Con l’autunno torna a Roma nelle basiliche papali l’appuntamento con la grande musica sacra organizzato dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra. Oltre seicento musicisti provenienti da tutto il mondo fra professori d’orchestra, direttori e cantanti impegnati in sei concerti gratuiti animano la diciassettesima edizione di un festival che non ha uguali per qualità dei musicisti e bellezza e unicità dei luoghi in cui i concerti si svolgono, le basiliche della cattolicità, San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura.
Un appuntamento che si rinnova dal 2002 grazie al contributo di benefattori, sostenitori e sponsor e all’entusiasmo e le capacità organizzative del fondatore e presidente della Fondazione Hans Albert Courtial. Quest’anno la manifestazione è dedicata a papa Paolo VI, proclamato santo il 14 ottobre a quarant’anni dalla morte. Il papa ieratico, intellettuale e profetico, che ha regnato in un periodo difficile, di forti cambiamenti per la società e la chiesa, gli anni del terrorismo e del Concilio Vaticano II. Un papa cui si devono decisioni importanti per la chiesa come il riavvicinamento nel ‘64 con Athenagoras, patriarca di Costantinopoli. E Paolo VI, il rappresentante del più piccolo paese del mondo, parla all’ONU nel ‘65. Papa Montini svolge un ruolo importantissimo nel ricucire i rapporti della Chiesa con l’arte contemporanea. Memorabile il suo invito agli artisti in Cappella Sistina nel ’64 “…Rifacciamo la pace? Quest’oggi? Vogliamo ritornare amici?”. A lui si deve anche la creazione nel’73 della collezione di arte religiosa e moderna dei Musei Vaticani.
“Paolo VI ha cambiato anche la mia vita”, confessa il dottor Courtial. Aveva vent’anni, ero venuto a Roma da Bad Godesberg col suo parroco che ne aveva 75, alloggiavano in una pensione di piazza Cavour. Con in tasca due biglietti per il baciamano al papa prendono l’autobus per il Vaticano, ma fanno tardi anche per la pioggia. Gli svizzeri alla fine li fanno entrare mandandoli negli ultimi posti. Quando il papa entra con la sedia gestatoria per farsi vedere il giovane Courtial grida “Viva il papa” e Paolo VI si ferma e li benedice due volte. Un ricordo umanissimo di un papa che poteva sembrare distaccato, ma che “ha fatto cantare la storia”, dice Courtial.
I sei concerti nelle quattro basiliche romane dal 31 ottobre al 14 novembre (gratuiti con possibilità di prenotare il posto online) spaziano dalla musica contemporanea alla musica classica, con complessi orchestrali e vocali di primissimo ordine, come il Coro Statale della Cappella San Pietroburgo che vanta una storia di oltre 500 anni, per la prima volta al Festival, e i Wiener Philarmoniker, orchestra in residence fin dalle origini, che quest’anno si presenta in una formazione ridotta, in versione da camera.
Il concerto inaugurale il 31 ottobre alle 21 a San Paolo fuori le Mura presenta in prima assoluta due formazioni giovani, per la prima volta ospiti della manifestazione, che vengono da paesi diversi di tradizione religiosa protestante, il complesso strumentale TrondheimSolistene norvegese e dal Minnesota il Together in Hope Choir che raccoglie sessanta voci provenienti dai più importanti cori degli Stati Uniti. Norvegese anche Kim Andrè Arnesen autore dei due pezzi in programma, il mottetto “So That The World May Believe” in prima esecuzione assoluta dedicato a Papa Francesco, “Holy Spirit Mass” composto nel ’17 per i 500 anni della Riforma protestante e i 50 anni del dialogo cattolico-luterano.
Sabato 10 novembre si entra nel vivo alla Basilica di San Pietro. Dapprima con la Santa Messa celebrata dal cardinale Angelo Comastri, arricchita dagli antichi “canti orasho” testimonianza musicale delle prime comunità cristiane in Giappone e dagli interventi musicali del “Coro Statale della Cappella San Pietroburgo”, quindi a seguire alle ore 16 da una elevazione spirituale affidata alla “Messe solennelle de Sainte-Cècile” di Charles Gounot eseguita a Parigi per la prima volta nel 1855, lodata da Camille Saint-Säens che parlò di semplicità “grandeur”, luce purissima. A interpretarla i complessi giapponesi, per il sesto anno al Festival, “Illuminart Philarmonic Orchestra e Illuminart Chorus diretti da Tomomi Nishimoto.
Gli stessi musicisti giapponesi sono impegnati il giorno dopo, domenica, a San Paolo fuori le Mura con la “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi, composta come è noto nel 1874 in occasione del primo anniversario della morte di Alessandro Manzoni. Voci soliste Misaki Takahashi (soprano), Takako Nogami (mezzosoprano) e Takashi Masu (baritono). Il concerto è dedicato a don Luca Pellegrini, recentemente scomparso, fine cultore della musica e per oltre dieci anni addetto stampa del Festival (“luxpell” per gli amici).
Il 12 novembre alle ore 21 a Santa Maria Maggiore un concerto sicuramente molto atteso, “Musica corale-sprituale dalla Russia” di uno dei cori più celebri di tutta la Federazione Russa, il Coro Statale della Cappella di San Pietroburgo, una formazione le cui origini risalgono al 1479, diretto da oltre quarant’anni da Vladislav Chernushenko.
A seguire, in crescendo, da non perdere, martedì 13 novembre a San Paolo fuori le Mura con i Wiener Philarmoker la “Sinfonia n.4 in Sol maggiore” di Gustav Mahler composta nel 1900 quando il musicista dirigeva la compagine viennese. E’ in versione da camera, non ci sarà alcun direttore d’orchestra, soprano Mojca Erdmann, capace di spaziare dal barocco al contemporaneo, secondo il New York Times. “Mahler ha un rapporto molto speciale con la nostra orchestra – ricorda il primo violino e section leader dei Wiener – Fu proprio lui nel 1902 a condurre i Wiener nella sua “Quarta Sinfonia” in un concerto in abbonamento nel Musikverein di Vienna”. La “Quarta Sinfonia” è una delle opere più eseguite dai Wiener, è stata diretta nel 1920 anche da Richard Strauss. Fra i primi grandi interpreti Bruno Walter che colse in essa il “tono raro e commovente” e “l’anelito struggente di superare l’esistenza umana” .
Il 14 novembre, a chiusura, a San Giovanni in Laterano, la “Sinfonia n.9 in re minore per soli, coro e orchestra op. 125” di Ludwig van Beethoven. Soojin Moon Sebastian soprano, Quilin Zhang contralto, Paulo Ferreira tenore, German Olvera baritono, quattro giovani voci e i Wiener Singverein, una formazione corale fra le più celebri al mondo. Alla bacchetta Justus Franz che torna al Festival con la Philharmonie der Nationen, l’orchestra fondata dal maestro, formata da musicisti di ogni parte del mondo, di diverso credo politico e religioso. Un messaggio universale perfettamente in linea col capolavoro beethoveniano.
La Fondazione che organizza il festival nasce nel 200 e si occupa di promuovere la musica sacra ma anche di sostenere finanziariamente imponenti progetti di restauro (“Ars artem salva”) illustrati alla presentazione in conferenza stampa da Pietro Zander, l’archeologo responsabile della necropoli vaticana e per conto della Fabbrica di San Pietro della conservazione e del restauro dei beni artistici della basilica. Dove “i lavori non finiscono mai”, dice. Dopo il restauro della facciata della Basilica per il Giubileo del 2000 e del colonnato, la Fondazione tra il 2006 e il 2016, solo per citare i più importanti interventi, ha contribuito al grandioso restauro dei prospetti esterni della Basilica progettati da Michelangelo, prospetto sud, ovest e nord, qualcosa come 35mila metri quadrati di travertino. Senza dimenticare i tetti dove è stata restaurata la Fontana della Burbera. A 35 metri di altezza è stato trovato un albero di fico e il nido di un falco pellegrino. Uccelli che non ci sono più come i piccioni scacciati dai gabbiani. Negli ultimo due anni si è provveduto al restauro delle due cupolette delle cappelle Gregoriana (più antica della cupola di San Pietro) e Clementina. Il primo terminato, l’altro ancora in corso. Ed ora ci aspetta il “cupolone”. Fino al 2020 la Fondazione sarà impegnata nel restauro del tamburo della grande cupola della Basilica di San Pietro e nel restauro del mobilio in noce con tessere in bosso del XV -XVI secolo della Sagrestia della Basilica di San Paolo fuori le mura. Una imponente opera in legno costruita in loco, aggredita da polvere, muffe, insetti, che ha subito danni strutturali e distacchi.
Ai concerti e agli interventi a favore dei monumenti si aggiungono iniziative che riguardano specificamente la musica. Come il grande progetto dedicato a Anton Bruckner con i Wiener Philharmoniker. Ricorrendo nel 2024 i 200 anni dalla nascita del maestro, i Wiener da quest’anno al 2024 presenteranno l’intero ciclo delle sinfonie di Bruckner scegliendo una vota all’anno una delle più importanti cattedrali europee . Alla Stiftkirche St. Florian in Austria hanno eseguito la Sinfonia n. 1. A seguire Londra, Barcellona, Praga, Stoccolma, Pisa, Milano.
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