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Da Cinque Terre a Cefalù ecco Sentinelle mare

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La Liguria di Ventimiglia, oggi mare di confine, dove prevalgono notizie di cronaca, o del paradiso delle Cinque Terre, dove lavorare alla gestione dei flussi turistici. E poi i fondali della Maddalena o del Parco dell'Uccellina; Palermo, sempre più meta di Vip, tra la spiaggia di Cefalù e Mondello; le acque di Taranto, dove a dispetto dell'Ilva nuotano i delfini; le Marche e la Costa dei Trabocchi fino al Lido di Roma, che si candida 'estensione mare' dei tour nella capitale. Sono le prime Sentinelle del mare, scelte per il progetto Confcommercio-Università di Bologna, nato per monitorare la biodiversità marina e coinvolgere la cittadinanza a diffondere la consapevolezza ambientale e salvaguardare l'ambiente. Un lavoro di squadra, che impegnerà biologi, turisti e residenti in diverse aree degli 8 mila chilometri di costa italiana. ''La parola chiave è qualità - dice Carlo Sangalli, presidente Confcommercio - Qualità dell'accoglienza e dei servizi del turismo e naturalmente qualità del nostro mare e coste''
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Brilliant Usa Las Vegas in una mostra insegne neon

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LAS VEGAS - Las Vegas celebra, in una mostra aperta in questi giorni, le insegne al neon che l’hanno resa famosa. Poche altre città al mondo sono caratterizzate, come la Sin City (città del peccato), dagli effetti di un’illuminazione gassosa, basata sull’elemento chimico chiamato Ne. Vista da lontana di notte - con i suoi alberghi, casino, locali - appare come un’enorme astronave fluorescente atterrata nel deserto del Nevada.
"Brilliant" è il titolo della mostra, "un’esperienza – promettono gli organizzatori del Neon Museum – audiovisuale a 360 gradi". Sono state recuperate e restaurate le insegne degli hotel e delle sale di gioco più famosi, dal Caesars Palace e Stardust, e la loro esposizione, in un tripudio di oltre 80 mila luci, è accompagnata dalle canzoni che hanno fatto la storia musicale della capitale dell’azzardo e degli Stati Uniti: da Luck be a Lady e This Town di Frank Sinatra, a brani di Elvis Presley, Dean Martin, Nat King Cole, Sammy Davis junior.
La mostra è visitabile al Museo del Neon, tra Las Vegas boulevard e Bonanza road, nei locali dell’ex Concha Motel, che fu salvato dalla distruzione nel 2005. Rimarrà aperta fino all’estate.
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Pompei torna alla luce il vicolo dei balconi

Pompei, la Casa delle Nozze d'Argento, decorazione con pigmei (Foto Ciro Fusco) © ANSA

POMPEI - Il rosso pompeiano come veramente era, così intenso da richiamare il vino tanto amato dai romani. E poi gli ocra pastosi e rilucenti, le decorazioni geometriche, gli animali, i fiori, gli amorini, ma anche un intero vicolo punteggiato da balconi aggettanti che incredibilmente hanno resistito alla furia dell'eruzione, con i parapetti, i resti delle coperture in tegole, persino le anfore svuotate dal vino che qualcuno aveva lasciato in un angolo ad asciugare al sole.
Documentata in esclusiva dall'ANSA, è questa l'ultima incredibile scoperta di Pompei, dove a quasi duemila anni dall'eruzione del 79 d.C che seppellì persone e cose, i nuovi scavi avviati grazie al Grande progetto -i primi in epoca recente in una zona 'vergine' dei 66 ettari lungo i quali si estendeva la colonia romana- stanno restituendo giorno dopo giorno i veri colori e tanti particolari importantissimi per la storia della città. Il ritrovamento dei balconi - in tutto al momento sono quattro, uno accanto all'altro sullo stesso vicolo che si sta tirando fuori in questi giorni- emoziona, spiega all'ANSA il direttore del Parco Archeologico Massimo Osanna, perché a Pompei ne sono rimasti pochi e "la conservazione del piano superiore è una rarità". E proprio per questo, anticipa, i balconi verranno restaurati e inseriti in un percorso tutto nuovo che collegherà la via di Nola con il vicolo delle Nozze d'Argento, quello che prende il nome dalla monumentale dimora privata, una delle più sontuose di Pompei, che ora dopo una chiusura lunga decenni verrà restaurata e restituita al pubblico.
Anche qui l'ANSA è potuta entrare in anteprima e documentarne con le immagini la magnificenza, dal grande atrio con le colonne corinzie alte sette metri e la vasca in tufo, alla sala del triclinio con le pareti dipinte che raccontano storie di amorini e pigmei; dal lussuoso peristilio dove sulle trabeazioni si rincorrono cervi, leoni e fagoceri, alla piccola 'spa' privata con i mosaici che riprendono il disegno di un acquedotto romano. Un lusso e una magnificenza che in questa dimora, il cui ultimo proprietario era L.Albucius Celsus, un edile proveniente da una famiglia molto benestante, si rivela persino nella latrina, piccola e attaccata alla cucina, ma con le pareti interamente dipinte con raffinate decorazioni rosse su un fondo color crema. Incentrato su un'area di 1400 metri quadrati, in quello che gli archeologi chiamano 'il cuneo', un grande triangolo inesplorato nella Regio V, il nuovo scavo - che punta in primo luogo alla messa in sicurezza di 2,6 chilometri di muri- impegnerà gli esperti ancora per mesi. Potrebbe riportare alla luce inaspettati tesori e anche, chissà, i resti di nuove vittime.
Al lavoro c'è una squadra che conta circa 40 persone, dagli architetti agli archeologi, fino agli archeobotanici, che si muove con tecnologie d'avanguardia - impensabili anche solo dieci anni fa - dai droni ai laser scanner fino alle microtelecamere infilate nella terra. E intanto già riappare la seconda vita di Pompei, quella cominciata a metà del Settecento, con i primi scavi: "Abbiamo potuto ricostruire la loro tecnica di cantiere, il modo in cui arrivavano alle scoperte e si muovevano sotto terra, scavando una buca profonda dalla quale facevano partire lunghi cunicoli.- racconta Osanna- Molte cose, anche gli affreschi, le portavano via per esporle altrove, tante altre, per noi oggi altrettanto preziose, le lasciavano". E' il caso di un bacile di bronzo, abbandonato forse perché privo di una delle due maniglie. Ma anche di tanti dipinti murali. Come quello che ritrae una splendida pantera fulva su fondo chiaro. A noi è arrivato in tre frammenti. Un piccolo, struggente, brandello di quotidianità che l'archeologo ricompone tra le sue mani.

Arte povera, rivoluzione creativa all'Ermitage

Arte Povera © ANSA


L'albero di Penone, la più che mai attuale Venere degli stracci di Pistoletto, ma anche opere altrettanto iconiche di Anselmo, Boetti, Calzolari, Fabro, Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Emilio Prini e Gilberto Zorio nella grande mostra Arte Povera: una rivoluzione creativa appena aperta nel Palazzo d'Inverno e nel cortile principale dell'Ermitage. Il percorso espositivo è stato realizzato nell'ambito dell'accordo di programma siglato nel 2017 tra la Regione Piemonte e il museo di San Pietroburgo, che prevede una collaborazione quadriennale per la valorizzazione reciproca dei propri patrimoni e per la promozione dell'arte contemporanea, delle residenze reali e imperiali, degli studi e delle attività nel campo del restauro.
    La mostra ospita un consistente corpus di opere di Arte povera appartenenti alle collezioni del Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea e della GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Sono esposte anche opere provenienti da importanti collezioni tra le quali quelle in comodato al Museo della Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT e della Fondazione Francesco Federico Cerruti per l'Arte. La mostra è realizzata altresì in stretta collaborazione con gli artisti e i loro archivi.
    Di notevole importanza è inoltre l'allestimento di una sezione dedicata ai movimenti artistici che precedono e che sono stati propedeutici all'Arte povera in cui sono presenti lavori di Alberto Burri, Lucio Fontana e Piero Manzoni. Il percorso espositivo è concluso da una sezione di materiali d'archivio selezionati e raccolti dal CRRI (Castello di Rivoli Research Institute) per la mostra.
    La rassegna comprende una grande scultura in bronzo e pietra che Giuseppe Penone, tra i protagonisti del movimento, ha allestito nel cortile principale dell'Ermitage. L'opera a forma di albero nei cui rami appaiono sospese delle pietre, Idee di Pietra - 1372 Kg di luce (2010), si mimetizza tra gli alberi reali presenti nella corte e segna l'incontro e la continuità dell'umano con la natura. Tra i capolavori assoluti dell'arte del Ventesimo secolo, la mostra comprende, oltre all'albero di Penone, Neon nel cemento (1967-69) di Anselmo, Attaccapanni (di Napoli) (1976-77) di Fabro, Igloo con albero (1968-69) di Mario Merz, Apoteosi di Omero (1970-71) di Paolini, Venere degli stracci (1967) di Pistoletto e Tenda (1967) di Zorio.
    L'Arte povera rimane attuale "poiché sinonimo di libertà artistica e di pensiero profondamente ecologico, qualcosa a cui guardare quando si tenta di formulare nella cultura una resistenza alla società ipertecnologica dei consumi del nostro mondo artificiale globalizzato", ricorda Carolyn Christov-Bakargiev. "E' motivo di grande orgoglio per Lavazza vedere la mostra Arte Povera: una rivoluzione creativa prendere vita qui all'Ermitage di San Pietroburgo, a 50 anni dalla nascita di una corrente artistica che ha rivoluzionato l'arte contemporanea", afferma Francesca Lavazza, membro del consiglio di amministrazione dell'omonima azienda. "Grazie all'inaugurazione di una retrospettiva di tale rilievo, Lavazza prosegue il sodalizio pluriennale con il celebre museo e compie un ulteriore passo a favore di progetti legati al mondo artistico-culturale che contribuiscono a creare programmi unici e di grande interesse a livello mondiale". (ANSA).