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La grande bellezza di Zanzibar tra maree e spiagge deserte

STONE TOWN - E’ la luna a segnare la vita e i paesaggi di Zanzibar, arcipelago africano composto da due isole principali, Unguja e Pemba, e da tanti piccoli isolotti corallini, affacciati sull’oceano Indiano a 40 chilometri dalla Tanzania. Le maree trasformano la conformazione delle spiagge e fanno spuntare al largo della costa distese di sabbia abbaglianti e deserte, che si avvicinano molto alla nostra idea di paradiso. Da qualche anno l’isola africana si è trasformata in una destinazione turistica di lusso, attenta però a salvaguardare la natura con la nascita di parchi marini protetti e riserve naturali che curano tartarughe e delfini e con strutture alberghiere a basso impatto ambientale. Se la luna, simbolo femmineo dell’universo, è così determinante per l’isola, altrettanto lo è il mare, fonte di sostentamento per la popolazione di pescatori e di continue scoperte e meravigliose attrazioni per i tanti turisti, sedotti dal suo colore, così difficile da descrivere: tratti di sabbia candida e impalpabile contrastano con il profondo blu dell’oceano Indiano e con il verde anice della costa sabbiosa, caratterizzata da ampie baie protette da speroni rocciosi che si alternano a distese di rena più fine del borotalco. Sulla costa orientale ci sono arenili mozzafiato - da Matemwe con le palme da cocco e un reef coloratissimo a Kiwengwa con i suoi tanti resort e i locali sulla spiaggia - dove l’acqua passa dal verde menta all’azzurro celeste e quasi bianco del litorale, molto apprezzato da chi pratica il kitesurf. Con la bassa marea su questo tratto di costa spuntano lingue di sabbia corallina al largo della costa come Nakupenda, chiamata “l’isola che non c’è”. 
La parte settentrionale di Zanzibar è amata da chi si immerge o fa snorkeling: da Nungwi, dove non c’è mai bassa marea, si raggiunge l’isola di Mnemba, un atollo paradisiaco che appartiene al magnate statunitense Bill Gates e dove è impossibile sbarcare; qui, davanti alle sue coste abbaglianti, è possibile nuotare o fare snorkeling o fermarsi poco più in là su spiagge bianche e deserte, abitate solo da alberi di cocco e da piccoli granchi, bianchi come la sabbia finissima. Qui, davanti a questo tratto di costa, decine e decine di delfini accompagnano le ngalawa, le imbarcazioni della tradizione swahili dei pescatori, da cui si godono il mare più limpido e i tramonti più infuocati.
Capitale dell’isola è Stone Town, una città piena di contraddizioni e dal fascino coloniale, patrimonio dell’Umanità per l’Unesco per i suoi edifici storici che testimoniano il vivace passato commerciale. La città storicamente ha conosciuto grandi momenti di dolore e intolleranza, come quando era il maggior mercato di schiavi dell’Africa orientale; oggi, nonostante la povertà e le difficoltà, prevale tra la popolazione un inatteso spirito di convivenza tra diverse etnie e religioni: musulmani, anglicani, cattolici e indù. Là dove c’era il mercato degli schiavi, nel 1873 venne costruita una chiesa anglicana che oggi si visita assieme al vicino museo della schiavitù. In città meritano una sosta il mercato che ospita l’asta del pesce e che profuma di spezie, dal cardamomo ai chiodi di garofano per cui Zanzibar è famosa in tutto il mondo; la fortezza portoghese al cui interno si trova un anfiteatro che ogni febbraio, quest’anno dall’8 all’11, ospita il festival Sauti za Busara, che omaggia la musica africana con artisti provenienti da tutto il mondo. Sul lungomare si affaccia Beit el-Ajaib, un grande edificio puntellato per i crolli e oggi abbandonato: era il Palazzo delle Meraviglie, il primo in città con ascensore e luce elettrica e un giardino esotico, appartenente al terzo sultano dell’Oman, che lo costruì per la consorte. Nel cuore di Stone Town, tra viuzze annerite dalla muffa e macchiate dai colori dell’artigianato zanzibarino, non può mancare una sosta sotto la casa dove nacque e visse la celebre rockstar Freddie Mercury e all’House of Spices, la casa delle spezie, dove si possono acquistare anche oggetti d’artigianato locale. Sulla turistica Gizenga street alcune associazioni femminili no profit come Dada Zanzibar e Sasik, women cooperative hanno aperto botteghe dove creano oggetti e tessuti zanzibarini dai toni di batik: cuscini, vestiti e tovaglie fatti a mano e su commissione. E’ un modo di sopravvivere, il loro, creando attraverso i colori e la manualità e garantendo alle famiglie più bisognose ciò di cui necessitano.
Infine per un pranzo o una cena in terrazza a base di zuppa di patate e limone, aragosta, manioca e banane fritte e dolci allo zenzero con semi di baobab, è bene recarsi nell’hotel Emerson Spice; è la casa zanzibarina di un mercante completamente ristrutturata, con camere tutte diverse l’una dall’altra, dedicate a donne della cultura e della musica, e che sembra uscire da un film di spionaggio: qui, tra fontanelle maiolicate e giardini segreti, si rivive un’originale atmosfera coloniale prima di rimettersi in cammino per l’isola.
Uscendo dalla città si entra nella vita degli altri zanzibarini, quelli che non possono permettersi il lusso di una casa in mattoni in città: le loro case in fango, legno e makuti, la tipica paglia ricavata dalle foglie di palma, sorgono lungo il ciglio delle strade che attraversano Unguja, l’isola principale, da Nungwi, nell’estrema punta settentrionale, fino a Kizimkazi, a sud. Si viaggia tra piccoli villaggi di pescatori e sobborghi dove bancarelle e laboratori artigianali all’aperto ospitano giovani zanzibarini che vendono ananas, cocchi, banane e intagliano il legno creando oggetti, porte e mobili che servono per abbellire le case di città. I villaggi sorgono a ridosso di labirinti di mangrovie e vaste coltivazioni di zenzero, cannella e chiodi di garofano, dove è imperdibile una visita ai giardini dedicati alle spezie: qui si ammirano le piante più strane e rare utilizzate nella medicina tradizionale e si assaggiano i più strani frutti tropicali.
C’è infine un luogo, dieci chilometri a nord della capitale, che merita di essere visitato: il Montessori School Nursery & Primary and Orphanage di Zanzibar, l’unica struttura privata che ospita bambini abbandonati in tutta l’isola. Nata 11 anni fa grazie alla determinazione e alla tenacia di Suzanne, donna di 47 anni che, con coraggio e un amore grande e sconfinato come il continente dove vive, si occupa di educare, allevare e crescere figli non suoi in una struttura montessoriana che è molto più di un edificio dove si studia o si viene accolti: è una casa, una famiglia, un luogo dove si riceve aiuto e amore. Suzanne, la grande “mami” di tutti, ci vive con quattro sue figlie e 46 piccoli – Aisha, Maria, Ali, Mohamed, Hamidi, Omar e tutti gli altri bambini orfani dai 2 ai 17 anni - che sono stati abbandonati o semplicemente dimenticati dalle loro famiglie d’origine. E’ impossibile non entrare nell’edificio, le cui mura sono tappezzate di disegni delle manine colorate dei bambini, che ti entrano dentro come un pugno e ti accarezzano il cuore. C’è una scritta sulla parete che esprime in modo semplice e inequivocabile il motto della struttura, fortemente voluta da Suzanne: «Siate saggi, lavorate duro, rispettatevi e aiutatevi l’un l’altro». Suzanne vive di donazioni e dell’aiuto di volontari provenienti da tutto il mondo che portano medicine, vestiti, cibo, libri e quaderni da colorare. Chiunque può aiutarla, semplicemente contattandola su Facebook: www.facebook.com/Montessori-School-and-Orphanage-in-Bububu-Zanzibar-Tanzania-156977844454756/
Per organizzare il viaggio, il soggiorno e le visite con guide che parlano italiano è possibile rivolgersi a Veratour, che ha sull’isola due tra i più bei villaggi del gruppo: il Veraclub Zanzibar Village a Kiwengwa e il Veraclub Sunset Beach a Nungwi, entrambi curati, sicuri e tranquilli. Il primo si trova sulla costa orientale dell’isola, lungo l’ampia spiaggia di Kiwengwa, immerso in una lussureggiante vegetazione tropicale con bungalow a un piano; l’altro, a nord dell’isola, invece, offre piccoli edifici di due piani e una spiaggia di sabbia fine e bianca, intervallata dalle rocce. 
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Mercatini di Natale 10 mete da non perdere

MERANO - Luci colorate, regali originali, profumo di cannella: passeggiare tra i mercatini di Natale è il modo migliore per farsi inebriare dall’atmosfera natalizia e godersi l’arrivo delle festività. E il ponte dell’8 dicembre rappresenta l’occasione perfetta per prendersi una breve vacanza e andare alla scoperta di tradizioni locali, botteghe di artigiani e specialità gastronomiche.

Per organizzare il proprio viaggio anche all’ultimo minuto, è sufficiente affidarsi a Yamgu - You Are My GUide, la piattaforma per viaggiare sempre aggiornati, che ha selezionato la Top 10 dei mercatini di Natale più suggestivi d’Italia.

1- Merano, tra diavoli e banchetti
Per scoprire una delle più affascinanti tradizioni natalizie dell’Alto Adige bisogna andare a Merano, che con i suoi paesaggi montani e il suo splendido centro storico è una tappa consigliate anche per chi viaggia in famiglia. A caratterizzare i mercatini di Merano sono soprattutto le tradizioni e il folklore popolare: gli stand sono infatti affiancati dalla sfilata di San Nicola con i Krampus, cioè i diavoli, che si tiene il 5 e 6 dicembre. Il Mercatino di Natale di Merano è aperto ogni giorno dal 24 novembre 2017 al 6 gennaio 2018.

2- Trento, il Natale a impatto zero
Dal 18 novembre al 6 gennaio, Piazza Fiera e Piazza Cesare Battisti di Trento si riempiono di luci grazie a decine di casette di legno del mercatino, con golosità gastronomiche e prodotti di artigianato locale di ogni tipo: dagli addobbi natalizi ai maglioni di lana fatti a mano, dalle sculture in legno alle pantofole in feltro. Senza dimenticare l’attenzione per l’ambiente, con la scelta di ingredienti biologici a km 0, la distribuzione di stoviglie lavabili o compostabili, la raccolta differenziata, l’utilizzo di energia elettrica interamente prodotta da fonte rinnovabile.

3- Verona, doppio appuntamento all’ombra dell’Arena
La città di Verona nel periodo natalizio accoglie ben due mercatini: oltre a quello storico di Piazza Bra, che si tiene dal 10 al 13 dicembre in concomitanza con la Festa di Santa Lucia e che conta oltre 300 banchetti di prodotti tipici e dolciumi provenienti da tutta Italia, negli ultimi anni si è aggiunto un mercatino in gemellaggio con la Germania. Si tratta di una sezione veronese dei Mercatini di Natale di Norimberga, città tedesca molto famosa per il suo splendido "Christkindlesmarkt": dal 17 novembre al 26 Dicembre, Piazza dei Signori ospiterà oltre 80 espositori che proporrano prodotti tipici tradizionali artigianali quali addobbi in vetro, legno e ceramica, tante idee regalo nonché specialità gastronomiche e deliziosi dolci natalizi.

4- Bolzano, tra artigianato e musei
In Trentino da non perdere il Mercatino di Natale di Bolzano, che con le sue bancarelle occupa Piazza Walther, proprio ai piedi del Duomo della città. Qui si troveranno non soltanto meravigliose idee regalo, ma anche laboratori degli artigiani atesini dove poter ammirare l'artigianato artistico dal vivo, imparare a creare biglietti di auguri natalizi o realizzare una Pigotta assieme ai volontari UNICEF. Il Mercatino di Natale di Bolzano è aperto tutti i giorni dal 24 novembre 2017 al 6 gennaio 2018. Inoltre, in occasione dell’apertura del Mercatino di Natale, si svolge la “Lunga Notte dei Musei”: un’ottima opportunità per visitare i musei di Bolzano e di partecipare a laboratori e visite guidate con tanto di caccia al tesoro!

5- Salerno, mercatino tra luci d’artista
Non solo Nord Italia! Durante il periodo natalizio uno degli eventi più belli si tiene a Salerno: “Luci d’Artista” è infatti la più spettacolare e suggestiva esposizione di opere d'arte luminose, che vengono installate presso strade, piazze ed aree verdi della città. Inaugurate l’11 novembre, le installazioni luminose resteranno accese fino al 21 Gennaio 2018. Contestualmente, Salerno ospita anche una ruota panoramica di oltre 50 metri nel sottopiazza della Concordia che permette a tutti di ammirare la città illuminata, mentre dall’8 dicembre all’8 gennaio si aggiungeranno anche i banchetti del Mercatino di Natale. 

6- Govone, la casa di Babbo Natale
In Piemonte, YAMGU consiglia una sosta a Govone, in provincia di Cuneo: il Parco del Castello Reale, splendida residenza sabauda, si anima con il Magico Paese di Natale. Dal 18 novembre al 23 dicembre 2017, tutti i sabati e le domeniche e nei giorni festivi di venerdì 8 e 26 dicembre, Govone accoglierà il tradizionale Mercatino natalizio con oltre 90 espositori, due grandi spettacoli dedicati alle famiglie e tanti altri appuntamenti per vivere e condividere tutta la magia del Natale.

7- Como, la città dei balocchi
Dal 25 novembre al 7 gennaio, le sponde del Lago di Como si trasformano nel paese della magia: torna infatti l’appuntamento con i 40 espositori di Como Città dei Balocchi, con un allestimento tra Piazza Cavour e via Plinio. Oltre al mercatino di Natale e alla pista di ghiaccio, quest’anno la manifestazione avrà come tema le “stelle”, il fil rouge che unirà il percorso ideale tra spettacoli per bambini, laboratori, installazioni, decori e luci.

8- Magico natale sulle sponde del Lago di Viverone
Per vivere un weekend da favola, YAMGU consiglia di raggiungere il Lago di Viverone che farà da cornice, dal 24 novembre al 24 dicembre (tutti i weekend dal venerdì sera alla domenica), ad un affascinante mercatino di Natale con 60 chalet di legno, luci, decorazioni e la casetta di Babbo Natale. Lungo le sponde del lago, non mancheranno i punti street food e ristorazione per degustare le specialità gastronomiche piemontesi.

9- Vipiteno, presepi fatti a mano
Presepi intagliati a mano e decori natalizi tradizionali sono pronti a stupire i visitatori di Vipiteno, cittadina medievale presente nell’elenco dei “Borghi più belli d’Italia” che dal 24 novembre 2017 al 6 gennaio 2018 allestisce un suggestivo mercato ai piedi della Torre dei Dodici che sovrasta la Piazza principale.

10- Tarvisio, Natale tra le musiche e il folklore
A Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia, si preannuncia un mese ricco di appuntamenti: il piccolo comune, dal 4 dicembre al 6 gennaio, ospita infatti un caratteristico mercatino di Natale. Il 5 dicembre è prevista la tradizionale sfilata di S.Nicolò e i Krampus, mentre l’8 dicembre l’accensione dell’albero di Natale sarà accompagnata da canti natalizi, vin brulè e cioccolata calda per tutti. Un’occasione unica per trovare regali originali, circondati da canti natalizi e musiche appartenenti al folklore austriaco, tedesco e italiano.
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Panettone? Trendy al lievito madre, sale e petali di rose


(di Alessandra Moneti) (ANSA) - ROMA, 28 NOV - Un tempo il dolce di Natale per eccellenza, il panettone, lasciava pochi dubbi: con canditi o senza, glassa alla mandorle o al cioccolato. Quest'anno si arriverà al 24 dicembre attraverso un labirinto di proposte per un lievitato di ricorrenza che piace anche salato e con sale marino certificato, con petali di rose, 'trasparente' e con la grappa. 

Un 'must' nelle scelte d'acquisto di quest'anno sembra essere il panettone da lievito madre. Ad esempio, il Panettone "Eccellente e Solidale" di Fraccaro, creato in collaborazione con la Fondazione Slow Food, è prodotto dal lievito madre Fraccaro del 1932, un 'millesimato' di 85 anni fa. Agli ingredienti base si affiancano i Presidi Slow Food: lo sciroppo di rose della Liguria, il sale marino artigianale delle Saline di Cervia, e la vaniglia di Chinantla in Messico. Molte poi le versioni integrali, biologiche o vegan. "Nella mia idea di pasticceria naturale - dice Alberto Paciaroni, pasticcere romano 

- c'è una materia prima viva e rispettata. Nella ricetta
classica (72 ore) il lievito madre, integrale e autoprodotto, ha due anni di vita ed è nato da starter come la mela e kaki". Propone un panettone trasparente Giuliano Baldessari, chef vicentino e giudice di Top Chef Italia. Il lievito madre è stato rinfrescato con la rugiada raccolta sulle montagne trentine la notte di San Giuseppe. Un rito erede della tradizione celtica che attribuiva alla rugiada di quella notte proprietà miracolose. 

Nascono poi i panettoni di territorio come quello 'made in Portopiccolo', microproduzione sfornata nel borgo turistico a pochi chilometri da Trieste. E' al vino Terrano che nella crema ben si sposa col cioccolato fondente. Nel trevigiano impazza il panettone al radicchio candito che si può degustare anche alla 110/ma edizione dell'Antica Mostra del Radicchio Rosso di Treviso Igp nel weekend dell'Immacolata. Per riscoprire 200 anni di storia del Piemonte c'è poi una ricetta che ricorda una storia d'amore alla corte del re di Savoia tra la pasticcera siciliana e un economo di nome Francesco Moriondo. È a loro che si deve la creazione del famoso amaretto di Mombaruzzo e della storica pasticceria Moriondo Carlo che produce il 'Panettone al Cioccolato con Gelatina alla Grappa Berta Bric del Gaian'. Inoltre, il dolce natalizio è ora anche da bere, con la grappa Monteverro al profumo di panettone. 

A Torino "Una Mole di panettoni", sabato 2 e domenica 3 dicembre, celebrerà la riscossa del dolce che più di tutti sta conquistando l'estero. Le esportazioni del panettone artigianale, ricordano i promotori, hanno superato i 60 milioni di euro lo scorso anno. Ad apprezzare maggiormente il panettone, alto alla milanese, o basso alla torinese o anche creativo, è la Francia, seguita dalla Germania e dal Regno Unito, ma arrivano ordini anche dell'Arabia Saudita, Emirati Arabi, Kazakistan e Cina. E prontamente Borsari propone anche il panettone esotico con pezzi di ananas, mango, papaya e guava. (ANSA)

Musica: Claudio Baglioni, in tour per 50 anni carriera


(ANSA) - ROMA, 28 NOV - Era il 1968. Un Claudio Baglioni 17enne, nascosto dietro i suoi spessi occhiali scuri, dietro la sua timidezza di adolescente solitario, cominciava a scrivere e a registrare le sue prime canzoni. Nascono, ad esempio, Signora Lia e Interludio. Da allora sono passati cinquanta anni di musica, con 20 milioni di singoli, 35 milioni di album in Italia, più di 55 milioni di copie vendute in tutto il mondo. E una passione che non si è mai spenta. E in nome di quella passione, e di un anniversario che non può passare sotto silenzio, il cantautore romano - che nel frattempo ha accettato la sfida di diventare direttore artistico del prossimo festival di Sanremo ed è al lavoro per scegliere i 20 big che si sfideranno all'Ariston - ha deciso di festeggiare nel modo più naturale possibile per lui: in tour. Una serie di concerti nei palazzetti dello sport, il prossimo ottobre, che ripercorreranno la sua storia e che avranno il palco "al centro" (come nel 1991 e nel 1998), definizione che dà anche il nome al tour. Perché la musica è sempre "al centro" per il capitano coraggioso. 

Musicista, autore, interprete: una carriera lunga e irripetibile: dalla fine degli anni Sessanta a oggi, ha conquistato una generazione dopo l'altra, ha saputo rinnovarsi, è stato capace di mescolare pop e melodico, canzone d'autore e rock, world music e jazz. Senza mai adagiarsi sui traguardi raggiunti: 'La vita è adesso', uscito nel 1985, è ad oggi il disco più venduto della discografia italiana e lo stesso anno 'Questo piccolo grande amore', del 1972, è decretata da una giuria popolare Canzone del secolo. 

In dieci lustri, Baglioni si è anche distinto per il grande impegno sociale, dando vita nel 2003, e fino al 2012, a Lampedusa al festival di musica e arti popolari, O'Scià, per promuovere il dialogo interculturale come strumento di convivenza pacifica e solidale. L'idea che la musica è sempre "al centro" è quella che lo ha guidato anche nell'accettare la direzione artistica del Festival, che segna il ritorno sul piccolo schermo dopo Anima Mia con Fabio Fazio nel 1997. 

Queste le date del tour: 16 ottobre Firenze, 19 ottobre Roma, 23 ottobre Ancona, 26 ottobre Milano, 2 novembre Acireale (CT), 6 novembre Bari, 10 novembre Eboli (SA), 13 novembre Bologna, 16 novembre Padova, 20 novembre Montichiari (BS), 23 novembre Torino. (ANSA).

Milano in mostra dal sacro all'avanguardia

MILANO - La nebbiosa e laboriosa Milano si è trasformata in una città accogliente, colta e turisticamente “bella”. Lo dicono i positivi dati d’ingresso in città dall’Expo 2015; lo sostengono i tantissimi stranieri e connazionali che affollano musei e chiese e lo dice ora anche la classifica del Reputation Institute – leader internazionale nei servizi di consulenza e di considerazione - che quest’anno ha inserito il capoluogo lombardo al nono posto tra le migliori città al mondo superando per la prima volta Roma, scesa invece al tredicesimo posto. Milano, dunque, in base ai sondaggi su efficacia, attrattiva turistica e sviluppo economico, rientra tra quelle città che muovono più reputazione e che, attualmente, sembra poter trainare anche l’immagine culturale dell’Italia.
Dalle trasformazioni urbanistiche, cominciate proprio per ospitare l’Esposizione Universale del 2015, alle tantissime offerte culturali, Milano si appresta nuovamente in queste settimane prenatalizie a fare il pieno di turisti e visitatori. Non più solo moda e affari, ma anche arte, cultura, musica e passeggiate tra le nuove creazioni delle più acclamate archistar internazionali.
Le proposte culturali sono numerose, così come varie e sempre interessanti sono le grandi e piccole mostre del capoluogo. 
Chi ama l’arte sacra può vedere a Palazzo Marino, dal 5 dicembre al 14 gennaio 2018, la maestosa pala d’altare Sacra conversazione 1520, capolavoro di Tiziano proveniente dalla Pinacoteca civica di Ancona. L’ingresso è libero e la mostra consente di ammirare anche il retro della tavola, dove sono presenti schizzi a matita realizzati da Tiziano e raffiguranti varie teste, una delle quali potrebbe essere il bozzetto del Bambino sacro.

Sempre a proposito di grandi maestri dell’arte, fino al 28 gennaio Palazzo Reale ospita la mostra Dentro Caravaggio che propone 18 capolavori del maestro del Barocco affiancati alle rispettive immagini radiografiche. La mostra prevede, inoltre, l’utilizzo di apparati multimediali che consentono di scoprire il percorso di Caravaggio dalla bozza dell’opera fino alla sua realizzazione finale.
Sempre a Palazzo Reale fino al 18 febbraio si possono ammirare 250 tra dipinti, litografie, acqueforti e manifesti del grande maestro francese Henri de Toulouse-Lautrec nella mostra Toulouse-Lautrec: il mondo fuggevole che racconta l’arte dell’autore in un percorso di grande intensità. Dal primo dicembre al 4 marzo, invece, verrà ospitata la mostra James Nachtwey Memoria, dedicata al pluripremiato fotografo americano, considerato l’erede di Robert Capa; l’esposizione propone una riflessione individuale e collettiva sul tema della guerra.

Trentacinque tra le opere più interessanti dei Macchiaioli sono in mostra alla Galleria d’arte moderna di via Palestro fino al 25 febbraio: Macchiaioli. Capolavori da collezioni lombarde per ammirare le tele da Giovanni Fattori a Telemaco Signorini, da Silvestro Lega a Giuseppe Abbati, da Nino Costa a Odoardo Borrani.
Chi ama la scultura fino al 3 dicembre, sempre alla Galleria d’arte moderna di via Palestro, trova la mostra 100 anni di scultura a Milano 1815-1915, una straordinaria selezione di 92 opere della collezione del museo che vanno dal tardo neoclassicismo all’inizio del Novecento. Si possono così ammirare le sculture di maestri come Barzaghi, Vela, Medardo Rosso e Wildt.
Per chi è appassionato di natura e animali fino al 10 dicembre alla fondazione Matalon di Foro Bonaparte c’è la mostra Wildlife photographer of the year, 100 immagini naturalistiche scelte dai giurati del celebre premio indetto dal Natural History Museum di Londra. Tra vincitori e finalisti ci sono 8 fotografi italiani.
Se dell’Oriente, oltre che il sushi amate anche l’arte, la mostra Kuniyoshi. Il visionario del mondo fluttuante fa per voi: fino al 28 gennaio al museo della Permanente è esposta la prima retrospettiva del maestro dell’ukiyo, arte della silografia giapponese. I suoi samurai, briganti, gatti, carpe e paesaggi hanno ispirato anche il cinema, i manga e perfino il mondo dei tatuatori.
Chi ama le imprese astronautiche, fino al 4 marzo lo Spazio Ventura, vicino alla stazione di Lambrate, ospita la mostra A human adventure, che ripercorre i primi 60 anni di avventure nello spazio: dal lancio del mitico Sputnik, primo satellite artificiale dell’epoca sovietica, alle grandi conquiste spaziali statunitensi. La collezione vanta razzi, shuttle e persino un simulatore di centrifughe spaziali.
Gli appassionati di storia trovano fino al 7 gennaio al Mudec di via Tortona la mostra Egitto. La straordinaria scoperta del faraone Amenofi II che racconta attraverso numerosi reperti dell’epoca le attività militari e urbanistiche del valoroso faraone che visse tra il 1427 e il 1401 a.C.: dalle statue alle armi e agli oggetti legati alla vita quotidiana.
Chi ama l’arte contemporanea e alternativa trova tanti spunti alla Fondazione Prada dove, fino al 15 gennaio, può ammirare un ricco programma di ricerca e studio sull’arte che si è sviluppata a Chicago nel secondo dopoguerra in tre importanti mostre: Leon Golug con 27 acrilici su tela; un approfondimento sui maggiori artisti in Famous artists from Chicago 1965-1975; H.C.Westermann con 50 sculture realizzate tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta. Fino al 26 gennaio, sempre alla Fondazione Prada, si può ammirare Slight agitation ¾ Gelitin, il progetto del collettivo austriaco Gelitin tra monumenti anarchici, architetture inutili e la presenza ossessiva dei corpi umani.
Sempre in ambito contemporaneo la Triennale ospita fino 11 marzo la mostra Ettore Sottsass There is a planet che, in occasione del centenario dalla nascita del celebre architetto e designer, raccoglie migliaia di foto scattate da lui in giro per il mondo.

Chi cerca un evento culturale adatto anche ai bambini non può perdersi la mostra che Villa Reale di Monza, non lontano da Milano, ospita fino al 7 gennaio: è l’esposizione Storia dell’arte raccontata ai bambini, un progetto didattico che si presenta come un viaggio temporale, dalla preistoria alla contemporaneità, in compagnia di alcuni grandi protagonisti della storia dell’arte; il percorso è suddiviso in stanze multisensoriali dove i bambini sono accolti da brevi filmati nei quali gli artisti, interpretati e disegnati dall’illustratrice Sabrina Ferrero, li introducono alla loro vita e alla loro arte. Alla fine di ogni racconto i giovani visitatori sono invitati a rielaborare i concetti che hanno visto e ascoltato in una serie di attività ludico-creative.
Anche alla Triennale c’è una mostra che parla del mondo dei piccoli: Giro Giro Tondo design for children, storia del design italiano dedicata al mondo dell’infanzia e ai bambini, ai giochi, agli oggetti e agli spazi dove si sono mossi.

Infine va segnalata una mostra singolare: Take me (I’m yours) fino al 14 gennaio all’Hangar Bicocca, che invita i visitatori a fare tutto ciò che abitualmente è vietato nei musei cioè toccare e spostare gli oggetti in mostra. Allestita per la prima volta nel 1995 alla Serpentine Gallery di Londra, l’esposizione comprende importanti opere d’arte contemporanea, da Maurizio Cattelan a Félix Gonzalez-Torres e a Carsten Höller, solo per citarne alcuni.
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