Rivisitiamo le tappe che hanno portato alla scelta della Città dei Sassi, superando un'agguerritissima concorrenza. Serafino Paternoster: "Abbiamo fatto in modo di trasmettere con forza l'idea di città onesta e trasparente, con una forte motivazione, partecipata dai cittadini e a dimensione europea". Due progetti chiave: l'Istituto Demo-Etno-Antropologico e l'Open Design School
Paola Scarsi - agensir
Matera capitale europea della cultura nel 2019. Per capire come la città dei Sassi sia riuscita a raggiungere questo ambizioso traguardo, ci facciamo aiutare da Serafino Paternoster, capo ufficio stampa del Comune di Matera e dell’intero progetto: “A Matera è da sempre molto viva l’attività culturale: non è un caso che alcuni importantissimi reperti e siti storici siano stati scoperti o riscoperti da ‘semplici’ cittadini appassionati di storia e riuniti in associazioni culturali, come nel caso della Cripta del Peccato Originale (una cavità rocciosa a strapiombo sulla rupe con scene affrescate dell’antico e del nuovo testamento in un ciclo risalenti al IX sec. d.C) scoperta dai soci de La Scaletta”. Anche la candidatura a Capitale europea della Cultura è inizialmente nata da un gruppo di ragazzi, costituitisi in associazione culturale nel 2008; l’anno successivo nacque il Comitato promotore e nel 2010, il Comitato di scopo.
Matera candidata ufficiale. Del Comitato di scopo facevano parte i Comuni, la Camera di Commercio, l’Università della Basilicata, le Province: una partecipazione corale di tutta la Regione che nessun’altra città candidata poteva vantare. A dirigerlo venne chiamato Paolo Venti, manager di chiara fama già direttore del Salone del Libro di Torino, delle Celebrazioni per i 150 anni dell’Unita d’Italia e nel Comitato per la candidatura di Torino alle Olimpiadi Invernali. Ad esso venne affiancato un Comitato scientifico composto da materani tra cui Raffaello De Ruggieri, storico animatore de La Scaletta, Pietro Laureano consulente dell’Unesco e Franco Bianchini, docente di Politiche culturali e cultural planning all’Università di Leeds. Nel 2013, superata la prima selezione insieme alle città di Ravenna Siena Perugia Lecce e Cagliari, si decise di nominare un direttore artistico, dal momento che la selezione viene effettuata sulla base del miglior progetto culturale e non della bellezza cittadina. La scelta cadde su Joseph Grima, giovane architetto francese naturalizzato italiano, già direttore di Domus, con un enorme bagaglio di esperienze e portatore di una visione moderna, aperta e internazionale: è suo il progetto culturale che ha portato Matera alla vittoria. Nel frattempo il Comitato di scopo venne sostituito da una Fondazione cui venne assegnata una consistente dotazione economica.
I perché della vittoria. “Lo scorso autunno - prosegue il racconto di Paternoster - i membri della giuria hanno visitato le città concorrenti; noi li abbiamo invitati a bere il succo di melograno e a veder fare il pane in un panificio come parte della performance di un’artista bulgara (anche Plovdiv sarà Capitale della Cultura 2019). Per offrire l’opportunità di vivere l’atmosfera tradizionale li abbiamo fatti pranzare nelle case di famiglie materane (anch’esse selezionate con bando pubblico). Infine, abbiamo visitato insieme il Museo Lanfranchi dove erano riunite 600 persone, giunte a piedi da tutta la Basilicata, per rafforzare ancor più l’idea di Regione davvero unita. Abbiamo fatto in modo di trasmettere con forza l’idea di città onesta e trasparente, con una forte motivazione, partecipata dai cittadini e a dimensione europea”.
Il logo. Tutto è stato fatto nella maniera più ampia e coinvolgente possibile: anche il bando per il logo è stato lanciato nel portale internazionale specializzato BootB. Sono arrivate 695 proposte e la Commissione preposta, dopo numerose selezioni ha scelto quello della toscana Contesta: un logo che richiama la M di Matera, la W di Viva e riprende anche il tracciato dei cunicoli attraverso i Sassi.
Progetti chiave. Ora inizia il lavoro più impegnativo con due progetti chiave: I-DEA l’Istituto Demo-Etno-Antropologico e ODS - Open Design School. Il primo vuole raccontare la storia attraverso gli archivi di cui quest’area è ricchissima (non dobbiamo dimenticare che Matera è uno dei pochi luoghi al mondo in cui la presenza dell’uomo è costante dal neolitico): una volta messi in rete questi archivi comunali, privati e pubblici forniranno, in una sorta di “memoria collaborativa”, la materia prima per il lavoro creativo di insegnanti, studenti, artisti e accademici”. L’Open Design School Matera, sarà la prima scuola di design in Europa a fondarsi sui principi dell’open culture: luogo di apprendimento e sperimentazione, intende fare tesoro del passato per l’individuazione di soluzioni nuove anche nel campo del design. Aprirà entro quest’anno e sarà ospitata nei Sassi, alcuni dei quali diventeranno laboratori attrezzati e aule scolastiche all’avanguardia. In calendario ci sono decine di altri progetti, tutti all’insegna della cultura, anche di nicchia, della partecipazione e del coinvolgimento dei cittadini. Significativo è che i prossimi due anni verranno dedicati alla formazione culturale dei cittadini per far sì che tutti imparino l’inglese e l’utilizzo del computer. “Con Matera2019 vogliamo contribuire a sfatare i miti negativi del Mezzogiorno che chiede, per diventare un Sud che offre”.
Matera candidata ufficiale. Del Comitato di scopo facevano parte i Comuni, la Camera di Commercio, l’Università della Basilicata, le Province: una partecipazione corale di tutta la Regione che nessun’altra città candidata poteva vantare. A dirigerlo venne chiamato Paolo Venti, manager di chiara fama già direttore del Salone del Libro di Torino, delle Celebrazioni per i 150 anni dell’Unita d’Italia e nel Comitato per la candidatura di Torino alle Olimpiadi Invernali. Ad esso venne affiancato un Comitato scientifico composto da materani tra cui Raffaello De Ruggieri, storico animatore de La Scaletta, Pietro Laureano consulente dell’Unesco e Franco Bianchini, docente di Politiche culturali e cultural planning all’Università di Leeds. Nel 2013, superata la prima selezione insieme alle città di Ravenna Siena Perugia Lecce e Cagliari, si decise di nominare un direttore artistico, dal momento che la selezione viene effettuata sulla base del miglior progetto culturale e non della bellezza cittadina. La scelta cadde su Joseph Grima, giovane architetto francese naturalizzato italiano, già direttore di Domus, con un enorme bagaglio di esperienze e portatore di una visione moderna, aperta e internazionale: è suo il progetto culturale che ha portato Matera alla vittoria. Nel frattempo il Comitato di scopo venne sostituito da una Fondazione cui venne assegnata una consistente dotazione economica.
I perché della vittoria. “Lo scorso autunno - prosegue il racconto di Paternoster - i membri della giuria hanno visitato le città concorrenti; noi li abbiamo invitati a bere il succo di melograno e a veder fare il pane in un panificio come parte della performance di un’artista bulgara (anche Plovdiv sarà Capitale della Cultura 2019). Per offrire l’opportunità di vivere l’atmosfera tradizionale li abbiamo fatti pranzare nelle case di famiglie materane (anch’esse selezionate con bando pubblico). Infine, abbiamo visitato insieme il Museo Lanfranchi dove erano riunite 600 persone, giunte a piedi da tutta la Basilicata, per rafforzare ancor più l’idea di Regione davvero unita. Abbiamo fatto in modo di trasmettere con forza l’idea di città onesta e trasparente, con una forte motivazione, partecipata dai cittadini e a dimensione europea”.
Il logo. Tutto è stato fatto nella maniera più ampia e coinvolgente possibile: anche il bando per il logo è stato lanciato nel portale internazionale specializzato BootB. Sono arrivate 695 proposte e la Commissione preposta, dopo numerose selezioni ha scelto quello della toscana Contesta: un logo che richiama la M di Matera, la W di Viva e riprende anche il tracciato dei cunicoli attraverso i Sassi.
Progetti chiave. Ora inizia il lavoro più impegnativo con due progetti chiave: I-DEA l’Istituto Demo-Etno-Antropologico e ODS - Open Design School. Il primo vuole raccontare la storia attraverso gli archivi di cui quest’area è ricchissima (non dobbiamo dimenticare che Matera è uno dei pochi luoghi al mondo in cui la presenza dell’uomo è costante dal neolitico): una volta messi in rete questi archivi comunali, privati e pubblici forniranno, in una sorta di “memoria collaborativa”, la materia prima per il lavoro creativo di insegnanti, studenti, artisti e accademici”. L’Open Design School Matera, sarà la prima scuola di design in Europa a fondarsi sui principi dell’open culture: luogo di apprendimento e sperimentazione, intende fare tesoro del passato per l’individuazione di soluzioni nuove anche nel campo del design. Aprirà entro quest’anno e sarà ospitata nei Sassi, alcuni dei quali diventeranno laboratori attrezzati e aule scolastiche all’avanguardia. In calendario ci sono decine di altri progetti, tutti all’insegna della cultura, anche di nicchia, della partecipazione e del coinvolgimento dei cittadini. Significativo è che i prossimi due anni verranno dedicati alla formazione culturale dei cittadini per far sì che tutti imparino l’inglese e l’utilizzo del computer. “Con Matera2019 vogliamo contribuire a sfatare i miti negativi del Mezzogiorno che chiede, per diventare un Sud che offre”.
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