Riattivata la Fontana delle Najadi E' l'esempio più significativo del liberty nella capitale

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ROMA - Ha ripreso a zampillare la fontana delle Najadi, situata al centro di piazza della Repubblica, che è stata oggetto di un importante lavoro di recupero finanziato dal Dipartimento Simu ed eseguito da Acea, d'intesa con la Sovrintendenza Capitolina.
La parte architettonica della fontana fu realizzata nel 1885 seguendo il progetto di Alessandro Guerrieri nella zona Termini e completata da Mario Rutelli nel 1897 con le sculture raffiguranti le Najadi, ninfee delle acque (dei laghi, dei fiumi, degli oceani e delle acque sotterranee). Inaugurata nel 1901 fu successivamente integrata dallo stesso Rutelli con un primo gruppo centrale, sostituito, dopo il trasferimento nel 1913 della fontana nell'attuale posizione, dal gruppo scultoreo con Glauco avvinghiato al delfino, dalla cui bocca si sprigiona altissimo il getto d'acqua centrale. Costituisce l'esempio più significativo del linguaggio liberty a Roma.

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Anni Venti, l'arte risponde all'inquietudine Grande esposizione a Palazzo Ducale Genova con oltre 100 opere

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L'inquietudine personale e collettiva, il senso di attesa per quello che sarebbe potuto essere il futuro, la paura di nuove guerre, l'entusiasmo della modernità, il rifugio nel sogno e nell'irrazionalità: alla straordinaria complessità esistenziale, sociale, culturale e politica del secondo decennio del '900 l'arte riuscì a rispondere seguendo varie strade, tutte documentate nella grande mostra "Gli anni Venti in Italia. L'età dell'incertezza", in programma a Palazzo Ducale di Genova dal 5 ottobre. Allestita fino al 1 marzo, e a cura di Matteo Fochessati e Gianni Franzone, l'esposizione presenta circa 100 opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, distribuite in un percorso che si snoda attraverso le sale dell'Appartamento del Doge e che si sofferma in particolare sulla produzione pittorica e plastica di quegli anni. Tanti gli artisti presenti in mostra, capaci con il loro spirito e la loro incessante ricerca in varie declinazioni linguistiche di dare voce a un'epoca emblematica, che costituì una cruciale fase di passaggio tra il trauma della Grande Guerra e la crisi mondiale del decennio successivo. Da Carlo Carrà a Giorgio de Chirico, da Fortunato Depero a Felice Carena e Felice Casorati, da Ubaldo Oppi a Fausto Pirandello, da Alberto Savinio a Gino Severini e Mario Sironi, e poi Carlo Levi, Scipione, Achille Funi, Enrico Prampolini, Mario Tozzi: la mostra documenta le intuizioni e le risposte di artisti che, trovandosi immersi in una realtà piena di contraddizioni, di turbamenti ma anche di speranze, riuscirono a farvi fronte trasferendo ed elaborando ogni istanza nel linguaggio pittorico e plastico. Un lungo itinerario espositivo attende i visitatori, con ben 9 sezioni: "prologo" e "preludio", rispettivamente una galleria di ritratti che documentano la società dell'epoca e il ricordo drammatico dell'esperienza bellica appena trascorsa; "attese", che illustra l'incanto, lo stupore e il senso di sospensione; "l'uomo della folla", con il disagio che dà voce a una visione distopica del reale; "suggestioni dell'irrazionale", con spiragli aperti su sogni, incubi, angosce e ossessioni; "reificazione dell'individuo", la creazione dell'immagine di un uomo nuovo, improntato alla cultura del macchinismo; "evasioni", ossia la fuga dalla realtà quotidiana verso mondi fluttuanti nel tempo; "identità e differenze", con la sensazione della perdita della consapevolezza identitaria; infine "Déco in scena", la dimensione effimera che rappresentò l'altra faccia dell'"età dell'incertezza".

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Viaggio tra i siti Unesco d’Italia, la Campania Da Napoli a Caserta, ecco i sei siti patrimonio dell’umanità

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L’itinerario alla scoperta delle bellezze naturali, archeologiche e storico-artistiche della Campania che l’Unesco ha premiato con 6 siti considerati patrimonio dell’umanità parte dal capoluogo Napoli, che dal 1995 è tutelato e sorvegliato dall’organizzazione internazionale: Capodimonte con il parco e la reggia, Castel Sant’Elmo, la certosa di san Martino, la villa e il parco Floridiana, Villa Rosebery e il comune, il reale orto botanico, Marechiaro e i distretti di Villa Manzo e del Casale. 
Napoli è una delle città più antiche d’Europa, il cui tessuto urbano conserva gli elementi della sua lunga e movimentata storia. La disposizione a griglia rettangolare dell’antica fondazione greca è ancora riconoscibile nel tessuto urbano del centro storico, ma la storia della città è soprattutto legata al mare e al porto, che le ha conferito un importante ruolo culturale. Napoli, infatti, ha esercitato notevoli influenze soprattutto nell’architettura, espressa nei suoi antichi forti, nelle chiese e nei palazzi patrocinati dalle famiglie nobili. Il centro storico, diviso in due dalla celebre strada Spaccanapoli, rappresenta il nucleo più antico della città, fondata nel VI secolo a.C. con il nome di Neapolis. Culla delle correnti artistiche di ogni epoca, occupa 17 chilometri quadrati e accoglie numerosi quartieri, tra cui Avvocata, Montecalvario, Mercato, Stella, San Carlo all’Arena, Chiaia, Vicarìa e parte delle colline del Vomero e di Posillipo. Il motivo per cui tutta questa vasta area è stata dichiarata patrimonio dell’umanità è per la ricchezza senza uguali del tessuto urbano, degli edifici e delle strade che conservano e testimoniano una storia millenaria ricca di eventi, che ha visto succedersi e incrociarsi popoli e culture provenienti da tutta Europa. Nel centro storico abbondano obelischi, monasteri, chiostri, musei, catacombe, statue, monumenti, palazzi storici e numerosi scavi archeologici, sia all’aperto sia sotterranei. Della storia greca restano oggi solo alcune mura difensive, mentre sono più numerose le testimonianze d’epoca romana: i resti del teatro antico, delle catacombe e vari reperti, alcuni visibili nei musei e altri nelle zone archeologiche della città, tra cui l’area di san Lorenzo Maggiore. D’epoca svevo–normanna, invece, è l’edificio più celebre e simbolo della città: Castel dell’Ovo. Costruito nel I secolo a.C. sull’isolotto di Megaride come villa di Lucio Licinio Lucullo, il sito cambiò diverse volte funzione e aspetto nel corso dei secoli, fino all’arrivo di Ruggiero il Normanno che, conquistando Napoli nel XII secolo, fece del maniero la propria residenza. Da allora la fortezza subì numerose trasformazioni, soprattutto durante il periodo angioino e quello aragonese, fino a giungere allo stato in cui si presenta oggi. Il castello, annesso allo storico rione di santa Lucia, è visitabile e al suo interno si svolgono mostre, convegni e manifestazioni durante tutto l’anno. Al periodo successivo di dominazione spagnola, dal XV al XVII secolo, risalgono invece gli altri due castelli simbolo della città: Castel Nuovo o Maschio Angioino e Castel Capuano. Sempre in quel periodo vennero innalzate le mura difensive e costruiti il convento di sant’Agostino degli Scalzi, il Collegio dei Gesuiti di Capodimonte e il bellissimo palazzo reale che con la basilica di san Francesco di Paola incornicia la celebre piazza del Plebiscito. Oggi l’edificio ospita la biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III. Durante il governo dei Borbone venne ingrandito il porto e vennero risanati alcuni borghi attorno al centro storico; è in quel periodo che vennero decorati gli interni dei palazzi reali e delle residenze nobiliari, molti dei quali oggi trasformati in musei e centri culturali.
Uscendo da Napoli la bellezza della Costiera amalfitana non poteva passare inosservata: è entrata nel prestigioso elenco dell’Unesco nel 1997 con 12 borghi di grande valore culturale e paesaggistico come i terrazzamenti di frutteti di Amalfi e di Ravello, le ville romane di Minori e di Positano del I secolo d.C. e i manufatti in ceramica di Vietri sul Mare. Della costiera l’Unesco volle tutelare il suo “meraviglioso esempio di paesaggio mediterraneo con straordinario valore naturale e culturale”. La costa, lunga una trentina di chilometri, è punteggiata da alberi di limoni, da chiazze di buganvillea viola e porpora che colorano i borghi, gli anfratti rocciosi, gli archi, le grotte e le rupi scoscese, che come passaggi verticali uniscono il cielo e il mare. Il litorale è uno spettacolo per il colore del Tirreno, giada e turchese, e delle case arrampicate sui monti; per le baie e le grotte che si aprono all’improvviso; per gli scorci sui Faraglioni e sulle tozze e gialle torri che vegliano dall’acqua; per i piccoli borghi di pescatori scolpiti nella roccia e per i terrazzamenti di vigneti. E’ il tratto di costa che ha incantato artisti, intellettuali, personaggi celebri del cinema e del teatro e che ogni volta che lo si percorre regala scorci sempre nuovi.
Delimitato dalla litoranea 163 Amalfitana, piena di angoli bellissimi che mozzano il fiato a ogni curva, la Costiera è piacevole da percorrere anche via mare noleggiando un’imbarcazione dal porto di Positano, dominato dalla chiesa di santa Maria Assunta con il tetto maiolicato, e navigare lungo la costa. Positano si raggiunge comodamente da Napoli con gli aliscafi o i traghetti che partono più volte durante la giornata. Dal mare si scoprono anfratti rocciosi, punteggiati da ville lussuose, grotte e piccole spiaggette nascoste, delimitate dalle torri cinquecentesche che difendevano la costa dagli attacchi dei saraceni e che oggi sono state trasformate quasi tutte in abitazioni private. Sotto l’arco del ponte che sostiene la statale, alto 28 metri, la montagna si apre e l’acqua del mare entra nel fiordo di Furore, scenografica insenatura con una manciata di case, aggrappate al dirupo. Subito dopo la grotta dello Smeraldo nell’incantevole baia di Conca dei Marini si arriva ad Amalfi, la più antica Repubblica marinara d’Italia e incantevole borgo che s’innalza con le sue case bianche, circondato da spiagge morbide e archi naturali. Nella cittadina merita una visita la cattedrale dedicata a sant’Andrea, incastonata nel centro storico: risale al IX secolo, quando la Repubblica era una potenza commerciale, e offre l’incantevole chiostro Paradiso del Duecento dove spesso si tengono concerti. Proseguendo nella navigazione si arriva davanti alla baia di Atrani, suggestivo borgo-presepe stretto tra il mare e le pareti rocciose e, adagiato su uno sperone, l’incantevole borgo di Ravello: i suoi belvedere e le terrazze di villa Rufolo e Cimbrone, dalle quali si ammira un panorama mozzafiato, incantarono tanti artisti, tra cui Greta Garbo e Richard Wagner in onore del quale, ogni anno, d’estate si svolge il Festival internazionale di musica. E poi, lungo la costa, si scoprono Maiori, borgo incantevole con una spiaggia a mezzaluna e la collegiata di santa Maria a Mare; Cetara, antico borgo di marinai e pescatori, e Vietri sul Mare, città etrusca e romana, famosa in tutto il mondo per il suo artigianato della ceramica, in particolare per le mattonelle dipinte con temi religiosi.
Importante e quasi scontata è la tutela dell’Unesco alle ricche aree archeologiche di Pompei ed Ercolano che, insieme all’area di Torre Annunziata, offrono un quadro preciso della vita quotidiana dell’antica Roma. Qui – Pompei con la Villa dei Misteri, Ercolano con la Villa dei Papiri, il teatro romano, e le ville di Torre Annunziata – il tempo si è fermato all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., quando tutto è stato sepolto dalla lava. Seppellite e protette per secoli sotto la cenere, gli scavi archeologici hanno portato alla luce – e ancora lo continuano a fare – le antiche città romane con le domus decorate, le botteghe, i teatri, gli uffici pubblici, numerosi luoghi sacri, tra cui le necropoli, e le strade perfettamente lastricate. Oggi si passeggia tra sculture, mosaici e pitture murali, case, templi, teatri e terme risalenti a più di duemila anni fa.
Sempre nel 1997 l’Unesco inserì tra i beni da proteggere anche la maestosa Reggia barocca di Caserta, progettata da Luigi Vanvitelli su incarico di Carlo III di Borbone nel XVIII secolo. Il complesso monumentale fu voluto per rivaleggiare con le regge di Versailles e de La Granja di Madrid: il risultato, sebbene non fosse come quello voluto in origine da Carlo III, era un grandioso palazzo con il suo parco di 120 ettari, i giardini, un’area naturale, i padiglioni di caccia e un complesso industriale per la produzione della seta. Rientrano nella tutela anche l’acquedotto Carolino, che alimenta le fontane del parco, e il complesso di san Leucio, tappa fondamentale della cultura settecentesca e dello sviluppo industriale e tecnologico del territorio campano. Il Belvedere di san Leucio è oggi la sede del Museo della seta, all’interno del quale si possono ammirare alcuni antichi telai e macchinari originali per la filatura della seta.
Sono protetti dall’Unesco come riserva della Biosfera anche il parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni con i siti archeologici di Paestum e Velia. A Padula, nel Vallo di Diano, c’è anche la certosa di san Lorenzo, considerata il più grande complesso monastico dell’Italia meridionale. Paestum, l’antica città greca di Poiseidonia, fondata alla fine del VII secolo a.C. e dedicata a Poseidone, dio del mare, conserva ancora oggi alcuni templi dorici. Velia, in greco Elea, nacque nel 540 a.C. e conserva nell’area dell’acropoli i resti di un tempio ionico, del teatro risalente al III secolo a.C. e delle terme di Adriano del II secolo d.C. Qui fiorì una scuola filosofica presocratica molto importante con Parmenide come fondatore e Zenone come illustre discepolo.
Infine vanno segnalate anche la pizza napoletana e le macchine dei santi inserite dall’Unesco nell’elenco del patrimonio immateriale dell’umanità.
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Italia Campione del Mondo di volo in parapendio che si è chiuso a Krushevo in Macedonia

Comunicato stampa 

immagini di volo a Krushevo (Repubblica Macedonia del Nord) durante il campionato del mondo parapendio 2019

Dopo il successo nei mondiali di deltaplano lo scorso luglio, il tricolore sventola anche sul podio del 16° Campionato del Mondo di volo in parapendio che si è chiuso a Krushevo in Macedonia.
Joachim Oberhauser, pilota di Termeno (Bolzano), 43 anni, esperto di macchine agricole nella vita, è il nuovo Campione del Mondo. Insieme a lui il team Italia vince per la prima volta identico titolo a squadre in condivisione con la Francia. Oltre che da Oberhauser, la nazionale azzurra comprendeva la milanese Silvia Buzzi Ferraris, Christian Biasi di Rovereto (Trento), Marco Busetta di Paternò (Catania), Alberto Vitale pilota ragusano trapiantato a Bologna e Alberto Castagna di Cologno Monzese (Milano) in veste di CT.
Il successo è scaturito al termine di dieci task, una al giorno, su percorsi dai 65 ai 130 chilometri. Giudici di gara i funzionari della FAI, Fédération Aéronautique Internationale.
Osso duro da battere per i 150 piloti iscritti in rappresentanza di 48 nazioni quelli francesi, campioni del mondo uscenti a squadre, individuale maschile e femminile. In pratica tutte le medaglie erano loro e non si sono smentiti neppure nei cieli macedoni prendendo all’inizio il comando della gara. Per gli azzurri sono stati dieci giorni di passione, su è giù per la graduatoria fino alla svolta nella settima giornata quando Oberhauser è riuscito a scalzare Honorin Hamard dal comando. Alla fine al francese andrà la medaglia di bronzo a pari merito con Vladimir Bacanin (Serbia) e dietro al russo Gleb Sukhotskiy, vice campione del mondo
Un altro momento importante per l’Italia quando Marco Busetta ha vinto la penultima prova portando al team i punti necessari per prendere il comando della classifica a squadre. La reazione dei francesi non si è fatta attendere, tanto che a giochi chiusi i transalpini raggiugeranno gli azzurri sul gradino numero uno del podio. Seguono Giappone e Svizzera.
Tra le quote rosa, impossibile battere Méryl Delferriere (Francia) che ha mantenuto il comando sulle 21 colleghe per tutto il campionato. Medaglia d’argento alla svizzera Yael Margrlisch; quella di bronzo a Ellis (Australia).
Dopo questa impresa possiamo guardare all’Italia come la nazione più forte al mondo nel volo libero in parapendio e deltaplano, laddove per libero si intende il volo senza motore, sulle ali del vento e delle correnti d’aria ascensionali. Non si ricorda neppure un altro sport nel quale atleti azzurri abbiano vinto di più.


Gustavo Vitali - Ufficio Stampa
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - Turismo Culturale

Il 16 agosto di 47 anni fa furono ritrovati i Bronzi di Riace


(Stefano Mariottini )… dichiara di aver trovato il giorno 16 c.m. durante una immersione subacquea a scopo di pesca, in località Riace, Km 130 circa sulla SS Nazionale ionica, alla distanza di circa 300 metri dal litorale ed alla profondità di 10 metri circa, un gruppo di statue, presumibilmente di bronzo. Le due emergenti rappresentano delle figure maschili nude, l’una adagiata sul dorso, con viso ricoperto di barba fluente, a riccioli, a braccia aperte e con gamba sopravanzante rispetto all’altra. L’altra risulta coricata su di un fianco con una gamba ripiegata e presenta sul braccio sinistro uno scudo. Le statue sono di colore bruno scuro salvo alcune parti più chiare, si conservano perfettamente, modellato pulito, privo di incrostazioni evidenti. Le dimensioni sono all’incirca di 180 cm.” È la denuncia ufficiale depositata il 17 agosto 1972 con Protocollo n. 2232, presso la Soprintendenza alle antichità della Calabria a Reggio dal giovane sub dilettante Stefano Mariottini. Fu il soprintendente di allora Giuseppe Foti che avallò la dichiarazione con un appunto a sua firma sulla denuncia dove dichiarava:“La presente segnalazione fa seguito alla comunicazione telefonica del 16 agosto 1972, ricevuta alle ore 21 che denunziava la scoperta“. La dichiarazione del soprintendente, fu fondamentale per l’attribuzione della scoperta a Mariottini. Scoperta che fu contestata a quel tempo da un gruppo di giovanissimi (Cosimo Alì, il fratello Antonio e i compagni Giuseppe Sgrò e Domenico Campagna) che affermavano di aver visto affiorare dal fondale marino un braccio di una statua (il braccio sinistro di quella che oggi conosciamo come “statua A”) proprio nel punto indicato nella denuncia presentata successivamente da Mariottini, Secondo i ragazzi, il ritrovamento fu sbandierarto a gran voce sulla spiaggia da loro stessi nella mattina del 16 agosto al rientro dalla pesca subacquea e probabilmente ascoltato da Mariottini già esperto di ritrovamenti subacquei. Il sub capì l'importanza di recuperare al più presto le due statue, per cui si affrettò a chiamare a casa il Sovrintendente in persona, Giuseppe Foti. 

I sommozzatori dei Carabinieri recuperarono le due statue utilizzando un pallone gonfiato con l’aria delle bombole. Il 21 agosto fu recuperata la statua B, mentre il giorno successivo toccò alla statua A (che ricadde al fondo una volta prima d’essere portata al sicuro sulla spiaggia).



Durante i primi interventi di pulitura eseguiti dai restauratori del Museo nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria apparve evidente la straordinaria fattura delle due statue. Alte 1,98 e 1,97 metri, autentici esemplari dell’arte greca, furono realizzate nel V secolo a.C. con una differenza di 30 anni l'una dall'altra e presentano stilemi dorici tipici del Peloponneso o dell'occidente greco. L’équipe di tecnici di Reggio Calabria, lavorò alla pulitura delle due statue fino al gennaio 1975, quando la Soprintendenza reggina ebbe la certezza che sarebbe stato impossibile eseguire un completo e valido restauro delle statue utilizzando solo i limitati strumenti che erano a disposizione del proprio laboratorio. Si decise allora, di trasferirle al Centro di Restauro di Firenze, costituito dopo l’alluvione del 1966. Le ipotesi sulla provenienza e sugli autori delle statue sono diverse, ma non esistono ancora elementi che permettano di attribuire con certezza le opere ad uno specifico scultore.
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Dal Sacro Monte Calvario in Svizzera, tour estivi a bordo di treni panoramici e passeggiate rilassanti

Svizzera, tour estivi a bordo di treni panoramici e passeggiate rilassanti

Lo chiamano il Trenino Verde delle Alpi, il moderno BLS RegioExpress e ogni due ore collega Berna con Domodossola e viceversa. Attraversa il Sempione e l’ultracentenaria linea di valico del Lotschberg e regala un piacevole giro panoramico per turisti e pendolari. Lo scenario è suggestivo con uno sfondo di casette immerse nella natura incontaminata di piccoli rilievi, corsi d’acqua e sentieri verdeggianti. Passa anche per Briga, nell’Alto Vallese, che merita una sosta per osservare il suo cuore pulsante, con la grande ed elegante piazza acciottolata e il castello Stockalper. Qui si trova, inoltre, uno dei più importanti edifici barocchi della Svizzera e per la sua particolare conformazione capita di passeggiare nella bella stagione con le maniche corte, mentre intorno le montagne sono cariche di neve. Il giro dedicato ai treni panoramici prosegue verso Capolago, tra Mendrisio e Lugano, con la tratta fino al Monte Generoso per godere dei suoi panorami a tratti verdeggianti e a tratti lunari. Appena usciti dalla stazione si può salire a bordo del trenino a cremagliera che, da oltre 125 anni, parte appunto da questa destinazione per raggiungere la vetta a 1704 metri, in ben nove chilometri di percorso e partenza ogni ora. Intorno, il parco naturale che in molti seguono a piedi, attraversando uno dei tanti percorsi escursionistici. Da novembre ad aprile, quest’anno, le carrozze si fermeranno per il restauro della linea ferroviaria ancora originale, ma è peculiare sapere che periodicamente, proprio per evocare il periodo della Belle Epoque, ci sono dei treni a tema molto particolari. Un’esperienza, insomma, sempre unica, a partire da quello a vapore del 1890, il più vecchio in circolazione in Svizzera, fino alle versioni d’epoca del 1950. Sul Monte Generoso si possono scegliere diverse escursioni e, su prenotazione, si possono visitare l’Osservatorio Astronomico e la Grotta dell’Orso o percorrere il sentiero dei pianeti o il sentiero delle Nevère. Di fronte a quello che è considerato il più bel panorama del Canton Ticino, sorge il “Fiore di Pietra”, la futuristica infrastruttura progettata dall’archistar Mario Botta. Al suo interno spiccano due ristoranti e dalle finestre panoramiche così come dalla terrazza, il panorama è sensazionale. Del resto, da questa altezza è possibile vedere la regione dei Laghi (Lugano, di Como), di Varese e Maggiore, ma anche l’area che va dalla Pianura Padana con Milano e quella dagli Appennini alla catena Alpina, dal Gran Paradiso al Monte Rosa, dal Cervino alla Jungfrau.

tratto da Il Mattino Viaggi
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - Turismo Culturale

Turismo Culturale... Strada facendo dalla Radio Vaticana

Val di Sole, in quota il futuro delle vacanze è su due ruote

Val di Sole, in quota il futuro delle vacanze è su due ruote

Sostenibile e sano, sempre più italiani scelgono una vacanza su due ruote. Il cicloturismo è un fenomeno in forte crescita e la Val di Sole una delle zone d’Italia più preparata ad ospitare i turisti su due ruote. Dalle valli alle cime, l’intera area è attrezzata con piste ciclabile, bike parks e ciclovie inserite all’interno di perimetro più vasto che si estende dalle Dolomiti di Brenta (patrimonio dell’Umanità Unesco) e dai ghiacciai dell’Adamello e della Presanella fino al Lago di Garda: 80 chilometri di estensione territoriale, 4mila metri di dislivello in discesa, 100 chilometri di piste ciclabili e mille per la mountain bike.

Se nei mesi invernali i turisti arrivano soprattutto dall’estero (la Polonia è il paese più presente nelle piste da sci trentine), d’estate quasi il 90% della presenza è costituita da italiani, in special modo famiglie con bambini fino ai 6 anni. Per facilitare l’accesso ai servizi, è previsto un bike train, un treno fruibile anche con le biciclette che da Trento arriva fino all’interno della valle. Inoltre, attraverso un servizio di bus è possibile raggiungere la val di Peio e la Val di Rabbi, una delle zone più selvagge del parco nazionale dello Stelvio. Diversi i percorsi che si snodano lungo i 35 chilometri della pista ciclabile lungo il fiume Noce e che possono variare dai più semplici ai più complessi.


Ma se alle tranquille e rilassanti escursioni in E-bike(le biciclette elettriche) si preferisce il brivido, si possono trovare gli spazi giusti per le “nuove discipline” su due ruote che si affiancano alla classica bici da strada e alla più avventurosa mountain bike. Cresce la richiesta di sport estremi come il Downhill, la discesa libera estiva lungo pendii impervi tra ostacoli naturali a velocità sostenute che possono raggiungere i 90 chilometri orari. Per soddisfare le richieste dei più spericolati, esistono tracciati dedicati a questa nuova disciplina tanto da ospitare nel 2008 e nel 2016 i campionati mondiali. 

Due le location principali dove cimentarsi nella bike estrema. La prima è il bikepark Ponte di Legno – Tonale che vanta un terreno scorrevole e un buon grip. Il percorso inizia a 2200 metri di quota, vicino alla Malga Valbiolo. Per raggiungerlo c’è una seggiovia attrezzata per trasportare anche le attrezzature necessarie per la discesa. Le piste sono tre: blu, rossa e nera in base al livello di difficoltà. A disposizione del pubblico ci sono anche le North-shore, delle passerelle in legno dalle forme più strane, paraboliche e un terreno scorrevole che permette di avvicinare a questa disciplina anche chi non ha mai provato.


Come alternativa, gli amanti della bicicletta più estrema possono godere del Bike park Val di Sole dove si può scegliere tra 4 percorsi anche questi distinti in base alla difficoltà e raggiungibili grazie alla telecabina a 8 posti “Daolasa Val Mastellina”. Qui è possibile cimentarsi nel percorso dove dal 2008 ogni anno si affrontano i bikers nella World cup e a valle, al termine del parco c’è una pista di four cross, dove ci si può divertire tra gobbe, paraboliche e rocce.



Un’idea per unire un giro in bici alla cultura è il “Tour dei forti” che unisce il borgo di Ossana al Passo del Tonale, una zona teatro di cruente battaglie durante la prima guerra mondiale. Chi percorre il tracciato in discesa incontra per primo il Forte Mero a 1841 metri. Più avanti nel percorso, c’è il bivio per risalire fino al Forte Zaccarana (2026 metri) posto in posizione dominante sulle pendici del monte Tonale Orientale. Tappa successiva è il Forte Strino, interamente restaurato e visitabile. Proseguendo verso Vermiglio, l’itinerario scende fino a Fucine, per poi risalire a Passo Tonale dal versante opposto.
repubblica.it

«Il nostro viaggio di nozze? A piedi sui sentieri di sant’Agostino»

Avvenire

«Vedo proprio che siete due bravi ragazzi. E poi che bella idea quella di fare il viaggio di nozze con sant’Agostino». Pinuccia, signora dal volto sereno, incrociata davanti al santuario della Beata Vergine Maria a Cantù, abbracciaMaddalena Frigerio e Marco Conti. Ventisette anni entrambi, lei guida turistica sulle sponde del lago di Como, lui insegnante di tedesco che anno dopo anno è costretto a cambiare scuola, si sono sposati sabato 3 agosto nella chiesa di Santa Maria al Monte Barro in provincia di Lecco. E poi sono partiti per la luna di miele. A piedi, in pellegrinaggio. Lungo il Cammino di sant’Agostino, l’itinerario dell’anima nato da qualche anno in Lombardia che unisce i luoghi legati alla memoria del vescovo teologo di Ippona e poi chiese e santuari che costellano questo angolo d’Italia.
Diciassette le tappe messe in programma dalla coppia: da Monza a Pavia, la città che custodisce l’arca con le reliquie del dottore della Chiesa nella basilica di San Pietro in Ciel d’oro, passando per Milano dove il santo ha ricevuto il Battesimo dal vescovo Ambrogio. Quattrocentoquindici chilometri in tutto, «scanditi dalla nostra fede ritrovata», racconta Maddalena. Perché un po’ come Agostino, anche loro si considerano “convertiti”: il santo per la perseveranza di sua madre, Monica, e di Ambrogio; Maddalena e Marco grazie a «una serie di persone che abbiamo incrociato negli ultimi anni sulla nostra strada», rivelano. Sono ad esempio una collega di lavoro o addirittura il custode di una chiesa a Monza. «Testimoni della gioia del Vangelo – sostengono i neo sposi –. E ci siamo chiesti se questi incontri siano stati casuali. No, abbiamo risposto. È stata la Provvidenza a volerli». Quindi il ritorno a Messa, il corso di preparazione al matrimonio («stupendo», sussurra Maddalena) e infine la celebrazione del matrimonio stesso.
Adesso il viaggio alternativo. Negli zaini che tutti i giorni si caricano sulle spalle hanno infilato idealmente l’enciclica Laudato si’. «Un testo profetico – affermano –. È vero che in un certo senso il documento di papa Francesco sulla “cura della casa comune” ha ispirato la nostra avventura. Ci è particolarmente caro il concetto di “decrescita felice” accennato anche dal Pontefice. E come coniugi ci siamo proposti di vivere quello stile di sobrietà raccomandato dal Papa che si traduce in scelta di vita nel segno della sostenibilità ambientale». Così la coppia ha rinunciato all’auto, ha ridotto al minimo gli imballaggi, compra prodotti sfusi, privilegia oggetti di seconda mano. «E per la luna di miele niente aereo», scherzano. Solo le gambe.

Ogni sera, al termine di ciascun tratto, i due rientrano a casa. E il giorno successivo si rimettono in marcia sulle vie del santo. «Abitiamo ad Albese con Cassano, in provincia di Como, e così possiamo raggiungere facilmente le località di partenza. Con i mezzi pubblici, naturalmente». Sette o otto ore di cammino quotidiano per percorrere in media una trentina di chilometri. «Ci piace l’idea di un turismo lento, fatto di silenzio, dialogo fra noi, scambi con chi incontriamo», sottolinea Marco. Come il sagrestano di Triuggio, Francesco, che «ci ha trasmesso l’amore travolgente per la sua chiesa». Nella prima frazione gli sposi sono stati accompagnati da Renato Ornaghi, l’ideatore del Cammino di sant’Agostino che ha fondato anche un’associazione per fare dell’itinerario un clone di quello secolare di Santiago di Compostela, con tanto di credenziale del viandante e rifugi dove sostare. «Anche noi siamo stati pellegrini in Spagna», confidano i coniugi lombardi. Adesso lo sono nella loro terra, la Brianza. «Ammettiamo che non siamo profondi conoscitori di Agostino. Ecco perché consideriamo questo progetto un’occasione preziosa per scoprire il grande santo», dice Maddalena. E Marco aggiunge: «Lungo i sentieri stiamo toccando con mano una religiosità di popolo commovente. Inoltre, ogni volta che entriamo in una chiesa, dedichiamo una preghiera a chi abbiamo appena conosciuto o a chi ci ha chiesto un sostegno spirituale».
La coppia ha diffuso sui social le date di ciascuna tappa. «Non per protagonismo – chiariscono i due – ma per stimolare chiunque voglia a condividere un tratto con noi». Maddalena e Marco hanno anche fondato un’associazione nel Lecchese: si chiama “Faggio sul lago” e si propone di favorire la salvaguardia del Creato e di valorizzare un approccio etico e responsabile al turismo. «Va incentivata una coscienza verde che sia sempre più forte e radicata». Il loro pellegrinaggio si concluderà il 22 agosto. E sei giorni dopo, il 28 agosto, gli sposi novelli celebreranno la memoria liturgica del “dottore della grazia”.

Il Cammino di sant'Agostino, dalla Brianza a Genova


In mano la carta del pellegrino. Sulle spalle uno zaino. Nel cuore il desiderio di scoprire a piedi uno dei dottori della Chiesa. È così che si può affrontare ilCammino di sant’Agostino, l’itinerario con cui si uniscono i luoghi italiani del vescovo teologo di Ippona: dalla Brianza, terra in cui ha coltivato la sua conversione, a Genova, la città dello sbarco delle sue spoglie giunte dal Nord Africa, passando per Milano, luogo del Battesimo, e per Pavia, dove sono custodite le sue reliquie.Novecentotredici chilometri in tutto, che si riducono a quattrocento toccando le tappe lombarde della vita del santo. Soste che, viste su una cartina geografica, formano il disegno di una rosa: da qui l’idea di chiamare il Cammino di sant’Agostino anche “Cammino della rosa”. A lanciare il percorso è stata l’associazione presieduta da Renato Ornaghi (www.camminodiagostino.it) che ha fatto nascere anche nell’aeroporto di Malpensa il primo “hub” per i pellegrini il quale permette ai marciatori arrivati in aereo di entrare direttamente nel Cammino.


Ambiente: plastica nella neve dalle Alpi all'Artico. Studio lancia allarme, urgenti ricerche su effetti salute umana


 Dalle Alpi al circolo polare artico, passando per l'Europa continentale, i fiocchi di neve che cadono a terra contengono minuscole particelle di plastica. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista americana Science Advances, in cui gli autori lanciano l'allarme: visto il "significativo inquinamento atmosferico" c'è "urgente necessità di ricerche sugli effetti sulla salute umana e animale concentrandosi sulle microplastiche trasportate dall'aria". Emerge che le concentrazioni nella neve al Polo nord (stretto di Fram, al largo della Groenlandia, e isole Svalbard), lontano dai grandi centri, sono più basse rispetto a quelle delle Alpi (monte Tschuggen e Davos in Svizzera e Alpi bavaresi in Germania) e del nord della Germania (Brema e isola di Helgoland). 

"Nelle aree abitate - si legge - è una pratica comune rimuovere la neve dalle strade e portarla via. I nostri risultati indicano che questi luoghi andrebbero scelti con saggezza per evitare contaminazioni di aree sensibili". 

La ricerca è stata condotta dall'Istituto Alfred Wegener (Germania) e dall'Istituto svizzero di ricerca per la neve e le valanghe. "L'inalazione cronica di microplastiche - scrivono gli studiosi -, specialmente in combinazione con sostanze chimiche assorbite o aggiunte, può portare a rischi per la salute tra cui irritazione respiratoria, alveolite allergica, infiammazione, fibrosi e genotossicità". Inoltre può contribuire "al rischio di cancro ai polmoni, in particolare dei non fumatori". 
ansa

Da Grandi Navi a circhi, le riforme bloccate al Mibac


Dal provvedimento per salvare Venezia dalle grandi navi alla legge per lo spettacolo, con lo stop per gli animali nei grandi circhi. Ma anche i regolamenti per la legge cinema, richiesti a gran voce dai produttori. E poi le assunzioni, oltre quattromila, che avrebbero dovuto cambiare il volto del ministero e ridargli fiato dopo anni di sempre più pesanti ristrettezze. La crisi dell'esecutivo gialloverde, denuncia il ministro Bonisoli puntando il dito sulla Lega, "mette a rischio provvedimenti importanti ed è un danno per il Paese e per la cultura". 

Con un messaggio video dal suo studio al Collegio Romano per un post pubblicato poi su Facebook, il ministro pentastellato si concentra proprio sulle assunzioni che in questi giorni, nonostante gli uffici siano tutti in piena attività, non è stato possibile mettere in salvo. "Abbiamo pronto un concorso ad ottobre per circa 3 mila persone, un concorso per 28 dirigenti sempre ad ottobre, 1000 assunzioni di funzionari a dicembre e 250 persone che dovrebbero transitare dai centri per l'impiego a questo ministero", elenca il ministro inforcando gli occhiali. 

Il prospetto delle procedure bloccate dalla crisi di Ferragosto va oltre. Bonisoli cita la legge bilancio nella quale, sottolinea, il ministero contava di inserire provvedimenti per un valore di 10 milioni di euro. "Norme che riguardano specificatamente l'investimento nel personale del Mibac", precisa, prima di snocciolarle una ad una: "Trenta dirigenti di seconda fascia in più a partire dal 2020; l'incremento del Fondo delle risorse decentrate, l'ex Fua, utilizzando il 5 per cento dei ricavi di tutti i musei statali a beneficio di tutti i dipendenti del ministero". 

E poi la maggiorazione della indennità di amministrazione, che attualmente è la più bassa di tutta la pubblica amministrazione, "e che verrebbe equiparata a quella del ministero della giustizia". A questo si dovevano aggiungere, sempre nella legge di bilancio, "risorse da investire per la formazione del personale" e fondi le qualifiche del personale dirigente rimasto in panchina "con lo scorrimento totale delle graduatorie degli idonei del 2010". 

Tant'è, le assunzioni non sono l'unico delicatissimo argomento a rischio nel settore della cultura. Nell'impasse dovuta alla crisi di governo è al momento impantanata anche la legge delega di riforma dello spettacolo, una norma che il settore attende da tantissimo tempo. In questo caso manca ancora il placet del Parlamento, che il ministero sperava di ottenere finalmente in tempi brevi. Tanto che sarebbe già stato messo a punto uno dei decreti attuativi al quale il ministro lombardo teneva particolarmente, quello che avrebbe dovuto portare gradualmente allo stop degli animali nei circhi. 

Lo stesso per l'intervento a Venezia sulla questione grandi navi, rimasto appeso, con il tavolo interministeriale appena avviato tra Mibac, ministero dei trasporti e ministero dell'ambiente. Mesi di lavoro attendevano poi i tecnici del ministero sulla questione cinema, anche se un decreto su questo tema (Cinema e Fondazioni Liriche) ha avuto giusto in tempo l'ok delle Camere, nel mese di luglio: adesso, come ricordava qualche giorno fa il presidente dell'Anica Francesco Rutelli, si attendevano "l'emanazione dei provvedimenti regolamentari entro la fine del 2019". 

Bloccata ancora prima di nascere, infine, una campagna che sarebbe dovuta partire nel 2020 con un piano di investimenti per rendere fruibili alle persone con difficoltà siti archeologici e musei.

ansa

Futuro cercasi per la “baita” dei Papi in Val d’Aosta

da Avvenire
Lo chalet di Les Combes aveva accolto Giovanni Paolo II e poi Benedetto XVI nei loro soggiorni di riposo estivi. I salesiani, proprietari della casa, lanciano un concorso di idee
Giovanni Paolo II nello chalet di Les Combes in Val d'Aosta nel 1999
Giovanni Paolo II nello chalet di Les Combes in Val d'Aosta nel 1999
Una nuova vita per quella che è stata la “casa dei Papi” in Valle d’Aosta. È l’obiettivo di un vero e proprio bando di concorso che la Famiglia salesiana, proprietaria dell’intero immobile e del terreno circostante, ha deciso di lanciare in queste settimane. Lo fa rivolgendosi a una agenzia specializzata, il Cpa Service, ma l’intenzione è quella di salvaguardare un pezzo di storia di questa valle e anche della Chiesa. Bisogna risalire a un decennio fa per ritrovare le immagini di Giovanni Paolo II prima e Benedetto XVI poi, che scelgono per il loro riposo estivo questo piccolo chalet a Les Combes in Valle d’Aosta.
Lo chalet di Les Combes che ha accolto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI nei loro soggiorni estivi
Lo chalet di Les Combes che ha accolto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI nei loro soggiorni estivi
Per dieci anni, a partire dal 1989, papa Wojtyla decide di passare un periodo di riposo non a Castel Gandolfo, ma nel verde della montagna. E così quella casetta diventa uno scenario conosciuto in tutto il mondo, perché qui si trasferiscono anche gli inviati e i vaticanisti di molte testate per cogliere i momenti di queste vacanze papali – in particolare le lunghe passeggiate negli oltre 13mila metri quadrati attorno all’edificio –, ma anche luogo nel quale viene pubblicamente recitato nel giorno di domenica la preghiera mariana dell’Angelus. Anche Benedetto XVI alcuni anni dopo per due volte tornerà in questa valle. Nel frattempo accanto alla baita “papale” sorge una vera e propria struttura ricettiva per ospitare il seguito pontificio e le forze della sicurezza chiamate a vegliare sulle vacanze del Vescovo di Roma: duemila metri quadrati di edificio che arriva a ospitare fino a 120 persone.
Benedetto XVI al pianoforte nello chalet di Les Combes in Val d'Aosta nel 2006
Benedetto XVI al pianoforte nello chalet di Les Combes in Val d'Aosta nel 2006
La baita che ospita il Papa permetteva a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI di poter ammirare dalla finestra della camera da letto il Monte Bianco. Una vista mozzafiato. Ora la casa che fungeva da base estiva per il Pontefice è diventata una sorta di museo, mantenendo intatto l’arredamento e la disposizione dei mobili di quei periodi. Ma se per la baita il futuro appare piuttosto delineato, così non è per l’altra struttura, quella che ospitava il seguito. Con il tempo è forse venuto meno la curiosità di salire fino a quella località, per “vedere” e “passeggiare” sui luoghi in cui il Papa veniva a riposare. E mantenere questa struttura appare complesso e costoso. A dispiacere è proprio il mancato utilizzo della struttura, che al contrario potrebbe offrire diverse possibilità di utilizzo.
Giovanni Paolo II nello chalet di Les Combes in Val d'Aosta nel 1999
Giovanni Paolo II nello chalet di Les Combes in Val d'Aosta nel 1999
Proprio da questa considerazione nasce il bando promosso dalla proprietà salesiana e gestita dalla Cpa Service: un concorso per dare idee sul futuro di questa casa. Ovviamente esistono alcuni vincoli ambientali, storici e della Soprintendenza, ma «cerchiamo di raccogliere idee tra giovani architetti, fondazioni, associazioni, startup, persone fisiche, per ripensare un futuro». Si tratta di una «sfida», riconoscono i promotori del bando (o come lo definiscono loro un “open innovation”), che si dicono fiduciosi di poter ricevere quell’idea vincente (si possono mandare proposte presentate in duemila battute entro il 30 ottobre all’indirizzo mail info@cpaservicesrl.com), che magari eviti la messa in vendita della struttura e ne promuova un utilizzo nuovo e innovativo. Anche per ricordare la figura di san Giovanni Paolo II. E l’idea più innovativa sarà quella vincente, che comunque non vincolerà né l’attuale né la futura proprietà. Gli attuali gestori, però, non nascondono la speranza di trovare un progetto che faccia tornare all’antico splendore questo angolo di paradiso in Valle d’Aosta.

Estate. Le vacanze di Ferragosto nel segno del tutto esaurito

L’analisi di Assoturismo Confesercenti si focalizza sulle quattro notti dal 14 al 18 agosto e registra la voglia di ferie degli italiani in base alle camere già prenotate, con punte del 95%
Stintino in una foto d'archivio
Stintino in una foto d'archivio
Avvenire
Non sarà il tempo pazzerello – che peraltro ha già condizionato i mesi precedenti pesando negativamente sui flussi turistici – ne i timori dovuti ad una crisi politica al buio: questi due fattori non intaccheranno le vacanze di Ferragosto degli italiani.
Per il ponte di quattro notti tra il 14 ed il 18 agosto infatti è stato riservato l’87% delle camere disponibili, con punte del 95% per le località balneari. Lo rileva l’indagine del Centro studi turistici per Assoturismo Confesercenti, buona notizia per le attività del settore e che fanno leva sui giorni centrali di agosto per recuperare almeno in parte il terreno perso nei mesi precedenti.
Se le località di mare fanno la voce grossa risultati positivi arrivano pure da quelle di lago, con il 92% delle camere prenotate e dalla montagna, dove i tassi di occupazione media si fermano intorno al 91%. E un discreto recupero di prenotazioni è segnalato anche nelle strutture delle località termali e del benessere che segnano il 71% di saturazione.
In controtendenza, invece, la proiezione per le strutture delle località collinari e rurali (84%) e delle città d’arte (71%). In particolare le principali città d’arte della Penisola sembrano accusare le flessioni più significative da parte della domanda internazionale, anche di circa 10 punti in meno. Per quanto riguarda le Regioni, le più "gettonate" sono la Sardegna, la Liguria e il Trentino-Alto Adige (93% della disponibilità già riservata). Subito dopo si posizionano le Marche e la Puglia con il 92%, mentre la Valle d’Aosta e l’Abruzzo segnano il 90% di saturazione.
A conferma della tenuta delle vacanze al mare e del giro d’affari che ruota intorno alle spiagge è una indagine di Unioncamere-Infocamere, che rileva come in dieci anni il numero di stabilimenti balneari sia crescito del 26%, raggiungendo un totale di 6.823 strutture. La performance ha un epicentro, la Romagna, che piazza quattro località nelle prime cinque posizioni della graduatoria dei comuni col maggior numero di realtà imprenditoriali del settore. Infatti se a Ravenna, Cervia, Rimini e Riccione si aggiunge Cesenatico, località settima in graduatoria, si arriva a 745 imprese, ossia l’11% del totale nazionale.
Vacanze ma pure opportunità di lavoro anche se spesso si entra nel "torbido" del lavoro nero. E qui scende in campo la Fisascat Cisl, in campo per contrastare il sommerso: «L’azione del sindacato è finalizzata a contrastare un fenomeno cronico e l’illegalità diffusa nel comparto turistico e favorire l’emersione del lavoro nero e sommerso. L’attività della Guardia di Finanza è fondamentale e può agire da deterrente» ha spiegato ai microfoni di Radio InBlu il segretario generale della Fisascat Cisl, Davide Guarini, commentando gli oltre 22mila controlli della Gdf nelle cinque regioni a più forte vocazione turistica.
Infine un altro aspetto positivo: il Mediterraneo torna vincente nelle crociere di Ferragosto. Secondo l’Osservatorio Ticketcrociere, il 75% dei crocieristi italiani ha scelto quest’area per le vacanze, con una crescita del 7% sul 2018. Una quota di mercato sottratta a Cuba-Caraibi.

In Qatar per caso, sette cose da vedere assolutamente

Ministero del Turismo ancora per tutto il 2019 promuove una formula per uno stopover davvero vantaggioso: fino a quattro notti in hotel a quattro o cinque stelle a prezzi stracciati 


lastampa.it
Una coincidenza persa sul volo Qatar Airways e ti ritrovi con uno stopover inaspettato nella piccola Doha. Chi l’avrebbe detto che aveva tanto fascino? Non sono in pochi quelli che rimangono stupiti esplorandone brevemente il centro e, se nella stagione calda le temperature non sono precisamente accoglienti, certo vi rimarrà l’emozione di avere scoperto che c’è vita anche sopra i 50 gradi. Casomai una vita in orari un poco insoliti, ma tant’è… non si viaggia forse per farsi stupire?
Arrivando dall’aria condizionata dell’aeroporto, il metro o due che servono a raggiungere l’altra aria condizionata, quella del pullmino, non bastano a farti riconoscere la vera temperatura del luogo. E’ quando hai posato le valigie in albergo e decidi di avventurarti fuori dall’entrata della reception, che scopri perché i pomeriggi d’estate in Qatar sono deserti. Oltre la soglia c’è il più grande asciugacapelli della storia, il phon di Dio in persona: enorme e puntato contro di te. Dici a te stesso che è così gigantesco che non puoi vederlo, ma di certo da qualche parte deve essere, perché quel tipo di temperatura, ne sei certo, non può essere naturale. I qatarini sugli scalini in marmo dell’entrata, intanto, ti guardano nascondendo a stento un sorriso sotto i baffi, quello di chi sa che sei appena arrivato e un po’ si fa beffe di te. Alla reception ti informano che il museo che vuoi visitare non aprirà prima del tramonto, perché fa troppo caldo ed è anche periodo di Ramadan, e che no, prima che sia buio, non c’è niente di aperto. D’accordo, è chiaro. In fondo, anche nel nostro Meridione, d’estate si fa la pennichella.
Da dietro i vetri della reception, la strada principale, proprio davanti, è semi deserta: passeranno cinque o sei macchine al minuto. E anche dall’aeroporto al tuo hotel, il percorso ti era sembrato pacifico e scorrevole.
E’ quando scattano le nove di sera che, nel buio, la strada diventa un’unica lunga coda di luci posteriori che si muove con indolenza come un formicaio che si svuota. Andrà avanti così per tutta la notte, fino alle prime luci del mattino. Già, perché qui si vive di notte: il mercato del suq brulica di persone a notte fonda e alle quattro del mattino si fa jogging nei parchi, mentre cominciano ad apparire le prime luci dell’alba. Anche i pochi che portano a spasso un cane, lo fanno tra le quattro e le cinque del mattino, un orario così affollato che non potrete crederci: manager con la valigetta diretti chissà dove, gente che fa colazione, porte di grattacieli da cui escono gruppetti di uomini in tradizionale abito lungo. Insomma, un mondo al contrario, almeno per quanto riguarda gli orari.
Se la stagione è quella calda, però non sorprendetevi se uscendo dopo le dieci di sera per andare a visitare il suq, il termometro segnerà ancora 46 gradi (ma quanti ce n’erano di giorno?)
Vi andrà invece molto meglio se scegliete di visitare un museo, perché qui, come nel vostro hotel, con l’aria condizionata non si bada a spese.
A parte gli orari strampalati, il cibo è superlativo, soprattutto se vi piacciono i sapori un po’ speziati del Medio Oriente, i paesaggi notturni incantano con il luccichio di mille luci colorate provenienti dai grattacieli della city, e le stoffe baroccamente colorate del suq vi lasceranno a bocca aperta. E non vi stupite se tra gli abitanti del posto, vedrete molti occhi a mandorla: gran parte della popolazione di oggi in Qatar è costituita da lavoratori stranieri, in ogni livello sociale. Tra l’altro, per essere un paese di tradizione islamica, con l’usanza degli abiti lunghi fino ai piedi, neri per le donne e bianchi col lungo fazzoletto in testa per gli uomini, potrebbe stupirvi vedere per le strade passare del tutto inosservati i cortissimi pantaloncini – quasi inguinali – dei sikh, riconoscibili anche per i voluminosi turbanti blu. Insomma, in questo paese, molte piccole cose potrebbero sorprendervi.

Una chiesa inglese trasformata in un circo: l’ultima frontiera della fede e del turismo


Può l'ipnotizzante vortice di una giostra da circo ispirare la preghiera? Secondo il canonico Andy Bryant, sì. Ecco perché ha fatto installare al centro della navata della Cattedrale di Norwich, in Gran Bretagna, un enorme Helter Skelter. Un'attrazione da fiera dal fascino d'antan, a contrasto con le storiche volte della chiesa del 1096. 
Che si sia fedeli o meno, le immagini hanno del surreale, soprattutto se si considera che la giostra si trova all'interno di una chiesa consacrata alla Santa e Indivisibile Trinità. Ma sono assolutamente affascinanti. L'attrazione è già stata montana e testata, ma sarà attiva per dieci giorni a partire dal 18 agosto, offrendo a bambini e adulti, turisti e non, la rara possibilità di ammirare da vicino il tetto medievale. «Un'esperienza divertente - affermano coloro che sostengono l'idea -, ma soprattutto la possibilità di vedere in modo diverso la chiesa, la vita e Dio».
L'helter skelter è parte integrante del progetto “Seeing It Differently”, idea che Andy Bryant ha detto di aver avuto due anni fa in Vaticano, durante la visita della Cappella Sistina. «La presenza giocosa può aiutare ad aprire conversazioni sull'edificio e su Dio? Salendo fino in cima, il visitatore vedrà letteralmente la cattedrale in modo diverso», sostengono gli organizzatori.
 Un giro sulla giostra costerà 2 sterline, 2,15 euro: si potrà salire a piedi fino all'apice della giostra, dove è stato creato un punto panoramico. Ma per scendere giù c'è solo lo scivolo. Servirà questa attrazione per attirare nuovi fedeli? Un mistero della fede in cui già altre chiese sono cadute, come la Cattedrale di Rochester trasformata per l'estate in un campo da golf o le sessioni di yoga per pagare le spese di manutenzione della Church of Christ di Liverpool.
lastampa.it

Grandi fotografi al #Meeting2019 Nella mostra dedicata al sogno americano e agli esiti sociali della crisi economica, il racconto per immagini, musica e voci


Dal 18 al 24 agosto, al Meeting per l’amicizia fra i popoli, a Rimini, sarà possibile visitare la mostra Bolle, pionieri e la ragazza di Hong Kong, realizzata da un gruppo di artisti e professionisti che vivono e lavorano negli Stati Uniti.
La mostra è un viaggio alla ricerca dell’identità del grande Paese d’oltreoceano lungo il racconto della vita di tanti suoi protagonisti, personaggi illustri, come Martin Luther King e Buzz Aldrin, insieme a gente comune, come schiavi, contadini e madri di famiglia.
L’obiettivo è individuare l’essenza del cosiddetto “esperimento americano” e trarre criteri e spunti per comprendere meglio il momento storico che sta attraversando tutto l’Occidente.
Il percorso di musica, voci e immagini si caratterizza per le installazioni che permettono di immergersi nelle vicende di tante donne e tanti uomini che, con le loro scelte e le loro vite, hanno dato forma a questo Paese.

La mostra propone quattro passaggi in quattro stanze. La prima è dedicata a “Pionieri e astronauti”. Lo spirito d’avventura che emerge dalle lettere e dai diari dei pionieri è lo stesso che spinge gli astronauti ad arrivare sulla Luna. Insieme, per entrambi, alla sfida del “grande silenzio” che esalta le domande più profonde. Le proiezioni a 270 gradi delle sconfinate distese americane sono quelle catturate dai pluripremiati scatti time-lapse del fotografo americano Randy Halverson, apparsi in servizi su CNN, National Geographic, The Atlantic, Daily Mail, Huffington Post, Discovery Channel, Gizmodo, e Wired.

Poi si passa al racconto di “Schiavitù e 11 settembre”. In questa sezione vengono documentate due gravi esperienze di male. Testimonianze e interviste propongono racconti e risposte di chi è passato attraverso la schiavitù, mentre contributi di scrittori e giornalisti rivivono il dramma della caduta delle Torri Gemelle a New York.
Le storie narrate mostrano un’esperienza umana senza tempo, ben raffigurata dai ritratti di homeless moderni scattati da un altro grande fotografo contemporaneo, Lee Jeffries. Servizi sulle sue fotografie sono apparsi sul Time, The Independent, The Guardian, Huffington Post, Nikon Magazine, British Airways High Life, sulla CNN, BBC News-Night, e Telematin. Le sue fotografie sono state esposte a Londra, Parigi, New York, Roma, Stoccolma e Napoli.

Il terzo passaggio della mostra sarà attraverso “La bolla”. Di fronte all’incertezza generata dal male e dalla crisi d’identità contemporanea vengono proposte due alternative: rifugiarsi in “bolle” per cercare di ignorare e rendere innocua la paura del buio, oppure continuare a cercare una risposta che possa sconfiggere le tenebre, come hanno fatto i discendenti degli schiavi.
Il video qui proposto è stato realizzato da Jim Fields, premiato documentarista, che ha ricevuto un Emmy per un documentario su Haiti.

Passaggio finale, “La ragazza di Hong Kong”. Un dialogo tra la storia personale dell’ex membro di gang e oggi attore di Hollywood Richard Cabral, tratta dal suo monologo teatrale autobiografico, e le riflessioni dello scrittore James Baldwin, accompagnato nuovamente dagli scatti di Lee Jeffries. Quello che qui è proposto come possibilità di uscire dalle tenebre e dalla crisi è il miracolo di trovare un amore “forte abbastanza da guidare e condurre verso la scoperta e l’accettazione della propria identità”.

Il “narratore” principale del percorso espositivo è la MUSICA, composta da due musicisti newyorkesi, Jonathan Fields e Christopher Vath. Lo SPAZIO dell’intero percorso è stato progettato da Paolo Palamara, fondatore e co-presidente di Diamante Development Corporation a Toronto (Canada).

La mostra è stata realizzata da: Martina Saltamacchia, Professore Associato di Storia Medievale e direttore di Medieval/Renaissance Studies all’University of Nebraska; José Medina, educatore e insegnante; Michele Averchi, professore di Filosofia a Catholic University; T.J. Berden, produttore cinematografico a Hollywood e presidente di Big Sur Entertainment, produttore del film Paolo, l’Apostolo di Cristo; Maurizio Capuzzo, Chief Marketing Officer di ES Group; Jonathan Fields, compositore di musica per film e pubblicità; Jonathan Ghaly, rappresentante immobiliare di Denver; Chris Vath, musicista e compositore. Il catalogo della mostra, in edizione italiana, è pubblicato da Concreo edizioni ed è disponibile all’acquisto presso il bookshop della mostra.


Restando in tema di fotografia al Meeting, domenica 18 agosto 2019, in occasione della giornata inaugurale, arriverà in fiera il grande fotografo italo americano Tony Vaccaro. Ai suoi scatti più celebri, quelli della seconda guerra mondiale, come quelli alle dive di Hollywood, il #meeting19 ha dedicato una mostra: “Tony Vaccaro, il fotografo dell’umano”. «La fotografia – spiega  è una passione per me, perché è il linguaggio che io ho scelto, ogni fotografia è un messaggio. Io amo le persone». La mostra si propone di mettere in luce che per Tony Vaccaro la vita, pur segnata da drammi e difficoltà, può sempre essere un’opportunità. Le fotografie di Vaccaro raccontano settant’anni di storia dell’Occidente restituendo sempre una fiducia e una speranza nell’avvenire e testimoniando che la vita è determinata da ciò su cui l’uomo fissa lo sguardo. L’incontro con il maestro della fotografia mondiale si svolgerà alle 17 in Sala Neri UnipolSai.

Turismo Religioso al Calvario di Domodossola (Video)



Video per la promozione del Sacro Monte Calvario di Domodossola e della Casa di Ospitalità Religiosa dei Rosminiani.

A cura di Giuseppe Serrone, giornalista Free Lance, Direttore e Fondatore di Turismo Cultuale.

webmaster: turismoculturale@yahoo.it

A Ferragosto gusto easy, maxi piatto unico e ricette nonna



ansa

Da una parte il miraggio dell'abbuffata e della tavola delle ricorrenze, dall'altra la praticità del piatto unico perché col caldo e in vacanza pochi amano inchiodarsi in maratone gastronomiche. A Ferragosto, secondo una indagine di Cna Agroalimentare, trionfa la cucina della nonna ma il gusto si fa easy mandando in soffitta la scansione dei pasti in antipasto, primo, secondo e dessert. La "top ten" culinaria stilata dalla Confederazione dell'Artigianato e della Piccola e media impresa segnala un grande ritorno della lasagna, declinata anche come timballo o vincisgrassi, pasta al forno o sartù. Ore di preparazione ma può coprire il fabbisogno di un'intera giornata, se affiancata a verdure e/o frutta. A proposito di frutta, sottolinea ancora Cna Agroalimentare, tre connazionali su quattro considerano l'anguria l'alimento più adatto a combattere il caldo. Cocomero si chiama a Roma, melone d'acqua (o di fuoco) a Napoli e dintorni. Tra i piatti a base di carne, continua Cna, particolarmente apprezzati quest'anno: il vitello tonnato e il pollo con i peperoni. "Il pollo con i peperoni - dice il ristoratore Antonello Colonna - è di rigore, non solo a Roma. Si è diffuso dappertutto ed diventato una sorta di 'foodstock', un festival collettivo del cibo; un must come il tartufo ad Alba". Il Sud risponde con la parmigiana di melanzane (o di zucchine) nelle diverse varianti di cottura: ortaggio dorato e fritto, semplicemente fritto, al forno. A dare un tocco di esotismo al 15 agosto è la paella, nelle diverse versioni miste (carne e/o pesce) o vegetariane. Secondo l'indagine Coldiretti/Ixè, l'81% degli italiani brama la grigliata. La maggioranza assoluta preferisce quelle a base di carne (49%), il 22% quelle miste, il 21% quelle di pesce mentre la percentuale dei vegetariani è l'8%. È stato L'Imperatore Augusto nel 18 a.C. a "inventarsi" il ferragosto (da feriae augusti), ricorda la Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, nello stilare la mappa dei piatti più amati: pietanze di sostanza in Trentino e Valle d'Aosta (canederli e Seupa à la Vapelenentse). In Lombardia il minestrone, nella versione fredda e più indicata ad agosto. In Veneto e in Liguria si vira sul pesce, con le sarde in saor e la capponadda, una fresca insalata di mare con tonno, acciughe, pomodoro e olive; piatto perfetto per marinai e pescatori. Friuli Venezia-Giulia ed l'Emilia Romagna puntano sulla pasta ripiena con i Cjarsons e i più classici cappelletti al ragù. In dolcezza i piemontesi, con la Margheritina di Stresa. In Toscana di rigore è il piccione arrostito, una tradizione nata in epoca carolingia. Nella vicina Umbria il piatto forte sono gli gnocchi al sugo di papera, mentre, nelle Marche troviamo l'oca arrosto. Anche in Molise un piatto piuttosto rustico con i cavatelli al sugo di maiale. Invece, a Roma come in tutto il Lazio, non è Ferragosto senza il pollo in umido con i peperoni, perfetto anche per gli amanti della "scarpetta" finale. In Campania domina la cosiddetta Pizza di Maccheroni. In Puglia un caposaldo della cucina italiana, le orecchiette con cime di rapa, mentre nella vicina Basilicata si ritorna sulla carne con l'agnello alla lucana. In Calabria ancora pasta, questa volta al forno. La pasta chijna (cioè ripiena) è un classico del pranzo della domenica o delle festività, come appunto il Ferragosto. Nelle isole maggiori festa dell'Assunta con i culurgiones di patate sardi, e il tipico Gelo di Melone siciliano. Quanto al dessert, secondo l'osservatorio Sigep di Italian Exhibition Group, di tendenza i sorbetti alcolici. In vetta ai gusti: anguria e rum e lime e vodka