua a crescere il numero degli smartphone nel mondo (solo nell'ultimo anno in tutto il mondo ne sono stati venduti più di un 1 miliardo) e crescono anche gli mTraveller, che usano il cellulare sia per pianificare sia per effettuare prenotazioni di viaggio e raggiungono il 42% dei viaggiatori mondiali. E anche l'Italia ha il suo bel da fare con una cifra stimata di 1,3 milioni di turisti "mobili" e 40 milioni di transazioni via mobile commerce legati al comparto turistico, in particolare alla biglietteria (+160%) su 2,8 miliardi totali.
Guardando ai dati europei, il 65% dei viaggiatori ricerca voli dal proprio smartphone, mentre è il 25% che finalizza l'acquisto tramite il dispositivo. Una percentuale che sale leggermente, al 30%, se si tratta di prenotare hotel.
"Questi numeri sono destinati a crescere in maniera consistente nei prossimi anni. Prevediamo infatti che il 55% delle prenotazioni verranno effettuate via mobile nel vicino 2018" spiega Francesca Benati, amministratore delegato e direttore generale di Amadeus Italia in occasione dell'ottava edizione dell'Osservatorio del Mobile Payment & Commerce promosso dal Politecnico di Milano. "Raccomandiamo - aggiunge - agli operatori del settore di essere parte di questa realtà in movimento. In Italia quest'anno il valore del settore nel comparto mobile sarà di 835 milioni, una cifra generata dalla crescita annua del 125% avvenuta rispetto al 2014".
Mentre nel 2013 i futuri viaggiatori cercavano ispirazione su smartphone ma prenotavano altrove, nel finire del 2015 solamente un quarto dei viaggiatori ha effettuato questo passaggio (26%), evidenziando un crescente apprezzamento da parte dei consumatori dell'esperienza via mobile. Questo trend è reso possibile anche dalla sempre maggiore disponibilità di app, considerato che ben l'82% delle 50 migliori compagnie di viaggio al mondo offrono le soluzioni mobile per assecondare la propensione all'uso degli smartphone e tablet dei propri clienti, e nel contempo fidelizzarli.
PRIMA DEL VIAGGIO - Gli mTraveller utilizzano le app mobile con queste finalità: il 45% per programmare il proprio viaggio;
il 30% per trovare offerte/affari hotel; il 15% ha appositamente scaricato app specificamente in funzione delle imminenti vacanze
Le applicazioni vengono utilizzate anche per fare il check-in, di cui il 46% è il numero di chi viaggia per piacere e 61% di chi viaggia per lavoro.
DURANTE IL VIAGGIO - Il 52% dei viaggiatori usano app una volta giunti a destinazione, di cui: il 94% per cercare e scoprire attività da fare in loco; l'80% per scaricare mappe e trovare direzioni; il 75% per cercare ristoranti.
DOPO IL VIAGGIO - Sette viaggiatori su 10 postano foto delle vacanze sui social network tramite app durante e dopo la vacanza.
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Alla scoperta di Copenaghen sulle tracce di The Danish Girl

Una meravigliosa Copenaghen, Nyhavn, Nyboder, e il centro storico della città fanno da sfondo a The Danish Girl in uscita nelle sale italiane il prossimo 18 febbraio. Diretto da Tom Hooper, il film è un adattamento dell’omonimo romanzo di David Ebershoff e racconta la storia di una coppia di artisti danesi. Si tratta di Lili Elbe (nato Einar Wegener), primo caso di intervento di riassegnazione sessuale, interpretata da Eddie Redmayne, candidato agli Oscar come miglior attore protagonista, affiancato da Alicia Vikander nel ruolo della pittrice Gerda Wegener, candidata agli Oscar come miglior attrice non protagonista.
The Danish Girl è inoltre candidato agli Oscar per la miglior sceneggiatura e i migliori costumi.
La trama
Einar Wegener, un pittore paesaggista di successo, è sposato con Gerda Wegener, ritrattista di buona fama. I due artisti sono felicemente sposati e vivono a Copenhagen all'inizio del 1900. La loro relazione cambia quando Gerda chiede al marito di vestirsi da donna e sostituire la modella per un suo ritratto. Indossando abiti femmilini Einar si rende conto che Lili Elbe è l'espressione del suo vero sé. Attraverso l'arte di Gerda, i due creano un luogo di libertà dove Lili può vivere pienamente la sua identità femminile. Lili finisce per vivere la sua vita di donna, e Gerda la sostiene quando nel 1930 si sottopone al primo intervento di riassegnazione sessuale. La scoperta che la musa e modello preferito di Gerda era in realtà suo marito fece molto scalpore, ma i due artisti furono celebrati e conosciuti oltre che per il loro talento artistico anche per la capacità di sfidare i confini di genere e identità sessuale.
Il film è stato girato nei luoghi realmente vissuti dai protagonisti, tra l'incantevole canale Nyhavn e l’area di Frederiksstad a Copenaghen, riconosciuta come patrimonio Unesco.
I luogi del film
Nyhavn & il quartiere lungo il canale
Tra le strade acciottolate di Nyhavn si trova la casa di Lili Elbe e Gerda Wegener. Molte delle scene di 'The Danish Girl' si svolgono in questa parte più antica del porto di Copenaghen. Nyhavn era in origine un porto commerciale. La maggior parte delle case nella zona risalgono al XXVII secolo con la più antica (Nyhavn n. 9) costruita nel 1681.
Oggi, molte delle splendide case di questa zona sono state rinnovate e ospitano ristoranti e caffè che animano il quartiere del porto. 
Anche il celebre scrittore danese, Hans Christian Andersen, ha vissuto a Nyhavn al n. 20. In questa casa scrisse favole di fama mondiale come 'L'acciarino magico', e 'La principessa sul pisello'. Andersen ha anche vissuto vent'anni a Nyhavn n. 67 e due anni al n. 18.

Magstræde
Dopo un vernissage e una festa, la coppia di artisti, protagonisti di The Danish Girl, passeggia attraverso Magstræde. In questa suggestiva strada del centro storico si trovano molte case scampate ai numerosi incendi che hanno interessato Copenaghen nel 1728 e 1795. Le case in Magstræde n. 17 e 19 risalgono al 1640, la stessa epoca di costruzione di Børsen, la vecchia Borsa di Copenaghen, e dell'osservatorio astronomico Rundetårn, la Torre Rotonda.
Le case di Magstræde offrono un quadro perfetto della capitale danese di 300 anni fa. Magstræde è oggi una zona residenziale con ottimi ristoranti e viene spesso usata per set fotografici. In origine però questa zona era decisamente meno sofisticata: la prima parte del nome della strada, Mag, è infatti un'antica parola che significa “bagno”, in riferimento ad una latrina pubblica che si trovava proprio nella strada.
Nyboder 
In una delle caratteristiche case basse a schiera di colore giallastro con i tetti rossi, risalenti al XVII secolo, chiamate Nyboder, viveva Henrik, flirt di Lili. Le prime case di Nyboder forono costruite nel 1631 dal re Cristiano IV, considerato il grande costruttore reale danese. In realtà, si potrebbero passare giorni a Copenhagen solo visitando gli edifici costruiti durante il suo regno che durò quasi 6o anni, dal 1596 al 1648. Le case di Nyboder, inizialmente dedicate ad ospitare il personale della marina e le loro famiglie, si trovano vicino al bellissimo Castello di Rosenborg, anch’esso costruito dal Re Cristiano IV vicino allo splendido parco Kongens Have (Giardino del Re).
Teatro Reale
Altro luogo iconico di Copenaghen ripreso nel film, il Teatro Reale che troneggia nella piazza Kongens Nytorv dal 1748. Il teatro ha ospitato molti personaggi famosi, tra cui il filosofo danese Søren Kierkegaard.
Il Palazzo di Charlottenborg
Il Palazzo di Charlottenborg fa da sfondo al primo incontro dei due protagonisti, entrambi studenti della Royal Danish Academy of Art. Charlottenborg ha una delle più vaste e suggestive collezioni d’arte contemporanea in Europa e ospita mostre, eventi, conferenze, spettacoli, concerti e proiezioni rendendolo un riferimento in materia di arte contemporanea a Copenhagen. È situato a Kongens Nytorv vicino al Teatro Reale e nelle vicinanze del Magasin du Nord, il più grande department store in Scandinavia, oltre che all'Hotel d'Angleterre uno dei 5 stelle più iconici della città.
La costruzione del Palazzo Charlottenborg iniziò nel 1672. Al volgere del secolo la vedova Queen Charlotte Amalie acquistò il castello e il suo nome è rimasto da allora con esso.
Frederiksstad e Amalienborg – Parigi a CopenaghenLe immagini della coppia di artisti a Parigi sono in realtà girate a Copenaghen - nel quartiere Frederiksstad risalente alla seconda metà del XVIII secolo. Frederiksstaden è candidato per l’iscrizione al Patrimonio UNESCO come uno dei siti urbani più solidamente espressi in Danimarca e una delle più belle espressioni europee del settecento.
Frederiksstaden è stato progettato con strade lunghe e ospita il primo ospedale pubblico della Danimarca, attualmente occupato dal Designmuseum, il più grande museo di design con un forum espositivo centrale per il design industriale e le arti applicate in Scandinavia. 
Amalienborg, sede della famiglia reale danese, è parte di Frederiksstaden; è uno dei quartieri più alla moda della città, con negozi di antiquariato, case internazionali aste e uffici. Parte di Frederiksstad viene anch'esso ripresa nelle scene “parigine” del film.
Il quartiere di Frederiksstad
Una piccola area del centro di Copenaghen, con ampie strade parallele. Tra i luoghi caratteristici di questa zona Kongens Nytorv e gli eleganti viali Bredgade, Store Kongensgade, Amaliegade, Sankt Annæ Plads ed Esplanaden con loro simmetria rettilinea, in netto contrasto con le strade strette e tortuose del centro storico di Copenaghen. E’ ancora oggi caratterizzato da gallerie d'arte, antiquari, case d'asta, agenzie creative ed è dominato dalla residenza reale, il palazzo di Amalienborg e dalla vicina Chiesa di Marmo.
Esposizione: Dipinti di Gerda Wegener a ARKENUn’opportunità per completare la conoscenza di Copenaghen sulle tracce di The Danish Girl
L'insolita storia di un amore tra un’artista e una musa che trascende i confini di genere è anche il titolo della mostra dedicata alle opere di 'Gerda Wegener'. L’esposizione è visitabile al Danish Art Museum ARKEN, a sud di Copenhagen fino al prossimo 16 maggio.
Ragazze che flirtano, dive glamour, donne sensuali e le immagini di Lili sono tra i soggetti preferiti di Gerda Wegener. La sessualità ambivalente della Wegener e la storia del suo compagno erano troppo difficili per essere comprese dai contemporanei dell’artista.
Gerda Wegener ha ricevuto dei giudizi molto controversi, ma ha goduto di grande successo a Parigi, dove lei e Lili hanno vissuto per due decenni dal 1912 partecipando con entusiasmo al mondo dello spettacolo parigino, come testimoniano le molte opere di Gerda che ritraggono feste e carnevali. Gerda è diventata rapidamente una ritrattista popolare e ha esposto nelle più importanti gallerie d'arte a Parigi e oltre che nel padiglione francese all'Esposizione mondiale nel 1925, dove ha vinto due medaglie d'oro.
Come arrivareCopenaghen è facilmente raggiungibile con voili diretti da Milano, Roma, Bologna, Venezia, Firenze, Pisa, con compagnie low cost o di linea.
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