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Turismo e maratone, giro d'affari che corre sui 114 milioni Quasi 3 mila appuntamenti in Italia

VENEZIA - Dal Venice Night Trail, che domani sera si snoderà tra le calli e i ponti nello spettacolo della città lagunare di notte al percorso tra i vigneti e il vino della Valtellina Wine Trail, dalle Fluo e Color Run fatte per divertirsi e socializzare alle corse più "impegnate" come Race for the Cure, la maratona Alzheimer Città di Cesenatico o la Corro per le Balene della Riviera dei Fiori. Fino alle due grandi maratone italiane di Roma e Milano che si sono svolte contemporaneamente una manciata di giorni fa. Dalla passione sportiva alla voglia di fare amicizie, dall'impegnarsi per un ideale al tenersi in forma si corre per tanti motivi diversi e "corre" anche il giro d'affari turistico legato a questa pratica, dato che spesso si è disposti a spostarsi in un'altra città per infilarsi le scarpette da running e partire...
"La corsa in tutte le sue espressioni - afferma Massimo Feruzzi, responsabile di Jfc società di ricerche turistiche che ha condotto una ricerca su questo argomento - continua a coinvolgere un numero sempre maggiore di italiani. Attualmente sono oltre 11 milioni i nostri connazionali che praticano una disciplina legata alla corsa in maniera anche saltuaria, mentre sono 5 milioni 978 mila coloro che lo fanno in maniera costante, partecipando anche ad appuntamenti dedicati. Si soprattutto di residenti in Lombardia e Lazio, con media di 41 anni e 4 mesi, e impegnati in lavori sedentari, che nel 2018 - solo in Italia - hanno a disposizione, per soddisfare la proprio passione, ben 2.854 appuntamenti di vario genere (maratone ma anche 518 mezze maratone, 1.645 corse di 10 e 5 km, 617 tra fun race, urban e night trail, ultra ed endurance trail, Obstacle Course Race, etc.). Per quanto riguarda nello specifico le maratone, i 74 appuntamenti italiani generano benefici per complessivi 114 milioni 680 mila euro, con un indice di internazionalizzazione che tocca il 37,8%. Negli ultimi anni assistiamo però ad un'esplosione di appuntamenti dove al centro non vi è più solo la competizione ma il divertimento e l'esperienza unica, eccezionale: da qui il successo della Venice Night Trail del 14 aprile o delle tappe della Color Run".
Infine uno sguardo all'estero: i runner italiani che decidono di correre una maratona all'estero scelgono in prevalenza la maratona di New York City Marathon (2.762 i nostri connazionali arrivati a termine lo scorso anno), quella di Valencia (1.559 italiani al traguardo), Berlino (953 italiani), Atene (834 italiani a termine) e Barcellona (634 gli italiani che hanno completato la maratona). Presenze di italiani sono riscontrabili in 127 maratone che si svolgono nel mondo.
La più importante maratona al mondo, quella di New York, genera ogni anno un indotto superiore ai 330 milioni di euro. In Europa, le due maratone più importanti (la Virgin Money London Marathon del prossimo 22 aprile e la BMW Berlin Marathon del 16 settembre) generano entrambe un indotto economico pari a 125 milioni di euro.
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Apre Millelibri, una libreria di sole poesie


BARI - Non lontano dal centro di Bari, in una via quasi sempre trafficata, c'è una porta di vetro che svela un angolo dal sapore del tempo passato, in cui eleganti mobili antichi custodiscono il "linguaggio rivoluzionario della poesia". Si tratta di 'Millelibri', la libreria specializzata in poesia che, meno di un mese fa, ha deciso di aprire Serena Di Lecce, 33enne barese, realizzando il suo "sogno nel cassetto".
    Serena spiega all'ANSA di aver sentito la necessità di dare vita alla sua attività, pur immaginando di "non diventare milionaria", perché sa "quanto sia difficile accedere alla poesia nelle normali librerie" dove "è difficile trovare un'ampia scelta di autori contemporanei". Per questo ha creato il suo spazio "intimo", che somiglia al salotto di un piccolo ma accogliente appartamento, con luci calde, tappeti e comode poltrone "recuperate da casa dei miei nonni". Chi si "affaccia qui - dice - può sedersi, rilassarsi, prendersi il suo tempo e gustarsi il rapporto con i libri".
    Del resto la scelta è vasta: "libri di poesia contemporanea, collane, testi di difficile reperibilità". E poi "un ampio settore di poesia usata, le vecchie edizioni o libri pubblicati una sola volta, di un autore che non potremmo leggere se non in un'opera omnia". Ma anche libri più "rari, autografati e con dediche". C'è l'edizione di 'Sì alla terra' di Sibilla Aleramo, un Palazzeschi del '49, e un'edizione di Grazia Deledda del 1913 con un autografo della scrittrice. E anche una piccola "selezione di narrativa usata". I prezzi variano da 1 a 200 euro, ad esempio, per una edizione del 1899 di Matilde Serao, "assolutamente introvabile". "La poesia - assicura la proprietaria - esiste, è viva e lotta insieme a noi". Lo dimostra la "produzione di altissima qualità degli editori di progetto che ospito qui". Ma anche i clienti che varcano la soglia di 'Millelibri', in "netta prevalenza giovanissimi tra i 18 e i 20 anni, così come chi ha già superato i 70". Persone "non solo curiose ma con una grande competenza. Sto avendo - conclude - degli ottimi riscontri".

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A Palermo i Nudes di Spencer Tunick Fino al 13 giugno nello spazio Zac dei Cantieri Culturali Zisa

I Nudes di Spencer Tunick © ANSA

CANTIERI CULTURALI DELLA ZISA (PALERMO  - Se dovessi realizzare un'azione a Palermo, sceglierei piazza Pretoria. Spencer Tunick, celebre fotografo del grande, dello scenografico, dei corpi senza volto, è nel capoluogo siciliano dove oggi (13 aprile) s'inaugura una sua importante antologica, fra le manifestazioni di punta di Palermo capitale italiana della cultura 2018. Fino al 13 giugno nello spazio Zac dei Cantieri culturali della Zisa, sono raccolti per la prima volta i "Nudes" che l'artista americano ha realizzato in tutto il mondo, da Shanghai a Parigi e a Vienna, dall'Australia a Brooklyn. Stampe su tela di grande formato, unite a immagini più piccole, ne ricostruiscono il percorso espressivo, da quando il suo obiettivo registrava l'armonia naturale del nudo di singole persone in ambienti urbani, fino ai lavori degli ultimi anni dove con le scene di nudo di massa coinvolge migliaia di essere umani. Il progetto espositivo, curato dallo stesso Tunick, presenta i primi ritratti di "American Zone" giungendo, attraverso "Nude adrift" ed i suoi "Early European Projects", alle prime riprese di masse con "Reaction Zone", 28 persone nude davanti alla sede dell'Onu, fino alla grande antropologia collettiva umana e alle mega-azioni di México City. Dalle performance spontanee, a quelle a lungo pianificate su invito di istituzioni, dalle fotografie in bianco e nero ai vibranti cromatismi di oggi, Tunick reinventa il nudo d'arte, non più solo contemplazione o enfatizzazione di particolari anche devastanti, ma parte integrante dell'immensa e mutevole scena del reale. Un punto di vista mai ravvicinato permette alla sua narrazione di trarre in inganno l'osservatore. I grandi formati di Tunick possono anche sembrare scorci urbani dopo una tempesta o immensi paesaggi colorati, ma a uno sguardo più attento rivelano il loro messaggio di denuncia e di critica sociale: infiniti nudi senza storia e identità, come i tanti uomini che popolano ogni angolo, ma anche bellissimi attimi sospesi nei luoghi più affascinanti della terra. Spencer Tunick ha cominciato a realizzare le sue immagini nel 1991, fotografando nudi per le vie di New York. Ambientare il suo lavoro in uno spazio pubblico era una provocazione, tanto che dopo una ripresa a Times Square venne arrestato. In seguito, ha fissato le sue scene con nudi secondo propri e ripetuti canoni, ritraendo migliaia di persone in giro per il mondo. Lo stesso fotografo definisce i suoi lavori sculture vive o paesaggi fisici. L'azione che finora ha coinvolto più persone, è stato quello di Mexico City, dove nella piazza principale hanno posato per lui 18 mila persone. "Non molti artisti rendono le persone parte di un'opera d'arte - spiega -. Di solito devi pagare un biglietto di ingresso per vedere le opere d'arte. E poi si resta un mero osservatore. Ma al momento ci sono approcci che rendono la partecipazione arte stessa". I modelli di Tunick sono sempre dei volontari. Posano per le sue foto ed i suoi film che documentano queste installazioni viventi di corpi. Come ringraziamento per aver partecipato, ricevono una foto dell'installazione, firmata ed in limitata tiratura. "Nudes" è a cura di Gerald Matt, già direttore della Kunsthalle di Vienna, ed è prodotta da Juergen Weishaeupl.
    Completano la mostra, una serie di video delle produzioni, che ne raccontano la genesi. (ANSA).

La “spiaggia più bella di Termini Imerese”

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Sono stati necessari quasi “venti analisi delle acque con esito positivo”, ripetute a distanza di un mese l’una dall’altra e durante le stagioni estive, per rendere balneabile quella che oggi viene definita la “spiaggia più bella di Termini Imerese”. Sabbia naturale finissima ed acque limpide e pulite accompagnano un andamento del mare che per portarsi ad altezza di un metro impiega oltre 50 metri: questa località è proprio a dimensione di bambini ed anziani, dove diventano spontanei giochi d’acqua e divertimento continuo per giovani ed adulti di ogni età.
Il 2018 si preannuncia la stagione di rilancio per “Tonnarella Beach”, che prima dell’inquinamento provocato dalle navi Enel, era il punto di riferimento dei bagnanti sia di Termini che dei paesi vicini e di buona parte delle Madonie.
L’ingegnere Mantia, da sempre promotore di posizioni di rilancio turistico della zona industriale, mostra ovvia soddisfazione per questo risultato, che sottolinea, qualora fosse ancora necessario dimostrarlo, la vocazione turistica-naturale di questo territorio. “Un ulteriore motivo per continuare a vigilare contro l’insediamento di attività non ecologicamente sostenibili nel nostro territorio. Faccio inoltre un plauso ad Enel, sempre attenta alle proprie politiche ambientali, che può vantarsi di una spiaggia Balneabile a valle del suo insediamento, perfettamente in linea con le guide programmatiche dei progetti di riqualificazione nazionali denominati FUTUR-E’” – dichiara l’ingegnere -. Mi auguro che Enel voglia riaprire alla città i termini di decisione, avviati sommessamente col progetto FUTUR-E’, al fine di garantire per queste zone un futuro ecosostenibile ed ecocompatibile”.

Con determina sindacale n°167 del 2018 è stata ufficializzata la balneabilità di 400 metri di spiaggia a ridosso dell’area industriale in contrada Tonnarella, ciò dimostra che l’ amministrazione comunale di Termini Iemrese non si vuole negare ad alcuna possibilità di rilancio e di sviluppo economico, soprattutto a seguito della crisi Fiat. Si stanno  studiando le migliori forme, amministrativamente corrette, per affrontare la stagione balneare alle porte, al fine di garantire la corretta fruizione della spiaggia, palesemente la più larga e la più lunga di Termini Imerese, troppo spesso additata come città di mare senza mare. Un plauso all’ufficio tecnico comunale che da anni ha avviato l’iter per le attività messe in essere, ed ai tecnici dell’Azienda Sanitaria Provinciale per le campagne di analisi condotte in queste acque.

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Restaurato Cristo Crocifisso del Beato Angelico Sarà esposto a Firenze con tavoletta ex voto dal 10/4 al 24/6

FIRENZE - Il 'Cristo crocifisso tra i santi Niccolò e Francesco', opera poco conosciuta del Beato Angelico risalente al 1430 circa, sarà esposta dal 10 aprile al 24 giugno, dopo un restauro, nella sede della Fondazione Cr Firenze. E qui sarà esposta, per la prima volta, una tavoletta ex voto della bottega di Jacopo da Empoli (1551-1640) restaurata anch'essa, dopo un fortunoso ritrovamento, un anno fa, nel doppio fondo di un armadio dell'archivio della Compagnia di San Niccolò di Bari, detta del Ceppo, a cui appartengono entrambe le opere che sono state recuperate col contributo di Fondazione Cr Firenze. Il dipinto, su tavola sagomata, era esposto nella sagrestia dell'Oratorio della Compagnia, in via de' Pandolfini a Firenze: presenta la figura del Cristo crocifisso tra i santi Niccolò e Francesco, inginocchiati ai piedi del Golgota. La prima notizia sull'opera risale al 23 ottobre 1564 ma l'attribuzione all'Angelico avvenne solo nel 1909. L'opera sembra essere datata attorno al 1430.
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Colapesce, vi racconto la mia Sicilia

Il Castello Maniace di Siracusa © Ansa
SIRACUSA - I migliori artisti della nuova scena musicale italiana raccontano all'ANSA la bellezza e il fascino dei luoghi dove sono cresciuti, tracciando degli itinerari di viaggio tra musica, arte e scoperta del patrimonio locale. Prima puntata in Sicilia, con il cantautore Colapesce
Colapesce, al secolo Lorenzo Urciullo, è uno dei nomi più importanti ed affermati della nuova scena musicale italiana. Vincitore del premio Tenco 2012 per il miglior disco di debutto, 'Un Meraviglioso Declino', nel corso degli anni il 34enne siciliano ha raffinato sempre di più il suo immaginario musicale - costantemente in bilico tra canzone d’autore, pop e sperimentazione -, realizzando altri due dischi, 'Egomostro' (2015) e 'Infedele' (2017), entrambi accolti con entusiasmo dalla critica e dal pubblico. Citato dal quotidiano inglese The Guardian come esempio di musica italiana da esportazione, definito da Le Monde il più credibile erede di Dalla e Battiato, Lorenzo Urciullo è molto legato alla sua terra, tanto da prendere il suo nome d'arte da un'antica leggenda siciliana, tramandata di generazione in generazione e rielaborata anche da grandi scrittori come Italo Calvino. 
In un'intervista all'ANSA tra arte e musica, Colapesce racconta le bellezze del suo territorio da un punto di vista molto personale, suggerendo itinerari e luoghi 'del cuore' da scoprire, in particolare nella zona di Siracusa, dove è nato e cresciuto. 
Da poco è stato annunciato il suo nome come uno tra gli headliner del Miami Festival a Milano, il prossimo 26 maggio.

Che la Sicilia sia importante per te lo si capisce fin dal nome che hai scelto: quanga influenza ha sulla tua musica? “Molta, e spesso lo noto dopo la fase di scrittura. Tranne rare eccezioni, non decido mai tavolino. “I luoghi in cui ho vissuto” entrano da soli, quella terra è come l’acqua, si infiltra nella mia musica, nei testi. Ovunque”. 
Musicalmente cos’è che ti ispira di più della tua terra? “Un insieme di cose, i cinque sensi lavorano in modo diverso rispetto a quando sono a Milano, dove vivo negli ultimi anni. Il mare è un elemento ricorrente nei miei testi, anche se non lo nomino direttamente, spesso le ambientazioni dei miei testi fanno pensare alla costa più che all’entroterra”. 
Dove partirebbe un ‘itinerario’ di Siracusa e dintorni firmato Colapesce? “DaPantalica (che è anche il nome del brano di apertura del nuovo disco ‘Infedele’, ndr), una bellissima necropoli, con una vegetazione incredibile. E' un luogo mistico dove trascorrere le giornate di afa e ci sono dei laghetti, formati da micro affluenti d’acqua, che ricordano le cartoline giapponesi”.

Quali sono i luoghi a cui sei più legato e che consiglieresti come 'tappe' iniziali? “Impossibile non passare del tempo nell’isola di Ortigia, il centro storico di Siracusa. A livello architettonico credo sia uno dei più belli d’Italia: Piazza Duomo ha la forma di un occhio e toglie il fiato, fra un Caravaggio, una granita di mandorla e una passeggiata intorno alla fonte aretusa, dove l’acqua dolce abbraccia il mare fra papiri e carpe. Obbligata, poi, la tappa al mercato del pesce e l’assaggio della caponata dei F.lli Burgio, premiata anni fa come conserva migliore d’Italia”.
Come prosegue per i lettori dell'Ansa il ‘tour’ guidato da Lorenzo Ur-ciullo? “AlPlemmirio: se siete amanti del mare senza sabbia, con maschera e tubo potrete ammirare dei fondali da sogno anche in superficie, essendo area marina protetta, e sarete circondati da pesci colorati che si perdono nell’acqua cristallina. Poi andrei a Noto: il suo baracco, conosciuto in tutto il mondo, è un giardino di pietra di rara bellezza. Di sera, l’illuminazione rende la pietra bianca e le sue ombre ancora più affascinanti: vi sentirete per qualche ora nel film di Antonioni ‘l’Avventura’.

Consigliaci i tuoi posti preferiti per colazione, pranzo, aperitivo e cena. “A Ortigia c’è ilBar Marciante, dove si può fare un’ottima colazione sicula (consiglio la sfoglia con la ricotta). Per il pranzo ci sono varie possibilità: sceglierei Oz & Cap-puccio o la salumeria gourmet dei Burgio, i quali hanno anche un bar con ottimi co-cktail al porto antico di Ortigia, con un tramonto sul mare da togliere il fiato. Per la sera si può prenotare da Sergio Turco. che con sua moglie cucina dell’ottimo pesce, oppure andare a 'Le vin de l’Assassin' ristorante franco-siculo di alto livello”.
E per la musica live quali luoghi suggeriresti? “Da qualche anno fanno un bellissimo festival che si chiama OSS (Ortigia sound system), con una line up inter-nazionale, virata verso l'elettronica ma non solo. L’altro festival ormai storico è l’Ypsigrock che si svolge a Castelbuono (Palermo, ndr), dalla parte opposta rispetto a dove vivo io, però vale la pena fare qualche chilometro in più perché il cast è sempre al top”.
Con Alessandro Baronciani hai scritto la graphic novel “La distanza”, una sorta di racconto di viaggio ambientato nella tua isola. Questo pro-getto avrà un seguito? “Non nego che il successo della graphic novel ci ha piace-volmente stupito. Chissà magari gli daremo un seguito, forse ambientandolo in Marocco
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La Sardegna oltre il mare L’esperienza dei borghi: dagli echi della letteratura alle maschere, dai murales al vino

Sardegna © ANSA

NUORO - Quando si pensa alla Sardegna viene subito in mente il mare, un mare cristallino che cambia tonalità in ogni porzione di costa dell’isola, a completare un paesaggio che non ha eguali nel mondo. Eppure la Sardegna non è solo mare: percorrendo le strade che dalla costa giungono all’entroterra, si trovano borghi di pace in cui riecheggiano gli echi del passato; un popolo e una terra che mantengono vivo il legame con la natura, con le tradizioni popolari, con la superstizione, con la devozione, con l’arte come espressione della vita e dei desideri di una comunità.


In occasione dell’evento dedicato ai ‘borghi autentici e turismo rurale’, nel centro congressi MBC dell’aeroporto Olbia-Costa Smeralda, siamo andati a visitare tre borghi della Sardegna centro-orientale, in provincia di Nuoro, per poter vivere un’esperienza autenticamente sarda.



Il primo è Galtellì, nella regione della Baronìa, tra i piedi del monte Tuttavista e le sponde del fiume Cedrino, a 50 minuti di auto dall’aeroporto di Olbia e a dieci minuti dalle località balneari del Golfo di Orosei. È il paese delle “Canne al vento” che nel 1912 ispirarono il romanzo di Grazia Deledda. L’autrice nuorese, Premio Nobel per la letteratura italiana, trascorreva periodi di vacanza a Galtellì e ancora oggi, ripercorrendo il parco a lei dedicato, si respira l’atmosfera rurale, si rivivono gli scenari e la cultura pastorale di allora, l’ospitalità e la cura che fanno sentire i visitatori abitanti temporanei del borgo.


Nella chiesa di San Pietro, antica basilica medievale edificata tra l’XI e il XII secolo e allora sede vescovile della Diocesi di Galtellì, è di recente venuto alla luce un ciclo pittorico di affreschi di richiamo bizantino, tra i più antichi ritrovati in Sardegna. Il Cristo a grandezza naturale di probabile Scuola Pisana sull’altare della chiesa del Santissimo Crocifisso, al centro del borgo, è stato a lungo venerato per numerosi atti miracolosi documentati dagli atti ufficiali a partire dal Seicento. Ma il fascino di questo piccolo borgo è dovuto, soprattutto, alla vita di comunità e alla sua peculiare urbanistica, caratterizzata dalla presenza di case padronali appartenute alle famiglie nobiliari galtellinesi. Tra queste abitazioni, la settecentesca “Sa Domo e sos Marras” è divenuta sede del museo etnografico del borgo e, negli spazi intorno al cortile acciottolato, custodisce le testimonianze della vita agricola e artigiana di un tempo.

Il monte Tuttavista è raggiungibile in auto fino a poche centinaia di metri dalla vetta ma chi ama il trekking può seguire il sentiero dal borgo e intraprendere una camminata di circa due ore nella natura, per giungere in cima e ammirare dall’alto il golfo di Orosei in tutto il suo splendore.

Da “un tempo immemorabile” vengono le maschere di Mamoiada, piccolo borgo della subregione della Barbagia, secondo i suoi abitanti. I Mamuthones indossano una maschera nera antropomorfa, la casacca di pelle ovina, il fazzoletto nero sul capo e un pesante mazzo di campanacci sul dorso. Accompagnati dagli Issohadores, che invece indossano un costume tradizionale con un corpetto rosso, dopo una lunga vestizione i Mamuthones escono in pubblico il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio, quando in tutta la Barbagia si accendono grandi fuochi votivi, per proseguire i rituali durante tutto il Carnevale. La sfilata dei Mamuthones è una processione danzata in cui i figuranti si muovono a intervalli regolari, dando dei colpi di spalla una volta verso destra e un’altra verso sinistra e emettendo all’unisono il forte suono dei campanacci. Il rituale richiama una devozione arcaica che è stata miracolosamente mantenuta fino ai giorni nostri: gli etnografi e gli abitanti di Mamoiada ancora oggi parlano dei Mamuthones non come delle maschere carnevalesche o della commedia dell’arte ma come un cambio di identità, come l’esperienza di una mutazione, il mistero di una metamorfosi.


I Mamuthones e gli Issohadores, dall’antichità ad oggi, hanno assunto diversi significati, incrociando la dimensione mitica con quella storica: la maschera come comunicazione con la divinità, come rito di propiziazione per la caccia, come rituale afrodisiaco, come rappresentazione di morte e di nascita, come memoria delle battaglie. Poter ammirare gli artigiani che realizzano le maschere dell’arcaica tradizione locale, poter assistere alla misteriosa e coinvolgente processione di questo borgo sardo e visitare il Museo delle maschere mediterranee valgono una visita a Mamoiada.

Raccontano la vita quotidiana, esprimono messaggi di denuncia sociale, di lotta popolare, manifestano posizioni politiche rispetto ai temi contemporanei. Sono oltre 150 i murales artistici di Orgosolo, borgo di bassa montagna a venti chilometri da Nuoro e a circa un’ora dalla costa. Questo piccolo paese nel cuore della Barbagia di Ollolai, circondato dall’altopiano montuoso del Supramonte e noto alle cronache per essere stato a lungo luogo di banditismo e di sequestri, oggi è un vero museo a cielo aperto. Tutto è iniziato quando, a seguito di alcuni murales di anarchici milanesi, l’insegnante toscano Francesco De Casino nel 1975 portò i suoi alunni a dipingere lungo le strade del borgo sardo. Da allora artisti provenienti da ogni dove hanno deciso di esporre la propria opera murale a Orgosolo, accordando il permesso con la popolazione locale. “Concimi, non proiettili”, “No alla repressione”, “No ai licenziamenti”, si legge sui muri delle abitazioni di Orgosolo. E ancora: “Nostra patria è il mondo intero”, “Siamo tutti clandestini”.

Agli amanti del trekking, i sentieri dei monti che circondano il borgo assicurano un’immersione nella natura selvaggia e incontaminata e gli amanti dell’archeologia troveranno pane per i loro denti visitando testimonianze preistoriche come le strutture sepolcrali Domus de Janas, Tombe di giganti e i nuraghi Su Calavriche e Mereu.

Nei suoi borghi la Sardegna mantiene la promessa di un’esperienza multipla e variegata: da non dimenticare la lunga tradizione gastronomica e enologica. Nell’area centro orientale dell’isola si trovano i piatti delle antiche ricette sarde, cucinati con ingredienti genuini e con materie prime locali come il pane carasau, la pasta lavorata a mano con farine di grano sardo, il porcetto e l’agnello arrosto, i salumi e i formaggi prodotti dai pastori, dolci, liquori di bacche e di erbe. Interessante un giro di degustazioni nelle cantine delle aziende agricole locali, come il vigneto Sedilesu: proprio quella tracciata da questi borghi è la terra del Cannonau rosso o rosato, il vino più antico del Mediterraneo.


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Universo Futurista per arte e vita

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(di Luciano Fioramonti) (ANSA) - ROMA, 10 APR - Rivoluzionare l'arte accantonando definitivamente l' eredità del passato e cambiare radicalmente ogni aspetto della vita quotidiana: il Futurismo si era dato obiettivi ambiziosi per affrontare la sfida della modernità. Il manifesto del 1909 con cui Filippo Tommaso Marinetti indicò le linee programmatiche della sua visione fu solo il primo della serie destinata a codificare l' azione a tutto campo del movimento. Nel 1915 Giacomo Balla e Fortunato Depero nella "Ricostruzione futurista dell' universo" tratteggiarono le linee di un intervento creativo totalizzante allargando alle arti applicate uno sguardo che già investiva moda, design, arredamento, grafica, cinema, danza, musica, teatro. Di questa concezione vuole dare una lettura particolare la mostra "Universo Futurista", in programma dal 21 aprile al 18 novembre a San Lazzaro di Savena, a pochi chilometri da Bologna.
    L'esposizione segna l'atto di nascita della Fondazione Massimo e Sonia Cirulli, istituzione privata creata sulla base di un archivio storico dedicato alla cultura italiana del XX secolo, avviato a New York nel 1984 dai fondatori, che oggi ha una collezione di migliaia di pezzi. "La mostra - spiega Jeffrey T. Schnapp, che l'ha curata insieme con Silvia Evangelisti - indaga la natura del processo di creazione del futurismo e il suo impatto sulla cultura e la politica negli anni in cui il movimento era all'apice della propria fortuna. Invece di ricostruire l'evoluzione del futurismo in maniera lineare, di seguirne lo sviluppo in un determinato tema, che sia la velocità o il dinamismo, o di limitarsi a un periodo o a un piccolo gruppo di figure eminenti, la mostra esamina il centro e la periferia della collezione della Fondazione". L' analisi si sviluppa attraverso una selezione di dipinti, sculture, oggetti di design, disegni progettuali, fotografie e fotomontaggi, manifesti pubblicitari e documenti autografi di ogni genere realizzati da artisti futuristi dal 1909 fino alla fine degli anni '30 del Novecento.
    Il percorso espositivo è scandito da "ambientazioni" dedicate a tematiche care ai futuristi come la velocità, l'energia, il progresso, l'uomo meccanizzato e il design domestico, che si organizzano attorno a cinque unità strutturali principali: la sala della conquista dell'aria, il muro dei manifesti, le "costellazioni" (otto aree tematiche), le "orbite" (sei aree monografiche dedicate a figure di spicco del movimento, e gli "spazi" (due installazioni costruite intorno agli arredi). "Il progetto non segue un'impostazione storico-artistica tradizionale - osserva Schnapp - ma propone un percorso esplorativo attraverso l'abbondanza e la molteplicità dei materiali conservati nella collezione della Fondazione". I curatori hanno scelto oltre 200 opere realizzate in diversi materiali, forme e misure da Balla, Boccioni, Bonzagni, Bucci, Casarini, Chiattone, D'Albisola, Depero, Diulgheroff, Guerrini, Korompay, Licini, Marchi, Marinetti, Masoero,Munari, Prampolini, Russolo, Schawinsky, Sant'Elia, Sironi, Tato, Thayaht. Tra i capolavori, Disgregazione x velocità (1913) di Giacomo Balla.
    L'opera fu esposta nel 1915 in occasione della esposizione universale che si svolse a San Francisco per celebrare il completamento del Canale di Panama. Subito dopo se ne perse ogni traccia, fino al ritrovamento avvenuto qualche anno fa proprio negli Stati Uniti. C' è poi la tela di Alfredo Gauro Ambrosi, La squadra atlantica sorvola Chicago (1933) appartenuta a Filippo Tommaso Marinetti e proveniente dalla sua collezione, esposta alla Prima Mostra Nazionale d'Arte Futurista (Roma, 1934).
    Saranno esposti schizzi e disegni di progetti inediti dell' architetto Antonio Sant'Elia; il pastello Nike, Vittoria dell'Aria (1913) di Umberto Boccioni; una raccolta di foto dinamiche di Anton Giulio Bragaglia; il primo e unico manifesto del film futurista Thays (1917),realizzato da Enrico Prampolini; foto e collage del periodo futurista di Bruno Munari; l'inedito salotto che Tato (Guglielmo Sansoni) progettò nel 1930 per Italo Balbo; arazzi di Depero e Prampolini degli anni Venti e Trenta.
    "Tra tutti i movimenti nati tra il 1905 e il 1915 - rileva Silvia Evangelisti - è solo il Futurismo che risponde ad una concezione globale dell'arte intesa come inscindibile binomio arte-vita, creando un'estetica che vuole coinvolgere ogni aspetto della società e della creatività". Con il loro manifesto, che compare proprio mentre sulla scena culturale europea ci si va orientando verso il recupero dei valori classici e il "ritorno all' ordine", "Balla e Depero rilanciano una nuova concezione dell'arte che vuole 'ricostruire' in senso futurista l'universo attraverso l'impiego di materiali disparati ed estranei alla precedente concezione dei 'materiali nobili' adatti alla creazione artistica".

Su Booking.com 5 mln case vacanza e ville

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ROMA - Non solo i tradizionali hotel ma anche case, ville, appartamenti, in numero sempre crescente: Booking.com annuncia di aver raggiunto i cinque milioni di unità in "strutture alternative" agli alberghi. Il numero di queste sistemazioni è cresciuto del 27% dall'anno scorso, e a un ritmo più veloce rispetto alle tipologie di strutture tradizionali (come hotel, motel e resort) facendo rimanere Booking.com, come sottolinea lo stesso colosso in una nota, leader mondiale in questo tipo di offerta rispetto alle altre piattaforme online di viaggi.
    Il numero totale di strutture presenti e effettivamente prenotabili sul portale è di oltre 1 milione 600 mila strutture e 27 milioni di sistemazioni complessive in 130.000 destinazioni in 227 paesi nel mondo.
    In base a una ricerca condotta dallo stesso Booking.com nel 2017, in cui sono stati intervistati oltre 57.000 viaggiatori da 30 Paesi diversi, nel 2018 il 30% delle persone preferirà soggiornare in un appartamento, un residence o un aparthotel. Un altro studio dello scorso anno, che ha visto la partecipazione di 19.000 viaggiatori da 26 Paesi, dimostra che una persona su cinque (il 21%) ha dichiarato di voler mettere in affitto la propria casa su un sito di alloggi turistici per il prossimo anno.
    "Sappiamo che i viaggiatori amano fare nuove esperienze soggiornando in posti unici, dagli appartamenti alle case galleggianti", afferma Olivier Grémillon, vice presidente di Booking.com per la divisione case e appartamenti. "Abbiamo dato il massimo per aggiungere quanti più appartamenti e case possibile in modo da garantire ai nostri ospiti il massimo della scelta e varietà. Siamo davvero fieri di questo traguardo, e continueremo a lavorare in questa direzione per permettere ai nostri clienti di trovare l'alloggio ideale, che si adatti perfettamente all'esperienza che intendono fare in viaggio".
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Da Guggenheim 'Una tempesta dal Paradiso' a Milano

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MILANO - Un gruppo di bambini, vicino a Kabul, gioca a cavallo della carcassa di un aereo da guerra sovietico abbattuto, tentando senza successo ma con infinito ottimismo di ripararlo con del cotone e delle corde: il video 'In transito' di Lida Abdul è uno dei momenti più intensi della mostra 'Una Tempesta dal Paradiso: Arte Contemporanea del Medio Oriente e Nord Africa', che si apre l'11 aprile alla Gam di Milano. L'esposizione, che dà il via all'Art week milanese, è l'ottava e ultima tappa del progetto MAP Global Art Initiative, frutto della collaborazione tra il Guggenheim di New York e UBS a sostegno dell'arte contemporanea e della formazione.
Organizzata da Sara Raza, curatrice della Guggenheim UBS MAP per il Medio Oriente e il Nord Africa, in collaborazione con i conservatori della Gam Paola Zatti e Omar Cucciniello, la mostra - presentata in anteprima al Guggenheim Museum nell'aprile del 2016 - presenta 16 lavori realizzati da 13 artisti impegnati a riflettere sugli snodi più critici di Medio Oriente e Nord Africa. "La mostra - spiega Richard Armstrong, direttore del Guggenheim - ci spinge a confrontarci con idee stimolanti e con strategie artistiche rigorose, tutte in grado di farci riflettere su una regione vitale del mondo d'oggi". "Molti degli artisti in mostra - aggiunge Raza - mettono in dubbio la capacità delle 'verità' oggettive di cogliere in maniera adeguata le realtà sociali del nostro mondo. Nascondendole fra storie inventate e immagini fantastiche, le loro opere veicolano idee che sfidano le prospettive apertamente politicizzate e stereotipate sulla regione e sulla sua storia, idee che potremmo definire 'contrabbando concettuale'".
Ecco così l'opera che dà il titolo alla mostra - "Ma una Tempesta Spira dal Paradiso (But a Storm Is Blowing from Paradise, 2010)" di Rokni Haerizadeh - in cui l'artista elabora le immagini acquisite dai mass media trasformando i suoi soggetti in creature ibride, a metà tra esseri umani e animali, in una panoramica grottesca sulla decadenza della realtà contemporanea. A mettere in discussione le solite rappresentazioni del Medio Oriente anche l'installazione di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, 'Immagini Latenti, Diario di un Fotografo, 177 Giorni di Performance', con 354 libri esposti su 177 mensole di metallo, contenenti le descrizioni di ipotetiche foto scattate durante la guerra civile libanese da un fotografo immaginario, Abdallah Farah, a dimostrazione del sottile confine tra mito e realtà. Dal dramma reale dei bambini che emigrano in Turchia nasce invece 'Crea la Tua Storia con il Materiale Fornito di Gülsün Karamustafa': una composizione di trenta magliette bianche, taglia bambino, che l'artista ha chiuso ricucendole con del filo nero.

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