Nella Galleria Principe a Napoli apre un caffè letterario

 

NAPOLI - Da oggi nella Galleria Principe di Napoli, nel cuore del centro storico della città, c'è 'ScottoJonno', caffè letterario e prima biblioteca diffusa gratuita che fa del bookcrossing e del libro sospeso alcuni dei suoi punti di forza.

Un'apertura che arriva non solo in un luogo su cui l'amministrazione comunale sta lavorando per garantire recupero e rilancio, ma anche in un momento in cui i luoghi storici della cultura e le librerie faticano.
    "Ho sempre pensato che ci sia bisogno di spazi reali e virtuali - ha spiegato Luca Iannuzzi, amministratore unico di Tesoreria srl - dove si naviga, si lavora per ricostruire e conservare il tessuto della memoria e viaggiare all'infinito con la lettura.

Mi piace pensare di poter offrire ai visitatori anche un importante spaccato della storia del Regno borbonico e di storia d'Italia". La società ha partecipato al programma Common Gallery, ideato dall'assessorato ai Giovani del Comune di Napoli, a seguito del quale sono stati assegnati i locali che l'imprenditore ha provveduto a recuperare e ristrutturare. Tre i piani su cui si sviluppa il progetto: 110mq destinati all'esposizione di libri e oggetti; 60 mq per aree tematiche di somministrazione; 197 mq destinati a servizi, editoria, uffici e infopoint, ludoteca, aree comuni di lettura, caffetteria e ristorazione. Un progetto che gode della collaborazione della Fondazione Guida alla Cultura e di Guida Editori.
    "Quando mi è stato presentato il progetto - ha affermato Diego Guida - ho subito voluto raccogliere l'invito: costruire insieme un nuovo contest di qualità anche culturale è stata per me una sfida da raccogliere. Questi spazi ospiteranno autori, personaggi della cultura nazionale, laboratori per i più giovani, presentazioni di libri, corsi per scuole, eventi per la promozione e diffusione della lettura". Nella biblioteca già oggi sono esposti migliaia di volumi messi a disposizione da utenti. I visitatori attraverso un'App potranno visionare e consultare l'intera collezione di libri. Il locale sarà aperto tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 8.45 alla mezzanotte.
    "La cultura non è una 'pazziella' - ha sottolineato lo scrittore Maurizio De Giovanni - ma è una grande differenziazione ed è uno strumento che può far cambiare un luogo facendo appello alla profondità storica. Per portare via con sé da un luogo qualcosa di speciale, bisogna capirne la tradizione e la Galleria Principe e tutto il distretto sono identitarie di Napoli, sono pezzi di noi". (ANSA).

Le mostre del week end, da Pistoletto e Penone a Fellini A Roma Urbano VIII e i Barberini, a Lecco i Futuristi

 

ROMA - L'arte dei futuristi accanto agli scatti di Ruth Orkin, e poi due giganti come Penone e Pistoletto, fino alle opere della grande collezione Barberini, nell'omaggio a Papa Urbano VIII: sono le mostre di questa settimana.


    ROMA - È un grande tributo a uno dei più importanti artisti della contemporaneità la mostra "Michelangelo Pistoletto.
    Infinity", al Chiostro del Bramante dal 18 marzo al 15 ottobre.

A cura di Danilo Eccher, il progetto presenta 50 opere e 4 grandi installazioni site specifici in un percorso narrativo, che racconta più di 60 anni di arte e quasi 90 anni di vita. A Villa Medici dal 17 marzo al 21 maggio il fascino di un treno leggendario nella mostra "Orient-Express & Cie. Itinerario di un mito moderno": provenienti dagli archivi dell'antica Compagnie internationale des wagons-lits, gli oltre 200 pezzi dell'esposizione (Raccolte fotografiche, progetti, mappe, disegni tecnici e manifesti pubblicitari d'epoca) collocano l'Orient-Express nel suo contesto storico globale. Apre il 14 marzo alla Galleria Borghese la mostra "Giuseppe Penone. Gesti universali", in programma fino al 28 maggio e a cura di Francesco Stocchi. La mostra, allestita nei giardini e in una parte delle sale ubicate al piano terra, presenta lavori in cui l'artista, uno dei massimi esponenti dell'Arte Povera, mette in relazione - con innesti organici di figlie, cuoio e legno - la scultura all'osservazione della natura. A Palazzo Barberini la grande mostra "L'immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini", a cura di Maurizia Cicconi, Flaminia Gennari Santori, Sebastian Schütze: allestito dal 18 marzo al 30 luglio, il progetto espositivo celebra il quattrocentesimo anniversario dell'elezione al soglio pontificio di Urbano VIII Barberini. Nel percorso più di 80 opere provenienti dalla collezione del museo e da oltre 40 tra istituzioni museali e collezioni private italiane e internazionali.
    MAMIANO DI TRAVERSETOLO (Pr) - Due mostre alla Fondazione Magnani Rocca: dal 18 marzo al 2 luglio "Fellini. Cinema è sogno", a cura di Mauro Carrera e Stefano Roffi, che ripercorre la carriera del maestro i costumi, appartenenti allo CSAC di Parma, realizzati per i film e indossati da celebri attori come Marcello Mastroianni e Donald Sutherland, le locandine dei film stessi, vere pietre miliari della storia del cinema e della grafica, oltre a sorprendenti disegni del regista e a rare fotografie d'epoca. Nelle stesse date è allestita anche la monografica su Felice Casorati, "Il concerto della pittura", curata da Giorgina Bertolino, Daniela Ferrari, Stefano Roffi, che ricostruisce l'itinerario dell'artista, dagli anni d'esordio alla maturità, con oltre 60 opere - molti i capolavori assoluti - provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private.
    MODENA - "Nelle stanze dell'arte. Dipinti svelati di antichi maestri", a cura di Lucia Peruzzi, è in programma dal 17 marzo al 2 luglio alla Galleria BPER Banca. Dedicata alla pittura emiliana dal XIV al XVIII secolo, la mostra offre al pubblico l'opportunità di ammirare alcune opere solitamente non visibili.
    Tra gli autori presenti anche Annibale Carracci, Lippo di Dalmasio, Francesco Vellani e Giuseppe Maria Crespi.
    LECCO - L'esperienza futurista, nelle sue molteplici espressioni, attraverso le opere dei suoi più celebri rappresentanti, da Giacomo Balla a Luigi Russolo, da Gino Severini a Enrico Prampolini, da Filippo Tommaso Marinetti ad Antonio Sant'Elia, da Fortunato Depero a Tullio Crali, è al centro della mostra "Futuristi. Una generazione all'avanguardia", dal 18 marzo al 18 giugno a Palazzo delle Paure. A cura di Simona Bartolena, il percorso racconta il Futurismo nelle sue diverse generazioni e declinazioni e i suoi rapporti con la scena europea.
    TORINO - "Ruth Orkin. Una nuova scoperta" è la più completa antologica mai dedicata alla grande fotografa in Italia.
    Allestita dal 17 marzo al 16 luglio ai Musei Reali di Torino, a cura di Anne Morin, l'esposizione riunisce 156 fotografie, la maggior parte delle quali originali, che delineano la carriera dell'artista. Tra i lavori esposti alcune opere capitali come VE-Day, Jimmy racconta una storia, American Girl in Italy.
    (ANSA).
   

Ligabue, non cambierei la mia vita con nessun'altra, Nelle sale il 20-21-22 marzo il film musicale su Campovolo 2022


- "Immagina qualcosa di cui non puoi fare a meno nella tua vita, e poi immagina che quella cosa ti venga tolta per tre anni.

Ecco, Campovolo è stata l'esplosione di un cumulo di emozioni che si sono formate in quei tre anni: frustrazione, impazienza, ansia da prestazione. 30 anni in un giorno, ma vi assicuro che non ci stanno. C'è tanto altro di cui ho goduto e in cui mi sono avventurato". Luciano Ligabue racconta così il film, presentato questa sera da Flavio Natalia al cinema Barberini a Roma e che arriva per tre giorni in sala il 20-21-22 marzo, che racconta il concerto del 4 giugno scorso nella sua Campovolo davanti a oltre 100mila spettatori accorsi nella RCF Arena, dopo il lungo stop dovuto al Covid. Il film musicale, 'Ligabue. 30 anni in un giorno', con la regia di Marco Salom, è sì il racconto di una serata irripetibile, ma è anche e soprattutto l'occasione di rivivere la carriera del rocker di Correggio. Una celebrazione di un trentennio che è stato di tanta musica, ma in parte anche di cinema, libri e - rivela nel film - anche teatro con un musical scritto e basato sulle sue canzoni, ma mai realizzato. Una festa che non poteva non essere organizzata che a Campovolo. In quella "piazza" in cui aveva riunito i fan già nel 2005 e nel 2011. "Abbiamo festeggiato lì sempre tappe importanti della mia carriera. La prima volta è stato scelto perché presentavo il mio album più personale e avevo bisogno di farlo 'a casa' - racconta -. Nessuno di noi poteva immaginare quello che sarebbe diventato nel tempo. Certo, questo è stato il più sovraccaricato di emozioni, per l'attesa ma anche perché è stato uno uno dei primi concerti dopo la riapertura. C'era bisogno di normalità e anche di celebrare la vita". Il film come il concerto si apre con "Non cambierei questa vita con nessun'altra", "perché nei due anni di Covid ho capito quanto io sia grato a quello che mi è capitato di vivere", sottolinea. Spazio anche alle interviste e ai ricordi dei suoi musicisti e degli ospiti di quella sera, Francesco De Gregori, Elisa, Loredana Bertè, Eugenio Finardi, Gazzelle, Mauro Pagani. A luglio Ligabue tornerà live: il 5 allo Stadio Meazza di Milano e il 14 all'Olimpico di Roma. (ANSA).

La mostra a Rovigo. Nell'Arcadia di Renoir l'alba del Novecento

 

Pierre-Auguste Renoir, “Roses dans un vase”, 1900 (particolare) - Pierre-Auguste Renoir, “La Baigneuse blonde”, 1882. Pinacoteca Agnelli, Torino Pierre-Auguste Renoir, “Roses dans un vase”, 1900. Kunsthaus, Zurigo

La mostra ricostruisce in modo molto puntuale ed efficace questa dimensione di lunga portata della pittura di Renoir. In un certo senso l’artista è interprete ante litteram di quel fenomeno solitamente chiamato “ritorno all’ordine” – espressione un po’ sfortunata che suona come una Quaresima dopo un Carnevale – e che Bolpagni preferisce sostituire con il rappel à l’ordre di Cocteau, o meglio ancora con il “ritorno al mestiere” usato da de Chirico nella fase postmetafisica per contrassegnare il proprio desiderio di una pratica pittorica che guarda alla storia e che è certamente valido per un Renoir lettore, per scriverne più tardi una prefazione, del trattato di Cennino Cennini. L’artista francese infatti sente il bisogno di recuperare un gap culturale e tecnico, di rifondare la propria pittura su basi di una concretezza quasi arcaica. Questo conciso Grand Tour italiano, che da Venezia arriva a Palermo toccando Firenze, Roma, Napoli e la Calabria, ha esattamente questa funzione: il fatto poi che avvenga nella fase della piena maturità e non agli inizi della sua formazione gli consente un rapporto libero, da pari, con i modelli. In Italia Renoir scopre ciò che non poteva vedere al Louvre: la pittura veneta del Quattrocento di Carpaccio e il colorismo flamboyant di Tiepolo, il Raffaello affreschista, la pittura pompeiana. E scopre quella luce, lagunare o mediterranea, che a Parigi non c’è e che presto inseguirà trasferendosi, anche per ragioni di salute, nel Midi. Tutto questo si salda con il mai sopito amore per Ingres e quindi di Rubens a cui possiamo aggiungere più avanti la pittura guizzante e per segni dell’ultimo Delacroix. Il trait d’union con il momento impressionista, come sottolinea Bolpagni, è il problema «della luce, di come catturarla sulla tela: il tema è un altro, e concer il “metodo”, la via da seguire per raggiungere tale scopo». Non è un caso che l’esito sarà una pittura di sintesi, massiva, «fuori dal tempo » la definisce Bolpagni, lontana da sofismi simbolisti, compositivamente complessa e opulenta dal punto di vista cromatico. In mostra è rappresentata da un capolavoro assoluto, La bagnaise blonde della Pinacoteca Agnelli (1882), uno dei nudi più belli di tutto l’Ottocento, e da un nutrito gruppo di bagnanti. Allo stesso tempo non è un caso che approdi alla scultura, a cui l’artista si dedica incitato di Maillol. Renoir si riaggancia dunque al tema del classicismo che è una delle anime vere della cultura francese, ma lo fa con un approccio  anticlassico”, dove il mito del Mediterraneo e la forza delle forme prende il posto dei canoni e della mimesis. Una categoria di classicismo dunque che sarà propriamente novecentesca. È così che Renoir diventa un riferimento per gli artisti degli anni Venti e Trenta. Lo dimostrano i riscontri italiani, ben documentati in mostra, con de Chirico che si dichiara apertamente debitore del francese, ma anche di scultori come Marino Marini ed Eros Pellini, mentre è una piccola mostra nella mostra l’omaggio-riscoperta ad Armando Spadini. Non solo. C’è un Renoir che apre ulteriori prospettive attraverso generi di minore impegno e per questo campo per libere sperimentazioni come nature morte (qui messe a confronto con lavori più tardi di De Pisis, Tosi e Paulucci) e piccoli dipinti di paesaggi (a cui non sarebbe dispiaciuto vedere accostati gli analoghi di Sassu). Questi ultimi insieme a una serie di tardi ritratti femminili presentano tinte acide e forme liquide che sembrano aprire piste protoespressioniste. Ma è impossibile non pensare che la via tracciata verso il mito panico sarà poi percorsa dopo un fondamentale viaggio in Italia dal Picasso “richiamato all’ordine” (e tra l’altro collezionista del secondo Renoir) come pure da Matisse. D’altra parte anche nell’«eterna e soleggiata arcadia» di Renoir “ tout n’est qu’ordre et beauté, / Luxe, calme et volupté”.

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