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Sipario sul Newseum, chiude il museo del giornalismo di Washington

Il Newseum a Washington © EPA
WASHINGTON - Al termine di un anno in cui la stampa e' stata sotto attacco e i giornali, salvo rare eccezioni, hanno vissuto una stagione di progressivo declino, chiude i battenti a Washington il museo del giornalismo.
    Per il Newseum, il museo privato voluto dal fondatore di Usa Today Al Neuhart che per 11 anni ha raccontato la storia moderna attraverso gli occhi dei media, il sipario cala il 31 dicembre: l'ambiziosa sede disegnata dall'architetto James Polshek su Pennsylvania Avenue, celebre per la facciata su cui e' inciso l'emendamento della Costituzione che protegge la liberta' di espressione, e' stata venduta per oltre 372 milioni di dollari alla Johns Hopkins University.
    E' inevitabile non notare il simbolismo di un museo dedicato alla "free press" che chiude in mezzo alla crisi della stampa: i giornali locali faticano per restare a galla, mentre il confine tra giornalismo imparziale e fake news e' sempre piu' indefinito e i giornalisti sono definiti dalla Casa Bianca "i nemici del popolo". Il Newseum professa ottimismo. Per Carrie Christofferson, la curatrice e direttrice esecutiva, il 31 dicembre non sara' una condanna a morte: "Avremo una nuova sede, si apre un nuovo capitolo".
    Le attivita' proseguiranno in nuove location e nuove forme, ha promesso Freedom Forum, la no profit a cui fa capo il museo, intanto pero' il destino dei 310,000 cimeli conservati all'interno di questa Disneyland dei media - la porta scassinata del Watergate, la scrivania usata da Tim Russert in Meet the Press, otto sezioni del Muro di Berlino, gli occhiali del giornalista del Guardian Ben Jacobs rotti nel 2017 dal deputato repubblicano Greg Gianforte tra questi - e' avvolto nella nebbia: alcuni pezzi donati al museo verranno immagazzinati in Maryland e, se richiesti, prestati ad altre istituzioni, altri torneranno ai legittimi proprietari, come i taccuini degli appunti di David Fahrenthold del Washington Post per una serie premio Pulitzer Prize su Donald Trump.
    Simbolo del "Quarto Potere" posizionato strategicamente tra Casa Bianca e Capitol Hill, il Newseum e' stata per oltre un decennio una macchina multimediale molto costosa, articolata su sette piani, 15 gallerie e 15 teatri, in cui sono stati illustrati i fatti più salienti della storia dell'ultimo secolo.
    Sono tanti i fattori che hanno portato alla decisione di chiudere dopo anni di difficolta' finanziarie e a dispetto dei 10 milioni di visitatori che in 11 anni ne hanno varcato l'ingresso: tra questi la concorrenza a Washington di parecchi musei a ingresso gratuito mentre per entrare al Newseum il biglietto costava 25 dollari a persona. 
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2020 anno di viaggi, 12 viaggi per 12 mesi In Italia e all'estero, le mete imperdibili e da scoprire

Dubai iStock. © Ansa

Mostre, festival, appuntamenti d'arte, manifestazioni sportive, concerti, borghi e quartieri da scoprire; tante sono le occasioni per mettersi in viaggio e partire, in Italia e all'estero.
    Gennaio Chi ama la montagna ha un'occasione d'oro per sciare e scoprire la Val di Fiemme e la Val di Fassa, in Trentino: il 26 gennaio si svolge la Marcialonga di Fiemme e Fassa, un appuntamento sportivo spettacolare su un tracciato bellissimo e molto impegnativo di 70 chilometri che impegna dilettanti e campioni di sci di fondo. Si attraversano boschi, villaggi di montagna e cime innevate da Moena a Cavalese, passando per le malghe e le vette più belle delle Dolomiti. E' possibile percorrere parte del tracciato anche con le ciaspole, godendosi con calma il paesaggio.
    Febbraio Fare corsi di cucina e degustazioni al museo o in libreria, a teatro o al cinema; partecipare a show cooking o assaggiare una cena preparata da due chef stellati: Madrid ospita, dal 7 al 23 febbraio, il Gastrofestival, una kermesse culinaria che celebra il cibo con eventi e itinerari. E' un'ottima occasione per visitare la capitale spagnola e scoprire il Mercado de san Miguel, tempio gastronomico dove si trova e si assaggia di tutto.
    Marzo Per tutto l'anno Parma è una destinazione perfetta per chi ama l'arte, il teatro, il cibo e i libri: è Capitale italiana della cultura 2020 e ospita, fino a fine dicembre, più di 400 tra eventi, mostre, spettacoli teatrali, concerti, installazioni artistiche e showcooking dal Parco della Musica all'area del Cinema, dalla Cittadella dei ragazzi al distretto della cultura e dell'eccellenza agroalimentare fino all'Ospedale Vecchio, trasformato in un museo multimediale.
    Aprile Le Fiandre celebrano il grande maestro dell'arte fiamminga del Quattrocento con la grande mostra Van Eyck. An Optical Revolution al museo delle Belle Arti di Gent fino a fine aprile.
    Molti capolavori, provenienti da tutta Europa, si sviluppano all'esterno del museo, attorno ai 12 pannelli dell'Adorazione dell'Agnello Mistico, tornati nella loro sede originale, la cattedrale di san Bavone, dopo un decennale restauro.
    Maggio Gli Stati Uniti festeggiano i 4 secoli dall'arrivo dei Padri Pellegrini in America a bordo della nave Mayflower. Durante tutto l'anno nelle principali città nordamericane si svolgono eventi e manifestazioni. Dal 14 al 19 maggio il Charlestown Navy Yard di Boston, nel Massachusetts, ospita il festival marittimo MayflowerSails 2020; a inaugurare la regata storica una replica della nave e concerti, parate, mostre e festeggiamenti.
    Giugno La città croata di Fiume è capitale europea della Cultura 2020 (rijeka.hr/it); è questa l'occasione giusta per scoprire gli eventi artistici e culturali con il ricco programma "Il porto della diversità". Tra le mostre da non perdere quella delle opere giovanili di Klimt e Anni Novanta. Cicatrici, dedicata alla recente e tragica storia dell'Europa orientale. Tra i musei spiccano quello d'arte moderna e contemporanea, il centro culturale RiHub e la nave-museo Galeb.
    Luglio Altra capitale europea della Cultura 2020 è Galway, affacciata sulla costa occidentale d'Irlanda. E' la destinazione preferita dai giovani e sede di importanti festival gastronomici, arricchiti quest'anno da un fitto programma artistico di musica, balli, letteratura, arti, poesia, teatro, sport e spettacoli. A luglio l'Arts Festival invade strade e piazze con spettacoli di teatro, musica, danza, performance ed esposizioni; e l'8 agosto Wires Crossed riunisce 400 funamboli che attraverseranno il fiume Corrib su una fune d'acciaio.
   Agosto Se amate i viaggi lunghi e ricchi di esperienze culturali, quest’anno Pechino celebra i 600 anni di storia con l’apertura straordinaria del giardino di Qianlong, l’antico Palazzo d’estate riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità. Sorge a 15 chilometri dal centro e ospita quattro cortili e 27 strutture tra padiglioni e templi, i cui preziosi interni sono rimasti quasi intatti dall’epoca imperiale. Immancabile è una traversata in barca del lago Kunming per ammirare meglio il sito. 
   Settembre Il primo week-end del mese la Valle della Loira organizza passeggiate gastronomiche lungo i vigneti di Nantes, Angers, Saumur e Blois. Oltre alla scoperta del territorio, tra castelli e residenze di campagna, si possono degustare ottimi vini francesi: Saumur Brut, il Saumur Champigny, lo Chinon e il Vouvray. Ogni passeggiata, accompagnata da un vignaiolo, dura circa 3 ore, durante le quali i partecipanti sono invitati a degustare prodotti locali e a visitare il patrimonio culturale della zona. Nel programma di visite sono previste anche animazioni per i bambini, pranzi all’aperto e dimostrazioni culinarie. 
   Ottobre Dal 20 Dubai ospita l’Expo 2020: tema dell’Esposizione è Connecting minds, creating the future. La città degli Emirati Arabi, d’altronde, rappresenta uno dei luoghi più futuristici del mondo; da anni è un luogo di sperimentazioni architettoniche e tecnologiche all’avanguardia, come dimostrano la nuova torre Calatrava, che con i suoi 928 metri aspira a diventare il grattacielo più alto al mondo, e il velocissimo treno-capsula, alimentato a pannelli solari, che collegherà Dubai ad Abu Dhabi in meno di 10 minuti per un percorso di 145 chilometri. In vista dell’Expo Dubai inaugura il Love Lake, un lago artificiale scavato nella sabbia, ideale per godersi un romantico tramonto; The Pointe, che ospita spettacoli con vista sul mare, e il Jameel Arts Centre per istallazioni e mostre. 
  Novembre Se durante l’anno vi siete persi il festival di Ravenna, la città dei mosaici e che ospita i resti mortali di Dante, avete tempo anche a novembre con la Trilogia d’autunno. Dal 6 al 15 novembre si può assistere a tre diverse opere che si alternano sul palcoscenico del teatro Dante Alighieri, che per l’occasione si trasforma in un luogo di sperimentazioni. Il 6, il 10 e il 13 novembre va in scena Sergei Polunin; il 7, l’11 e il 14 è il turno del Don Giovanni di Mozart e l’8, il 12 e il 15 novembre del Faust di Charles Gounod. 
  Dicembre Nel mese di Natale viaggiare nella Lapponia finlandese tra renne, distese di neve e ghiaccio e la casa di Babbo Natale regala emozioni magiche e suggestive. Si viaggia fino a Rovaniemi, dove si trova il Santa Claus Village, l’abitazione di Babbo Natale e dei suoi aiutanti, gli elfi. Immancabile è un’escursione sulla slitta a motore o con gli husky e una visita al museo Arktikum per scoprire la cultura del Grande Nord. 
ansa

Domenica al Museo / 5 gennaio torna la domenica gratuita Da Pompei al Colosseo, dalla Reggia di Caserta agli Uffizi

 © ANSALungo fine settimana dedicato all'arte: con la #domenicalmuseo il 5 gennaio l'ingresso gratuito in tutti i musei e i parchi archeologici dello Stato e dei tanti comuni che aderiscono all'iniziativa. L'elenco degli istituti coinvolti - ricorda il ministero dei Beni culturali e del Turismo in una nota - è visibile su www.beniculturali.it/domenicalmuseo. Lunedì 6 gennaio si terrà poi l'apertura straordinaria dei luoghi della cultura statali in occasione dell'Epifania, con i consueti orari e tariffe.
    Per la prima domenica gratuita del nuovo anno, la campagna digitale del Mibact sarà dedicata alla seconda edizione di Fumetti nei Musei in mostra gratuitamente per il periodo delle festività all'Istituto della Grafica di Roma, mentre una calza speciale, scelta tra le opere conservate nel museo della pubblicità Salce di Treviso, segnerà sui social l'apertura straordinaria dei musei nel giorno della befana. (ANSA).

Tre milioni in viaggio per l'Epifania, l'Italia meta top

 © ANSA
Saranno 2 milioni e 955 mila (+4,8%) gli italiani in viaggio nei giorni dell'Epifania. Il 96,8% sceglierà l'Italia come destinazione della vacanza, il 3,2% si dirigerà verso mete estere. Lo rileva Federalberghi, annunciando i risultati dell'indagine elaborata dall'istituto ACS Marketing Solutions.
Tra i vacanzieri, 1 milione 528 mila si metteranno in viaggio per il solo periodo dell'Epifania (1 milione 266 mila lo scorso anno); 631 mila sono già in movimento da Capodanno (379 mila lo scorso anno), mentre 796 mila hanno programmato la vacanza lunga, da Natale alla Befana (1 milione 256 mila lo scorso anno). Per coloro che andranno in vacanza esclusivamente nel periodo dell'Epifania, la durata media sarà di circa 3 notti (3,2 per la Befana 2019) con una spesa pro capite complessiva (comprensiva di trasporto, alloggio, cibo e divertimenti) di 407 euro (stabile rispetto ai 406 del 2019), di cui 402 per chi resta in Italia e 625 per chi sceglie l'estero. Il giro di affari specifico del week end si attesterà sui 620 milioni di euro (514 lo scorso anno, + 20,6%). L'alloggio preferito sarà la casa di parenti o amici nel 38,7% dei casi, seguito dall'albergo con il 27,4% (in crescita rispetto al 26,6% dello scorso anno).
"A conferma dell'exploit rilevato all'inizio delle festività natalizie, anche per l'Epifania si registra un incremento di turisti italiani che, ancora una volta, prediligono località interne al Belpaese e non rinunciano alla partenza nella settimana successiva al Natale", commenta il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. "Oltre un milione e mezzo di vacanzieri scelgono di partire nel solo periodo della Befana, cifra in crescita rispetto allo scorso anno. Il che sembra evidenziare la tendenza a scegliere vacanze forse meno lunghe ma sicuramente molto più pensate". "Anche il giro di affari rilevato nel fine settimana della festa - conclude Bocca - peraltro in crescita di oltre il 20 per cento rispetto allo scorso anno, manifesta la voglia degli italiani di concentrare le proprie spese in relazione al viaggio, vissuto come esperienza piena di quella attrattività ricercata in anticipo e con grande cura".
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MERCATO METROPOLITANO, A LONDRA SI MANGIA 'BUONO' IN CHIESA Grande successo per Rasca in edificio culto sconsacrato dell'800


Definirlo 'cibo' è riduttivo, inquadrarlo nel settore 'ristorazione' significa ridimensionarlo a un segmento di mercato. Potremmo definirlo 'ecumenico': nella accezione di universale - visto che gli alimenti provengono da tutto il mondo - e in quella di religioso, visto che il luogo è una chiesa sconsacrata del 1800. Se aggiungiamo la filantropia (summer camp per famiglie indigenti; didattica per un migliaio di bimbi) che anima l'attività, e consideriamo che siamo a Mayfair, zona fashion di Londra, concludiamo che 'Mercato Metropolitano' è un piccolo grande sogno realizzato.
    Una formula già sperimentata e con successo con il precedente 'Mercato Metropolitano' nel più popolare quartiere di Elephant and Castle: una sorta di ristorante internazionale buono ma anche bello, che Andrea Rasca, ha bissato nella capitale inglese e conta di riproporre anche a Boston e New York prima di tutti; ma richieste giungono anche da Bruxelles, Parigi, Tokyo.
    Rasca, deus ex machina di MM, è un guru coevo dell'era dei social, visionario: "Voglio creare un mondo vero qui", vale a dire "tornare alla ristorazione genuina di 70 anni fa". Lo fa prendendo posizione: "Siamo l'anticatena" del food". Dunque MM è una specie di ambasciata dove la farina è quella di un tempo e si vive con l'orologio biologico della natura, con i suoi di tempi. "Qui facciamo attività per la comunità, poi facciamo anche soldi, nella prospettiva di rammendare la città, non ricostruirla", né a fini speculativi. I 30 milioni di dollari di fatturato danno decisamente ragione al manager milanese, ex braccio destro di Farinetti in quell'altro sogno realizzato di Eataly. Economista milanese cinquantenne da sempre "malato" di cibo, studi anche all'estero, tra cui Tokyo, ha lasciato Milano con la fine dell'Expo e si è trasferito a Londra.
    Quest'ultimo Mercato Metropolitano di Audley Street (metro Bond) è un'offerta di analoga qualità ma con un orizzonte universale. Nei vari piani della splendida chiesa sconsacrata con le vetrate colorate alte e rigorose dello stile gotico anglicano, piccole botteghe di ogni parte del mondo vendono le delizie culinarie del proprio Paese a prezzi contenuti, o comunque distanti dal tenore di vita della vicina Piccadilly. Al banchetto della pizza di Fresco di Napoli si affianca quello dei Panini Bao e gnocchi al vapore del Food Factory Project; al gelato di Badiani di Firenze quello della carne argentina; alla birra prodotta sul posto di Michele Amedeo Tieghi, Felix Bollen and Anton Borkmann, l'Ape Piaggio convertita in friggitoria siciliana del marsalese Girolamo che, con tanto di coppola, offre l'immancabile arancina, il tradizionale pane e panelle e gli immancabili cannoli e cassatine. Fino allo champagne bio e oltre.
    Pochi mesi e Rasca ha cominciato a macinare 150 mila avventori al mese solo al MM di Elephant and Castle, ha scalato la classifica del Financial Times fino ad arrivare alla vetta dei cinque migliori punti di ristorazione di Londra, il suo volto compare su Forbes. E MM diventa un Manifesto della cultura alimentare, in cui si parte dal principio che il cibo italiano non è il migliore del mondo ma vanta la maggiore biodiversità, e ci si basa sui valori di artigianalità, naturalità , comunità, sostenibilità. A questo 'prezzo', chi vuole entra nel MM e "con un investimento iniziale irrisorio, chiediamo solo una percentuale sulle vendite ma seguiamo in tutto", spiega Rasca.
    Importante è che "qui venga chi vuole mangiare buono, in modo consapevole prodotti sostenibili, naturali e non prodotti dalle multinazionali, in un ambiente dove tutto è molto a base familiare" sia che si tratti del prodotto più venduto (e democratico del mondo), la pizza, sia di una delle tante pregiatissime etichette di vini. Un rammarico? "Non sono ancora riuscito a portare qui il culatello". (ANSA).

Turismo enogastronomico: DiWine tra cibo, vino e moda per promuovere il Made in Italy

Le eccellenze della Regione Lazio protagoniste del nuovo format presentato in anteprima all’antica dimora Sublime La Villa di Roma. Prossime tappe in Francia e Marocco.

Cibo, vino, musica, moda e tutte le bellezze del Made in Italy, indiscusse eccellenze, attraverso esperienze multisensoriali e immersive che coinvolgono i cinque sensi, possono essere valorizzate almeglio creando benessere e sviluppo economico. È quanto propone DiWine Fashion, il nuovo format presentato in anteprima a Roma nell'antica dimora Sublime La Villa con un focus tutto incentrato sulle eccellenze artigianali della Regione Lazio. Le tappe successive saranno Francia e in Marocco ma sono previsti altri appuntamenti dedicati alle realtà regionali e all'intero sistema Paese.

Valeria Mangani e Sergio Grasso
«La nostra migliore produzione e l'Italian style se presentati in modo adeguato - ha detto Valeria Mangani, ideatrice del progetto e ceo di Italy Luxury - possono riuscire a mettere in moto una vera e propria economia delle emozioni alla cui crescita potrebbe contribuire in modo determinante il turismo. Basti pensare al vino, nostro ambasciatore nel mondo».

La presentazione del format a Roma
Il debutto romano dell'iniziativa ha coinvolto in uno spettacolare programma tutti gli ospiti e i loro sensi con un percorso emozionale di luci, colori, suoni e tableau vivant di modelle con abiti di Gai Mattiolo e della sartoria teatrale CostumEpoque. A stimolare il gusto sono stati i piatti selezionati per gusto e stagionalità abbinati ai vini del territorio laziale delle Cantine Coletti Conti (Anagni, Frosinone), Stefanoni (Montefiascone, Viterbo), Casale del Giglio (Agro Pontino, Latina) e Azienda Agricola San Lazzaro (Marta, Viterbo). Nell'aria si percepiva una dolce essenza al mosto d’uva fragola creata per l'occasione dal Laboratorio Olfattivo mentre l'atmosfera era resa ancora più suggestiva dalle contaminazioni musicali dalla vocalist Cinzia Tedesco. Accompagnata da Stefano Sabatini al piano e da Giovanna Famulari al violoncello, la cantante ha proposto arie d'opera verdiane e pucciniane riproposte in chiave jazz e tratte da Verdi's Mood e da Mister Puccini.

I vini del territorio sono protagonisti di DiWine
Nella conduzione del programma della serata-evento, Sergio Grasso, antropologo del gusto, ha affiancato Valeria Mangani. Dopo l'illustrazione degli ingredienti dei piatti, della loro origine e della storia familiare e professionale delle aziende vitivinicole, Grasso ha posto l'accento sulla percezione dei colori. «Il rosso e il giallo - ha detto - sono i più usati nei costumi e sui palcoscenici del melodramma perché messaggeri di emozioni che evocano l'amore, la passione, il sangue, il lusso, il potere e la ricchezza. Sono anche i colori con cui Verdi e Puccini - sublimi compositori ma anche impenitenti e raffinati gourmet - colmavano i loro calici e brindavano alla meritata fortuna delle loro opere. Tuttavia il colore non è l'unico legame tra l'opera lirica e il piacere della tavola, entrambi sublimi manifestazioni di creatività e buongusto».

DiWine Fashion vuole proporsi così, attraverso i nostri sensi, per valorizzare le nostre eccellenze e il patrimonio culturale ed enogastronomico su scala territoriale come appeal turistico. Soprattutto il segmento del turismo enogastronomico, stando ai dati Enit, muove 117 euro al giorno pro capite registrando il più alto tasso di crescita rispetto ad altre modalità di vacanza. Il dato è confermato dai tour operator esteri che riferiscono incrementi tra il 5 e il 10% rispetto al 2018. Anche i prodotti artigianali italiani non sono soltanto oggetti ma rappresentano la storia, la manualità e la passione di tanti e possono rappresentare una continua accelerazione economica perchè senza eguali nel mondo.
italiaatavola.net

Parigi. Mondrian prima dell'astrazione, cioè figurativo

Mistico e sognatore, iconoclasta poi nella tradizione protestante della “non rappresentazione” della realtà, al Museo Marmottan si studiano i suoi inizi e i suoi rapporti col realismo olandese
Piet Mondrian, "Mulino al tramonto" (1907-1908)
Piet Mondrian, “Mulino al tramonto” (1907-1908)
Avvenire
Secondo alcuni il “genio” degli olandesi è il loro pragmatismo. E il pragmatismo è funzionalità adeguata allo scopo col minimo costo. È efficienza, economia e ricchezza. La prima multinazionale al mondo fu olandese, la Compagnia delle Indie Orientali; con le loro navi gli olandesi governavano il commercio in gran parte del globo e fecero del Seicento un Secolo d’Oro, rispecchiandosi nei quadri dipinti dai loro pittori. Si sa anche che quella ricchezza era in parte sostenuta dalla tratta degli schiavi fra Africa e Americhe, e va nondimeno ricordato che le navi negriere degli olandesi erano le più confortevoli per gli schiavi: non per senso umanitario, ma per la ragione pratica che meglio alloggiava la mercanzia umana durante il viaggio in mare, meno ne morivano e quindi l’investimento economico era salvaguardato da perdite evitabili.
Detto questo, vedendo la mostra che il Museo Marmottan di Parigi – il Sancta Sanctorum di Monet – dedica alla pittura di Mondrian prima della svolta astratta e “neoplastica” (fino al 26 gennaio) mi sono venute in mente le immagini del Seicento olandese ma anche quelle di New York. Qui Mondrian trovò la morte nel 1944 per malattia, all’undicesimo piano di un ospedale. E qui aveva avviato una nuova fase della sua pittura di linee e zone colorate, come nel quadro NewYork City del 1942: un reticolo irregolare di linee gialle, rosse, blu, nere, su fondo bianco, e in Broadway Boogie-Woogie dipinto a cavallo tra il 1942 e il 1943, cui si aggiungono nel reticolo altri quadratini colorati.
Pensavo a New York anche se ora a Parigi non c’è, ovviamente, nessun quadro di quel periodo (o meglio, la mostra si chiude con la Composizione con grande piano rosso, giallo, nero, grigio e blu del 1921, dove già la svolta linguistica è compiuta). Qui si studiano gli anni che precedono la messa a punto del suo linguaggio canonico e di solito quando ancora un artista va cercando se stesso e la propria espressione, è lì che si possono scoprire opere che vivono di una libertà strana, mai più trovata dall’artista, perché siamo nel regno del “già e non ancora”. Per me sono due: L’albero grigio del 1911 e Composizione: alberi II del 1912-1913, dipinti dove si potrebbe dire, parafrasando un libro che ebbe qualche anno fa troppo successo per nulla, che assistiamo alla scomposizione di uno o più alberi in una orchestrata sinfonia di cinquanta sfumature di grigio. Gesto, segno, struttura, colore: c’è tutto, ancor prima che il cervello, l’occhio e la mistica visiva prendano il sopravvento nelle celebri griglie.
Disse una volta Gertrude Stein che Picasso divenne un grande colorista soltanto dopo aver affrontato una fase di pittura grigia, perché questo è il colore – o non colore – più difficile da dipingere. E sempre la Stein, in tutt’altro contesto, disse che gli americani erano i “materialisti dell’astratto”. E dove potrebbe prendere forma questa affermazione se non a New York, dove Mondrian finì i suoi giorni? Quella città-delirio che deve il suo miracolo – secondo Rem Koolhaas – alla famosa griglia ortogonale, che discende dalle centuriazioni romane, unita alla totale libertà di espandersi in altezza. Risultato? Congestione totale. Che significa da un lato sfidare il cielo (e la sua metafora: Dio), dall’altro porre davanti a tutto il denaro e la potenza. Un mito babelico e prometeico insieme.
Mondrian era cresciuto in una cultura calvinista, ma in un primo momento tende a separarse, per poi affermarla una volta raggiunta la completa sintesi della “non rappresentazione” (un tema che dura fin dall’iconoclasmo protestante, che ha a sua volta radici nelle dispute, anche sanguinose, dei cristiani del primo millennio). Il capitalismo è il pragmatismo economico aggiornato ai nostri tempi ma in definitiva perfettamente conciliabile con la mentalità olandese di ieri e di oggi (vedi i dibattiti delle associazioni olandesi pro-eutanasia come soluzione economica e pragmatica ovvero come distillato finale della mentalità capitalista di fronte ai costi di u- na popolazione sempre più anziana). La congestione, a un dato momento, trova anche le sue regole per la sopravvivenza. Perché penso a questo mentre a Parigi vogliono mostrare da dove Mondrian sia partito per arrivare all’astrazione e alla purezza della pittura?
Intanto si deve dire che questa esposizione è stata possibile perché il Museo francese ha trovato il consenso del Kunstmuseun Den Haag a prestare un gruppo cospicuo di opere della sua collezione, nata dall’iniziativa di Salomon B. Slijper. Come si capisce dal nome, Slijper era di origini ebraiche e negli anni divenne il più importante collezionista di Mondrian. Si deve dire, e lo stesso Mondrian lo ricorda a Slijper nelle sue lettere, che il pittore ebbe alcuni anni di vita grama, e per sbarcare il lunario andava al Rijksmuseum a dipingere copie dei quadri tipici del Secolo d’Oro.
Alcuni dipinti esposti datano dal 1891 (una Natura morta con lepre morta) al 1913, ma gli anni in cui Mondrian lotta per sopravvivere sono quelli fra il 1915 e il 1920, quando già è un pittore dotato di una tecnica molto solida e raffinata. Slijper lo aiuta e gli compra le opere “figurative”. Ma mentre lui si fa suo mecenate, Mondrian non ha riguardo a rivolgersi all’amico manifestando i propri pregiudizi antisemiti. Wietse Coppes e Leo Jansen ricordano nel catalogo della mostra che il padre di Piet era un seguace del pastore protestante e politico Abraham Kuyper, che scrisse pagine di profondo antisemitismo. Alla fine dell’Ottocento, quando il giovane Mondrian si forma, l’antisemitismo, pur senza la veemenza di altri paesi europei, era molto diffuso in Olanda, come una sorta di ossessione contradittoria «fondata su angosce a carattere religioso, sociale, economico o politico». Angosce che certamente Mondrian doveva ancora vincere dentro di sé, come si percepisce dello sguardo con cui si ritrae nel 1908 ripetutamente e, in quello stesso anno, nei ritratti di giovani donne che ci guardano con una fissità inquietante presa dentro colori dalla trasparenza di crisalidi.
Le prime opere di Mondrian sono nel solco del realismo lirico postimpressionista; ritratti e paesaggi dove già la pennellata si mette in luce per una propria forza strutturale e una ritmicità (come in Pascolo con vacche del 1902-1905 e Giovenca bianca e marrone nella campagna, 19041905). Il colore e la pennellata infatti hanno sempre in lui una prevalenza sul fattore emotivo, come nella bella tela del Bosco di salici sul fiume Gein del 1902-1904. La forza quasi informale dei questa pittura dice proprio una sorta di contemptus per la realtà nella sua apparenza: tutto deve trasfigurarsi in colore, luce, struttura, come La stazione Geinrust nella nebbia del 19061907, portando sulla tela il riverbero interiore dell’artista che vuole dissolvere le forme reali per riportarle a una manifestazione più vera, strutturale, profonda.
Dal 1909 in poi i quadri di Mondrian diventano sempre più squillanti di colori; la scomposizione abbraccia anche la tecnica puntinista, come nelle tele di chiese, fari, mulini, alcuni eseguiti nel soggiorno zelandese, ma è soltanto quando arriva a Parigi e frequenta il mondo delle avanguardie che capisce che se vuole raggiungere il punto più remoto della propria interiorità (una sorta di “origine”) deve rinunciare a tutto ciò che il mondo gli offre. Ormai la figurazione è soltanto il riflesso, il doppio insignificante della realtà. In Stazione a Duivendrecht del 1916, gli alberi e l’edificio specchiandosi sulle acque del fiume creano una continuità sulla tela con pause e ritmi ripartiti fra le due metà verticali del quadro che, a vedere bene, è già un progetto di scomposizione che aspetta solo di essere iconoclasticamente purificato nel segno.
da Avvenire

Fotografia. I santi nei "tabernacoli" di strada: così "vedono" il paesaggio

Al Mufoco di Cinisello Balsamo il progetto di arte partecipata “Tra cielo e terra” di Claudio Beorchia è un racconto del territorio lombardo visto dagli "abitanti" delle edicole votive

“Santi che guardano il lago”, Pietro Sala; - Museo di Fotografica Contemporanea, Cinisello Balsamo

da Avvenire
In Lombardia si chiama santella, in Toscana tabernacolo e marginetta, nel Veneto è capitello, in Piemonte pilone e in Emilia-Romagna maestà. E l’elenco potrebbe continuare scendendo per tutto lo Stivale: sono i termini che designano le edicole votive che ospitano immagini sacre – santi, Madonne, Crocifissi... – diffusi in tutta Italia. Immagini oggetto di sguardi: ma a loro volta cosa guardano?

«Nel 2014, durante una residenza in Sicilia, nel Val di Noto, cercavo un modo diverso per raccontare il territorio. Passeggiavo per le vie e mi sono reso conto di sentirmi un po’ osservato da santi in decine di nicchie. Ho provato a mettere la fotocamera davanti ai loro occhi, e ho capito che non osservavano me ma il paesaggio che avevano di fronte».

A raccontarlo è l’artista Claudio Beorchia, che dall’esperienza ha creato un progetto (“Di fede osservante”) sviluppato anche in altre zone d’Italia e che si è poi evoluto in “Tra cielo e terra”, progetto di fotografia partecipata a cura di Matteo Balduzzi presentato fino al 1 marzo al Museo di Fotografia Contemporanea (Mufoco) di Cinisello Balsamo.

Grazie al coinvolgimento di nove musei sparsi su tutto il territorio lombardo, è stato rivolto l’invito a fotografare il paesaggio lasciando da parte il proprio “estro” ma mettendosi dal punto di vista dei santi. Tra maggio e settembre scorsi hanno risposto all’appello quasi trecento persone, che hanno inviato le immagini di 2.911 santelle: «Una risposta che ha superato ogni nostra aspettativa – commenta Balduzzi, impegnato da anni con il Mufoco in importanti progetti di arte pubblica – Il successo, a nostro avviso, ribadisce quanto un certo tipo di arte sia ancora capace di affrontare in modo semplice e giocoso questioni universali e testimonia una volta di più l’esistenza di una domanda di spazi di riflessione e sperimentazione estranei alle logiche di mercato e di consumo, anche soprattutto da parte di cittadini che vivono in territori sempre più esclusi da quell’accumulo di capitale, opportunità e sapere che si concentrano nelle grandi aree metropolitane».

Enit all'estero / Usa

ENIT USA
L'Italia a Times Square
Fino a metà gennaio saranno proiettate su maxi schermi a Times Square a Nyc le immagini della campagna pubblicitaria sull’Italia, “A Beauty to Treasure”, #treasureitaly.  Diciotto ore al giorno per un tuffo nell'Italia con immagini iconiche di una Penisola da sogno. Le immagini dei filmati proiettati sullo schermo gigante della torre Nasdaq e quello sottostante Thomson Reuters, sull’angolo north Ovest di Times Square, saranno visibili nel periodo di maggior flusso turistico, quello delle festività natalizie, fino al 15 gennaio, incluso Capodanno, durante la diretta TV dell’ultimo dell’anno.

ENIT USA porta media italiani in America con la Regione Piemonte 
ENIT USA collabora con la Regione Piemonte, Langhe, Monferrato, Roero all'organizzazione di due educational per promuovere lo slow tourism nella Regione del Barolo e Barbaresco patrimonio mondiale dell'Unesco sul mercato USA attraverso l’esperienza diretta di operatori e stampa di settore. Cucina tipica locale, ospitalità di lusso e Spa sono stati sperimentati nei quattro giorni di permanenza. Gli ospiti hanno apprezzato tradizioni e cultura delle destinazioni storiche visitate: Acqui Terme, Asti, Casale Monferrato, Alba, Museo del Vino a Barolo e hanno assaporato cibi e vini pregiati serviti in ristoranti e moderne osterie.

PROSSIME FIERE ENIT

ENIT si prepara ad una prossima stagione densa di appuntamenti, fiere e workshop. L'Agenzia Nazionale del Turismo sta portando l'Italia nel mondo grazie alla partecipazione alle principali fiere di settore e all'organizzazione di incontri, eventi e scambi trade.