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Napoli e Firenze, rete città d'arte per Expo Dubai



"A Expo Dubai l'Italia porterà la creatività, la bellezza che possono unire le persone mettendo al centro i talenti e i mestieri. Su questo i territori saranno protagonisti e stanno rispondendo in maniera straordinaria e spontanea". Così Paolo Glisenti, commissario generale per l'Italia per Expo 2020 di Dubai, spiega la connessione delle città d'arte italiane nell'avvicinamento all'Expo degli Eau. Un avvicinamento che fa tappa in questi giorni a Napoli, nell'ambito del Festival delle Luci, che ospita un confronto tra Napoli e Firenze, due delle città che saranno protagoniste del padiglione italiano a Dubai ma anche di tante iniziative collaterali. "La rete si allarga - dice ad ANSAmed Glisenti - abbiamo questa iniziativa a Napoli, ma anche altre a Catania, a Treviso.

Firenze si è molto attivata, il sindaco del capoluogo toscano è entusiasta e ci ha portato molte idee. E' straordinaria questa spontaneità di città d'arte che hanno intuito la valenza della partecipazione italiana a Dubai". L'Expo a Dubai mette al centro il mondo arabo e l'Italia non potrà che sottolineare il proprio ruolo nel Mediterraneo: "E' chiaro - conferma Glisenti - che soprattutto le città mediterranee dell'Italia saranno centrali.

La nostra presenza sarà fortemente legata a ruolo dell'Italia nel Mediterraneo, quindi il Napoli avrà un ruolo importante. La creatività napoletana è frutto della tradizione, della storia, ma è anche segno di contemporaneità di pensieri, culture, talenti del Mediterraneo. E questo condensa l'essenza del progetto italiano per Expo Dubai. In questi giorni il Festival delle Luci a Napoli mette in gioiosa connessione diverse piazze cittadine, lo stesso collegamento spontaneo che creeremo tra le città per Expo. Ricordiamoci che avremo l'opportunità di mettere in mostra la capacità tutta italiana di mettere insieme diverse creatività e competenze da luoghi diversi, per produrre innovazione, sviluppo e crescita culturale e sociale". Un'opportunità unica visto che a Dubai per Expo sono attesi 25 milioni di visitatori, per la maggioranza 20-30nni da tutta l'Asia, dai Paesi Arabi, dall'Africa Settentrionale. "Sarà davvero un'Expo universale - afferma Glisenti - e c'è grande aspettativa del mondo arabo verso quello che l'Italia rappresenta dal punto di vista culturale, politico, diplomatico, artistico. L'Italia in momenti difficili come questo sullo scacchiere mondiale è vista come un ponte di dialogo e di rapporto pacificante. Colgo un'aspettativa fortissima che ci impone una partecipazione di grande qualità, che mostri l'eccellenza italiana legata alle idee di cui gli arabi sono attenti osservatori, anche in un campo imprenditoriale simile al nostro, fatto di piccole imprese". Un'occasione a cui l'Italia si avvicinerà grazie anche alle città, nel segno del Mediterraneo: "Avranno un ruolo importante - ribadisce Glisenti - e lo avranno da adesso al 2020, lungo percorso di eventi in Italia e nel Mediterraneo, che sarà come portare una torcia olimpica italiana". (ANSAmed).

Rockefeller, asta record: oltre 800 mln Una tela di Picasso e Ninfee di Monet i lotti più cari




(ANSA-AP) - NEW YORK, 12 MAG - La vendita dell'imponente collezione di arte e altri tesori di Peggy e David Rockefeller ha stabilito un nuovo record mondiale: con 828 milioni di dollari, si attesta come la più costosa asta di oggetti appartenuti a un singolo proprietario di sempre.
    Il precedente record era di 'soli' 484 milioni, raccolti con la vendita a Parigi della tenuta dello stilista Yves Saint Laurent, avvenuta nel 2009.
    L'oggetto venduto alla cifra più alta è un dipinto di Picasso, una ragazza con un cesto di fiori, battuto a 115 milioni di dollari. Subito dietro, con 84 milioni, una tela di Monet raffigurante le sue famose ninfee.
    Christie's, che ha curato la vendita, ha piazzato tutti gli 893 lotti che componevano il tesoro dei Rockefeller. L'asta non è però ancora finita: online è ancora possibile acquistare gli articoli meno costosi, come gemelli e fermasoldi.

Moireau in Sicilia, acquerelli per nuovo Grand Tour

Una delle opere di Fabrice Moireau che sara' in esposizione a Roma a Palazzo Cipolla dall' 8 maggio  al 22 luglio, in occasione della mostra In

PALERMO - Dai tetti di Parigi che lo hanno reso famoso alla natura e ai paesaggi senza tempo della Sicilia, sulle tracce degli antichi viaggiatori del Settecento che in Italia cercavano il senso del bello tra le rovine del passato, i monumenti greci e romani, i capolavori della pittura e della scultura in una immersione totale nella storia dell' arte da cui uscivano cambiati profondamente. Fabrice Moireau, considerato uno dei maggiori acquarellisti del mondo, ha ripetuto due secoli e mezzo dopo la stessa esperienza spostandosi nell' isola con uno zaino in spalla, pennelli, matite, tavolozza, fogli bianchi e sgabello pieghevole. Il risultato di questo nuovo Grand Tour che lo ha impegnato nell' arco di due anni sono quasi 400 opere, concesse dalla Fondazione Dragotto, esposte a Roma a Palazzo Cipolla dall' 8 maggio al 22 luglio, dopo il successo ottenuto a Palazzo Reale di Palermo. Alla carrellata di lavori dell' artista francese si affianca il racconto di Lorenzo Matassa, magistrato scrittore. Immagini e parole, quindi, sulla scia di quanto fece nel 1787 Johann Wolfgang Goethe durante il suo celebre Viaggio in Italia raccontato con le illustrazioni di Christoph Heinrich Kniep.
    In "Sicilia, il Grand Tour", la mostra realizzata dalla Fondazione Cultura e Arte in collaborazione con la Fondazione Federico II, scorrono scorci suggestivi e angoli nascosti di grande suggestione. Riserve naturali, siti archeologici, le isole minori, e castelli negli acquerelli di Moireau affascinano per l' attenzione al particolare. Il paesaggio prende forma con macchie di colore, tonalità calde e avvolgenti, tagli di luce e ombre di grande effetto. Tra i tanti, colpiscono l' occhio il teatro greco di Taormina, la cattedrale di Monreale descritta con attenzione minuziosa, uno dei templi della Valle di Agrigento, il Santuario di Tindari. Difficile dire quale scenario lo abbia rapito più degli altri. Ammette però che a dargli emozioni particolari è stato il tempio di Segesta, descritto "come una farfalla rimasta poggiata lì da secoli".
    "Ho percorso l' isola a zig-zag, incontrando una terra impressionante e affascinante per la bellezza - ha detto il maestro di Blois, 56 anni -. La Sicilia è un piccolo continente con paesaggi e persone straordinarie. I siciliani sono speciali, pensano il mondo in modo filosofico". Moireau si definisce "pittore impressionista, disegno un paesaggio o un soggetto in un momento preciso con quella luce, e anche se sono famoso, lavoro nell' ombra, da solo. Mi sento di un altro secolo". E racconta un aneddoto del suo lavoro sul campo: "A Ispica ero alle prese con una chiesetta rupestre. Un contadino su una vecchia auto si è fermato e mi ha detto: 'Lo sai, qui si è fermato Goethe per fare un disegno. Mi raccomando...".
    "Il Mediterraneo è il mare da cui tutto è nato - ha detto Emmanuele Emanuele, presidente onorario della Fondazione Cultura e arte - ha consentito l' osmosi tra le civiltà e il dialogo tra le genti. Sono convito che alla Sicilia debba essere riconosciuto il ruolo di capitale del Mediterraneo". Lorenzo Matassa ha descritto la Sicilia con passione. "Mi sono commosso fino al pianto - ha detto - nel vedere le immagini della mia terra lontana dagli stereotipi di violenza e di morte. In questi acquerelli ritroviamo la capacità di emozionarci. Questa è la terra delle domande, ci costringe ad entrare nel luogo più profondo della nostra anima".
    La mostra alterna vedute classiche alla ricerca del dettaglio "parlante". Ecco le case di Sciacca, il duomo di Palermo, la spiaggia di Mondello, la tonnara di Scopello, la riserva dello Zingaro. Poi le facciate scrostate di vecchie case a Gangi, fichi d' india, pomodori secchi, i colori sgargianti di una barca di pescatori nel porto di Palermo che emergono dal foglio bianco in cui il resto della scena è solo tratteggiato a matita. Un richiamo esplicito ai tormenti perenni dell' isola viene dal monumento di Piazza Politeama a Palermo con lo striscione "Lo Stato è più forte della mafia perchè lo Stato siamo noi". Se Fabrice Moireau non dimentica le sue origini e la tradizione dei viaggiatori di un tempo lo si capisce dall' acquerello del portale di Villa Valguarnera: "Stendhal è passato da qui" ha aggiunto a matita nella didascalia. 
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Foto Fo.To, cento mostre in 3 mesi a Torino Il festival Fo.TO ideato dal Museo Ettore Fico




TORINO - Parte a Torino Fo.To, la grande kermesse della fotografia: un centinaio di esposizioni in 81 spazi della città, tra musei pubblici e privati, gallerie d'arte, fondazioni, associazioni ed enti no profit, istituti d'arte e di design, dal centro alla periferia. Numerose le presenze straniere per lo più dall'Europa, ma anche dal Medio Oriente e dagli Stati Uniti. "L'idea di realizzare un evento tanto articolato e mobile è stata accolta con un entusiasmo straordinario. Nell'era del selfie, vogliamo capire dove sta andando la fotografia, come si conserverà. La pluralità può dare una risposta", spiega Andrea Busto, direttore del Museo Ettore Fico, che ha concepito la manifestazione. Fino al 29 luglio sono previsti incontri tematici, workshop sulle tecniche di fotografia e presentazione di libri. Sabato 12 maggio Fo.To si gemella con il Salone del Libro e, in contemporanea con la Notte bianca del Libro, propone la Notte bianca della Fotografia, con tutte le sedi espositive aperte dalle 19 alle 24.
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Tv: Viaggio nell'Italia del Giro tra cultura e umanità Racconti di Camurri in 20 episodi su Rai2, Rai Storia, Rai Sport

Viaggio nell'Italia del Giro © Ansa

 Cultura, bellezza e umanità ma soprattutto la voglia instancabile di cercare "la parte più luminosa" delle persone e delle loro storie dal luogo dove scorre il fuoco dell'Etna fino ai segreti di Roma. E' un bellissimo viaggio in bicicletta - che fa andare veloce ma permette di non perdere nessun particolare della natura e della bellezza che ci circonda e fa sentire il sole e il vento sul viso - quello proposto da Edoardo Camurri con "Viaggio nell'Italia del Giro", il programma di Rai Cultura in onda fino domenica 27 maggio alle 14.00 su Rai2, alle 18.00 su Rai Storia e, in "pillole", alle 20.00 su Rai Sport.
"Per ogni tappa - racconta all'ANSA lo scrittore, giornalista e conduttore - abbiamo cercato un tema guida, una parola chiave che legasse le storie tra di loro. C'è il tema dell'amore, quello della ferita, della crepa, della crisi, del fuoco e poi tutti gli altri. Per ogni tappa abbiamo cercato un fil rouge che ci aiutasse a far brillare meglio le storie che incontravamo durante il percorso".
    Venti puntate - ciascuna delle quali anticipa la tappa che i corridori percorreranno - a partire dalla Sicilia con "la meravigliosa storia delle miniere di sale dell'Agrigentino - racconta Camurri - e la vicenda di Gaetano Fuardo che a Piazza Armerina inventò la benzina solida che poteva essere un'invenzione meravigliosa ed ecologica ma finì molto male".
    Fino ad arrivare alla Capitale. "Racconteremo una Roma segreta - anticipa Camurri - ma è una Roma nascosta che dà senso alla Roma che vedi. A partire dal nome segreto della città: la tradizione lo tramanda ma nessuno lo conosce. Si racconta che chi lo sa, ha in mano le chiavi della città. E' una cosa antichissima e svela una Roma che davvero non ti aspetti".
    "L'altra novità - aggiunge - è che in ogni puntata io racconto in prima persona delle storie, ad esempio quella di Vincenzo Bellini e Paolo Ciulla, questo falsario meraviglioso di Caltagirone, che danno la struttura per gli incontri che facciamo in prima persona".
    E se gli si chiede di scegliere una della tante storie incontrate lungo queste venti tappe ricchissime di incontri, Camurri risponde ridendo: "Ogni scelta è un ecatombe di possibili per cui è assai difficile fare una scelta perché l'Italia è talmente ricca che ogni 500 metri si cambia mondo in tutti i sensi, dalle facce che incontri, a quello che mangi e quello che vedi. Noi siamo un po' come dei rabdomanti che aprendo le antenne della sensibilità provano a recepire quello che succede e le storie più belle. Il nostro intento è proprio quello di ritrarre la parte più luminosa delle persone che incontriamo".
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A Bari 'L'icona russa' Anche raffigurazione San Nicola di Myra e opera Vladimir Tatlin



BARI - Testimonianze del rapporto tra il popolo russo e Dio, ma anche esempi di modelli da seguire nel vivere quotidiano, 37 icone del 17/mo e 18/mo secolo, provenienti da musei moscoviti, saranno ospitate nel Castello Svevo di Bari dall'1 maggio al 30 giugno prossimo grazie alla mostra 'L'icona russa: Preghiera e Misericordia'. L'esposizione è stata presentata oggi nel capoluogo pugliese, città che custodisce le sacre reliquie di San Nicola che ne è anche il Santo Patrono. Motivo per cui, è stato sottolineato, Bari è l'unica città in cui la mostra, che è stata prima a Roma e Palmanova (Udine), è arricchita con una preziosa icona raffigurante 'San Nicola di Myra', risalente al 14/mo secolo. La curatrice dell'esposizione, Liliya Esveeva, ha sottolineato che nella spiritualità dei russi "a volte la venerazione di San Nicola sostituiva Gesù, ed era quindi prediletta dagli iconografi: la figura di San Nicola - ha aggiunto - era molto vicina al popolo, fungendo anche da modello". Le 37 icone provengono da collezioni di due musei, quello Centrale di cultura e arte russa antica Andrej Rublev, e il musei provato dell'Icona russa. In mostra ci sono anche un'opera di Vladimir Tatlin, 'Composizione con superirci trasparenti' (1916), e una scultura contemporanea, 'Madre di Dio Grande Panagia' di Dmitrij Gutov (2012): entrambe appartengono a collezioni private. Il tema della preghiera e della misericordia, dunque, non resta confinato all'ambito delle opere d'arte medioevali ma trova prosecuzione nell'epoca dell'avanguardia russa e nell'arte russa contemporanea. "E' grande - ha detto il mecenate e fondatore del museo dell'Icona russa, Michail Abramov - l'interesse dell'Italia per l'iconografia russa, e l'accoglienza è sempre calorosissima". Ai visitatori saranno presentate icone mariane (la Madre di Dio Odigitria di Suja, la Madre di Dio Odigitria di Tichvin, e la Madre di Dio della Passione'); un ciclo cristologico (la Trasfigurazione, l'Entrata del Signore a Gerusalemme, la Resurrezione di Cristo); e anche l'Arcangelo Michele, San Nicola Taumaturgo (di Zarajsk), Il Miracolo di san Giorgio e il drago, i Martiri Quirico e Giulitta, la Grande Martire Parasceve. E infine raffigurazioni di santi monaci russi. Il periodo storico scelto, è stato sottolineato, è quello in cui Russia ed Europa vissero un intenso avvicinamento culturale.(ANSA).

'Murali', a Forlì festival di Street art Dall'11 al 20/5. Tra gli artisti Millo, Eron e Camilla Falsini

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FORLI' - Millo, Eron, Camilla Falsini, Zed1 e Gola sono tra gli artisti di fama che parteciperanno dall'11 al 20 maggio al festival di street art 'Murali', promosso dal Comune di Forlì. Tema conduttore saranno i principi fondamentali della Costituzione italiana, in omaggio al 70/o anniversario.
    Gli interventi sono co-finanziati da aziende del territorio che adotteranno le opere degli artisti.
    Il festival intende recuperare e valorizzare pareti del centro storico in continuità con interventi realizzati nel passato in città, come i murales cileni di via Roma, i mosaici nei sottopassi, le opere della 'Galleria a cielo aperto' di via Regnoli e l'intervento di Gomez in via Anderlini. Sotto la direzione artistica di Marco Miccoli, il calendario di 'Murali' prevede anche eventi collaterali con l'obiettivo di coinvolgere la città sulla Street art. Venerdì 11, nel parco di via Dragoni, apertura con band emergenti, writing-contest e il lancio di 'muri scuola' per giovani artisti da graffitare insieme a writers esperti.(ANSA).
   
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Antico e grandioso sito buddhista a rischio in Afghanistan

Sito buddhista Afghanistan Mes Aynak © ANSA

Ancora statue di Buddha in pericolo in Afghanistan. A minacciarle stavolta non sono solo i taleban, che nel 2001, distrussero, nel loro furore iconoclastico, i colossi scavati nella roccia della valle di Bamiyan. I rischi arrivano adesso dagli appetiti economici di un gruppo minerario cinese e, in seconda battuta, di multinazionali statunitensi. Sotto il sito archeologico di Mes Aynak, uno tra i più grandi del mondo, con centinaia di templi buddhisti, posati su civiltà risalenti a 5 mila anni fa e circondato da un panorama degno di Machu Picchu, si trova infatti un giacimento di rame dalle potenzialità enormi, dato in leasing ai cinesi nel 2007. Da allora è una battaglia senza tregua tra chi vuole salvare la memoria e, un domani, il ritorno del turismo culturale in Afghanistan, e chi pensa al profitto immediato. Grazie alla mobilitazione dell’opinione pubblica suscitata dal documentario “Saving Mes Aynak”, firmato dal regista Brent Huffmann e dal capo della missione archeologica afghana Qadir Temori, il ministero dell’Informazione e della Cultura afghano ha autorizzato proprio in questi giorni una terza fase triennale di scavi archeologici, che saranno finanziati dalla Banca Mondiale. Nell’ottobre 2017, l’Unesco aveva offerto la sua protezione al sito, senza però dichiararlo Patrimonio dell’Umanità, come speravano in molti. 
A Mes Aynak, una vallata brulla, increspata di scavi e fortificazioni in una zona tradizionalmente sotto il controllo dei taleban, gli archeologi locali e internazionali hanno riportato alla luce negli ultimi anni monasteri buddhisti a più piani, migliaia di statue, manoscritti, monete, monumenti sacri, mura, costruiti tra il II e il VI secolo dopo Cristo. Tutto ciò edificato su strati di città più antiche. Per poter disseppellire con accuratezza il sito ci vorrebbero decenni e enormi investimenti, ma il tempo stringe - come racconta il documentario “Saving Mes Aynak”. La China Metallurgical Group Corporation ha promesso investimenti per 3 miliardi di dollari, infrastrutture, lavoro per migliaia di abitanti locali, altrimenti a rischio di essere arruolati dai taleban. In caso di rinuncia da parte di Pechino, si sono già fatte avanti imprese americane, spiega il sito di “Saving Mes Aynak”. 
Il sito è circondato da più di 100 postazioni di controllo e pattugliato giorno e notte da un corpo di 1.700 agenti di polizia. Gli scavi sono già in pericolo, non solo per i possibili attacchi dei taleban, ma soprattutto per quotidiani furti e depredazioni di oggetti preziosi. 
Il clima violento dell’Afghanistan di oggi appare – spiega l’archeologo Qadir Temori - in netto contrasto con lo spirito di tolleranza e convivenza che si viveva ai tempi del fiorire del complesso buddhista agli inizi dell’era cristiana. Mes Aynak era un centro spirituale di primaria importanza e si trovava in un’area estremamente civilizzata, punto di incontro non solo tra le grandi religioni asiatiche, buddhismo, induismo e zoroastrismo, ma anche di scambi culturali e commerciali tra antichi greci, persiani, popoli dell’Asia centrale e indiani. “Era il centro del mondo”, afferma ancora Qadir Temori, con la speranza che, anche nell’Afghanistan moderno alla fine si possano conciliare “le esigenze della cultura e dell’economia, in un nuovo clima di dialogo e sicurezza”.
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Turismo punta su Cina, accordo Federalberghi-Alipay Bocca, 129 mln turisti del Dragone nel mondo, urge attrezzarsi

Turisti cinesi a Milano © ANSA

PORTO CERVO - Ci sono appuntamenti che davvero non si possono perdere e a cui bisogna arrivare più che pronti. E quello con quel colosso, ancora difficile solo da immaginare del turismo cinese - un "dragone" che nel 2017 ha mosso 129 milioni di turisti nel mondo per un valore economico che ha superato i 110 miliardi di dollari - è uno di quelli. Lo sanno benne gli albergatori italiani, riuniti nell'assemblea annuale di Federalberghi a Porto Cervo nell'anno del turismo Europa-Cina, che provano a disegnare strategie e scenari per accogliere questo esercito di viaggiatori giovani, ipertecnologici, curiosi, big spender (fino a 1600 euro al giorno) e che considerano l'Italia una vera meta dei sogni. E per questo Federalberghi è in trattativa con Alibaba, il colosso che gestisce il sistema di pagamento su cellulare usato dai cinesi Alipay, per far sì che gli alberghi italiani siano tutti dotati di pos adeguati.
    "Da 4 anni consecutivi la Cina - dice il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca - è in vetta alle classifiche per il numero di viaggiatori nel mondo. E' un mercato nuovo, non maturo fatto da persone che spesso viaggiano per la prima volta. I dati ci dicono che il turista cinese ha voglia di viaggiare, ha voglia di cultura e tradizione. L'Italia è la destinazione da sogno, però bisogna essere preparati. In Europa ne arrivano 12 milioni e, tra questi, 1,5 milioni l'anno visitano il nostro Paese ma solo 500 mila di loro atterranno direttamente nello stivale e questo per noi significa perdere almeno due o più notti di soggiorno".
Poi c'è il grande scoglio del sistema di pagamento: "Stiamo facendo una grossa convenzione con Alibaba per dotare gli alberghi italiani di pos appositi che siano in grado di leggere non solo le carte di credito ma anche il loro tipo di pagamento che avviene tramite il telefonino". Lo conferma Rodrigo Cipriani Foresio responsabile di Alibaba per il Sud Europa: "Siamo in trattative per questo accordo che è veramente importante. I cinesi sono abituati a pagare tutto con il loro mobile che essendo un'applicazione sul cellulare è georeferenziata e quindi si possono mandare messaggi e indicazioni su dove recarsi e avere sconti. Una delle richieste più pressanti di questo pubblico è avere un pagamento "user friendly" che passi tramite il cellulare".
    "Nel loro Paese, poi, loro - dice Cipriani - sono ancora più avanti: nella metro di Shanghai ma anche in alcuni McDonald's e Starbucks cinesi si paga già addirittura con il riconoscimento facciale".
    Su Alibaba, proprietaria del sistema di pagamento Alipay, spiega: "Lo hanno 850 milioni persone, 600 milioni di cinesi e 200 milioni di indiani e altri nel sud est asiatico. In Italia funziona da più di un anno grazie all'accordo con i principali istituti bancari, come Unicredit, Banca Intesa San Paolo e Banca Sella".
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A Verona torna risplendere l'antica Cripta

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VERONA - E' tornata a risplendere e sarà nuovamente visitabile l'antica cripta della Chiesa di San Benedetto al Monte, a Verona. Si sono infatti conclusi gli scavi archeologici, iniziati nel febbraio 2011, e l'intervento di recupero, finanziati dalla Cassa Padana Bcc di Leno, istituto di credito cooperativo della bassa bresciana. La scoperta dell'esistenza della cripta risale al 2010, quando la bassa bresciana si stava preparando ad aprire una filiale nel capoluogo scaligero, negli spazi della chiesa sconsacrata di San Silvestro, a pochi passi da una cripta benedettina. Il cantiere di scavo archeologico si era già concluso nel maggio 2011; il restauro architettonico della cripta è terminato invece nel dicembre 2017. Oggi la storia della cripta e i lavori di restauro sono racchiusi nel libro "La cripta di San Benedetto al Monte in Verona", che sarà presentato il 10 maggio prossimo (ore 11) nella piazzetta di San Benedetto al Monte a Verona. (ANSA).