Expo: a Trento una riflessione su iconografia Ultima Cena

L'iconografia dell'Ultima Cena è al centro della mostra "Alla stessa mensa, tra rito e quotidianità Percorsi di riflessione attraverso l'arte". Al Museo diocesano tridentino di Trento dal 6 febbraio al 6 aprile, quale contributo alla riflessione sul tema "Nutrire il pianeta.
    Energia per la vita", lanciato dall'Expo Milano 2015. La mostra intende proporre una riflessione sugli aspetti iconografici che la tradizione artistica ha elaborato, in un accostamento tra arte antica e contemporanea.
   
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Expo: Terre Romagna lancia 39 pacchetti

BOLOGNA, 31 GEN - Terre di Romagna, piano di marketing promosso dalle Camere di Commercio di Forlì-Cesena e Ravenna, lancia l'iniziativa online 'Expo 2015: la Rete per l'incoming verso la Romagna': 39 pacchetti turistici di undici agenzie di viaggio e Club di prodotto romagnoli, diffusi in 41 paesi esteri grazie alla Rete, accompagnati da immagini di Comuni e territori.
    Ai pacchetti, alle notizie ed immagini del territorio sul sito www.terrediromagna.org, si affiancherà ora l'avvio della campagna di newsletter, con azioni mirate di web-marketing. Altre due campagne sono previste a fine febbraio e a fine marzo, con un richiamo generale a fine aprile in prossimità dell'apertura dell'evento. Queste campagne online - in lingua inglese - sono realizzate attraverso l'utilizzo di un ampio data base costruito nei cinque anni di attività di Terre di Romagna. Obiettivo delle azioni e delle news è interessare ed affascinare buyer, media, giornalisti e opinion leader stranieri, proponendo alla loro attenzione pacchetti turistici che sono sintesi delle eccellenze del territorio in tutte le sue declinazioni (arte, storia, enogastronomia, natura e verde, mare, terme e benessere), nonché il fascino e lo stile italiano di città e cittadine del territorio. Nei pacchetti, all'accoglienza e all'ospitalità in Romagna si accompagna anche l'offerta per una visita all'Expo di Milano. (ANSA).

Carnevale, viaggio tra le 10 feste più spettacolari del mondo

di Ida Bini

Viareggio: 1-28 febbraio In Italia è uno dei carnevali più amati, divertenti e dissacranti: protagonisti sono i coloratissimi carri allegorici che sfilano per le strade della città toscana, sui quali troneggiano enormi caricature in cartapesta di personaggi famosi legati all’attualità, al mondo della politica, della cultura e dello spettacolo. E’ anche il carnevale che dura più a lungo: per tutto il mese di febbraio Viareggio si trasforma in una vera fabbrica del divertimento, coinvolgente e irreverente, dove si susseguono veglioni e feste in costume a tema per grandi e bambini, rassegne teatrali, appuntamenti sportivi e gastronomici e altri eventi correlati, intervallati dalle quattro sfilate in maschera che si concludono con il quinto, grande corteo allegorico notturno. Quest’anno, infatti, il finale del 142esimo carnevale di Viareggio sarà ancor più suggestivo perché la sfilata sul lungomare inizierà sabato, 28 febbraio, alle 20.30 e terminerà di notte con la proclamazione del miglior carro allegorico e con uno spettacolare gioco pirotecnico. Le altre 4 sfilate dei giganti di cartapesta sui Viali a mare sono previste alle 15 di domenica, 1 febbraio, ai tre colpi di cannone che annunciano l’avvio del carnevale e nelle altre domeniche - 8, 15 e 22 febbraio - sempre a partire dalle 3 del pomeriggio. Per martedì grasso, 17 febbraio, è prevista una grande festa nella piazza ellittica della Cittadella, a nord di Viareggio, dove per tutto l’anno i maestri costruttori hanno realizzato i giganti di cartapesta, vere opere d’arte.

Rio de Janeiro: 13-18 febbraio E’ il carnevale più famoso al mondo, il re indiscusso di tutte le feste in maschera per la magnificenza e la ricchezza dei cortei in sfilata, per i costumi colorati e succinti, per l’energia e la passione coinvolgente dell’evento. Dopo un anno di meticolosa preparazione la festa carioca più pazza e sfavillante del pianeta si scatena - quest’anno dal 13 febbraio - nella città brasiliana, presa d’assalto da un esercito di persone in costume, paillettes e maschere. Ovunque si assiste a spettacolari sfilate, cortei di strada, concerti e balli che sfociano nella celebre competizione tra le scuole di danza nell’immenso stadio Sambodromo. Qui, nella giornata conclusiva del carnevale, il mercoledì delle ceneri, si premia la migliore e si festeggia fino a notte fonda riempiendo strade, piazze, grandi alberghi e locali. Il carnevale di Rio è un appuntamento irresistibile che unisce superstizioni religiose, musiche e danze d’origine africane e locali e la tradizione europea della dissacrazione e del travestimento, in particolare la moda francese di ballare in maschera, importata dai colonizzatori portoghesi. Musica e danze sono gli elementi predominanti del carnevale: le scuole di samba sono le vere protagoniste fin dalla fine del XIX secolo quando ogni quartiere di Rio si riuniva nei cordões, gruppi di persone guidate da bande composte dai migliori percussionisti e musicisti. Nacquero così le scuole di samba e presto lo spirito celebrativo del carnevale si trasformò in competizione tra le più talentuose organizzazioni: Mangueira, una delle scuole più antiche e più popolari, Salgueiro, Mocidade, Grande Rio e Beija-Flor. Ogni scuola deve selezionare un tema e comporre una canzone, che espone a una giuria di 40 persone in 80 minuti di spettacolo. Durante l’attesa spasmodica della vincitrice si fa festa ovunque.

Venezia: 31 gennaio-17 febbraio Sofisticato, elegante e sfarzoso, il carnevale di Venezia è tra i più antichi d’Italia, ricco di storia e di tradizione. Nella magica atmosfera della laguna, lungo i canali e nei bellissimi palazzi aristocratici della città veneta impazza la festa in maschera, caratterizzata dalla bellezza e dallo sfarzo dei costumi. Tanti sono gli appuntamenti: dal volo dell’Angelo alle mostre d’arte, dal corteo della festa delle Marie alla premiazione della maschera più bella, dai concerti alle rievocazioni storiche e agli spettacoli teatrali all’Arsenale e a La Fenice. Quest’anno, inoltre, il carnevale di Venezia celebra l’Expo di Milano e il tema dell’alimentazione con una serie di appuntamenti gastronomici imperdibili, dedicati al buon gusto e ai prodotti locali, che accompagnano i festeggiamenti in laguna. Tanti sono i convegni e le degustazioni alla presenza di chef e di critici di fama mondiale. Il programma è ricchissimo e tra gli eventi più attesi ci sono l’inaugurazione del 31 gennaio con uno spettacolo nella zona di Cannaregio e il corteo acqueo dal Canal Grande di domenica, primo febbraio, con un’esibizione pianistica sospesa nel vuoto in Punta della Dogana. Il momento più emozionante del carnevale, tuttavia, resta il celebre “Volo dell’Angelo”, cerimonia antica e conosciuta in tutto il mondo, che si svolgerà in piazza san Marco domenica, 8 febbraio. Lo spettacolo rievoca l’antico omaggio acrobatico al Doge e propone il volo di una bella ragazza dalla cima del campanile di san Marco fino al centro della piazza, dove è accolta da gruppi di persone in costume storico pronti a sfilare.


Nizza: 13 febbraio-1 marzo Luci, fiori, colori, profumi e musica caratterizzano il carnevale di Nizza, l’accogliente città francese della Costa Azzurra che, dal 13 febbraio, è invasa di giorno e di notte da migliaia di danzatori e musicisti provenienti da tutto il mondo e da un esercito di turisti e curiosi che partecipano a sfilate, feste, giochi e spettacoli. Per le strade e le piazze di Nizza si assiste a numerosi cortei in maschera e alla divertente e colorata sfilata dei 18 carri che trasportano da piazza Masséna decorazioni gigantesche e variopinte che culminano nella storica battaglia dei fiori lungo la promenade des Anglais. Qui, dalle piattaforme dei grandi carri addobbati con composizioni floreali, ragazze e ragazzi in costume lanciano al pubblico mazzi di mimose, gerbere e gigli che al termine del carnevale ricoprono completamente la città francese come un tappeto colorato e profumato. La realizzazione dei carri rappresenta un lavoro lungo e meticoloso dei maestri carnavaliers che durante tutto l’anno creano opere d’arte con i fiori nel capannone chiamato la “Casa del carnevale”, visitabile in questi giorni. Per tutto il periodo della festa place Masséna ospita uno schermo gigante che trasmette i momenti clou della sfilata, anche notturna, dei carri e della battaglia dei fiori.

Ivrea: 31 gennaio-18 febbraio Se a Nizza si lanciano fiori in battaglia, nella città piemontese di Ivrea le armi sono grosse, succose arance. Lo storico carnevale d’Ivrea, riconosciuto come “manifestazione italiana di rilevanza internazionale” e una delle più spettacolari d’Italia, è famoso per la battaglia delle arance, momento culminante della festa. E’ la rappresentazione storica di una lotta popolare contro un barone, combattuta a colpi di arance tra i cittadini a terra, gli aranceri, e le armate del feudatario sui carri. Lo spirito del carnevale, dunque, rappresenta sotto forma di allegoria la rivolta dei cittadini al tiranno; simbolo della festa è il corteo della Mugnaia, dai cui carri si lanciano dolci e regali alla popolazione. Durante la manifestazione carnevalesca, che segue un programma rigoroso e complesso, si svolgono ogni giorno numerosi appuntamenti, parate in costume, mostre, spettacoli teatrali, concerti, eventi gastronomici, fiaccolate, degustazioni e mercatini. Immancabili sono i finali giochi pirotecnici e la premiazione delle squadre degli aranceri e dei carri vincitori.

Santa Cruz de Tenerife: 11-22 febbraio Esagerata, colorata, irriverente e spettacolare: la festa in maschera che si svolge a Tenerife, la più grande isola dell’arcipelago delle Canarie, ha lo stesso spirito e lo stesso ritmo del carnevale di Rio de Janeiro. La coinvolgente manifestazione si svolge su tutta l’isola, da Los Realejos a La Orotava e sulle grandi spiagge, ma i festeggiamenti più importanti si concentrano nel capoluogo Santa Cruz de Tenerife, in particolare nel palazzo dei congressi e nella centrale plaza de España. Il primo e più atteso appuntamento del carnevale, il cui tema quest’anno sono i cartoni animati, è il galà per l’elezione della “Regina della festa”, che si svolge l’8 febbraio alle 21.30 nel palazzo dei congressi: allo spettacolare concorso le candidate sfilano indossando abiti fantasiosi, che arrivano a pesare anche più di cento chili. Dopo l’elezione domenica, 15 febbraio, una “Cavalcata” annuncia l’avvio del carnevale: migliaia di curiosi, i chicharreros – gli abitanti di Tenerife - e decine di gruppi musicali si riversano per le strade del capoluogo, distribuendo scherzi e un’allegria coinvolgente. Nei giorni successivi si celebra il carnevale con sfilate allegoriche, musica e danze irriverenti fino al culmine della festa, martedì grasso, 17 febbraio, quando da avenida Francisco La Roche e Maritima parte la sfilata del “Coso”, una surreale parata di carri pieni di colori. Il giorno successivo, a plaza de España, si assiste alla tradizionale “Sepoltura della sardina”, evento presente in tutti i carnevali spagnoli: lo spirito della festa, rappresentato dalla sardina, viene trasportato per le strade per poi essere bruciato davanti a una corte di prèfiche. Il carnevale finisce il 22 febbraio con la grande sfilata delle carrozze, fuochi d’artificio e balli sfrenati sui ritmi di musica latinoamericana.

Putignano: 31 gennaio-17 febbraio E’ il più antico d’Europa il carnevale pugliese di Putignano, che quest’anno celebra la 621esima edizione della manifestazione che, ogni anno, ripropone il divertente e simbolico rovesciamento dei ruoli sociali e la tradizionale sfilata dei carri allegorici che prendono di mira i personaggi della vita politica e pubblica del Paese. Il programma del carnevale, che quest’anno ruota intorno al tema dei sette vizi capitali, è molto ricco e presenta tanti e divertenti eventi come la“Festa delle propaggini”, il “Giovedì dei cornuti” e il “Funerale di carnevale”; sono previsti anche laboratori teatrali, giochi con bambini, spettacoli di solidarietà e una mostra fotografica. C’è anche una novità tecnologica: un’app che, grazie a dei trasmettitori sui carri, consentirà ai possessori di smartphone di interagire con loro; così si potranno conoscere i dettagli tecnici e la storia dei carri e far parte di una giuria interattiva, votando in diretta il proprio gigante di carta preferito.


Repubblica Dominicana: 24 gennaio-1 marzo I festeggiamenti per il più antico carnevale dei Caraibi, che risale al 1520, sono già cominciati con l’elezione di re Momo, protagonista del carnevale a Puerto Plata, sulla costa settentrionale dell’isola, e nella città di Concepción de La Vega, a un’ora e mezza dalla capitale Santo Domingo. Qui il carnevale è stato dichiarato patrimonio folcloristico nazionale per la storia e la bellezza dei costumi tradizionali, molto elaborati, e per la motivazione della sua nascita: la popolazione si riversò per le strade con gli abiti più belli, ballando e suonando, per ribellarsi alle pressioni religiose dei colonizzatori. Negli anni rimase l’usanza di sfilare con spettacolari travestimenti, arricchiti da maschere che sono diventate storiche: il diablo cojuelo, il diavolo zoppo, d’origine medievale, e la più recente Robalagallina. Sull’isola le feste ufficiali, che corrispondono alle località più importanti, sono 13 - da La Vega a Santo Domingo, da Bonao a San Cristóbal, da Barahona a Samaná - ognuna con il proprio corteo e accomunate da musica merengue e balli sfrenati. Le feste si uniscono nella sfilata conclusiva del carnevale, che si svolge per tutto il giorno del primo marzo sul lungomare di Santo Domingo dove, affacciati sul Mar dei Caraibi, si premia il corteo più bello e coinvolgente.


Colonia: 3-9 febbraio L’atteso carnevale di Colonia è più simile a una parata storica che a un dissacrante festa in maschera; eppure la manifestazione è molto seguita e scenografica. Al grido di Kölle Alaaf! si dà il via ufficiale ai festeggiamenti con la Weiberfastnacht, il giorno delle donne in costume, che tagliano le cravatte ai malcapitati uomini, chiedendo un bacio sulla guancia. Come da tradizione alle 11.11 del 3 febbraio, a celebrazione del simbolico numero undici, vengono nominati i protagonisti del carnevale: il “Principe”, il “Fante” e la “Vergine” ricevono le chiavi della città e aprono ufficialmente i festeggiamenti. Da allora, di giorno e di notte, è un susseguirsi di cortei in costume per le strade e nei locali, di feste e parate storiche. Il carnevale di Colonia ha una lunga tradizione che viene fatta risalire al medioevo: dal 1823 si costituirono confraternite e un comitato ufficiale per organizzare la festa e i cortei in costume. Tra gli eventi più interessanti ci sono il carnevale di domenica, dedicato agli studenti, e il raduno di sabato in piazza Neumarkt, dove tra balli, maschere e gustose pinte di birra si assiste alla sfilata degli uomini vestiti con le giubbe rosse, a evocazione dei soldati di Colonia. Il momento culminante del carnevale, tuttavia, è il lunedì delle Rose: un corteo di migliaia di persone attraversa la città con i tantissimi spettatori nelle piazze e agli angoli delle strade che assistono al passaggio dei carri allegorici pronti a lanciare fiori e dolci alla gente. Il martedì grasso è il giorno delle processioni in costume storico e del rogo del Nubbel, uno spaventapasseri di paglia che rappresenta l’inverno e che nei giorni precedenti era nascosto in diverse birrerie della città.


New Orleans: 31 gennaio-17 febbraio Ha forti connotazioni creole il carnevale di New Orleans, l’unica festa in maschera che sfila a rimo di jazz e di blues. E nella città della Louisiana, dove è nato il jazz, la musica delle orchestre e delle band che suonano per festeggiare il carnevale non può che essere una garanzia e uno spettacolo nello spettacolo. La manifestazione, chiamata Mardi Gras, è il frutto dell’unione di tradizioni e culture africane, francesi e dei nativi americani e del sud: gli storici club Krewe - Zulu social aid & pleasure club – organizzano i cortei di divertenti e colorati carri lungo il fiume Mississippi e per le vie della città. Le sfilate, gli spettacoli, le mostre, le degustazioni e i concerti programmati per il carnevale regalano atmosfere uniche e una scenografia dove predominano i colori verde, viola e oro e il cui protagonista è il bue grasso, simbolo dell’ultima carne consumata prima dell’inizio della Quaresima. L’ultima sfilata di carri del 17 febbraio, che conclude i festeggiamenti per il carnevale, è la più attesa e dalla mattina alla sera coinvolge in balli e brindisi l’intera popolazione, gli artisti, i musicisti e i tantissimi curiosi giunti fino all’accogliente e rinata città nel sud degli Stati Uniti.
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Turismo, ecco le città low cost


Complice la crisi, anche in vacanza gli italiani fanno sempre più attenzione al portafoglio. Nel nostro paese viaggiare low cost non significa tuttavia rinunciare a paesaggi idilliaci, arte e turismo enogastronomico: secondo ProntoHotel nell'incantevole Trapani i prezzi medi per una doppia si aggirano intorno ai 75 euro a notte. A Salerno, dove la cultura fa a gara con la tradizione culinaria, ne servono 82; appena 1 euro in più a Pisa, da sempre meta del turismo internazionale. Nella top 10 di ProntoHotel si contano poi altre due città della Sicilia, Agrigento con la sua splendida Valle dei Templi in quarta posizione e Catania, a pochi chilometri dal parco dell'Etna, al settimo. Quinta la dinamica Cagliari, mentre al sesto posto c'è un capoluogo del nord, Bergamo, con la sua splendida città alta. L'ottava e la nona posizione sono occupate da due città del versante adriatico: Rimini, la regina della movida romagnola e Lecce, culla del barocco pugliese. Chiude la classifica un gioiello medievale della Toscana, la deliziosa Lucca. Dieci mete imperdibili ma anche salva-budget, con prezzi medi che non superano i 100 euro a notte.
unionesarda.it

In Italia solo la metà dei turisti della Francia

L'Italia rimane tra i paesi più visitati (il 5/o per numero di presenze turistiche) ma riesce ad attrarre poco più della metà dei turisti diretti in Francia nello stesso intervallo di tempo, pur avendo ben circa il 25% in più di siti patrimonio dell'Unesco. Emerge dal Rapporto Italia 2015 dell'Eurispes. Il comparto alberghiero rappresenta uno dei principali motori dell'economia italiana, fornendo nel 2013 un contributo stimato in 159,6 miliardi di euro.

Il comparto turistico riveste un impatto rilevante anche in termini occupazionali, con oltre 2,6 milioni di posti direttamente e indirettamente generati nel 2013, pari all'11,6% dell'occupazione totale del Paese.

 
L'Italia possiede un patrimonio artistico, naturalistico e enogastronomico straordinario, il Made in Italy è popolare e apprezzato in tutto il mondo ma purtroppo questo enorme potenziale non si traduce necessariamente in uno sviluppo dell'attività turistica, o per lo meno non nella misura in cui sarebbe auspicabile in virtù dell'enorme potenziale attrattivo di cui il Paese è dotato.

Ridurre tassazione e costi energetici per le strutture turistico-alberghiere adeguandoli a quelli degli altri principali paesi europei - dice l'Eurispes - sarebbe cruciale per ridare slancio a un settore che langue e che si esprime ben al di sotto del proprio potenziale e che, se sostenuto adeguatamente, potrebbe essere il volàno dell'economia.

Tra le criticità esistenti è possibile che ci sia una politica di marketing turistico poco aggressiva oppure carenze infrastrutturali in tema di trasporti o di strutture ricettive, o ancora la mancanza di una visione strategica che intercetti le esigenze dei potenziali turisti. Ma il gap che le strutture ricettive italiane devono colmare nei confronti della concorrenza estera in termini di bolletta energetica gioca un ruolo determinante.

Le strutture alberghiere italiane si devono sobbarcare costi energetici ben superiori a quelli sostenuti dai principali competitor europei, in particolare la Francia, che non a caso è il paese più visitato al mondo: "L'handicap scontato dagli hotel italiani - è scritto nel Rapporto - è talmente rilevante che, in un'ipotetica gara di atletica sui 100 metri piani, un albergo francese tipo da 3 stelle e 24 stanze partirebbe 31 metri più avanti rispetto ad una controparte italiana avente il medesimo profilo di consumi energetici".
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Il biologico? È riconoscibile se ha un proprio volto

È l'anello debole del sistema commerciale, è la truffa facile che sembra messa sul piatto d'argento della tavola dei malintenzionati. Stiamo parlando del bio alimentare, salutato da un successo incredibile negli ultimi tempi e, come tutte le cose di successo, soggetto alle imitazioni più disparate.
Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha sgominato i falsari che favorivano l'importazione
di prodotti biologici con attestazioni discutibili ottenute nei paesi dell'Est europeo. Un duro colpo, scarsamente ripreso dai media, benché il mondo del bio che subisce danni da queste operazioni truffaldine riguardi 45mila agricoltori italiani. Il giro d'affari del comparto biologico, fra esportazioni e consumi interni, si aggira sui 3 miliardi di euro – ha sottolineato la Coldiretti – che in questa occasione ha voluto giustamente ribadire quanto siano anacronistiche le ritrosie verso la tracciabilità del prodotto nazionale. «Occorre che sia facilmente riconoscibile in etichetta la produzione ottenuta con materia prima e standard nazionali, per consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevole». Ma davanti ad una richiesta di genere lapalissiano, poi arrivano i
distinguo di questi o quegli interessi, che di fatto allargano le maglie alla truffa. L'Italia, da questo punto di vista è sotto scacco proprio perché ha una fragilità storica, quasi come i suoi confini a contatto col mare. Sono tanti i prodotti da difendere, ma soprattutto si deve gestire una situazione produttiva polverizzata in migliaia di realtà, che sono una forza sul territorio e anche un fenomeno di flessibilità economica, ma risultano deboli da difendere. Eppure questa faccenda del biologico falso amareggia perché in questi venti anni, man mano che è cresciuto il fenomeno, ho visto con i miei occhi il crescere di una coscienza nelle giovani generazioni. Una rivoluzione culturale non pianificata e organizzata, ma divenuta una concatenazione di fatti che poi sono andati nella direzione di un'agricoltura pulita, sostenibile e – aggiungo io dopo averne verificato i risultati su un medio periodo – anche buona.
Dove si insidia allora la truffa? Nel fatto che queste coltivazioni che hanno rese minori e di fatto costi maggiori, in taluni casi hanno portato a un prezzo importante del prodotto finale. Penso ai vini biologici e biodinamici, che nonostante il fattore prezzo hanno attecchito sul mercato. La truffa arriva nel momento in cui uno cerca di tagliare la prima parte, quella del lavoro, per tenere buona solo quella del raccolto. Ma in mezzo c'è qualcosa di irriducibile, che a questo punto va ricercato da chi acquista: il racconto, il volto di chi è arrivato a realizzare un prodotto che ha dentro di sé dei valori. Se questa parte è incerta, se il biologico non ha un volto, meglio diffidare e rivolgersi ad altri... tanto l'offerta ormai è diffusa e dà ampie soddisfazioni a tutti.
avvenire.it

Merton Viaggio alla ricerca dell’uomo

«L’ultimo giorno di gennaio del 1915, sotto il segno dell’Acquario, in un anno di una grande guerra, al confine con la Spagna, all’ombra di monti francesi, io venni al mondo. Fatto a immagine di Dio, quindi libero per natura, fui tuttavia schiavo della violenza e dell’egoismo, a immagine del mondo in cui ero nato. Quel mondo era il quadro dell’inferno, pieno di uomini come me, i quali amavano Dio eppure lo odiavano, e, nati per amarlo, vivevano nel timore e nella disperazione di contrastanti appetiti». Così Thomas Merton all’inizio del suo lavoro forse più noto La montagna dalle sette balze, del ’48 (portata in Italia da Garzanti, editore di molte sue opere), ricordando il giorno della sua nascita, a Prades, da Owen, neozelandese, e da Ruth Jenkins, statunitense, pittori globe-trotter. 

Un anniversario da rimarcare per più di una ragione che ha riempito una vita di soli cinquantatré anni, ma intensa e originale come la sua spiritualità. Scrittore che richiama un po’ il visionario William Blake, Merton è stato protagonista di un coraggioso impegno per la pace (fonte di diatribe con i superiori, poi valorizzato da Giovanni XXIII e da Paolo VI con i quali ebbe scambi epistolari), nonché un punto di riferimento per il movimento non-violento per i diritti civili, analista di una «pace sulla terra» fondata su ragioni evangeliche e affidata alla testimonianza («una parte essenziale della buona novella è che le misure nonviolente sono più forti delle armi: con armi spirituali, la Chiesa primitiva ha conquistato l’intero mondo romano») che resta in tutta la sua attualità come mostra il suo saggio La pace nell’era postcristiana (Qiqajon).

Ancor prima però, Merton è stato soprattutto un monaco inquieto, ma che ha trasformato l’eremo, con la penna, in un pulpito senza confini, e, con la preghiera, in un tabernacolo dove custodire insieme all’Eucarestia ogni fratello; un trappista difensore della vita monastica eremitica e comunitaria, convinto di «tener viva nel mondo moderno l’esperienza contemplativa e mantenere aperta per l’uomo tecnologico dei nostri giorni la possibilità di recuperare l’integrità della sua interiorità più profonda». Sino a trasformare la sua stessa parabola in un racconto incessante della ricerca di Dio, vivendola tra solitudine e comunione, contemplazione e azione. 

Merton, inoltre, va ricordato come uomo dell’ecumenismo e del dialogo, rispettoso delle differenze e concentrato sull’essenziale. Nel dialogo interreligioso, più esplorativo che funzionale, fu pronto ad aprirsi a induisti, buddisti, ebrei, islamici, a cercare le fonti vitali delle altre religioni («Se affermo di essere cattolico solamente con il negare tutto ciò che è musulmano, ebreo, protestante, indù, buddista, alla fine troverò che non mi è rimasto molto da affermare per dimostrare che sono cattolico. Certamente non avrò il soffio dello Spirito con cui affermarlo»), e con una spiccata attenzione alle espressioni orientali: si vedano le sue riflessioni raccolte da William H. Shannon (L’esperienza interiore, San Paolo) o la sua raccolta che reinterpreta uno dei Padri del Taoismo (La via semplice di Chuang Tzu, che le edizioni Paoline ripresentano ora in una nuova edizione). 
Ancora, il dialogo con i non credenti, declinato nella capacità di vedere segni di «fede inconscia» negli atei o di «ateismo inconscio» nei credenti («Il grande problema è la salvezza di coloro i quali, essendo buoni, pensano di non aver più bisogno di essere salvati e immaginano che loro compito sia rendere gli altri buoni come loro»). Una vita contemplativa, la sua, mai isolata dalla realtà. E una vita consacrata concepita come porta aperta all’amore. Un itinerario, quello di Merton, che dopo molti profili tradotti ha trovato ora un suo "racconto italiano", grazie ad Antonio Montanari, Maurizio Renzini e Mario Zaninelli (dell’Associazione Thomas Merton Italia) autori del volume Il sapore della libertà (Paoline).
Rimasto orfano giovanissimo insieme al fratello John Paul (perse la madre nel ’21, poi nel ’31 il padre), Thomas, trascorsa parte dell’infanzia negli Usa e della sua formazione in Francia e in Inghilterra (ma, diciottenne, visitò anche Roma, «la città trasformata dalla Croce»), raggiunse New York nel ’34 completando gli studi alla Columbia University. Approdato al cattolicesimo nel ’38, lasciandosi indietro anche periodi vissuti da libertino gaudente («la mia conversione fu aiuto di Dio, come ogni conversione e da parte mia fu studio e ricerca»), tre anni dopo, durante la seconda guerra mondiale, entrò nell’abbazia di Nostra Signora del Gethsemani nel Kentucky tra i cistercensi di stretta osservanza e nel ’49 fu ordinato sacerdote.
Un "traguardo" dopo un percorso segnato da studi, viaggi, sbandate, incontri, dal continuo interrogarsi sul senso della vita, sino all’attrazione per il chiostro. Un percorso le cui tappe si riflettono in tante pagine mertoniane talora tormentate ma orientate nella direzione della Grazia, sparse fra Nessun uomo è un’isola (del ’53); Il segno di Giona (’52), Semi di distruzione (’66), Diario di un testimone colpevole (’67), tradotti da Garzanti, senza dimenticare Semi di contemplazione (del ’49, ora nel catalogo Lindau) e altri scritti, dove la vita contemplativa non è mai fuga dal mondo, bensì modo per entrare in un dialogo profondo con l’uomo.

Aspettando un editore pronto a presentare la versione integrale dei suoi diari si può magari riaprire Scrivere è pensare, vivere, pregare (Garzanti) curato da fratel Patrick Hart e Jonathan Montaldo, una sintesi il cui risultato è dato da una silloge di "sette stanze", da attraversare seguendo il filo di quel diario che Merton iniziò a scrivere sedicenne e dal quale si staccò solo alla morte. Dalla stanza al n. 35 di Perry Street a Manhattan e dalle camere d’albergo occupate a Miami e Cuba dove visse dopo la conversione nel ’38, sino al bungalow di Bangkok dove un ventilatore lo fulminò il 10 dicembre ’68 (si trovava là per un convegno sul monachesimo e come documenta il Diario Asiatico ora riproposto da Gabrielli Editori vi si era ben preparato), passando per i luoghi a lui familiari nell’abbazia di Gethsemani (l’infermeria, la cripta dei libri rari dove scriveva, il deposito scelto come romitorio), la sequenza di interni irradia i pensieri del monaco «viandante di Regni» nato cent’anni fa. Così lontano e così vicino.
avvenire.it

Tra castelli e musica dance ad Elsinore in Danimarca

ELSINORE. Il centro culturale Yard
di Eugenia Romanelli

   Fino alla fine di febbraio il programma del Rehab e del Mobildiskoteket di Helsingor (Elsinore), in Danimarca, è all’altezza del Club Space di Miami, del Cavo Paradiso di Mikonos, del Pacha di Ibiza, del Cococricò di Riccione, del Berghain di Berlino o del Fabric di Londra. Insomma, anche se in pochi lo sanno, Helsingor si sta candidando per entrare a far parte del parterre della top ten delle cattedrali mondiali della musica dance. Stiamo parlando di una città portuale fondata nel 1200 nella Selandia del Nord a soli 45 chilometri da Copenhagen. In realtà però, Elsinore si trova più vicina alla Svezia, distando solo 5 chilometri e trovandosi sullo stretto tratto di mare che separa la costa nordorientale della Danimarca dall’altro stato. Densa di viuzze pittoresche e pedonali, chiese gotiche, casette tipiche, è un centro molto frequentato (soprattutto il porto) dai giovani e dalla classe radical-chic di Copenhagen. Bar, pubs, ristorantini, locali, regalano una straordinaria vitalità serale, e decisamente in crescente fermento.


   Il suggestivo castello cinquecentesco di Kronborgdove Shakespeare ambientò l’Amleto,aggiunge fascino al fascino, così come le belle spiagge e la campagna circostante, ricca di fortezze (tra cui, da vedere almeno una volta nella vita, i castelli di Fredensborg, di Frederiksborg, di Marienlyst, di Gurre Slot e Vor Frue Kloster). Oggi a sfidare il castello, storico simbolo della città, c’è il nuovo Centro Culturale Yard, costruito nel 2010 proprio di fronte a Kronborg. L’idea era di far dialogare tradizione e innovazione e, diciamolo, è riuscita con stile: il passato trasuda dalle pareti del vecchio edificio che un tempo ospitava un cantiere navale mentre il presente dirompe dalla struttura moderna e funzionale (la facciata triangolare, bell’esempio di architettura contemporanea, è stata inserita sulla muratura di un capannone industriale). I 17 mila metri quadrati con vista mozzafiato sul maestoso dirimpettaio ospitano il Museo Marittimo Danese, una biblioteca, una sala concerti, un ristorante, una sala giochi e un centro congresso (tutto declinato anche per i più piccoli). Le trasparenze dell’edificio giocano un ruolo importante sia architettonicamente, rafforzando il rapporto tra interno ed esterno, sia a livello economico (riducono la domanda di energia per la climatizzazione del palazzo).


   Anche il mare è un vero protagonista ad Elsinore, e per questo non va tralasciato il Museo Marittimo: inaugurata di recente, la nuova sede vanta una intelligente riqualificazione della banchina prosciugata. Tra gli oggetti in mostra anche tanti elementi connessi alla vita dei marinai, ed è divertente soprattutto la parte sui tatuaggi. Mostre temporanee di giovani artisti contemporanei sono spesso allestite tra l’auditorium, le aule, gli uffici, e il bar, spesso ospitando avvenieristiche istallazioni interattive. I cinque padiglioni del Museo della Tecnica sono invece altra cosa: creato nel 1911, ancora oggi gli ottomila metri quadrati di invenzioni tecnologiche e apparecchiature elettroniche sono capaci di fare impazzire gli appassionati che si troveranno a zigzagare tra veicoli antichi, motori a vapore, automobili, biciclette, elettrodomestici, 30 diversi aeromobili tra cui un jet da combattimento oltre a tantissime bizzarre invenzioni e meraviglie dell’ingegneria ormai entrati a far parte della quotidianità come la televisione e la lavatrice.


  Più tradizionale invece è la visita alla chiesa di Santa Maria di Helsingor, costruita tra il 1430 e il 1500: la struttura medievale era un monastero che, con la riforma del 1536, stava per essere demolito se gli olandesi e i tedeschi che abitavano lì non fossero riusciti a salvarla trasformandola in chiesa tedesca. Su tutto spiccano stupendi affreschi, capaci di esaltare come non mai questo perfetto esempio di gotico danese fatto di mattoni rossi e lapidi nel pavimento (memoria delle famiglie benestanti della città). La Cattedrale di Sant’Olav poi, restaurata nel 2000, è famosa per essere il più antico luogo di Elsinore: fu fondata nel 1200, insieme alla cittadina stessa, quando esisteva soltanto un debole agglomerato di pescatori. Infine, ovviamente, il castello di Kronborg: la magnifica struttura rinascimentale, dal 2000 patrimonio UNESCO, vale una visita anche solo per le sue sale. Su tutte, la Piccola Sala nell’ala ovest, la cosiddetta “Suite scozzese”, ma anche gli appartamenti di Frederik V all’ultimo piano dell’ala nord e il quartier generale dei soldati.


  Per una gita fuori città, vale la pena raggiungere il palazzo Marienlyst. Originariamente (1587) era stato concepito per Federico II come padiglione di Kronborg per la caccia. Nel 1758 fu però comprato dal conte Adam Gottlob Moltke che lo trasformò, secondo lo stile francese, dotandolo di fontane, laghetti e viali pieni di siepi. Il parco, per come appare oggi, fu modificato durante i primi del Novecento: neoclassico, esattamente come il palazzo.
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In Austria sul set di James Bond

(di Ida Bini)
   In queste settimane il più famoso agente segreto del mondo sta girando in Tirolo alcune scene di Spectre, l’ultimo film di James Bond, con Daniel Craig nei panni dell’agente 007. Sölden e Obertilliach sono le due località austriache, rispettivamente a Ötztal e nell’Osttirol, scelte dalla Eon Productions e dal regista Sam Mendes per girare tra le Alpi le scene d’azione più avventurose del 24esimo film della spia con licenza di uccidere. In particolare la vallata di Ötz è stata apprezzata per i bellissimi paesaggi e le infinite piste perfettamente innevate che regala: più di 300 chilometri di tracciati lungo 200 vette alpine, attraversate da 70 impianti di risalita d’ultima generazione e puntellate da decine di rifugi avveniristici con piattaforme panoramiche costruite in acciaio e cristallo. Il luogo corrisponde perfettamente all’ambientazione dei film di spionaggio ad alta densità adrenalinica del famoso agente segreto britannico. La scelta del Tirolo è arrivata dopo un’attenta selezione di numerose location di montagna, tra cui l’Italia e la Norvegia, e, oltre che per la bellezza naturalistica, è stata probabilmente influenzata dal fatto che lo scrittore Ian Fleming, autore dei romanzi di James Bond, sia vissuto negli anni Venti a Kitzbühel, proprio nel Tirolo austriaco. Per girare le scene la produzione americana si è avvalsa della collaborazione della società britannica B24 e di Cine Tirol, la più importante casa cinematografica tirolese. 
  Sul set del film, accanto all’attore Daniel Craig, recita un cast di attori internazionali, tra cui Ralph Fiennes, Christoph Waltz e l’attrice italiana Monica Bellucci. Durante i momenti di pausa è possibile incontrarli sulle piste da sci, nelle Spa o nelle baite in quota, in particolare nel ristorante gourmet Ice Q di Sölden, locale di design che sorge a 3mila metri d’altezza - il più alto d’Europa - con terrazze panoramiche per viste mozzafiato sulla montagna del Gaislachkogl. Gran parte del cast ama rilassarsi nelle piscine futuristiche di Aqua Dome, resort termale tra le Alpi della Ötztal, una delle mete après ski più frequentate, dove ci si immerge in vasche pensili a forma di disco volante, in semplici saune al fieno o nelle grotte saline.
  Non è la prima volta che la storica casa di produzione britannica sbarca in Austria per girare scene dei film di Bond: ne La spia che mi amava (1977) la spettacolare discesa con gli sci è stata girata sulle Alpi, nel cuore del Paese, e tra le tante location di Quantum of Solace, del 2008, c’è un inseguimento a Bregenz, nel Voralberg.
   Finora il film, che uscirà nelle sale cinematografiche a fine anno, è stato ambientato negli studi Pinewood di Londra e in città come Mexico City e poi a Roma; dopo le scene girate in Tirolo, a febbraio il cast si trasferirà in Marocco. Da sempre la scelta di location esotiche e suggestive, che fanno da sfondo alle avventure dell’agente segreto 007, ha contribuito ad aumentare gli effetti scenografici e a far entrare i suoi film nella storia del cinema, oltre che a creare ottimi affari per il turismo locale.
   Già dalla celebre scena della spiaggia giamaicana di Agente 007 – Licenza di uccidere, film del 1962, con l’uscita dalle acque di una splendida Ursula Andress davanti a uno sbigottito Sean Connery si capì l’importanza dell’ambientazione nei film di James Bond. Da allora la spiaggia Crab Key Beach, a nordest della Giamaica, è conosciuta come la James Bond Beach, una delle attrazioni più visitate dai turisti che sbarcano nella bellissima isola caraibica. L’ambientazione del secondo film, Agente 007 – Dalla Russia con amore (1963), si spostò a Istanbul con bellissime riprese nella basilica di Santa Sofia e una colluttazione nel vagone letto del treno Orient-Express in viaggio verso Trieste; proseguì poi a Zagabria e in un albergo di grande charme a Venezia. Il terzo film Agente 007 – Missione Goldfinger (1964) venne ambientato negli Stati Uniti, tra Miami e il Kentucky, a Ginevra e a Porto Rico. L’anno seguente, per il quarto film Agente 007 – Thunderball, operazione tuono si scelsero le esotiche Bahamas, in particolare Paradise Island, nelle cui acque cristalline si girarono alcune delle più celebri riprese subacquee di tutta la serie. Il quinto film Agente 007 – Si vive solo due volte (1967) venne ambientato all’interno di un vulcano spento nell’affascinante regione di Kyushu, in Giappone, mentre nel 1969 per il film Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà si scelsero le Alpi svizzere dove la temibile Spectre operava sul Piz Gloria, una clinica-rifugio tra le cime imbiancate e la vallata del Lauterbrunnen. Il settimo film Una cascata di diamanti (1971) venne ambientato nella lucente Las Vegas tra casinò e mega alberghi, mentre per Agente 007 – Vivi e lascia morire (1973) la location rimase negli Usa: prima a New York, poi in Louisiana con una folle corsa in motoscafo tra le paludi infestate dai coccodrilli, per finire sull’isola caraibica di Sainte Monique. Per il nono film L’uomo con la pistola d’oro (1974) la produzione si trasferì in estremo Oriente tra Hong Kong, Macao, Bangkok e Phuket, isola thailandese poco conosciuta all’epoca ma perfetta per ambientarvi un film d’azione. Da allora l’isolotto di Ko Khao Tapu, nella baia di Phan Nga, è diventato per tutti la James Bond Island. Location mozzafiato anche per il film La spia che mi amava (1977) con un inseguimento in Egitto e un viaggio in treno in Sardegna. Il film del 1979 Agente 007 – Moonraker – Operazione spazio venne ambientato a Rio de Janeiro sulla spiaggia di Copacabana e sul tetto della funivia che sale al Corcovado, simbolo della città; alle cascate di Foz do Iguazú, tra Argentina e Brasile, e nella romantica Venezia con inseguimenti tra i canali. Tra le tante location del film si scelsero anche il Guatemala, Los Angeles e il castello francese di Vaux-le-Vicomte. Con Agente 007 – Solo per i tuoi occhi (1981) la troupe tornò in Italia, in particolare a Dobbiaco, e sulla pista da bob di Cortina. Il resto del film venne realizzato in Albania, sull’isola greca di Corfù, in particolare sulla spiaggia Issos Beach, e alle Meteore, tra gli spettacolari monasteri tra le rocce. Numerose furono le location per il film del 1983, Octopussy – Operazione piovra: Cuba, Berlino Ovest (quando ancora c’era ancora il muro che divideva la città in due zone) e Udaipur, in India. Nel 1985 per il film 007 - Bersaglio mobile si scelsero le nevi d’Islanda con uno spettacolare inseguimento sugli sci, la cittadina di Ascot e Parigi con un lancio in paracadute dalla cima della Tour Eiffel. Poi il film si spostò a Chantilly, sempre in Francia, e a San Francisco con un dirigibile sopra il Golden Gate. Tante le location anche per il film Agente 007 – Zona pericolo del 1987, girato a Gibilterra, Bratislava, Vienna e in Afghanistan che per problemi logistici venne trasferito in Marocco. Il sedicesimo film, Agente 007 – Vendetta privata (1989), si girò in America, precisamente in Florida e in Messico con location esotiche tra la costa e i siti archeologici. Per lo spettacolare salto della prima scena del film GoldenEye (1995) venne scelta l’altissima diga Verasca, presso Locarno, dove ancora oggi ci si lancia per emulare James Bond. Poi il film si ambientò a Montecarlo, a San Pietroburgo, in Siberia e a Cuba (che in realtà era Porto Rico).
   Le scene d’azione divennero sempre più spettacolari: Il domani non muore mai (1997) venne girato sul passo indiano di Khyber tra Afghanistan e Pakistan (ricostruito però sui Pirenei francesi), ad Amburgo, in un circolo da golf di Londra, in Vietnam, a Cadice, nel sud della Spagna, a Bangkok e ad Amburgo. Ancora Spagna per Il mondo non basta del 1999, girato al Guggenheim di Bilbao, nella città magica di Cuenca, tra labirinti di pareti di roccia e archi naturali, e nell’Anatolia turca. Il film successivo La morte può attendere (2002) venne girato sull’isola hawaiana di Maui, a Cuba, a Londra e in un hotel di ghiaccio in Svezia, a Jukkasjärvi (anche se nel film era l’Islanda). Casino Royale del 2006 venne quasi interamente girato negli studi Mondray a Praga, in un casinò del Montenegro (in realtà era Karlovy Vary, nella Repubblica Ceca), ancora a Venezia sul Canal Grande, nelle Bahamas e sul lago di Como. Per il film successivo, Quantum of Solace, del 2008, si scelse ancora l’Italia e, in particolare, il lago di Garda, le cave di marmo di Carrara e la piazza del Campo durante il palio, a Siena. Poi si girò in Bolivia, nel deserto cileno di Atacama e a Bregenz. Skyfall, il ventitreesimo film, è ambientato tra Shangai, Londra e Istanbul.
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Dieci viaggi in treno da fare almeno una volta nella vita

di Ida Bini

Transiberiana in Russia Percorre la strada ferrata più lunga del mondo il treno della Transiberiana, che parte dalla stazione Yaroslavsky di Mosca e arriva a Vladivostok, al confine con Cina e Corea del Nord, quasi diecimila chilometri. E’ il viaggio in treno più famoso del pianeta, lungo e piuttosto costoso, da compiere interamente o solo in parte e da prenotare presso le agenzie specializzate, che organizzano anche le visite guidate a ogni fermata. Il treno attraversa per sette giorni parte dell’Europa orientale e il grande continente asiatico, effettuando quasi mille fermate e passando per gli Urali, la Siberia, il lago Bajkal, la Mongolia e la Manciuria: la vastità dei paesaggi è vertiginosa e il senso della lunghezza del viaggio è data anche dai sei fusi orari che si devono affrontare. Dal finestrino dello storico treno si susseguono paesaggi vasti e sempre diversi: dall’infinita pianura siberiana alle montagne e ai laghi ghiacciati asiatici. Costruire la Transiberiana fu un’impresa grandiosa: voluta strenuamente dallo zar Alessandro III e poi dal figlio Nicola II, venne completata soltanto nel 1916. Da allora unisce città, paesi, civiltà e culture molto diverse tra loro in un viaggio che ha il fascino di un epoca lontana.

Treno “Crucero” in Ecuador E’ un convoglio spettacolare, un vero prodigio dell’ingegneria che, dal 1873, compie un tratto quasi verticale di 41 chilometri sulla ripida collina di Nariz del Diablo, in Ecuador, fino alla costa. Lo chiamano “il treno difficile”, proprio per la complessità del tragitto che parte dalle montagne andine di Quito e arriva al mare di Durán, dopo 4 giorni di viaggio. I suoi quattro vagoni, di color rosso fuoco e dalle linee decisamente vintage, hanno ancora un grande fascino, anche se i viaggiatori che occupano le poltrone sono ormai solo turisti, affascinati dal paesaggio che, durante il tragitto, regala la spettacolare vista di 14 vulcani, delle Ande innevate e delle esotiche coste del Paese equatoriale. Durante le fermate del convoglio, che offre diversi tragitti, c’è la possibilità di fare escursioni organizzate con guide che parlano spagnolo e inglese. Info: www.trenecuador.com

Hiram Bingham in Perú Sempre nel continente americano, in Perù, c’è un treno Belmond che ha preso il nome di Hiram Bingham, il professore di Yale che nel 1911 scoprì le rovine inca della città sacra di Machu Picchu, destinazione finale del percorso del lussuoso convoglio peruviano. Dai suoi finestrini per dieci, sette, quattro o due giorni, a seconda dell’itinerario che si vuole compiere, scorrono i paesaggi più incredibili e magici del mondo, alcuni dei quali sono così struggenti che è stato creata una zona esterna per poterli osservare meglio, magari ascoltando musica o sorseggiando un pisco sour. Si parte da Lima su comodi ed eleganti convogli blu e oro dall’atmosfera Belle Epoque e si raggiungono le alture del sito archeologico più famoso al mondo, passando per Cuzco e costeggiando il fiume Urubamba. Info: www.belmond.com

Royal Scotsman in Scozia Il lussuoso treno Royal Scotsman parte da Edimburgo e arriva nel cuore delle Highlands, dopo aver attraversato per una settimana affascinanti paesaggi di laghi e boschi e misteriosi castelli scozzesi. Sul retro del convoglio una carrozza scoperta permette di ammirare meglio la vista delle Highlands, nel nordovest della Scozia e, per completare l’atmosfera della storica regione britannica che attraversa, il personale di bordo intrattiene gli ospiti con racconti di misteriosi cavalieri e di antiche leggende. Durante il giorno il treno fa alcune fermate per consentire ai viaggiatori di visitare a piedi, in auto o a cavallo i castelli, le dimore storiche, Loch Ness con il suo famigerato mostro acquatico e le distillerie del miglior whisky scozzese. Info:www.royalscotsman.com

Shinkansen in Giappone E’ il padre dei treni ad alta velocità che a 300 chilometri all’ora unisce le città giapponesi di Tokio e di Osaka. Non ha nulla di eccezionale se non il fatto che la sua velocità ed efficienza sono datate 1964: da 50 anni, infatti, il treno viaggia come un proiettile – come spesso vengono chiamati i convogli di questa linea - nei bellissimi paesaggi nipponici. Comprando un Japan Rail Pass, valido per autobus, treni e traghetti, o i pacchetti “treno + hotel”, si può comodamente visitare il Paese, viaggiando sulla linea ad alta velocità Shinkansen e in particolare sul suo convoglio più famoso, pioniere dei TGV francesi o delle italiche Frecce rosse. Sulla tratta Osaka-Sinagawa, inoltre, è possibile viaggiare sulla ferrovia a levitazione magnetica Maglev che, nella prefettura di Yamanashi, detiene il record mondiale di velocità su rotaia, di ben 581 chilometri orari.

Maharajas’ Express in India C’era un tempo in cui i Maharaja più ricchi si facevano costruire opulenti palazzi su rotaie, in alcuni casi intere linee ferroviarie, per dimostrare la propria ricchezza e il proprio potere. Da qualche anno, nell’India settentrionale, sono stati recuperati e restaurati alcuni di quei vagoni, decorati con stucchi e velluti, per rivivere i fasti dell’epoca e viaggiare nella grandiosa e spettacolare natura del Rajasthan e tra i paesaggi della poco conosciuta regione del Gujarat. E’ senza dubbio il treno più caro al mondo, lungo il cui percorso sono previste fermate con visite guidate; in particolare sono stati creati cinque diversi e indimenticabili percorsi. Info: www.the-maharajas.com

Venice Simplon Orient Express in Italia Celebrato da scrittori, in particolare da Agatha Christie, immortalato da registi e amato da chi ricerca atmosfere lussuose ed esclusive, l’Orient Express è il treno più glamour del vecchio continente. Si parte da Venezia a bordo di vagoni dall’atmosfera art Deco, eleganti e accoglienti, e si arriva a Londra o a Budapest passando, rispettivamente, per Parigi o Vienna attraverso paesaggi affascinanti, città storiche, villaggi alpini, pianure e laghi di montagna. In alcuni periodi dell’anno il treno prosegue anche per Praga e Istanbul e dall’estate del prossimo anno effettuerà viaggi anche in Irlanda. Sull’isola verde l’esclusivo convoglio, composto da 13 carrozze di cui 2 vagoni ristorante e 1 vagone-bar panoramico, si chiamerà Belmond Grand Hibernian - antico nome latino attribuito all’Irlanda - e attraverserà la splendida campagna, le coste e le città del Paese in viaggi di 2, 4 o 6 notti. Saranno disponibili, come per gli altri treni Orient Express, escursioni giornaliere alla scoperta di dimore storiche, visite alle città e, per gli appassionati di sport, dei più bei campi da golf del mondo. Info: www.belmond.com

Transcantábrico in Spagna Solo 28 passeggeri alla volta possono viaggiare a bordo delle 14 suite di questo treno, dall’atmosfera unica ed elegante, che attraversa i bellissimi paesaggi della Spagna settentrionale. Il Transcantábrico, infatti, viaggia su scartamento ridotto lungo le coste cantabriche della Penisola iberica, seguendo due itinerari: da San Sebastián e da León a Santiago de Compostela con fermate nelle località spagnole più famose del Nord e visite guidate alle principali città, ricche di storia e di fascino architettonico. Il viaggio su questo storico albergo di lusso su rotaie dura da 2 a 7 notti e raggiunge gli angoli e i paesaggi più belli e anche meno conosciuti della Spagna verde, che unisce le regioni dei Paesi Baschi, della Galizia e di Castiglia e León, tra scogliere, vallate e borghi di montagna. Info: www.renfe.com

Bernina Express in Svizzera E’ il treno rosso panoramico più famoso al mondo: il Bernina Express parte da Chur, la città svizzera più antica, a circa 100 chilometri da Zurigo, e si arrampica tra le alte cime alpine e i ghiacciai, da nord a sud del Paese, attraverso 55 gallerie e 196 tra ponti e valichi che superano le vette più spettacolari delle Alpi. Il piccolo e storico convoglio regala così tante emozioni durante il suo breve tragitto che l’Unesco l’ha inserito nel patrimonio mondiale dell’Umanità. Le sue grandi finestre consentono di ammirare meglio il maestoso paesaggio montuoso, i suoi laghetti ghiacciati, le fortezze medievali e le abbazie completamente immerse nella natura, che d’inverno regalano anche il fascino della neve immacolata. Info: www.rhb.ch

Rovos Rail in Africa E’ un’esperienza unica ed emozionante un viaggio a bordo del raffinato e costoso treno Rovos Rail “Pride of Africa”, considerato uno dei treni più eleganti del mondo, con un eccellente servizio e una cucina di alta qualità. Il treno, dall’atmosfera edoardiana, unisce molte città africane e attraversa i più spettacolari paesaggi al mondo. L’alto costo del biglietto, infatti, è ripagato dalle infinite meraviglie naturalistiche che si possono ammirare dai finestrini del convoglio e dai tour e safari guidati, organizzati a ogni fermata. Si viaggia da Il Cairo a Cape Town, passando per le cascate di Vittoria o il deserto della Namibia e da città come Pretoria. Info: www.rovos.com
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Con Matera 2019 nuovo paradigma: il Sud che offre

Rivisitiamo le tappe che hanno portato alla scelta della Città dei Sassi, superando un'agguerritissima concorrenza. Serafino Paternoster: "Abbiamo fatto in modo di trasmettere con forza l'idea di città onesta e trasparente, con una forte motivazione, partecipata dai cittadini e a dimensione europea". Due progetti chiave: l'Istituto Demo-Etno-Antropologico e l'Open Design School
Paola Scarsi - agensir
Matera capitale europea della cultura nel 2019. Per capire come la città dei Sassi sia riuscita a raggiungere questo ambizioso traguardo, ci facciamo aiutare da Serafino Paternoster, capo ufficio stampa del Comune di Matera e dell’intero progetto: “A Matera è da sempre molto viva l’attività culturale: non è un caso che alcuni importantissimi reperti e siti storici siano stati scoperti o riscoperti da ‘semplici’ cittadini appassionati di storia e riuniti in associazioni culturali, come nel caso della Cripta del Peccato Originale (una cavità rocciosa a strapiombo sulla rupe con scene affrescate dell’antico e del nuovo testamento in un ciclo risalenti al IX sec. d.C) scoperta dai soci de La Scaletta”. Anche la candidatura a Capitale europea della Cultura è inizialmente nata da un gruppo di ragazzi, costituitisi in associazione culturale nel 2008; l’anno successivo nacque il Comitato promotore e nel 2010, il Comitato di scopo.

Matera candidata ufficiale. 
Del Comitato di scopo facevano parte i Comuni, la Camera di Commercio, l’Università della Basilicata, le Province: una partecipazione corale di tutta la Regione che nessun’altra città candidata poteva vantare. A dirigerlo venne chiamato Paolo Venti, manager di chiara fama già direttore del Salone del Libro di Torino, delle Celebrazioni per i 150 anni dell’Unita d’Italia e nel Comitato per la candidatura di Torino alle Olimpiadi Invernali. Ad esso venne affiancato un Comitato scientifico composto da materani tra cui Raffaello De Ruggieri, storico animatore de La Scaletta, Pietro Laureano consulente dell’Unesco e Franco Bianchini, docente di Politiche culturali e cultural planning all’Università di Leeds. Nel 2013, superata la prima selezione insieme alle città di Ravenna Siena Perugia Lecce e Cagliari, si decise di nominare un direttore artistico, dal momento che la selezione viene effettuata sulla base del miglior progetto culturale e non della bellezza cittadina. La scelta cadde su Joseph Grima, giovane architetto francese naturalizzato italiano, già direttore di Domus, con un enorme bagaglio di esperienze e portatore di una visione moderna, aperta e internazionale: è suo il progetto culturale che ha portato Matera alla vittoria. Nel frattempo il Comitato di scopo venne sostituito da una Fondazione cui venne assegnata una consistente dotazione economica. 

I perché della vittoria. “Lo scorso autunno - prosegue il racconto di Paternoster - i membri della giuria hanno visitato le città concorrenti; noi li abbiamo invitati a bere il succo di melograno e a veder fare il pane in un panificio come parte della performance di un’artista bulgara (anche Plovdiv sarà Capitale della Cultura 2019). Per offrire l’opportunità di vivere l’atmosfera tradizionale li abbiamo fatti pranzare nelle case di famiglie materane (anch’esse selezionate con bando pubblico). Infine, abbiamo visitato insieme il Museo Lanfranchi dove erano riunite 600 persone, giunte a piedi da tutta la Basilicata, per rafforzare ancor più l’idea di Regione davvero unita. Abbiamo fatto in modo di trasmettere con forza l’idea di città onesta e trasparente, con una forte motivazione, partecipata dai cittadini e a dimensione europea”. 

Il logo. Tutto è stato fatto nella maniera più ampia e coinvolgente possibile: anche il bando per il logo è stato lanciato nel portale internazionale specializzato BootB. Sono arrivate 695 proposte e la Commissione preposta, dopo numerose selezioni ha scelto quello della toscana Contesta: un logo che richiama la M di Matera, la W di Viva e riprende anche il tracciato dei cunicoli attraverso i Sassi. 

Progetti chiave. 
Ora inizia il lavoro più impegnativo con due progetti chiave: I-DEA l’Istituto Demo-Etno-Antropologico e ODS - Open Design School. Il primo vuole raccontare la storia attraverso gli archivi di cui quest’area è ricchissima (non dobbiamo dimenticare che Matera è uno dei pochi luoghi al mondo in cui la presenza dell’uomo è costante dal neolitico): una volta messi in rete questi archivi comunali, privati e pubblici forniranno, in una sorta di “memoria collaborativa”, la materia prima per il lavoro creativo di insegnanti, studenti, artisti e accademici”. L’Open Design School Matera, sarà la prima scuola di design in Europa a fondarsi sui principi dell’open culture: luogo di apprendimento e sperimentazione, intende fare tesoro del passato per l’individuazione di soluzioni nuove anche nel campo del design. Aprirà entro quest’anno e sarà ospitata nei Sassi, alcuni dei quali diventeranno laboratori attrezzati e aule scolastiche all’avanguardia. In calendario ci sono decine di altri progetti, tutti all’insegna della cultura, anche di nicchia, della partecipazione e del coinvolgimento dei cittadini. Significativo è che i prossimi due anni verranno dedicati alla formazione culturale dei cittadini per far sì che tutti imparino l’inglese e l’utilizzo del computer. “Con Matera2019 vogliamo contribuire a sfatare i miti negativi del Mezzogiorno che chiede, per diventare un Sud che offre”.

Patrimonio Mondiale dell'UNESCO: le Dolomiti... Per soggiornare Sporthotel Spoegler


Situato nel centro di Renon, ad un'altitudine di 1200 metri, lo Sporthotel Spoegler offre un centro benessere con piscina coperta e un giardino di 1000 m² con parco giochi per bambini e lettini. Le camere sono arredate secondo lo stile tipico alpino e dispongono di una TV LCD e di un bagno privato. Alcune sistemazioni vantano un balcone e alcune una vista sulle montagne. Ogni mattina allo Spoegler vi aspetta una colazione a buffet con pietanze dolci e salate, quali salumi, uova, formaggi, torte e marmellate fatte in casa. Il ristorante, aperto sia a pranzo che a cena, propone piatti della cucina del Sud Tirolo, da gustare in terrazza quando il tempo lo permette. Lo Sporthotel Spoegler, a conduzione familiare, offre senza costi aggiuntivi l'uso di servizi benessere, tra cui diverse saune. Il complesso fornisce, gratuitamente, il parcheggio e la connessione Wi-Fi nelle aree comuni e dista 100 metri dalla fermata degli autobus più vicina, con collegamenti per Bolzano.

Il Giorno dellla Memoria, ad Auschwitz per non dimenticare Settantanni dopo, il viaggio più buio

Di Ida Bini 

  Il filo spinato corre intorno alla recinzione, interrotta da una rampa abbandonata dove si intravede uno spettrale binario ferroviario che porta all’interno, desolato, del terrificante lager diventato il simbolo assoluto e più potente dell’Olocausto. Nel campo di concentramento polacco di Auschwitz-Birkenau, a 60 chilometri da Cracovia, solo la neve ammanta il dolore, quasi ininterrotto, di chi vi è entrato e il rumore lontano ma ancora assordante del cancello che si spalanca. Come settant’anni fa quando il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche arrivarono nella città polacca di Oświęcim e liberarono i pochissimi ancora vivi – appena 7mila rispetto ai 4 milioni imprigionati - dal ventre dell’inferno, dal più grande e tristemente famoso lager nazista della storia.
  Il 27 gennaio, da 15 anni dichiarato “Giorno della memoria” per commemorare le vittime dei campi di concentramento, una solenne cerimonia celebrerà i 70 anni dalla liberazione del lager: il presidente della Repubblica polacca Bronisław Komorowski, delegazioni e rappresentanti dei principali Paesi europei, le associazioni di ex partigiani e prigionieri di guerra e il gruppo sempre più esiguo di sopravvissuti allo sterminio parteciperanno alle 15.30 a una commemorazione ufficiale davanti alla “Porta della morte” di Auschwitz II (Birkenau), mentre alle 17 renderanno omaggio alle vittime davanti al “Memoriale” nel primo piano del blocco 21 di Auschwitz I. Le cerimonie saranno trasmesse in tutto il mondo e coinvolgeranno enti, istituzioni e scuole per documentare l’orrore dell’Olocausto soprattutto alle nuove generazioni, nate dopo la guerra, e per ricordare e testimoniare al mondo quanto la memoria e la consapevolezza dello sterminio siano la base per lottare contro ogni forma di discriminazione e di razzismo. Contemporaneamente in Polonia e in diverse parti del mondo numerosi eventi, mostre, manifestazioni, proiezioni, dibatti e letture omaggeranno la giornata della memoria. Ricordare l’orrore per non ripeterlo.
  Visitare i principali campi di concentramento della Polonia – Auschwitz e Birkenau, tra i più documentati, ma anche altri come Chełmno e Bełżec - è un’occasione per partecipare in modo coinvolgente ed emozionante alle commemorazioni del 27 gennaio: ogni anno più di un milione di persone varca i cancelli del campo di Auschwitz e farlo proprio quest’anno per la grande ricorrenza è ancor più significativo.
Tanti sono i tour operator, le associazioni e gli enti culturali che organizzano viaggi in Polonia con visite guidate in italiano al campo di concentramento, partendo dall’affascinante città di Cracovia, dove è d’obbligo entrare nel quartiere ebraico Kazimierz e nel Galicia Jewish Museum. C’è anche la possibilità di compiere visite individuali: da Cracovia partono più volte al giorno comodi autobus di linea o treni che arrivano a Oświęcim, direttamente al piazzale del campo, in un’ora e mezza. All’ingresso sosta una navetta che gratuitamente conduce i visitatori dal lager di Auschwitz a quello di Birkenau, chiamato anche Auschwitz II, situato ad appena 4 chilometri. Il campo di concentramento di Auschwitz, infatti, è il risultato dell’unione di tre lager: Birkenau, in polacco Brzezinka, Monowitz o Monowice e altre piccoli sottocampi, che nel complesso ricoprivano 45 chilometri quadrati di inferno. Se Auschwitz era un campo di prigionia, attivo dal giugno del 1940, Birkenau invece nacque solo per sterminare: qui persero la vita oltre un milione e centomila tra ebrei, russi, polacchi, prigionieri di guerra, omosessuali, oppositori politici e zingari provenienti da tutta l’Europa. Oggi nel campo Auschwitz I si visitano in circa due ore una mostra temporanea, una libreria ben documentata, il blocco 11 mantenuto allo stato originale con diverse celle, e una camera a gas. Nel campo II, o Birkenau, la visita è più corta nonostante l’area sia molto più vasta ma peggio conservata: qui si visitano l’infermeria, le baracche, la rampa dove arrivava il treno, le camere a gas e le fosse comuni. Salendo sulla torre di guardia all’ingresso principale ci si potrà rendere conto della vastità del campo.
Le visite si fanno tutto l’anno e, per il 27 gennaio, il campo è aperto al pubblico dalle 8 alle 15. L’entrata è gratuita ma è richiesto il pagamento solo per il prestito delle cuffie che guidano nella visita. Per maggiori informazioni: www.70.auschwitz.org

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Expo, Franceschini presenta "Very Bello!": agenda da 1300 eventi

Più di 1.300 eventi, dalla Biennale di Venezia a Umbria Jazz, dai classici del Teatro Greco di Siracusa fino al Festival degli artisti di strada di Ferrara: è Very Bello!-Viaggia nella bellezza, piattaforma digitale per promuovere nel mondo il calendario di eventi culturali paralleli all'Expo, presentata dal ministro di Beni culturali e Turismo Dario Franceschini a Palazzo Chigi.
La piattaforma è diventata in poche ore già argomento di tendenza su Twitter con l'hashtag #verybello - lanciato dallo stesso ministro - entrato nella top ten delle parole chiave più "cinguettate". Anche se molti utenti ironizzano sul nome scelto per il portale.
"L'idea - ha spiegato Franceschini, insieme al ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, e al commissario Expo, Giuseppe Sala - è utilizzare l'Expo per valorizzare tutto il Paese e fare in modo che milioni di visitatori allunghino il più possibile il loro viaggio nel nostro Paese", raccontando tutto il territorio da nord a sud, dalle grandi città ai borghi, come un unico "museo diffuso. Siamo gli unici al mondo - dice il ministro - a poter vantare una tale offerta". Online da questa mattina in Italia, il sito sarà tradotto poi anche in altre otto lingue e presentato ai presidenti dei padiglioni stranieri il 7 febbraio a Milano.
"Il Ministero dei beni culturali e del turismo ha messo a disposizione 5 milioni di euro" per la promozione del paese e del suo patrimonio di bellezze culturali e di tutta la sua offerta diffusa nel periodo dell'Expo, ha sottolineato Franceschini. "Altrettanto - ha aggiunto - ho chiesto di fare ai Comuni". L'investimento del ministero per raccontare "il museo diffuso che è l'Italia" comprende uno spot in italiano sulle nostre bellezze con la voce narrante di Toni Servillo, che, ha detto il ministro, "ha voluto partecipare a titolo gratuito per promuovere il suo paese". E poi una campagna promozionale simile, ma in diverse lingue estere, che sarà diffusa "là dove cercano i viaggiatori di tutto il mondo, cioè sul web e negli aeroporti internazionali".
Franceschini, in 6 ore 500 mila accessi a VeryBello! - "In 6 ore 500.000 accessi a http://www.verybello.it ! Come speravamo grande pubblicità da ironie, critiche e cattiverie sul web... Verygrazie!". Il ministro dei Beni culturali e Turismo Dario Franceschini twitta la sua soddisfazione per il successo della nuova piattaforma digitale, online da oggi, per la promozione degli eventi collaterali per l'Expo, replicando anche all'ironia di diversi utenti sul nome scelto per il portale. 

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Miss Universo e' colombiana Paulina Vega (foto)

MIAMI (USA) - Miss Colombia Paulina Vega e' stata incoronata questa notte Miss Universo, scelta tra 88 concorrenti. Miss Usa Nia Sanchez e Miss Ucraina Diana Harkusha hanno conquistato le piazze d'onore nella competizione che si e' svolta a Miami.
    Paulina Vega, 22 anni, e' di Barranquilla ed e' una studentessa di economia aziendale. Dopo la sua elezione ha detto che il concorso di Miss Universo e' il primo al quale ha partecipato e sara' anche l'ultimo in quanto ha intenzione di tornare ai suoi studi.
   
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Settimana bianca, partono 4 milioni di italiani

Tempo di settimane bianche, ma gli italiani non sembrano essere buoni allievi di Gustav Thoeni e di Alberto Tomba: solo uno su quattro - secondo un sondaggio Confesercenti-Swg - dichiara di saper sciare. Ma il fascino della settimana bianca resiste: quest'anno andrà il 9% dei nostri concittadini - circa 4 milioni di persone - spendendo in media 690 euro a testa, per un totale di oltre 3 miliardi. La crisi, però, si fa sentire: il 20% di chi parte cercherà di coniugare svago e risparmio, tentando di contenere la spesa al di sotto dei 500 euro. Il 16% dei vacanzieri è partito o ha intenzione di partire a gennaio, ma il re della settimana bianca rimane il mese di febbraio, scelto dal 44%. Il 25% posticiperà il soggiorno a marzo, mentre il 15% non ha ancora deciso.
    Nonostante sappia sciare solo un italiano su quattro (il 10% dichiara di saper padroneggiare bene gli sci, mentre un altro 14% ammette di saperlo fare, ma poco), le piste innevate sono sempre un ottimo richiamo, tanto che il 49% di chi parte si dedicherà alle discese, mentre un altro 24% allo sci di fondo.
    Ma c'è anche chi agli sci non penserà proprio: il 14% del campione che prenota la settimana bianca cerca il relax, il benessere e la cura di sé come attività predominante, attraverso i pacchetti wellness comprensivi di massaggi, entrate gratuite nei centri benessere, spa, palestre e cene a lume di candela con musica dal vivo. Il 13% degli italiani intervistati si dedicherà soprattutto, durante il soggiorno, alle attività di trekking ed alle gite guidate. (ANSA).
   
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Expo: nel 2015 26 grandi mostre a Milano

Ventisei grandi mostre per declinare a Milano l'arte in ogni suo aspetto nell'anno di Expo: dai geni come Leonardo e Giotto all'arte antica, dalle opere provenienti dal mondo alla fotografia d'autore, dall'architettura alla scienza. Il palinsesto, presentato oggi, è stato promosso dal Comune nell'ambito del programma di eventi 'Expo in città' e vedrà coinvolti i musei civici, le sedi espositive comunali, oltre a due mostre alla Pinacoteca di Brera.

Da febbraio prossimo al gennaio 2016, il capoluogo lombardo proverà a impressionare i milioni di visitatori attesi da tutto il mondo per l'appuntamento universale con un cartellone di mostre che punta a ribadire la posizione centrale della città nel mondo dell'arte. U

n viaggio che permetterà di spaziare dai capolavori leonardeschi (con la ''più grande esposizione mai ideata in Italia'' dedicata al genio vinciano, in programma a Palazzo Reale, che sarà affiancata ai disegni dei suoi studi sull'acqua, nella mostra 'Leonardo e l'acqua' all'Acquario civico) alle creazioni di Giotto (protagonista di 'Giotto, l'Italia. Da Assisi a Milano' a Palazzo Reale), dai disegni originali di Michelangelo ('D'apres Michelangelo. La fortuna dei disegni per gli amici' al Castello Sforzesco) ai celebri dipinti di Brera 'Il bacio' di Francesco Hayez e lo 'Sposalizio della Vergine' di Raffaello che sarà messo in dialogo con l'omonima opera del suo maestro il Perugino.

E ancora: spazio all'arte dal mondo, con le mostre 'Mondi a Milano' e 'Africa', che segneranno il debutto del museo delle Culture, e a quella contemporanea con 'Il museo ideale: capolavori dai musei italiani del XX secolo e dalla collezione Acacia' al Novecento.
Grande attenzione anche alla fotografia (con le personali dedicate a David Bailey ed Edward Burtynsky Watermark) e all'architettura, celebrata al Pac dalla retrospettiva sul Superstudio.

Non potevano poi mancare le esposizioni sulla scienza e il cibo, visto il tema di Expo: il Museo di Storia Naturale ospiterà allora 'Food: la scienza dai semi al piatto' e 'Spinosaurus', la mostra sulla recente scoperta dello scheletro del più grande dinosauro predatore mai esistito. Sempre all'alimentazione, declinata però in chiave storica, guarda 'Dal pane nero al pane bianco', la mostra dell'Anpi provinciale che celebrerà il 70/o della Liberazione.

''Milano nel 2015 sarà ancora più attrattiva e vivace di sempre'', ha assicurato il sindaco Giuliano Pisapia alla presentazione, definendo il programma di mostre ''uno dei migliori biglietti da visita'' in grado, per di più, di raccontare l'identità della città, ''capitale del pensiero creativo''. L'assessore comunale alla Cultura, Filippo Del Corno, ha invece ricordato che il cartellone ''si sta inoltre arricchendo delle molte esposizioni che le istituzioni private proporranno nel 2015 e che presenteremo a breve''.
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