In viaggio per la raccolta delle olive

 

VOLOS, 08 NOV - Il periodo di emergenza sanitaria ci impedisce ancora di viaggiare, eppure, mai come oggi, vorremmo andare a scoprire luoghi e a incontrare gente; non ci resta dunque che programmare per il futuro esperienze nuove e divertenti di viaggio. Tra queste c'è la raccolta delle olive che consente di avvicinarsi ad antiche tradizioni rurali e di scoprire bellissimi territori come il Pelio, paradiso naturale della Grecia centrale, l'Andalusia tra feste e colline ricoperte di uliveti, la Provenza tra borghi e paesaggi da favola e l'Alentejo, terra ricca di castelli e pousadas.

Raccogliere le olive con la gente del posto e cucinare secondo le ricette della tradizione o partecipare alle feste della spremitura dell'olio non è ancora possibile, ma per quando lo si potrà fare vi consigliamo 4 regioni europee, tra le maggiori produttrici di olio extra vergine d'oliva, che meritano una visita proprio in queste settimane. Il Pelio, in Grecia, è una destinazione poco conosciuta ma semplice e autentica: è un paradiso naturale a poca distanza dal porto della città di Volos, a nord di Atene; in autunno si tinge di mille colori tra sentieri che si perdono tra gli uliveti e le antiche chiese fino al mare. In questo periodo dell'anno si può partecipare alla raccolta delle olive, che avviene ancora con i metodi tradizionali, e assistere nel frantoio alla spremitura dell'oro verde, al termine della quale ognuno potrà riempire le proprie bottiglie con l'olio nuovo. Questo prezioso dono della natura è anche un importante ingrediente per i piatti tradizionali: per la festa di sant'Andrea, che si celebra il 30 novembre, è consuetudine preparare i loukoumades, frittelle a base di acqua, farina, olio e miele, servite con cannella e noci o semi di sesamo tostato. Oltre a una natura incontaminata, il Pelio offre anche suggestivi monasteri e incantevoli villaggi come Portarià, con pittoresche piazze e case di pietra; Makrinitsa con il suo stupendo panorama sul golfo Pagasitikos e le sue case a forma di torre; Tsagarada, borgo dai platani secolari e le acque cristalline, e Chània con i tradizionali negozi e il suo centro sciistico. Info: visitgreece.gr Già da queste settimane gli uliveti dell'Andalusia, nel sud della Spagna, si animano di uomini e donne che staccano i frutti a mano direttamente dagli alberi o battendo i rami e raccogliendoli nelle reti sotto le piante. Nelle aziende più moderne sono le macchine a fare il lavoro, ma in molte fattorie tutto è ancora manuale e la raccolta va avanti per settimane, a volte mesi, soprattutto nelle provincie di Jaén, Siviglia e Cordoba dove gli uliveti ricoprono le colline e le distese di terra rossa. Sono tante le aziende che permettono ai visitatori di assistere e partecipare a tutto il processo della nascita dell'olio: dalla raccolta alla molitura e dalla spremitura all'imbottigliamento. Tra i frantoi più prestigiosi da visitare c'è l'azienda Núñez de Prado nel centro storico di Baena, in provincia di Cordoba, famosa per aver prodotto il primo olio biologico di Andalusia. Qui a Baena, bianco villaggio della valle del Guadajoz, la pianta si coltiva dal tempo dei fenici e non poteva mancare il museo della cultura dell'olivo.

Imperdibile è anche la festa dell'oliva di Martos, in provincia di Jaén, che si svolge dal 4 all'8 dicembre: è un appuntamento popolare interamente dedicato all'olio con degustazioni di pane, baccalà e olive e con una fiera dove sono esposte le novità usate nei frantoi. Fuori città, a Mengíbar, merita una visita il museo attivo dell'olio d'oliva sostenibile Terra Oleum. A Siviglia la raccolta delle olive è preceduta e seguita da feste popolari coinvolgenti: Arahal, delizioso borgo tra i campi di girasole e gli uliveti, è un grande centro di produzione di olive da tavola; qui la feria del Verdeo, festa di interesse nazionale, è il luogo perfetto per chi ama mangiare bene e ballare flamenco. Info: spain.info Dall'aroma fruttato, leggermente denso ma anche amaro, piccante o dolciastro, delicato o intenso: è così l'olio d'oliva portoghese, ingrediente fondamentale della sua ricca gastronomia. Ben 6 regioni vantano la denominazione di origine protetta ma è l'Alentejo la zona dove c'è la maggior produzione del Paese. E' una regione bellissima con immense pianure ricoperte di campi di grano e punteggiate da ulivi, querce da sughero e fattorie bianche di calce; nascosti nelle pieghe di questa infinita campagna fertile spuntano borghi e cittadine d'arte dal sapore antico, ricche di storia. La regione vanta un pregiato oro verde e le olive in salamoia di Elvas e Campo Maior, di alta qualità e certificazione dop; sempre a Campo Maior merita una visita il Lagar-Museu do Palácio Visconde d'Olivã, uno spazio dedicato all'olivicoltura dove è stato ricreato un frantoio e con una sala multimediale dove viene spiegato il processo di lavorazione e trasformazione dell'olio.

Infine a Moura c'è il museo dell'olio Lagar de Varas do Fojo con un frantoio del XIX secolo. La regione fa parte di un progetto di strade dell'olio, dove si cammina tra aziende produttrici per visite guidate e degustazioni di oli con la tiborna, una bruschetta saporita. Info: visitportugal.com L'olio d'oliva della Provenza è il grande protagonista della gastronomia del sud della Francia. Anche qui c'è la possibilità di unire l'esperienza della raccolta delle olive alla scoperta del territorio: dalle passeggiate tra gli uliveti alle degustazioni nei frantoi e allo shopping nei negozi specializzati. Punto di partenza è il museo dell'olio d'oliva di Oppéde, nel Lubéron, dove c'è la ricostruzione di un vecchio frantoio con le tecniche di raccolta ed estrazione dell'olio. Da qui ci si sposta a Baux-de-Provence e a Mouriès, dove il paesaggio è scandito dagli uliveti e dove alcuni produttori come Moulin CastelaS e Moulin Saint-Michel aprono le loro aziende per fare passeggiate tra le piante, visitare i frantoi e fare degustazioni dei migliori cru d'olio della Provenza. E' proprio a Mouriès che si svolge una festa dedicata alla raccolta e all'olio nuovo con bancarelle e mercatini. Infine merita una visita l'Ecomuseo L'Olivier di Nyons dove si trovano tutte le varietà d'olio regionali e in particolare le olive picchiettate Aop della zona delle Baronnies Provençales. Qui, a partire da novembre, si degustano queste specialità che si festeggiano il 19 dicembre con degustazioni e mercatini. Info: it.france.fr/it.

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Quadriennale 2020 diventa digital

 

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ROMA - Un "menu" digital diversificato per ogni giorno della settimana, tra podcast, video, visite guidate, performance, playlist musicali, gallerie fotografiche, rubriche di approfondimento: è l'offerta che la Quadriennale d'arte 2020 "Fuori", allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma, propone online al pubblico per proseguire le proprie attività in queste settimane di chiusura forzata.

Il palinsesto, disponibile sul sito internet quadriennale2020.com, sui canali social e youtube, comprende appuntamenti fissi durante la settimana e rubriche che si alterneranno con maggiore fluidità. Il lunedì si inizia con "Partita doppia: storie d'arte dalla Quadriennale tra passato e futuro", progetto a cura dello storyteller Luca Scarlini che propone un'originale narrazione della Quadriennale d'arte 2020 Fuori, attraverso il dialogo fra i 43 artisti in mostra e altri importanti rappresentanti della storia dell'arte italiana e delle passate Quadriennali. Il martedì è la volta di "FuoriTutto", brevi visite guidate dei curatori Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol all'interno delle sale espositive per raccontare gli artisti e le opere. "FuoriFocus" è la rubrica del mercoledì con il racconto della mostra attraverso le foto dell'allestimento e delle opere, scattate da DSL Studio, associate a estratti delle schede di ciascun artista. Il giovedì l'appuntamento è con "FuoriTesto", un percorso ragionato tra le pagine del libro, edito da Treccani, catalogo della mostra e antologia sull'arte italiana contemporanea. Venerdì e sabato secondo appuntamento rispettivamente con le rubriche "Partita doppia" e "FuoriFocus". La domenica invece ci si rilassa con le playlist, una per ogni artista in mostra, direttamente su spotify (sul canale della Quadriennale) con replica su instagram, e con il secondo appuntamento della rubrica "FuoriTesto".

In questo articolato cartellone digitale si inseriscono alcune novità tra cui i progetti "Intemporaneo" e "You Art", ideati e realizzati da Eni, e "Non solo performing art", ogni mercoledì sui canali social, in collaborazione con Rai Radio Live.

A Casa Leopardi visite scolastiche virtuali

 

RECANATI - Una finestra virtuale nel mondo di Giacomo Leopardi, stando a casa propria. E' la possibilità offerta da Casa Leopardi, che in tempo di covid e didattica a distanza, offre per la prima volta alle scuole italiane la possibilità di effettuare visite didattiche guidate in diretta streaming. Si potranno 'visitare' la Biblioteca del palazzo di Recanati (Macerata) dove si è formato il genio di Giacomo Leopardi e il Museo che raccoglie oggetti, testi e ricordi a lui cari.

"I ragazzi non devono essere costretti a rinunciare ai piaceri che la cultura può regalarci - dice la contessa Olimpia Leopardi, discendente del poeta -, l'impossibilità di organizzare gite scolastiche in presenza ha comportato la perdita di un'importante occasione per socializzare, divertirsi ed approfondire l'oggetto dei propri studi. Casa Leopardi desidera aprire una finestra virtuale che permetta di guardare il mondo di Giacomo Leopardi da casa propria. Ciò che i ragazzi hanno studiato sui libri di testo diventerà tangibile: sarà l'occasione per immergersi nei pensieri del poeta e vivere il suo quotidiano". Il progetto, patrocinato dall'Università di Macerata, mira a ricreare l'atmosfera di una vera e propria gita scolastica con interazione con le guide di casa Leopardi, che al termine della visita risponderanno alle domande degli studenti.

I contenuti sono differenziati a seconda dell'età degli alunni e delle tipologie di scuola. Per le primarie c'è "In classe con Giacomo": le lezioni, il tempo libero, i giochi e gli oggetti, raccontati nei luoghi che hanno visto crescere il poeta. Un viaggio in streaming alla scoperta di uno straordinario scolaro dell'Ottocento. Per le scuole secondarie di primo e secondo grado c'è invece "Il ragazzo che parlava con la luna" dedicato in particolare alla Biblioteca: luogo dal quale osservava un mondo che non riusciva a raggiungere fisicamente, motore di ricerca, atlante e macchina del tempo, ma anche sede dello "studio matto e disperatissimo", tra storia, lingue antiche e moderne, poesia e scienza.

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Il 13 novembre prende il via la Roero Wine Week in contemporanea con la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba

 



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Buon vino e tartufo bianco. Un binomio di eccellenze italiane che delizia anche i palati più raffinati in cerca di sapori che siano garanzia di qualità e tengano alto il prestigio del Made in Italy. Il Roero si prepara a prendere per la gola gli appassionati di prelibatezze piemontesi con un evento che per la prima volta accosterà queste due specialità che rappresentano uno dei fiori all'occhiello della gastronomia regionale e nazionale. Sta per prendere il via, infatti, la Roero Wine Week, la settimana dedicata al Roero DOCG coordinata dal Consorzio di Tutela del Roero. L'iniziativa, che coinvolgerà produttori, enoteche e ristoranti, si terrà tra il 13 e il 22 novembre, in contemporanea con la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba e creerà un vero e proprio legame con questa importante manifestazione che, ogni anno, richiama tantissimi visitatori provenienti da tutta Italia e non solo. Questo inedito accostamento si pone come obbiettivo quello di celebrare e promuovere due prodotti considerati dei veri e propri simboli del territorio piemontese e della sua ricca gastronomia.

Vino e tartufo a braccetto durante la Roero Wine Week

Sono ben 57 i produttori di Roero DOCG Bianco e Rosso coinvolti nelle iniziative della Roero Wine Week. Tutti assieme si sono uniti come in un grande team che ha come scopo comune quello di promuovere un territorio splendido come quello del Roero ed i suoi vini di qualità. Nel corso della manifestazione i clienti delle enoteche e dei ristoranti aderenti su tutto il territorio nazionale avranno l'opportunità di prendere parte ad inebrianti degustazioni al calice di Roero DOCG Bianco e Rosso scoprendo, così, in maniera coinvolgente e gustosa la ricca e variegata proposta di questo magnifico territorio collinare Patrimonio UNESCO. Alcuni locali, inoltre, proporranno interessanti serate a tema con il produttore che accompagnerà i clienti durante l'assaggio dei propri prodotti svelando tantissime curiosità, segreti ed informazioni legate al territorio del Roero, alla cantina ed alla loro storia, rendendo la degustazione una vera e propria esperienza a 360°. Ma non è finita. Perchè ogni incontro ed evento legato alla manifestazione sarà accompagnato da un gustoso piatto a base di Tartufo Bianco di Alba, nell'ottica di una stretta collaborazione enogastromica locale. Leggi qui per scoprire tutti i segreti del Tartufo Bianco di Alba e su come servirlo in tavola per esaltarne l'aroma inconfondibile.

Le colline Patrimonio UNESCO che non deludono

Ma la Roero Wine Week non è soltanto un'occasione per deliziare il palato con prodotti di grande eccellenza e raffinatezza. L'iniziativa è anche, e soprattutto, un modo interessante per scoprire un territorio ricco di attrattive di interesse storico, culturale e paesaggistico. In questa splendida area collinare della provincia di Cuneo uomo e natura vivono in un rapporto di perfetta armonia, equilibrio e reciprocità in cui l'uno valorizza l'altra senza mai prevaricarsi. Proprio in questa cornice di grande fascino, durante i weekend della manifestazione si potranno trascorrere interessanti giornate alla scoperta delle 57 cantine partecipanti che apriranno le proprie porte ai visitatori per effettuare visite e degustazioni dal produttore al consumatore. Ma c'è di più. I locali che aderiscono all'iniziativa, infatti, nel periodo di durata della Roero Wine Week potranno offrire ai loro clienti l'opportunità di usufruire di un ingresso scontato per la visita al Museo Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna d’Asti, alla Mostra Outside-Inside che si tiene all’interno del Castello di Monticello d’Alba e al Museo Wine Experience di Mondodelvino a Priocca, un suggestivo borgo adagiato sulle colline del Roero e racchiuso tra due fiumi, il Borbore e il Tanaro, dominato dal bel campanile neogotico della chiesa di Santo Stefano. In questo modo si potranno scoprire alcuni interessanti luoghi legati al mondo del vino, alla cultura ed alle tradizioni di uno dei territori più affascinanti della regione e dell'intero Stivale.

Mostra chiusa, lo staff racconta le opere al telefono. Idea Fondazione Palazzo Magnani per 'True Fictions' a Reggio E.

 

REGGIO EMILIA - Ascoltare al telefono la storia di una delle opere esposte, come faceva il celebre personaggio di Gianni Rodari, raccontando ogni sera le favole a sua figlia lontana. Accadrà dall'11 novembre al 23 dicembre, tutti i mercoledì dalle 15 alle 17, con 'True Fictions.
    Fotografia visionaria dagli anni '70 ad oggi', mostra allestita a Palazzo Magnani di Reggio Emilia dal 17 ottobre al 10 gennaio e ora sospesa fino al 3 dicembre a seguito dell'ultimo Dpcm.
    Basterà sfogliare il catalogo presente sul sito palazzomagnani.it, scegliere l'immagine che più incuriosisce, chiamare il numero 0522/444446 e chiacchierare con lo staff della Fondazione sulla fotografia prescelta, dalle tecniche utilizzate, alla vita dell'artista, "dalle idee che sottendono ogni progetto a tutte le verità e le finzioni che queste particolari immagini nascondono".
    'True Fictions' è la prima mostra in Italia dedicata al fenomeno della 'staged photography', tendenza che dagli anni '80 ha rivoluzionato il linguaggio fotografico e la collocazione della fotografia nell'ambito delle arti contemporanee.

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I colori di van Gogh da vivere in digitale

 

Sarà un racconto di musica e arte quello che Marco Goldin, curatore della grande mostra padovana "van Gogh. I colori della vita" al Centro San Gaetano ormai chiusa per il Dpcm, e il compositore e pianista Remo Anzovino porteranno sul web nel mese di novembre, per svelare a tanti appassionati la genialità e la potenza della pittura del grande artista olandese. Dopo il primo recital proposto su Facebook dall'interno della mostra la scorsa settimana, iniziativa che ha ottenuto un record di 200mila presenze online, Goldin e Anzovino torneranno a raccontare van Gogh in quattro puntate in diretta ogni lunedì di novembre. Appuntamento sulla pagina Facebook di Linea d'ombra (che produce la mostra) e sul sito lineadombra.it a partire dal prossimo 9 novembre alle ore 21, con una prima serata dal titolo "van Gogh nei campi di grano. La forza della natura e l'idea del tempo circolare".

La prima puntata, divisa in tre parti (introduzione al tema, letture e musiche, e confronto con il pubblico), vedrà protagoniste soprattutto le lettere inviate da van Gogh al fratello Theo, alla sorella Wil e a Émile Bernard, scritte nella seconda metà di giugno del 1888 quando stava dipingendo i campi di grano nella pianura della Crau, poco fuori Arles. Le puntate successive sono previste nei lunedì seguenti di novembre (16, 23 e 30) e saranno dedicate rispettivamente agli amici di van Gogh ad Arles, al tema della malinconia nella casa di cura di Saint-Rémy e alla fine del viaggio nella vita a Auvers.

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Torna ad Arezzo restaurato il grande polittico di Pietro Lorenzetti

 Dopo sei anni si concludono i lavori di restauro sulla pala con la "Madonna con Bambino, Santi, Annunciazione e Assunzione". Nei prossimi giorni sarà ricollocata nella Pieve di Santa Maria

Il polittico di Pietro Lorenzetti per la pieve di Santa Maria ad Arezzo dopo il restauro

Il polittico di Pietro Lorenzetti per la pieve di Santa Maria ad Arezzo dopo il restauro

Avvenire

Dopo un lungo e complesso restauro durato ben sei anni, il polittico di Pietro Lorenzetti raffigurante la "Madonna con Bambino, Santi, Annunciazione e Assunzione" nei prossimi giorni sarà ricollocato nella Pieve di Santa Maria ad Arezzo. Si conclude così un importante lavoro di pulitura, consolidamento e messa in sicurezza che restituisce all'ammirazione, allo studio e alla devozione uno dei grandi capolavori dell'arte medioevale. A causa dell'emergenza sanitaria saranno invece rinviati a data da destinarsi gli eventi in programma per celebrare il ritorno del capolavoro nella sua sede originaria.

L'opera

L'opera, una tempera su tavola fondo oro, venne realizzata tra il 1320-24. Lo documenta il contratto stipulato il 17 aprile 1320, con il quale il vescovo Guido Tarlati impegna il maestro senese, richiedendogli espressamente di dipingere figure bellissime con colori pregiati, in campi dorati con oro da cento fogli a fiorino. Il documento impone al pittore di impegnarsi senza interruzioni e senza assumere altre committenze fino ad aver raggiunto la "perfezione" dell'opera e specifica che spetta al vescovo Guido e ai canonici della Pieve di approvare la tavola finita (pattuita per centosessanta lire pisane). Il dipinto piacque alla committenza e venne collocato sull'altare maggiore della Pieve, chiesa dove, nonostante spostamenti che ne hanno in parte cambiato lo status, ancora si trova.

Il polittico è arrivato ad oggi privo di significative parti strutturali, come le due colonne poste alle estremità con sei figure dipinte per ciascuna, che dovevano renderlo autoportante sostenendolo fino a terra; manca anche la predella, che Giorgio Vasari ebbe a descrivere "con molte figure piccole, tutte veramente belle e condotte con buonissima maniera" e mancano i pilastrini tra gli scomparti terminanti in pinnacoli.

I restauri

Uno dei primi restauri di cui sappiamo essere stata oggetto l'opera risale alla fine dell'Ottocento quando, durante i lavori che interessarono la Pieve, la tavola fu portata in municipio per essere ricollocata nella sua sede tra il 1880 e il 1881. Nuovamente restaurata nel 1916, un nuovo intervento si rese necessario nel 1976 quando uno squilibrato tentò di appiccare fuoco al capolavoro. Nell'occasione un'approfondita ricerca accertò che l'opera doveva misurare all'origine ben più degli attuali 293 centimetri di larghezza.

A distanza di quasi quarant'anni, dopo le opportune analisi, si è verificata la funzionalità del supporto, quindi è stata operata una pulitura della superficie pittorica che ha provveduto alla rimozione degli strati di restauro apposti nell'ultimo intervento (vernici e integrazione pittorica, alterate nel tempo). Questa operazione ha rivelato estesissime aree di pittura e di fondi oro in cui persistevano strati evidenti di sporco e di patinature antiche di difficile datazione. Si è quindi imposta una seconda fase di pulitura delicatissima, interamente condotta al microscopio, che ha permesso di recuperare i colori cangianti e le straordinarie decorazioni condotte a mano libera dal pittore, offrendo così un fondamentale contributo alla complessiva leggibilità del dipinto.

Un'apposita fase di ricerca, in connessione con la Soprintendenza di Siena Grosseto e Arezzo, è stata dedicata all'ipotesi di ricostruzione delle parti strutturali in legno della perduta cornice monumentale, che ne facevano una macchina autoportante di grande impatto visivo. È stata quindi proposta una ipotetica ricostruzione, con disegno digitale, che consentisse di restituire spaziature e proporzioni corrette all'opera, facilitandone la lettura in rapporto soprattutto con l'interno monumentale della Pieve per la quale fu concepita. La direzione dei lavori, la proprietà e l'équipe tecnica hanno convenuto di limitare tale ricostruzione al solo recupero della larghezza del polittico: sono stati pertanto inseriti listelli dorati che distanziano le varie parti dell'opera riconducendola (almeno in larghezza) alla misura originaria.

Durante il restauro il cantiere allestito nello studio RICERCA, è stato visitato da studiosi e conservatori di musei di tutto il mondo, mentre le restauratrici Paola Baldetti, Marzia Benini e Isabella Droandi hanno svolto un'intensa attività didattica e di sensibilizzazione, in laboratorio, in collaborazione con scuole aretine di ogni ordine e grado, e con studenti universitari italiani e stranieri accompagnati dai loro docenti.

Il restauro è stato autofinanziato fin dall'inizio (2014) a cura di RICERCA e, dal 2017, con il sostegno di ART ANGELS AREZZO Onlus , associazione che si prefigge di sostenere la conservazione, il restauro e la valorizzazione del patrimonio artistico del territorio aretino, .sul cui sito è presente l'elenco completo dei grandi e dei piccoli donatori, che hanno contribuito al recupero.

Restano ancora da finanziare le somme per per interventi indispensabili per la corretta ricollocazione dell'opera in chiesa. A tal proposito è in corso una campagna di raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe.

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Cinquecentenario. Raffaello manager dell’«arte totale»

 

Avvenire

Dal libro di Marco Bussagli, Raffaello, che esce in questi giorni da Giunti in grande formato (pagine 320, euro 85) anticipiamo alcuni brani dedicati alla filosofia con cui l’urbinate organizzò in modo modernissimo la sua bottega. Mentre il V centenario della morte va a chiudersi, questo volume ripercorre storia, mito e temi del genio che fu formidabile disegnatore, pittore di quadri e di affreschi e anche architetto. Diviso in due sezioni, la prima svolge un percorso storico-critico , mentre la seconda presenta letture di opere e dettagli pittorici.

Se esiste una figura del Rinascimento che assomma in sé le varie caratteristiche di una superstar dei tempi moderni, questa è Raffaello Sanzio. Rispetto agli altri due giganti dell’epoca, Leonardo e Michelangelo, infatti, il pittore urbinate ha una personalità che lo avvicina a quella dei grandi divi del cinema o della musica di questo secolo o di quello appena trascorso. La solarità di un successo che arrise all’artista fin da giovane e la felice condizione di un aspetto di riconosciuta avvenenza sono peculiarità che non possiamo ritrovare, per esempio, in Michelangelo, la cui fisicità condizionò la vita del grande artista sfociando in un tormento interiore che non trova riscontro nell’esistenza di Raffaello. Amato dal genere femminile, ricco e incline a godersi i piaceri della vita, il Sanzio fu un vero imprenditore, oltre che un grande artista (…).

Raffaello prima di Bernini e Bernini prima di Le Corbusier. Fu infatti l’architetto francese l’ispiratore della celebre frase pubblicata nella Carta di Atene del 1952 divenuta lo slogan dell’architetto triestino Ernesto Nathan Rogers che della sua arte diceva: «Dal cucchiaio alla città». È questa la chiave di lettura per cogliere l’impostazione che il Sanzio dà alla sua idea di bottega: non solo un apparato che supporti la produzione del maestro, ma una struttura in grado di fare fronte a tutte le esigenze di mercato e culturali a esso connesse, con una diversificazione delle competenze all’interno di una stessa regìa, quella di Raffaello. In realtà, l’artista urbinate aveva avuto esempi importanti e concreti cui ispirarsi, a cominciare dalla bottega paterna di Giovanni Santi... L’altro modello che aveva ben presente era, come è ovvio, quello del suo secondo maestro, Pietro Vannucci, un artista che era un vero e proprio impresario… La sua bottega si sperimentò in imprese epocali come quella della Sistina che, tuttavia, si era configurata con modalità ben diverse da quelle più tradizionali, nel senso che il pittore si era misurato con altri maestri di ugual levatura che aveva dovuto coordinare. Un modello non troppo dissimile da quello che avrebbe poi messo a punto negli anni il Sanzio, paradossalmente negli stessi luoghi. (…)

Dietro tale percorso, però, c’era una visione teorica che non è difficile far risalire, prima di tutto, proprio a Giovanni Santi, in quanto uomo di teatro, e poi a Vasari che le conferì la sua dimensione ufficiale. Studi ormai storici riconducibili alle ricerche di Alfredo Saviotti hanno attribuito al padre di Raffaello la messa in scena teatrale dei giorni dal 26 al 30 maggio 1475, organizzata per festeggiare l’anniversario di nozze di Costanzo Sforza e Camilla d’Aragona, che si erano celebrate a Pesaro un anno prima. Il testo ci è pervenuto nel manoscritto (Pal. 286) oggi conservato presso la Biblioteca nazionale di Firenze. Che poi Giovanni Santi avesse davvero intrapreso un’attività teatrale è testimoniato dalla lettera di Capilupi che descrive la festa di teatro organizzata per le nozze, nel febbraio del 1488, di Guidobaldo da Montefeltro ed Elisabetta Gonzaga. Da tutto questo si evince come il Santi avesse ben chiara, già lui, l’idea di quella che potremmo definire 'arte totale'. Nel prevedere e coordinare lo spettacolo, infatti, l’eclettico artista, in qualità di autore del testo e, verosimilmente, pure scenografo nonché, forse, perfino regista, sperimentò la dimensione concreta dell’arte totale che aveva, come corollario, la necessità di cedere parte delle competenze ad altri. Del resto, l’approccio critico di Giovanni Santi è quello di chi vuole dimostrare la parità della pittura e della scultura nei confronti della letteratura, ossia elevare due arti meccaniche al rango di arti liberali. Un’idea che, in certo senso, implica la declinazione del processo creativo con la cessione di quote del piano generale a competenze altrui, in un’ottica di confluenza delle singole arti in un unico disegno. Non mera esecuzione, ma progettazione. In armonia con questo pensiero critico si pone l’apporto di Vasari e della concezione di quelleda lui definite 'arti congeneri'. È, infatti, nel suo Proemio all’Introduzione alle tre arti del disegno, premessa, a sua volta, alle celebri Vite, che lo scrittore aretino vuole confutare l’idea che sia la scultura ad avere un maggior numero di 'arti congeneri' come oreficeria, glittica, cesello, e via di questo passo. Per farlo, Vasari compie una serie di passi e riflessioni, spiegando «che la scultura e la pittura per il vero sono sorelle' perché, come l’architettura, 'la più universale' delle arti, sono tutte 'nate di un padre che è il disegno ». È a questi scenari che s’ispira l’azione artistica del Raffaello maturo (...).

Quella di Raffaello, però, è una presa di coscienza graduale che prende le mosse da un’impostazione tradizionale della bottega, come quella degli esordi, con la collaborazione di Evangelista di Pian di Meleto e di Timoteo Viti, ridotta al lumicino rispetto ai fasti di Giovanni Santi. Da qui il maestro inizia il suo cammino e, con tanto lavoro, cresce all’ombra del ricordo del padre, per arrivare a vette eccelse. Varrà la pena di ricordare, in questo senso, il suo intervento nella cappella Chigi in Santa Maria della Pace a Roma dove, accanto alla finestra che sovrasta l’arcosolio decorato da Raffaello, Viti eseguì un altro affresco su disegno del maestro, con quattro Profeti identificati da altrettante scritte, ossia Abacuc, Giona, David e Daniele. Tuttavia, la prima occasione che vide concretamente al lavoro una bottega in grado di far fronte a committenze importanti fu quella che operò nelle Stanze di Giulio II. Crebbe, allora, intorno al maestro,un gruppo di pittori le cui competenze finirono pian piano per emergere, fino a trasformare i rispettivi titolari di ciascun personale know-how (come si dice oggi) in altrettanti maestri, come Giulio Romano, Giovan Francesco Penni e, come s’è visto, il'vecchio' Timoteo Viti. Nasceva così, fra gli estremi della necessità del mercato e quelli della novità critica e cosciente dell’arte totale, quel rivoluzionario concetto di progetto corale che si sarebbe poi sviluppato anche con Bernini, sfociando nell’idea del 'bel composto', ossia nell’unità tematica e visiva di architettura, scultura, pittura e decorazione.

Al via le iscrizioni per master I livello in gestione dei beni culturali

 

L’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale sostiene e promuove il master di I livello ‘Gestione del patrimonio mondiale e valorizzazione dei beni e delle attività culturali’, organizzato dall’Università degli Studi Internazionali di Roma – UNINT con il patrocinio di Federculture, Symbola e Associazione per l’Economia della Cultura.
Il percorso di studi, che avrà inizio il prossimo gennaio, mira a fornire tutti gli strumenti conoscitivi necessari per la gestione e la valorizzazione di beni e attività culturali a livello internazionale, con l’obiettivo di contribuire alla formazione di esperti che possano occupare ruoli di consulenza in istituzioni pubbliche o private.
“Attraverso il confronto con le diverse realtà interessate – spiega Maria Grazia Bellisario, ex direttore Ufficio UNESCO MiBACT – abbiamo riconosciuto la necessità di contribuire alla formazione di professionisti della gestione dei beni  e delle attività culturali, con un particolare riferimento ai beni iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, in  stretto rapporto con le più significative espressioni della cultura nazionale e internazionale”.
Il master si rivolge a studenti e/o a professionisti del settore che siano in possesso di almeno una laurea triennale. Tra i professionisti, si rivolge ad operatori dell’amministrazione pubblica e provenienti dall’ambito privato che siano interessati ad acquisire crediti formativi necessari agli sviluppi di carriera. Il termine per le iscrizioni per l’anno accademico 2020/2021 è previsto il 30 novembre.

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Milano-Cortina: De Micheli firma decreto finanziamento

 

Paola De Micheli, ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha firmato il decreto che finanzia con un miliardo di euro le opere infrastrutturali per le Olimpiadi di Milano-Cortina del 2026. Si tratta, si legge in una nota del Mit, di opere stradali e ferroviarie finanziate nella Legge di Bilancio 2020 che consentiranno di migliorare l’accessibilità, i collegamenti e la dotazione infrastrutturale dei territori della Regione Lombardia, della Regione Veneto, delle Province Autonome di Trento e di Bolzano interessate dall’evento sportivo.

“Con il Decreto Olimpiadi faremo compiere un salto di qualità infrastrutturale – spiega la ministra De Micheli – a una delle aree più sviluppate del Paese con una ricaduta importante per la qualità della vita delle persone e anche un miglioramento competitivo per le imprese. Le opere finanziate – ribadisce – servono a potenziare l’accessibilità e i collegamenti in vista del grande appuntamento internazionale, ma sono state concepite per mantenere la loro utilità nel tempo, anche dopo il 2026, e verranno realizzate nel segno della piena sostenibilità ambientale”.

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