Egitto: forse danneggiata la barba della maschera di Tutankhamon

La barba della maschera mortuaria del sarcofago di Tutankhamon conservato al museo egizio del Cairo si sarebbe staccata, probabilmente per una pulizia maldestra, e poi è stata rincollata saltando le procedure e in maniera inadeguata: questo almeno secondo autorevoli indiscrezioni dei media non confermate ufficialmente.

Il distacco e il presunto rabbercio del lungo pizzetto è stato segnalato dall'agenzia americana Associated Press ripresa fra l'altro dal sito dell'autorevole sito egiziano Al-Ahram. Il sito el-Araby cita però la smentita del direttore del Museo, Mahmoud el-Halwagui, secondo il quale le informazioni sono il frutto di "divergenze" tra funzionari dell'istituzione. Anonimi dipendenti responsabili della conservazione delle opere hanno dato diversi resoconti dell'accaduto e non è chiaro se la barba azzurrina e dorata più famosa dell'egittologia si sia staccata da sola o durante una maldestra pulizia, ipotesi prevalente secondo il sito el-Araby.

Saltando un passaggio procedurale, la maschera sarebbe stata inviata direttamente al laboratorio di restauro dove sarebbe stata usata una colla adatta alla pietra e non, come nel caso della maschera d'oro, al metallo. Inoltre la barba non sarebbe più dritta come prima. La maschera di Tutankhamon è l'oggetto più famoso della iconografia egiziana e, assieme al tesoro del Faraone, l'attrattiva principale del museo egizio, la meta turistica più visitata al Cairo assieme alle piramidi.
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Carnevale Venezia, la festa dei sapori strizza occhio a Expo

ANSA) - VENEZIA, 24 GEN - Cibo, sapori ma anche storie e rituali culinari. Il Carnevale di Venezia prende per la gola i suoi partecipanti, con un 'menu' di appuntamenti che strizza l'occhio all'Expo di Milano e al tema dell'alimentazione. Il programma della manifestazione si dispiegherà in laguna, puntando sull'Arsenale per alleggerire Piazza San Marco, dal 31 gennaio al 17 febbraio.
   
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Turismo: studio, prenotare aerei 7 settimane prima conviene

Prenotare 7 settimane prima della partenza fa risparmiare circa l'11% rispetto alla tariffa media dell'anno. Emerge da uno studio realizzato da Skyscanner analizzando circa 250 milioni di voli prenotati dagli utenti negli ultimi 3 anni.

    Secondo la ricerca in generale la settimana più economica per viaggiare in aereo risulta essere la 46/a dell'anno (9-15 novembre 2015) e consente un risparmio di quasi il 20%. I risultati d'altra parte mettono in evidenza come il momento migliore per prenotare varia molto da destinazione a destinazione: per esempio, la Grecia in generale deve essere prenotata con solo 6 settimane di anticipo, mentre chi cerca un po' più lontano, ad esempio i molto amati Stati Uniti, dovrebbe prendere in considerazione la prenotazione con 23 settimane di anticipo se vuole avere maggiori opportunità di tariffe più economiche.
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Dormire nelle Grotte, l'esperienza mistica nei Sassi a Matera

di Federico Pucci

La coesistenza di cultura e natura, terra e spirito è una formula che si può applicare a molti luoghi nel mondo, ma solo Matera può vantarsi di proporla nella simbiosi assoluta dei Sassi. Le celebri caverne nel centro della città lucana sono il fiore all'occhiello di un territorio premiato lo scorso ottobre dalla designazione a Capitale Europea della Cultura 2019.

E se il processo dei prossimi 4 anni comporterà senz'altro investimenti sul futuro di Matera e sul suo contributo culturale contemporaneo, nessuno sguardo sul capoluogo delle Murge può prescindere da un salto nel passato millenario dei Sassi, come sarà capitato ai turisti che anche nelle recenti festività hanno premiato il centro della Basilicata. Sito Unesco dal 1993, le grotte materane si inseriscono in un sistema naturale di gravine scavate nel calcare dai venti e delle acque (Parco Naturale della Murgia Materana): la zona, abitata con continuità fin dal Paleolitico, è una testimonianza tangibile della capacità dell'uomo di reinventare un ecosistema.

Fino allo sfollamento del 1952 i Sassi hanno ospitato abitazioni, ma anche chiese e monasteri, in un equilibrio fra spiritualità e natura unico al mondo. Dopo l'abbandono dei Sassi, tuttavia, molte grotte furono colpite dal degrado: è qui che sono intervenuti imprenditori come Umberto Paolucci, che nelle sue Grotte della Civita propone a turisti giunti da ogni parte del mondo un tuffo nel passato con i piedi ancorati nel presente, ma prima ancora un'esperienza spirituale.

Le diciotto stanze dell'albergo sono state ricavate dagli ambienti di un monastero benedettino, fra celle dei monaci trasformate in suite, grotte del vicinato adattate in stanze e una chiesa sconsacrata del XIII secolo che funge da ristorante. Gli alloggi, che arrivano a misurare 160 mq, richiamano filologicamente il passato di frugale rifugio - un tempo dalle incursioni saracene, normanne o bizantine, oggi dallo stress quotidiano.

"Il senso di autenticità che pervade le Grotte della Civita nasce dal rigore e dal rispetto con i quali sono state portate a nuova vita", spiega Umberto Paolucci. Le stanze delle Grotte sono infatti arredate con sobria eleganza, nel massimo rispetto della forma originale: letti, vasche, lavandini poggiano sulla nuda pietra, con lo spettacolo del 'presepe' materano da una parte e della valle del torrente Gravina dall'altra a ristorare lo sguardo. "Il vero lusso è l'appagamento dei bisogni più intimi e veri del sé - continua Paolucci - La verità che si respira in queste grotte è uno strumento potentissimo di arricchimento spirituale".

Il legame fra Matera e l'anima del resto è un punto fermo dell'immaginario italiano, fra Carlo Levi e Pier Paolo Pasolini che in letteratura e cinema hanno espresso la fascinazione mistica del luogo. Ora, da futura Capitale Europea, Matera punta a diffondere questo suo racconto spirituale ben oltre i confini nazionali: "Il cliente di questi luoghi non può non trovare soprattutto se stesso e il senso profondo del vivere, anche se non era venuto per cercarlo", dice Paolucci. Non a caso, a pochi passi dall'albergo, due delle chiese rupestri più antiche di Matera simboleggiano l'armonia di natura e spirito, passato e presente: la Madonna delle Virtù e l'adiacente cripta di San Nicola dei Greci, oggi prestigiose sale per mostre d'arte contemporanea e set cinematografico (ad esempio, per 'La Passione di Cristo' di Mel Gibson). E con il fermento per la nomina europea che scorre per le strade di Civita, del Barisano e del Caveoso, il viaggio nel tempo e nell'anima di Matera pare solo agli inizi.
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Gastronomia. Spezie, la cucina col pepe addosso


Macché mediterranea: la cucina degli antichi Romani ricordava piuttosto quella cinese d’oggigiorno. Per colpa – o merito – di un unico ingrediente: il pepe. La regina delle spezie ricorreva in tale quantità, nella cucina romana, da determinarne il carattere, principalmente attraverso due sapori fondamentali: l’agrodolce e l’agropiccante, oggi rari sulle mense occidentali ma appunto dominanti in quelle asiatiche. Il pepe è il protagonista del brillante saggio di Francesco Antinucci, ricercatore del Cnr, dedicato alla storia del commercio e dell’impiego delle spezie, attraverso la quale si può leggere in controluce la società europea nel corso degli ultimi due millenni.
 
Le spezie, e il pepe non fa eccezione, sono totalmente inutili dal punto di vista pratico: contrariamente a quanto in passato ha affermato molta storiografia – specie di scuola marxista, tesa a individuare moventi economici “razionali” per ogni azione umana – , non servono né a conservare gli alimenti, né a “coprire” il gusto di carni avariate (per farlo, osserva Antinucci, servirebbe talmente tanto di quel carissimo pepe, da rendere di gran lunga più conveniente macellare un altro animale). Già Plinio il Vecchio lamentava esterrefatto la passione dei suoi concittadini per il pepe, e il fatto che «la Penisola Arabica e il Seres [l’Asia centrale patria della seta, ndr] drenano ogni anno al nostro impero la cifra di cento milioni di sesterzi: tanto ci costa il nostro lusso». Un singolo carico di spezie indiane – come quello dell’Hermapollon, del quale Antinucci riporta i registri di navigazione – valeva almeno dieci milioni di sesterzi: cioè un terzo di patrimoni passati alla storia per la loro sconfinata misura, come quelli di Trimalcione o Plinio il Giovane.
 
La chiave è quella già indicata da Plinio: il lusso. Le spezie valgono proprio perché inutili, ma rare, costose, lontane. I tre fattori sono intrinsecamente legati, tant’è che quando uno di essi verrà meno, l’intero sistema economico fondato sulle spezie crollerà. Ma non senza avere nel frattempo segnato la nostra storia. I Romani – quelli ricchi, s’intende – vivevano di pepe: i loro ricettari ne prevedono tanto, e in tale quantità, da caratterizzarne il gusto, a discapito dei sapori locali – “mediterranei”, li chiameremmo oggi – sviliti poiché inefficaci sul piano simbolico.
 
È il noto meccanismo del bisogno indotto: quando un prodotto è inutile sul piano pratico, per smerciarlo occorre assegnargli valore sul piano simbolico. Ma poi in qualche modo va utilizzato: e se per i metalli e le pietre preziose c’è l’oreficeria, per le spezie c’è la cucina. Il saggio correda ogni capitolo – uno per ogni tappa della storia del commercio – con alcuni manicaretti estrapolati dai ricettari delle varie epoche, diventando così anche una storia del gusto (si fa per dire: la dice lunga il significato che ha assunto in italiano la parola che indicava uno degli ingredienti fondamentali della cucina romana, il liquamen: un liquido derivato dalla fermentazione di pesce salato).
 
Fornelli a parte, le spezie per secoli – scrive Antinucci – hanno rappresentato «ricchezza, potere, status sociale; appartenere ai pochi che stanno in alto». Su questa ambizione – una costante della storia umana, in ogni tempo e a ogni latitudine – Venezia, qualche secolo dopo Roma, avrebbe costruito la sua fortuna. Poi sarebbe stato il turno del Portogallo, con l’apertura della rotta che circumnaviga l’Africa. Poi dell’Olanda, che per mantenere il controllo dell’Indonesia produttrice di spezie rinunciò senza esitazione alla sua colonia americana – e Nuova Amsterdam divenne New York... –. Infine degli inglesi, con i quali – siamo già nel XVII secolo – il commercio delle spezie entrò in crisi, vittima del proprio stesso successo: l’ansia di riversarne sempre di più sul mercato portò alla svalutazione del prodotto, e la palma del lusso passò a nuove prelibatezze.  Questa volta da bere: tè, caffè, cioccolato.
 
Francesco Antinucci
Spezie - Una storia di scoperte, avidità e lusso
Laterza. Pagine 162. Euro 16,00
avvenire.it

PARVA NATURALIA Modena città del biologico sabato 7 e domenica 8 marzo 2015



a cura di Vitaliano Biondi ed Andrea Reggianini

festa del risveglio della natura al declinar dell'inverno,
festa delle colture biologiche, tipiche e dimenticate,
festa della ruralità, della "rosina perduta", del magalasso, del Tasso e del Tassoni,
festa del bensone e dell'aceto balsamico,
festa dei giardini letterarari, degli animali fantastici e dei libri perduti
  

Modena gennaio 2015 - Due giornate interamente consacrate alle eccellenze biologiche del Bel Paese, impreziosite da un programma di eventi: incontri tematici, degustazioni, dimostrazioni di antichi mestieri, visite guidate, attività per bambini, mostre. Tutto questo si potrà trovare sabato 7 e domenica 8 marzo a “Parva Naturalia” - Modena città del biologico - manifestazione dell’eccellenza biologica certificata, dedicata alle produzioni e colture biologiche, tipiche e dimenticate, al mondo rurale ed ai sapori di un tempo, che si svolgerà nella città dell’Emilia, capitale del Ducato Estense per quattro secoli.
La rassegna, che non a caso trae il suo nome dall’opera di Aristotele, sulla collaborazione fra corpo ed anima, per la realizzazione delle funzioni vitali, si candida a diventare una delle più significative vetrine in Italia del biologico di qualità, grazie alla presenza di produttori biologici certificati. A cura di Vitaliano Biondi ed Andrea Reggianini, è organizzata dall’Associazione Salviamo il Biologico con il patrocinio del Comune di Modena.
“Siamo ciò che mangiamo”, affermava nell’Ottocento il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach. Se dunque il cibo è alla base della nostra vita, non solamente fisica, ma anche in senso culturale, è ampio il ventaglio delle argomentazioni proposte da “Parva Naturalia”. Nell’anno di Expo, che ha per titolo “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, la manifestazione, con modalità diverse, intende valorizzare le produzioni provenienti dall’agricoltura biologica, favorire un rapporto diretto fra produttore e consumatore, salvaguardare la biodiversità, rappresentare un nuovo approccio all’educazione alimentare in senso umanistico, stimolando nelle nuove generazioni l'interesse per uno stile di vita più rispettoso della natura e dell’ambiente.
Agricoltori, piccoli produttori ma anche artigiani e vivaisti, metteranno in mostra i loro saperi antichi ed i prodotti della terra e delle loro mani. Innanzitutto si insedieranno in piazza Grande che con la Cattedrale, capolavoro mondiale del Romanico e la Torre campanaria Ghirlandina è stata dichiarata nel 1997 dall' Unesco Patrimonio Mondiale dell'Umanità; poi saranno presenti in piazza Torre, sulla quale si affaccia il bellissimo campanile e al cui centro è posta la statua del poeta modenese Alessandro Tassoni (1565-1635), autore del poema eroicomico La secchia rapita, sulle vicende della guerra trecentesca con Bologna. Infine, saranno in piazza XX Settembre, vivace anticamera di piazza Grande, da cui si può accedere alla ‘galleria del panedel mercato coperto Albinelli, esempio di architettura in stile liberty, dove trovare le specialità della famosa cucina tipica modenese.
Parva Naturalia presenterà, anche una selezione di piante antiche, che un tempo popolavano le nostre campagne e i giardini, salvate dalla passione dei vivaisti e dei collezionisti.
Protagonisti in egual misura saranno l'artigianato tradizionale e di qualità, mentre il programma sarà arricchito da diverse iniziative per bambini e ragazzi.

“PARVA NATURALIA” - MODENA CITTÀ DEL BIOLOGICO

Info:  www.parvanaturalia.it  -  www.salviamoilbiologico.com

Officina di Progettazione Architetto - Vitaliano Biondi, tel.(+39) 0522 922111 (+39) 335 6128094

Associazione Salviamo Il Biologico - tel.(+39) 059 798971 (+39) 335 5228854


Ufficio stampa: Patrizia Paterlini tel. 348 8080539/348 7352352 ppaterlini@alice.it
COSA VEDERE A MODENA

“Parva Naturalia” - Modena città del biologico - si svolge alle porte della primavera, il periodo migliore per concedersi anche una visita culturale e artistica di Modena. Modena offre al turista numerose  bellezze, concentrate nel suo centro storico, che raccontano i fasti di una città per lungo tempo capitale di un ducato, quello dei Signori d'Este, che qui risiedettero dal 1598. L'Unesco ha riconosciuto il valore universale dei suoi tesori dichiarando Il Duomo, Piazza Grande e la Torre Ghirlandina Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Piazza Grande è il cuore della vita modenese e il luogo in cui sono riuniti i monumenti più significativi e più amati: il Duomo, opera del grande architetto Lanfranco e dello scultore Wiligelmo, uno dei massimi capolavori del Romanico europeo;  il Palazzo Comunale, la cui costruzione ha conosciuto diverse fasi a partire dal Medioevo; a poca distanza dalla Ghirlandina, il seicentesco Palazzo Ducale, opera di Bartolomeo Avanzini, oggi sede della prestigiosa Accademia Militare. Lungo la via Emilia, la grande arteria romana che attraversa la città, in Piazza Sant'Agostino si affacciano l'omonima Chiesa, che conserva il  "Compianto del Cristo morto" del Begarelli, scultore modenese del 1500, e il Palazzo dei Musei, sede di numerosi istituti culturali tra cui il Museo Civico d'Arte e quello Archeologico – Etnologico; la Galleria Estense, importante collezione che testimonia l'interesse della Signoria per le più diverse arti e la Biblioteca estense, con i preziosi codici miniati dal XIV al XVI secolo chiusa per restauri a seguito del sisma del 2012. Nella sede del Palazzo Santa Margherita, è ospitato inoltre il Museo della Figurina; nato dalla appassionata opera collezionistica di Giuseppe Panini.  Da segnalare anche il MEF-Museo Casa Enzo Ferrari. Un avveniristico padiglione dove vivere, tra le automobili più significative della sua vita, la storia di Enzo Ferrari pilota, creatore della Scuderia negli anni ‘30 e costruttore dal 1947.
Da visitare, previo appuntamento, anche la Sinagoga, una delle maggiori in Italia, segno della popolosa comunità ebraica che seguì i Duchi da Ferrara.
Modena, fu importante nella produzione e circolazione del pensiero cabalistico. Grazie all’attività di Mordekhay ben Yehudah Dato fin dal Cinquecento vennero poste le basi di una sensibilità mistica.
La presenza della Sinagoga a Modena in questo luogo è anche il simbolo della pacifica convivenza in città di tutte le minoranze religiose.
A pochi passi da Piazza Grande c’è il Mercato Albinelli, mercato coperto di generi alimentari  inaugurato nel 1931, per ospitare  il commercio che sino ad allora si teneva in Piazza Grande. L’Albinelli fa parte delle botteghe storiche della città di Modena,
qui, si può ancora acquistare il Bensone, dolce che è abitudine inzuppare nel lambrusco o nello spumante nei giorni di festa.

Papa Francesco riceve in Vaticano il mondo del vino

A cura di ANDREA DI BELLA


Sommelier, produttori, enologi da Papa Francesco: la data? Il 21 gennaio 2015, e riceverà in dono un tastevin speciale.

Come si sa il Santo Padre è nato a Buenos Aires ma ha radici nell’astigiano: proprio il nonno Giovanni possedeva un antico cascinale a Portacomaro Stazione, in provincia di Asti, a Bricco Marmorito, che da quelle parti, un tempo, chiamavano Bricco Bergoglio.

Questa è terra di Grignolino e forse per questo motivo il Pontefice è attaccato al mondo del vino e non ha mancato, in alcune occasioni, di accostare il vino alle occasioni di gioia.

“Il vino più è vecchio, più migliora” aveva detto riferendosi alle qualità della vecchiaia, mentre proprio sul legame stretto tra vino e gioia, commentando la parabola delle nozze di Caana: “Immaginatevi finire la festa bevendo tè … senza vino non c’è festa!”.
E che dire dello stemma pontificio di Papa Francesco dove a sinistra è rappresentato un grappolo d’uva d’oro!

180 tra vignaioli, sommelier, enologi e ristoratori saranno ricevuti in Vaticano. L’iniziativa è della Fondazione Italiana Sommelier, nella persona del suo presidente Franco Ricci. “Il Papa ama il vino e lo beve a tavola a Santa Marta – ha dichiarato Ricci – io gli ho scritto chiedendo di fargli visita con un vasto gruppo del nostro settore e Padre Georg mi ha risposto”.

Gli assaggiatori della bevanda, porteranno in dono al Papa un tastevin, la piccola ciotola d'argento usata per la degustazione dei vini, simbolo dei sommelier, che per l'occasione indosseranno la loro divisa tipica.

All'udienza ci saranno cinquanta produttori prestigiosi tra cui Angelo Gaja, Antinori, Biondi Santi, enologi di fama, rappresentanti dell’università, della stampa di settore, di Gambero Rosso e di Slow Food.

Il vino compare ben 224 volte nella Bibbia e allora… che festa sia! 
mondodelgusto.it

Per Rothko l’arte possiede un’intima sacralità.

Attinge all’origine della vita e della storia, è espressione di trascendenza, è attesa dell’Assoluto. In un dipinto del 1954 (o forse del 1959, gli storici non concordano sulla data), Untitled (White on Maroon), una forma bianca, spessa, vaporosa, soffice come massa di cotone, sfumata ai bordi e dalla forma vagamente rettangolare campeggia su di un piano rosso su cui si staglia altra sagoma, in basso, colore su colore. La sensazione di un luogo del mistero sacro dominato dalla bellezza, dal puro invisibile e spirituale, è fortissima.

La conclusione tragica della vita di Rothko, che morì suicida nel 1970, non deve far pensare a una aridità spirituale, semmai a una drammatica crisi. Certe sue opere dell’ultimo periodo, tutte giocate su toni scuri, su neri e rossi profondi, sono crocifissi della coscienza dilacerata. Crocifissi senza speranza. Che altresì riguardavano non solo la sua coscienza religiosa ma anche il ruolo che eticamente aveva assunto in sé, quello di un maestro non solo dell’arte ma anche dello spirito. Ci si può chiedere infatti se, al di là della depressione conseguente alla salute oltremodo precaria che tormentò l’uomo negli ultimi anni della vita, il suo drammatico gesto abbia configurato la cifra peraltro inverosimile di un fallimento morale.

Certo è che l’arte di Rothko ha un suo cammino di progressiva essenzializzazione che non riguarda solo l’aspetto stilistico, ma che attiene al senso stesso della sua opera e della stessa arte. Nel tempo i cromatismi perdono ogni frangia o sfumatura dei sensi rapportati alla realtà e si pongono nudi al cospetto dell’infinito. Alcune opere conclusive, soprattutto i neri, i colori scuri comunque uniformi, sono la testimonianza non di una povertà di espressione sopraggiunta nel tempo della crisi ma di una personale sintesi del linguaggio maturata sul filo di una ricerca estrema, drammatica e definitiva.

Rothko ha puntato, come si è scritto, lungo il suo cammino d’artista, a due obiettivi: il primo inerente al valore comunicativo dell’arte intesa come luogo del dialogo tra l’opera e lo spettatore; il secondo più intrinseco all’opera stessa, percepita come espressione originaria di un altrove imprescindibile e misterioso.

Riguardo al primo obiettivo, l’opera è universo che esiste in funzione dell’osservatore, è pensata dall’artista perché esso ne faccia parte e possa compiervi un’avventura d’anima. Sicché l’intera esperienza dell’artista è tesa a predisporre tale avventura. Lo spettatore è chiamato a essere in qualche misura comprimario non della redazione dell’opera ma di un comune progetto spirituale.

Il secondo obiettivo riguarda invece il senso del viaggio dentro l’opera e implicitamente il suo originario significato, come avvertimento ed esplorazione di quell’oltre a cui tendono i sensi e l’anima. Una rilettura del cammino artistico di Rothko può essere in tal senso interessante, dando riprova del dramma umano e spirituale del maestro. Il significato dell’opera di Rothko si esemplifica nell’ultimo grande e significativo lavoro del maestro, la Cappella di Houston.

Le parole che l’artista scrisse nel 1965 a John e Dominique de Menil, allorché fu incaricato di realizzare i dipinti per la celebre Chapel di Houston sono di entusiasmo, di gratitudine profonda. L’artista intravedeva nel lavoro commissionato l’opportunità di una totale avventura dello spirito.

«Mi insegna a librarmi in alto», scrive commosso. È con questi sentimenti e con una tensione psicologica estrema che l’artista si accinge a lavorare. È un’avventura che assume il tono di un’esperienza religiosa. Fu lo stesso Rothko a dichiararlo. Commentando l’effetto che i dipinti della cappella avevano sul pubblico, disse: «Quando [i visitatori] piangono davanti ai miei quadri vivono la stessa esperienza religiosa che ho vissuto io quando li ho dipinti». Anche il clima della cappella, concentrato e mistico, al di là della scelta di una iconografia aconfessionale, pare restituire «un versante religioso che porta l’artista a semplificare tutto, quasi cercasse il dio unitario della Bibbia contro ogni vitello d’oro». Di fatto la teologia monoteista e Jung furono i suoi pilastri.

L’artista venne incaricato di indirizzare anche la progettazione architettonica e per essa scelse una forma ottagonale, simile a quella di un battistero, quasi volesse suggerire al visitatore un rito di iniziazione. A Huston Rothko realizzò 14 opere di grande formato, tre trittici e cinque quadri singoli. La luce proviene dall’alto, è indiretta e diffusa. I trittici furono collocati sui due lati principali, a destra e a sinistra. Tra di essi un grande pannello centrale leggermente rialzato. Il trittico posto sul fondo, invece, collocato in una nicchia, è assolutamente regolare. 

Qui il movimento irregolare, si direbbe a onda, dei trittici laterali si arresta, ha una pausa. Singole tele sono poste sui lati obliqui, fanno da contrappunto ai trittici. Lo spazio è studiato nel suo insieme e così il suo apparato iconografico: le tele sono parte del tutto ed è l’insieme a restituire il senso di un’atmosfera sospesa e contemplativa, che scava dentro, che immette nel mistero. Le stesse piccole porte ricavate sulle pareti laterali sono pensate in relazione all’intera tensione emotiva e psicologica della cappella; di fatto non sembrano più porte, ma si collegano visivamente alla teoria delle tele. La cappella è chiusa in sé, abbandona il mondo, immerge in un universo ulteriore. Lo sguardo è come «inaspettatamente invischiato, intrappolato tra le presenze cieche e mute che sono i pannelli murali».

Il colore delle tele è tendente al viola scuro ed è cangiante a seconda della luce e dei momenti della giornata. Tutto appare nella cappella come lungamente studiato. Del resto l’artista aveva riprodotto la cappella nel suo studio, innalzando pareti di cartone di identiche misure, per poter lavorare nel concreto di un mimetico effetto visivo. Sembra che gli stessi committenti abbiano suggerito all’artista l’idea di una cappella ecumenica, ma l’opera nel suo complesso interpreta piuttosto un invito ad un viaggio personale, al di là di ogni confessione. Il nero dei suoi ultimi lavori, i vari Untitled del 1969, della serie Black on Gray, restituisce il senso di un mistero portato all’estremità del buio. È la zona alta dell’opera ad essere compatta, impetrabile. Il primo piano è di un grigio lievemente variegato, di un colore opalescente. Di chi, ormai distante dalle cose del mondo, sia sul confine della vita, pronto all’esodo. Questa condizione appare singolarmente segnata dal bordo del dipinto. Una sorta di cornice bianca chiude lo sguardo ed è una novità rispetto al passato, allorché i dipinti non avevano fine, continuavano anche sui bordi, annettevano lo spazio.

D’altra parte se tutta l’opera di Rothko si può interpretare come immersione ed esplorazione muta dell’oltre, come confronto tra il qui e l’altrove, nelle ultime opere questo confronto sembra perduto. Siamo ormai sulla soglia. Che l’oltre si presenti come mistero invisibile e inconosciuto, non toglie che il cammino risulti tracciato. È una condizione dell’anima che l’artista stigmatizza, certamente connessa con il suo stato psichico, non in senso depressivo, ma nella maturata convinzione di essere alla fine. È il silenzio di Dio che lo porta alla depressione? Quel buio così prossimo alla notte mistica narrata dai santi? È difficile dire. Il suo buio non è assenza, semmai presenza incombente, persino luminosa.
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Arte. Expo: da Leonardo a Giotto, 26 grandi mostre a Milano

Lo sposalizio della Vergine di Raffaello.
Dall'arte antica al tempo presente in un unico grande racconto. Sotto la voce 'Art' del palinsesto Expo in città 2015, che animerà la vita cittadina durante i sei mesi dell'evento, il Comune di Milano ha messo a punto un programma espositivo che abbraccia tutte le sedi di Palazzo Marino (Palazzo Reale, Pac, Palazzo della Ragione), gli spazi museali civici (Castello sforzesco, Museo del Novecento, Gam, Palazzo Morando, Palazzo Moriggia, Museo della Storia Naturale), ma anche la Pinacoteca di Brera che dedicherà un'esposizione multimediale al celebre 'Bacio' di Francesco Hayez e dal 6 ottobre ospiterà lo Sposalizio della Vergine del Perugino. Pietre miliari del programma espositivo, saranno le mostre dedicate a Giotto (dal 2 settembre 2015 al 10 gennaio 2016 a Palazzo Reale) e, soprattutto, a Leonardo da Vinci.

Dal 15 aprile al 19 luglio, infatti, a Palazzo Reale sarà allestita la più grande esposizione mai ideata in Italia su tutta l'opera di Leonardo: in 12 sezioni, il percorso espositivo presenta opere del genio poliedrico - dipinti, disegni e manoscritti - provenienti da musei italiani e internazionali, mentre una serie di approfondimenti coinvolgerà i luoghi di Leonardo nel territorio urbano e lombardo. Sempre a Palazzo Reale, uno sguardo sugli ultimi 15 anni dell'arte italiana sarà offerto attraverso le opere dei dieci artisti vincitori del premio Furla, mentre un altro progetto, 'Arte lombarda dai Visconti agli Sforza', proporrà una panoramica sul fiorire delle arti durante le due dinastie, tra Trecento e Quattrocento.

La fotografia, invece, troverà casa al Pac con una mostra dedicata al lavoro di David Bailey (da marzo a giugno), a Palazzo Morando con un racconto della passione di Brassai per Parigi (da marzo a luglio) e a Palazzo della Ragione, prima con un'esplorazione dell'interpretazione dell'Italia data dagli scatti di fotografi italiani e internazionali (da marzo a settembre) e, a seguire, con un progetto dedicato a Edward Burtynsky. Il tema dell'Expo sarà al centro di una mostra interattiva, in programma fino al 28 giugno al Museo di Storia naturale, che indaga il mondo del cibo da un punto di vista scientifico ma con una forte componente ludico-gastronomica, analizzando i singoli elementi che arrivano ogni giorno nei nostri piatti. Sarà l'Africa, infine, la protagonista di un'esplosione al Museo delle Culture, mentre la Galleria di Arte Moderna presenterà la trasformazione del modo di fare scultura, con nuove tecniche e materiali, ad opera di Medardo Rosso con una selezione di 30 capolavori.
avvenire.it

Archeologia. Ercolano, i papiri si leggono... virtuali

Uno dei papiri di Ercolano, il cui contenuto è stato letto in modo virtuale, 
senza la necessità di srotolarlo.
Leggere i papiri di Ercolano è una missione che impegna tutte le branche della scienza: medicina, elettrotecnica, radiologia, filologia, fisica hanno da tempo stretto una sorta di sacro patto con l’archeologia per arrivare al cuore dei fogli che la valanga di fango e lava ha carbonizzato e chiusi strettamente. Una sfida che si protrae da decenni, mettendo alla prova ingegno e creatività, tecnologie e pazienza in un percorso che è avanzato al pari delle intuizioni e delle applicazioni di macchinari ideati per altro. Da Raimondo di Sansevero alla macchina srotolatrice dell’abate Antonio Piaggio, dalle università, ai musei di tutto il mondo alla Nasa. Culla è l’Officina dei Papiri 
ad Ercolano. 

E ora il progetto di recupero dei 450 papiri non letti si arricchisce di una nuova tappa. Ieri è stato presentato all’Università Federico II di Napoli un procedimento tra i più recenti e raffinati per poter srotolare, senza toccarli, e quindi leggere i papiri ercolanesi in maniera non invasiva: la tomografia a raggi X a contrasto di fase, utilizzata a Grenoble dall’Esrf (European Synchrotron Radiation Facility), la struttura europea per la luce di sincrotrone. Descritto su Nature Communications, il risultato si deve al gruppo coordinato dal fisico Vito Mocella, dell’Istituto per la Microelettronica e Microsistemi (Imm) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) a Napoli, in collaborazione con i ricercatori del Centro nazionale delle ricerche scientifiche francese (Cnrs), dell’università tedesca Ludwig Maximilian e dell’Esrf. A rendere complicata la lettura, spiega Mocella, è l’inchiostro utilizzato, costituito prevalentemente da nerofumo la cui densità è praticamente identica a quella del foglio di papiro carbonizzato dall’eruzione, rendendo impossibile l’utilizzo di tecniche a raggi-X classiche. Il nuovo metodo utilizzato si è rivelato invece efficace per distinguere i due materiali. 

I 2 mila papiri rinvenuti ad Ercolano - sepolta con Pompei, Oplonti e Stabia dall’eruzione del Vesuvio del 24 agosto del 79 d.C. - sono ciò che rimane dell’unica biblioteca dell’antichità giunta a noi. Scambiati per pezzi di legno carbonizzato, alcuni furono usati come combustibile per riscaldare i condannati ai lavori forzati addetti agli scavi. Era l’ottobre del 1752 e l’opera di rinvenimento dell’antica città di Ercolano, voluta da Carlo di Borbone, era in atto da 14 anni. 

L’elegante Villa dei Papiri era una delle tante abitazioni patrizie di Ercolano affacciate sul mare. Apparteneva a Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Giulio Cesare ed acerrimo nemico di Cicerone, e fu un centro filosofico di rilievo legato al mondo epicureo. 
Gli esperimenti dell’èquipe di Mocella sono stati condotti su due papiri conservati a Parigi presso l’Institut de France. I bordi delle lettere, spiega Mocella, «deviano la luce e diventano leggibili nelle immagini ottenute». In questo modo «sono state individuate alcune parole e tutte le lettere dell’alfabeto greco che hanno consentito di avanzare delle ipotesi sia sul periodo dello scritto (I secolo avanti Cristo) che sull’autore: si tratterebbe di uno scritto dello stesso Filodemo e destinato alla scuola da lui fondata». 

La ricerca ha permesso di scoprire anche la 'ricetta' precisa dell’inchiostro usato nei papiri: acqua, gomma arabica e nerofumo. Individuare le percentuali esatte, sottolinea Mocella, sarà cruciale per migliorare la tecnica e calibrare l’energia del fascio di luce da usare. E, annuncia, in primavera saranno condotti altri test e saranno sviluppati nuovi algoritmi per l’analisi dei dati.
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Viaggi 2015, dove andare senza visto e quando, da Europa al Sud America si può risparmiare fino a 55%

Dall'Europa al Sud America, dall'Africa all'Asia viaggiare nel momento giusto fa risparmiare fino al 55%. E secondo l'Osservatorio trivago sono quasi 100 i paesi nei quali poter viaggiare senza il pensiero del visto o, in alcuni casi, del passaporto. Mete per tutti i gusti e tutti i budget, da raggiungere in poche ore di macchina o con voli intercontinentali. In alcuni casi si tratta di singoli mesi, per altri il periodo di "bassa stagione" è prolungato.


AFRICA - Alle Mauritius, il periodo economicamente più conveniente è giugno quando si spendono in media 172 euro a camera a notte, ben 44% in meno rispetto al mese più caro che è gennaio (307 euro in media). In Tunisia i periodi meno cari sono febbraio, ottobre e dicembre con una media di 89 euro in camera doppia, -36% rispetto al mese più caldo di agosto. Per l'Egitto si parte più "leggeri" a febbraio (73 euro) rispetto ad ottobre (113 euro) mentre in Sud Africa conviene andare a luglio (101 euro) piuttosto che dicembre (138 euro).

AMERICA CENTRALE - Nei paesi come Guatemala, Nicaragua, Panama, El Salvador e Costa Rica invece, il periodo meno costoso è agosto, mentre quello più caro varia da gennaio a giugno con un'eccezione per il Guatemala che risulta più caro del 18% a dicembre.
ASIA - In Corea del Sud i listini hotel più bassi si estendono da febbraio ad aprile, quando si può dormire a una media di 87 euro a notte, per poi raggiungere il picco di 105 euro a ottobre. La Thailandia e Hong Kong invece si mantengono bassi a giugno, rispettivamente con prezzi media di 62 euro e 119 euro, mentre la Malesia conviene a luglio (32 euro a persona a notte).

SUD AMERICA - Per viaggiare in questa parte del mondo basta portarsi dietro il passaporto, il visto consolare non è infatti necessario nella maggior parte dei paesi tra cui la Colombia, dove si può dormire a 45 euro a persona da aprile a luglio, anche se il periodo più economico per 6 nazioni su 10 è agosto.

CARAIBI - Questa parte del mondo è piena di isole paradisiache, molto quotate per le lune di miele o fughe romantiche. Tra le più famose le Barbados che offrono un risparmio del 42% se si sceglie di visitarle a settembre (167 euro) rispetto a marzo (287 euro), periodi che valgono anche per le Bahamas (170 euro contro 217 euro).

Gli Stati Uniti che richiedono soltanto l'Esta (Sistema elettronico per l'autorizzazione al viaggio) e dove il prezzo degli hotel varia dai 120 euro di gennaio ai 145 euro di ottobre e dicembre, o l'Oceania con la Nuova Zelanda economica a giugno-luglio e più cara a febbraio e novembre.

Sicuramente l'area più "tranquilla" dal punto di vista burocratico è l'Europa dove per viaggiare basta la carta d'identità e in qualche ora di macchina, treno o aereo si arriva un po' ovunque. Qui i prezzi sono molto variabili e arrivano anche a differenze del 55% come nel caso della Grecia che spazia dai 71 euro di febbraio ai 158 euro di agosto, il picco della stagione turistica, molto simile a Malta, Cipro, Portogallo o Montenegro.
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TripAdvisor, a 152 italiani i Travelers' Choice Hotel Awards. Di Ortisei la migliore struttura per famiglie al mondo

Un sistema ricettivo di ottimo livello, con punte di vere e proprie eccellenze: l'Italia porta a casa risultati lusinghieri dai Travelers' Choice Hotel Awards 2015, i premi che da tredici anni TripAdvisor assegna ai migliori hotel del mondo sulla base di milioni di recensioni raccolte dal sito di viaggi. Delle 8151 strutture premiate per la qualità dei servizi offerti, 152 sono italiane.

Fra tutte spicca un hotel del Trentino Alto Adige, il Cavallino Bianco Family Spa Grand Hotel a Ortisei (BZ), migliore hotel per famiglie nella classifica mondiale, apprezzato da chi viaggia con bimbi al seguito e non solo ("È difficile rinunciare a tornarci anche quando i figli crescono!", commenta un utente). Nord, centro e sud Italia sono rappresentati sul podio delle regioni più premiate a livello nazionale. Al primo posto si classifica il Trentino Alto Adige con 27 strutture vincitrici e 37 premi, mentre la Campania conquista la seconda posizione con 33 riconoscimenti e 24 strutture premiate. Medaglia di bronzo per la Toscana con 20 strutture in classifica e 26 riconoscimenti ricevuti.

Italiani campioni anche nella top 25 europea, con ben 7 posizioni occupate da strutture del Belpaese. L'hotel Belvedere di Riccione è terzo nel continente e primo a livello nazionale e conquista la prima posizione anche nella categoria miglior servizio. A pochi passi dalla famosa Piazzetta di Capri, l'hotel La Minerva si classifica primo in Italia tra gli hotel di piccole dimensioni e quelli più romantici. L'albergo guadagna anche il podio europeo classificandosi terzo tra gli hotel più romantici e nono a livello mondiale.


Vincitore assoluto del riconoscimento come miglior hotel è il Gili Lankanfushi alle Maldive. Fa però incetta di riconoscimenti anche un altro hotel asiatico, The Place Luxury Boutique Villas a Ko Tao, Tailandia: una struttura immersa nel verde di una minuscola isola a cui va il premio come miglior servizio, migliore hotel di piccole dimensioni e migliore hotel di lusso. In quest'ultima classifica sono asiatici ben 4 vincitori su 10.

E se nessun europeo è riuscito a entrare nella top 10 mondiale, sono due gli italiani che hanno conquistato la classifica del vecchio continente: il Portrait Roma, al secondo posto, e il The Gritti Palace a Venezia al nono. Il Regno Unito conquista altri due premi a livello mondiale, quello per le migliori tariffe (al Lawton Court Hotel di Llandudno) e per la miglior pensione e b&b (al Millgate Bed & Breakfast di Masham).
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Emirates migliore compagnia del mondo Sondaggio fra gli utenti eDreams, fra le italiane prima Meridiana

E' Emirates la compagnia aerea n. 1 al mondo: a dirlo è il sito eDreams, grazie alle oltre 90 mila recensioni di utenti che hanno viaggiato in aereo nel 2014. In un sondaggio gli intervistati hanno assegnato un voto da 1 a 5 a pulizia e modernità, comfort e spazio tra i sedili, intrattenimento e servizio a bordo, gestione dei bagagli, facilità nei viaggi con i bimbi e sale vip. Per trovare un'italiana bisogna scendere fino alle posizioni 16 e 17, occupate da Meridiana (3.88) e Alitalia (3.84).

    Con un punteggio medio di 4.24, la compagnia di Dubai si è piazzata in testa alla classifica, sbaragliando la concorrenza di Singapore Airlines, prima nel 2012 e nel 2013. Medaglia di bronzo, con voto medio 4.18, a Swiss International Airlines, tallonata da Lufthansa (4.17). Emirates si è aggiudicata anche il titolo come miglior compagnia aerea anche nelle categorie pulizia e modernità dell'aereo, intrattenimento e servizio a bordo, gestione dei bagagli e sala vip. I sedili più confortevoli sono quelli della compagnia di bandiera svizzera, mentre per chi viaggia con bimbi al seguito il miglior servizio è quello offerto da Czech Airlines.

    Per Angelo Ghigliano, Country Manager eDreams Italia, di fronte a una clientela sempre più esigente, sondaggi come questo sono uno strumento essenziale per chi opera nel settore: "Sapere quali sono gli aspetti che i viaggiatori prendono maggiormente in considerazione e le loro preferenze ci aiuta a migliorare il servizio che offriamo ai nostri clienti, aiutandoli nel processo di selezione della miglior soluzione di viaggio".
   
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#Svezia #SanValentino al #Melodifestivalen

di Eugenia Romanelli

L’occasione per fare tappa a Malmo, terza più grande città della Svezia, ma soprattutto in quella che a tutti gli effetti è il simbolo europeo della diversità, come spesso accade alle città di frontiera, è l’edizione del Melodifestivalen, a febbraio. Che, guarda caso, cade proprio nel giorno di San Valentino. Tutto è perfetto insomma per prenotare un volo nella metropoli in miniatura tra le più creative e interessanti dell’Europa contemporanea, quella per intenderci che è recentemente stata in grado di affrontare eventi di portata internazionale come l’Eurovision Song Contest 2013, il World Junior Hockey Championship 2014 e l'IIHF World Women's Championships.

Il 14 febbraio dunque la Malmö Arena ospiterà la gara di qualificazione per lo Eurovision Song Contest svedese, organizzata dalla televisione svedese. Nemmeno a dirlo, la città si riempirà di giovani e appassionati, e diventerà un palcoscenico autentico e divertente per quei turisti che amano scoprire le città nelle loro vere identità e espressioni culturali. Febbraio, tra l’altro, è un mese denso di appuntamenti per questo luogo che, trait d'union tra la Svezia e il Vecchio Continente, si candida a diventare la punta di diamante della night life europea per il 2015.

A cominciare dal Nils Dardel e la modernità, esposizione di uno dei più popolari artisti modernisti svedesi, alla Moderna Museet Malmö (21 febbraio - 6 settembre), al Malmö Games, il 25 febbraio, per i fanatici di atletica (ospiterà gli atleti più famosi del mondo). Per non parlare del Champions of Rock del 27 febbraio, concerto delle star del West End di Londra dedicato Queen.

Intanto, bar, pub e locali si stanno preparando al tutto esaurito. Ma prima di esplorare i dieci locali più originali della città, occorre dare un assaggio delle atmosfere che questo inizio 2015 offrirà ai turisti. Infatti Malmo non può più essere identificata con la città industriale di un tempo ma è piuttosto uno dei più importanti poli di impegno nella salvaguardia dell'ambiente (stupendo il nuovissimo quartiere di Västra Hamnen, costruito su un'idea di sviluppo sostenibile).

Non solo: arte e cultura, oltre che il design, sono oggi tra le offerte più competitive dell’Europa nostrana. E le aree verdi, stupende e ciclabili, tra cui il Kungsparken, lo Slottsparken, il vasto Pildammsparken e il Malmö Folkets Park (il parco di divertimenti più antico della Svezia). O i due chilometri di spiaggia di Ribersborg. Ma il top, dicevamo, lo si raggiunge di notte: gli abitanti di Malmo sono dei veri campioni in divertimento notturno e migrano di locale in locale fino alle cinque della mattina.

Si parte dal Kafè Noir, vicino alla caratteristica piazza Lilla Torg, punto d'incontro per i creativi, e dal Satori, caffè vegetariano. Impedibile anche il Babel, recentemente ristrutturato all’interno di una chiesa sconsacrata, tempio della musica internazionale, e il Debaser, sorta di concept che comprende bar, ristorante, spazio per concerti, e night club con djs internazionali. Il pubblico svezzato e aperto alle trasgressioni deve mirare allo Skeppsbron 2, ben diverso dal famoso KB, dove lo stesso si balla fino alla mattina ma solo musica rock, con live ogni settimana.

Atmosfere internazionali da Koi, trendissimo sushi bar e locale notturno, vetrina della Malmo eccentrica. Migliore bar in città con tanto di spettacolari bartenders sempre in azione è Rosen Bar & Dining, mentre il Prins Bernhard e lo Hipp sono sicuramente il top del clubbing d’avanguardia. Infine il Moriska Paviljongen, centro artistico e culturale nel Folkets Park aperto a tutte le tendenze: una superstar vietnamnita potrebbe esibirsi in concerto in una sala mentre in un'altra sala svolgersi un serata gay e in un’altra ancora tenersi un congresso di macroeconomia. Dunque? Non resta che partire in avanscoperta.
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