Inaugurata la casa natìa di Ignazio Silone

 Inaugurata la casa natìa di Ignazio Silone © ANSA

È stata inaugurata la casa natìa di Ignazio Silone a Pescina in via delle Botteghe, a seguito dei lavori di ristrutturazione resi possibili grazie al contributo della Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale e del Comune di Pescina. La cerimonia di inaugurazione è stata seguita dal racconto in musica intitolato "Il perdono nutre il mondo - Silone, Dante e la Perdonanza di Celestino V" di Angelo De Nicola, accompagnato dalla fisarmonica di Lorenzo Scolletta e dal pianoforte di Sara Cecala.

"Giunge finalmente a felice conclusione - ha spiegato il presidente della Fondazione, Emmanuele Francesco Maria Emanuele - un progetto a cui tengo particolarmente e che reputo essere un dovere morale nei riguardi del più illustre intellettuale della città, Ignazio Silone, e di Pescina stessa, che ospita il Museo a lui dedicato. Questo restauro, da me fortemente voluto, è inoltre una testimonianza della mia gratitudine nei confronti della città stessa e della persona del sindaco, a cui debbo il privilegio di annoverarmi cittadino onorario".

Per il sindaco di Pescina Stefano Iulianella "il restauro della casa natìa dello scrittore Ignazio Silone non è soltanto l'importante recupero architettonico di un edificio sito nel nostro splendido centro storico, ma altresì di una parte importante della storia della nostra città e dell'identità culturale che la caratterizza. Ignazio Silone finalmente torna nella casa dov'è nato, dove ha vissuto i primi anni dell'infanzia, dove ha sofferto la distruzione e la separazione dai propri affetti a causa del terremoto del 1915. Tutto ciò è stato reso possibile dalla generosità degli eredi dello scrittore, che hanno donato al Comune di Pescina l'immobile oggi recuperato, dalla lungimiranza e sensibilità del presidente della Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale, ed infine dall'attenzione della Regione Abruzzo che, attraverso i finanziamenti legati al Masterplan Patto per il Sud, ha investito nel recupero della storia della nostra città".

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ARRIVANO 13 NUOVI SUPER DIRETTORI NEI MUSEI ITALIANI



CAPPELLETTI ALLA BORGHESE, VERGER A MUSEO NAZIONALE ROMANO Francesca Cappelletti alla Galleria Borghese , Stéphane Verger al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, Edith Gabrielli per Vittoriano - Palazzo Venezia. Sono i tre nuovi super direttori di prima fascia i cui nomi sono annunciati oggi dal ministro della cultura Dario Franceschini insieme ad altri 10 super direttori che andranno a guidare altrettante realtà italiane dalla Biblioteca dei Girolamini a Palazzo Reale di Napoli, dal Parco Archeologico di Sibari a quello di Ostia antica. (ANSA).

Conversazioni letterarie Tre incontri con tre grandi donne della letteratura 16 settembre – 13 novembre 2020 Ruvo di Puglia

 Nell’ambito del progetto Ruvo di Puglia - città di LiberEroi e LiberAttori, realizzato dal Comune di Ruvo di Puglia con il finanziamento del Mibac Centro per il Libro e la Lettura, l’Associazione culturale In folio in collaborazione con Giorgia Antonelli, propone le Conversazioni letterarie. Tre incontri per tre grandi donne. Un ciclo di appuntamenti per approfondire il pensiero di tre scrittrici che hanno segnato la storia della letteratura. Un viaggio attraverso i testi più significativi della loro produzione letteraria.

ELSA MORANTE e il suo romanzo “La Storia”

Mercoledì 16 settembre 2020, ore 18.30

Coffee Room Caffetteria, Corso Cotugno 46

La prima delle tre conversazioni è dedicata alla scrittrice Elsa Morante e al suo romanzo più controverso “La Storia”. In questo romanzo della maturità politica si riflettono i temi cari alla scrittrice: lo sguardo poetico dei fanciulli come filtro per la realtà, la maternità mancata e la Storia come elemento sconvolgente e distruttivo nella vita dell'uomo. A distanza di cinquant'anni La Storia mantiene viva la sua forza narrativa, consegnando al lettore uno dei più grandi romanzi del '900.

EMILY DICKINSON e le sue poesie

Venerdì 23 ottobre 2020 ore 18.00 Biblioteca comunale

La seconda conversazione è dedicata a Emily Dickinson, figura enigmatica e poeta che in vita rifuggì il mondo e la notorietà ma che consegnò la sua eternità alle parole. Fu rivoluzionaria nella vita e nella scrittura, riservata eppure vulcanica nelle passioni. La sua visione del mondo, unica e  priva di condizionamenti, eppure perfettamente consapevole, continua a essere luminoso esempio per i poeti contemporanei. La sua scrittura sfugge a ogni inquadramento storico rimanendo, ancora oggi, di una rivoluzionaria modernità.

NATALIA GINZBURG e il suo romanzo “Lessico famigliare”

Venerdì 13 novembre 2020 ore 18.00 Biblioteca comunale

La terza conversazione è dedicata a Natalia Ginzburg. “Lessico famigliare” è il romanzo che la consacra, con il quale vince lo Strega nel 1963.  

Attraverso il lessico personalissimo della famiglia Levi, la Ginzburg ripercorre un pezzo di storia d’Italia fino al secondo dopoguerra, in cui si affacciano amici e personaggi del mondo culturale del Paese come Carlo Levi, Adriano Olivetti, suo marito Leone Ginzburg, Cesare Pavese e Luigi Einaudi, qui raccontati in tutta la loro umanità attraverso uno stile sempre asciutto e misurato che ha reso questo libro uno dei classici imprescindibili della letteratura italiana.

A parlarci di queste immense scrittrici sarà Giorgia Antonelli docente di ruolo di materie letterarie e latino, editore e direttore editoriale di LiberAria Editrice, ideatrice del progetto “Ritratto di Signore”.

 

Le Conversazioni letterarie hanno una durata di 1 ora.

La partecipazione è gratuita. Si raccomanda la massima puntualità.

Nel rispetto del norme anti – covid si raccomanda di indossare sempre la mascherina.

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Fonte: Comunicato Stampa In folio Associazione Culturale



Dalle Cinque Terre al Colle dell'Infinito, Giornata del Panorama del Fai. Il 13 settembre in 9 beni per riscoprire la bellezza che ci circonda

 Fai Giornata del panorama 2020,Villa dei Vescovi PD Foto di © ANSA

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ROMA - Villa Flecchia, sul crinale della Serra d'Ivrea, dove la vista corre sul'intero Biellese, da un lato, e sul lago di Viverone e sul Canavese, dall'altro (oltre che sulla collezione di dipinti del XIX secolo). Il Podere Case Lovara, nel cuore delle Cinque Terre, raggiungibile solo a piedi, tra ulivi, viti, alberi da frutto e orti. E poi la Villa dei Vescovi, raffinata dimora di inizio Cinquecento, intimamente legata al paesaggio dei Colli Euganei che si rilfette negli affreschi dei suoi ambienti, opera del fiammingo Lambert Sustris. Fino all'Orto sul Colle dell'Infinito, nella cui atmosfera silenziosa il Giacomo Leopardi ambientò la sua lirica più celebre; o la Baia di Ieranto, con i trekking alla scoperta di scorci mozzafiato sulla Penisola sorrentina. Torna, domenica 13 settembre, la Giornata del panorama del Fai, evento dedicato all'osservazione attenta e consapevole delle bellezze che ci circondano che il Fondo Ambiente Italiano organizza dal 2014 nei suoi beni.

Ampliata nella proposta e nella copertura geografica, questa 7/a edizione, in collaborazione con Fondazione Zegna, invita il pubblico a "guardarsi intorno" in 9 beni e 7 regioni, con un calendario ricco di incontri, visite guidate, attività all'aperto. Come la scoperta e il workshop fotografico al Bosco di San Francesco ad Assisi: 64 ettari di paesaggio umbro tra natura, storia e spiritualità, che l'incuria aveva reso discarica e il Fai ha recuperato.

C'è anche il tour in trenino alle Saline Conti Vecchi, le più longeve della Sardegna, fino a Porto San Pietro, dove un tempo attraccavano chiatte e rimorchiatori e dove ora stazionano cormorani, garzette e fenicotteri. Fino all'Oasi Zegna a Trivero (BI), dove la musica "dialogherà" con il paesaggio delle Alpi Biellesi, con anche la mostra From Sheep to Shop e il laboratorio per tutta la famiglia Gli uomini che piantano gli alberi. Info: www.giornatadelpanorama.it


Da Canterbury a Leuca a piedi, nel 2021 festa per via Francigena. Tremila km in 4 mesi. A fine settembre Festival cammini del sud

 Un'immagine di Santa Maria di Leuca © ANSA

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ROMA - In marcia da Canterbury a Santa Maria di Leuca, tremila chilometri da percorrere con staffette di viandanti e camminatori che si daranno il cambio per quattro mesi. Così l' Associazione Europea delle vie Francigene festeggerà nel 2021 i suoi venti anni di vita per ricordare che andare a piedi lungo un itinerario è un gesto pratico che esprime soprattutto la voglia di dialogo, di scambi e rapporti con altri popoli e altre culture. Lo ha annunciato il presidente Massimo Tedeschi, intervenendo da Parigi alla presentazione del decimo Festival europeo delle vie Francigene promosso dall'Associazione Civita in collaborazione con Federparchi e l'Unione delle Pro Loco d' Italia. Per l' avvio della grande marcia che dall' Inghilterrà si concluderà nel lembo estremo della Puglia, ''porta d'oriente verso Gerusalemme'', è stata scelta la data del 5 maggio, in ricordo dei 72 anni della nascita del Consiglio d' Europa che nel confronto e nell'unione ha i suoi valori fondanti.

L'appuntamento ravvicinato scatta invece dal 29 settembre con Festival del decennale dedicato ai cammini del Sud che per due mesi coinvolgerà borghi, campagne e periferie delle città pugliesi con iniziative ed eventi. Sandro Polci, direttore artistico, ha spiegato che quest'anno l'emergenza Covid ha imposto la necessità di una riflessione attraverso un ciclo di conferenze sulle radici storiche dei cammini, dall'alto medioevo ad oggi, con storici e promotori che ne hanno mantenuto vivo il valore. Camminare è anche un atto di responsabilità ecologica.

''In Italia si contano 8 miliardi di bottiglia di plastica per l'acqua. Il pellegrino gira con la borraccia'', ha osservato Polci. Oltre alla via Francigena e all' Appia, la regina delle grandi vie di comunicazione, altri dieci cammini originali e sostenibili saranno a disposizione del ''turismo buono'' grazie anche alle associazioni locali. Marciare, alimentarsi, dormire dunque, non in modo penitenziale ma seguendo una rete che offre ospitalità ed eccellenze gastronomiche per rendere piacevole l' esperienza. Aldo Patruno, Direttore generale Dipartimento Turismo della Puglia, ha precisato che la regione offre ai viandanti e ai pellegrini ''un sistema integrato e diffuso di attrattori e di eventi'' e che il tratto meridionale pugliese della Francigena, incluso recentemente dal Consiglio d'Europa, e gli altri tracciati dal 2018 ad oggi hanno fatto registrare un numero di camminatori che ogni anno si è triplicato. 

Il Museo degli Oscar a LA apre con una mostra di Miyazaki

 Hayao Miyazaki © ANSA

NEW YORK - Piu' volte rinviato e fuori budget, il Museo degli Oscar disegnato da Renzo Piano aprira' i battenti alla fine di aprile con una mostra inaugurale dedicata al grande del cinema Hayao Miyazaki. Problemi di costruzione prima e poi la pandemia avevano per anni tenuto l'Academy Museum of Motion Pictures in ritardo sui tempi per anni. Ora, salvo imprevisti, il taglio del nastro nel quartiere del Miracle Mile, gia' in programma il prossimo dicembre, dovrebbe essere il 30 aprile con la prima esposizione temporanea dedicata all'animatore giapponese premio Oscar nel 2003 per "Spirited Away".

La mostra e' organizzata in collaborazione con lo Studio Ghibli di cui Miyazaki e' stato fondatore assieme al collega e mentore Isao Takahata: presenterà 300 oggetti legati ai film del cineasta, molti dei quali usciti dal Giappone per la prima volta. Saranno inoltre organizzate proiezioni dei capolavori di Miyazaki, considerato uno dei piu' grandi, se non il piu' grande maestro del cinema di animazione vivente. "Onorare la grande carriera di questo importante artista internazionale e' il modo piu' adatto di aprire le nostre porte, un simbolo dello scopo globale del Museo dell'Academy", ha detto il direttore Bill Keller. La mostra e' organizzata come un viaggio attraverso sette sezioni, ciascuna imperniata su un tema del lavoro del 79enne cineasta che nel 2014 e' stato premiato con l'Oscar alla carriera. Si parte seguendo la piccola Mei di "Il mio vicino Totoro" attraverso uno spazio di transizione che porta nei mondi incantati di Miyazaki. Una sezione e' dedicata alla collaborazione con Takahata da cui sono nati capolavori per la tv come "Heidi", un'altra fascino esercitato su Miyazaki da complesse strutture verticali come quelle del mondo sottomarino di "Ponyo" e dal mondo del volo che ha ispirato lungometraggi come "Porco Rosso", liberamente basato sul manga Hikōtei jidai dello stesso regista.

Inizialmente il museo dell'Academy avrebbe dovuto aprire nel 2017. A febbraio, durante la serata degli Oscar, Tom Hanks aveva annunciato una nuova data per il taglio del nastro: dicembre. Poi pero' era scoppiata la pandemia, costringendo a un nuovo rinvio. L'avveniristico edificio disegnato da Piano sorge a poca distanza dal Lacma (Los Angeles County Museum of Art), il cui Resnick Pavilion e' disegnato anche quello dall'architetto genovese. Nel progetto di Piano, le due anime dell'edificio flirtano tra loro, toccandosi appena, grazie a corridoi aerei che collegano l'ala storica, ricavata nella sede 1939 dei grandi magazzini May trasformati in spazi espositivi, e un "vascello volante" da cui si sale a un teatro da mille posti intitolato a David Geffen che in futuro dovrebbe ospitare la notte degli Oscar.

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Dimitrov, bassorilievi 'Sotto il segno dei Portici' A Bologna in occasione della candidatura a Patrimonio Unesco

 Dimitrov, bassorilievi 'Sotto il segno dei Portici' © ANSA

Dedicata a Bologna in occasione della candidatura dei portici a Patrimonio Unesco, una mostra di Ivan Dimitrov, 'Sotto il segno dei Portici', allestita dal 12 al 27 settembre nella Sala d'Ercole di palazzo d'Accursio, propone un'accurata selezione dei bassorilievi in terracotta ad effetto tridimensionale che lo scultore bulgaro ha dedicato a Bologna, sua città di 'adozione'.

La mostra sarà articolata in un singolare percorso a tappe che inizierà a Palazzo d'Accursio, dove verrà fatta l'inaugurazione e la prima presentazione al pubblico. Magie prospettiche, giochi di luce e ombra, corredati da riferimenti poetici e testimonianze storiche, propongono un'immagine della città sospesa tra presente e passato, coinvolgente e suggestiva.

Quella a Palazzo d'Accursio è la prima tappa di un percorso espositivo che si concluderà in novembre con una seconda mostra nella sala Museale 'Possati'-Complesso del Baraccano del Quartiere Santo Stefano, organizzatore della mostra. L'evento fa parte delle iniziative culturali incluse nel piano di gestione per la Candidatura dei Portici alla World Heritage List Unesco. L'ingresso è gratuito.

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Antica fornace di Venezia lancia la Biennale del Colore

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 Un'antica fornace veneziana di mosaico in vetro colorato, la Orsoni, attiva dal 1888, ospita dal 10 settembre la prima edizione della Biennale del Colore, un viaggio cromatico che si ripromette di coinvolgere i cinque sensi del visitatore: il colore attraverso la letteratura, la musica, il cibo, i profumi, i materiali, illustrato con diverse rappresentazioni artistiche. Un'edizione zero, su invito, per rispetto delle norme di sicurezza sul Covid, ma che vuole lanciare un segnale positivo, di rinata creatività, per vincere il momento di forte crisi e distanziamento sociale.

La Biennale sarà all'insegna del colore per antonomasia, il rosso, declinato in tutte le possibili varianti. Orsoni, azienda che fa capo al gruppo Trend, è una storica fornace di mosaico di vetro colorato e ori 24 kt che possiede la più ampia "biblioteca di libri di vetro colorato" al mondo, con più di 3.500 colori di smalti veneziani di diverse tonalità e sfumature, ispirazione per grandi artisti in tutto il mondo.

"E' proprio il connubio tra colore, Venezia e Orsoni che ci ha portato all'idea di progettare una nuova edizione di biennale capace di declinare il significato e il valore del colore nei sensi e nelle arti - afferma Riccardo Bisazza, presidente di Orsoni Venezia 1888 -. Il colore è il protagonista dell'evento: narrato, suonato, assaggiato e profumato, stimolando tutti i sensi mediante rappresentazioni artistiche". 

#PhEst2020, la Terra in mostra a Monopoli

 #PhEst2020, la Terra in mostra a Monopoli © ANSA

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Sono 24 le esposizioni fotografiche e d'arte in programma alla quinta edizione del festival internazionale #PhEst2020 di Monopoli: fino al primo novembre la città pugliese ospita mostre e appuntamenti gratuiti di musica e cinema dedicati al tema della terra.

L'edizione di quest'anno, che si svolge in location sicure e all'aperto per garantire il rispetto delle norme antiCovid, è incentrata su argomenti che ruotano attorno al pianeta e al mondo contadino e ai loro temi più scottanti, dal clima al riscaldamento globale e all'inquinamento. L'obiettivo della mostra è di realizzare un viaggio per immagini alla scoperta del mondo e della sua complessità, dal micro al macro: si passa dagli insetti al microscopio laser di Igor Siwanowicz alle fotografie catturate dai satelliti di Google Earth che sembrano quadri astratti in un insieme connesso della nostra terra.

Le 24 mostre si possono ammirare passeggiando per il centro storico di Monopoli o tuffandosi nelle acque del suo mare: allestita sott'acqua con grandi pannelli davanti alla spiaggia di Cala Porta Vecchia c'è l'installazione "Guarda il mare che abitualmente non vedi" con i pesci notturni e il loro ambiente sottomarino. Le fotografie sono di David Doubilet e Jennifer Hayes, in collaborazione con il National Geographic. Tra le mostre c'è un progetto speciale commissionato alla fotografa siciliana Roselena Ramistella dal titolo "Ground Control", che è dedicato al tema dei contadini ed è allestito al Porto Vecchio.

Lutto. Addio a Emma, 96 anni: a piedi nei santuari di tutto il mondo. Per voto



Avvenire
Era la pellegrina più anziana d'Italia, soggiornava “sotto l’albergo delle stelle". L'ultimo pellegrinaggio un anno fa al Santuario della Madonna di Częstochowa in Polonia


Pagina Facebook del Santuario delle Grazie di Curtatone
Pellegrina per voto, Emma Morosini, 96 anni è morta a Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova. La piangono non solo al suo Paese natale, ma anche in Rete dove si leggono tanti messaggi di cordoglio e ricordo di tutti quei camminatori e pellegrini che hanno incrociato la sua fede e il suo sorriso sulle strade europee e italiane.


Per un voto alla Madonna, dopo un’operazione chirurgica che sembrava lasciarle poche speranze, Emma - “l’asinello di Dio” come amava farsi chiamare - aveva preso a raggiungere da sola a piedi i più importanti Santuari del mondo. "Non faccio niente di straordinario - diceva - : metto un piede dinanzi all'altro e cammino, come camminano tutti. Solo che la meta è sempre un santuario della Madonna: di mio metto solo i piedi; per le varie difficoltà che si possono incontrare è sempre la Provvidenza che rimette tutto a posto". Da Santiago de Compostela a Gerusalemme, da Aparecida a San Giovanni Rotondo, da Lujan a Lourdes, da Fatima a Guadalupe: Emma, infermiera in pensione, nei suoi ultimi 25 anni di vita si era trasformata in una "pellegrina da guinness". In tutto questo tempo aveva percorso circa 35mila chilometri lungo le vie dei Santuari mariani, portando con sé esclusivamente un trolley con l’essenziale: due mele, due panini, una bottiglia di acqua, un cambio di biancheria, un ombrello e dormendo spesso all’adiaccio.

La sua ultima impresa è stata lo scorso anno quando a piedi da Mantova aveva raggiunto il Santuario di Częstochowa in Polonia. I funerali di Emma Morosini saranno lunedì 14 settembre alle 9.30 nel Duomo di Castiglione delle Stiviere, nel Mantovano.

Dudovich, mostra omaggio ad uno dei giganti delle reclame. A Trieste, così gli scatti ispiravano il maestro dei cartelloni

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Da una fotografia al manifesto pubblicitario di successo. C' era un attento lavoro di scatti dietro i grandi cartelloni che fecero di Marcello Dudovich uno dei giganti della rèclame tanto in voga sui muri delle grandi città tra la fine dell' Ottocento e i primi decenni del nuovo secolo. L' artista triestino andava a caccia di idee puntando l' obiettivo sull' alta società che in Italia e all' estero frequentava gli ippodromi, guardando alla vita nei campi e, soprattutto, concentrando l' attenzione sulle donne, le attrici del cinema e del teatro come Maria Melato, le star dell' operetta e della lirica come Gea della Garisenda conosciutissima per ''Tripoli bel suol d' amore'', ma anche traendo spunti da occasioni estemporanee che coinvolgevano familiari e amici. Le sue opere sono il segno inconfondibile di come gli anni d' oro del nuovo strumento di persuasione al consumo siano stati anche lo specchio dei gusti e delle mode di un' epoca. Dopo aver tenuto banco nei mesi scorsi in Svizzera al Museo di Chiasso, la mostra ''Marcello Dudovich (1878-1962) fotografia fra arte e passione'', a cura di Nicoletta Ossanna Cavadini e Roberto Curci, racconta ora proprio a Trieste dal 10 luglio fino al 10 gennaio 2021 questo aspetto inedito di uno dei maestri della cartellonistica moderna. Nelle ex Scuderie del Castello di Miramare tra le oltre 300 opere scorrono 200 fotografie vintage inedite, 32 manifesti originali, 25 schizzi e bozzetti, riviste, lettere, cartoline e documenti. Il materiale, concesso da prestatori pubblici e privati, offre la possibilità di confrontare il passaggio dalla foto al bozzetto, allo sviluppo a tempera prima dell' esecuzione in scala del manifesto e, infine, della sua stampa a colori.
    ''Davanti ai suoi manifesti non si può rimanere indifferenti perché sono capaci di portarci dentro l' immagine - spiega Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del museo di Chiasso -.
    Non troviamo più la composizione canonica dei modelli ma vediamo donne colte quasi in un attimo fuggente, sorriderci o avere quasi una posa scomposta, di spalle o di tre quarti, con gli abiti al vento svolazzanti, o nell' atto di aggiustarsi i vestiti. Dudovich piacque moltissimo ai grandi committenti, come i magazzini di abbigliamento dei Fratelli Mele di Napoli, e ai nuovi dirigenti della Rinascente negli anni Venti perché la sua capacità di comunicazione era tale da saper coinvolgere chi guardava''. Dopo essersi fatto le ossa nell'ambiente artistico della sua città, il giovane disegnatore nel 1897 si trasferì a Milano, grazie al fatto che il padre era amico di Leopoldo Metlicovitz, anche lui triestino, già da tempo famoso pittore e cartellonista. Da litografo nelle Officine Ricordi Dudovich conobbe da vicino le firme più prestigiose dei manifesti pubblicitari. Due anni dopo si traferì a Bologna dove cominciò a firmare le sue opere e a riscuotere i primi successi, tra cui nel 1900 la medaglia d' oro alla Esposizione Universale di Parigi.
    ''In questa mostra - spiega Roberto Curci - si scopre la dimensione finora sconosciuta del Dudovich fotografo, che decise non solo di farsi ritrarre, giovane e provocatorio, in pose stravaganti ed eccentriche, ma di fare della fotografia un promemoria che gli tornasse utile per certi lavori, i manifesti, le tavole pubblicitarie, le illustrazioni per le riviste. E' stato sorprendente scoprire quanto certi lavori che si conoscevano avessero in realtà questa dimensione propedeutica, le foto che portavano a quel risultato''.
    Dopo gli scatti giovanili, la sala dedicata alla Belle Époque (1910-1914) descrive il periodo in cui l' artista, da poco assunto dalla rivista satirica "Simplicissimus" di Monaco di Baviera come "cronista mondano", si rende conto come la fotografia possa dargli ispirazione per le illustrazioni destinate al giornale bavarese e, in seguito, ai manifesti pubblicitari. Ma è nel periodo tra le due guerre, dal 1920 al 1935, che la carriera di Dudovich toccò il punto più alto.
    Diventato responsabile e direttore artistico della società Star-IGAP curava la creazione, la distribuzione e l'affissione dei manifesti murali in tutta Italia. C' è spazio anche per osservare il legame con Leopoldo Metlicovitz proprio attraverso la passione per la fotografia che accomunava i due artisti. Le immagini di Dudovich appaiono più immediate e disinvolte delle venti fotografie di Metlicovitz, conservate al Civico Archivio Fotografico di Milano ed esposte ora per la prima volta al pubblico. (ANSA).
   

A Modena, al Festival della fiaba. Tre giorni di letture rivolte agli adulti e dedicate alle madri

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E' giunto alla settima edizione il Festival della fiaba che dall'11 al 13 settembre incanterà e intratterrà gli spettatori del circolo culturale Filatoio di Modena. Storie, racconti, spettacoli, performance, conferenze, letture e concerti sono i protagonisti dell'originale manifestazione ideata dalla regista teatrale Nicoletta Giberti, che da anni studia le fiabe attraverso linguaggi eterogenei.
    Tema dell'edizione di quest'anno è Baba Jaga, la "grande Madre", un argomento che coinvolge scrittori, professori e filosofi in un ciclo di conferenze gratuite proposte ogni sera nello spazio ProgettoLavoratorio. Varie, infatti, sono le location dell'evento, molte delle quali dislocate nel quartiere adiacente al Museo-casa Enzo Ferrari, vicino al centro storico della città; oltre al Filatoio sono state coinvolte, tra le altre, anche l'atelier di Andrea Cappucci, la liuteria di Michele Notari, lo Studio Loom (spazio di coworking), Ron Varadero, la bottega StART 60 e l'hotel La Pace. Qui, per esempio, nella stanza 22 per tre volte ogni sera verrà narrata la fiaba russa Vassilissa la Bella; in altre location un gruppo di lettori narrerà fiabe anche della tradizione tedesca e norvegese. Tra i numerosi spettacoli c'è quello sensoriale itinerante, per uno spettatore alla volta, dedicato alla fiaba di Prezzemolina con disegni di Andreina Bertelli, del pittore Italo Zoda e di sua figlia Gea. Interessante è anche lo spettacolo Amam, un percorso di ricerca archeologico-musicale legato al culto della Dea madre e della Terra attraverso la danza e la musica. Un appuntamento atteso è quello del progetto di narrazione Frankenstein, a cura di Cajka Teatro con la regia di Riccardo Palmieri; non mancheranno anche concerti e serate di poesia.

Jingge Dong e le Città invisibili a Padova. Dal 10 la mostra dell'artista cinese curata da Roberto Nardi

 I: Da Nardi - mostra Padova per cortesia cms e browser dida Jingee Dong © ANSA

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PADOVA - "Il colore è come la parola, che poi si combina con gli altri elementi, mentre la forma è come un pensiero logico. Senza questo il colore è solo colore. Non riesce a costruire una frase". La particolarità di queste parole e dell'opera di Jingge Dong, è che nel suo uso del colore è palpabile la correlazione tra due mondi che si incontrano in un sentire per nulla astratto: Italia e Cina.
    "In ogni mio lavoro - aggiunge - si vede un mondo astratto, molto fantastico, un mondo molto irreale, però tutti gli elementi, tutti i dettagli, sono provenienti dalla realtà, da ciò che ho dentro, da ciò che ho visto". E' per questo che la mostra di Jingge Dong, dal 10 al 27 settembre alla Libreria Minerva di Padova, trae il titolo da Le città invisibili di Italo Calvino: ''SENZA PIETRE NON C'E' ARCO''. La mostra, sapientemente curata da Roberto Nardi, propone una serie di lavori su carta, con tecnica mista, e appunto nasce dall'ispirazione di un dialogo tra il Kublai Kan e Marco Polo, nel più orientale dei libri di Italo Calvino, nell'incontro tra Oriente e Occidente, che è nella sostanza della vita di questo giovane artista. ''Undici dipinti - spiega Nardi nel catalogo - su carta, inediti, compongono una prima sezione; tanti quanti le parti per le 55 "città invisibili" nel libro scritto nel 1972 da Italo Calvino. Altre undici, di formato più piccolo, le opere su carta racchiuse in cartelle.''.
    Dong è da anni residente a Venezia, ed è tra i protagonisti della nuova stagione della pittura che ha trovato nella città lagunare, in particolare nell'atelier dell'Accademia di Belle Arti seguito dal prof. Carlo Di Raco, uno dei suoi punti di maggior sviluppo creativo. Qui alla Libreria Minerva, che ha scelto di presentare un ciclo inedito di lavori su carta: una ventina quelli in mostra e realizzati appositamente per il progetto a cura di Roberto Nardi, ispirati alle città dai nomi di donna. Tratto occidentale per colori, dal rosso, all'azzurro, al terra, che affondano le radici nella pittura orientale.
    "Colori, pennellate, linee, punti: uso questi elementi come pietre" dice l'artista ma con l'obiettivo di trasformarli in ''arco", ovvero trovare un punto d'incontro nella più immaginaria delle forme: ponte, arcobaleno, arma capace di lanciare a grande distanza. ''Il colore è come la parola - dice ancora Dong -, che poi si combina con gli altri elementi, mentre la forma è come un pensiero logico. Senza questo il colore è solo colore. Non riesce a costruire una frase".
    Insomma, come chiosa bene Nardi: ''Il punto è un altro. Le suggestioni, le affinità, i rimandi, le tracce, vanno forse cercati in una dimensione che tocca il reale e si inoltra nell'irrealtà. C'è da scavare in quel campo del farsi arte dove il sentimento, il ricordo, l'elemento che compone il concreto, si struttura, si confonde, si dissolve nel "pensiero logico" che regge armonicamente il non reale che da corpo al dipinto su carta, alla tela, alle recenti sculture''.

Weekend: Mostre, da Banksy all'universo Marvel. A Parma Tiziano, Goya e Dürer nella collezione di Luigi Magnani

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Le pungenti proteste di Banksy, i personaggi fantastici della Marvel, e poi gli omaggi a Dante nell'anniversario della morte, e i tantissimi e tutti diversi capolavori collezionati da Luigi Magnani, da Tiziano a Dürer: sono alcuni degli appuntamenti con l'arte del prossimo weekend.
    ROMA - La stagione al Chiostro del Bramante si apre nel segno di "Bansky a visual protest", progetto espositivo dedicato al misterioso e controverso artista, allestito dall'8 settembre all'11 aprile. Ironia, denuncia, politica, spirito critico, intelligenza contraddistinguono i lavori esposti (tutti provenienti da collezioni private), una serie di stampe su carta o tela, insieme a una selezione di opere uniche realizzate con tecniche diverse (dall'olio o dall'acrilico su tela allo spray su tela, dallo stencil su metallo o su cemento ad alcune sculture di resina polimerica dipinta o di bronzo verniciato).
    La mostra documenta un arco temporale dal 2001 al 2017, comprendendo anche più di 20 progetti per copertine di dischi e libri.
    MAMIANO DI TRAVERSETOLO (PR) - Tiziano e Gentile da Fabriano, Goya e Dürer, Tiepolo e Rubens, e poi un nucleo contemporaneo, composto tra gli altri da Morandi, De Pisis, Severini, Guttuso.
    È una collezione magnifica quella che anima la mostra "L'ultimo romantico. Luigi Magnani il signore della Villa dei Capolavori", a cura di Stefano Roffi e Mauro Carrera, per raccontare al pubblico la figura di Luigi Magnani, uno dei più importanti collezionisti al mondo (scomparso nel 1984) e il suo rapporto culturale e spirituale con le opere d'arte. Allestita dal 12 settembre al 13 dicembre alla Fondazione Magnani Rocca, nella casa-museo nota come Villa dei Capolavori, la mostra (che presenta con oltre cento opere provenienti da celebri musei e prestigiose collezioni), svela il ritratto più intimo e veritiero di Magnani che per tutta la vita si circondò di bellezza, intrattenendo rapporti con i più grandi artisti e intellettuali, e che riuscì a creare nella sua splendida dimora un dialogo ininterrotto tra tutte le forme d'arte.
    RAVENNA - "Inclusa est flamma. Ravenna 1921: il Secentenario della morte di Dante" è la mostra, a cura di Benedetto Gugliotta, che racconta in un avvincente percorso storiografico le celebrazioni nazionali per il VI centenario dantesco del 1921. Dal 12 settembre al 10 gennaio alla Biblioteca Classense, l'esposizione (prima di 3 mostre che fanno parte del progetto "Dante. Gli occhi e la mente", ideato dal Comune di Ravenna - Assessorato alla cultura, dal MAR - Museo d'Arte della città di Ravenna e dalla Biblioteca Classense in occasione del 700° anniversario della morte di Dante Alighieri) si compone di libri, manifesti, fotografie, dipinti, manoscritti e numerosi oggetti d'arte conferiti come omaggio a Dante e alla città "ultimo rifugio" del poeta.
    MILANO - La straordinaria storia della Marvel dal 1939 ai giorni nostri: a Wow Spazio Fumetto il 12 settembre apre "Amazing. 80 (e più) anni di supereroi Marvel", in programma fino al 6 gennaio. La mostra indaga il gigantesco affresco narrativo della Marvel ancora oggi in evoluzione e i tanti personaggi celebri, attraverso un percorso arricchito da ingrandimenti di effetto scenografico, ricco di tavole originali, manifesti, gadget, albi d'epoca. Al Museo del Novecento è allestita la mostra "Franco Guerzoni. L'immagine sottratta", a cura di Martina Corgnati, dal 9 settembre al 14 febbraio: il percorso si configura come una sorta di "itinerario attorno alla parete", tema ampiamente indagato dall'artista, e propone soprattutto opere realizzate nell'ultimo decennio. Presente in mostra anche Intravedere, l'ultima ricerca di Guerzoni, focalizzata su piccole stanze di materiale gessoso la cui immagine resta nascosta agli occhi di guarda. (ANSA).

Settimane bianche, Covid ha frenato annata eccezionale

  La pandemia ha fatto tirare il freno a quella che sarebbe potuta essere una stagione di montagna invernale e settimane bianche davvero performante, anche perché il lockdown ha coinciso anche con la presenza di piste eccellenti, temperature perfette e abbondante innevamento nella maggior parte delle località dell'arco alpino. A differenza di altri comparti del settore turistico - ad esempio le città d'arte, messe completamente in ginocchio dal Covid 19 - quello invernale ha potuto lavorare nei due periodi clou della stagione, vale a dire a Natale-Capodanno e a Carnevale. Purtroppo, proprio quando la stagione era ancora pienamente attiva e diverse destinazioni stavano segnando interessanti incrementi di presenze e fatturato (tra il +8% e il +17%), gli impianti hanno dovuto chiudere: dal 10 marzo le destinazioni montane si sono spente portando il dato di fine stagione in negativo, con riduzioni a doppia cifra. Emerge dal consuntivo 2019/2020 di Skipass Panorama Turismo di Jfc. Complessivamente, questa stagione invernale ha segnato una riduzione delle presenze - dato nazionale - del -19,1%, con una riduzione degli arrivi ancora più marcata, pari al -20,9%. Per quanto riguarda il fatturato dell'intero comparto - nel suo complesso territoriale - lo stesso ha registrato un decremento leggermente inferiore, pari al -16,3%. Sulla base di questi indicatori di carattere generale, il consuntivo della stagione invernale 2019/2020 risulta quindi nettamente inferiore rispetto alla passata stagione invernale, con variazioni in negativo decisamente rilevanti. Secondo Skipass Panorama Turismo si attesta a 3 miliardi 751 milioni di euro il fatturato del sistema ospitale nella sua complessità di strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere con un decremento del -18,7%, pari a una perdita di fatturato (rispetto alla passata stagione invernale) di 862,8 milioni. E' di 3 miliardi 891 milioni di euro il fatturato dei servizi quali noleggio attrezzature, maestri di sci, skipass ed impianti di risalita vari, etc., vale a dire i servizi collegati alla pratica delle discipline sportive sulla neve con un calo del -14,9%, pari ad una perdita di fatturato di 681,4 milioni. E' pari a 1 miliardo 69 milioni l'ulteriore fatturato generato da altri servizi quali ristorazione, commercio, attività ricreative e di divertimento. Il decremento in questo caso è del -12,5%, pari ad una perdita di fatturato di 152,7 milioni. Il fatturato complessivo di questo importante sistema economico è sceso a quota 8 miliardi 712 milioni, segnando una perdita complessiva pari a 1 miliardo 696 milioni (-16,3%). Per quanto riguarda le presenze, le medesime sono calate complessivamente del -19,1%, con una più marcata riduzione per quanto riguarda i flussi stranieri (-22,1%) rispetto al decremento segnato dalle presenze nazionali, che hanno chiuso la stagione invernale con un -15,9%. (ANSA).

turismo / Ansa



Pronto il viaggio in bus da record: 20.000 km da Delhi a Londra in 70 giorni

Sembra quasi uno di quei bus Hop on-hop off onnipresenti nelle grandi capitali mondiali (e di questi tempi mezzi vuoti). Solo che su scala globale. Il progetto si chiama “Bus to London”, salvo evoluzione della pandemia è in programma per il prossimo maggio e l’ha messo in piedi la società specializzata Adventures Overland. Si tratterà della linea di autobus più lunga del mondo: un’impresa che attraverserà 18 paesi nel giro di 70 giorni. Effettuando ovviamente fermate e soste anche di un giorno che daranno l’occasione ai fortunati passeggeri di scendere e visitare le decine di città attraversate, risalire e proseguire. Partenza da Delhi, in India, destinazione Londra.
 
Una traversata epica da 20mila chilometri che in qualche maniera ricorda la storica “Hippie Trail”, la popolare avventura che dagli anni Cinquanta ai Settanta ha portato tanti europei (e australiani, giapponesi e americani) a imbarcarsi via terra verso l’Asia, e in particolare l’India. Anche se “Bus to London” proporrà ovviamente un giro diverso anzitutto perché opposto e poi perché interesserà la Cina per ripercorrere l’antica Via della seta fra Kyrgyzstan, Uzbekistan e Kazakhstan. Se l’”hippie trail” era una forma di turismo alternativo all’insegna del risparmio, la nuova impresa in cantiere è invece roba da ricchi: i biglietti, appena una ventina quelli in vendita per il primo viaggio, costeranno intorno ai 15mila euro. Non proprio i voli spaziali di Virgin Galactic ma neanche le traversate in autostop e negli ostelli a basso costo dei “baby boomer” in cerca del misticismo orientale.
 
Pronto il viaggio in bus da record: 20.000 km da Delhi a Londra in 70 giorni

Londra, Tower Bridge

In effetti gli organizzatori puntano anche a riallacciarsi a un’altra tradizione, quella dei tour organizzati in autobus dalle sigle Silver Express, Albert e Indiaman. Il più popolare, passato alla storia, fu quello messo in piedi nel lontano 1957 da Oswald-Joseph Garrow-Fisher sul mezzo battezzato appunto The Indiaman: partito da Londra il 15 aprile 1957 con venti passeggeri a bordo, il bus raggiunse Calcutta il 5 giugno successivo. Per poi rientrare nella capitale il 2 agosto seguente. All’epoca un biglietto di sola andata costava 85 sterline ma la rotta fu un po’ diversa da quella di “Bus to London”: attraversò Francia, Italia, Jugoslavia, Bulgaria, Turchia, Iran e Pakistan prima di raggiungere l’India. Stupisce che a nessun regista sia ancora venuto in mente di girarci un film.
 
La nuova scommessa, che gli organizzatori definiscono “il più lungo viaggio in autobus al mondo”, sarà certo complessa ma comunque all’insegna della massima comodità possibile: poltrone reclinabili in stile “business class” con ampio spazio per le gambe, connessione Wi-Fi, punti di ricarica, armadietti privati, sistemi di intrattenimento con porte Usb e ausiliarie e molte altre amenità a disposizione dei passeggeri. Insomma, quasi un’esperienza da viaggio aereo di lusso.
 
Pronto il viaggio in bus da record: 20.000 km da Delhi a Londra in 70 giorni
La stazione di partenza sarà quella di Delhi – per cui chi volesse imbarcarsi dovrà prima volare in India salvo acquistare un biglietto per il ritorno, ma a quel punto dovrà tornarsene a casa in aereo – e si punterà a Est, verso il Myanmar, prima di entrare in Thailandia per la tappa di Bangkok. Si guiderà poi verso Nord, per attraversare il Mekong e visitare il Laos. Ancora, si sconfinerà nello Yunnan cinese fermandosi nella megalopoli Chengdu (quasi 17 milioni di abitanti) attraversando il paese-continente, verso il deserto del Gobi e riconnettendosi a parte della via della Seta dopo la quale l’autobus dei record sconfinerà in Russia, fermando a Mosca, e attraverserà l’Europa dai Baltici a Bruxelles via Polonia, Repubblica Ceca e Germania. Dopo più di due mesi di viaggio, l’avventura si concluderà dunque nella capitale britannica. Ma anche in questo caso, come in quello dell’Indiaman, il bus tornerà alla base ripercorrendo l’itinerario al contrario.
 

“Bus to London” non nasce dal nulla. Ha alle spalle viaggi simili (ma in automobile, fra 2017 e 2019) ed è un progetto figlio degli indiani Sanjay Madan e Tushar Agarwal, già insigniti di diversi titoli dal Guinness World Record e dal Limca Book of record. Viaggiatori, travel blogger, coordinatori di esperienze simili, personaggi tv per Discovery Science & Turbo: la loro Adventures Overland, fondata nel 2012, è appunto specializzata in road trip intercontinentali, davvero in ogni angolo del pianeta dai deserti alle autostrade futuristiche fino alle catene montuose: “Nei nostri viaggi, incontrerai te stesso”, dicono i due fondatori. Intanto, conviene consultare il programma di viaggio dettagliato, diviso in quattro parti, acquistabili anche separatamente e a prezzi inferiori. Ma la priorità a bordo ce l’avrà chi deciderà di salire a Delhi e scendere a Londra. 

Repubblica Viaggi

Vacanze nell'anno più nero: dall'Ospitalità religiosa 17 mila notti low cost

 Vacanze nell'anno più nero: dall'Ospitalità religiosa 17 mila notti low cost

Repubblica Viaggi

Nel periodo in cui il settore turismo sta cercando un rilancio tutt'altro che semplice, il mondo dell’ospitalità di matrice religiosa si propone agli italiani con un’iniziativa dedicata a chi vuole conoscere un’accoglienza che privilegia la familiarità, il confronto e la convivialità. E la denominazione “Ospitiamo a braccia aperte” già chiarisce i sentimenti che animano i gestori delle strutture partecipanti, pur con tutte le precauzioni dovute all’emergenza sanitaria.

Sono circa diciassettemila le notti messe a disposizione con lo sconto del 30%, nei weekend da ottobre a marzo dal Trentino alla Sardegna, dal Piemonte alla Sicilia, senza tralasciare mete classiche. A cominciare, ovviamente, da Roma. Chiunque potrà toccare con mano l’esperienza di soggiorno offerta dalle strutture religiose e non profit.

Vacanze nell'anno più nero: dall'Ospitalità religiosa 17 mila notti low cost

Hotel Aurora. Peio (TN)

Obiettivo dell’iniziativa, patrocinata dall’Ufficio nazionale CEI per la Pastorale del Tempo libero, Turismo e Sport, guidato da Don Gionatan De Marco, è “mostrare uno dei tanti volti belli della Chiesa” per ridare impulso a realtà di accoglienza poco conosciute e slegate dai circuiti commerciali. Strutture ricettive che fanno capo al portale ospitalitareligiosa.it e che si rivolgono a chi vuole trascorrere un weekend di serenità o a chi sta progettando futuri soggiorni per i propri gruppi di riferimento. Il tutto senza dimenticare i fini caritatevoli, missionari e di sostegno a cui gli introiti sono destinati.

Realizzata dall’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, l’iniziativa vede la collaborazione di importanti realtà del mondo religioso e laico, come il CITS (Centro Italiano Turismo Sociale), il CTG (Centro Turistico Giovanile) e il CNEC (Centro Nazionale Economi di Comunità).

L’elenco delle disponibilità è in continuo aggiornamento ed è già online sulla pagina specifica del portale ospitalitareligiosa.it, nella sezione delle Offerte Speciali, con tanto di mappa interattiva.

Natura & arte: un itinerario tra i musei "en plein air" del Belpaese

 Natura & arte: un itinerario tra i musei "en plein air" del Belpaese

Repubblica Viaggi

Da Todi al Pollino, dal Grossetano alla Val Gardena. Un viaggio alla scoperta dei parchi dedicati alla mostra di opere di scultura o installazioni d'autore. All'insegna della lentezza

"E poi, ho la natura e l’arte e la poesia, e se questo non è sufficiente, che cosa posso volere di più?" Lo diceva Vincent van Gogh, lo penserete anche voi visitando uno dei Parchi en plein air sparsi in tutta Italia che ospitano sculture e installazioni da ammirare in paesaggi d'eccezione. I primi sono nati negli anni Sessanta, ma continuano a spopolare e soprattutto in questo periodo di Covid-19, complice il distanziamento fisico e il clima mite, sono un piacere da girare. Per molti non si paga il biglietto d'ingresso e sono aperti ventiquattro ore su ventiquattro.
 
È un vero e proprio museo a cielo aperto Braida Copetti a Premariacco, a una decina di chilometri da Udine. Un sorprendente Parco Sculture - “braida” in friulano è il podere annesso alla casa colonica con la vigna, i sentieri e gli alberi da frutta - creato di recente, nel 2018, dopo dieci anni di ricerca, grazie all’amore per l’arte di una famiglia di antiquari. Tutto scaturisce da un lavoro di ricerca parallelo all’attività della Galleria d’arte dei Copetti: le opere di grandi dimensioni difficili da tenere in galleria, sono state portate all’aperto. La raccolta muta e si arricchisce di continuo: se una scultura viene venduta non si vede più, ma al suo posto ce ne sarà un'altra, oltre a venticinque sculture che costituiscono la collezione permanente. Si gira tra alberi da frutto, gelsi, carpini, roseti e ciliegi, fermandosi di qua e di là per ammirare le varie opere, vedere da vicino la brillantezza dell’acciaio, cogliere l'incisione di un masso. Ci sono Giacomo Manzù e Mario Negri, ma anche Pinuccio Sciola, l'artista delle pietre sonore, oltre a scultori di fama internazionale come Dušan Džamonja. Fino al 20 settembre, si può godere anche della mostra "Organismi en plein air. Kim Seung Hwan” che espone alcuni lavori dell'artista coreano visibili per la prima volta. In totale ci sono venti opere fatte con diversi materiali (bronzo, pietra, acciaio) e intitolate tutte Organism, tranne i due inediti, lunghi otto metri e larghi quattro: curiosamente e a dispetto della mole si chiamano “nuvole”, Clouds-Organism. Il Parco è sempre aperto su appuntamento (tel. numero 392 5598729) con accesso gratuito.
 

Il Giardino di Kränzelhof, a Cermes, in Alto Adige, è un luogo speciale in cui natura e creatività umana si incontrano, un posto dalla particolare atmosfera in cui vivere la sorpresa e l’inatteso, verso cui l’animo umano è naturalmente ricettivo. A volerlo il Conte Franz Von Pfeil, proprietario della tenuta vinicola Kränzel, una personalità piuttosto riservata e culturalmente rappresentativa, testimone vivente del fermento creativo di questa zona (siamo nei dintorni di Lana) e amante dell’arte e della natura. Ha deciso di dedicare due degli ettari che erano destinati alla tenuta vinicola per realizzare un suo sogno personale: la creazione di un giardino, in continua evoluzione, aperto a ogni nuova idea. La sua volontà è che ciascun visitatore possa dare una libera interpretazione delle parti di cui è costituito il giardino e che possa anche trovare una direzione da seguire, un’ispirazione per la propria vita. Ogni angolo offre un’esperienza particolare. Così in questo ampio spazio si alternano installazioni e sculture di artisti contemporanei (Elisabeth Pfeil; Leonard Schlögel, Sigi Geiser, Gianluca Ranzi solo per fare qualche nome) a un laghetto e una grotta, oltre a terrazze e labirinti, uno a spirale e un altro fatto di viti al suo centro. Qui il vento suona la sua musica. Diverse campane risuonano in diverse note. Numerosi sentieri, lastricati e non, collegano tutte queste parti fra di loro. In totale sono sette i giardini: il giardino Labirinto che vorrebbe ricordare un cervello umano, il giardino della Fiducia, il Teatro, il giardino della Sensualità, il giardino dell’Amore, il prato delle Feste e il giardino Ying e Yang. E poi si può fare una sosta golosa all'annesso ristorante Miil che si basa sulla realizzazione di un altro sogno del Conte: assomigliare a un’astronave aliena, per degustare sapori mai sentiti prima. Con ingresso a pagamento, è visitabile fino a fine novembre tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.
 
Il Parco di Beverly Pepper è un'altra esperienza da vivere: un'immensa area verde, incastonata nel centro storico del borgo umbro di Todi, nella quale è stato costruito un percorso artistico-naturalistico, che permette di godere dell'interazione fra genio creativo, contesto urbano e panorami sul paesaggio circostante. Sedici grandi sculture distribuite su due ettari, con vari materiali dal ferro all'acciaio inox, passando per la pietra. A ideare il Parco era stata la celebre artista statunitense, scomparsa il 5 febbraio scorso all'età di 97 anni. Dal 1972 Beverly Pepper aveva fatto di Todi la sua seconda patria, sede di vita e lavoro. Per questo ha voluto donare alla cittadinanza alcune delle sue opere. Lei personalmente ha costruito il percorso di visita e deciso dove collocare le sculture, dopo uno studio approfondito sulle visuali e sulla situazione orografica, fedele al concetto base della ricerca dell'artista: il rapporto tra opera d'arte e luogo di fruizione. La grande area verde nella quale si sviluppa il parco congiunge due importanti punti della città: il Tempio rinascimentale di Santa Maria della Consolazione e la chiesa di San Fortunato, passando per la Rocca, punto più elevato del centro storico di Todi. Tra le opere esposte, alcune di quelle che più hanno contribuito a fare di Beverly Pepper una delle scultrici contemporanee più note in tutto il mondo, come le due San Martino Altars (1993) e la riedizione delle Todi Columns, quattro sculture monumentali alte dagli 8 ai 12 metri, che nel 1979 erano state collocate al centro della tuderte Piazza del Popolo. Accesso libero, con anche visite guidate gratuite (tel. 346 5147236; fondazioneprogettibeverlypepper.com).
 

Natura & arte: un itinerario tra i musei "en plein air" del Belpaese

Parco Todi Fondazione Beverly Peper

È un piccolo Paradiso il giardino di Daniel Spoerri vicino a Seggiano (Grosseto), un paesino maremmano sulle pendici del Monte Amiata, del resto nelle mappe antiche questo luogo era denominato "Paradiso", forse per il clima mite che favorisce una vegetazione rigogliosa di numerose specie. Voluto dall'artista svizzero Daniel Spoerri negli anni Novanta, ospita centotredici installazioni di cinquantacinque artisti su un territorio vasto circa sedici ettari, ricchi di bosco, macchia mediterranea ed olivi. Alcune sono nascoste all’ombra di fitti boschetti, come "Il Galletto e la Mantide irreligiosa" di Daniel Spoerri; altre attirano lo sguardo da lontano, come l’olivo parzialmente dorato di Dani Karavan ("Adamo ed Eva").  Altre opere si confrontano con la mitologia ("Venere e Davide tra i respingenti" di Pavel Schmidt), o richiamano l’astrologia (l’intera opera astrologica di Eva Aeppli). Le opere più curiose sono l’installazione "Dies Irae" di Oliver Estoppey con tre suonatori di tamburo e ben centosessanta oche in cemento e il "Sentiero murato labintiforme" dello stesso Spoerri. Non manca la presenza delle opere interattive, per esempio la scultura sonora di J. R. Soto e l’installazione in bronzo "Chambre No.13" che affascina e riesce a confondere i sensi.
Il giardino, con ingresso a pagamento, è aperto dal giovedì alla domenica, dalle 10.30 alle 1730.
 
Nel Parco del Pollino in Basilicata, grazie al progetto Arte Pollino ci si può immergere in un vasto patrimonio artistico permanente, con opere realizzate da artisti di fama mondiale. Da non perdere la RB Ride dell'artista tedesco Carsten Höller, una “giostra” colorata con seggiolini che girano in cerchio e allo stesso tempo si inclinano verso il suolo, composta da dodici navicelle con dodici braccia e posizionata quasi a strapiombo su una collina. Ci si può anche salire per ammirare il panorama circostante e  rappresenta uno strumento per recuperare il valore del tempo, della riflessione e della contemplazione. Tra le altre opere il "Teatro vegetale" di Giuseppe Penone nel quale la natura è protagonista assoluta: ha la forma di un cerchio dal diametro di 125 m, fatto di elementi naturali, alberi, cespugli, pietre. Ancora "Earth Cinema" di Anish Kapoor, un taglio scavato nella terra (45 m di lunghezza), in cui si può entrare dai due lati. All’interno una lunga feritoia permette di “vedere” il paesaggio, sentendosi parte di esso. L’opera apre un nuovo punto di vista artistico sul territorio, invitando lo spettatore a osservarlo dal di dentro.
 

Natura & arte: un itinerario tra i musei "en plein air" del Belpaese

Biennale Gherdëina

Infine, ci sono eventi che permettono di stare all'aria aperta e di vivere l'arte a trecentosessanta gradi come la biennale Gherdëina, curata da Adam Budak di Praga, in corso fino al 20 ottobre, che si tiene in Val Gardena, nel cuore delle “montagne pallide” delle Dolomiti, e in vari altri luoghi della città di Ortisei, tra cui l’Hotel Ladina ormai dismesso. L'edizione porta il titolo “– a breath? a name? – the ways of worldmaking” (“– un respiro? un nome? modi di fare il mondo”), e vede una significativa svolta poetica nei confronti delle esigenze vitali fondamentali dell’interazione umana, quali l’atto del respirare e la volontà di dare un nome agli oggetti. In programma workshop, artist talk, conferenze con un focus sulla resilienza che cultura e natura garantiscono.

Brasile, l'arcipelago da sogno riapre ai turisti: ma solo quelli che hanno già incontrato il virus

 La singolare scelta di Fernando de Noronha: per accedere all’isola servono un sierologico positivo a IgG effettuato non oltre tre mesi prima dell’arrivo oppure un test molecolare, anche questo positivo, ma risalente a oltre venti giorni prima

Brasile, l'arcipelago da sogno riapre ai turisti: ma solo quelli che hanno già incontrato il virus

Repubblica Viaggi

In molti paesi del mondo, specialmente negli stati insulari dipendenti in modo pressoché assoluto dal turismo, le porte per i viaggiatori internazionali cominciano a riaprirsi sul serio. Si va dalle Maldive ad Anguilla, dalle Bahamas ad Antigua e Barbuda passando per Barbados o per la Repubblica dominicana, solo per citarne alcuni. In quasi tutti i casi occorre presentare l’esito negativo di un tampone effettuato da tre a cinque giorni prima dell’approdo nel paese e, in alcune situazioni, rassegnarsi a una pur gradevole quarantena. Nel complesso, dunque, la logica è proprio quella della massima garanzia in chiave di negatività: entra appunto chi possa testimoniare, test alla mano, di essere negativo a sars-Cov-2.
 
Tutto il contrario all’arcipelago brasiliano Fernando de Noronha, che appartiene amministrativamente allo stato di Pernambuco, quello che ha per capitale Recife, nel nord-est del gigante sudamericano. Le 21 isole situate a 350 chilometri dalle coste della madrepatria, nel pieno dell’oceano Atlantico, godono di una spiccata autonomia: costituiscono un distretto statale dotato dunque di un proprio statuto, con una certa libertà amministrativa e finanziaria. A questo si deve, forse, la decisione sulle singolari procedure di riapertura al turismo internazionale dallo scorso primo settembre, dopo oltre cinque mesi di lockdown assoluto. Nell’affascinante arcipelago, infatti, la logica è opposta a quella in vigore in buona parte del mondo: può entrare solo chi possa testimoniare di essere stato positivo al virus.
 

Brasile, l'arcipelago da sogno riapre ai turisti: ma solo quelli che hanno già incontrato il virus

Lo spiega il bollettino del governo nel quale vengono esposte le misure per consentire l’accesso ai turisti. Oltre al pagamento della tassa di conservazione ambientale i turisti dovranno trasmettere entro 72 ore dalla partenza i risultati – positivi - di uno fra questi due test: un sierologico che dimostri la presenza di immunoglobuline G (IgG) effettuato non oltre 90 giorni prima dell’arrivo all’aeroporto Carlos Wilson sull’omonima isola principale dell’arcipelago atlantico (nonché la più stesa e l’unica abitata); oppure un test molecolare positivo ma effettuato oltre venti giorni prima dell’arrivo. Evidentemente le autorità, pur assumendosi dei rischi, danno per assunto che un positivo di oltre venti giorni prima che non sia sintomatico non costituisca più un pericolo di contagio. Chissà cosa ne pensa l’Organizzazione mondiale della sanità. Non sembra necessario nient’altro: non testi rapidi all’arrivo, che anzi non sono ritenuti validi da parte dei viaggiatori, né un tampone negativo poco prima della partenza. Le immunoglobuline G, occorre ricordarlo, sono gli anticorpi che si legano al virus impedendogli di entrare in contatto con le cellule e vengono prodotte dopo due o tre settimane dall’infezione, garantendo un’immunità di durata senz’altro prolungata (ma sulla quale, nel caso di Sars-Cov-2, non c’è ancora certezza assoluta).
 
Si tratta solo della prima fase del graduale processo di riapertura dell’arcipelago nello stato di Pernambuco, santuario ambientale terrestre e marino oltre che patrimonio mondiale dell’Unesco. Un luogo selvaggio, dove il turismo è già di solito contingentato a poche centinaia di persone in contemporanea che si aggiungono ai 3mila residenti, che ospita oltre 230 specie di pesci e molluschi e 40 di uccelli marini, scorci segreti, baie più protette come quelle che affacciano sul “mar de dentro” (la parte dell’isola che guarda alle coste brasiliane) o più battute dai venti come la Baia de Lao nel “mar de fora” ed entroterra tagliati da percorsi naturalistici. In tutto lo stato, e dunque anche a Fernando de Noronha, le spiagge, prima accessibili solo fino alle 4 del pomeriggio, sono per esempio ora aperte a gruppi fino a dieci persone e senza limiti di orario. Ristoranti, bar e locali possono lavorare al 50% della capienza, i trasporti pubblici sono ripartiti così come le celebrazioni religiose e gli eventi sportivi. Hanno riaperto anche saloni di bellezza, palestre e altri esercizi. Le mascherine sono obbligatorie in pubblico e chiunque manifesti sintomi deve notificarlo alle autorità dell’arcipelago. “Sull’isola non si verifica trasmissione comunitaria da molto tempo – ha spiegato il segretario alla Salute del Pernambuco, André Longo, alla Reuters – dobbiamo fare in modo che prosegua in questo modo. Ovviamente il passo che compiamo è compiuto con un occhio alla sicurezza e alle attività economiche dell’arcipelago”.