Vasco Rossi a Rimini, 'raddoppiano' le date del concerto


Rimini 16 marzo 2023 - Le date di Vasco Rossi a Rimini 'raddoppiano'. Giovedi 1 giugno, il giorno prima del concerto allo stadio 'Romeo Neri' con cui il Komandante aprirà il suo tour, per tutti gli iscritti al Blasco fan club sarà possibile assistere alle prove generali con il soundcheck. Un'occasione da non perdere per i fedelissimi di Vasco. Il giorno dopo, il 2 giugno, tutti allo stadio per la dara zero del tour. Già tutti venduti i 21mila biglietti messi a disposizione da Live Nation per il concerto. Dopo l’annuncio del concerto del 2 giugno allo stadio di Rimini, gli albergatori della Riviera sono stati presi d’assalto dalle richieste dei fan. Centinaia di telefonate agli uffici Iat. Rinaldis (Aia): “Prepariamoci a fare il botto”.
Il Resto del Carlino

Ai Musei San Domenico di Forlì due secoli di intersezioni tra arte e moda

L’esposizione indaga l’abito che modella, nasconde, dissimula e segna il corpo; segno di potere, di riconoscimento, di protesta

Se l’abito fa l’artista (e viceversa)

Forlì

È di vecchia data il flirt fra arte e moda. Poi, via via nel tempo, il rapporto si è consolidato trasformandosi in un matrimonio di fatto (e di interesse, secondo Achille Bonito Oliva). A sancire l’unione ci ha pensato nel 1996 Germano Celant con il megaprogetto denominato “Il tempo e la moda” organizzato a Firenze con l’obiettivo di assegnare alla moda quel titolo nobiliare che gli avrebbe consentito l’ingresso ufficiale nel consesso delle arti. E ciò, aveva sentenziato Celant, in quanto «il colpo di forbice è simile al colpo di pennello, entrambi isolano con decisione assoluta una forma o una figurazione, marcano una superficie che genera una realtà». Che, più o meno, è come la pensava Oscar Wilde secondo cui «o si è un’opera d’arte o la si indossa». Passando attraverso i principali movimenti artistici del Novecento, la mostra era una carrellata sugli autori più in vista dell’espressività contemporanea che hanno interpretato l’abito come una seconda pelle, superficie cromatica e volumetrica sulla quale tessere l’opera. Non solo. Una delle sezioni del progetto, curata direttamente da Celant, si spingeva oltre, chiamando in causa moda e arte per una collaborazione sperimentale che vedeva coinvolte un gruppo di coppie stilista-artista (Gianni Versace-Roy Lichtenstein, Miuccia Prada-Damien Hirst, Karl Lagerfeld-Tony Cragg, per esempio), ciascuna autrice di un’opera a quattro mani.

L’evento fiorentino, tra appuntamenti mondani e qualche innocuo fuori programma a tempo determinato, aveva anche il non secondario compito di scuotere una città ingessata nella propria storia, puntando sul rapporto tra arte e moda, per riaffermare la propria identità culturale e ribadire nello stesso tempo il diritto di partecipare ai banchetti del presente.

Questa esposizione dedicata a “L’arte della moda. L’età dei sogni e delle rivoluzioni. 17891968” allestita a Forlì ai Musei San Domenico (fino al 2 luglio, catalogo Dario Cimorelli Editore), che interviene sullo stesso tema affrontato da Celant, non ha ambizioni del genere. Intendiamoci, non che gli organizzatori forlivesi non siano stati attenti e sensibili all’aspetto dell’audience, anzi («somiglia a un vero e proprio kolossal», hanno detto della mostra), ma l’argomento è stato trattato con enfatica problematicità senza calcare la mano sugli effetti speciali che non siano quelli legati all’imponente numero e alla qualità delle opere esposte provenienti da collezioni pubbliche e private, dai musei più prestigiosi del mondo e dalle più importanti case di moda.

La mostra, diretta da Gianfranco Brunelli e curata da Cristina Acidini, Enrico Colle, Fabiana Giacomotti e Fernando Mazzocca, attraverso trecento opere tra quadri, sculture, accessori, abiti d’epoca e contemporanei indaga, lungo un percorso cronologico e tematico (l’apertura è affidata all’allegoria dell’arte della tessitura del grande dipinto di Tintoretto Atena e Aracne), gli stili, i materiali, il sistema di comunicazione e di rappresentazione della moda dipinta, ritratta, scolpita, realizzata da grandi artisti e stilisti (tra i primi si incrociano, tra gli altri, Matisse, de Chirico, Picasso, Hirst, Fontana, Mondrian; tra i secondi si va da Armani a Ferragamo, da Dior a Prada, da Balenciaga a Gucci).

Ecco allora l’abito che modella, nasconde, dissimula e segna il corpo. L’abito come segno di potere, di ricchezza, di riconoscimento, di protesta. Come cifra distintiva di uno stato sociale o identificativa di una generazione. L’arte come opera e comportamento, come racconto e spirito del tempo. È il riflesso di un’epoca, infatti, quello evocato nella seconda metà del XVIII secolo dagli abiti riportati nei ritratti dipinti da George Romney e Joshua Reynolds che documentano il gusto e la predilezione per forme semplici e naturali espresse da una società aggiornata ed evoluta come quella inglese. I tessuti, le fogge, le pieghe diventano motivi dominanti di una pittura di luce, basata più sulle atmosfere e sul colore, che sul disegno, aprendo gli orizzonti della modernità. Così che la sobria praticità della moda inglese si diffonde in tutta Europa trasformandosi, anche per la nascita dei negozi, in oggetto di consumo sempre più diffuso.

La testimonianza di tali trasformazioni tra la fine dell’Ancien Régime, la Rivoluzione francese e gli anni dell’Impero, la ritroviamo nella produzione ritrattistica di Antoine-Jean Gros e Francois-Xavier Fabre che restituiscono il sapore di una società trasformata dalle ambizioni dei nuovi protagonisti che succedono a quell’aristocrazia che la Rivoluzione aveva fatto uscire di scena. E se poi gli anni del Romanticismo vedono come protagonisti della rappresentazione pittorica della moda, da una parte Francesco Hayez fino alla metà dell’Ottocento e in seguito, sul versante francese, James Tissot, che documentano l’evoluzione della figura femminile in un abbigliamento dipinto con straordinaria materialità e nitore, il Novecento è caratterizzato dalle Avanguardie, a partire dal 1905 con l’Espressionismo.

Agli artisti di quel movimento si ispirano stilisti come Paul Poiret che con le sue figure allungate, estenuate dai colori che appaiono abbacinanti e, in seguito, è quasi in parallelo con la nascita del Cubismo che cresce nella moda l’esigenza dell’impiego di forme geometriche, linee spezzate e lamellari. Nel clima di Picasso nasce Coco Chanel che riscrive da cima a fondo l’immagine della figura femminile con l’accuratezza matematica delle forme euclidee ed è a questa tendenza a geometrizzare l’abito che viene fatta risalire risalire ufficiosamente la nascita del Minimalismo in moda.

Negli anni Venti e Trenta è ancora più stringente il rapporto tra arte e moda. Dapprima ne è artefice la stilista Elsa Schiaparelli che stabilisce un vero e proprio sodalizio con alcuni maestri del Surrealismo ricavandone molti spunti di creatività. Con il Futurismo la moda viene ritenuta addirittura indispensabile perché tramite le sue fogge e i suoi colori può “propagare” un’idea così che Giacomo Balla parla di Vestito Antineutrale in una pubblicazione in cui detta alcune regole sull’abbigliamento futurista.

E mentre negli anni Quaranta e Cinquanta sono l’Informale e l’Espressionismo astratto a influenzare la moda “estrema” di Balenciaga e del primo Dior con la sua linea “a corolla”, gli anni successivi segnano prepotentemente l’entrata in scena della Pop art, che cerca l’incontro dell’arte con il contesto di massa, e del Made in Italy che lancia il Bel paese come la patria di riferimento del gusto e dello stile.

Garda al vertice del turismo italiano: 6 paesi nella Top 10


A poche settimane dalla Pasqua e dunque dal via della stagione turistica sul Garda, alcuni dati del XXV Rapporto sul Turismo Italiano 2020-2022 del Cnr-Iriss confermano e accentuano tendenze che fanno del più grande lago italiano il territorio più attrattivo dal punto di vista turistico delle tre regioni su cui insiste, (Lombardia, Trentino, Veneto) e una delle principali mete italiane e internazionali. La riprova? Ben 11 comuni gardesani compaiono tra le 30 località con il maggior numero di presenze (primi 10 per ciascuna regione). Nella graduatoria sono comprese ovviamente le grandi città come Venezia, Milano, ma anche Verona e Brescia.
Tra i dieci comuni lombardi in classifica generale, sei si affacciano sul lago di Garda

Si tratta di Sirmione (4°), Limone (5°), Desenzano (6°), Manerba (7°), San Felice (8°) e Moniga (10°). Milano è ovviamente al primo posto nella classifica per valori assoluti. Sulle altre sponde del lago, Riva e Arco la fanno da padrone in Trentino-Alto Adige. Riva è al primo posto assoluto.

In Veneto invece sono tre fra i primi dieci: Lazise, Peschiera del Garda e Bardolino.
Sei località del Garda tra i primi 50 comuni turistici in Italia

A livello nazionale inoltre, secondo i dati Istat 2021, tra i primi 50 comuni turistici 6 sono gardesani: Lazise, Bardolino, Riva, Malcesine, Sirmione e Limone.

Non è quindi un caso se la Comunità del Garda nel 2022 ha creato l’Osservatorio nazionale per il turismo in collaborazione con l’Università Cattolica di Brescia: in queste prime settimane dell’anno la struttura è entrata nella fase operativa, con la nomina da parte del rettore Franco Anelli, del consiglio direttivo, composto da Giovanni Gregorini (direttore) e Massimo Scaglioni (professore) dell’Università Cattolica, Pierlucio Ceresa, segretario generale della Comunità del Garda, Giovanni Panzeri e Maria Paola Pasini, rispettivamente direttore e ricercatrice della Cattolica. Patrizia Avanzini, ex sindaco di Padenghe, è stata inoltre indicata quale designato di presidenza per l’Otg. Gli obiettivi del 2023 si identificano nel progetto di ricerca sotto la guida di Valerio Corradi sulle «Tendenze della domanda turistica sul lago di Garda».

bresciaoggi.it

Associazione denuncia, 'a Termoli niente hotel per disabili' Il Tulipano di Sassuolo, 'impossibile organizzare una gita'

- "Siamo stati rifiutati da diversi hotel di Termoli perché del nostro gruppo fanno parte anche sei persone con disabilità.

Abbiamo contattato direttamente gli hotel, ma ci hanno detto sempre che le strutture non erano accessibili".

È la denuncia, riportata oggi dalla Gazzetta di Modena, che fa l'associazione di pubblica assistenza 'Il Tulipano', operativa a Sassuolo, in provincia di Modena.
    Come spiega la presidente Graziella Venturelli, 'Il Tulipano' proprio in questi giorni sta organizzando un viaggio per i primi di settembre verso le isole Tremiti, con 'base' a Termoli, nonostante gli annunci sui siti web, però, la presenza di sei persone con disabilità nel gruppo ha costretto l'associazione a valutare il cambio di destinazione a fronte dei diversi no che avrebbe incassato: "La verità - continua Venturelli - è che i nostri gruppi non sono visti bene".
    Ora l'associazione si sposterà a Vasto Marina, provincia di Chieti, in una struttura che ha accolto la richiesta. "Organizzo gite da più di vent'anni - termina Venturelli - mi è già capitato di sentirmi dire di no, ma non mi era mai successo di dover andare altrove per la mancanza di strutture accessibili".
    (ANSA).