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Centro Spiritualità Rosminiana Sacro Monte Calvario Domodossola: oggi 20 Novembre si conclude XI Cenacolo Rosminiano



XI Cenacolo Rosminiano 19 -20 Novembre 2016
Presso il Centro di Spiritualità Rosminiana (sala Bozzetti) , in Borgata Sacro Monte Calvario, 8 di Domodossola (VB) si conclude oggi 20 Novembre 2016 l'XI Cenacolo Rosminiano.
Le giornate di studio, che hanno avuto inizio ieri Sabato 19 Novembre 2016 proseguiranno anche nella giornata di oggi fino alle ore 12,30, hanno avuto come tematiche questione legare al tema "La libertà di Dio, sulla Teodicea di Rosmini" con approcci sistematici, etici, attualizzanti e storici. 

Un'altra sezione è dedicata a "Metaphisics and anti-Metaphisics".

Oggi (ultimo giorno del convegno) saranno svolte relazioni legate ai seguenti temi
- Metafisica e verità (Prof. Alessandro Ghisalberti)
- L'argomento ontologico ripreso da S. Bonaventura (Prof.ssa Laura Muller)
- L'esistenza di Dio e la formazione dell'uomo (Dr. Luca Odini)
- La predicazione esistenziale e la metafisica modale (Prof. Alessandro Rossi)
- Argomento (onto)logici tra tradizione analitica e filosofi italiani (Prof. Marco Damonte)

Tutte le relazioni saranno videoregistrate a cura della "Cattedra Antonio Rosmini" (http://www.cattedrarosmini.org), diretta dal Prof. Markus Krienke Professore di Etica sociale cristiana e Dottrina sociale della Chiesa
della Facoltà di Teologia di Lugano.
(segnalazione a cura del Prof. Giuseppe Serrone)

La Via Crucis: da Domodossola al Sacro Monte Calvario, un percorso tra fede, arte e natura

Località dell’escursioneDomodossola

Periodo Tutto l’anno

Accesso stradale: Per raggiungere la località di partenza, percorrere l’autostrada A26 in direzione Confine di Stato e uscire a Domodossola. Seguire le indicazioni per il Sacro Monte Calvario.


Descrizione dell’itinerario
Dal Borgo della Cultura di Domodossola, percorrendo la centrale Via Rosmini e spostandosi lungo Via Mattarella verso la parte più esterna della città si giunge in pochi minuti la caratteristica via crucis cittadina: un percorso ideale per tutte le stagioni, che vi porterà al Colle di Mattarella (400 m.s.l.m), su cui è stato edificato, nella metà del 1600, il Sacro Monte Calvario di Domodossola. Il percorso è costituito da quindici cappelle, con all’interno statue di grandezza naturale che rappresentano e narrano il percorso della Passione di Cristo: una vera raccolta d’arte sacra di grande valore che vi permetterà di scoprire un angolo di pace e tranquillità non lontano dalla cittadina ossolana. E
dalla terrazza panoramica del parco del Sacro Monte la vostra vista spazierà lungo tutto l’arco alpino che circonda Domodossola, un vero e proprio belvedere naturale… Il colle di Mattarella, su cui sorge il complesso del Sacro Monte Calvario, ha una storia molto antica. Lo testimoniano alcune coppelle ed affilatoi individuati su una roccia affiorante all’interno dei giardini dei Padri Rosminiani. Già alla fine dell’800 erano state rinvenute, durante lavori agricoli, alcune tombe coperte da lastre di pietra contenenti scheletri, spade, dardi e lance. Nel 1977 è stato inoltre rinvenuto un frammento di lapide paleocristiana in marmo, risalente al 539 D.C., il documento più antico attestante la presenza del Cristianesimo in Ossola. Dal 1991 il Sacro Monte Calvario è una riserva naturale speciale della Regione Piemonte e recentemente è stato riconosciuto come patrimonio dell’UNESCO.
tratto da distrettodeilaghi.it

Caravaggio e la natura morta

GALLERIA BORGHESE (ROMA) - C'è anche un capolavoro assoluto come la 'Canestra di frutta', raro da vedere in mostra e prestito eccezionale della Pinacoteca Ambrosiana, nell'importante esposizione che da domani al 19 febbraio racconta alla Galleria Borghese la rivoluzione di Caravaggio e la nascita della Natura morta, genere diventato tra i più amati in pittura, e germinazione dell'arte moderna. Allestite circa 40 opere, tra cui il 'Bacchino malato' e il 'Ragazzo con canestra di frutta', alcuni dei più famosi dipinti del Merisi conservati alla Borghese, nonché le tele del Maestro di Hartford, attribuite negli anni '70 da Federico Zeri a un giovane Caravaggio, e la celeberrima 'Fiasca spagliata con fiori' del Maestro della fiasca di Forlì, di suprema fattura, però ancora senza attribuzione certa, affiancata da un'inedita seconda versione.
Con il titolo 'L'origine della Natura morta in Italia. Caravaggio e il Maestro di Hartford', la mostra (interamente realizzata dal museo romano) costituisce la prima occasione per ammirare una serie di opere non solo bellissime, ma fondamentali per la comprensione filologicamente corretta del processo concettuale che ha portato Michelangelo Merisi, appena giunto a Roma, a compiere fino in fondo una profonda trasformazione dell'arte del tempo partendo dal naturalismo lombardo. E' proprio da lì che prende il via il percorso espositivo: dalla 'Fruttivendola' di Vincenzo Campi (dalla Pinacoteca di Brera), dove ancora la figura umana è preponderante, da 'L'ortolano' di Giuseppe Arcimboldo, che è in realtà un tegame con le verdure rovesciato, e la prima Natura morta realizzata in Italia, vale a dire 'Piatto metallico con pesche e foglie di vite', dipinto in modo sublime tra il 1590 e il 1594 da Giovanni Antonio Figino, tanto da ispirare alcuni madrigali nel segno delle Vanitas.
Ed ecco il 'Bacchino malato' e il 'Ragazzo con canestra di frutta', due dei Caravaggio della Borghese in cui i brani di Natura morta inseriti dal pittore nella scena fecero scalpore nella città eterna alla fine del '500. Si dice infatti che, una volta giunto a Roma, il Merisi trovasse posto nella bottega del Cavalier d'Arpino che l'avrebbe destinato a fare fiori e frutta.
Per questo, quando Federico Zeri tornò a studiare la raccolta di Scipione Borghese e a fianco dei due ritratti di giovane del Caravaggio, trovò le quattro grandi Nature morte del cosiddetto Maestro di Hartford, ipotizzò (non senza tumultuose polemiche) che anche queste ultime potessero essere tra le prime opere romane del genio lombardo. Grazie alla curatela di Davide Dotti e della direttrice del museo Anna Coliva, per la prima volta è possibile vedere le opere perfettamente affiancate, in un allestimento che rende lampante l'estrema diversità delle due mani: "più secca e legnosa" quella dell'artista ancora sconosciuto, piena della poesia del naturalismo quella di Caravaggio.
Ad ogni modo, aggiunge Dotti, il Maestro di Hartford è il primo a dedicarsi interamente a questo genere, mentre il Merisi lo usa per fare la sua personalissima rivoluzione della pittura.
Come è evidente nella 'Canestra di frutta' dell'Ambrosiana, che troneggia a metà percorso. "Ha una monumentalità straordinaria, come se fosse una Madonna, ha l'identica dignità di una figura", sottolinea la Coliva, spiegando che qui la Natura morta "non è un incidente, un topos, né un banco di prova del talento del pittore", bensì diventa "volontà d'arte". Non a caso, lo stesso Caravaggio dice che per lui dipingere una figura o un frutto è la stessa cosa, "il valore di ciò che fa è trasferito dal soggetto in questione alla pittura stessa". L'arte, dunque, prosegue Anna Coliva, già per Michelangelo Merisi, "non riproduce semplicemente la realtà, ma è una sorta di mondo parallelo", proprio come nelle concezioni delle prime Avanguardie storiche all'inizio del '900.
La mostra prosegue indugiando sui numerosi maestri che nel '600, in seguito alla lezione di Caravaggio, hanno dedicato parte della loro produzione al cosiddetto 'Still Life'. Opere di grande importanza tra cui spicca la 'Fiasca spagliata con fiori' del Maestro della fiasca di Forlì, attribuita anche al Cagnacci per la sua bellezza. Per l'occasione la tavola è stata sottoposta a indagini diagnostiche e si è visto che sotto lo strato di pittura c'era un ritratto preesistente. Forse il proprietario si era stancato di quel soggetto e ne ha voluto uno nuovo. Infine, il capolavoro dei Musei civici di Forlì è stato allestito accanto a una sua seconda versione, esposta qui per la prima volta, che conferma l'estrema maestria dell'autore.
"Probabilmente - ha concluso la Coliva - si tratta di un importante pittore di figura che ha fatto solo qualche incursione nella Natura morta". 
ansa

Splendore del '400 di Giovanni dal Ponte dal 22 novembre a Firenze

 Dall''Incoronazione della Vergine', splendido trittico appena restaurato, all'imponente pala dell''Annunciazione e quattro santi', i capolavori di Giovanni dal Ponte, affermato rappresentante dell'arte toscana del primo '400, sono riuniti in una grande monografica allestita a Firenze dal 22 novembre al 17 marzo, negli spazi della Galleria dell'Accademia. Circa 50 opere, molte delle quali provenienti dai maggiori musei italiani e del mondo, raccontano e fanno riscoprire le meraviglie del tardo-gotico fiorentino.
    Intitolata 'Giovanni dal Ponte (1385 - 1437/38). Protagonista dell'umanesimo tardo gotico fiorentino' l'importante rassegna ha infatti lo scopo sia di colmare una carenza di studi e conoscenza dell'artista sia di favorirne una classificazione critica più adeguata. Infatti è ormai accertato che il dal Ponte occupò un ruolo non marginale negli sviluppi della pittura fiorentina del primo Rinascimento, soprattutto per la creazione di un linguaggio individuale ed estroso, aggiornato sull'attività dei maestri attivi a Firenze in quell'epoca, da Gherardo Starnina a Lorenzo Monaco e Lorenzo Ghiberti fino a Masaccio, Masolino e Beato Angelico. La mostra è stata curata da Angelo Tartuferi e Lorenzo Sbaraglio, autori di una straordinaria selezione attraverso la quale è possibile ricostruire l'intera produzione di Giovanni di Marco, detto dal Ponte, dagli esordi alla felice maturità.
ansa

In Marocco per i bagni di sabbia

RABAT - Ci sono bagni di sabbia che valgono più di un tuffo nelle acque cristalline. A Merzouga, in pieno Sahara, quando le dune non sono più bollenti, i Tuareg leniscono i dolori alle articolazioni immergendosi nella sabbia. Nelle zone più incontaminate di quello che 10 milioni di anni fa era un mare, tra bivacchi per turisti e tende di famiglie nomadi, da molti secoli si scavano letti profondi un metro, dentro ai quali ci si stende avvolti in un sudario per 10 minuti. Subito dopo, lasciati i teli zuppi, ci si siede a terra, avvolti in asciugamani, per bere il tè necessario a reidratarsi.
    L'usanza è antica come le storie che si tramandano di padre in figlio, in questa zona ai piedi di Erg Chebby, dove si trovano le dune più alte del Sahara nel Marocco sudorientale, a 50 chilometri dal confine con l'Algeria. Qui la cultura è berbera, la medicina è rigorosamente naturale e neppure il passaggio degli arabi nel corso dei secoli ha cambiato le antiche abitudini.
    Benedetta da un quarto posto nella più classifica delle migliori destinazioni di turismo salubre dal National Geographic Traveler Magazine, dopo Quebec in Canada, Aguas Caliente in Perù e Bath in Gran Bretagna, Merzouga si prepara ad accogliere i turisti che, anche in perfetta forma fisica, vogliono provare questa sorta di sauna "a secco". Numerosi hotel nella zona organizzano i bagni di sabbia, anche se la pratica è rimasta fin qui quasi clandestina, riservata ai pochi cultori stranieri del genere e ai molti marocchini che si fanno prescrivere il trattamento dal medico di base per curare reumatismi, lombalgie, artriti e dolori ossei. I bagni di sabbia si fanno preferibilmente ad ottobre, o a giugno, quando la morsa del caldo allenta e le temperature, dai 50 gradi di luglio e agosto, scende fino ai 27-30, ma i più audaci allungano la stagione del turismo per la salute anche ai mesi di luglio e settembre.
ansa

Ai Vaticani, le 'prove' del Bernini

MUSEI VATICANI (ROMA) - I quattro angeli dalle ali spiegate accanto a quella quinta creatura celeste, immaginata invece in ginocchio. E poi le due imponenti teste dei dottori della Chiesa, Giovanni Crisostomo e Attanasio, con la barba che cresce riccioluta. La grandiosità della Basilica di San Pietro nacque anche da qui, dai sette modelli in terra cruda e paglia che Bernini plasmò e sperimentò, immaginando le creature che sarebbero andate ad animare l'Altare della Cattedra e del SS. Sacramento sotto la cupola della Casa di Pietro. Al tempo modelli per la fusione delle statue in bronzo, quelle"prove" di scultura sono oggi protagoniste di "Giovanni Lorenzo Bernini i suoi modelli", mostra che le svela per la prima volta al pubblico, dopo un lungo e delicato restauro finanziato con il contributo del Capitolo di New York e della signora Lea Romanelli del Patrons of the Arts in The Vatican Museum, fino al 26 febbraio ai Musei Vaticani nella Sala XII (i cui "legittimi" ospiti, da Caravaggio a Guercino sono al momento in prestito a Mosca).
    Di proprietà della Fabbrica di San Pietro e dal 1980 nei depositi dei Musei Vaticani, raccontano la vicedirettrice della Pinacoteca, Barbara Jatta, e le restauratrici Alice Baltera e Flavia Callori Di Vignale, le opere "sono state 'liberate' da tutti i materiali apposti negli anni, lasciando però intatte le incrinature naturali dell'asciugatura della creta, che pensiamo possano essersi verificate già sotto gli occhi dello stesso Bernini". E durante la pulitura ecco emergere anche qualche "dono", con le impronte digitali e il "tocco" dei maestri che hanno steso e tirato la creta, ancora lì tra ali e piccole insenature.
    In mostra, anche i bozzetti berniniani appartenuti alle collezioni del Cardinale Flavio I Chigi, nipote di Papa Alessandro VII, raffiguranti La Carità, la Verità, Putti alati, Daniele nella fossa dei leoni, Abacuc dell'Angelo, l'Apostolo o profeta che legge un libro.
ansa

Paolucci, salva la 'Cappella Sistina' di Pisa

PISA  - "Con questo restauro di enorme valore artistico e la restituzione del Camposanto Monumentale ai pisani si chiude il conto con la seconda guerra mondiale. La scena del Giudizio universale è la Cappella Sistina di Pisa". Lo ha detto Antonio Paolucci che ha guidato i lavori per il restauro degli affreschi del Camposanto Monumentale di piazza dei Miracoli, a Pisa, condotto dalle maestranze dell'Opera primaziale.
Il ciclo di affreschi noto come "Il trionfo della Morte" e attribuito al pittore trecentesco Buonamico Buffalmacco, di cui sono già state ricollocate in parete due scene, le Storie dei Santi Padri e l'Inferno, ha visto ora il completamento di quella che è forse la scena più bella, il Giudizio Universale, che presto sarà ricollocato in parete. Gli affreschi trecenteschi del Camposanto furono danneggiati il 27 luglio 1944 una granata provocò un incendio e la fusione del tetto di piombo: vennero subito staccati dalle pareti e iniziò così una lunga e affascinante storia di salvataggio e restauro.
ansa

Centro di Spiritualità Rosminiana Sacro Monte Calvario Domodossola sede XI Cenacolo Rosminiano

Presso il Centro di Spiritualità Rosminiana (sala Bozzetti), in Borgata Sacro Monte Calvario, 8 di Domodossola (VB) ha avuto inizio Sabato 19 Novembre 2016 alle ore 9, con l'apertura del convegno da parte del Prof. Markus Krienke e del Dr. Lorenzo Airoldi, l'XI Cenacolo Rosminiano

Domodossola,  Le giornate di studio, che proseguiranno anche nella giornata di domani fino alle ore 12,30, hanno avuto come tematiche questione legare al tema "La libertà di Dio, sulla Teodicea di Rosmini" con approcci sistematici, etici, attualizzanti e storici. Un'altra sezione è dedicata a "Metaphisics and anti-Metaphisics"". Tutte le relazioni saranno videoregistrate a cura della "Cattedra Antonio Rosmini" (http://www.cattedrarosmini.org), diretta dal Prof. Markus Krienke Professore di Etica sociale cristiana e Dottrina sociale della Chiesa della Facoltà di Teologia di Lugano. Il ROSMINI INSTITUTE® (PHILOSOPHICAL RESEARCH CENTER) è stato riconosciuto dal Miur (Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca. La Cattedra Antonio Rosmini della Facoltà di Teologia di Lugano (diretta dal prof. Markus Krienke) si impegna nello studio del pensiero di Antonio Rosmini (1797–1855) il quale visse gli ultimi sei anni della sua vita a Stresa ed intrattenne numerose relazioni con il Ticino e Lugano in particolare. A tutto diritto il suo pensiero è stato definito “enciclopedico”, in quanto affronta le dimensioni del sapere umano a partire da una precisa impostazione teoretica che può essere caratterizzata con i termini “personalismo dialettico” e “ontologia trinitaria”. Ecco i due indirizzi della ricerca della Cattedra Antonio Rosmini: temi etico-sociali e metafisici. Secondo il “personalismo dialettico” la persona umana è e deve essere criterio per il giudizio delle strutture sociali, delle politiche concrete, dei processi economici e delle questioni ambientali, e via dicendo. A tal fine, la Cattedra Rosmini non si accontenta con una definizione metafisico-astratta della persona, ma cerca di tematizzare i vari aspetti dell’essere umano attraverso il confronto dialettico con tutte le sfere sociali in cui essa si realizza. Secondo l’“ontologia trinitaria” le antinomie e contraddizioni dell’esperienza umana trovano la soluzione soltanto in una prospettiva metafisica che interpreta l’essere nella prospettiva dell’essere assoluto il quale non è soltanto “uno” ma anche “trino”. In questo modo, Rosmini attualizza la grande tradizione metafisica del pensiero occidentale, nella luce del contributo del cristianesimo, per la modernità, proponendo nuove possibilità di capire i grandi “perché” dell’essere. Questi indirizzi si svolgono mediante la ricerca, la stesura di tesi, convegni filosofici e conferenze serali pubbliche. In queste attività la Cattedra Antonio Rosmini viene accompagnata con il Rosmini Institute (Varese) che gestisce la “VideoCattedra Rosmini” (ROSMINIANA ISSN 2284-4406 – www.cattedrarosmini.org) con video lezioni gratuitamente scaricabili da internet e la “Rosmini TV”, accessibile via streaming (www.rosmini.tv). 

segnalazione a cura del Prof. Giuseppe Serrone
XI Cenacolo Rosminiano 19 -20 Novembre 2016
La Casa del Sacro Monte Calvario è un luogo ideale per organizzare ritiri, esercizi spirituali, incontri di gruppo, vacanze e fine settimana di condivisione, corsi biblici, meditazioni, discernimento, presentazioni, convegni, concerti musicali, incontri e vacanze studio.
Durante la permanenza al Sacro Monte Calvario è possibile sperimentare la pace e silenzio di un luogo completamente immerso nella natura e tranquillità, circondato da un ampio giardino realizzato sui resti di un antico castello medievale.
La casa dispone di quattro aree notte distinte e gestibili in modo indipendente. Sono presenti camere singole e doppie, tutte dotate di bagno interno con acqua calda, doccia, sanitari.
Il Sacro Monte Calvario di Domodossola vi aspetta per un soggiorno di qualche giorno, di una giornata o per una visita di qualche ora.

Centro di Spiritualità Rosminiana

Sede del Noviziato Italiano

Borgata Sacro Monte Calvario
828845 Domodossola (VB)
Tel: 0324.242010
Fax:0324.44460
Cell: 340.3544798
email: rettorecalvario@hotmail.com



Andar per musei sulle tracce delle donne


Un itinerario tra siti e musei in Sardegna, alla scoperta delle principali testimonianze dello status femminile, dalla preistoria all'epoca punica e romana. Lo ha ideato l'archeologo Nicola Dessì, 35 anni, di Perdaxius, nel Sulcis. Prima tappa il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, dove è esposto il maggior numero di rappresentazioni femminili. "Tra queste la più antica finora rinvenuta in Sardegna, la sua datazione dovrebbe essere risalente al Paleolitico", spiega Dessì. Si prosegue al Museo Archeologico di Carbonia, nel Sulcis, dove si può ammirare una spettacolare statuina in argilla risalente al V millennio a.C. e proveniente da una tomba neolitica visitabile dentro la città.
    Sempre nello stesso museo sono esposte alcune delle mille raffigurazioni di Demetra rinvenute nel tempio a lei dedicato nel Comune di Narcao, in località Terraseo. "Questo tempio - sottolinea l'archeologo - venne realizzato nel V secolo a.C. e voleva rendere onore alla più importante divinità dei sardi, colei che incarnava in tutto e per tutto le antiche virtù vitali della Grande Madre". L'itinerario prosegue al Museo Archeologico di Cabras, in provincia di Oristano, che annovera numerosi idoletti neolitici della Dea Madre. "Da qui ci si sposta nell'entroterra, al Museo Archeologico di Teti, in Barbagia, dove è esposta una statuina in pietra rossa di una donna che porta le mani al ventre, indicando la vita che porta nel suo grembo", ci guida ancora Dessì. Il viaggio si conclude a Perfugas, in provincia di Sassari, al Museo Archeologico. "In una vetrina - suggerisce l'esperto - si potrà esprimere la propria meraviglia nell'ammirare una statuina di pietra di una donna raffigurata nell'atto magico dell'allattamento".
ansa

Italia e Mondo Stazioni da incorniciare Quando le metropolitane sono gallerie d’arte

Da luoghi di passaggio a piccoli capolavori artistici: così urbanisti, archistar e artisti hanno trasformato le semplici e spesso anonime stazioni della metropolitana. Nelle grandi città le banchine e i passaggi diventano gallerie d’arte e laboratori di creatività; li contraddistinguono l’uso dei colori, delle luci e delle forme avveniristiche. Ecco alcune tra le stazioni più spettacolari, che meritano una visita e dove aspettare il treno è l’occasione per potersi godere appieno l’atmosfera, i murales e le opere d’arte.
Stazione Toledo, Napoli 
Ha ricevuto premi, elogi e consensi la linea 1 della metropolitana di Napoli, dove le stazioni e i corridoi sotterranei sono stati decorati da più di 90 artisti, locali e internazionali. Un sondaggio del Daily Telegraph l’ha incoronata la metropolitana più bella del mondo; progettata dall’architetto catalano Oscar Tusquets e inaugurata nel 2012, la metro è rivestita da mosaici colorati che riportano scene e immagini della città e dei suoi dintorni. In particolare la stazione Toledo, nel quartiere di san Giuseppe, regala la sensazione di immergersi nell’oceano grazie alle decorazioni bianche e blu e a tutte le sfumature del mare in un gioco spettacolare d’acqua e di luci.
T-Centralen, Stoccolma 
Le 90 stazioni della metropolitana di Stoccolma, decorate da più di 140 artisti, sono proprio come una galleria d’arte, ricca di installazioni sotterranee, mosaici, murales e persino uno scavo archeologico con colonne romane. La stazione T-Centralen è la più spettacolare e suggestiva: qui il soffitto cavernoso, dipinto nel 1950 da Vera Nilsson e Siri Derkert, è ricoperto da piante rampicanti color blu che ricordano primitive pitture rupestri.
BurJuman station, Dubai
E’ famosa per i lampadari a forma di medusa e per le decorazioni ispirate al mondo marino, realizzate in tutte le sfumature del blu. L’avveniristica stazione BurJuman, punto di scambio tra la linea rossa e quella verde di Dubai, la più lunga rete metropolitana automatizzata del mondo, in realtà si chiama Khalid Bin Al Waleed e sorge vicino all’omonimo centro commerciale.
Olaias, Lisbona
Progettata dall’architetto Tomás Taveira in occasione dell’Expo ’98, la stazione Olaias della metropolitana di Lisbona è caratterizzata da colori e materiali unici che ripropongono un enorme e geometrico contenitore di azulejos, le tipiche piastrelle colorate portoghesi. La presenza di colonne di metallo fa da contrasto al gioco lineare delle forme geometriche della stazione. Hanno collaborato alla realizzazione dell’opera anche gli artisti portoghesi Pedro Cabrita Reis, Graça Pereira Coutinho, Pedro Calapez e Rui Sanchez.
Champ-de-Mars, Montreal
Caratterizzata da vetrate con motivi geometrici, la stazione canadese di Montreal contiene una delle opere astratte più famose di Marcelle Ferron, artista del Quebec. La serie di vetrate, realizzata nel 1968, e la posizione della stazione le consentono di ricevere molta luce solare che, illuminando i disegni colorati, forma uno spettacolare e vivace effetto arcobaleno. Per aumentare l’effetto cromatico, le pareti della stazione e del chiosco adiacente sono ricoperte di piastrelle blu e crema; anche il tunnel che collega la metro alla superstrada Ville-Marie è decorata con murales.
Szent Gellért tér, Budapest
Le decorazioni a mosaico della stazione di Szent Gellért, nella capitale ungherese, sono quasi ipnotiche: le piastrelle colorate che decorano le pareti a volta della stazione, recentemente disegnata dall’artista Tamàs Komoròczky, ricordano immagini geometriche spaziali. La stazione si trova sulla linea 4, sotto l’università di tecnologia ed economia, in corrispondenza della piazza omonima, che prende il nome dal patrono di Budapest.
Westfriedhof, Monaco di Baviera 
Progettata dal designer tedesco Ingo Maurer, la stazione Westfriedhof , sulla linea U1 di Monaco di Baviera, è un susseguirsi di grandi lampadari a cupola con luci blu, rosse e gialle che illuminano le sedute e contrastano con le pareti spoglie e grezze in calcestruzzo, che ricordano le grotte. Colorata, creativa e funzionale, la stazione bavarese è ricoperta da neon futuristici che illuminano piattaforme e tunnel. Anche le altre stazioni della metropolitana, sempre disegnate da Ingo Maurer, sono un tripudio di geometrie colorate.
Formosa Boulevard, Kaohsiung
La metropolitana di Taipei regala un’installazione che lascia senza fiato: la “cupola della luce” è un’imponente opera d’arte con più di 4.500 pannelli di vetro, realizzata dall’artista italiano Narciso Quagliata per la stazione di Formosa Boulevard, a Kaohsiung. La spettacolare cupola in vetro colorato ha un diametro di 30 metri per un totale di 660 metri quadrati di superficie, sulla cui vetrata è rappresentata la storia dell’uomo attraverso gli elementi dell’aria, dell’acqua, della terra e del fuoco.
Slavjanskij Bul’var, Mosca
E’ un’elegante stazione di snodo tra due linee importanti della metropolitana di Mosca, una delle più antiche al mondo. La stazione Slavjanskij Bul’var, al di sotto dell’omonimo viale, è stata disegnata dall’architetto Volovich, caratterizzata da una sola volta, poco profonda, che si appoggia sulle mura ricoperte in marmo verde, e sormontata da profili in alluminio dove sono stati fissati elementi di illuminazione. Il pavimento è ricoperto da granito grigio.
Bund Tunnel, Shanghai
Non è tecnicamente una stazione ma un tunnel che, con un sorprendente gioco di centinaia di luci, collega le zone Puxi e Pudong sotto il fiume Haungpu di Shanghai. Nella città cinese dove si trova la metropolitana più lunga del mondo, il tunnel offre 647 metri di giochi multimediali e psichedelici, accompagnati da effetti sonori, godibili e apprezzabili dai vetri della carrozza automatizzata.
ansa

Treno del foliage tra Piemonte-Svizzera Vigezzina-Centovalli la ferrovia più panoramica d'Italia

DOMODOSSOLA (VCO) - Viaggiare lentamente, immersi nei colori dell'autunno a bordo della 'Vigezzina' il treno a scartamento ridotto che collega Domodossola a Locarno, tra Piemonte e Svizzera. 'Foliage e lentezza' è l'idea turistica per chi vuole percorrere in treno la valle Vigezzo, in Ossola, e la Centovalli, lembo di terra che scende verso Locarno e la parte svizzera del Lago Maggiore. Un viaggio lento - due ore per percorrere 52 chilometri, 32 in territorio italiano, 20 in Svizzera - sulla ferrovia panoramica che in autunno 'taglia' i colori della Vigezzo, più nota anche come valle dei pittori per aver dato i natali a illustri artisti tra cui Giuseppe Mattia Borgnis e Carlo Mellerio.
    Inaugurata il 25 novembre 1923, la 'Vigezzina', o 'Centovallina' come la chiamano gli Svizzeri, è una ferrovia slow: in un un paio d'ore corre attraverso le Alpi, toccando 32 stazioni disseminate nelle due valli confinanti. Un viaggio in una vera esplosione di colori e atmosfere dorate.
    I treni bianchi-blu della Ferrovia Vigezzina-Centovalli sono un mezzo di collegamento per residenti e un'attrazione per i turisti. In un anno sono 500 mila i passeggeri che la utilizzano sulla tratta italiana, un milione su quella svizzera.
    Tipica ferrovia alpina, la Vigezzina-Centovalli è considerata "la ferrovia panoramica più bella d'Italia". Tra Domodossola e Locarno unisce i paesi della valle Vigezzo, terra di musei come quello degli spazzacamini e valle che ha dato i natali a illustri personaggi come Gian Paolo Feminis, l'immigrato vigezzino stabilitosi a Colonia dove nel 1693 creò l'Acqua mirabilis, che alla sua morte venne prodotta come Acqua di Colonia da un altro emigrato vigezzino, Giovanni Maria Farina. Oppure Giovanni Maria Salati, che nell'agosto 1817, per sfuggire alla prigionia, si gettò in acqua a Dover per raggiungere le coste della Francia: fu il primo ad attraversare a nuoto la Manica.
ansa

Lorca, l'usignolo della bellezza


Con questa ricchissima monografia Gabriele Morelli riporta il fuoco dell’attenzione su Federico García Lorca(1898-1936), che in diverse fasi della nostra cultura entrò nella poesia e nel teatro italiani con la forza prorompente della sua musica variatissima (Garcia Lorca, Salerno, pp. 320, € 16). 

Nella bibliografia sterminata su Lorca conferiscono a questo libro una preziosa unicità la frequentazione di Morelli con i suoi eredi (la sorella Isabel e Manuel Fernandez-Montesinos García, figlio dell’altra sorella Concha e di Manuel, il cognato fucilato poco prima di lui) e con gli ultimi testimoni: la passione critica che accompagna ogni istante il farsi della poesia nella vita pubblica e privata, nella condizione drammatica dell’omosessualità e in tante zone d’ombra non risolte, che culminano con la morte: la viva descrizione degli ambienti, dall’infanzia di Federico immersa nella natura di Fuente Vaqueros a Granada, Madrid, New York, Cuba, il Sudamerica, la Spagna cupa che lo martirizza.La parola di García Lorca nasce con la musica, una trasmissione materna che include lo zio Baldomero, il maestro Segura, e dal 1919 il grande Manuel de Falla: pianoforte e chitarra classica fusi nella ricerca sul campo di motivi popolari, gitani e moreschi. Ma essi diventano subito un’invenzione assoluta, una cosa nuova, mai conosciuta, su cui fioriscono tutte le sperimentazioni che Lorca prova instancabilmente.

Il poeta va a caccia: caccia notturna in un bosco lontanissimo. Prova «comprensione simpatica dei perseguitati. Del gitano, del negro, dell’ebreo... del moro che tutti noi portiamo dentro». Nel giugno 1936, quasi allo scoppio della guerra civile confessa che in quei momenti tragici l’artista deve «ridere e piangere col suo popolo. ... rinunciare al mazzo di gigli e tuffarsi nel fango fino alla cintola per aiutare quelli che cercano i gigli».Federico coglie come un’ape ora la libertà d’associazioni del surrealismo senza le sue gratuità (dopo il primo Libro de poemas 1921, nel Poema del cante jondo 1921/2-1931, nelle Canciones 1924, nel Romancero gitano 1928).

Ora acuisce e dilata suoni e fantasmagorie dell’America nell’età del jazz, della cultura negra che lo appassiona, e della mostruosità di Wall Street alla vigilia del crollo nel Poeta en Nueva York 1929/30-1940: e che meraviglia la fluente, liberata “Oda a Walt Whitman”. Ora assorbe l’eros di Hafiz incarnato in El Andalus nel Diván del Tamarit(1936). Ora trasforma Shakespeare, Góngora, san Juan de la Cruz e il Cantico nei portentosi Sonetos del amor obscuro che vennero scoperti dopo la morte, editi nel 1984: poesia d’amore di una bellezza quasi inarrivabile.In un testo non bello del 1818, “El canto del miel”, Lorca dichiara l’ascendenza mitica del poeta ape: i Greci chiamano api le Muse. 

La sua arnia è una stella casta, pozzo di ambra che alimenta il ritmo delle api. La poesia è il miele, che addensa metafore: parola di Cristo, oro fuso del suo amore, la cui perfezione di nettare è mummia della luce del paradiso: materialità dell’infinito, anima e sangue dolente dei fiori condensata attraverso un altro spirito: canto dell’età dell’oro, liquore divino dell’umiltà, incarnazione dell’armonia, essenza geniale e dorata del lirismo, dolce come il ventre delle donne, gli occhi dei bambini, le ombre della notte, una voce, un giglio: supremo sole che illumina, consola, equivale a tutte le bellezze, al colore, alla luce, ai suoni: liquore divino della speranza dove l’anima e la materia in unità raggiungono equilibrio perfetto come nell’ostia il corpo e la luce di Cristo. 

“El canto del miel” esalta la lirica: musica dolcezza che viene dal dolore. Una scelta sacra, sacrificale, per niente di moda oggi.Come espone ampiamente Morelli, intorno a Lorca sin dagli anni Venti e non solo in Spagna, s’irradiano interessi e scambi di un ambiente internazionale con al centro Jiménez, Ortega y Gasset, Unamuno, Valle-Inclán, i Machado. Vi si uniscono i più giovani Salvador Dalí e Luis Buñuel, Jorge Guillén, Rafael Alberti, Pablo Neruda, Vicente Aleixandre, Damaso Alonso, Gerardo Diego, Luis Cernuda. Le arti si fondono con le lettere, il teatro le riassume, e prima l’attività della Barraca con la diffusione dei classici nelle campagne, poi i tour oltreoceano espandono la meteora di Lorca.

D’improvviso, la sua barbara esecuzione da parte di militanti franchisti gettò l’aura del martirio sul fascino che già lo circondava, non solo in chi ne aveva riconosciuto subito il genio mobilissimo e la grazia suprema di grande malinconico. Si riverberava in ogni forma di mitizzazione.Nel 1955 la voce di Federico García Lorca risuonò nelle case italiane attraverso le profonde vibrazioni del Lamento per Ignacio Sanchez Mejias letto da Arnoldo Foà col commento musicale di Mario Gangi per la chitarra di Piero Gosio, che scandiva l’andamento a concerto del poema. Tutti furono conquistati da una poesia nobile e tragica, potente e suasiva, familiare per la sua classicità e insieme esotica, che esaltando la figura di Ignacio non solo torero ma simbolo della cultura spagnola, attraeva verso paesaggi di un comune fondo mediterraneo bruciato da miti oscuri e solari, da tenerezze soavi e profumi arabizzanti, da ferocie sanguinose e da un nero abbagliante. Carlo Bo, che dopo Angiolo Marcori (Poeti nuovi di Spagna, “Rassegna Nazionale”, 1930), Giuseppe Valentini e in seguito Oreste Macrì aveva tradotto Lorca verso la fine degli anni Trenta e nel 1962 ne avrebbe pubblicato tutte le poesie con Guanda, un anno dopo l’edizione di Vittorio Bodini di tutto il teatro per Einaudi, presentava il Lamento come il frutto più maturo, un vero e proprio testamento, “la parte più alta” della poesia di Lorca nel senso dell’elegia.
avvenire

Ecco il programma Sagra MeleMiele 2016 a Baceno

Da sabato 29 ottobre a martedì 1 novembre 2016, dalle 10 alle 20 torna la rinomata Sagra MeleMiele!
La manifestazione verrà ospitata come di consueto dal borgo di Baceno ma coinvolgerà tutta la valle, grazie alle numerose iniziative ad essa connesse.

La Sagra, una vera e propria "mostra mercato", vedrà la partecipazione di artigiani, hobbisti, piccoli produttori ed agricoltori locali che potranno esporre e vendere al pubblico oggetti realizzati a mano e prodotti tipici della zona di Baceno e della Valle, tutti rigorosamente biologici!
Una vasta parte dall'evento verrà destinata alla gastronomia e alle specialità culinarie che da sempre contraddistinguono la sagra: il risotto melemiele, le frittelle dolci, la pizza etc.
Saranno inoltre organizzati laboratori per bambini, visite guidate, mostre, spettacoli musicali, conferenze e menu a tema nei ristoranti. (distrettolaghi.it)

Programma

Ecco il programma di MeleMiele 2016 
In cammino tra roccia e cielo.
ORARI SAGRA: sabato: 11-20 domenica e lunedi: 10-20 martedi: 10-19
SABATO 29 OTTOBRE
Ore 11.00 
INAUGURAZIONE UFFICIALE E APERTURA SAGRA
Ore 12.30 E' ORA DEL RISOTTO MELEMIELE NEL PENTOLONE GIGANTE CRAFOND
Dalle ore 14.30 fino alle 19 OSSOLA ROCK
l'Arrampicata sportiva moderna nelle Valli Ossolane
Bisogni, opportunità, sviluppi ed esperienze: tavoli di incontro e confronto
Ore 15.00 Cucina Salutare con le Pentole Crafond, dimostrazione
Dalle ore 15.30 CASTAGNATA in compagnia della ANTIGO BRASS BAND - live music
Ore 16.00 LABORATORIO CREATIVO X BAMBINIA cura delle Mirtille CreAttive
Dalle ore 18.00
PIZZA DELLA SAGRA
Ore 21.00
DIALOGHI SERALI
Passione di Roccia...
Tra ascensioni e consapevolezza del limite. Viaggio nel mondo dell'arrampicata di ieri e di oggi.
Con un protagonista d'eccezione: MANOLO, MAURIZIO ZANOLLA
Conduce il giornalista Lorenzo Scandroglio
DOMENICA 30 OTTOBREOre 10.00 IL CAMMINO E LA PREGHIERAPellegrinaggi e devozione popolare sui monti dell'OssolaA cura di Paolo Crosa Lenz A SEGUIRE IN CAMMINO SUI SENTIERI DELLA BINNTA LA cura di Andreas Weissen
Ore 12.30 E' ORA DEL RISOTTO MELEMIELE NEL PENTOLONE GIGANTE CRAFOND
OSSOLA ROCK | MEETING DI ARRAMPICATA Presso la Falesia di Croveo
Attività di arrampicata per bambini dai 7 anni e per ragazzi con i Climbers Inside e le guide
ore 15.00 
CENSIMENTO DELL'ARCHITETTURA TRADIZIONALE NEL COMUNE DI BACENO
Maurizio Cesprini e Giada Zerboni - Associazione Canova
Paolo Lampugnani - Associazione Musei dell'Ossola
Roberto Bertolino
Dalle ore 15.30 CASTAGNATADalle ore 15.30
FISARMONICHE IN COMPAGNIA - Primo Raduno Sagra MeleMiele
Ore 16.00 LABORATORIO CREATIVO X BAMBINI
Dalle ore 18.00 PIZZA DELLA SAGRA
Dalle ore 18.00
OSSOLA ROCK CLIMBERS FEST con DJ Set
L'arrampicata in festa
LUNEDì 31 OTTOBRE
Ore 10.30 LA VALIGETTA BLU di Cleide Bartolotti
Presentazione del libro con la presenza dell'autrice Moderatore Francesca Zani
ore 12.30
E' ORA DEL RISOTTO MELEMIELE NEL PENTOLONE GIGANTE CRAFOND
ore 15.00 
IN CAMMINO CON I CRISTALLI, ALLA RICERCA DI SE' E DELLA NOSTRA FORZA INTERIORE Cristalloterapia: alla scoperta delle antiche conoscenze tramandate tramite i cristalli, custodi millenari dell'energia, della loro saggezza. Come attingere a questa energia sia per uso personale sia per l'aspetto curativo.
Incontro a cura di Pamela Monti.

Dalle ore 15.30 CASTAGNATA
dalle ore 16.00 YLENIA & LORENZO DUO live music
ore 17.00 Storie di cammini e movimenti.
Bambini in fuga dalla guerra: storie di migrazioni forzate a confronto, dalla seconda guerra mondiale ad oggi.
Enrico Fovanna, giornalista
Claudia Ceniti responsabile della Onlus Il cuore in Siria
Cleide Bartolotti, scrittrice
Marilyn e Giorgio Buccellati, Archeologi, Professori California State University LA, Associazione per la Valorizzazione dell'Archeologia e della Storia Antica.
ore 22.00
BAR ISOTTA - PENTAGRAMI IN CONCERTO
MARTEDì 1 NOVEMBRE Ore 10.30 GEKOLOGIA: quando la geologia incontra l'arrampicata"Esperienze di un progetto didattico"
Relatori Irene Bollati (Università degli Studi di Milano), Enrico Zanoletti (Geoexplora)
Dalle ore 12.30
PIZZA DELLA SAGRA
ore 16.00
DOCUFILM - UN MONDO IN PERICOLO di Markus Imhoof
“Se le api scomparissero dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero più che quattro anni di vita” A.Einstein
Dalle ore 15.30
QUATRAD DUO live music
Wenzo e Zio Losito
Ore 17.00
FORMAZZA EVENT presenta BUT 2017A seguire aperitivo con i volontari
ore 19.00
Chiusura Sagra
PAESE OSPITE SAGRA MELEMIELE 2016: PREMIA
fonte: http://www.melemiele.it/

Wroclaw, quando la cultura rende vivaci


WROCLAW o  BRESLAVIA - Un'antica città polacca con un centro storico bello e vivace sulle rive del fiume Oder, Wroclaw (nome polacco di Breslavia), che ha colto l'occasione di essere divenuta Capitale Europea della Cultura 2016 per rinnovarsi, restaurare monumenti, aprire nuovi musei, organizzare un migliaio di appuntamenti tra arte, cinema,musica, teatro, letteratura, dibattiti e incontri, è così riuscita, secondo gli organizzatori, ad attirare nei primi sei mesi dell'anno due milioni di persone dalla Polonia e dall'estero.
  Oltre a grandi e spettacolari serate all'aperto, tra piccoli festival jazz e esibizioni di danza, canti e fuochi artificiali, al centro del programma la settima edizione delle Olimpiadi del teatro, oggi in pieno svolgimento sino al 13 novembre con più spettacoli quotidiani da ogni parte d'Europa, firmati da registi come Peter Brook o Robert Wilson, Jan Fabre o Valery Fokin, Heiner Goebbels o Eimuntas Nekrosius, sino agli italiani Romeo Castellucci e Pippo Delbono. E assieme rassegne e inziative legate ai grandi nomi del teatro polacco, da Stanislaw Witkiewicz sino a un Bruno Schulz Festival che si è concluso da poco ed era legato a Wroclaw quest'anno anche Capitale Mondiale Unesco del Libro e alla assegnazione del Premio Angelus per l'Europa centro orientale, quella che va dalla Germania alla Russia, dai paesi balcanici a quelli baltici, accumunati dall'aver vissuto nel Novecento il totalitarismo nazista e sovitico comunista. Nel nome di Schulz, oltre a concerti, incontri tra scrittori e studiosi, letture e recite, il premio è stato consegnato quest'anno al romeno Vosganian Varujan per il romanzo ''Ksiega szeptów'' (Il libro dei sussurri). Per questo 2016 è stato anche aperto un nuovo museo interattivo e con ampio uso dell'elettronica, intitolato al grande poema nazionale polacco Pan Tadeus di Adam Mickiewicz che presenta la letteratura, la società e la storia polacca dell'epoca attraverso dipinti, ricostruzioni, documenti e amnoscritti. 
Molta attenzione è stata data all'Architettura del XX secolo con molte esposizioni, incontri, e l'apertura di un apposito Museo con una grande mostra sul Modernismo tra costruzioni e urbanistica della scuola di Lviv, ricco di plastici e progetti, oltre una sezione dedicata alla grafica e i manifesti. Rientra in questa prospettiva il restauro di alcuni palazzi architettonicamente di pregio in città e del Four Domus Pavillon, costruzione tedesca del 1913 ora adibita a Museo d'Arte Moderna Polacca. Sempre di interesse architettopnico, ma legata alla musica c'è stata la costruzione e l'apertura del nuovissimo National Forum of Music, edificio tra i più moderni d'europa con varie sale da concerto, un'acustica eccezionale e spazi modificabili, la cui grande hall aperta sui cinque piani è giocata tra scale bianche e pareti nere quasi a richiamare i tasti di un pianoforte. Gli appuntamenti musicali vanno avanti tutto l'anno, sono di ogni genere (gran successo ha avuto Ennio Morricone) e si tengono in vari luoghi della città, dopo che l'estate ha visto anche l'uso di molte piazze.
Altra arte cui è dato molto spazio, il cinema, con un Festival del cinema americano che si chiuderà il 30 ottobre, una rassegna di film shakeaspeariani, e una grande retrospettiva di Wim Wenders, oltre alla cerimonia per l'European Film Awards fissata per il 10 dicembre. Vitalissima poi la fotografia con tante esposizioni. Tra l'altro Wroclaw Capitale Europea della Cultura ha aperto concorsi per progetti di giovani artisti selezionandone molti da aiutare e portare a visibilità. 
Insomma una città quest'anno dove non c'è che da scegliere cosa fare e quel che interessa. Senza contare le bellezze di Wroclaw stessa, storico capoluogo della Bassa Slesia, moderna città di oltre 600mila abitanti ma con un cuore antico che è appunto la Città vecchia - Stare Miasto, al cui centro è il grande Rynek, Piazza del mercato, che si stende attorno al Palazzo Comunale (la parte principale risale al XV secolo e ha sulla facciata orientale un famoso e complicato Orologio astronomico del 1580) una bella chiesa e a far da cornice alla piazza una serie di splendidi palazzi colorati e spesso riccamente ornati in gran parte di origine rinascimentale fiamminga, come la Casa dei Grifoni. Sono tante poi le antiche chiese, a cominciare da quella di Sant'Elisabetta col suo possente campanile che ne fa uno dei simboli della città, come i tanti musei e gallerie. A questo si aggiungono decine di birrerie, vinerie, piccoli locali e ristorantini che rendono piacevoli le serate.
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