Settimana Cucina Italiana a Londra


LONDRA - E' stato Gualtiero Marchesi, patriarca della grande gastronomia italiana, a inaugurare gli appuntamenti londinesi della Settimana alla cucina di qualita' e all'agroindustria italiane promossa dalla Farnesina nel Regno Unito come in altri 104 Paesi del globo.
    "In continuità con le tematiche sviluppate all'Expo di Milano 2015", si legge in una nota, il governo e il ministero degli Estero hanno scommesso un piano strategico di sostegno dell'agroindustria e della cucina italiana che trova nella 'Prima settimana della cucina italiana nel mondo' un'iniziativa cruciale. La manifestazione, articolata in un calendario di oltre 1300 eventi previsti nei vari Paesi fino a domenica, e' improntata alla valorizzazione della tradizione culinaria tricolore, segno distintivo del Made in Italy: inteso come "saper fare", ma anche "saper vivere". A Londra il programma è stato aperto dalla prima britannica del documentario "Marchesi. The Great Italian", presente il Maestro, e conclusa con una cena di gala realizzata dallo chef Francesco Mazzei, testimonial di spicco della cucina italiana nella capitale. Nel mezzo seminari scientifici, un incontro sulla 'cultura dell'aperitivo italiano' ospitata dallo storico marchio Campari nello Shard di Renzo Piano, proiezioni cinematografiche all'Istituto di Cultura, workshop tenuti dallo chef dell'Ambasciata d'Italia, Danilo Cortellini, iniziative sulle certificazioni biologiche e di carattere religioso (halal, kosher), presentazioni di libri, tavole rotonde. Il tutto nel segno d'un concetto della gastronomia italiana vista come tratto identitario, retaggio culturale, ma anche volano di sviluppo e crescita economico-occupazionale, soprattutto per i giovani, ha sottolineato l'ambasciatore Pasquale Terracciano, evidenziando le potenzialita' di un mercato del food & beverage italiano in costante crescita nel Regno Unito.

ansa

46% italiani vuole viaggio, avrà libro


MILANO - Il 46% degli italiani vorrebbe ricevere quest'anno come regalo di Natale un viaggio. Più probabilmente riceverà un libro o un profumo. A fare il pronostico è la Deloitte Xmas Survey, che ha raccolto l'opinione di oltre 6.500 consumatori in 9 paesi tra cui l'Italia per sondarne le intenzioni di spesa per regali, cibo e divertimenti.
    I libri sono il regalo più desiderato (lo vorrebbe il 55%), seguiti dal contante (ambito dal 48%) e, appunto, dai viaggi. Ma se si escludono i libri, scelti come dono da fare dal 51%, le aspettative degli italiani rischiano in buona parte di essere deluse: si acquisteranno infatti perlopiù dolciumi e cioccolato (35%), scarpe e abbigliamento (33%) e il 'temuto' profumo (32%).
    Passando ai conti, per i regali quest'anno in Europa si spenderà in media 517 euro, l'1,3% in meno del 2015. L'Italia è uno dei tre paesi (con Danimarca e Spagna) dove si spenderà di più: 614 euro contro i 620 euro del 2015 (-1%). E se in Europa il 40% del budget natalizio va in regali, seguito da spese alimentari (29%), viaggi (21%) e attività ricreative (10%), in Italia ai viaggi si destina molto di più, il 27%, anche se si tratta di una voce di spesa in contrazione rispetto al passato.
    Il budget natalizio destinato al comparto 'viaggi' risulta in netto ridimensionamento in tutta Europa (-6,8%). Ovviamente nessuno si dimentica dei bambini: il 52% degli italiani comprerà un dono per un bambino, il 28% anche per un adolescente. Infine in Italia la quota di consumatori che farà online gli acquisti eguaglia oramai quella degli altri Paesi Europei (38% Italia; 40% Europa). La ricerca rileva addirittura una maggior presenza di consumatori che prevede di comprarli tramite smartphone i regali da mettere sotto l'Albero: lo farà 17% degli italiani, con il 10% in Europa. (ANSA).

Al via il 7 luglio la 'Notte Rosa' 2017


CATTOLICA - Tornerà il prossimo 7 luglio, per la sua 12/a edizione, la 'Notte Rosa', il 'Capodanno dell'estate' che coinvolge la Riviera Romagnola lungo i 110 chilometri di costa che vanno da Comacchio a Cattolica.
    La festa che conterà, come ogni estate, su centinaia di appuntamenti in spiaggia, nelle piazze e nei centri storici - tutti rigorosamente in rosa - inizierà il 7 per poi dipanarsi lungo tutto il fine settimana.
    Dal 2006 sono stati oltre due milioni e mezzo gli ospiti che hanno partecipato agli eventi della 'Notte Rosa' - dalla musica, agli spettacoli all'enogastronomia - tra cui spiccano, alla mezzanotte di venerdì, i fuochi d'artificio che illumineranno a giorno tutta la Riviera Romagnola.
    La Regione e i tanti comuni interessati sono al lavoro per individuare il tema portante e definire il programma dell'edizione 2017 della kermesse che vedrà gli operatori turistici proporre pacchetti di soggiorno speciali. (ANSA).

La prima volta di Rembrandt in Vaticano

MUSEI VATICANI (CITTA' DEL VATICANO) - I mille volti del popolo dolente, dei mendicanti, degli infermi, dei poveri e dei ricchi intorno alla luce del Gesù nella celeberrima Stampa dei cento fiorini, la tristezza del Giove anziano che spia la carnale vitalità della giovane Antiope addormentata, le citazioni barocche nella Morte della Vergine, gli autoritratti, con quello sguardo fiero che siamo abituati a conoscere. Nei 500 anni dalla Riforma e fortemente voluta nella strada del dialogo tra cattolici e protestanti, arriva per la prima volta ai Musei Vaticani il genio di Rembrandt, con una piccola, splendida mostra che da oggi al 26 febbraio racconta l'infinita maestria del pittore di Leida per le acqueforti, tecnica nella quale raggiunse livelli insuperati. In tutto 53 incisioni, due lastre in rame e due dipinti (ma uno è l'autoritratto ottocentesco di un altro abilissimo pittore e incisore, lo svedese Zorn dalla cui strepitosa collezione arrivano molte delle opere esposte) in un allestimento intimo e prezioso curato dall'architetto Roberto Pulitani negli appartamenti di Pio V, ad un passo dalle Stanze di Raffaello e dalla Cappella Sistina di Michelangelo. Tanti piccoli grandi capolavori da ammirare a lungo e con pazienza, aiutati da una lente d'ingrandimento (viene fornita all'entrata), scoprendo con sorpresa particolari sempre nuovi. Le scene sono in gran parte mutuate dalla Bibbia, di cui il protestante Rembrandt era un profondo conoscitore, fitte di particolari, di segni, di emozioni, nei volti, ma anche nelle atmosfere, come nel Cacciatore di Topi, avvolto dalla cupezza della peste nera che in quegli anni flagellava l'Europa. Piccoli quadri compiuti dove la capacità del maestro di restituire la vita segreta delle cose "tocca livelli preclusi anche alla pittura", come spiega il direttore dei Vaticani Antonio Paolucci, introducendo la rassegna che questa sera verrà inaugurata alla presenza della Regina Silvia di Svezia e della Principessa Beatrice dei Paesi Bassi. Aperta a poche settimane dalla visita di Papa Francesco che ha presenziato alla Preghiera Ecumenica Comune in Svezia in occasione della commemorazione della Riforma, "Rembrandt in Vaticano - Immagini fra cielo e terra", curata da Johan Cederlund, direttore del museo Zorn (Svezia) e da Arnold Nesselrath, delegato per i dipartimenti scientifici ed i laboratori dei Musei Vaticani, è stata resa possibile dai prestiti del museo svedese, dal quale provengono le 53 acqueforti, e della Collezione Kremer di Amsterdam, da cui, insieme con le due lastre in rame che qui finalmente si ricongiungono con le loro stampe, arriva anche l'unica tela di Rembrandt presente in mostra, il Busto di uomo anziano con turbante che il grande olandese dipinse giovanissimo nel clima oppressivo della sua città, Leida, dilaniata dallo scontro tra protestanti tolleranti e ortodossi. E d'altra parte tutta la vita di Rembrandt, come ricorda Padre Brian Farrell del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, "è stata fortemente influenzata dai forti scontri sociali e religiosi che accompagnarono la Riforma. Lui, che aveva un padre protestante e una madre di origine cattolica - ricorda - visse in un'epoca di guerre confessionali, controversie ideologiche, agitazioni sociali e politiche". Ma nell'anniversario dei 500 anni dalla pubblicazione delle 55 tesi di Lutero (1517), prosegue, la mostra allestita al Vaticano sottolinea oggi "lo spirito di reciproco avvicinamento che ha sostituito l'antagonismo del passato". Rembrandt l'acquafortista, fa notare Paolucci, era già arrivato a Roma, in una grande mostra allestita nel 2008 alle Scuderie del Quirinale. Ora torna ai Musei Vaticani (che tra i loro tantissimi capolavori non posseggono neppure un'opera del maestro olandese), "nel cuore del cattolicesimo romano, accanto ai capolavori della statuaria classica, accanto a Michelangelo e a Raffaello, accanto agli autori e alle opere che rappresentano per lui, il protestante di Leida, l'altra faccia della luna"
ansa

Scoprire la Valle Isarco in Inverno



La vacanza sulla neve, per sciatori veramente appassionati come per chi predilige attività più soft nella magia della montagna invernale, in Valle Isarco-Alto Adige si arricchisce di nuovi significati e di contenuti non banali. 

Sciare oggi, infatti, non è solo andare su e giù per impianti e piste, ma un’esperienza più completa che permette di abbracciare i vari aspetti del territorio. E così, nelle 5 stazioni sciistiche della Valle Isarco Ladurns, Racines-Giovo, Vipiteno-Monte Cavallo, Gitschberg-Jochtal (Maranza-Valles) e Plose per un totale di 151 km di piste (con 2 importanti novità tecniche: la prima seggiovia 8 posti d’Italia a Racines e la nuova cabinovia 10 posti alla Plose che razionalizza l’intera zona sciabile del Monte Fana), la stagione 2016-17 (a partire dal 3 dicembre) offre nuove iniziative ed eventi che permettono di cogliere l’anima, l’identità culturale dei luoghi e di vivere la montagna in modo totale. Degustazioni di vini della Valle Isarco sulla neve, escursioni gastronomiche di baita in baita, escursioni nella natura innevata all’alba o di notte, slittino sulle piste più lunghe d’Italia…. E tanto altro.

E naturalmente, dal 25 novembre al 6 gennaio i famosi Mercatini di Natale a Bressanone e Vipiteno, che rendono ancor più speciale l’atmosfera, arricchiti quest’anno da show multimediali e performance teatrali: dopo il successo dell’anno scorso, con 55.000 spettatori totali, ritorna, rivisitato, lo show di videomapping ‘Il sogno di Soliman’ nella corte del Palazzo Vescovile / Hofburg di Bressanone (dal 24 novembre all’8 gennaio, ogni giorno tranne 24 e 25 dicembre alle 17.30, 18.30 e 19.30, venerdì e sabato anche 20.30, ingresso 10 euro - 8 euro con la Brixen Card - 6 euro il lunedì), opera della compagnia di artisti Spectaculaires – Allumeurs d’Images, in esclusiva per l’Italia. Lo show è stato inaugurato proprio ieri di fronte a 500 invitati, fra autorità e cittadini.

Anche a Vipiteno il Mercatino è corredato da uno spettacolo tutto nuovo, dal titolo il ‘Natale dimenticato’. Nel cortile del municipio, nel tardo pomeriggio il gruppo musicale Tellura X interpreta canti natalizi rivisitati e li trasforma in storie misteriose. Al centro delle rappresentazioni il leggendario personaggio Sterzl, che compare sullo stemma di Vipiteno e appartiene alla millenaria tradizione cristiana del Natale. Un piccolo Mercatino di Natale, sulla neve però, viene proposto sempre a Vipiteno sulla sua stazione sciistica di Monte Cavallo dall’8 al 10 dicembre fra le 11.30 e le 16. 

*Pacchetto Mercatini di Natale a Vipiteno, dal 27 novembre al 24 dicembre, 4 notti da 115 euro con prima colazione a persona

Tornando all’offerta delle 5 stazioni sciistiche, detto che oggettivamente hanno caratteristiche molto favorevoli (altitudine ed esposizioni ideali, sole, apertura panoramica, ampi plateau per lunghe piste facili, ma anche piste impegnative, aree protette e separate con fun park, scuole sci specializzate e certificate per i bambini, prezzi ragionevoli, decine di baite con gastronomia di alta qualità ecc.), la stagione 2016-17 si apre con la novità di varie iniziative sotto il cappello comune ‘Avventure invernali’.

Qualche esempio:

Nell’area sciistica Racines-Giovo presso la stazione a valle il personal trainer Matthias Volgger, specializzato nella riabilitazione sportiva, ogni venerdì dalle 10.00 alle 12.00 dal 13/01/2017 alla fine della stagione 2017 terrà una lezione con utili esercizi preparatori (da ripetere anche a casa per potenziare la muscolatura in chiave sciistica) prima della giornata in pista. Il programma sulla pista prevede esercizi di stretching e di riscaldamento; alla fine viene consegnato un opuscolo-guida sul programma di esercizi da ripetere a casa oltre a uno snack vitaminico. Costo 15 euro.

A Monte Cavallo di Vipiteno esperienza guidata di sci alpinismo in notturna. Una navetta porta alla stazione intermedia della cabinovia. Poi si sale con le pelli alla luce della lampada frontale. Poi via alla discesa e ricompensa finale in baita con un primo piatto offerto. Appuntamento ogni martedì e venerdì dal 20/12/2016 al 03/03/2017, alle 19.15, prezzo 15 euro. 

Sempre il martedì e il venerdì da metà dicembre fino agli inizi di marzo la pista per slittino, lunga ben 10 km, è illuminata dalle 19.00 alle 24.00 (10-11 euro più 7 noleggio slittino).

E ancora a Monte Cavallo ogni mercoledì escursione all’alba con le racchette da neve, allietata da una sontuosa colazione tipica nella stube della baita Sternhütte. 25 euro compreso attrezzatura e colazione.

A Gitschberg/Jochtal (Maranza Valles), Il gusto della storia: ogni mercoledì dal 10 gennaio alla fine della stagione, nelle malghe aderenti all’iniziativa, vengono riproposte antiche ricette a base di frutta e verdura di stagione, erbe e spezie, cereali, prodotti ottenuti con metodi tradizionali di lavorazione e preparazione. Un esempio? La Melchermaus, cioè la mosa di latte in padella… Prezzi da 15 euro.

Alla Plose ogni sabato della stagione dalle 10 alle 13 i vini bianchi della Valle Isarco sono protagonisti di degustazioni sulla neve in varie baite alla Plose, ogni volta con un produttore diverso (fra 15 e 30 euro). Apparentemente è un’iniziativa normale come tante… E invece no, perché la Valle Isarco è terra d’elezione dei migliori bianchi d’Italia. In appena 300 ettari ben 7 premi ‘tre bicchieri’ Gambero Rosso.

Sempre vino protagonista a Ladurns, dove presso la stazione a monte Wastenegg, la degustazione è però guidata da un sommelier professionista: appuntamento il 27/01/2017, 24/02/2017 e 24/03/2017, dalle 9.30 alle 12.30, prezzo 50 euro compreso skipass giornaliero.

Non si svolgono nelle zone sciistiche vere e proprie, ma sono sempre sulla neve, altre due iniziative molto particolari nella zona di Chiusa e dintorni e val di Funes, e di Villandro:

Sull'Alpe di Villandro tra i 1.740 e i 2.509 metri, l’altopiano in quota più grande d’Europa dopo l’Alpe di Siusi, si può vivere un’esperienza straordinaria, a metà fra il romantico e l’avventuroso – perfetto per coppie che cercano di ritrovarsi, neosingle che cercano di dimenticare, insomma per chiunque voglia fare un vero detox! E cioè la possibilità di ‘bivaccare’ in alta montagna, in tenda, da veri alpinisti ed esploratori, immersi nella natura incantata, fuori dal mondo e lontano da tutto. Dal 6 al 29 gennaio 2017 si può infatti partecipare al Biwak Camp Alto Adige: le guide alpine propongono un intenso programma di escursioni guidate con le racchette da neve, che culminano con quella – indimenticabile - al tramonto al Guflreiteck (2.160 m) o al Gampberg (2.148 m). Dopo la cena, si può pernottare in tenda in quota (o, per chi è meno avventuroso, nel rifugio Stöfflhütte, che funge anche da punto ristoro). All’indomani, partenza per un’altra ciaspolata sull’Alpe in totale solitudine, fino alla baita Gasserhütte; durante l’avventura, le guide terranno piccoli corsi speciali sulla sicurezza, sulla tecnica e verranno fatti testare materiali ultimo modello. Alla fine, diploma di partecipazione. Il prezzo a notte per persona con colazione, cena al rifugio Stöfflhütte e programma di escursioni guidate con le guide alpine è di 130 euro. C’è anche l’assistenza ai bimbi e del pernottamento per loro in camerata del rifugio (nei weekend) per i genitori che vogliono intraprendere l’avventura del camp in tutta pace (20 euro a bimbo). Informazioni e prenotazioni: www.biwakcamp.com

Il 4, 11, 18 e 25 Febbraio 2017 alternativamente in Val di Funes e sugli alpeggi di Barbiano, Villandro e Velturno,si possono fare escursioni guidate a piedi da una baita all’altra per assaggiare via via specialità particolari diverse (formaggi di capra del caseificio Capriz, piatti a base di prodotti di razze locali di pecora e bovini ecc.) abbinate ai vini, nell’ambito della rassegna Alps Culinaria – snow&wine.



INFORMAZIONI SULL’AREA: 

Valle Isarco Marketing 

Bastioni Maggiori, 26a - 39042 Bressanone (BZ)

Tel. 0472 802 232;

info@valleisarco.com; www.valleisarco.com


Centro Spiritualità Rosminiana Sacro Monte Calvario Domodossola: oggi 20 Novembre si conclude XI Cenacolo Rosminiano



XI Cenacolo Rosminiano 19 -20 Novembre 2016
Presso il Centro di Spiritualità Rosminiana (sala Bozzetti) , in Borgata Sacro Monte Calvario, 8 di Domodossola (VB) si conclude oggi 20 Novembre 2016 l'XI Cenacolo Rosminiano.
Le giornate di studio, che hanno avuto inizio ieri Sabato 19 Novembre 2016 proseguiranno anche nella giornata di oggi fino alle ore 12,30, hanno avuto come tematiche questione legare al tema "La libertà di Dio, sulla Teodicea di Rosmini" con approcci sistematici, etici, attualizzanti e storici. 

Un'altra sezione è dedicata a "Metaphisics and anti-Metaphisics".

Oggi (ultimo giorno del convegno) saranno svolte relazioni legate ai seguenti temi
- Metafisica e verità (Prof. Alessandro Ghisalberti)
- L'argomento ontologico ripreso da S. Bonaventura (Prof.ssa Laura Muller)
- L'esistenza di Dio e la formazione dell'uomo (Dr. Luca Odini)
- La predicazione esistenziale e la metafisica modale (Prof. Alessandro Rossi)
- Argomento (onto)logici tra tradizione analitica e filosofi italiani (Prof. Marco Damonte)

Tutte le relazioni saranno videoregistrate a cura della "Cattedra Antonio Rosmini" (http://www.cattedrarosmini.org), diretta dal Prof. Markus Krienke Professore di Etica sociale cristiana e Dottrina sociale della Chiesa
della Facoltà di Teologia di Lugano.
(segnalazione a cura del Prof. Giuseppe Serrone)

La Via Crucis: da Domodossola al Sacro Monte Calvario, un percorso tra fede, arte e natura

Località dell’escursioneDomodossola

Periodo Tutto l’anno

Accesso stradale: Per raggiungere la località di partenza, percorrere l’autostrada A26 in direzione Confine di Stato e uscire a Domodossola. Seguire le indicazioni per il Sacro Monte Calvario.


Descrizione dell’itinerario
Dal Borgo della Cultura di Domodossola, percorrendo la centrale Via Rosmini e spostandosi lungo Via Mattarella verso la parte più esterna della città si giunge in pochi minuti la caratteristica via crucis cittadina: un percorso ideale per tutte le stagioni, che vi porterà al Colle di Mattarella (400 m.s.l.m), su cui è stato edificato, nella metà del 1600, il Sacro Monte Calvario di Domodossola. Il percorso è costituito da quindici cappelle, con all’interno statue di grandezza naturale che rappresentano e narrano il percorso della Passione di Cristo: una vera raccolta d’arte sacra di grande valore che vi permetterà di scoprire un angolo di pace e tranquillità non lontano dalla cittadina ossolana. E
dalla terrazza panoramica del parco del Sacro Monte la vostra vista spazierà lungo tutto l’arco alpino che circonda Domodossola, un vero e proprio belvedere naturale… Il colle di Mattarella, su cui sorge il complesso del Sacro Monte Calvario, ha una storia molto antica. Lo testimoniano alcune coppelle ed affilatoi individuati su una roccia affiorante all’interno dei giardini dei Padri Rosminiani. Già alla fine dell’800 erano state rinvenute, durante lavori agricoli, alcune tombe coperte da lastre di pietra contenenti scheletri, spade, dardi e lance. Nel 1977 è stato inoltre rinvenuto un frammento di lapide paleocristiana in marmo, risalente al 539 D.C., il documento più antico attestante la presenza del Cristianesimo in Ossola. Dal 1991 il Sacro Monte Calvario è una riserva naturale speciale della Regione Piemonte e recentemente è stato riconosciuto come patrimonio dell’UNESCO.
tratto da distrettodeilaghi.it

Caravaggio e la natura morta

GALLERIA BORGHESE (ROMA) - C'è anche un capolavoro assoluto come la 'Canestra di frutta', raro da vedere in mostra e prestito eccezionale della Pinacoteca Ambrosiana, nell'importante esposizione che da domani al 19 febbraio racconta alla Galleria Borghese la rivoluzione di Caravaggio e la nascita della Natura morta, genere diventato tra i più amati in pittura, e germinazione dell'arte moderna. Allestite circa 40 opere, tra cui il 'Bacchino malato' e il 'Ragazzo con canestra di frutta', alcuni dei più famosi dipinti del Merisi conservati alla Borghese, nonché le tele del Maestro di Hartford, attribuite negli anni '70 da Federico Zeri a un giovane Caravaggio, e la celeberrima 'Fiasca spagliata con fiori' del Maestro della fiasca di Forlì, di suprema fattura, però ancora senza attribuzione certa, affiancata da un'inedita seconda versione.
Con il titolo 'L'origine della Natura morta in Italia. Caravaggio e il Maestro di Hartford', la mostra (interamente realizzata dal museo romano) costituisce la prima occasione per ammirare una serie di opere non solo bellissime, ma fondamentali per la comprensione filologicamente corretta del processo concettuale che ha portato Michelangelo Merisi, appena giunto a Roma, a compiere fino in fondo una profonda trasformazione dell'arte del tempo partendo dal naturalismo lombardo. E' proprio da lì che prende il via il percorso espositivo: dalla 'Fruttivendola' di Vincenzo Campi (dalla Pinacoteca di Brera), dove ancora la figura umana è preponderante, da 'L'ortolano' di Giuseppe Arcimboldo, che è in realtà un tegame con le verdure rovesciato, e la prima Natura morta realizzata in Italia, vale a dire 'Piatto metallico con pesche e foglie di vite', dipinto in modo sublime tra il 1590 e il 1594 da Giovanni Antonio Figino, tanto da ispirare alcuni madrigali nel segno delle Vanitas.
Ed ecco il 'Bacchino malato' e il 'Ragazzo con canestra di frutta', due dei Caravaggio della Borghese in cui i brani di Natura morta inseriti dal pittore nella scena fecero scalpore nella città eterna alla fine del '500. Si dice infatti che, una volta giunto a Roma, il Merisi trovasse posto nella bottega del Cavalier d'Arpino che l'avrebbe destinato a fare fiori e frutta.
Per questo, quando Federico Zeri tornò a studiare la raccolta di Scipione Borghese e a fianco dei due ritratti di giovane del Caravaggio, trovò le quattro grandi Nature morte del cosiddetto Maestro di Hartford, ipotizzò (non senza tumultuose polemiche) che anche queste ultime potessero essere tra le prime opere romane del genio lombardo. Grazie alla curatela di Davide Dotti e della direttrice del museo Anna Coliva, per la prima volta è possibile vedere le opere perfettamente affiancate, in un allestimento che rende lampante l'estrema diversità delle due mani: "più secca e legnosa" quella dell'artista ancora sconosciuto, piena della poesia del naturalismo quella di Caravaggio.
Ad ogni modo, aggiunge Dotti, il Maestro di Hartford è il primo a dedicarsi interamente a questo genere, mentre il Merisi lo usa per fare la sua personalissima rivoluzione della pittura.
Come è evidente nella 'Canestra di frutta' dell'Ambrosiana, che troneggia a metà percorso. "Ha una monumentalità straordinaria, come se fosse una Madonna, ha l'identica dignità di una figura", sottolinea la Coliva, spiegando che qui la Natura morta "non è un incidente, un topos, né un banco di prova del talento del pittore", bensì diventa "volontà d'arte". Non a caso, lo stesso Caravaggio dice che per lui dipingere una figura o un frutto è la stessa cosa, "il valore di ciò che fa è trasferito dal soggetto in questione alla pittura stessa". L'arte, dunque, prosegue Anna Coliva, già per Michelangelo Merisi, "non riproduce semplicemente la realtà, ma è una sorta di mondo parallelo", proprio come nelle concezioni delle prime Avanguardie storiche all'inizio del '900.
La mostra prosegue indugiando sui numerosi maestri che nel '600, in seguito alla lezione di Caravaggio, hanno dedicato parte della loro produzione al cosiddetto 'Still Life'. Opere di grande importanza tra cui spicca la 'Fiasca spagliata con fiori' del Maestro della fiasca di Forlì, attribuita anche al Cagnacci per la sua bellezza. Per l'occasione la tavola è stata sottoposta a indagini diagnostiche e si è visto che sotto lo strato di pittura c'era un ritratto preesistente. Forse il proprietario si era stancato di quel soggetto e ne ha voluto uno nuovo. Infine, il capolavoro dei Musei civici di Forlì è stato allestito accanto a una sua seconda versione, esposta qui per la prima volta, che conferma l'estrema maestria dell'autore.
"Probabilmente - ha concluso la Coliva - si tratta di un importante pittore di figura che ha fatto solo qualche incursione nella Natura morta". 
ansa

Splendore del '400 di Giovanni dal Ponte dal 22 novembre a Firenze

 Dall''Incoronazione della Vergine', splendido trittico appena restaurato, all'imponente pala dell''Annunciazione e quattro santi', i capolavori di Giovanni dal Ponte, affermato rappresentante dell'arte toscana del primo '400, sono riuniti in una grande monografica allestita a Firenze dal 22 novembre al 17 marzo, negli spazi della Galleria dell'Accademia. Circa 50 opere, molte delle quali provenienti dai maggiori musei italiani e del mondo, raccontano e fanno riscoprire le meraviglie del tardo-gotico fiorentino.
    Intitolata 'Giovanni dal Ponte (1385 - 1437/38). Protagonista dell'umanesimo tardo gotico fiorentino' l'importante rassegna ha infatti lo scopo sia di colmare una carenza di studi e conoscenza dell'artista sia di favorirne una classificazione critica più adeguata. Infatti è ormai accertato che il dal Ponte occupò un ruolo non marginale negli sviluppi della pittura fiorentina del primo Rinascimento, soprattutto per la creazione di un linguaggio individuale ed estroso, aggiornato sull'attività dei maestri attivi a Firenze in quell'epoca, da Gherardo Starnina a Lorenzo Monaco e Lorenzo Ghiberti fino a Masaccio, Masolino e Beato Angelico. La mostra è stata curata da Angelo Tartuferi e Lorenzo Sbaraglio, autori di una straordinaria selezione attraverso la quale è possibile ricostruire l'intera produzione di Giovanni di Marco, detto dal Ponte, dagli esordi alla felice maturità.
ansa

In Marocco per i bagni di sabbia

RABAT - Ci sono bagni di sabbia che valgono più di un tuffo nelle acque cristalline. A Merzouga, in pieno Sahara, quando le dune non sono più bollenti, i Tuareg leniscono i dolori alle articolazioni immergendosi nella sabbia. Nelle zone più incontaminate di quello che 10 milioni di anni fa era un mare, tra bivacchi per turisti e tende di famiglie nomadi, da molti secoli si scavano letti profondi un metro, dentro ai quali ci si stende avvolti in un sudario per 10 minuti. Subito dopo, lasciati i teli zuppi, ci si siede a terra, avvolti in asciugamani, per bere il tè necessario a reidratarsi.
    L'usanza è antica come le storie che si tramandano di padre in figlio, in questa zona ai piedi di Erg Chebby, dove si trovano le dune più alte del Sahara nel Marocco sudorientale, a 50 chilometri dal confine con l'Algeria. Qui la cultura è berbera, la medicina è rigorosamente naturale e neppure il passaggio degli arabi nel corso dei secoli ha cambiato le antiche abitudini.
    Benedetta da un quarto posto nella più classifica delle migliori destinazioni di turismo salubre dal National Geographic Traveler Magazine, dopo Quebec in Canada, Aguas Caliente in Perù e Bath in Gran Bretagna, Merzouga si prepara ad accogliere i turisti che, anche in perfetta forma fisica, vogliono provare questa sorta di sauna "a secco". Numerosi hotel nella zona organizzano i bagni di sabbia, anche se la pratica è rimasta fin qui quasi clandestina, riservata ai pochi cultori stranieri del genere e ai molti marocchini che si fanno prescrivere il trattamento dal medico di base per curare reumatismi, lombalgie, artriti e dolori ossei. I bagni di sabbia si fanno preferibilmente ad ottobre, o a giugno, quando la morsa del caldo allenta e le temperature, dai 50 gradi di luglio e agosto, scende fino ai 27-30, ma i più audaci allungano la stagione del turismo per la salute anche ai mesi di luglio e settembre.
ansa

Ai Vaticani, le 'prove' del Bernini

MUSEI VATICANI (ROMA) - I quattro angeli dalle ali spiegate accanto a quella quinta creatura celeste, immaginata invece in ginocchio. E poi le due imponenti teste dei dottori della Chiesa, Giovanni Crisostomo e Attanasio, con la barba che cresce riccioluta. La grandiosità della Basilica di San Pietro nacque anche da qui, dai sette modelli in terra cruda e paglia che Bernini plasmò e sperimentò, immaginando le creature che sarebbero andate ad animare l'Altare della Cattedra e del SS. Sacramento sotto la cupola della Casa di Pietro. Al tempo modelli per la fusione delle statue in bronzo, quelle"prove" di scultura sono oggi protagoniste di "Giovanni Lorenzo Bernini i suoi modelli", mostra che le svela per la prima volta al pubblico, dopo un lungo e delicato restauro finanziato con il contributo del Capitolo di New York e della signora Lea Romanelli del Patrons of the Arts in The Vatican Museum, fino al 26 febbraio ai Musei Vaticani nella Sala XII (i cui "legittimi" ospiti, da Caravaggio a Guercino sono al momento in prestito a Mosca).
    Di proprietà della Fabbrica di San Pietro e dal 1980 nei depositi dei Musei Vaticani, raccontano la vicedirettrice della Pinacoteca, Barbara Jatta, e le restauratrici Alice Baltera e Flavia Callori Di Vignale, le opere "sono state 'liberate' da tutti i materiali apposti negli anni, lasciando però intatte le incrinature naturali dell'asciugatura della creta, che pensiamo possano essersi verificate già sotto gli occhi dello stesso Bernini". E durante la pulitura ecco emergere anche qualche "dono", con le impronte digitali e il "tocco" dei maestri che hanno steso e tirato la creta, ancora lì tra ali e piccole insenature.
    In mostra, anche i bozzetti berniniani appartenuti alle collezioni del Cardinale Flavio I Chigi, nipote di Papa Alessandro VII, raffiguranti La Carità, la Verità, Putti alati, Daniele nella fossa dei leoni, Abacuc dell'Angelo, l'Apostolo o profeta che legge un libro.
ansa

Paolucci, salva la 'Cappella Sistina' di Pisa

PISA  - "Con questo restauro di enorme valore artistico e la restituzione del Camposanto Monumentale ai pisani si chiude il conto con la seconda guerra mondiale. La scena del Giudizio universale è la Cappella Sistina di Pisa". Lo ha detto Antonio Paolucci che ha guidato i lavori per il restauro degli affreschi del Camposanto Monumentale di piazza dei Miracoli, a Pisa, condotto dalle maestranze dell'Opera primaziale.
Il ciclo di affreschi noto come "Il trionfo della Morte" e attribuito al pittore trecentesco Buonamico Buffalmacco, di cui sono già state ricollocate in parete due scene, le Storie dei Santi Padri e l'Inferno, ha visto ora il completamento di quella che è forse la scena più bella, il Giudizio Universale, che presto sarà ricollocato in parete. Gli affreschi trecenteschi del Camposanto furono danneggiati il 27 luglio 1944 una granata provocò un incendio e la fusione del tetto di piombo: vennero subito staccati dalle pareti e iniziò così una lunga e affascinante storia di salvataggio e restauro.
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