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Le mostre del weekend da Carla Accardi a Joan Mirò

Dagli omaggi a Joan Mirò e Carla Accardi al focus sul kimono giapponese e sul ruolo degli astri nelle testimonianze preistoriche: sono alcune delle mostre che chiudono il mese di aprile.

TRIESTE - "Omaggio a Mirò", a cura di Achille Bonito Oliva, Maïthé Vallès-Bled e Vincenzo Sanfo, è in programma dal 29 aprile al 24 settembre al Museo Revoltella. Circa 80 opere tra dipinti, tempere, acquerelli, disegni, sculture e ceramiche provenienti da musei francesi e collezionisti privati, accanto a una serie di opere grafiche, libri e documenti e a una sezione multimediale compongono un percorso suddiviso per aree tematiche, nel quale sono raccontati sei decenni della vita e della carriera del grande artista surrealista.

VENEZIA - Al Museo Correr, dal 28 aprile al 29 ottobre, la mostra "Carla Accardi.

Gli anni Settanta: i Lenzuoli". A cura di Chiara Squarcina e Pier Paolo Pancotto, l'esposizione si pone come omaggio e non come mostra antologica, presentando, sotto forma di installazione, una selezione di lavori posti in dialogo con gli ambienti storici del museo. Si tratta di un numero ristretto di opere, raramente visibili ma, pur nella loro particolarità, del tutto indicative della ricerca dell'artista e, a loro modo, riassuntive del suo percorso creativo.

CASTELBUONO (PA) - "Dreaming Alcestis", ultima opera dell'artista e regista franco-inglese Beatrice Gibson, da anni residente a Palermo, arriva al Museo Civico di Castelbuono con una mostra-installazione a cura di Laura Barreca dal 23 aprile al 10 settembre. Co-diretto con il compagno regista Nick Gordon e scritto a quattro mani con la saggista e teorica culturale Maria Nadotti, "Dreaming Alcestis" (che entrerà nella collezione permanente del museo) evoca la protagonista dell'antico mito di Euripide come guida ancestrale, documentando in chiave onirica il trasferimento di Gibson e Gordon dalla Gran Bretagna post-Brexit in Sicilia.

CAPO DI PONTE (BS) - "Sotto lo stesso cielo. Europa 2500 - 1800 a.C." è la mostra in programma al MUPRE - Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica dal 29 aprile al 30 settembre. A cura di Marco Baioni, Claudia Mangani, Maria Giuseppina Ruggiero, il progetto indaga l'importanza che sole, luna e stelle ebbero nei culti e nell'iconografia dell'Età del Bronzo, il lungo momento preistorico (2500 - 1800 avanti Cristo). Tra le opere più pregevoli esposte c'è la "lunula" (piccola luna) d'oro, straordinario reperto rinvenuto a Blessington (Irlanda), datato 2400-2000 a.C. (tardo neolitico/inizio dell'età del bronzo), in prestito dal British Museum di Londra.

PRATO - AL Museo del Tessuto è allestita la mostra "Kimono - Riflessi d'arte tra Giappone e Occidente", dal 29 aprile al 19 novembre. Nel percorso cinquanta Kimono, tra maschili e femminili, della prima metà del '900 dell'esclusiva collezione privata Manavello che, insieme a xilografie, stampe, quadri e tessuti provenienti da importanti collezioni e da inedite raccolte del Museo del Tessuto, documentano l'evoluzione delle relazioni economiche e culturali tra Europa e Giappone che iniziano alla metà del Cinquecento ed arrivano nel tempo a contaminare i settori dell'arte e della moda di entrambi.

NOVENTA PADOVANA (PD) - A Villa Grimani Valmarana, dal 30 aprile al 21 maggio, la collettiva "Noli me tangere. Dell'inviolabilità del corpo", a cura di Barbara Codogno. Nel percorso le opere di Enrica Berselli, Greta Bisandola, Marta Czok, Ruggero D'Autilia, Tommaso Giusti, Maurizio L'Altrella, Nunzio Paci, Federica Poletti, Stefano Reolon, Silvia Patrono, Marco Strano, Roberta Ubaldi, Marco Vecchiato, Elisabetta Vignato si focalizzano sul tema della distanza come elemento fondante per "avvicinare" il corpo dell'altro. Uno spazio sacro che sancisce il rispetto, abolisce la presa e conferma l'inviolabilità dello spazio occupato dall'altro da sé. 

ansa.it

- Segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci 

https://viagginews.blogspot.com/


Domenica 18 giugno 2023 il Premio Strega torna per la quinta volta nella sua storia a Verbania

Il premio letterario più prestigioso d’Italia ha scelto di nuovo le sponde del Lago Maggiore. La serata si svolgerà al Teatro Il Maggiore con la presentazione dei cinque finalisti e a seguire Strega Party nella location panoramica sul lago. A puntare sulla cultura per qualificare la città sono anche in questo caso coinvolti in un  lavoro di squadra Comune, Biblioteca Ceretti, Libreria Alpe Colle,  affiancati dalla Fondazione Il Maggiore e dalla ospitalità offerta dal >>> Grand Hotel Majestic. Unire le forze per migliorare la nostra città, per creare momenti utili prima di tutto per costruire senso di cittadinanza, relazioni e coscienza civile – commenta il sindaco Silvia Marchionini -. Ogni passo dipende da noi, dalla nostra quotidianità, dalle nostre scelte. Ed è fondamentale ricordare il lavoro preziosissimo della Fondazione Bellonci di Roma e della Ditta Strega Alberti di Benevento che dal 2018 hanno scelto e voluto fortemente portare il Premio Strega a Verbania, una decisione coraggiosa, un buon modo per creare rete tra centro e provincia, per un’Italia capace di stupire in ogni suo angolo creando lavoro e cultura attraverso i libri.

Fonte: verbaniamilleventi.org

 - Segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci turismoculturale@yahoo.it

Nuovi investimenti sulla cultura per una società «neo-umanista»


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Italia ha  bisogno oggi più che mai di potersi riconoscere in un patrimonio storico e artistico senza pari, rilanciando i consumi culturali

Nel serrato dibattito degli ultimi mesi sulle politiche pubbliche, reso più vivace dalla nascita di un governo di destracentro con ampia maggioranza parlamentare e una premier donna, si deve registrare una Grande Assente: la Cultura. Per la verità, in un’epoca di emergenze continue e gravi che fanno parlare ormai abitualmente di “permacrisi” (ovvero di crisi permanente), era piuttosto prevedibile. Di fronte alla confluenza di gravi problematiche di salute pubblica, economiche, belliche, dunque attinenti la sopravvivenza stessa e i bisogni primari, la cultura passa inevitabilmente in secondo piano. “Di cultura non si vive”: molte persone impegnate nei diversi settori culturali amaramente sottoscriverebbero tale affermazione; “la cultura non si mangia”, aggiungerebbero con un pizzico di cinismo beffardo altri, non troppo sensibili al fascino dell’arte, della musica, della letteratura.

A questo punto sarebbe facile per contrappasso sposare una posizione vivacemente antitetica, che andava assai di moda sul finire degli anni Ottanta del Novecento: “di cultura si vive, eccome”, se solo sapessimo mettere a frutto i giacimenti culturali di un Paese che – questo lo slogan di allora ripetuto allo sfinimento – è «un museo a cielo aperto ». I meno giovani ricorderanno questo tipo di argomentazione, che in alcuni casi suonava quasi come un invito alla riscossa per tutti gli operatori dei diversi settori culturali: musei, siti archeologici, enti lirici, teatri. Sembrava fosse stato scoperto il petrolio italiano fatto di colonne, mosaici e statue, accatastati senza rispetto in armadi polverosi nei sotterranei dei grandi musei. Per un po' si continuò a pensare che bastasse tirarli fuori, sottrarli alla occhiuta, gelosa ed escludente custodia degli storici dell’arte, mapparli, aggiungervi un po’ di cosiddetti “servizi aggiuntivi” (caffetterie, angoli riposo, ristorantini) e la nostra economia sarebbe volata.

Naturalmente così non è andata. Il grande lancio della commercializzazione della cultura naufragò presto sulle prime inefficienze e contraddizioni. I mecenati (grandi imprese in cerca di lustro) snobbavano tlo spettacolo dal vivo (troppo effimero, transeunte, per lucidare un blasone-brand) a favore del restauro di un bene archeologico, immutabile, immobile da secoli, e dunque stabile ritorno pubblicitario per l’azienda che ne avesse finanziato il recupero. Lo strumento della fiscalità non riuscì a rafforzare più di tanto l’azione dei mecenati, e anche quella si rivelò una bolla. Altre fragilità e disorganizzazioni fecero il resto: come quando per bando pubblico si affidarono a diverse aziende informatiche grandi progetti di mappatura dei beni esistenti, che non riuscivano però a dialogare attraverso le banche dati approntate dato che i linguaggi e i programmi utilizzati erano differenti…

La cultura non mise le ali all’economia né in quegli anni Ottanta né nei decenni che seguirono, anche perché i problemi erano e sono molto più complessi; a cominciare da strade e infrastrutture mancanti. Paradigmatico il caso della Sicilia, che gronda siti archeologici di bellezza incomparabile ma ancora oggi ha un sistema di collegamenti e di viabilità che esclude ogni possibilità di accesso concreto a molte di tali archeo-meraviglie. E tuttavia forse non fu questa la sola debolezza di un rilancio che voleva tradurre in oro luccicante e sonante i vecchi gioielli di famiglia. Ai nostri giorni le cose non vanno molto meglio, se nei programmi elettorali delle recenti elezioni politiche la cultura ha ottenuto poca o nessuna attenzione, con affermazioni e propositi generici, senza indicazioni chiare delle risorse finanziarie per i diversi interventi, con la solita oscillazione tra quanti vogliono più ruolo per il pubblico e quanti preferirebbero mettere tutto in mano ai privati. È forse giunto, perciò, il momento propizio per parlare di politiche culturali con un occhio più evoluto, che del passato sappia fare tesoro aggiungendo però una consapevolezza nuova, figlia dei nostri tempi così liminali, così disorientanti, che ci stanno traghettando in un altro mondo, in un’altra epoca, in cui senza bussole sarà certamente più facile perdersi.

Finora nel nostro Paese il mondo delle politiche culturali nei diversi settori è stato affrontato facendo riferimento ad alcuni paradigmi concettuali. Anzitutto la conservazione, tipica dell’approccio degli storici dell’arte, interessata soprattutto alla preservazione del bene. Successivamente, come accennato sopra, si è affermata l’idea della promozione-valorizzazione-commercializzazione, figlia in parte di un democratico desiderio di portare la cultura alle masse, in parte del più concreto desiderio di mettere a frutto capitelli e dipinti. Dal punto di vista strettamente politico è prevalso troppo spesso, invece, un paradigma elettoral-assistenzialistico: non a caso gli enti lirici hanno sempre assorbito buona parte del Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus) potendo vantare numerosi addetti (maestranze, elettricisti, costumisti ecc.) e dunque un buon bacino di consenso potenziale.

Ma oggi molte cose sono cambiate, anche nella percezione delle istituzioni della cultura, per lo meno in ambito internazionale. I libri, il teatro, le mostre entrano in maniera più o meno codificata e a buon diritto nel paniere che definisce il benessere dei diversi Paesi. O, quantomeno, si riscontra che i Paesi che risultano in cima alle classifiche della felicità attribuiscono ai consumi culturali un grande posto nel modo di occupare il cosiddetto tempo libero (concetto anche questo in via di ridefinizione). Pensiamo alla Finlandia che da anni è in testa alla classifica della felicità dei Paesi («Sustaineble Development Solution Network», World Happiness Report 2022) e che si basa su uno stile di vita che potremmo definire da “giovane colto” (muoviti, studia, leggi, vivi la cultura, vivi la natura, ama, condividi, ricerca) anche per i pensionati, che trovano occasioni culturali in situazioni di prossimità domestica. Quanto ai giovani veri e propri, hanno facilmente a disposizione in piccoli centri distribuiti territorialmente il necessario per produrre le loro intuizioni musicali, registrarle e metterle in rete, in modo da avere occasioni concrete di farsi conoscere. Purtroppo l’Italia non è neanche sulla scia di questo modo di vivere “giovanile e colto”. Sempre nello stesso Rapporto, l’Italia perde ulteriori postazioni e passa dal 25° al 31° posto.

Nonostante la ritrovata normalità e l’accelerazione dell’estate 2022 nella fruizione di eventi e spettacoli dal vivo, i consumi culturali sono ancora lontani dai livelli pre-Covid e risalgono lentamente. L’indice realizzato da Impresa Cultura Italia-Confcommercio e Swg ha raggiunto nei primi 9 mesi del 2022 i 68 punti (+9 sul 2021 e +12 sul 2020), distante però più di 30 punti dal valore di riferimento del 2019. Valori di riferimento che non erano certo stellari. Dalla crisi di antica data del comparto culturale, accentuata oggi da un’emergenzialità globale, è possibile però, per dirla con il sociologo Mauro Magatti, trarre una lezione generativa, che non resti impantanata nelle contraddizioni della politica culturale nel nostro Paese, ma da esse tragga una provocazione e uno stimolo potente a ripensarsi alla luce del cambiamento d’epoca in una nuova centralità. Il mondo della cultura nei suoi diversi comparti non ha mai avuto, come in questi tempi di mutazione velocissima, di fronte a sé una sfida più entusiasmante, più nobile e fondativa.

Oggi, come ha argomentato Stefano Zamagni su “Avvenire” del 13 gennaio 2023, uno dei problemi sociali più importanti che emergono all’orizzonte è fornire una risposta solida alla posizione transumanista, sostenuta dai colossi dell’high tech, che si propone non tanto il potenziamento ma il superamento di ciò che è umano nell’uomo. Il progetto che si può contrapporre con forza a questa tesi è quello neoumanista, sostenuto anche dalla Chiesa, la cui culla è proprio l’Europa. Un neo-umanesimo che nella libera espressione creativa da una parte e nel nutrimento, nella fruizione culturale dall’altra trova la sua espressione più vera. Un progetto che ricordi all’Uomo, che si è perso e non sa più chi egli sia, che non è fatto solo di materia e conoscenza razionale (su queste basi l’intelligenza artificiale sta dilagando in modo anche inquietante e potrebbe essere assai competitiva in poco tempo) ma di emozioni, sentimenti, motivazioni, valori, creatività, intuizioni, etica, responsabilità, dubbi, ripensamenti, e tanto altro: il “codice dell’anima”, come avrebbe detto Hillmann. Il talento indomabile di poeti, scrittori, pittori, musicisti interpreta nelle loro anime all’eterna ricerca del Bello e del Vero il mistero insondabile dell’umano e della sua perenne domanda di senso. A una distruttiva, robotica barbarie transumanista può essere argine roccioso e inespugnabile la loro umanità caparbia, intensa e inquieta.

avvenire.it


Una casa fatta ad arte, la visione di Cambellotti. A Roma mostra sul maestro alla Biennale di Monza del 1923

ROMA - L'allestimento interno della casa come riflesso della dimensione etica e della natura psichica della vita degli abitanti, capace di influenzare le loro emozioni e orientare le loro predilezioni, "consentendo poi di formare anche buoni cittadini e buoni governanti". Duilio Cambellotti immaginava così gli effetti di un abitare armonico orientato dall'arte.

Seguendo questo filo si sviluppa a Roma la mostra dedicata fino al 6 aprile dalla Galleria Russo al maestro e alla sua visione 'totale' che nella prima metà del Novecento ha abbracciato disegno, illustrazione, grafica, pittura, ceramica, scultura e scenografia teatrale. Il racconto muove da un aspetto particolare, la sua partecipazione nel 1923 a Monza alla Biennale delle Arti Decorative per allargarsi alla produzione di una vita.
    'Duilio Cambellotti. Raccogliere una forma attorno a un pensiero', curata da Daniela Fonti e Francesco Tetro, responsabili dell'Archivio dell'Opera dell'artista, mette insieme 160 opere della raccolta illustrando 40 anni di attività multidisciplinare svolta dall'artista-artigiano romano dal 1899 al 1939. Certo, a giocare un ruolo centrale è sempre il disegno, il tratto inconfondibile della moderna classicità che caratterizza illustrazioni, manifesti, incisioni. Ma a colpire - anche nella ricostruzione di una delle sale della Biennale di Monza - è soprattutto l' attenzione al dettaglio nei bronzi e nella decorazione di vasi, piatti, brocche e mattonelle ispirate ai miti dell'antichità e al vivere quotidiano delle popolazioni dell'agro pontino all'inizio del secolo. Nelle arti decorative, spiegano i curatori, Duilio Cambellotti (1876-1960) venne identificato come un autore fra i più originali nel panorama del rinnovamento degli oggetti d'uso in Italia. "Per la sua concezione dell'ambiente allestito quale progetto organico complessivo nel quale ogni oggetto prende luce creativa e riflette la propria sull'insieme - spiegano - l'artista mise ogni tecnica al servizio della creazione di uno spazio interno concepito come 'luogo d'arte', inserendo scultura, pittura parietale, ceramica, anche utilizzando gli espedienti comunicativi della sua attività di scenografo". Della prima e della seconda Biennale internazionale di Monza Cambellotti fu il protagonista principale, alla guida di un gruppo di artisti fra i più rilevanti e innovativi della scena di Roma e del Lazio. Un altro capitolo della mostra è riservato alla figura femminile e al suo passaggio da "libellula a mater familias, vittima degli effetti della guerra: rimasta sola a mandare avanti la propria famiglia, il suo podere o come lavorante presso altri, se rimasta vedova". E' questo il motivo che spinse l'artista a rappresentare donne dal volto addolorato in molti monumenti ai caduti del 1915-18 , a cominciare da quello di Terracina (Latina). Suggestiva è anche la selezione di modellini, bizzetti, disegni e cartelloni realizzati per le scenografie delle grandi tragedie greche a Siracusa, il Giulio Cesare di William Shakespeare (1906) e La Nave di Gabriele d'Annunzio (1908) a Roma.
    Tra il 1908 e il 1910 Cambellotti collaborò al settimanale "La Casa", edito da Edoardo De Fonseca, dedicandosi alla progettazione di interni e arredi di villini e dimore private tra cui, a Roma, la Casina delle Civette di Villa Torlonia, decorata con la collaborazione con il maestro vetraio Cesare Picchiarini e oggi sede del museo della Vetrata Liberty. 

ansa.it

Torna Lago d’Orta Plastic Revolution Sabato 25 e domenica 26 marzo, nelle magnifiche e storiche cornici di Villa Nigra a Miasino e Palazzo Penotti Ubertini a Orta San Giulio, sul lago d’Orta (Novara)

Torna Lago d’Orta Plastic Revolution, il progetto a cura di Associazione Asilo Bianco che ha come tema cardine la riduzione della plastica monouso. In programma una importante mostra e due fine settimana di festival: una ricca serie di appuntamenti per riflettere insieme su plastica, bellezza e riuso tra arte, scienza, impresa, pensiero, curatela e progettualità condivise.


Sabato 25 e domenica 26 marzo, nelle magnifiche e storiche cornici di Villa Nigra a Miasino e Palazzo Penotti Ubertini a Orta San Giulio, sul lago d’Orta (Novara), è in calendario il primo fine settimana dedicato ad approfondimenti e incontri. Un’occasione significativa che vede coinvolti grandi nomi dell’arte, della cultura e della scienza per discutere e ragionare intorno a temi ambientali e sostenibilità, ma anche arte e creatività.


Il festival inizierà sabato 25 marzo con l’inaugurazione di Scippare il segno: è il compito!, la mostra dedicata all’architetto e designer Riccardo Dalisi. La personale è a cura di Enrica Borghi, realizzata in collaborazione con Corraini Edizioni, Museo Alessi, Archivio Riccardo Dalisi, con testi critici di Marco Tagliafierro. La visione e il pensiero di Dalisi accompagnano e ispirano tutte le giornate di Plastic Revolution, introdotte da una frase simbolo del maestro “Le Imperfezioni Feconde”.


Dalisi, mancato un anno fa nell’aprile 2022, è stato un uomo dai molteplici talenti, una figura capace di muoversi attraverso diversi linguaggi: designer, artigiano e poeta, progettista e architetto. Artista dalle mille sfaccettature, creativo da sempre ispirato da una straordinaria libertà di pensiero, uomo visionario e sognatore, grande interprete della realtà.

In mostra nelle sale di Villa Nigra disegni originali, schizzi e segni. Un percorso che segue l’idea di schizzismo con la quale Dalisi lega profondamente arte e pensiero: il segno da scippare, il gesto veloce sul foglio, lo schizzo aggrovigliato che, prima di farsi disegno, si fa anche e soprattutto pensiero, supera ogni intenzionalità e si presenta sul foglio come forza, impulso, lampo intuitivo che guida. Sono proprio queste le imperfezioni feconde di Dalisi, grovigli liberi e geniali nel loro essere imprevedibili e imperfetti, sempre portatori di senso, di non detto, nuove idee e orizzonti.


Esposti molti degli oltre duecento prototipi realizzati da Dalisi per Alessi negli anni Settanta durante una incredibile ricerca che ha portato alla produzione della sua personalissima caffettiera napoletana per cui riceve nel 1981 il Compasso d’oro, il più antico e prestigioso premio di disegno industriale al mondo. Sono oggetti unici, estremamente espressivi e giocosi, la cui funzionalità scivola in secondo piano trasformandoli in vere e proprie opere d’arte. Il segno è a metà strada tra il gioco e il farsi oggetto con una precisa funzione, pensiero tecnico e icona di design.


Quella di Miasino è la prima occasione di riflessione sui disegni come “nuove geometrie generative”, sulle dinamiche libere e radicali di Dalisi, ma anche sulla serie di prototipi realizzati con Alessi che accompagnano la sua riflessione teorica dedicata all’architettura. Per rendere omaggio a questo incredibile personaggio e alla sua carriera, ma anche a molti dei temi su cui ha lavorato per tutta la sua vita, sabato 25 marzo, alle ore 16, tavola rotonda con Alberto Alessi (Presidente Alessi), Alberto Biagetti e Laura Baldassari (Atelier Biagetti), Enrica Borghi (Presidente Asilo Bianco, artista), Pietro Corraini (Corraini Edizioni), Anna Maria Laville (Archivio Riccardo Dalisi), Marco Sammicheli (Direttore del Museo del Design Italiano, Triennale Milano), Marco Tagliafierro (critico d’arte, curatore indipendente e ideatore CONFINIS). Seguirà, alle ore 18, l’inaugurazione della mostra.

Domenica 26 marzo, a Orta San Giulio, proseguono i lavori con Mario Abis (sociologo), Massimiliano Caligara e Roberto Signorelli (Circolo Legambiente “Gli Amici del Lago”), Pietro Capella (Direttore Pop News), Andrea Castrovinci (ricercatore, PhD responsabile del Laboratorio di Ingegneria dei materiali polimerici, Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana SUPSI), Luca Cerizza (curatore e critico d’arte, docente alla NABA di Milano), Paolo Dago (autore televisivo), Barbara De Ponti (artista e docente), Paolo Antonio Zambianchi (Dottore geologo, Associazione Ardito Desio), moderano Enrica Borghi e Marco Tagliafierro.


All’interno di questa cornice teorica e culturale la manifestazione continuerà, a Villa Nigra, sabato 1 e domenica 2 aprile con CURARE. Progettualità partecipata, il corso di formazione di alto livello coordinato da Marco Tagliafierro e Giovanna Felluga (curatrice, co-fondatore AtemporaryStudio, CONFINIS). Un percorso per curatori, operatori culturali e chi si interfaccia con l’arte in una dimensione pubblica o privata. Il focus di questa edizione, l’ottava, sarà legato alle pratiche curatoriali condivise e inserite in una progettualità partecipata. È ancora Dalisi l’ispiratore: l’artista è stato un grandissimo precursore di operazioni di arte partecipata e pubblica, celebri le sue lezioni pedagogiche con ragazzi e bambini dei rioni più duri e poveri di Napoli (Traiano, Scampia, Sanità), esplorazioni e relazioni a metà strada tra cultura e inclusione sociale la cui documentazione è in mostra permanente al Centre George Pompidou di Parigi. L’obiettivo della nuova edizione di Curare consisterà nel mappare la figura del curatore oggi, in rapporto a diversi settori e contesti d’azione, attraverso il punto di vista di importanti ospiti del mondo dell’arte, dell’impresa e della cultura at large. Tra i relatori di sabato 1 aprile: Corrado Beldì (Presidente Laterlite), Micol Beltramini (scrittrice e traduttrice), Antonella Cirigliano (Fondazione CROSS e CROSS Project), Daniela Fantini (Amministratore Delegato Fantini Rubinetti), Luigi Maffioli (Technical Director Gottifredi Maffioli Srl), Giuseppe Pero (Presidente Figli di Pinin Pero & C. Spa), Giulio Rodolfo (Direttore editoriale Mediastars), Tommaso Sacchi (Assessore alla Cultura Comune di Milano), Donatella Spaziani (artista), Christian Tomadini (Managing Director Wall&decò), Luca Trevisani (artista). Domenica 2 aprile: Benedetta Baraggioli (Cultural Project Manager del Comune di Novara), Nicolò Baraggioli (artista), Michele Chiossi (artista), Paolo Gonzato (artista), Milovan Farronato (co-fondatore Archivio Chiara Fumai, critico e curatore indipendente), Paola Manfredi (PCM Studio), Annika Pettini (scrittrice e responsabile cultura di ZERO), Lorenzo Vitturi (artista).


La mostra Scippare il segno: è il compito! apre dal 25 marzo al 14 maggio, dal giovedì alla domenica, dalle 14:30 alle 18:30. Aperture straordinarie lunedì 10 aprile (Pasquetta), lunedì 24 aprile, martedì 25 aprile, lunedì 1 maggio.


Il progetto Lago d’Orta Plastic Revolution è tra i vincitori del bando “Plastic Challenge. Sfida alle plastiche monouso” di Fondazione Cariplo, e vede come ente capofila il Circolo di Legambiente “Gli Amici del Lago” insieme ai comuni di Ameno, Briga Novarese, Miasino, Orta San Giulio, all’Organizzazione di Volontariato di Briga e all’Associazione Asilo Bianco che ha ideato e scritto il progetto.

“Scippare il segno: è il compito!” fa parte del progetto Interreg Italia-Svizzera “Di-Se – DiSegnare il territorio”, tre anni all’insegna del disegno e dell’arte a cura di Associazione Musei d’Ossola, Museumzentrum La Caverna di Naters e Associazione Asilo Bianco.










Casorati e la musica, la sua vita alla Magnani Rocca

 

- I capolavori, la storia personale, le attitudini e le passioni: c'è tutto Felice Casorati nella grande mostra che apre dal 18 marzo alla Fondazione Magnani Rocca.

    È la ricchezza e completezza la prima delle virtù di questa esposizione, curata da Giorgina Bertolino, Daniela Ferrari e Stefano Roffi, anche direttore della villa delle meraviglie che la ospita.

Ottanta opere mirabili che seguono un percorso cronologico dal primo momento della sua carriera di artista, con l'oscuro Ritratto della sorella Elvira esposto alla Biennale del 1907 dove il nero era dominante e solo interrotto dalle sfumature del bianco dei guanti e del volto, fino alle ultime opere degli anni Sessanta, quasi astratte nella loro purezza di nature morte in cui esplodono i colori come il giallo, il blu e il rosso delle uova sul tavolo improvvisato.
    La sua passione in principio era la musica, tanto che ogni sera tornava a sedersi al pianoforte, e da qui il tema della mostra che lo accomuna al padrone di casa Luigi Magnani. Oltre ai quadri ci sono i suoi spartiti consunti, ma anche i libri illustrati e i bozzetti di costumi e scenografie. Ma soprattutto ci sono i capolavori, che vengono da musei e collezioni private oltre all'importante prestito di 5 opere del Mart di Rovereto.
    L'occasione è quindi unica per vedere insieme Maria Anna nello studio, dove inizia la sua riflessione di arte nell'arte con la tela nel bordo, o ancora meraviglie imponenti come Le signorine e Silvana Cenni o ancora Beethoven dove la citazione musicale è già nel titolo. Mentre vediamo in altre tele apparire qua e là strumenti o curiosamente pagine di quotidiani come La Stampa, Il Popolo o La Gazzetta dello Sport.
    La figura umana è quasi sempre al centro della sua ricerca, con i volti che lasciano trasparire pure emozioni in rapporto spesso ironico con le età dalle vita, dell'adolescenza alla vecchiaia, ognuna con la sua purezza. Assoluto che raggiunge però nel suo essere sublime anche nella semplicità di un paesaggio, come nella litografia Il mattino di impressionante intensità. (ANSA).

A Venezia dal 25 Marzo riapre la quadreria di Palazzo Ducale

 

 - Riapre dal 25 marzo prossimo la Quadreria del Palazzo Ducale di Venezia, dopo un intervento condotto dalla Fondazione Musei Civici di Venezia con la collaborazione e il supporto di Venice International Foundation.
    Il riallestimento, che coinvolge la Sala della Quarantia Criminale, la Sala dei Cuoi e quella del Magistrato alle Leggi, si rifà ad una tradizione che risale ai primi decenni del '600, quando all'interno del Palazzo si vollero esposte, accanto ai dipinti istituzionali, opere "da cavalletto" provenienti da illustri collezioni private.

"In omaggio a quella secolare tradizione - afferma Chiara Squarcina Responsabile della sede museale - si è deciso di dedicare la Sala dei Cuoi all'esposizione di opere fiamminghe, tra le quali l'unica superstite di quelle offerte alla pubblica fruizione in Palazzo a partire dal 1615: l''Inferno' già attribuito al Civetta (Henry Met de Bles) e oggi più opportunamente ricondotto ad anonimo seguace di Bosch, o il 'Cristo deriso' di Quentin Metsys. Esempi delle relazioni culturali della Serenissima con il resto d'Europa".
    Nelle altre sale sono esposti capolavori di Bellini, Tiziano e Tiepolo, tra cui "Venezia riceve da Nettuno i doni del mare" di Giambattista Tiepolo, la "Pietà" di Bellini e la "Madonna con Bambino e due angeli" di Tiziano, quindi il "Leone marciano andante" di Carpaccio, che sarà possibile ammirare dopo la conclusione della mostra antologica di Palazzo Ducale.
    La Quadreria accoglie un nucleo di tele e tavole concesse in deposito a lungo termine da una collezione privata, tra cui "Ritratto di dama con figlia" di Tiziano, "L'angelo annuncia il martirio a Santa Caterina di Alessandria" del Tintoretto e la "Maria Maddalena in estasi" di Artemisia Gentileschi, oltre ad opere di Giovanni Cariani, Anthony van Dyck e Maerten de Vos.

Ansa

Nella Galleria Principe a Napoli apre un caffè letterario

 

NAPOLI - Da oggi nella Galleria Principe di Napoli, nel cuore del centro storico della città, c'è 'ScottoJonno', caffè letterario e prima biblioteca diffusa gratuita che fa del bookcrossing e del libro sospeso alcuni dei suoi punti di forza.

Un'apertura che arriva non solo in un luogo su cui l'amministrazione comunale sta lavorando per garantire recupero e rilancio, ma anche in un momento in cui i luoghi storici della cultura e le librerie faticano.
    "Ho sempre pensato che ci sia bisogno di spazi reali e virtuali - ha spiegato Luca Iannuzzi, amministratore unico di Tesoreria srl - dove si naviga, si lavora per ricostruire e conservare il tessuto della memoria e viaggiare all'infinito con la lettura.

Mi piace pensare di poter offrire ai visitatori anche un importante spaccato della storia del Regno borbonico e di storia d'Italia". La società ha partecipato al programma Common Gallery, ideato dall'assessorato ai Giovani del Comune di Napoli, a seguito del quale sono stati assegnati i locali che l'imprenditore ha provveduto a recuperare e ristrutturare. Tre i piani su cui si sviluppa il progetto: 110mq destinati all'esposizione di libri e oggetti; 60 mq per aree tematiche di somministrazione; 197 mq destinati a servizi, editoria, uffici e infopoint, ludoteca, aree comuni di lettura, caffetteria e ristorazione. Un progetto che gode della collaborazione della Fondazione Guida alla Cultura e di Guida Editori.
    "Quando mi è stato presentato il progetto - ha affermato Diego Guida - ho subito voluto raccogliere l'invito: costruire insieme un nuovo contest di qualità anche culturale è stata per me una sfida da raccogliere. Questi spazi ospiteranno autori, personaggi della cultura nazionale, laboratori per i più giovani, presentazioni di libri, corsi per scuole, eventi per la promozione e diffusione della lettura". Nella biblioteca già oggi sono esposti migliaia di volumi messi a disposizione da utenti. I visitatori attraverso un'App potranno visionare e consultare l'intera collezione di libri. Il locale sarà aperto tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 8.45 alla mezzanotte.
    "La cultura non è una 'pazziella' - ha sottolineato lo scrittore Maurizio De Giovanni - ma è una grande differenziazione ed è uno strumento che può far cambiare un luogo facendo appello alla profondità storica. Per portare via con sé da un luogo qualcosa di speciale, bisogna capirne la tradizione e la Galleria Principe e tutto il distretto sono identitarie di Napoli, sono pezzi di noi". (ANSA).