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Maraini-Rossini in scena al lago Maggiore

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ARONA (NOVARA) - Un Rossini stanco e invecchiato, ma sempre appassionato. Un pianoforte, inseparabile appendice del suo vivere con la musica, quasi un'amante irresistibile e travolgente. E sullo sfondo, il lento sciabordio delle onde. Così il lago Maggiore si trasforma nel Golfo di Napoli per Ma se mi toccano, spettacolo scritto da Maurizio De Giovanni per il festival Il Teatro sull'Acqua, la kermesse diretta da Dacia Maraini, che torna ''in scena'' ad Arona (NO) dal 5 al 9 settembre, con un'anteprima, martedì 4, per il nuovo romanzo della scrittrice, ''Tre donne'', con il presidente dei Librai italiani Paolo Ambrosini. In tutto, cinque giorni di spettacoli, da La scortecata di Emma Dante a La centaura della Maraini, versione itinerante lungo le mura antiche. E poi il Teatro in villa con Davide Enia in Scena dalla frontiera, dal romanzo Appunti per un naufragio. Più i ''dialoghi'' che quest'anno vedranno protagonisti Massimo Cacciari e Maria Pia Veladiano su Le parole e il sacro, il Premio Strega Giovani Lia Levi sugli ottant'anni delle Leggi razziali del '38, Alessandro Robecchi, il risorgimento siciliano di Simona Lo Iacono, le origini di Adelphi con Cristina Battocletti e ancora Daria Bignardi, Paolo Giordano e Marco Balzano. Evento clou del festival, la nuova produzione del Teatro sull'acqua, con un testo scritto appositamente per l'acqua e messo in scena senza teatro, graticci o scenografie, se non la bellezza del lago. Un evento unico al mondo, paragonabile solo all'Opéra on the Lake a Bregenz, in Austria, e al Teatro delle Marionette d'Acqua di Hanoi, in Vietnam. Quest'anno a rispondere alla chiamata è Maurizio De Giovanni, il papà del Commissario Ricciardi e dei Bastardi di Pizzofalcone, con Ma se mi toccano, spettacolo diretto da Herve Ducroux dedicato a Rossini (prove generali il 4 settembre, poi in prima nazionale dal 5 all'8). A chiamare in scena il Maestro del Guglielmo Tell è la stessa Maraini. Rossini, interpretato da Edoardo Siravo evoca la Napoli del suo San Carlo di inizio '800. Ed ecco che dal nulla, nel Porto Antico di Arona. il Teatro si materializza: la prima da allestire, improbabili impresari (Massimo Pagano), le audizioni (con le soprano Leonora Tess, Federica Pieropan, Valentina Garavaglia e Virginia Mcintyre e il baritono Daniele Piscopo), un pianista (Arduino Speranza), le arie cantate dalle donne al mercato. E poi tutta un'umanità sgangherata e ''truculenta'' fatta di pescatori, mercanti, marinai, costruttori di macchine teatrali. Il Festival, parte del progetto Le Vie d'Acqua - I Festival del Lago Maggiore, prosegue poi tra gli under 35 di The hard way to under stand each other, il Delirio Bizzarro che la coppia Carullo e Minasi ha costruito sugli incontri con pazienti di strutture psichiatriche, l'arte di strada e il Teatro à la carte di Franco Acquaviva nei ristoranti della città. Chiude nel programma Fuori Festival, domenica 23 settembre, l'incontro con Gino Strada e Shirin Ebadi, avvocato, premio Nobel per la Pace 2003 e prima donna musulmana a ottenere questo riconoscimento. 
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Thailandia, alla scoperta del Nord tra templi e villaggi

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 Invasa dai turisti che sono quasi triplicati in dieci anni - dal 2007 al 2017 sono passati da 14 a 32 milioni all'anno e nel 2018 si prevede di arrivare a 34 milioni - la Thailandia sta rischiando di perdere la sua anima gentile e sorridente. Ma la vera thainess di questa terra tanto amata da Tiziano Terzani ancora si può trovare andando alla scoperta dei villaggi rurali del nord, della vita nelle campagne, nei boschi, verso mete meno scontate del mare, che resta sempre l'attrazione principale. Qui la filosofia del sabai sabai, del tutto bene, del pensare all'oggi, funziona ancora.
    Ecco dunque, per chi cerca un po' di autenticità e vuole vivere un'esperienza diversa della Thailandia, nuove possibilità di viaggio che stanno creando una sempre più apprezzata forma di turismo. Un punto strategico di partenza in questa direzione è Chiang Mai e la sua provincia, che si può raggiungere da Doha con un volo diretto, tra le nuove destinazioni, insieme a Pattaya, aperte da Qatar Airways nel 2018. Seconda grande città della Thailandia, a 700 chilometri da Bangkok, Chiangmai (Città nuova), a pieno titolo capitale del Nord, circondata dalle montagne più alte del Paese, come il Doi Inthanon, dove d'inverno (da novembre a febbraio) si va ad aspettare lo zero, famosa per i suoi mercati notturni, merita di essere visitata anche per il fascino dei suoi templi e siti religiosi, oltre 300, quasi quanti Bangkok. Un giro divertente del centro storico si può fare all'aria aperta a bordo dei colorati tuk tuk, i tipici taxi a tre ruote.
    TEMPLI A 11 chilometri dal centro, ecco il Doi Suthep, un complesso di templi sopra la montagna di 1.676 metri, da cui prende il nome, simbolo della città, meta di pellegrinaggio e dei monaci buddisti di tutto il mondo. Salendo 306 scalini si raggiunge la pagoda d'oro che custodisce un'importante reliquia di Buddha. E' un luogo sacro di pace e spiritualità dove si cammina tra i buddha in diverse posizioni di meditazione, tra enormi campane e gong, ma dove c'è spazio anche per l'induismo e l'animismo.
    Benché il buddismo sia prevalente in Thailandia è proprio questa mescolanza di credenze che rende unica la forma di devozione thailandese.
    Nel centro storico della città, all'interno delle mura, ecco il suggestivo complesso Wat Chedi Luang, conosciuto anche come il Tempio del Grande Chedi. Sui lati del basamento della struttura colpisce una sequenza di imponenti elefanti di pietra, i più antichi sono senza proboscide. Molto venerato, l'ideale è vederlo al tramonto. Imperdibile e unico anche il tempio Sri Supan, conosciuto come il 'Silver Temple'. Tutto in argento mescolato all'alluminio, è stato creato da artigiani argentieri della vicina comunità Wua Lai. Le donne però non possono entrare perché è il luogo in cui vengono ordinati i monaci. Anche qui buddismo e induismo convivono nella stessa area.
    Luogo magico delle montagne thailandesi, il parco nazionale del Doi Inthanon, dove c'è la montagna più alta della Thailandia di 2.595 metri d'altezza e dove è tradizione andare d'inverno con le tende ad aspettare lo zero. E se si raggiunge questa temperatura è grande festa.
    A 80 chilometri a sud-est di Chiangmai, in un'ora e mezza in auto, si arriva a Lampang, famosa per i carretti con cavallo, simbolo della città, insieme al gallo da combattimento. Ma, aldilà di questa attrazione turistica e del fatto che la maggior parte delle persone usano il tuk tuk, questa tranquilla e sorridente cittadina dall'influenza birmana colpisce per le sue case in teak, un legno scuro e resistentissimo, molte trasformate in museo, e per la gentilezza dei suoi abitanti. Non si può perdere il Wat Pra Dhat, antico tempio costruito in teak e non si può mancare un giretto tra i negozi che vendono ceramiche (qui c'è la più importante industria della Thailandia): ciotole, piatti, tazze realizzate con una speciale terra bianca che le rende uniche.

    VILLAGGI A 15 chilometri da Chiangmai si trova il villaggio di Baan Pong e qui si può visitare un allevamento intensivo di carpe che hanno permesso, grazie all'apporto di proteine, di salvare molti contadini dalla pellagra, allargando l'arco alimentare. Il responsabile del progetto di allevamento di pesce della comunità di Pong, Mister Parinya, detto Eak, racconta che qui si coltivano 5 milioni di girini all'anno, l'80% sopravvive. Una carpa può arrivare fino a 6 chili ma quelle buone da mangiare sono al massimo di 1 chilo e mostra delle palline fatte di farina di soia gialla, pesci secchi, mais e olio di pesce macinati tutti insieme con cui vengono alimentate nelle vasche.
    Nel villaggio di Pong si può dormire e fare campeggio. Nel nord della Thailandia ci sono 10 comunità aperte ai turisti su un totale di circa 100 villaggi rurali. E c'e' anche un progetto di volontariato per cui si può fare esperienza di vita comunitaria e aiutare nel lavoro quotidiano.
    Si può vivere un'esperienza emozionante anche entrando in contatto con le tradizioni dei tailandesi che vivono qui: dal lavoro di rimboschimento, alla tessitura al telaio, alle ricette culinarie realizzate con le donne di Pong, come quella del dolce al cocco Kanom Khi Maew. Gli ingredienti si preparano al momento, a partire dall'apertura della noce di cocco che viene lentamente sbriciolata.
    Con Zietta, un'esile e dolce tailandese avanti negli anni, si passeggia tra coltivazioni di piante ed erbe particolari tra le quali spuntano gusci di uova piantati su lunghi stecchi per proteggere dagli insetti l'erba cipollina e si va alla scoperta di strani frutti dal nome impronunciabile che, assaggiati insieme al lime, lasciano in bocca un forte gusto di liquirizia.
   
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Sulle 7 spiagge che ispirarono grandi pittori del passato Viaggio nei lidi immortalati sulle tele di artisti famosi

La chiesa di Notre-Dame-des-Anges di Collioure, affacciata sulla spiaggia (iStock.) © Ansa

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LA SPEZIA - Ispirato dalla magia e dai colori della Provenza nel 1889 il pittore francese Paul Signac, puntinista e divisionista di grande fama, realizzò alcune marine, tra cui l’opera “Cap Lombard at Cassis”, esposta al museo d’arte moderna dell’Aia. Lontano dai soliti itinerari turistici, Cassis è un borgo di pescatori stretto tra il mare e le colline provenzali dei Calanques, ad appena 20 chilometri da Marsiglia. Nella piccola baia davanti al centro abitato si trovano alcune piccole spiagge di sassi – oltre a quella immortalata da Signac – intervallate da scogliere, baie e promontori, affacciati su un mare limpidissimo.
Le spiagge della Normandia, specialmente quella di Trouville, furono per l’impressionista Claude Monet il luogo perfetto dove ritrarre lo svago della classe media. Nell’opera “La spiaggia a Trouville”, dipinta nel 1870, il vento, la sabbia e la luce del mare coinvolgono lo spettatore in un’istantanea pittorica molto avvincente. L’incantevole villaggio di Trouville fu una delle prime destinazioni del pittore in Normandia dove vi soggiornò con la moglie e il pittore Eugène Boudin nel suo primissimo viaggio nel 1870 e che ritrasse in numerose tele. In particolare in questo quadro, oggi esposto nel Wadsworth atheneum museum of art di Hartford, nel Connecticut, molte delle case ottocentesche sulla spiaggia sono ancora lì e si possono riconoscere distintamente alcuni degli edifici dipinti da Monet.
Nel 1931 l’artista surrealista catalano Salvador Dalì dipinse “La persistenza della memoria”, capolavoro onirico dove alcuni orologi su una spiaggia sembrano sciogliersi sotto lo sguardo dell’osservatore. Il luogo in cui Dalì scelse di collocare i suoi molli orologi non è immaginario, ma è una fedele riproduzione di Cadaqués, una spiaggia dove il pittore aveva trascorso la sua infanzia e che tornava spesso nelle sue immagini surrealiste. La tela si può ammirare nel MoMa (Museum of modern art) di New York e la spiaggia è quella del bellissimo borgo catalano, fatto di case bianche e tetti rossi che spuntano tra il verde delle piante. Intorno al centro storico si estendono spiaggette e cale marine, meravigliosi e piccoli villaggi di pescatori come Portlligat dove Dalì visse di ritorno da New York; la sua abitazione, oggi, è un museo che merita una visita.
Nella regione dell’Occitania, a sud ovest della Francia, Collioure è un’ accogliente cittadina affacciata sul Mediterraneo che incanta da sempre per la sua atmosfera romantica. Città d’arte, seduce per il castello reale in riva al mare, per le piccole imbarcazioni attraccate al porto, per le spiaggette di ciottoli, per i caffè con i tavolini all’aperto e per gli edifici dalle facciate colorate e il campanile con una cupola rosa. Amata da artisti di tutto il mondo, fu fonte di ispirazione per Picasso, Derain, Dufy, Chagall, Marquet e molti altri famosi pittori che immortalarono il piccolo porto a ridosso dei Pirenei catalani; tra tutti spicca l’opera “Vue de Collioure avec l’eglise” che Henri Matisse, il più importante esponente dei Fauves, realizzò nel 1905. La chiesa di Notre-Dame-des-Anges, risalente al XVII secolo, è il soggetto della tela: affacciata sulla spiaggia, all’interno custodisce tesori di arte barocca tra cui nove splendide pale d’altare.
Su una collina quattro giovani donne fanno un picnic e scrutano l’orizzonte sul mare, baciato dal caldo sole estivo. Il paesaggio immortalato nel 1909 dal pittore impressionista Frank Weston Benson nell’opera “Estate” è quello del New Hampshire, regione del New England, stato all’estremità nordorientale degli Usa, dove l’artista si era trasferito con la famiglia. La zona è caratterizzata da pittoresche e variopinte cittadine di pescatori, lunghe spiagge bianche, fari solitari che si stagliano all’orizzonte e foreste sconfinate all’interno. Oltre a offrire scenari naturali meravigliosi e selvaggi, è anche un luogo ricco di storia e di cultura: è qui infatti che sbarcarono i padri pellegrini che avrebbero poi fondato i primi stati della federazione nordamericana ed è qui che si sviluppò la culla della letteratura con le prime prestigiose università e i primi grandi musei. La costa del New Hampshire si estende per appena 30 chilometri ma regala scorci bellissimi: la cittadina portuale di Portsmouth con i suoi viali alberati fiancheggiati da edifici coloniali; Hampton, la città più antica, ed Exeter che ospita l’American independence museum con una copia originale della Dichiarazione d’Indipendenza.
Nel 1958 Carlo Carrà, pittore futurista e poi metafisico, dipinse “Spiaggia a Bocca di Magra”, luogo molto amato dall’artista. Bocca di Magra e i suoi immediati dintorni, in provincia di La Spezia, sedussero pittori, scrittori, poeti e intellettuali dal dopoguerra alla fine degli anni Settanta: la luce aperta e diffusa, la brezza mite del mare, lo sguardo che si perde sul Tirreno e sui monti verdi dell’entroterra, le barche che scivolano sul fiume con gli argini colmi di canne palustri fino al mare. Il borgo Bocca di Magra, tra il fiume e il Tirreno, è una distesa di abitazioni nascoste nel verde, odorose di fiori e profumi d’orti, dove dal tardo pomeriggio si godono bellissimi e pacifici tramonti. Ancora oggi le spiagge di Bocca di Magra, a tratti selvagge e meno mondane della Versilia o della riviera ligure richiamano gli amanti del mare e di quella particolare luce e atmosfera che solo gli animi più sensibili hanno saputo cogliere.
Panorama Mesdag” è un dipinto di grandi dimensioni ispirato al tema del mare, realizzato nel 1881 dall’artista olandese Hendrik Willem Mesdag, e conservato in un museo dell’Aia, costruito proprio per ospitare la pittura circolare più grande del mondo. Nei suoi 120 metri di circonferenza la prospettiva cilindrica del dipinto crea l’illusione che l’osservatore si trovi su una duna di sabbia con vista sul mare, sulle spiagge e sul villaggio di Scheveningen, così com’era nel 1881. Oggi la località balneare più modaiola d’Olanda a 6 chilometri dal centro dell’Aia, in Olanda, ospita una lunghissima spiaggia sabbiosa affacciata sul mare del Nord con edifici, alberghi, un porto e un casinò. D’estate la spiaggia si anima con locali aperti fino all’alba e feste nelle numerose discoteche e club sulla sabbia.

Roy Lichtenstein e la Pop Art americana

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PARMA - E' dedicata a Roy Lichtenstein, genio della Pop Art americana, una retrospettiva allestita alla Villa dei Capolavori, sede della Fondazione Magnani-Rocca, a Mamiano di Traversetolo (Parma) dall'8 settembre al 9 dicembre.
    L'esposizione, a cura di Walter Guadagnini e Stefano Roffi, riunirà oltre ottanta opere del maestro (New York 1923-1997) e di altri protagonisti della Pop Art, da Warhol a Ramos, da D'Arcangelo a Wesselmann, da Rosenquist a Indiana.
    Lichtenstein ha influenzato grafici, designer, pubblicitari ed altri artisti contemporanei, tanto che ancora oggi è possibile riscontrare riferimenti al suo stile in ogni ambito del design e della comunicazione. Il suo caratteristico stile mutuato dal retino tipografico, il suo utilizzo del fumetto in ambito pittorico, le sue rivisitazioni pop dell'arte del passato lontano e recente sono entrate non solo nella storia dell'arte del Novecento, ma nell'immaginario collettivo anche delle nuove generazioni, stampati all'infinito su poster e oggetti di consumo.

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Passione Giappone: turisti record nel 2018, oltre 20 milioni

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TOKYO - Raggiungono quota 20 milioni i turisti che hanno visitato il Giappone fin qui nel 2018, la crescita più rapida mai riscontrata nell'arco di un anno. Lo ha reso noto il capo di Gabinetto Yoshihide Suga nel corso di una conferenza stampa, indicando che se l'attuale ritmo dovesse essere mantenuto anche nella seconda parte dell'anno, il totale dei turisti nel paese del Sol Levante raggiungerebbe per la prima volta la soglia dei 30 milioni, secondo quanto rilevato dall'Agenzia nazionale del Turismo. L'esecutivo guidato dal premier Shinzo Abe punta ad attrarre almeno 40 milioni di turisti nel 2020, l'anno in cui Tokyo ospiterà i giochi olimpici e paralimpici, e a questo riguardo ha semplificato la procedura visti turistici, promuovendo l'espansione dei collegamenti delle aerolinee a basso costo da e per il Giappone. L'incremento dei visitatori si è verificato in prevalenza dalla Cina e dal Sud est asiatico.
   
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A Modena meravigliose avventure in giro per il mondo

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La vita quotidiana e i costumi spesso inconsueti, la religione e la lingua dei popoli, e poi il paesaggio con le sue caratteristiche naturali, i monumenti e le corti, gli scambi commerciali con il Vicino e l'Estremo Oriente, l'evangelizzazione, le incursioni in Africa, i nuovi mondi delle Americhe: è sempre stata la voglia di conoscenza ad animare i viaggiatori, desiderosi di rivelare l'ignoto riempiendo i propri occhi di stupore per poi raccontare, tra realtà e finzione, ogni scoperta. Lo dimostra "Meravigliose avventure. Racconti di viaggiatori del passato", l'esposizione che dal 21 settembre al 6 gennaio occuperà le sale della Galleria Estense di Modena. A cura di Martina Bagnoli e Annalisa Battini, la mostra documenta le straordinarie esperienze di viaggio vissute tra il 1400 e il 1800 da esploratori, mercanti e pellegrini attraverso un'ampia selezione di testi illustrati, accanto a quadri, sculture, arti decorative e materiale etnografico. I materiali esposti costituiscono testimonianze eccezionali che ebbero un ruolo fondamentale per far conoscere realtà lontane ancora poco note in Occidente e che ancora oggi conservano il loro valore in quanto ci permettono di scoprire differenze e analogie con i viaggiatori del passato. Il percorso si divide in 6 sezioni, che abbracciano i pellegrinaggi in Terrasanta, gli scambi culturali ed economici tra i paesi europei e l'Impero Ottomano, la scoperta graduale dell'Africa, i viaggi dei francescani in Estremo Oriente per diffondere il cristianesimo, il commercio con l'India e il rapporto con la sua cultura, l'arrivo nelle Americhe. Proprio quest'ultima sezione si apre con una rarissima prima edizione della lettera che Cristoforo Colombo scrisse ai reali di Spagna annunciando la scoperta del nuovo continente. La rassegna riscoprirà inoltre alcune figure di antichi viaggiatori, come Jean de Mandeville, Giovan Battista Ramusio, Matteo Ricci, Athanasius Kircher e Carsten Niebhur, Francesco Gemelli Careri. Tra questi anche l'incredibile avventura di Sybilla Merian, che da donna condusse una spedizione scientifica, in un'epoca, il 1700, in cui ancora si facevano solo viaggi commerciali e in cui poco spazio si lasciava all'intraprendenza femminile. Pur senza finanziamenti, la Merian riuscì a partire per il Suriname per studiare l'origine e la riproduzione degli insetti: tornata in patria con disegni e schizzi realizzati su pergamena, pubblicò infine il suo studio dal titolo Le metamorfosi degli insetti del Suriname (Dissertatio de generatione et metamorphosibus insectorum Surinamensium). A chiudere la mostra una selezione di opere d'arte che rispecchiano lo scambio tra culture, tecniche e materiali favorito da viaggi ed esplorazioni. (ANSA).

Alla scoperta del Borneo in cinque tappe

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KUCHING - Giungla impenetrabile, vette di oltre 4mila metri, animali di ogni genere e atolli dal mare cristallino rendono il Borneo è una delle regioni più affascinanti di tutto il sud est asiatico. Diviso tra Malesia, Indonesia e Brunei, il Borneo, terza isola più grande al mondo, agli occhi di noi occidentali viene spesso considerato una meta tanto selvaggia quanto inaccessibile. Ciò è vero solo in parte. Oggi infatti è possibile raggiungerlo facilmente da gran parte dell'Asia con compagnie aeree low cost affidabili e dai costi moderati, volando su alcuni piccoli centri della regione - in particolare, Kuching a Sud e Kota Kinabalu a Nord - e da qui partire per escursioni alla scoperta di questo incredibile territorio. Tra tutte le mete possibili, abbiamo selezionato le cinque che meglio mostrano l'eccezionale ricchezza naturale del Borneo.
Semenggoh Wildlife Centre - Il Sarawak, nel Borneo malese, ospita una delle pochissime riserve al mondo dove è possibile vedere gli Orangutan in stato di libertà: il Semenggoh Wildlife Centre. Qui, da oltre 20 anni i ranger locali lavorano per reinserire nel loro habitat naturale gli Orangutan rimasti orfani o salvati dalla cattività. L'ingresso (appena 10 myr, circa 2 euro) è consigliato nelle ore in cui viene dato da mangiare a questi primati, vale a dire dalle 9 alle 10 e dalle 15 alle 16. Se sarete fortunati – e gli oranghi avranno fame – potrete vederli a pochi di metri da voi, arrampicati su altissimi alberi tropicali, magari insieme ai loro piccoli. Il centro dista circa 20 km dalla città di Kuching ed è facilmente raggiungibile tramite bus o taxi. Se vi trovate nel Borneo del Nord, invece, potete visitare il Sepilok Orangutan Rehabilitation Centre, anch'esso luogo privilegiato per l'incontro con gli oranghi.
Info: semenggoh.my
wildlife.sabah.gov.my/?q=en/content/sepilok-orangutan-rehabilitation- centre

Gunung Gading National Park - Questo parco poco noto, situato a 100 km da Kuching, è il luogo migliore per poter vedere la Rafflesia, il fiore più grande del mondo, scoperto all'inizio dell'800 dall'esploratore inglese Sir Thomas Stamford Raffles. Riuscire a vedere questa rarissima pianta, il cui diametro puo' raggiungere il metro di larghezza, non è facile: gli esemplari sono molto rari e la fioritura dura solo cinque giorni. Per questo i ranger consigliano sempre di chiamare il parco per farsi dare tutte le indicazioni necessarie e per prenotare la guida locale che vi accompagnerà nella giungla a vedere le rafflesie presenti. Il Gunung Gading offre anche un interessante e poco battuto itinerario di circa 3 km che attraversa la foresta pluviale che si conclude con una maestosa cascata, ai piedi della quale si puo' fare il bagno e nuotare in acque incontaminate.
Info: gading.my

Pulau Sipadan - Salendo verso il Sabah, nel Borneo del nord, incontriamo l'isola di Sipadan, uno dei luoghi più spettacolari al mondo per le immersioni, dove il mare è così blu da confondersi coi colori del cielo malese e i fondali ospitano 3000 specie marine e centinaia di tipologie di corallo. L'isola fece parlare di sé per la prima volta grazie a Jacques Costeau, che qui girò un documentario dedicato alle tartarughe marine, numerosissime in queste acque, così come i barracuda, che si muovono in enormi branchi insieme a squali martello e balena. Questo paradiso ha pero' dei vincoli molto rigidi: sull'isola non si puo' soggiornare e l'attività di diving è soggetta a dei limiti di presenze giornaliere. 

Gunung Mulu National Park - Una sterminata rete di grotte e corridoi sotterranei, con spazi, come la 'camera di Sarawak', ampi quanto la Basilica di San Pietro, rendono il parco una meta obbligata per chi viaggia attraverso il Borneo. Qui potrete calarvi in grotte come la Deer e la Clearwater Caves oppure salire sul monte Api alla scoperta dei Pinnacles, affilate guglie calcaree alte fino a 45 metri. Il parco, che confina col Brunei, è completo immerso nella giungla, ed è raggiungibile in aereo (la città più vicina è Miri, il volo dura circa 30 minuti) oppure, per i più avventurosi, percorrendo alcuni lunghi e difficili sentieri e salendo su diversi battelli.
Info: mulupark.com

Mount Kinabalu - Con i suoi 4.095 metri il Kinabalu è di gran lunga la vetta più alta di tutto il sud est asiatico. Eppure, nonostante l'imponenza, questa montagna che si trova nel Sabah, a 80km dalla capitale Kota Kinabalu, è anche una delle più facili del pianeta da scalare. La salita in cima prevede solitamente almeno due giorni di tempo e un'organizzazione che coinvolge direttamente la direzione del Park Kinabalu, patrimonio dell'Unesco, all'interno del quale sorge la montagna. I ranger vi assegneranno una guida esperta insieme a cui partirete, all'alba, per la prima parte della salita, che termina a circa 3.000 metri di altezza, dove si trovano i rifugi del Laban Rata. Il giorno successivo completerete la salita arrivando sulla cima del Low's Peak, dal quale un panorama mozzafiato vi farà dominare tutto il Borneo. E non è tutto: tornati al campo base i ranger vi rilasceranno un attestato che certifica il risultato ottenuto.
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Le 8 dune più spettacolari del mondo

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Dall’Italia alla Francia, dalla Turchia alla Namibia, dalla Danimarca al Marocco ecco le montagne di sabbia bianca, rossa e dorata disegnate dal vento. 
Piscinas, Sardegna - Sulla costa verde a nord di Iglesias, nella Sardegna occidentale, si stagliano dune spettacolari che ricordano le immense distese sahariane. Le dorate dune di Piscinas, che si estendono per una decina di chilometri in un territorio spazzato dal maestrale e a tratti ancora vergine, sono state dichiarate Patrimonio dell’umanità per la bellezza e l’unicità del paesaggio che modellano. Le selvagge dune di sabbia bianca e soffice di Piscinas sono alte anche 100 metri e si raggiungono attraverso la macchia mediterranea camminando su strade sterrate, battute dal vento. Molti tratti delle dune, tuttavia, non sono aperte ai visitatori che potrebbero danneggiarle; solo piccoli scarabei endemici e cervi sardi possono calpestare la sabbia morbida del “piccolo Sahara italiano”.
Pilat, Francia - E’ la duna di sabbia più grande e alta d’Europa: la duna di Pyla o Pilat, affacciata sull’Atlantico, si estende per oltre 600 metri nel dipartimento francese della Gironda, in prossimità del bacino di Arcachon. Le colline di sabbia bianca sono alte più di 120 metri e con i loro 60 milioni di metri cubi di arena accumulati e modellati dal vento hanno inglobato case, strade e persino una foresta. Il paesaggio naturale dell’immensa duna di quarzo è davvero sorprendente per la forma, il colore e la luce che regala tra la spiaggia e il bosco. La montagna di sabbia è in continua trasformazione e ha un colore che varia dal bianco all’oro rosa, esaltato dall’azzurro del mare e della rigogliosa foresta che la delimitano. La duna di Pilat si raggiunge facilmente dal comune di La Teste de Buch, a circa 70 chilometri a sudovest di Bordeaux, ed è ammirata ogni anno da un milione di visitatori.
Patara, Turchia-  Sulla costa turchese della Turchia, a sudovest del Paese, le dune di Patara incantano per la bellezza e il colore: lungo 22 chilometri di purissima sabbia bianca, tra baie, scogliere e ampi golfi spuntano da una spiaggia paradisiaca dove, secondo la mitologia, nacque il dio Apollo. Il momento migliore per ammirare le dune è al tramonto, quando il colore rosa del cielo si confonde con la sabbia del parco nazionale, nel cuore della Licia. Si raggiungono a piedi o in auto, che si lascia in un parcheggio a pagamento dove il ticket finanzia la tutela e la conservazione dell’area archeologica e paesaggistica. Le dune arrivano fino alla spiaggia di Patara, lido di sabbia bianca e impalpabile, apprezzata anche dalle tartarughe che qui vengono a depositare le uova.
Sossusvlei, Namibia - Le affascinanti e morbide dune di Sossusvlei, nel deserto della Namibia, sono le più alte del mondo: raggiungono i 400 metri e dalla cima regalano un paesaggio di straordinaria bellezza dove lo sguardo si perde verso l’oceano. Le dune, dal colore intenso con sfumature che vanno dal rosa al rosso, si scoprono in jeep e a piedi in un’intera giornata: si parte presto al mattino da Sesriem e ci si avventura sulle dune che sembrano muoversi come onde arancioni, dove è bellissimo sprofondare a piedi nudi nella sabbia morbida e impalpabile. La prima che si incontra, dopo appena 5 chilometri, è “Elim”, anche se la più famosa e fotografata è “Duna 45”, un’enorme collina di sabbia color ocra, alta 80 metri, che si trova appunto a 45 chilometri dall’ingresso del parco nazionale di Namib-Naukluft. Anche “Big Daddy”, duna a in mezz’ora di strada da qui, sovrasta il lago Deadvlei con i suoi 390 metri e offre uno dei più emozionanti e fotografati paesaggi namibiani. Di fronte c’è l’altra duna imponente: “Big Mama”, alta 350 metri. Il momento migliore per ammirarle è all’alba o al tramonto perché i colori delle montagne di sabbia sono particolarmente vivaci e la temperatura non è rovente come nelle ore centrali della giornata.
Jaran Badain, Cina - Le dune del deserto di Jaran Badain, tra la provincia di Gansu e la Mongolia, sono alte tra i 200 e i 400 metri: imponenti e bellissime sono conosciute anche come le dune “cantanti” perché il vento, mentre sposta la sabbia, produce un suono rimbombante. Le dune più alte sono stazionarie ma quelle più piccole si muovono in continuazione e lo spettacolo che regalano è sorprendente. Nonostante l’aridità del territorio, tra le dune appaiono oasi con laghi e vegetazione tipica dei deserti: si contano ben 140 piccoli laghi alimentati da sorgenti sotterranee, alcuni d’acqua dolce e in altri casi d’acqua salina. Sono proprio i laghi a dare il nome al deserto che in lingua mongola significa “laghi misteriosi”.
Erg Chebbi, Marocco-  Nel deserto sahariano del Marocco, Erg Chebbi, le dune raggiungono i 150 metri d’altezza e sono sparse per un’area di 22 chilometri da nord a sud e 10 chilometri da est a ovest. Per raggiungerle si parte dall’oasi di Merzouga, nella provincia di al-Rashidiyy, o da Erfoud, nella provincia di Errachidia, sempre a est del Marocco. Le dune, le cui sabbie sono famose per curare i reumatismi, si visitano a dorso di cammelli o a bordo di jeep.
Skagen, Danimarca - Sulla punta estrema dello Jutland, in Danimarca, tra i canali Skagerrak e Kattegat, la terra è selvaggia e il vento forte spazza la sabbia e modella le dune che luccicano al sole. Qui a Skagen, il piccolo villaggio di pescatori che dà il nome alle dune, il cielo si confonde con il mare e l’orizzonte aperto disegna paesaggi magici, emozionanti, che da sempre richiamano artisti in cerca d’ispirazione. Lungo i sessanta chilometri di costa sabbiosa incontaminata di Skagen si visitano le dune di Råbjerg Mile: sono le più grandi dune in movimento d’Europa perché si spostano di 15 metri all’anno. A sud della città si visita anche Tilsandende Kirke, la chiesa sepolta dalla sabbia, di cui attualmente è visibile e visitabile solo il campanile e che d’estate diventa sede di festival e di suggestivi concerti.
Médanos de Coro, Venezuela - Nel nordovest del Venezuela, le dune sabbiose del deserto Médanos de Coro, letteralmente “dune del vento”, si muovono velocemente da est a ovest per una trentina di chilometri lungo il parco nazionale venezuelano che dà il nome dalle dune. La sabbia è morbida e impalpabile e in costante cambiamento; questo è anche il motivo per cui le dune di sabbia non possono diventare un punto di riferimento per chi si avventura in questo piccolo deserto. Il parco delle dune, tuttavia, è visitabile con le guide ed è un’area ricca di testimonianze di civiltà precolombiane, dove furono rinvenuti numerosi oggetti in terracotta, vasi con decorazioni tessili e calzature.
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Dal 16 al 19 agosto in GB un festival tutto al femminile

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Dal 16 al 19 agosto, nel Somerset in Gran Bretagna, si svolgerà un festival per sole donne, che avrà per tema e obiettivo la “partecipazione attiva”. Ovvero: ognuna dovrà condividere qualcosa, che siano le capacità di cucinare, di cantare, di suonare, o le conoscenze di base della sua professione o proprie esperienze di vita particolarmente importanti.
Nel “All women radical festival” ci saranno seminari di yoga, di giocoleria, di danza, di musica, di teatro, di artigianato, di poesia, un’area dedicata al benessere e terapiste che offriranno massaggi, e agopuntura. Niente alcolici però.
Il festival è organizzato da uno staff tutto al femminile e anche la sicurezza sarà assicurata dalle donne. Vi può partecipare – si legge nel comunicato delle organizzatrici – chiunque si identifichi come donna, ed abbia compiuto 18 anni. Il biglietto d’ingresso, comprensivo di vitto per tre giorni, parte da 185 sterline. Il 20% degli incassi andranno a due organizzazioni umanitarie, la prima si occupa della tutela delle foreste tropicali e la seconda di aiutare donne rifugiate in Gran Bretagna.
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Ryanair: secondo bagaglio a mano si pagherà sempre, anche in stiva

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 Ryanair cambia ancora la politica sui bagagli. Dal primo novembre non sarà più possibile viaggiare con un trolley di dimensioni ridotte gratuitamente, neanche imbarcandolo in stiva come è invece oggi, ma si dovrà comunque pagare.
Le soluzioni saranno due: pagando il biglietto con il supplemento priority da 6 euro si potranno portare a bordo una borsa o uno zaino e il trolley, senza la priorità invece si potranno portare con sé solo borse e zaini e si dovrà comunque pagare l'imbarco del secondo bagaglio, anche se di dimensioni e peso ridotti (massimo 10 chili). Se il trolley verrà registrato al momento dell'acquisto del biglietto il costo sarà di 8 euro, successivamente sarà di 10 euro. Oggi si pagano 25 euro per imbarcare valigie di massimo 20 chili. L'obiettivo è quello di convincere i passeggeri a spedire il bagaglio per ridurre il più possibile i tempi di imbarco ed evitare ritardi nella partenza dei voli. Secondo quanto afferma la compagnia in una nota, il 60% dei viaggiatori non sarà interessato dai cambiamenti.

Moda e cattolicesimo impazza al Met Verso record di sempre per Met con contributo da Vaticano

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 Oltre un milione di visitatori: Il Metropolitan Museum di New York ha annunciato che il suo blockbuster "Heavenly Bodies: Arte e immaginazione cattolica" e' diventata una delle sue mostre più visitate di sempre. La grande rassegna, organizzata dal Constume Institute con il Dipartimento di arte medievale del museo, ha aperto i battenti con il lussuoso red carpet del primo lunedì di maggio - madrine Anna Wintour, Rihanna e Donatella Versace - e chiudera' i battenti l'8 ottobre. Il successo di "Heavenly Bodies", che accosta capi di alta moda firmati da Versace a Alexander McQueen e tanti altri, e' ancora piu' rimarchevole in quanto da marzo il Met ha introdotto il biglietto di ingresso per il pubblico non residente a New York. Il record di visitatori di questi mesi porta la mostra al terzo posto tra le mostre del Met. Al primo c'è sempre "Tesori di Tutankhamun" del '78 (1.360.957 visitatori) ma e' assai probabile che questo record possa venir superato nel prossimo mese.
   
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42% italiani ha iniziato una storia d’amore in vacanza

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Sebbene quasi un quarto (23%) dei viaggiatori del Bel Paese creda che “il cuore non conosce distanze” per una relazione duratura la possibilità di ridurle rappresenta un grande vantaggio, meglio ancora se si riesce a farlo senza spendere una fortuna. Grazie alla nuova funzionalità annulla le distanze il motore di ricerca momondo abbatte le barriere di chi vive lontano dalla dolce metà, consentendo di trovare i voli più convenienti per entrambi, aumentando le così le occasioni di incontro nella meta più conveniente.
Per scoprire se viaggi e vacanze possano essere davvero l’occasione per far sbocciare nuove storie d’amore e indagare l’attitudine dei viaggiatori europei verso le relazioni nate in vacanza, momondo - la piattaforma digitale per la ricerca di voli e hotel - ha realizzato un’indagine svelando quali sono i Paesi più sensibili alle frecce di Cupido.
Dai risultati della ricerca emerge il lato romantico degli italiani, con quasi un connazionale su due (42%) che ha iniziato una relazione in vacanza e quasi un quarto degli intervistati (23%) che crede che non ci siano distanze incolmabili quando si tratta di sentimenti. In particolare, Molise e Basilicata sono le regioni che credono maggiormente nelle relazioni a distanza: il 50% ritiene, infatti, che il numero di chilometri che separa la coppia non incida sul sentimento. Tra gli italiani convinti che i rapporti a distanza abbiano vita breve, invece, sono le donne a mostrarsi più scettiche, con una percentuale dell’11% rispetto all’8% della rappresentanza maschile.
Guardando oltre i confini nazionali, è la Francia a schierarsi in prima linea quando si tratta di amori in vacanza, dal momento che una persona su tre (30%) dichiara di aver avuto diverse relazioni che hanno avuto origine nel corso di un viaggio. Non cedono al sentimentalismo, invece, Russia e Regno Unito: le stime provenienti dall’Est mostrano che il 42% non ha mai trovato l’amore in vacanza, ma sarebbe felice se accadesse, mentre il 46% dei britannici non ha mai iniziato una storia durante un viaggio e ammette di non essere interessato a una simile avventura.
Quando la scintilla scoccata in vacanza diventa una storia d’amore a distanza
Innamorarsi in viaggio è facile: il fascino di una nuova città da scoprire e delle amicizie appena nate sono elementi in grado di innescare il batticuore. Ma quante volte le farfalle nello stomaco avvertite in vacanza si sono tramutate in una vera storia d’amore? L’indagine del motore di ricerca viaggi ha voluto approfondire anche questo aspetto e i dati fanno ben sperare i più sognatori: al 16% degli italiani intervistati è capitato che il sentimento sia poi sfociato in una relazione a lungo termine, mentre un buon 13% è addirittura convolato a nozze con il partner conosciuto in viaggio.
Ancora più romanticismo caratterizza gli altri Paesi del Mediterraneo: francesi (14%) e spagnoli (19%) spiccano tra coloro che hanno portato avanti una relazione duratura iniziata in vacanza, mentre con il 12% i tedeschi sembrano essere i più inclini a rinunciare fin dal principio a un amore a distanza, decidendo di non proseguire la storia al rientro dalle vacanze.
Ma in termini pratici e di spesa, cosa comporta mantenere una relazione a distanza? I risultati della ricerca mostrano che gli amanti dello Stivale organizzano incontri più assiduamente: la maggior parte dei rispondenti impegnati in una storia a distanza afferma di darsi appuntamento tutte le settimane (38%) o ogni mese (26%).
Per quanto riguarda l’aspetto economico, invece, gli italiani rientrano nella media europea, con quasi un quarto (22%) degli intervistati che sostiene di aver speso tra i 501 € e i 1000 € in viaggi e costi accessori per mantenere la storia a distanza. Inoltre, nonostante comporti costi aggiuntivi, quasi la metà (46%) dei connazionali impegnati in una storia a distanza ritiene che visitare una nuova città sia l’occasione migliore per ritrovarsi.
A non badare al portafoglio quando si tratta di colpo di fulmine sono ancora una volta gli spagnoli, con l’8% degli intervistati che confessa di aver investito nella propria relazione a distanza oltre 10.000€ mentre il 19% dei portoghesi sostiene di non aver speso una somma superiore a 50 €, dimostrandosi il popolo più accorto.
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Tendenze. Cammini e pellegrinaggi: tra libri e persone mai stati così affollati

Una ragazza sul Cammino di Santiago (Ansa/Epa)
Una ragazza sul Cammino di Santiago (Ansa/Epa)

È un’esperienza che, per sua natura, mal si presta ad analisi statistiche troppo dettagliate. Ma quando i dati vengono raccolti, sono impressionanti. Ci riferiamo al fenomeno dei “cammini” e al caso virtuoso di Santiago di Compostela, dove la precisione sembra di matrice svizzera più che spagnola. L’Ufficio del Pellegrino censisce infatti numero, nazionalità, sesso, età e persino mezzo di trasporto di chi giunge alla Cattedrale dell’enormebotafumeiro: si scopre così che nel 2017 sono arrivati a Santiago 301.036 pellegrini (compresi i 43 che hanno fatto il percorso sulla sedia a rotelle), praticamente il triplo di quelli censiti solo dieci anni prima (114.466) e cento volte più che nel 1985, alla vigilia del boom legato in particolare al celebre e controverso bestseller di Paulo Coelho, datato 1987, e alla Gmg con papa Wojtyla del 1989.
Trend analoghi, anche se con valori assoluti inferiori, si registrano sui principali cammini religiosi italiani, dallaVia Francigena (le stime più prudenti parlano di 5mila pellegrini lo scorso anno ma c’è chi si spinge a contarne 40mila) ai numerosi itinerari sulle orme di san Francesco. Non sorprende, allora, la parallela e continuacrescita di attenzione del mondo editoriale, religioso e laico, con nuovi titoli ogni anno, non poche ristampe (a fine luglio è uscita l’11ª edizione della Guida al Cammino di Santiago, di Terre di mezzo), alcune fortunate collane e qualche prima sperimentazione in ambito digitale.
Ma con quale livello qualitativo e soprattutto quale aderenza allo spirito più autentico di un’esperienza sempre a rischio di semplificazioni? Lo abbiamo chiesto ad alcuni esperti e operatori del settore, a cominciare da donPaolo Asolan, docente alla Pontificia Università Lateranense e cappellano della Confraternita di San Jacopo di Compostella, che ci aiuta anzitutto a fotografare la tipologia di offerta editoriale. «Bisogna distinguere tra le guide, la letteratura di pellegrinaggio (la cosiddetta odeporica) e i reportage fotografici. Sulle guide c’è un ventaglio molto ampio. Direi che le migliori sono quelle di Terre di mezzo, precise e aggiornate, con un catalogo che copre ormai tutti gli itinerari; ora anche Edizioni della Porziuncola ha iniziato a pubblicare alcune cose interessanti, come la Via Francigena del Pellegrino, di Monica D’Atti. Valuto meno bene le guide del Touring, o in generale le guide firmate da chi fa diventare legge universale la propria esperienza. Anche l’odeporica è molto varia: c’è chi ha avuto la vita cambiata dal pellegrinaggio e dunque condivide questa ricchezza, ma c’è anche il pellegrino narciso che vuole dire a tutti quanto è stato bravo. In questi casi il pellegrinaggio fa da ambientazione scenografica di altro... Infine, i reportage fotografici: possono essere preziosi perché normalmente quando uno valuta se fare un pellegrinaggio ha anche bisogno di vedere; e spesso è un’immagine quella che determina la decisione di partire».
Ma come si spiega, chiediamo a Miriam Giovanzana, direttrice editoriale di Terre di mezzo, il caso di un editore laico che sulle guide dei cammini religiosi ha fondato una buona fetta della sua reputazione? «È indubbio che i cammini nascano con una radice religiosa e spirituale. Per noi è importante aiutare a conservarne l’intuizione originaria, la storia. Altrimenti è difficile capire che cosa distingue la Francigena o il Cammino di san Benedetto da un qualunque trekking, pur con tutto ciò di bello che anche questa esperienza rappresenta. Camminando si entra in una storia, si mettono i propri piedi sulle orme di un popolo che ci ha preceduto. Custodire questo tipo di memoria può essere un regalo anche per gli uomini e le donne di oggi, a prescindere dalle convinzioni di chi si mette in cammino».
Sul Cammino di Santiago (AP)
Sul Cammino di Santiago (AP)
Chi porta in libreria l’esperienza dei cammini partendo da un punto di osservazione privilegiato è certamente padre Gianpaolo Masotti, francescano, direttore delle Edizioni della Porziuncola, con sede ad Assisi. Nel 2018 sono uscite le prime due guide, alla Francigena e al Cammino della Gran Madre: «Abbiamo deciso di dare un taglio specifico alla collana. Pur presentando tutti i dati e le informazioni pratiche necessarie (altimetrie, carte, scale di difficoltà), abbiamo voluto offrire un valore aggiunto, quello spirituale, che per antica tradizione appartiene di per sé al pellegrino. Nelle nostre guide, infatti, è possibile trovare sia le indicazioni dei più importanti luoghi di fede come anche le accoglienze nei conventi e le ospitalità “povere”. Tutto questo nella consapevolezza che a volte il cammino è l’inizio di una riscoperta della fede e, tornati a casa, l’esperienza si prolunga nella quotidianità».
L’importanza del pellegrinaggio a piedi nel rianimare un itinerario di fede, magari con l’aiuto di una buona guida, è confermata da padre Alberto Tortelli, francescano conventuale a Padova, tra i promotori della recentissima Guida al Cammino di sant’Antonio (Edizioni Messaggero in collaborazione con Terre di mezzo), che va dal capoluogo veneto a La Verna: «Il cammino ti segna, è un’esperienza totalizzante, in cui spesso i frutti arrivano sulla lunga distanza».
Questa dimensione del prima e del dopo pellegrinaggio è cruciale per gli editori, come spiega Miriam Giovanzana: «Noi diciamo sempre che il viaggio non comincia con il primo passo, ma nel momento in cui ti lasci prendere dal desiderio di camminare, ad esempio sfogliando una guida. Possono anche esserci “pellegrini da divano”, che magari non partiranno mai, ma con quel libro fanno comunque un percorso. Questo è uno dei significati della nuova collana dei “percorsi spirituali”, che comprende ad esempio la Guida al Cammino di sant’Ignazio, da Loyola a Manresa: certamente una guida in senso classico ma anche uno strumento per conoscere meglio una figura così attuale del cristianesimo».
Detto che le cose si muovono anche sul fronte delle nuove tecnologie, con la prima “app edicola” sui cammini proposta da Terre di mezzo, che cosa manca allora in libreria per prepararsi a un’esperienza così profondamente spirituale? «Non essendoci più oggi un alfabeto religioso – riflette Asolan –, ci vorrebbe qualcosa che aiuti a capire le emozioni che provi durante il cammino, che dica qual è la promessa che potrebbe diventare realtà se parti, quali corde va a toccare questa esperienza dentro di te. C’è chi parla genericamente di magia del cammino. Ma non c’è nessuna magia! C’è che nel cammino la tua anima viene ridestata, si risveglia il bisogno di un incontro, sperimenti la provvisorietà e l’essenzialità. Sarebbe bello trovare in libreria qualcosa che aiuti questa decodificazione in termini spirituali».
avvenire

Turismo / Tirana in Albania!

Capitale e maggiore città dell’Albania, Tirana è anche il principale polo politico, industriale e culturale del paese.
Situata lungo il fiume Ishëm, la città vanta una storia millenaria – come testimoniano i suoi numerosi siti archeologici - nonostante la sua fondazione ufficiale sia avvenuta in tempi relativamente recenti (1614).

In virtù della sua posizione centrale, nel 1920 fu scelta come capitale temporanea e sede governo provvisorio stabilito dal Congresso di Lushnjë. Nel novembre 1944 vi si insediò il governo comunista di Enver Hoxha.

Nel corso degli anni ’50 ha vissuto un periodo di notevole sviluppo demografico, economico e sociale.

Oggi la città si presenta attiva, moderna nella mentalità e nelle infrastrutture e vivace dal punto di vista culturale. Molto però si può - e si deve – ancora fare.

Tirana ancora non è una vera e propria città turistica e spesso le sue strutture ricettive non sono di alta qualità; nonostante ciò la capitale dell’Albania merita sicuramente di essere scoperta.

ABITANTI: 726.547 (dato aggiornato al gennaio 2008)

SUPERFICIE: 41,8 km²

DENSITÀ: 14,746 ab./km²

ALTITUDINE: 104 m s.l.m.

CLIMA: il clima della città è di tipo mediterraneo. Gli inverni sono caratterizzati da temperature non troppo fredde, mentre le estati sono calde e molto secche. Le precipitazioni si concentrano nei mesi invernali.

TELEFONO: +355 (0) 4

NUMERI UTILI:


Polizia: 129
Ambulanza: 127
Servizio medico: ABC CLINIC (Qendra Shendetesore) con personale medico sanitario che parla inglese. Tel: +355 4 223 4105 ‎

Week End Benessere e Divertimento a Tirana

Pompei, da scavi emerge affresco Priapo

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POMPEI - Una dimora di pregio su via del Vesuvio con stanze elegantemente decorate e all'ingresso un Priapo affrescato, in atto di pesare il membro su una bilancia, sono emersi nel corso dei lavori di riprofilatura dei versanti della Regio V che affacciano sulla via di Vesuvio, nell'ambito del cantiere dei nuovi scavi. Le operazioni in corso rientrano nel più ampio intervento di messa in sicurezza dei fronti di scavo, che delimitano i 22 ettari di area non scavata di Pompei, previsto dal Grande Progetto Pompei e che interesserà circa 3 km di fronti. Lo rende noto il Parco archeologico di Pompei.
La figura di Priapo, a Pompei ben conosciuto per la raffigurazione che campeggia all'ingresso della casa dei Vettii, oggi appare per la seconda volta in questa domus poco distante.
Dio della mitologia greca e romana, era secondo buona parte delle fonti, figlio di Afrodite e di Dionisio; leggende minori lo vogliono invece figlio di Afrodite e di Ermes o Ares, o Adone o Zeus. Era, gelosa del rapporto adulterino di Zeus con Afrodite, si vendicò con Priapo e gli diede un aspetto grottesco, con enormi organi genitali. Il fallo, così spesso raffigurato in affreschi e mosaici dell'epoca, era ritenuto origine della vita, e per gli antichi romani un simbolo apotropaico, utilizzato contro il malocchio o per auspicare fertilità, benessere, buon commercio e ricchezza. Non è un caso, difatti, che poco oltre un altro fallo in tufo grigio dipinto è emerso, lungo la strada, su una parete del vicolo dei balconi.
"La tutela a Pompei, condotta correttamente e sistematicamente porta a straordinari rinvenimenti - dice il Direttore Generale, Massimo Osanna - Ricerca, conoscenza (e dunque scavo), tutela e conservazione sono aspetti tutti strettamente connessi e non si possono portare avanti se non in maniera sistemica. Via di Vesuvio, da cui provengono i nuovi affreschi, via delle Nozze d'argento e via dei Balconi, dove in questo momento si concentrano i lavori di messa in sicurezza, sono stati in passato oggetto di crolli ripetuti e perdita di materia archeologica (come il volto di Priapo). Interventi non sistematici fatti a posteriori, quando ormai il danno era avvenuto, hanno tamponato momentaneamente le criticità senza risolverle. Il progetto attuale è invece un imponente intervento caratterizzato da sistematicità e rigore metodologico che risolverà le criticità nel complesso, riprofilando i fronti di scavo per tutta la loro estensione".

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Turismo: boom stranieri nel 2018, 216 mln presenze Regioni più scelte Veneto, Lazio, Lombardia, Trentino Alto Adige

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Agli stranieri piace l'Italia e quest'amore è sempre più forte nonostante le varie "malattie", dall'abusivismo scoperto anche oggi dalla Guardia di Finanza alla non adeguatezza dei trasporti, che tormentano il turismo italiano. A confermare la notizia è oggi l'indagine dell'Istituto Demoskopika che nel 2018 prevede poco più di 126 milioni di arrivi che dovrebbero generare ben 426 milioni di presenze, con un periodo medio di permanenza di 3,37 notti per cliente. Un andamento in crescita rispetto all'anno precedente: +2,7% di arrivi e +1,3 di presenze. Ma nel 2018 si consolida la fidelizzazione dei clienti stranieri nella scelta dell'Italia come destinazione turistica prioritaria: 62,8 milioni di arrivi a fronte dei 60,5 milioni del 2017 (+3,7%) e 216,4 milioni di presenze a fronte dei 210,7 milioni di presenze dell'anno precedente (+2,7%). Tradotto in incrementi assoluti, si prevede l'arrivo di oltre 2 milioni di turisti stranieri in più che dovrebbero generare un surplus di circa 6 milioni di presenze.
    Sono cinque le destinazioni regionali nelle cui offerte ricettive, in valore assoluto, si concentra circa il 70% dei pernottamenti dei clienti stranieri pari a ben 150 milioni di presenze: Veneto (48,3 milioni di notti), Trentino Alto Adige (30,3 milioni di notti), Toscana (25,5 milioni di notti), Lombardia (24,9 milioni di notti) e, infine, Lazio (21 milioni di notti).
    Invece la permanenza media stimata nel 2018, ossia il numero medio di notti trascorse negli esercizi ricettivi per ogni arrivo, è pari a 3,37 notti per cliente, in calo per la componente della clientela domestica (da 3,35 notti del 2017 a 3,29 del 2018) e sostanzialmente stabile per quella estera (3,48 nel 2017 e 3,45 nel 2018). A livello regionale, la permanenza nelle strutture ricettive dei clienti è in media più lunga nelle Marche (5,30 notti per cliente), in Calabria (4,92 notti per cliente), in Sardegna (4,53 notti per cliente), in Trentino Alto Adige (4,26 notti per cliente) che nelle rimanenti realtà territoriali turistiche regionali. Al sopra della media italiana, pari a 3,37 notti per ogni arrivo, si collocano, inoltre, l'Abruzzo (3,86 notti per cliente), la Puglia (3,84 notti per cliente), la Campania (3,56 notti per cliente), il Veneto e l'Emilia Romagna (3,55 notti per cliente), il Friuli Venezia Giulia (3,45 notti per cliente) e, infine, il Molise (3,38 notti per cliente).
    "E' prioritario - dichiara il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio - che si metta mano al Piano strategico del Turismo in linea con la programmazione attuata da ciascuna regione consentendo, in tal modo, al documento di trovare concreta attuazione attraverso l'utilizzo condiviso di risorse provenienti dagli enti regionali. Un approccio proficuo oltre che obbligato senza il quale il Piano strategico del Turismo resterà un libro dei sogni o, nella migliore delle ipotesi, potrà assurgere al solo ruolo di linee guida per lo sviluppo del comparto. In questa contesto l'Enit può rappresentare un degno braccio operativo se rinnovato in un'ottica più mirata agli obiettivi da raggiungere". (ANSA).

Mostre di Ferragosto, da Fettolini a Borzelli

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Le tele in blu di Fettolini a Como, le sagome in ferro dipinto di Borzelli a Viterbo, fino alle memorie infantili di Caputo a Castell'Umberto: i linguaggi contemporanei dominano le mostre che si apriranno nella settimana di ferragosto, visitabili nel week end.
    COMO - Scorci di cielo e distese d'acqua, eterei paesaggi dipinti di blu tra realtà e immaginazione: è la mostra di Armando Fettolini in programma negli ambienti dell'ex Chiesa San Pietro in Atrio dal 14 agosto al 2 settembre. Dal titolo "Blu Agostino" e a cura di Simona Bartolena e Salvatore Marsiglione, la mostra presenta una selezione di opere della recente serie dei Blu, nelle quali i paesaggi, da sempre tema prediletto dall'artista, divengono astratti, trasformandosi in luoghi intangibili e infiniti.
    VITERBO - Artiste di epoche diverse, talentuose ma troppo libere e anticonvenzionali per essere tollerate, impegnate nell'arte, nella letteratura, nella scienza e nella politica, che hanno in comune la caratteristica di essere state dimenticate: sono le protagoniste di "Sagome, storie di artiste ignorate", la personale di Rossana Borzelli che si terrà presso lo Spazio Pensilina dal 18 agosto al 15 settembre. Tina Modotti, Seraphine Louis e Claude Cahun sono solo alcune delle donne a cui Borzelli rende omaggio attraverso suggestivi ritratti realizzati su sagome di ferro dipinto, alte 2.50 metri. ASCIANO (Si) - Si intitola "Lauretana 2018" la mostra personale di Anna Sala, allestita dal 19 agosto al 30 settembre presso la Torre de' Bandinelli. Nate dal colloquio surreale tra l'artista milanese e l'intimità/sacralità del paesaggio lauretano, le opere esposte evocano l'antica via Lauretana che congiungeva, fin dal Medioevo, Siena e le Crete Senesi con il Santuario Mariano di Loreto e con l'Oriente, attraverso il mare dalle Marche.
    ALBI (Cz) - "Origins" è la prima mostra d'arte Contemporanea nel Museo delle Arti e delle Tradizioni del Parco Nazionale della Sila, dedicata ai due giovani artisti albesi Domenico Canino e Valeria Dardano. Nella bipersonale gli artisti, esaltando il dialogo costante fra visibile e invisibile, vogliono sensibilizzare le comunità locali a valorizzare il patrimonio del luogo in cui vivono e al tempo stesso ad aprirsi a contaminazioni provenienti da differenti contesti.
    CASTELL'UMBERTO (Me) - Dal 19 agosto al 2 settembre il Frantoio Cinquecentesco dell'antico borgo di Castanìa di Castell'Umberto accoglie alcuni dipinti e una scultura di Ilaria Caputo nella personale "Per ricordi, case e richiami. Presenze di memoria a Castanìa". L'esposizione ripercorre i ricordi infantili dell'artista palermitana lungo un itinerario che si muove tra differenti nuclei tematici (fiori, animali, frutti), in cui le opere sono realizzate contaminando vecchi e nuovi materiali e utilizzando supporti eterogenei. (ANSA).

I consigli per caricare bagagli e biciclette Fissaggio sul tetto con cinghie e nuovi portabici per la coda

Esodo, sanzioni salate per chi carica troppo l'auto © Ansa

Tempo di partenze in auto per le località di vacanza e, dunque, tempo di problemi di carico e di preparazione della vettura per quella che spesso diventa una vera ‘fatica’ per persone e mezzi meccanici. Anche se sono lontani anni luce i tempi in cui un’utilitaria – classicamente la Fiat 600 – veniva stipata all’inverosimile ed obbligata ad ospitare sul tetto bagagli, ombrelloni e sedie a sdraio, le moderne automobili, per quanto spaziose, presentano comunque un limite ‘fisico’ alla capacità di carico, legato evidentemente anche al numero dei passeggeri che devono condividere lo spazio con le valige e gli altri oggetti. Mettersi in marcia con i passeggeri schiacciati dalle borse e dai sacchetti o, peggio, con traballanti carichi su improvvisati portapacchi aumenta il rischio e la gravità degli incidenti stradali.
D’obbligo, dunque, adottare alcune regole di base, che servono a guidare l’automobilista nella scelta dell’accessorio ideale e nella sistemazione di bagagli ed attrezzature sportive a bordo. Innanzitutto occorre sistemare gli oggetti più pesanti (è il caso, ad esempio, delle bombole per immersioni sub) sul fondo del vano di carico dell’auto, fissandoli con cinghie in tessuto se sono presenti gli appositi anelli. Nelle station wagon occorre servirsi, se l’auto non ne è dotata, di una rete o di un sistema di barre da inserire per separare bagagliaio e vano passeggeri ed evitare così l’effetto catapulta in caso di frenata improvvisa.
I carichi posizionati sul tetto dell’auto invece tendono a modificare il baricentro ed ad aumentare il rischio di ribaltamento della vettura; per questo motivo bisognerà prestare maggiore attenzione al comportamento da tenere al volante per mantenere la tenuta di strada soprattutto in caso di frenata. Ogni carico sul tetto deve essere assicurato saldamente con idonei ed omologati sistemi di fissaggio ed utilizzando la soluzione tecnica specifica (portabiciclette, portasurf, porta canoe, ecc.) e non improvvisate combinazioni di barre portasci o portapacchi generici. Le corde elastiche sono assolutamente da evitare, proprio perché non danno garanzie di tenuta in quanto soggette ad allungamento. Bisogna usare le cinghie con cricchetto, che sono una soluzione professionale e si possono tendere efficacemente.
Va sottolineato come un carico sistemato sul tetto alla rinfusa possa far consumare il 20-25% in più a parità di velocità autostradale. L’ideale è puntare sui box da tetto che garantiscono una maggiore sicurezza sia in fatto di sistemazione e protezione dei bagagli sia in termini di aerodinamica e quindi di consumi e risparmio. Oltre che sul tetto le biciclette, se si guida un’auto o un suv già dotati di gancio di traino per il rimorchio, possono essere trasportate sfruttando uno dei moderni sistemi (molto diffusi in Germania e altri Paesi del Nordeuropa) che ospitano le bici in posizione trasversale, sfruttando la larghezza del veicolo.
Questi dispositivi sono già dotati di porta targa e luci aggiuntive e relativi cablaggi per essere in totale regola con quanto riportato dal Codice della strada all’art.164 comma 1. La capacità di trasporto è fino a 4 bici complete e questa soluzione permette di effettuare il carico e lo scarico anche da soli, senza la fatica di arrivare sul tetto.
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