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Tiffany celebra 180 anni di gioielli a Shanghai Vision & Virtuosity, la storia della maison anche nel cinema

L'incredibile Tiffany Diamond indossato da Lady Gaga agli Oscar © Ansa

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SHANGHAI - Tiffany, l'iconica gioielleria americana celebrata dal cinema con il film-cult Colazione da Tiffany, con l'indimenticabile Audrey Hepburn, festeggia 180 anni con una mostra dei suoi gioielli dal titolo emblematico, Vision & Virtuosity, che si terrà a Shanghai, in Cina, nella Fosun Foundation, dal 23 settembre al 10 novembre. Della mostra, la prima per Tiffany, fanno sapere gli organizzatori con largo anticipo, che faranno parte i più grandi capolavori creativi della leggendaria maison. E non solo. Per dimostrare quanto Tiffany sia divenuto un marchio simbolo, saranno mostrati anche immagini di personaggi influenti legati al marchio e oggetti che avvalorano questa tesi. Come la sceneggiatura originale di Colazione da Tiffany, con le annotazioni personali di Audrey Hepburn e le foto del set nel flagship store di Fifth Avenue, in un'area dedicata della mostra ( la sala Breakfast at Tiffany's.). Il percorso sarà un viaggio nella storia, un'esplorazione dei codici del marchio e uno sguardo sul futuro. È un'evento che renderà omaggio al passato di Tiffany.
    "Vision & Virtuosity è un tributo alla storia di Tiffany & Co cominciata quando Charles Lewis Tiffany fondò l'azienda a New York nel 1837 - dice Alessandro Bogliolo, chief executive officer di Tiffany & Co. I due valori visione e virtuosismo sono l'essenza di Tiffany & Co. e questa mostra rappresenta il meglio del nostro brand".
    L'esposizione comprenderà le creazioni più importanti degli archivi Tiffany. Le installazioni della mostra contestualizzano i momenti d'innovazione del marchio, documentando le "prime volte di Tiffany" come l'introduzione dell'anello di fidanzamento moderno, il Tiffany Setting. Il percorso tematico è diviso in sei capitoli. Blue Is the Color of Dreams è il Tiffany Blue, l'azzurro delle uova di pettirosso, protagonista di questa sala, che mette in evidenza il colore iconico usato nei gioielli e nel brand Tiffanye. Nella sala, che rende omaggio alla scoperta e all'utilizzo delle pietre preziose colorate nella tradizione di Tiffany, si possono ammirare gemme quali gli zaffiri del Montana e le tanzaniti, pietre azzurro-viola che Tiffany ha presentato al mondo nel 1968.
    The World of Tiffany mostra l'iconica influenza di Tiffany nel cinema, nella tv, nella musica e nella letteratura. Questo spazio racconta l'evoluzione della Tiffany Blue Box, la costruzione del flagship store sulla Fifth Avenue a New York, i personaggi influenti che hanno indossato i gioielli Tiffany e altri momenti importanti che hanno fatto di Tiffany un luogo che dà gioia attraverso le sue creazioni spettacolari. Con The Tiffany Blue Book l'accento è sull'innovazione e la maestria dell'alta gioielleria. In questa sala si può ammirare il Blue Book originale del 1845, primo catalogo di vendita per corrispondenza degli Stati Uniti, le creazioni eccezionali di Jean Schlumberger e Elsa Peretti. Una sala che racconta la storia dell'evoluzione del design e della maestria artigianale che hanno caratterizzato la creatività di Tiffany per quasi due secoli, arrivando fino ai gioielli delle collezioni del Blue Book disegnate dall'attuale chief artistic officer di Tiffany & Co. Reed Krakoff.
    Tiffany Love. Tiffany crea da sempre gioielli che celebrano le relazioni e l'amore. I gioielli in questa sala offrono uno sguardo sull'importante ruolo avuto da Tiffany nelle più grandi storie d'amore del mondo, attraverso creazioni quali il primo anello di fidanzamento moderno, il Tiffany Setting, e il Tiffany True presentato di recente.
    Diamonds: Miracles of Nature è dedicata ai diamanti più preziosi di Tiffany nelle diverse epoche, dalla Gilded Age al periodo Art Deco fino ad oggi. La mostra culmina con il gioiello più prezioso della maison il Tiffany Diamond: un diamante fancy yellow da 128,54 carati, da molto tempo fonte d'ispirazione e punto di partenza per le collezioni di gioielli Tiffany, una delle pietre preziose più importanti al mondo.

Dalla pajata alla meusa, dove mangiare i meravigliosi piatti "poveri"

Pane ca’ meusa © Ansa
PALERMO - Il termine “quinto quarto” è poco conosciuto eppure indica qualcosa di ben radicato nella cucina tradizionale del Bel Paese. Indica tutto ciò che fa parte dell’animale, ma non rientra nei quattro tagli principali (anteriori e posteriori): interiora, zampette e ogni altro scarto che risulti commestibile. Una volta erano considerate le parti meno nobili, per questo protagoniste di ricette della tradizione popolare. Complice la moda dello street food e la tendenza sempre più diffusa a limitare gli sprechi, molti stanno oggi riscoprendole anche sulle tavole dei ristoranti. Ecco allora i piatti a base di quinto quarto più diffusi nelle carte dei ristoranti e dove trovarli suTheFork.

Rigatoni alla Pajata - La pagliata (in dialetto romano “pajata”) è il termine con cui si identifica l’intestino tenue del vitellino da latte o del bue. Nella tradizione romana la pajata viene utilizzata in diverse ricette, una delle più famose la vede come protagonista dei rigatoni alla pajata.
Dove provarli: Trattoria Romana da Claudio La Melissa, Roma 

Lampredotto  - l lampredotto è un famosissimo piatto tipico della cucina fiorentina e si prepara con uno dei quattro stomaci del bovino, l’abomaso. Si tratta di un piatto molto povero della tradizione toscana, oggi consumato anche in versione street food venduto dai cosiddetti “lampredottai”.
Dove provarlo: La Vecchia Maniera, Firenze 

Pane ca’ meusa - In italiano “panino con la milza”, il pane ca’ meusa è un piatto tipico palermitano solitamente consumato come street food. È ormai diventato così diffuso e richiesto da trovarsi anche nei migliori ristoranti.
Dove provarlo: Antica Focacceria San Francesco, Palermo 

Trippa - Dall’etimologia incerta, forse dal francese, dall’inglese o dal celtico, trippa significa “mucchio” ed è un piatto molto comune nella tradizione romana. La trippa si prepara con diverse parti dello stomaco (non dell’intestino) del bovino.
Dove provarla: Trattoria Del Cordaro, Roma 

Coratella - La coratella (diminutivo di corata) è il termine con cui si indicano le interiora di animali come agnello, coniglio, polli o galline, quindi di piccole dimensioni (la corata invece indica le interiora di animali di taglia più grande). Anticamente la coratella definiva solo l’insieme di cuore, fegato e polmoni mentre oggi comprende tutte le frattaglie.
Dove provarla: Casa Prati, Roma

Lingua - Si tratta di un piatto molto pregiato e si può preparare in molti modi diversi. La lingua di manzo infatti non è associata a nessuna ricetta specifica. Da Quinto Quarto e Dintorni è possibile assaggiare ad esempio la “Lingua Tonnè”, cotta a bassa temperatura e servita con salsa tonnata, verdure croccanti e frutto di cappero.
Dove provarla: Quinto quarto e dintorni, Sesto Fiorentino (FI) 

Torcinelli - I torcinelli cambiano nome a seconda della regione d’appartenenza: gnummareddi, mazzarelle, mugliatielli, abbuoti, abbricchie, mboti, merretti e ne esistono anche altri. Si tratta di involtini a base di interiora di agnello o capretto in budello. 
Dove provarli: Il Fornello Pugliese, Montesilvano (PE) 

Finanziera - Nato in Piemonte durante il Medioevo - la prima ricetta risale probabilmente al XV secolo - la finanziera è un piatto ancora oggi molto diffuso in questa regione. Chiaramente nei secoli ha subito diverse varianti, ma di base si tratta di un piatto a base di frattaglie.
Dove provarla: La Taverna di Fra’ Fiusch, Torino 

Fegato alla veneziana - Il fegato è uno delle interiora che più comunemente si trasformano in pietanza. In Veneto però questo piatto ha due ingredienti principali: il fegato (la tradizione lo vorrebbe di maiale) e le cipolle, solitamente la bianca di Chioggia.
Dove provarlo: Hostaria Osottoosopra, Venezia 

Fritto misto alla Piemontese - Come dice il nome, si tratta di un piatto tipico della cucina piemontese. Il fritto misto alla piemontese è un piatto molto antico e ha subito diverse variazioni nel tempo, sempre naturalmente a base di frattaglie.
Dove provarlo: Porto di Savona, Torino 

Coda alla vaccinara - La coda alla vaccinara è un piatto tipico della cucina romana il cui ingrediente madre è chiaramente la coda di bovino, che viene stufata e accompagnata con verdure di diverso tipo. Il termine “vaccinara” viene dal luogo d’origine di questo piatto: nato infatti nel rione Regola di Roma, dove abitavano i vaccinari. 
Dove provarla: Trattoria da Zacca ar 20, Roma
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Tornerà alla luce il porto di Selinunte

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PALERMO - Al via una nuova campagna di scavi a Selinunte, all'interno del più grande Parco archeologico d'Europa, per portare alla luce i resti dell'antico porto orientale della città greca che nel suo momento di massimo splendore arrivò ad avere fino a 100 mila abitanti. Una polis così grande da essere autonoma, organizzata e in una posizione strategica nel Mediterraneo. La missione, curata dall'Istituto Archeologico Germanico di Roma, dall'Università di Bonn e da quella di di Bochum in stretta collaborazione con il Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, è diretta dal professor Jon Albers ed ha lo scopo di indagare l'estensione dell'antico bacino portuale nella valle del Gorgo Cotone, tra la collina di Manuzza e la collina orientale. L'obiettivo principale è quello di individuare i limiti perimetrali dell'antico porto, datarne le strutture e definire la relazione tra lo scalo e l'impianto urbanistico.
L'iniziativa sarà presentata domani, venerdì 23 agosto, alle ore 18, e segna una nuova tappa del progetto "I Cantieri della conoscenza" voluto dal neo direttore del Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, l'architetto Bernardo Agrò. Una formula, quella dei "cantieri aperti" che ha l'obiettivo di coinvolgere i visitatori nelle campagne in corso favorendo così una "archeologia partecipata". "Le attività di ricerca del Parco - sottolinea Agrò - sono portate alla conoscenza attraverso la realizzazione di allestimenti museali a cantiere aperto, che costituiscono un valore aggiunto nella offerta culturale per i visitatori con rinnovati e sempre inediti percorsi. L'iniziativa che presentiamo è stata realizzata grazie anche al contributo di alcune associazioni come La Rotta dei Fenici - Itinerario Culturale del Consiglio d'Europa - e il Gruppo Archeologico Selinunte. L'idea inoltre costituisce un modo nuovo anche per raggiungere i newcomers, cioè le persone che nei nostri siti museali non sono mai entrate ponendo come altro importante obiettivo far tornare loro e gli altri, facendo diventare il Parco come una realtà presente nella vita delle persone".
Per tornare alla città di Selinunte, costruita in riva al mare tra due fiumi, indagini geofisiche preliminari hanno evidenziato le tracce di una strada già parzialmente scavata dall'archeologo Dieter Mertens e indizi dell'esistenza di grandi strutture rettangolari che, per dimensioni e posizione, potrebbero essere riconducibili al porto. Gli scavi archeologici ancora in corso, supportati dalle prospezioni geologiche, hanno consentito l'identificazione di un ulteriore tratto della massiccia strada che conduce alla piccola porta est e dei resti di un grande edificio più a sud. Le indagini geologiche hanno inoltre rilevato la presenza, di materiale marittimo a una profondità di 4,60 metri. "Ci auguriamo adesso - conclude Agrò - che il prosieguo delle indagini possa contribuire ulteriormente alla conoscenza di una delle più importanti colonie greche d'Occidente disegnando una nuova museografia con rinnovati percorsi all'interno del Parco".

Sulla salina a Marsala per il tramonto

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PALERMO - Una pedana con 100 sedie montata su una vasca di decantazione dell'acqua di mare per ammirare il tramonto. Ecco una delle novità della salina Genna di Marsala, in provincia di Trapani, restituita a nuova vita dopo un intervento di riqualificazione. Il progetto, insieme ai proprietari della Salina, è stato voluto da Ignazio Passalacqua e Lillo Gesone, creatori del format Assud. "Quest'area, dunque, diventa una delle principali mete turistiche del comprensorio.- affermano i promotori - Perché sarà possibile visitare, in maniera gratuita, tutto il percorso della filiera del sale, dall'ingresso dell'acqua di mare nelle vasche di decantazione fino alla raccolta. Ed è stato realizzato anche un piccolo museo del sale che custodisce gli strumenti e le testimonianze di questo antico mestiere". La Salina risale al 1500. Il turista potrà arrivare allo Stagnone, lo specchio di mare che si trova di fronte a Marsala. Al termine del tragitto ecco un piccolo punto ristoro creato da Assud: "I turisti quando arrivano qui rimangono affascinati - racconta Passalacqua - Credo che sia giusto e doveroso, per noi marsalesi, tentare di valorizzare le nostre risorse. Con la riduzione dei voli dall'aeroporto di Trapani, il flusso di turisti è notevolmente diminuito. Ma non dobbiamo farci prendere dallo sconforto. Marsala ci offre tante occasioni, sta a noi cercare di farle esprimere al meglio. Sono certo che le Saline, specie se dovessero diventare patrimonio Unesco, possono essere il punto di ripartenza. Per l'intero indotto". (ANSA).

Le mostre del week end, de Chirico, Depero e Segantini

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Dalla monumentale installazione ecologista di Ha Schult a Matera all'estro futurista di Depero a Lucca, fino alla metafisica di de Chirico a Torino: ecco alcuni degli appuntamenti con l'arte in programma il prossimo weekend.
MATERA - Arriva il 25 agosto nelle strade di Matera l'artista tedesco HA Schult con 'Trash People', la sua comunità di 'uomini di spazzatura'. Le sculture antropomorfe, realizzate con vecchie lattine, rifiuti, plastiche e bottiglie, contenitori di detersivi, latte arruginite, pezzi di automobile, di carrozzeria o meccanici, di computer e di qualsiasi altro oggetto prodotto in larga scala dall'industria mondiale, invaderanno fino a ottobre la Capitale della Cultura in una sorprendente installazione, allegra e inquietante al tempo stesso, dal forte messaggio ecologista.
LUGANO - Partendo dal Trittico della Natura di Giovanni Segantini, esempio eminente di espressione del Sublime che da oltre cent'anni non è più stato esposto al Sud delle Alpi, il Museo d'arte della Svizzera italiana presenta "Sublime. Luce e paesaggio intorno a Giovanni Segantini". La mostra, allestita dal 25 agosto al 10 novembre, è un percorso visivo della pittura di paesaggio, che ha al centro il mondo alpino, da quello romantico di William Turner fino a quello contemporaneo dello svizzero This Brunner.
MODENA - Ultimo weekend per visitare "Sintesi", l'omaggio che Fondazione Modena Arti Visive rende a Franco Fontana, in programma fino al 25 agosto nelle tre sedi della Palazzina dei Giardini, del MATA - Ex Manifattura Tabacchi e della Sala Grande di Palazzo Santa Margherita. Il percorso racconta oltre 60 anni di carriera dell'artista modenese e il suoi legami con alcuni importanti fotografi del '900.
LUCCA - Dal Futurismo (dal 1914 fino alla prima metà degli anni Venti) fino all'approdo alla pubblicità: è un grande tributo quello che il Lucca Center of Contemporary Art dedica a Fortunato Depero con una mostra in programma fino al 25 agosto.
Nel percorso, dal titolo "Fortunato Depero. Dal sogno futurista al segno pubblicitario", viene documentata tutta la carriera di un artista eclettico e visionario, attraverso capolavori futuristi, disegni, collage e grafiche realizzati per campagne pubblicitarie (tra cui quelle per Acqua San Pellegrino, liquore Strega, Campari) oltre ad alcune sue collaborazioni nell'editoria e per la stampa periodica americana.
TORINO - Chiude il 25 agosto alla GAM di Torino "Giorgio de Chirico. Ritorno al Futuro, Neometafisica e Arte Contemporanea", grande mostra che racconta il dialogo del maestro con le generazioni di artisti italiani e stranieri che, in particolare dagli anni Sessanta in poi, si sono ispirati alla sua opera, da Andy Warhol a Tano Festa, Giosetta Fioroni, Gino Marotta, e poi Guttuso, Paolini, Pistoletto. Il percorso presenta circa 100 opere provenienti da importanti musei, enti, fondazioni e collezioni private.
GENOVA - La danza affascinante dei pieni e dei vuoti e la maestria nel plasmare la materia caratterizzano "Alla conquista della luce", mostra di Pablo Atchugarry che termina il 25 agosto a Palazzo Ducale. Le opere esposte, in marmo o in bronzo, documentano il percorso stilistico dell'artista che ha conquistato l'astrazione rielaborando l'antica cultura greco-romana e l'estetica barocca. CATANIA - Prosegue fino al 10 novembre nella sala espositiva della Fondazione La Verde La Malfa - Parco dell'Arte la mostra "Paludi" di Giuseppe Agnello. Lo scultore siciliano, da sempre ispirato dalla natura, presenta 15 opere della produzione recente, accomunate dalla materia calcareo-cementizia, che richiama il lungo processo di fossilizzazione.


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Terme Caracalla, al via visite serali Fulcro saranno i sotterranei, dove c'è anche la mostra di Plessi

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 Dopo il record di presenze registrato alle Terme di Caracalla il giorno di Ferragosto (5.000 ingressi), da venerdì 23 agosto, prendono il via le visite serali: il fulcro di quest'anno saranno i sotterranei, con le gallerie aperte per la prima volta al pubblico, la mostra Il segreto del Tempo, e il grande mitreo. Realizzato dalla Soprintendenza Speciale di Roma, con Electa, Terme di Caracalla: notturno sotterraneo, andrà avanti fino al 29 settembre, con visite guidate ogni venerdì e domenica sera. Su www.coopculture.it tutte le informazioni.
    Gruppi di massimo 30 partecipanti, oltre ad ammirare nella notte le monumentali vestigia illuminate, potranno scendere nei sotterranei, che quest'anno sono stati ampliati con l'apertura di nuovi settori dove è possibile vedere i forni, le caldaie, i tunnel adibiti al trasporto della legna e dei materiali per il funzionamento degli impianti. Una vera e propria sala macchine delle Terme dove è stata allestita la mostra Il segreto del Tempo: Fabrizio Plessi a Caracalla.

L'estate è più dolce con i frutti della tradizione 5 specialità di frutta tutta italiane che rendono l'estate un trionfo di sapore

frutta arance mele fragole uva more

SICILIA - PESCA DI BIVONA
Le quattro varietà di pesche che maturano sino all'autunno fanno di Bivona (AG) una vera e propria “Città delle Pesche” che dona frutti IGP di elevata qualità adatti sia al consumo fresco che come ingrediente per la preparazione di ricette deliziose.

SARDEGNA - POMPIA
Tra le numerose attrazioni che rendono speciale Siniscola (NU), incantevole cittadina sarda adagiata tra mare e montagna, non sfigura la cucina locale che vanta deliziose ricette preparate con un agrume molto speciale che cresce soltanto da queste parti, la Pompìa.

EMILIA ROMAGNA - PESCA E NETTARINA
Leggere, fresche e dolcissime le pesche e nettarine di Romagna IGP sono una vera delizia che rinfresca l'estate, profumando ed arricchendo di gusto dalle classiche macedonie alle ricette più innovative ed originali.

CAMPANIA - FICHI MONNATI ESSICCATI
La tradizione millenaria legata alla sua coltivazione e alla sua essiccazione, hanno reso il Fico Bianco del Cilento un simbolo della tradizione agroalimentare di questa zona della Campania oltre che un vero e proprio prodotto di eccellenza che ha meritato l'attribuzione della DOP. Ma a Prignano Cilento i fichi locali sono diventati protagonisti di una ricetta per l'essiccazione unica in tutta l'area del Mediterraneo che prevede l'asportazione della buccia.

LIGURIA - CHINOTTI DI SAVONA
Tra spiagge da sogno, borghi pittoreschi e un entroterra dalla natura rigogliosa, la Riviera di Ponente offre spunti unici ad ogni tipologia di viaggiatore e permette di scoprire alcuni dei sapori più gustosi della ricca tradizione ligure tra cui quello inconfondibile dei chinotti locali, tradizionalmente serviti canditi o immersi nel Maraschino.
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segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone / Turismo Culturale

Viaggi spirituali / Un saggio dirompente della filosofa Sylvie Germain propone la figura di Gesù attraverso l’essenza dei suoi spostamenti compiuti a piedi, per incontrare la «domanda ineludibile» che è nel cuore

Un tratto del Caminho da Fé, percorso dai pellegrini in Brasile verso la basilica di Nostra Signora Aparecida, nello stato di San Paolo

Un tratto del Caminho da Fé, percorso dai pellegrini in Brasile verso la basilica di Nostra Signora Aparecida, nello stato di San Paolo

da Avvenire
In un dialogo con André Breton, che gli chiedeva «Cos’è il tuo atelier?», lo scultore Alberto Giacometti rispose: «Sono due piccoli piedi che camminano». Il dialogo in verità si era svolto in un clima totalmente surrealista, dato che le risposte venivano date senza conoscere le domande. Ma la definizione non poteva essere più perfetta. Cosa contraddistingue infatti le sue sculture? La potenza e la bellezza dei piedi, che tengono ferme al suolo, a volte protese nel movimento e nello sforzo, le sue figure filiformi. La singolare conversazione è ricordata da Sylvie Germain, scrittrice e filosofa francese allieva di Emmanuel Levinas, nel suo ultimo saggio …un po’ morire, da poco tradotto da Queriniana (pagine 138, euro 13), una delle pochissime case editrici cattoliche - forse l’unica ormai - che ancora tengono alta in Italia la bandiera della teologia. L’avvio del libro spiega subito il titolo, che prende spunto dal detto 'partire è un po’ morire'.
Ma partire verso dove? E cosa vuol dire 'un po’ morire'? Interrogativi cui Germain, con penna ora delicata ora sferzante, risponde attraverso suggestioni e slanci spirituali che cercano, senza pretese assolutistiche, di delineare un cammino per l’uomo contemporaneo.
Di qui l’importanza dei piedi. «Innanzitutto - scrive Jacques Lacarrière inChemin faisant( Strada facendo), citato dall’autrice -, canterò i piedi». Quei piedi che gli hanno fatto intraprendere un cammino fra i campi della Francia. E che hanno fatto dire a un altro scrittore, notissimo in Italia e amato Oltralpe, Erri De Luca: «Oggi so che il viaggio è una parola nobile e si riferisce solo a chi lo fa a piedi. Viaggio è cammino senza biglietteria e data di ritorno. Viaggiano i migratori che traversano a piedi Africa e Asia, per togliersi il bagaglio dalle spalle in faccia al Mediterraneo (…). Gesù si spostava a piedi. Salì sopra la nobile cavalcatura dell’asina solo per consegnarsi all’ultima stazione».
Allo stesso modo, Sylvie Germain rammenta che i profeti sono innanzitutto dei camminatori e che Cristo stesso ha camminato moltissimo, incontrando uomini e popoli, accettando con gioia l’ospitalità oppure scuotendo la polvere sotto i suoi piedi se veniva negata a lui e ai suoi discepoli. Una volta, come racconta il Vangelo di Luca, una donna peccatrice glieli lavò e unse con olio profumato in segno di rispetto e venerazione. Ma i piedi di Gesù sono anche quelli raffigurati da Mantegna nel quadro di Brera. Il Cristo morto, dal colore grigioverde, livido e coi segni della sofferenza inaudita, ha i piedi in primo piano.
«I piedi - sottolinea Germain - sporgono dalla pietra su cui giace, i talloni sono nel vuoto. Sono collocati, un po’ divaricati, nel limite inferiore del dipinto, al centro. Sono dinanzi allo spettatore. Due pezzi di carne esangue di secondo taglio, che recano la traccia di scorticature grossolane, come se fossero appena stati tolti da un gancio da macellaio. Sono questi i piedi di un Dio?».
È un Dio che si è abbassato a tal punto e di cui, come scrive Levinas, possiamo cogliere solo la traccia. L’esistenza di questo Dio diviene per Germain pietra d’inciampo, domanda ineludibile ancor oggi. L’autrice nelle sue pagine disegna una sorta di tipologia della risposta che uomini e donne hanno dato e continuano a dare. Alcuni rigettano la domanda completamente, la considerano priva di interesse, per indifferenza o pigrizia. In secondo luogo, vi sono coloro che non la rifiutano ma la nascondono, ed essa affiora in alcune circostanze dell’esistenza, nelle ore burrascose: «Sono gli indecisi, gli intermittenti della fede».
Una terza reazione va all’assalto della domanda, la ritiene ingannevole, per cui vuole dimostrarne la non pertinenza. Anzi, la combatte in nome della libertà umana, cerca di farne piazza pulita, come Zarathustra di Nietzsche o Ivan Karamazov di Dostoevskij. Poi c’è chi non risolve la questione negativamente, ma con un eccesso di affermazione: emerge allora la concezione di un Dio come comandante in capo, grazie al quale imbracciare una sciabola o un fucile. Oppure semplicemente uno scudo, ma è comunque un tradimento: «Costoro fanno ben peggio che eludere la risposta all’insondabile domanda dell’esistenza di Dio, la fanno marcire, la avvelenano, la pietrificano». Così il Grande Inquisitore (ancora Dostoevskij).
Ma ci sono altre vie, altre forme di risposta. Quella di Giobbe ad esempio, che grida il suo dolore verso Dio, o di Giacobbe che combatte con l’Angelo: sono coloro che «entrano in lotta con il mistero di Dio, ma di un Dio vivente». Di fatto, sono dei testimoni. Altri infine entrano non tanto in lotta, ma in un abbraccio, «in una danza con questo Dio il cui mistero per loro è meraviglia e amore folle».
L’autrice conclude così la descrizione dei modi di avvicinarsi o allontanarsi da Dio, modi «appena abbozzati, che non sono né esaustivi né compartimentali», dato che non si escludono gli uni con gli altri. Come nel bellissimo racconto La lettera rubata di Poe, in cui Dupin, l’amico del protagonista che non riesce a trovare la lettera della regina, svela l’enigma racchiuso nella più evidente semplicità, ugualmente Germain si chiede: «Se il mistero del Dio ignoto fosse anch’esso 'semplice e bizzarro', di una semplicità sconcertante, di una luminosità accecante, di un’evidenza troppo flagrante?». Il Dio che l’autrice racconta in questo volume non è un Dio che sbandiera la sua onnipotenza, ma il Dio che parla al profeta Elia con «voce di silenzio sottile» come recita la Bibbia.
Un Dio che Germain definisce «versatile, o piuttosto mobile, prodigiosamente inventivo e imprevedibile, capace di un capovolgimento a 180° nella sua relazione con gli uomini ». Un Dio che si è spogliato della sua gloria e di ogni segno esteriore di potenza, «un Dio che è un Passante che visita ogni uomo; lo si accoglie oppure no. Un Passante che si presenta all’improvviso, vestito non di porpora e ori, bensì di vento e di polvere». Rifacendosi a Simone Weil e René Girard, al suo maestro Levinas e a Françoise Dolto, il saggio di Sylvie Germain regala al lettore immense occasioni di meditazione, dal male nel mondo alla Shekinà, che nella letteratura giudaica indica la presenza diffusa di Dio nell’universo. Per offrirci la possibilità di un cristianesimo che non dimentica mai l’amore verso il prossimo, nemico compreso.
Nella via della misericordia: «Il perdono - scrive ancora Germain - alleggerisce il desiderio, distorto dall’offesa subita, dal peso del rancore, dall’ossessione di riparazione, di castigo. Dà scacco alla violenza, alla contaminazione dell’odio. (…) Non c’è una sola oncia di narcisismo in questo comandamento nuovo proclamato da Gesù».

Regno Unito, 5 indirizzi dove ritrovare la pace dei sensi

Trattamenti COMO Metropolitan London 

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Viaggiare significa anche coccolarsi: le migliori spa dove regalarsi una pausa rigenerante
1. ADDIO TENSIONI AL BERKELEY HOTEL AND SPA
Sciogliere le tensioni e riequilibrare corpo e mente con trattamenti olistici e bio: questo l’obiettivo del Berkeley Hotel and Spa, una sofisticata struttura sita a Knightsbridge, una delle zone più 'in' di Londra. Da provare, ad esempio, il Bamford Body Signature Treatment, un rituale di 90 minuti pensato appositamente per allontanare lo stress e ridare energia a un corpo stanco.
2. RELAX DI LUSSO ALLA BULGARI SPA 
Un’oasi urbana di serenità sorge nel cuore di Londra: parliamo della Bvlgari Spa che, in una superficie di 2000 m², offre una serie di trattamenti mirati a migliorare l’aspetto esteriore e armonizzare il mondo interiore, il tutto avvalendosi di prodotti esclusivi e scientificamente avanzati. 
3. COCCOLARE ANIMA E CORPO AL COMO SHAMBHALA URBAN RETREAT
Al centro di Londra, all’interno della Spa COMO Shambhala Urban Retreat, con il pacchetto Our Body, Mind and Spirit è possibile allenare mente e corpo guidati dal consulente intuitivo Susan King o ancora abbandonarsi all’esperienza di Toby Maguire, esperto in gestione dello stress. 

4. RITROVATA GIOVINEZZA AL THE GLENEAGLES HOTEL 
La Spa del Gleneagles Hotel, centro termale sito in Scozia, offre tanto terapie termali tradizionali quanto trattamenti di benessere alternativi come, ad esempio, The Ultimate Lift & Firm Facial, un rituale viso rigenerante che regala una pelle visibilmente ringiovanita.
5. COCCOLE PER DUE AL THE RITZ
Chi non lo conosce? Il The Ritz è uno storico albergo di Londra caro tanto a chi è in viaggio per affari quanto alle coppie in vacanza alla ricerca di un momento di evasione. La sua area relax, il Ritz Salon, invita ad esempio a sperimentare (rigorosamente in compagnia del proprio partner) un massaggio rilassante pronto a sciogliere ogni tensione.
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone Turismo Culturale

Musei: Bonisoli toglie autonomia amministrativa, polemica


 
Riorganizzati, in alcuni casi depotenziati o accorpati, come è accaduto a Firenze dove le Gallerie dell'Accademia sono state assegnate agli Uffizi, e ora privati dell'autonomia amministrativa con la cancellazione dei cda istituiti dalla Riforma Franceschini. Proprio nei giorni in cui si consumava la crisi di governo, il ministro della cultura Bonisoli portava a compimento la sua revisione dei musei autonomi, per certi versi una vera e propria controriforma rispetto ai cambiamenti avviati sotto il governo Renzi. E nel Parlamento, costretto a interrompere le ferie per sciogliere il rebus del governo che verrà, è subito polemica. In prima fila il Pd, che punta il dito contro il decreto attuativo firmato in limine il 16 di agosto e accusa il ministro pentastellato di "grave scorrettezza istituzionale". Tant'è, se dal Mibac ribattono che si "è trattato di un atto dovuto" e che i super musei rimangono comunque autonomi ("godono di autonomia gestionale e scientifica") anzi sono potenziati nei loro comitati scientifici, da Firenze la ormai ex direttrice delle Accademie Cecilia Holbergh, "licenziata" anzitempo, lamenta la mancanza di informazioni e di trasparenza: "Tutto è accaduto di nascosto, a Ferragosto". 

Le critiche della direttrice tedesca non riguardano solo il metodo: "questa cosa - dice all'ANSA - è sorprendente, inaspettata e triste per il patrimonio culturale italiano che ha bisogno di una continuità e non di continui cambiamenti a seconda degli umori di uno o dell'altro". 

Critico anche lo storico dell'arte Tomaso Montanari, fiorentino, membro, per nomina universitaria, del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, che parla di "ennesimo pasticcio". "Ancora una volta un decreto di cui non siamo stati informati", sottolinea, "e ancora una volta un cambiamento pensato male e gestito peggio, che porta ad un ulteriore accentramento politico". Il suo giudizio, insomma, chiarisce lo storico all'ANSA, "è decisamente negativo". Seppure articolato: "L'abolizione dei Cda può avere un senso" , spiega, "In consiglio superiore il ministro Bonisoli ci ha detto di voler fermare la trasformazione dei musei autonomi in fondazioni private sul modello del museo egizio di Torino. E questo è senz'altro condivisibile. Ma bisogna essere certi che a livello centrale ci sia una capacità di organizzare e gestire con una strategia chiara e senza che questo debba diventare solo un ingolfamento burocratico". Quanto ai comitati scientifici, che per il Mibac sono stati rafforzati, Montanari lamenta una nuova diminutio del consiglio superiore al quale è stato tolto il diritto di nominare uno dei membri: "due vengono nominati dal ministro e uno dal Dg musei, in pratica un accentramento politico ancora più forte". Anna Ascani, capogruppo democratica nella commissione cultura della Camera, va giù dura accusando Bonisoli di scorrettezza, ma anche di un "atto profondamente sbagliato nel merito che mette in discussione l'autonomia dei musei e che avrà seri riflessi sull'organizzazione del sistema museale italiano: viene colpito un modello - dice - quello dell'autonomia con cda, in piedi da oltre vent'anni e che la riforma Franceschini aveva solo perfezionato, è incomprensibile come un provvedimento con effetti così profondi sia stato firmato da un ministro di un governo dimissionario". Il ministro uscente non parla. Lo fanno però i suoi uffici, che replicano alle critiche politiche con una nota, nella quale si sottolinea che i musei autonomi "rimangono tali" anzi "ne potrebbero nascere altri" e che i direttori "mantengono la stessa capacità di spesa e gestionale". I Cda dei musei, sostiene il ministero, "sono stati aboliti per semplificare, in quanto i loro pareri venivano comunque già approvati dalla direzione centrale" e la "ratio del decreto di riorganizzazione è quella di razionalizzare e semplificare la gestione dei siti, non chiude alla autonomia". Come e se funzionerà il nuovo cambiamento arrivato in corner, si vedrà nei prossimi mesi. Intanto a Roma Valentino Nizzo, direttore del Museo Nazionale Etrusco, prima cancellato dalla lista degli istituti autonomi, poi riammesso sotto forma di rete dei musei etruschi, dovrà comunque ricominciare da capo e ripresentarsi al concorso internazionale che dovrà essere bandito. Nell'attesa i progetti per la riqualificazione di una nuova ala per il museo dove allestire servizi all'altezza del sito con una biblioteca, un bookshop e un ristorante caffetteria, rimangono in stand bay. (ANSA).