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Portici di Bologna, il 18 maggio la prima targa Unesco

Verrà svelata sabato prossimo, 18 maggio, nel corso di una cerimonia, la prima targa Unesco, simbolo del riconoscimento di Patrimonio dell'Umanità ai Portici di Bologna.

La targa sarà apposta in piazza Maggiore sul tratto di portici di Palazzo d'Accursio alla presenza di Jyoti Hosagrahar, vicedirettrice del Centro del Patrimonio Mondiale dell'Unesco.

Si tratta del compimento del percorso che ha visto nel 2021 l'assegnazione del riconoscimento all'elemento più caratteristico e affascinante di Bologna.
    E alla riflessione sulla cura del patrimonio pubblico è dedicato 'Heritage Meets the Future', convegno internazionale in programma il 17 e 18 maggio e lancio della seconda edizione del Bologna Portici Festival, che si terrà dal 4 al 9 giugno. La due giorni si propone di mettere in dialogo studiosi, ricercatori, rappresentanti delle istituzioni per individuare soluzioni condivise per la salvaguardia di un bene vivo, da tutelare come simbolo della città, insieme alle Torri.
    'Percezione, uso e cura del patrimonio storico urbano: Bologna e i suoi portici' è il titolo della giornata in programma venerdì 17 maggio al Cinema Modernissimo in piazza Re Enzo, che vedrà alternarsi gli interventi di docenti, studiosi e ricercatori, seguiti dalla tavola rotonda di confronto tra l'ambasciatore Liborio Stellino, Rappresentante Permanente per l'Italia presso l'Unesco, in dialogo con i Giovani per l'Unesco e i dottorandi del Corso di Architettura dell'Università di Bologna. Mentre Sabato 18 maggio la biblioteca Salaborsa ospita 'Global challenges, shared solutions' che vedrà riuniti i site manager Unesco di alcune delle più importanti città europee insignite del riconoscimento di Patrimonio dell'Umanità.
    Nel frattempo è online il nuovo sito web dedicato ai Portici ed è già operativa l'app Portici che permette di mappare gli interventi di lotta al vandalismo grafico: l'app può essere usata dal Comune e dalle associazioni di cittadini che hanno sottoscritto dei Patti di Collaborazione. 

ansa.it

Antonio Ligabue, cento opere in mostra da settembre a Bologna

 



Per la prima volta a Bologna arriva la grande mostra dedicata a uno degli artisti più emozionanti del '900, Antonio Ligabue.

Dal 18 settembre a fine marzo 2025, a Palazzo Albergati, cento opere accompagneranno il visitatore alla scoperta di un uomo dalla vita tormentata ed emarginato dalla società, ma alla costante ricerca di un riscatto sociale come uomo e come artista.

L'esposizione è promossa e organizzata da Arthemisia, che ha un rapporto speciale con Ligabue, nato nel 2017 con una mostra al Complesso del Vittoriano di Roma e seguita dalle esposizioni di Conversano e Trieste.
    Paesaggi, fiere, scene di vita quotidiana e numerosi e intensi autoritratti: un centinaio di opere - tra oli, disegni e sculture - saranno protagoniste di un percorso espositivo unico dove, attraverso la forte carica emotiva delle tele, sarà possibile conoscere la vita di un artista visionario e sfortunato ma che, da autodidatta, fu ed è tutt'oggi capace di parlare a tutti con immediatezza e genuinità. Antonio Ligabue, con la sua vita così travagliata, escluso dal resto della sua gente, legato visceralmente al mondo naturale e animale e lontano dal giudizio altrui, riuscì a imprimere sulla tela il suo genio creativo: un uomo, talmente folle e unico, che con la sua asprezza espressionista penetra ancora oggi nelle anime di chi ammira le sue opere. 
   

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A Bologna ai nastri di partenza la Fiera del Cicloturismo

 

Venerdì 5, sabato 6 e domenica 7 aprile, a Bologna, nello spazio DumBO, si svolge la Fiera del Cicloturismo, organizzata da Bikenomist, azienda specializzata nella comunicazione e promozione delle economie della bicicletta. Giunta alla terza edizione, la Fiera del Cicloturismo si conferma un punto di riferimento per il settore del turismo attivo nazionale e internazionale. La Fiera del Cicloturismo è il più grande evento in Italia interamente dedicato a chi è alla ricerca della propria prima esperienza o della prossima avventura a pedali.

La Fiera inizia venerdì 5 aprile con il Forum del cicloturismo, il punto di incontro degli operatori del turismo in bicicletta per conoscersi, creare reti, trovare soluzioni condivise a problemi comuni, con uno sguardo dal locale all’internazionale, grazie alle esperienze di Toscana, Fiandre e Gran Canaria, un focus sullo sviluppo di nuovi modelli di business e momenti di formazione dedicata agli hotel che vogliono aumentare la propria attrattività nei confronti di chi pedala, a guide e aspiranti guide cicloturistiche, a coloro che vogliono avviare un noleggio di biciclette e a chi vuole creare pacchetti turistici a pedali. Il programma prevede la presentazione del 4° rapporto ISNART sull’economia del cicloturismo, la condivisione di esperienze di successo e la presentazione della rete internazionale, EuroVelo. Per partecipare è necessario iscriversi utilizzando l’apposito form. www.fieradelcicloturismo.it

Sabato 6 e domenica 7 aprile, la Fiera apre le porte al pubblico (sabato dalle 10 alle 20, domenica dalle 10 alle 17). L’accesso è gratuito, ma è richiesta la registrazione sul sito. Le famiglie troveranno all’interno della Fiera l’Area Kids, uno spazio dove bambine e bambini potranno divertirsi e sperimentare attività fisiche in totale sicurezza. Pedalare, arrampicare, correre, saltare, lanciarsi e socializzare: attraverso laboratori ludici, tenuti da istruttori qualificati, i più piccoli potranno trascorrere una giornata in compagnia, anche senza la presenza dei genitori che potranno così visitare l’area espositiva in tranquillità.

L’Area Kids, offerta da Lazer, è un’ulteriore enfasi degli organizzatori sull’importanza di uno stile di vita fisicamente attivo e dell’imparare a pedalare e muoversi in maniera autonoma e sicura anche in strada.
I workshop, organizzati da Bikeitalia, sono incontri da 30 minuti con un taglio pratico ed esperienziale. Si parlerà infatti di attività da svolgere prima, durante e dopo il cicloviaggio e che permetteranno ai partecipanti di portarsi a casa degli spunti utili per la loro prossima avventura a pedali. Si parlerà di trasporto delle bici in treno, alimentazione, allenamento, organizzazione delle sacche, ma anche dei viaggi in e-bike e, dopo il successo dello scorso anno, di meccanica di base e d’emergenza. Non serve prenotarsi, basterà presentarsi in tempo per prendere posto e godersi gli interventi e, se si vuole, fare domande.
Novità dell’edizione 2024, la Fiera ha lanciato il primo concorso di cortometraggi di cicloturismo, per celebrare la bellezza del viaggio in bicicletta. La premiazione dei migliori ‘Ciclo Corti di Viaggi Lunghi’ sarà domenica 6 aprile. Il miglior video di viaggio si aggiudicherà il ‘Pedale d’Oro’. I trailer dei 43 video in concorso sono disponibili sul sito www.fieradelcicloturismo.it/votazioni-ciclo-corti-di-viaggi-lunghi/

Oltre 80 destinazioni e 20 produttori di biciclette e accessori per il cicloturismo. Tra le mete che si potranno incontrare, dall’Italia e dal mondo, ci saranno Spagna, Portogallo, Turchia, Fiandre, Croazia, Belgio, Giordania, Regione Sicilia, Veneto, Basilicata, Toscana e Friuli Venezia Giulia e molte altre destinazioni che hanno puntato al turismo attivo. Tra i brand del settore bici e servizi ci saranno Shimano, Canyon, Gazelle, Ducati, Bergamont, BRN, Repower e altri. La Fiera del Cicloturismo è il luogo fisico in cui colmare lacune e curiosità per pianificare itinerari ciclabili, scegliere le destinazioni più belle da visitare in bicicletta e i migliori servizi bike friendly di cui usufruire durante il viaggio. Si troveranno spunti per vacanze organizzate per le famiglie, avventure in solitaria da cicloesploratori, sport per chi vuole allenarsi e tutto ciò che serve per vivere un’esperienza unica e irripetibile in bicicletta.

travelnostop.com

Con ‘Liberamente’ Bologna si prepara a diventare capitale del turismo in camper

 

Sono attesi oltre ottocento camper per l’ormai tradizionale appuntamento con Liberamente, Salone del Tempo Libero e della vita all’aria aperta, in programma a Bologna da venerdì 23 a domenica 25 febbraio. Un raduno molto amato dagli appassionati, che offre la possibilità d’incontrarsi e di scoprire le ultime novità di un settore che, dopo la pandemia, sta vivendo una fase caratterizzata da una buona vivacità del mercato. A disposizione dei visitatori ci sarà un’area di oltre 20mila mq all’interno del quartiere fieristico; qui i camperisti e i semplici curiosi potranno ammirare i nuovi modelli proposti dai più prestigiosi marchi, oltre trenta quelli presenti, e scoprire gli accessori utili per una vacanza en plein air.

Liberamente offre anche un’occasione di riflessione sulla qualità dell’accoglienza che le strutture italiane offrono a coloro che scelgono la vacanza in libertà su quattro ruote. La qualità e la quantità dell’offerta variano da zona a zona e a seconda della stagione: le criticità maggiori sono legate prevalentemente al numero e alla distribuzione delle aree attrezzate presenti lungo lo Stivale, e alla fruibilità troppo spesso ridotta a pochi mesi all’anno. Uno stimolo a fare meglio che fanno proprio A.C.T.ITALIA (Associazione Campeggiatori Turistici d’Italia) e Camper Club Italia, pronti ad accogliere centinaia di camperisti provenienti prevalentemente da Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia e Marche. “Sarà un’occasione per incontrare vecchi appassionati del turismo all’aria aperta, ma anche tanti giovani e soprattutto giovani coppie che, a partire dai mesi della pandemia, hanno scoperto un nuovo modo di viaggiare e di trascorrere il tempo libero”, spiega il presidente nazionale di A.C.T.ITALIA, Guido Chiari.

Secondo lo studio presentato lo scorso settembre da ENIT, in collaborazione con Human Company e Istituto Piepoli, il campeggio, in particolare, piace ad 1 italiano su 4, ma rispetto al 2022 l’opinione è ulteriormente migliorata per il 9% degli intervistati che vedono in questa modalità di vacanza una scelta ottimale. Un mercato in forte crescita a giudicare anche dai dati delle immatricolazioni di caravan e camper che nel 2023 sono aumentate del 12,26% su base semestrale e del 22,2% nell’ultimo trimestre rispetto all’anno precedente. “C’è un interesse molto alto all’acquisto di nuovi mezzi – spiega Chiari – ma abbiamo notato una crescita anche delle richieste, soprattutto da parte di giovani coppie, di camper usati o camper di primo livello perché hanno scelto da poco di cambiare il proprio modo di vivere le vacanze, con meno stress, meno vincoli e la possibilità di variare frequentemente i luoghi da visitare”.

Del resto in Italia c’è solo l’imbarazzo della scelta con 7.500 km di coste, oltre 50 siti dichiarati patrimonio dell’umanità dell’Unesco, 279 Comuni annoverati tra i Borghi più belli d’Italia, 241 Comuni ‘Bandiera Arancione’, ai quali si aggiungono 24 parchi naturali nazionali, splendide località montane, laghi, isole e città d’arte.
“Credo che in Italia vada migliorato il sistema di accoglienza per chi utilizza camper, autocaravan e motorhome. In tanti Comuni mancano le aree organizzate per la sosta dei mezzi e non esiste un sistema di tracciabilità dei turisti, come invece avviene per quelli che scelgono l’albergo”, spiega Giancarlo Valenti, vicepresidente Camper Club Italia.

Dal 23 al 25 febbraio le associazioni e i vari club presenti si confronteranno anche sulle proposte che il settore ha portato ai diversi tavoli di lavoro con i Ministeri del Turismo e delle Infrastrutture e dei Trasporti. Tra le tante richieste quella di realizzare nuove aree di sosta sul territorio nazionale – per le quali il Governo nel 2023 ha stanziato circa 36 milioni di euro – e di favorire l’apertura di campeggi e aree attrezzate tutto l’anno e non soltanto nei mesi estivi come avviene ora.

travelnostop.com


'Guercino nello studio' alla Pinacoteca nazionale di Bologna

La Pinacoteca Nazionale di Bologna propone dal 28 ottobre all'11 febbraio 'Guercino nello studio', un importante progetto dedicato alla figura di Giovanni Francesco Barbieri.

Incentrata sulle opere del maestro conservate nel museo, l'esposizione si focalizza sulle prime fasi della sua attività, sui motivi del successo della bottega e sul suo rapporto con i collaboratori più fidati, con l'obiettivo di chiarire le dinamiche professionali, artistiche e imprenditoriali che hanno caratterizzato il suo prolifico lavoro.

La mostra, curata da Barbara Ghelfi e Raffaella Morselli, si inserisce in un insieme di iniziative che da Bologna si estenderà a diversi siti della Regione e ad altre sedi museali nazionali. Il rinnovato interesse verso la tradizione artistica bolognese ed emiliana e verso la figura del Guercino porterà infatti diverse istituzioni a proporre esposizioni e percorsi su questo maestro della pittura barocca, a partire dalla riapertura della Pinacoteca di Cento, a lui intitolata, prevista a novembre.
    L'esposizione riunisce circa trenta opere, tra cui figurano capolavori conservati alla Pinacoteca Nazionale di Bologna come la Madonna del Passero (1615-1616), San Sebastiano curato da Irene (1619), San Guglielmo riceve l'abito monastico (1620), San Bruno adora la Madonna col Bambino in Gloria (1647). A questi si aggiungono alcuni prestiti mirati di opere di Guercino e dei suoi collaboratori, come il Padre eterno col puttino, del 1620, proveniente dai Musei di Strada Nuova di Genova, il San Sebastiano del 1619 della Galleria Nazionale delle Marche e il dipinto di Paolo Antonio Barbieri e Bartolomeo Gennari L'ortolana che conta le monete, proveniente da una collezione privata.
    Completa la mostra un volume particolarmente importante per comprendere il lavoro del Guercino, il Libro dei conti concesso in prestito dalla Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna, nel quale venivano annotate tutte le opere vendute e i relativi guadagni, e che è uno strumento fondamentale anche come inventario della produzione della fiorente bottega del maestro centese. 
   

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Lucio Saffaro in mostra a Bologna, un viaggio verso l'ignoto


- Un Viaggio verso l'Ignoto dedicato alla figura complessa e poliedrica di Lucio Saffaro (Trieste 1929 - Bologna 1998), pittore, scrittore, poeta e matematico tra i più originali della cultura e dell'arte italiana del secondo Novecento. Dal 26 maggio al 24 settembre, a Palazzo Fava-Palazzo delle Esposizioni di Bologna, Genus Bononiae, insieme a Fondazione Carisbo, presenta la mostra - a cura di Claudio Cerritelli e Gisella Vismara - con circa un centinaio di opere tra dipinti, grafiche e libri.

Il percorso offre una panoramica esaustiva sulla sua ricerca (1954-1997), a partire dalla fase giovanile, la meno conosciuta, fino alla maturità, simbolizzata dalle forme eleganti e poliedriche che rendono unico il suo lavoro.
    Lucio Saffaro è una figura totalmente autonoma rispetto al mondo della cultura e dell'arte: difficilmente classificabile, compie la sua ricerca solitario e appartato rispetto alle principali correnti artistiche e culturali del secondo Novecento. Si trasferisce con la famiglia a Bologna nel 1945 e si iscrive all'Università laureandosi in Fisica pura, continuando a coltivare i suoi interessi artistici, letterari e filosofico-speculativi. Sempre alla ricerca di un linguaggio raffinato e plurale, rifiutando la definizione di artista-matematico, Saffaro ha saputo fondere la sua profonda cultura scientifica con l'indagine pittorica e grafica di forme simboliche legate agli enigmi dello spazio e del tempo. La mostra offre la possibilità di seguire le molteplici dimensioni esplorate: identificazioni simboliche, monumenti e ritratti immaginari, visioni allegoriche, poliedri, dodecaedri e tetraedri canonici, dimensioni del pensiero creativo, immagini metafisiche ed emblemi del tempo infinito.
    Insieme alle opere pittoriche e grafiche verrà esposta una selezione di cataloghi monografici e di libri realizzati da Saffaro durante la sua carriera. Completerà la rassegna una sezione composta da foto inedite di Nino Migliori, ritrovate di recente, che ritraggono l'amico triestino negli anni Settanta.
    Verrà presentato anche il documentario Lucio Saffaro. Le Forme del Pensiero, realizzato nel 2014 dal regista Giosuè Boetto Cohen, con le narrazioni di amici e studiosi. 

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L'arte dei mattoncini in mostra tra favole e supereroi Brick Art, a Bologna anche monumenti e un villaggio western


BOLOGNA - Le favole, i supereroi, il villaggio western, i monumenti d'Italia: sono le quattro aree tematiche principali di Brick Art-L'arte dei mattoncini, mostra promossa da Next Exibition e in programma a Bologna, a palazzo Belloni, dal 6 luglio al 24 settembre. Mostra nella mostra sarà un'esposizione di stampe fine-art di personaggi famosi dell'arte, della musica e dello spettacolo che diventano omini Lego, dalla Gioconda ai Beatles, da Frida Kahlo a Maradona.

Si sogna con milioni di mattoncini nell'area dedicata alle principesse delle favole, dalle fiabe classiche ai racconti più moderni: da Alice nel Paese delle Meraviglie alla Carica dei 101, da Biancaneve e la Sirenetta, fino alla Torre di Rapunzel e al Castello di Frozen, costruzioni alte oltre un metro. E si fantastica in compagnia dei supereroi più famosi con la SuperHeroes City e le armature Hulkbuster degli Avengers. Per i nostalgici il diorama western grande oltre tre metri, dove il pubblico potrà vedere la DeLorean, Doc e Marty di "Ritorno al Futuro" parte terza. Quarta sezione della mostra è la ricostruzione fedele di alcuni dei principali monumenti italiani: dalla Mole Antonelliana di Torino alla Torre di Pisa, dalla Lanterna di Genova al Faro di Capri, fino all'icona locale, la Torre degli Asinelli di Bologna, realizzata con oltre 3800 mattoncini. "Fuori programma" della mostra, una cattedrale anni '30 realizzata con oltre 25.000 mattoncini, la ricostruzione della giungla e della fattoria, i kit di collezionabili minifigures esposti con soggetti curiosi e mai visti dal grande pubblico, il palazzetto dello sport PalaBaskin nato per sensibilizzare il pubblico sulla disabilità e l'inclusione. 

ansa.it

Bologna si illumina con Dalla

Saranno le strofe di Futura, canzone di Lucio Dalla inserita nell’album Dalla che ha compiuto 40 anni, a illuminare durante le feste natalizie via D’Azeglio, cuore pedonale del centro di Bologna, dove il cantautore scomparso otto anni fa abitava. L’artista Pablo Echaurren ha accolto l’invito a intrecciare il proprio immaginario con le parole di Dalla, disegnando il titolo della canzone ed altre immagini che contribuiranno a rinnovare e animare la magia di Futura.

Le luminarie si accenderanno il 3 dicembre, ma senza cerimonie nel rispetto nelle normative anticovid.
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Polittico Griffoni uno sguardo virtuale

La mostra «La riscoperta di un capolavoro» che ha riunito il Polittico Griffoni ri-apre da venerdì 4 dicembre attraverso un’esperienza digital, che diventa anche un originale dono natalizio: un tour virtuale accessibile dal sito www genusbononiae it al costo di 5 euro; i biglietti sono acquistabili sul sito.
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Arte: Museo Morandi, auguri per cento anni Wayne Thiebaud

 

Il Museo Morandi di Bologna si unisce agli auguri per i cento anni che l'artista Wayne Thiebaud compirà domenica 15 novembre. Nato nel 1920 a Mesa, in Arizona, è considerato una figura chiave nell'ambito dell'arte contemporanea americana e non solo: suoi lavori sono esposti nelle collezioni di importanti musei come il MoMA e il Whitney Museum of American Art di New York, il San Francisco Museum of Modern Art e l'Art Institute di Chicago.
    Nel 2011 il Museo Morandi ne ha ospitato la personale 'Wayne Thiebaud at Museo Morandi' curata da Alessia Masi con la collaborazione di Carla Crawford, facendo dialogare i suoi lavori con quelli di Giorgio Morandi. A seguito della mostra l'artista ha donato al museo e alla città di Bologna otto opere, tra cui il dipinto 'Tulip Sundae' del 2010. Frequentemente associato alla Pop Art, Thiebaud ha però sempre rifiutato di essere inscritto in un movimento artistico, proprio come Morandi. (ANSA).

Sogno e magia, Chagall a Bologna

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PALAZZO ALBERGATI - Sono 160 le opere di Marc Chagall (1887-1985), tra dipinti, disegni, acquerelli e incisioni provenienti da collezioni private, di difficile accesso per il grande pubblico, in mostra dal 20 settembre all'1 marzo a Palazzo Albergati di Bologna in 'Sogno e magia'.
L'esposizione, patrocinata dal Comune di Bologna e organizzata dal Gruppo Arthemisia, racconta l'originale lingua poetica del pittore russo di origine ebraica, naturalizzato francese: la cultura ebraica, russa e occidentale, il suo amore per la letteratura, il suo profondo credo religioso, il puro concetto di Amore e quello di tradizione, il sentimento per la sua amata moglie Bella.
La mostra si divide in 5 sezioni su temi cari a Chagall: Infanzia e tradizione russa; Sogni e fiabe; Il mondo sacro, la Bibbia; Un pittore con le ali da poeta; L'amore sfida la forza di gravità. Nelle opere coesistono ricordi d'infanzia, fiabe, poesia, religione ed esodo, un immaginario onirico in cui è difficile discernere il confine tra realtà e sogno.

ansa

La mostra. Il fotografo Thomas Struth nella giungla delle macchine

Thomas Struth, “Chemistry Fume Cabinet, the University of Edinburgh” (2010)
Thomas Struth, “Chemistry Fume Cabinet, the University of Edinburgh” (2010)
Il momento estatico è il punto di crisi che il fotografo tedesco Thomas Struth insegue da molto tempo. Non riguarda l’evasione dalla realtà ma, come per una inversione di moto, la caduta a picco nella realtà. Per molto tempo Struth ha cercato il momento estatico fotografando ambienti museali frequentati dal pubblico. Dietro le sue immagini di grande formato, nelle quali lo spettatore può quasi “entrare”, si cela una sorta di spannung,direbbero i critici letterari, quel punto di massima tensione dove l’azione può precipitare, culminare in una sorta di scarto finale, che dovrebbe liberare la scena dallo stato di accadimento sospeso.
Spannung è un termine tedesco che contempla in sé l’attesa, e l’impazienza dell’attesa. C’è, se si vuole, anche una condizione di suspense. Ma è bene non dimenticare che quel vocabolo in uso nella critica letteraria indica lo stato risolutivo di una condizione narrativa, una sorta di fine catartica. Ecco, la catarsi è proprio ciò che manca in Struth, nella sua fotografia che precipita nella realtà, la rende vera oltre la sua stessa apparenza.
Perché in queste immagini non c’è racconto. La realtà è lì, la vediamo e la misuriamo con l’occhio, la percepiamo coi sensi, eppure il tempo moderno delle macchine ci insinua il dubbio su quanto tutto ciò abbia di oggettivo. Ma attenzione che la realtà oggi mente spesso; è artificiale; è finzione che, come dicono gli informatici, implementata può sviluppare dimensioni che vanno ben oltre la realtà che comprendiamo, alla quale appunto potevamo prendere le misure. La realtà di oggi è un misto di natura e manipolazione, e per questo è l’ultima frontiera del “politico”, quando è palese ormai a tanti che i nostri destini si giocano in gran parte sulla capacità di avere un controllo di ciò che le macchine hanno prodotto e produrranno in una progressiva separazione della nostra componente fisica da quella spirituale.
Thomas Struth, “Spettrometro a incidenza radente” (2010)
Thomas Struth, “Spettrometro a incidenza radente” (2010)
Thomas Struth ha vissuto l’ultimo decennio visitando centri di eccellenza tecnologica e scientifica dove la stessa parola avvenire è in sé un anacronismo, tanta è la velocità con cui il futuro si realizza oggi: laboratori di robotica, centri spaziali, sale di alta chirurgia e impianti di fisica nucleare che egli ha fotografato con attenzione maniacale alla nitidezza dei dettagli e a cui ha dato un titolo piuttosto forte: Nature & Politics.
Da alcuni anni Struth porta in musei e gallerie queste immagini di grande formato, e ora ne espone venticinque al Mast di Bologna. Sembra che tutto sia fermo, ma la verità è che dietro l’alta precisione con cui Struth pensa la sua fotografia si cela un conflitto di forze che riproduce in immagine il medesimo equilibrio dietro cui la natura «ama nascondersi». C’è però una differenza fondamentale: la stessa che distingue i processi naturali secondo leggi scritte dove tutto va a registro senza alcuna tragicità, per quanto invece all’occhio umano possa apparire drammatico. I rivolgimenti naturali, sebbene cruenti, non possiedono alcuna tragicità in sé stessi se non perché suscitano nella coscienza dell’uomo la questione dell’assurdo.
È quando l’uomo si trova esposto al naufragio di cui parla Lucrezio nel De rerum natura che il cataclisma naturale prende la forma, cosciente, della catastrofe e interroga il nostro stare al mondo, il nostro posto e il nostro diritto di intervenire con una diversa logica sullo svolgimento dei fenomeni naturali, applicando quellaratio che ci appartiene e ci distingue da altre forme viventi. La medesima ratio che diventa tragica di fronte all’abnorme che ci investe e ci minaccia.
Ma si arriva al punto in cui, come ci fa vedere Struth nelle sue fotografie “silenti”, la ragione applicata, la tecnologia, la logica della prassi e del fare, solleva questioni politiche, cioè dell’agire. Se Natura non facit saltus,la ragione umana invece salta più di un canguro e fa balzi da gigante senza talvolta aver interrogato la propria legittimità al salto. Non c’è dubbio che quel che Struth ci mostra nelle sue foto sia lo scheletro materiale di un progresso che mira a dare più potere e più efficacia all’agire umano, ma tra il fare e l’agire c’è la stessa differenza che passa fra arte ed etica, e in secondo luogo fra estetica e politica. Seguire la propria legge (natura) e darsi una nuova legge (politica), come in una rinnovata alleanza dove l’uomo si erge di fronte a se stesso nella veste di proprio creatore.
Vediamo una sala di chirurgia e ci rendiamo conto che essere operato da un’attrezzatura robotica, dove l’intervento umano, del chirurgo, è ormai demandato a una macchina, sicuramente potrà guarirci dal nostro male (lo speriamo): ma poi ci chiediamo se la precisione può bastare, e all’occorrenza sostituire l’intuizione che nasce in noi quando ci applichiamo a qualcosa che, per responsabilità e attaccamento al nostro compito, ci consente un di più di immaginazione che la macchina non sembra avere. E così via, nel ventaglio di situazioni tecnologiche che Struth documenta: centri di fisica nucleare, cantieri navali, laboratori chimici, apparecchiature laser...
La “bellezza”, se di questo si tratta, sta nella “trasparenza” che rende ogni dettaglio presente allo sguardo con quella forza plastica che un po’ mi ricorda la vividezza degli ingranaggi nel film Tempi moderni di Charlie Chaplin. Tuttavia, oggi l’uomo non rischia di finire nella macina delle carni, ma di assimilarsi alla macchina in un ibrido che le fotografie di Struth ci fanno intuire anche se in esse la presenza umana è quasi del tutto bandita.
Thomas Struth, “Centrale 3, Berlino” (2017)
Thomas Struth, “Centrale 3, Berlino” (2017)
L’essenza estetica di questa ricerca fotografica è riassunta, da una spaesata interrogazione di Urs Stahel, nel piccolo catalogo: quelle fotografie «pur essendo così nitide, precise e bilanciate, non sono mai in grado di trasmetterci informazioni precise». E ancora: tante singole parti in un groviglio di segni-meccanici, ma il «loro nesso sfugge alla nostra comprensione», segni «insoliti e incoerenti » come già in una precedente serie di fotografie che Struth ha dedicato alle foreste e alla giungla primordiale intitolandole Paradise, che in sé – se non altro – ci suggerisce il contrasto con quanto fa parte delle nostre memorie più consolidate fin dall’infanzia: che il paradiso sia un luogo dove la vita è piena e realizzata, liberata dal caos, dove la bellezza ha in sé qualcosa di idilliaco e antitragico. Così se in quella selva «non si distingue alcun ordine razionale» specularmente il regno della massima razionalità, quello tecnologico, è un «groviglio di cavi, sbarre, giunzioni, coperture metalliche, rivestimenti plastici e dispenser di nastro adesivo».
Struth vuole forse dirci che l’armonia, il segno politico di una città armoniosa, non nasce da un processo “artistico” (techne e ars si accomunano nella categoria del fare), ma nell’agire che riconosce allo strumento il posto che gli spetta, senza delegargli anche la scelta sul senso politico di quel fare, cioè non permettendo alla macchina di invadere l’ambito dell’etica fino a giustificare l’agire sulla base dell’efficienza e della precisione.
Il mondo è una macchina imperfetta, ed è supremamente etico che lo rimanga. Non è agli algoritmi che l’uomo deve delegare il proprio destino. Per non confondere la politica col dio progresso, che oggi s’identifica con una forma molto sofisticata – computativa – di darwinismo economico, rispetto al quale tutto diventa convenienza fra costi e ricavi. Struth ci presenta questi infernali grovigli tecnologici come nuove forme ipnotiche degli antichi colossi. Immagini illusorie che simulano la vita ma appartengono al regno dei morti.

Bologna, Mast
Thomas Struth Nature & Politics
Fino al 22 aprile

da Avvenire

Nasce il Mortadella-Day, la prima festa a Bologna Si celebra il 24 ottobre per i 357 anni dell'insaccato

Nasce il Mortadella-Day, la prima festa a Bologna (fonte: Nikodem Nijaki/Wikimedia) © Ansa

E' festa a Bologna il prossimo 24 ottobre per la mortadella Bologna Igp che compie 357 anni. Le celebrazioni, con l'organizzazione della prima edizione del#MortadellaDay allestita e promossa dal Consorzio di tutela della denominazione nel capoluogo dell'Emilia Romagna tra Piazza Maggiore e Fico Eataly World, hanno tra le finalità quello di ricordare l'editto emanato dal Cardinal Farnese il 24 ottobre 1661 che ha regolamentato la produzione della Mortadella e l'attuale regolamento di produzione certificato dall'Unione europea. 

Il calendario dei festeggiamenti ad ingresso gratuito e consultabile sul sito www.mortadellabologna.com avrà inizio con l'appuntamento delle ore 11,00 sul Sagrato della Basilica di San Petronio in Piazza Maggiore dove è prevista la cerimonia di presentazione di una statua celebrativa della Mortadella Bologna Igp, realizzata dallo scultore Nicola Zamboni. 

L'opera sarà donata all'Arcidiocesi di Bologna. Il programma prevede inoltre, all'interno della Fabbrica Trasparente di Mortadella Bologna Igp collocata nello spazio della Fabbrica italiana contadina (Fico), lo spettacolo "The Mortadella Bologna Show" con degustazioni preparate dallo chef Marcello Ferrarini. Nello spazio Arena è in programma invece un'asta curata da Vittorio Sgarbi con la presenza dell'imprenditore Oscar Farinetti e di Corradino Marconi e Gianluigi Ligasacchi, rispettivamente presidente e direttore del Consorzio Mortadella Bologna.
Il ricavato, relativo all'opera realizzata dal vivo dallo street artist Mr. Wany, sarà devoluto a favore degli sfollati del Ponte Morandi di Genova. 
Non mancherà infine per tutti i partecipanti l'aperitivo "Mortadella Sour" con una novità del bartender Alex Fantini: i palloncini commestibili alla mortadella
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Torna a Bologna Cioccoshow, è più 'Fico' Dal 17 al 19 novembre


BOLOGNA - Torna a Bologna, dal 17 al 19 novembre in piazza XX Settembre, il Cioccoshow, manifestazione promossa da Cna e dedicata al cioccolato artigianale. Tra le novità, oltre alla nuova piazza allestita con un'operazione di restyling, l'aumento fra gli espositori dei maestri artigiani bolognesi e di quelli provenienti dall'estero.
    Gli espositori saranno presentati secondo i temi che li caratterizzano: dai 'sapori di Bologna' ai cioccolatieri internazionali, dai produttori di cioccolato biologico e per celiaci alle aziende che producono con la modalità 'bean to bar', ossia dalla fava alla tavoletta. E sarà forte il legame con Fico, la Fabbrica italiana contadina, che partirà appena due giorni prima della kermesse: le navette che porteranno i visitatori dalla stazione ferroviaria a Fico partiranno proprio da piazza XX Settembre. Qui tra l'altro il pubblico di Cioccoshow potrà diventare 'star' in un film, 'The Green Show', grazie a tecnologie ed effetti speciali di un vero e proprio set cinematografico. (ANSA).

Turismo: scoprire Bologna d'autunno fra arte e buon cibo. Numerose le mostre in corso fino ai primi mesi del 2018

BOLOGNA - Sono numerosi gli appuntamenti autunnali per gli appassionati di arte in corso a Bologna. A Palazzo Pallavicini, in via San Felice, fino al 21 gennaio c'è la mostra 'Nel segno di Manara. Antologica di Milo Manara': con 130 opere, è un'esposizione tra le più importanti sulla produzione del fumettista (ingresso 13 euro). A Palazzo Pepoli, in via Castiglione, grazie a una nuovissima realtà virtuale si può invece passeggiare per le strade del Medioevo, salire su una delle tante torri (all'epoca) di Bologna, trovarsi faccia a faccia con personaggi storici. Questa Macchina del Tempo permette il primo viaggio nella Bologna medioevale, fino al 7 gennaio, a 13 euro.
In via Saragozza, Duchamp, Magritte e Dalì sono i protagonisti della mostra internazionale di Palazzo Albergati dedicata agli artisti che hanno rivoluzionato l'arte nel Novecento: con loro anche Ernst, Tanguy, Man Ray, Picabia, Pollock e molti altri (14 euro, fino all'11 febbraio). C'è poi il colorato allestimento a Palazzo Fava, in via Manzoni, che vede arrivare a Bologna 68 opere tra le più significative della pittura muralista messicana provenienti dai più importanti musei (fino al 18 febbraio, 13 euro). Al Mambo, via Don Minzoni, fino al 12 novembre c'è 'Anime. Di luogo in luogo': 25 opere, installazioni di cui due esposte per la prima volta in Europa, di Christian Boltanski (6 euro). Ed ancora, è visitabile fino al 31 ottobre la mostra multimediale più vista al mondo, 'Van Gogh Alive', dedicata alla vita e alle opere dell'artista, nell'ex Chiesa di San Mattia in via Sant'Isaia.
Bologna, tappa importante lungo la bimillenaria Via Emilia, è una destinazione perfetta per un week end di autunno anche oltre i tour artistici. L'antica Bononia è unica per i suoi portici, le torri antiche del centro, i canali d'acqua segreti che in alcuni scorci ricordano addirittura un po' Venezia (in via Capo di Lucca e via Piella e davanti al Museo del Patrimonio Industriale nel quartiere Navile). Ma è anche la città delle osterie e del buon cibo: passeggiando nella zona medioevale, fra le Due Torri, Piazza Maggiore, Piazza Santo Stefano, s'incontrano tanti piccoli locali caratteristici, in vicoli pedonalizzati e sotto palazzi meravigliosi, animati fino a tarda sera, botteghe tipiche, il Mercato di Mezzo e il Mercato delle Erbe. Il consiglio è di girare a piedi e fermarsi magari in una delle tante gelateria artigianali. Proprio appena fuori città, ad Anzola Emilia, c'è il Museo del Gelato: si trova nella sede della storica azienda Carpigiani e si possono seguire corsi e laboratori di gelato.
Un altro tour interessante è Genius Bononiae, che si snoda fra i palazzi storici. E se si ha poco tempo si può salire sul Red Bus, che accompagna con guida i turisti, volendo fino al panoramico Santuario di San Luca.
ansa

L’Urlo prima di Munch a Bologna

In occasione Art City 2017, ONO arte contemporanea presenta L’Urlo prima di Munch una doppia personale di Duilio Forte e Giorgia Marras che indaga la figura e l’opera di uno dei maestri dell’arte moderna Edvard Munch. Considerato il più importante quadro espressionista nordico, l'Urlo nacque nel 1893 quando Munch al rientro da una passeggiata con degli amici cercò di ritrarre su tela quella sensazione di sopraffazione della vita e della potenza della natura che aveva appena provato. Si narra infatti che l'artista stesse camminando in un parco, quando sentendosi affaticato, si appoggiò ad una balaustra dalla quale, davanti a se, poteva vedere il fiordo. Intorno a lui, il cielo del tramonto si fece con i colori quasi di fuoco, talmente forti da provocare in lui uno shock. Da qui scaturì quell’urlo interiore che l'artista fu costretto a dipingere tornato a casa.
 
Perchè andare
La mostra è composta da 30 immagini e dall’opera site specific di Duilio Forte che ricostruisce lo studio di Munch immaginandolo durante il periodo di realizzazione de “L’Urlo”. “Finis Extra”, questo il nome dell’istallazione, esplora il tema del confine nel rapporto con il mondo visionario di Edward Munch, rappresentando proprio gli interni della casa dell'artista norvegese. Lo spazio interno e lo spazio esterno convivono come due realtà parallele compresenti, come il mondo interiore delle emozioni popola le opere di Munch. Giorgia Marras invece ripercorre l’inizio della vita e della carriera di Munch attraverso la graphic novel “Munch before Munch” che ha origine da macchiolina bianca, irrispettoso ricordo lasciato cadere da un uccellino sulla tela dell'Urlo. Si tratta del frutto della hestekur, la cura da cavallo che un uomo in cappotto nero decide di somministrare ai suoi dipinti, esponendoli alla neve, al vento, alla luna, agli insetti. 
 
Da non perdere
Ricordiamo che ART CITY Bologna, è l'iniziativa promossa dal Comune di Bologna e da BolognaFiere per istituire un programma di eventi culturali di alto profilo in spazi espositivi della città durante il weekend della 41esima edizione di Arte Fiera, la prima e più grande fiera di arte contemporanea. La manifestazione che vede la partecipazione di 178 espositori complessivi si svolgerà a Bologna a partire da oggi fino al 30 gennaio, sotto la direzione di Angela Vettese.

L’Urlo prima di Munch 
Fino al 26 febbraio 2017
Luogo: Ono Arte Contemporanea, Bologna 
turismo.it

Turismo: Al via Festa Artusiana tra cibo e cultura

 Festeggia il ventennale la Festa Artusiana (25 giugno-3 luglio), omaggio di Forlimpopoli, città natale del gastronomo, al padre della cucina italiana. Nove giorni di degustazioni, spettacoli, concerti, incontri, mostre, dove le strade vengono rinominate e i vicoli e le piazze si caratterizzano come percorsi gastronomici. 

Turismo: ventesimo compleanno per Borsa città d'Arte

 Novanta tour operator da 40 Paesi saranno i protagonisti della ventesima edizione della Borsa del Turismo delle 100 Città d'Arte d'Italia, in programma a Bologna dal 27 al 29 maggio. Il centro di quello che è il più consolidato appuntamento italiano dedicato alla promozione e commercializzazione del turismo d'arte e cultura sarà sabato, con un workshop che ruoterà intorno ai tour operator, che incontreranno in appuntamenti prefissati oltre 400 imprenditori dell'offerta.
    L'appuntamento - presentato nella sede della Regione Emilia Romagna dall'assessore al turismo, Andrea Corsini, insieme al direttore regionale di Confesercenti, Stefano Bollettinari, al direttore del centro studi turistici, Alessandro Tortelli, e a Luca Lorenzi, Deputy Regional Manager Centro Nord di UniCredit (che ha sostenuto anche la Borsa 2016) - vedrà anche l'organizzazione di cinque educational tour dedicati agli operatori che permetteranno di scoprire diversi aspetti dell'Emilia-Romagna, dalla 'Bologna segreta' a Parma 'Città della musica, della gastronomia e dello shopping' fino a Ferrara e Montefeltro.
    Dalla prima edizione, nel 1997, alla Borsa del Turismo delle 100 Città d'Arte d'Italia hanno partecipato oltre 1900 tour operator provenienti da molte parti del mondo (con una presenza particolarmente significativa da Europa, America e Asia); oltre 7500 sono stati i seller provenienti da tutte le regioni d'Italia. In questi vent'anni sono stati più di 50mila i contatti commerciali realizzati, per un valore stimato di oltre 20 milioni. I nuovi Paesi presenti nel 2016 sono Serbia, Colombia, Corea del Sud, Lettonia, Kazakistan e Thailandia.
    (ANSA).

A giugno arriva Hotel Sold Out: il workshop in tour #HotelPerformance. Bologna | 7 giugno 2016 (14:30 – 18:30) Hotel Cosmopolitan

A giugno 2016 arriva Hotel Sold Out, il workshop in tour dedicato ai professionisti del turismo per migliorare la vendita delle camere. Ideato da Teamwork, società di marketing e consulenza alberghiera di Rimini, in collaborazione con HotelPerformance, società di Revenue Management e distribuzione, il workshop ha l’obiettivo di aiutare l’albergatore a trovare strategie efficaci per mantenere il giusto appeal e incrementare le prenotazioni delle camere.
Hotel Sold Out nel mese di giugno toccherà 8 tappe in tutta Italia affrontando il tema della vendita da tutti i punti di vista. Insieme ad alcune realtà del settore turistico i titolari di strutture alberghiere ed extralberghiere, consorzi, catene e gruppi alberghieri, club di prodotto e associazioni potranno approfondire argomenti quali, per esempio, le vendite online e offline, la brand reputation e la relazione tra ospite e albergatore. Ma anche come utilizzare le nuove tecnologie, come arginare le Ota, trasformare le proposte inviate tramite email in prenotazioni, o utilizzare i video per migliorare le vendite di camere e servizi.  Il 7 giugno Hotel Sold Out sarà a Bologna, il 9 a Verona, il 15 a Stresa (VB), il 16 a Bellagio (CO), il 22 a Roma, il 23 a Perugia, il 29 a Genova e il 30 a Livorno. Partecipare a Hotel Sold Out è gratuito, ma è necessario prenotarsi 
webitmag.it

Mostra i bolognesi che fecero Roma


Dire che sia una rimpatriata non sarebbe sbagliato, ma, in fondo, è un po’ riduttivo; dire che sia una parata di opere, più o meno grandi, frutto di una rinnovata stagione di studi, sarebbe invece eccessivo; e poi l’occasione è abbastanza casuale: i restauri nella “Sala Bologna” della Pinacoteca Capitolina, incentivati dal Giubileo della Misericordia. È invece un gioco di sponda naturale che ha riportato a casa i dipinti della scuola emiliana a cavallo fra XVI e XVII secolo, collocandoli nello scenario più giusto, Palazzo Fava, dove lungo la parte alta al piano nobile si dipana il celebre ciclo d’affresco dei Carracci sul mito di Giasone e Medea. Le opere testimoniano i rapporti fra Bologna e Roma in quell’epoca, e sono un nucleo approdato al museo capitolino nel XVIII secolo, con l’acquisizione voluta da papa Benedetto XIV, al secolo Prospero Lambertini già arcivescovo di Bologna. 

Se il dato storico ci spinge a considerare gli intrecci fra Roma e Bologna fin dal Cinquecento nella figura di Prospero Fontana, come ricorda Claudio Strinati nel catalogo; questa joint-venture museale consente anche di ripercorrere la storia della costituzione della Pinacoteca Capitolina a partire dalla megacquisizione pontificia della collezione Sacchetti, famiglia all’epoca coperta da debiti che rimontavano di alcune generazioni: centottantasette dipinti fu l’inventario della cessione del 1748 e il prezzo pagato venticinquemila scudi. Notizie ricordate da Sergio Guarino, curatore della mostra. A questo corpus se ne aggiunse nel 1749 un secondo, proveniente dalla famiglia dei Pio, che avevano trasferito il loro baricentro in Spagna, altri 126 quadri dai quali vennero esclusi i dipinti “osceni” e le copie, e il valore stimato dal pittore Giovanni Paolo Panini piacentino d’origine e romano d’adozione, sedicimila scudi, venne corrisposto.

A questo punto come ricorda Guarino, il nucleo portante della pinacoteca, oltre trecento quadri, era costituito, «rimaneva la necessità di occuparsi, come lo stesso Benedetto XIV aveva scritto nel chirografo Sacchetti, dell’“ammaestramento della Gioventù inclinata allo studio delle Arti Liberali”, obiettivo che venne raggiunto pochi anni dopo, istituendo la Scuola del Nudo dell’Accademia di San Luca, in stretto collegamento con la collezione dei quadri». Papa Lambertini inaugurò una linea moderna nella difesa dei beni artistici di Roma, con tanto di norme a tutela del patrimonio (Andrea Emiliani ricorda che all’epoca «l’esportazione incontrollata» era un problema serio per Roma, niente di nuovo sotto il sole dunque); il Lambertini, già pontefice, aveva pubblicato anche un editto che immobilizzava le proprietà ecclesiastiche bolognesi, adeguandosi ad analoghe norme in vigore a Venezia.

Fu sempre lui ad acquistare ciò che restava d’importante della raccolta d’Este ceduta dal duca di Modena, con una emorragia che aveva portato opere importantissime a Dresda. E altre iniziative in merito intraprese per arricchire il Museo Cristiano della Biblioteca Apostolica. Sono soltanto alcuni cenni sul ruolo svolto da Benedetto XIV a tutela dei patrimoni artistici romani e non solo, che anticipano e pongono le basi per un nuovo impianto giuridico a sostegno di questa salvaguardia. Canova fu forse il più convinto continuatore di questa politica come difensore del patrimonio dalle grinfie napoleoniche, e nella stessa epoca Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy nelle Lettere a Miranda, scrive, a proposito del patrimonio di Roma che «il vero museo si compone, è vero, di statue, di colossi, di templi, di obelischi, di colonne trionfali, di terme, di circhi, di anfiteatri, di archi di trionfo, di tombe, di stucchi, di affreschi, di bassorilievi, di iscrizioni, di frammenti di ornamenti, di materiali da costruzione, di mobili, di utensili, eccetera eccetera, ma nondimeno è composto dai luoghi, dai siti, dalle montagne, dalle strade, dalle vie antiche, dalle rispettive posizioni delle città in rovina, dai rapporti geografici, dalle relazioni tra tutti gli oggetti, dai ricordi, dalle tradizioni locali, dagli usi ancora esistenti, dai paragoni e dai confronti che non si possono fare se non nel Paese stesso».
Sarebbe lungo discutere questa convinzione, ma è certo che sulla base delle parole di Quatremère de Quincy tutto diventa museificabile (e sappiamo bene come la conservazione a oltranza abbia anche generato mostri e falsi storici, non tanto quelli di Viollet-le-Duc che erano dichiarati e a modo loro immaginifici, ma quelli davvero immobilisti della cultura del recupero dei centri storici propugnata negli anni Ottanta del Novecento da Pier Luigi Cervellati che spesso ha prodotto la mummificazione dell’immagine della città, sostituendone solo il materiale corporeo, ovvero demolendo quartieri antichi perché fatiscenti e ricostruentoli identici, magari con un’anima in cemento armato).

Ma, ecco, se tutto questo è degno di riflessione, non sono però gli spunti storici quelli più suggestivi che offre questa mostra. Sono le emozioni singole, legate ad alcune opere piuttosto che ad altre: il “ritorno a casa” di Prospero, Annibale, Ludovico, Guido, Domenico ci fa ricordare quanto la “poetica degli affetti” identifichi i bolognesi di quel tempo. Si potrebbe dire che sia essa a tenere unito l’arco che dal manierismo aggetta verso il barocco. Se Caravaggio ravviva la realtà con un pensiero metafisico, i bolognesi la esprimono sempre con uno scarto psichico che li rende lunatici, ipocondriaci, sentimentali, mai zuccherini. Esistenzialisti ante litteram forse: basti guardare quel formidabile memento che è il San Francesco in adorazione del crocifisso di Annibale, coi fori delle stigmate come speculum che fa vedere di riflesso il sacrificio di Cristo.

Così anche la materia pittorica del bellissimo Ritratto di giovane di Ludovico, cugino di Annibale, con quel movimento degli occhi verso la sorgente luminosa che sembra portare un soffio vitale nelle fibre stesse del colore; e sempre di Ludovico lo sguardo tenero e malinconico che Caterina d’Alessandria rivolge al Gesù bambino tenuto in braccio dalla Madonna, la quale, a sua volta, medita sul destino di entrambi, il sacrificio che salva e la testimonianza nel martirio. Le figure di Guido, tranne il San Girolamo già attribuito a un’altra mano di pittore emiliano (chissà che non ci sia quella di un romagnolo, oppure del pesarese Cantarini, che di Reni fu allievo), vivono in una luce-materia perlacea e lunare, una sostanza che quasi sfugge al controllo della forma e si scioglie in un colore freddo non d’incredulità, ma carico del nichilismo che spinge il giocatore d’azzardo a sfidare il destino.
Bologna Palazzo Fava. "Guido Reni e i carracci" fino al 13 marzo.
da avvenire