FELTRINELLI 1+1  IBS.IT
Visualizzazione post con etichetta Venezia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Venezia. Mostra tutti i post

Venezia rinnova lo Sposalizio del mare

 - Venezia rinnova domenica prossima, 21 maggio, lo "Sposalizio con il mare" in occasione della festa de "la Sensa", l'Ascensione, il tradizionale appuntamento con cui la città lagunare celebra la ricorrenza legata alla storia della Repubblica Serenissima e riconsolida suo intimo rapporto con l'acqua.
    Quest'anno sarà Longarone (Belluno) a ricevere l'anello dogale del gemellaggio adriatico, restituito dalla città ucraina di Odessa, a cui era stato dato in custodia nell'ultima edizione del 2022.

La Festa della Sensa inizierà dai Giardini Reali a San Marco, dove è previsto l'inizio della cerimonia del gemellaggio, con lo scambio dell'anello tra il sindaco Luigi Brugnaro e quello di Longarone, Roberto Padrin. Partirà poi il corteo acqueo verso il Lido, dove il sindaco Luigi Brugnaro, il Patriarca Francesco Moraglia e l'ammiraglio Andrea Petroni rinnoveranno il rito dello Sposalizio del mare, con il lancio di una corona d'alloro per tutti i Caduti del mare e dell'anello dogale da parte del sindaco.
    Oltre al corteo, durante la mattinata, sullo stesso percorso di tengono anche le "Regate della Sensa": uomini su gondole a 4 remi, donne su "mascarete" a 2 remi e giovanissimi su "pupparini" a 2 remi.

ansa.it

E’ questione di poche centinaia di unità: 48.596 contro 49.365. Ormai il numero dei residenti di Venezia sarà superato a breve da quello dei posti letto presenti in città

Questi due dati, che dicono più di qualcosa sul possibile destino del centro storico, sono segnalati da due display in “dialogo” tra loro, messi in bella vista dietro le vetrine di due negozi veneziani: al primo contatore, posto nella farmacia Morelli in campo san Bartolomeo, che da 15 anni indica lo stillicidio continuo di residenti, ora ne è stato attivato un altro “gemello” che segnala invece il numero dei posti letto  presenti in città. Questo secondo display è stato collocato in vetrina della libreria  “Usata by Marco Polo”, in campo Santa Margherita, uno dei luoghi più popolari e di maggior transito del centro storico veneziano.

   Protagonisti dell’iniziativa  il collettivo Ocio (Osservatorio civico sulla casa e sulla residenza) e l’associazione Venessia.com. che vogliono sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che a fianco dello spopolamento inesorabile del centro storico sta la sua progressiva trasformazione in “albergo diffuso” e che i due fenomeni sono in stretta correlazione.

   «Avremo un posto letto per turismo per ogni abitante del centro storico entro pochi mesi: 49.365, infatti, è il numero di residenti che registra all'11 aprile il contatore della farmacia Morelli (che ricava i dati dell'Ufficio Anagrafe del Comune di Venezia); mentre 48.596 è il numero di posti letto dell'offerta ricettiva registrati alla stessa data per la città storica», afferma Francesco Penzo, di Ocio.

   «I dati del contatore sono quelli del geoPortale del Comune di Venezia che mappa le strutture ricettive in tutto il territorio comunale (hotel, B&B, locazioni brevi turistiche..) e da cui estraiamo e pubblichiamo i dati su questo sito dal 2019. Dati che ci consentono di monitorare l'offerta ricettiva cittadina a diversi livelli: Comune, città d'acqua, città storica, singoli sestieri, isolati, che ci restituiscono la fotografia dello squilibrio turistico esistenteNella città storica risiede solo il 20% della popolazione comunale che complessivamente tocca le 260 mila persone, mentre ci sono 48.596 posti letto a uso turistico che rappresentano il 61 per cento dell'offerta ricettiva di tutto il Comune. E di  questi posti letto, ben 21372 sono quelli di locazioni turistiche». 

   Da qui l’allarme dell’osservatorio, lanciato con l’esposizione del display. Se il trend non s’inverte, ma nulla lascia pensare che ciò possa avvenire a breve termine, il numero dei residenti nel centro storico sarà inferiore a quello dei posti letto complessivi messi a disposizione dei turisti.  E così un'altra soglia “psicologica”  verrebbe abbattuta, dopo quella varcata l’estate scorsa, quando per la prima volta da tempo immemore, i residenti del centro storico sono scesi sotto le 50 mila unità. In altri termini: la “città turistica” supera anche  simbolicamente (nel numero dei letti, se non ancora dei turisti presenti quotidianamente) la città abitata. E per evitare ciò che tutti paventano, ma che nessuna amministrazione sembra aver mai contrastato veramente,  cioè la trasformazione di Venezia in un una Disneyland d’acqua e marmi, la città dovrà ritrovare i propri residenti (nel 1951 il centro storico contava quasi 175 mila abitanti), e limitare l’afflusso dei turisti.

   «Quante volte s’è parlato  di regolare i flussi, di mettere un numero chiuso? Ma che senso ha mettere i tornelli alle porte di Venezia, quando non si pone poi alcun freno al numero di posti letto? Si deve agire a monte, regolando e normando la disponibilità ricettiva, con una autentica politica della casa. Quasi metà di tutti posti letto, oggi, è costituito dalle cosiddette “locazioni brevi”, più che raddoppiate negli ultimi cinque anni, cioè i B&B, con le piattaforme che li mettono sul mercato. Queste locazioni non sono soggette ad alcun tipo di regolamentazione urbanistica, se non quella fiscale e si addensano in certe aree del centro creando squilibri enormi, “alta tensione abitativa”, cioè  luoghi dove è più difficile trovare casa.  Caso clamoroso, denunciato da Ocio, è quello del campo  veneziano di campo san Zan Degolà,  dove su nove unità abitative, solo una è occupata da residenti stabili.  «In queste città la soluzione è che si limitino le locazioni vincolandole al numero dei residenti. Esiste una proposta di legge che va proprio in questo senso e la città di Venezia; e, grazie a un emendamento del 2022 dell’ex-deputato veneziano Nicola Pellicani  al fine di favorire l'incremento dell'offerta di alloggi in locazione per uso residenziale di lunga durata,  si dà facoltà al Comune di Venezia di integrare i propri strumenti urbanistici con disposizioni per individuare i limiti massimi e i presupposti per la destinazione degli immobili residenziali alle locazioni brevi. Peccato che il Comune non ne abbia ancora usufruito», commenta Penzo.  

famigliacristiana.it

“The Hungriest Eye. The Blossoming of Potential” è il primo progetto dell'Art Studio della Casa di The Human Safety Net. Rielabora graficamente coi raggi laser la personalità dei visitatori a Venezia

Si intitola “The Hungriest Eye. The Blossoming of Potential” la nuova opera dell'artista americano Arthur Duff che da domani al 10 marzo 2024 accoglierà i visitatori dell’Art Studio, lo spazio dove l’arte dialoga con il sociale, nella Casa di The Human Safety Net alle Procuratie Vecchie di Piazza San Marco.

Curata da Luca Massimo Barbero, che con questa installazione inaugura il suo progetto di curatela biennale dell’Art Studio, l'opera di Duff integra e completa il percorso della mostra permanente e interattiva “A World of Potential”, espressione della missione e dei programmi della fondazione The Human Safety Net. L’opera di Arthur Duff intende rendere visibili i punti di forza di ciascuno grazie all’utilizzo di un sistema laser che crea forme uniche in un caleidoscopio di luci. L’ispirazione nasce dalle xilografie giapponesi ottocentesche raffiguranti i fuochi d’artificio, emblema di un ideale di bellezza effimera e transitoria, pensati per sbalordire e sorprendere l’occhio di chi guarda. Un occhio "affamato" – da qui il titolo dell’opera - che ambisce non solo ad essere il punto di passaggio di uno stimolo percettivo, ma vuole essere partecipe dell’elaborazione dell’esperienza.

“The Hungriest Eye” è un’esperienza al tempo stesso individuale e collettiva. La composizione laser della rappresentazione dei punti di forza richiede infatti circa due minuti, ma dopo trenta secondi può lasciare spazio alla composizione di una nuova immagine al sopraggiungere di un altro visitatore. Chi entra nell’Art Studio è così chiamato inconsapevolmente a sperimentare dinamiche interattive con gli altri: la condivisione di uno spazio e di una esperienza, la libertà di esprimersi nell’interazione con gli altri.

L’apertura di “The Hungriest Eye” è l’occasione per celebrare il primo anno della Casa di The Human Safety Net presso le Procuratie Vecchie, restaurate grazie ad un progetto rispettoso e innovativo firmato da David Chipperfield Architects Milan: "Uno spazio aperto al dialogo e al confronto, anche attraverso il linguaggio privilegiato dell’arte, con l’obiettivo di generare innovazione sociale con un impatto positivo sulla comunità" ha osservato Gabriele Galateri di Genola, Presidente della Fondazione The Human Safety Net: “Mai come in una fase storica come questa, caratterizzata dall’incertezza e dal cambiamento, la missione della fondazione può incidere sul welfare delle persone. Dalla sua istituzione nel 2017 a fine 2022, la Fondazione The Human Safety Net ha raggiunto più di 210mila persone, tra genitori, bambini e rifugiati, collaborando con 77 Ong partner in 24 Paesi in cui il Gruppo opera”.

avvenire.it

Carpaccio torna a Venezia, 'Dipinti e disegni' a Palazzo Ducale. In mostra fino al 18 giugno

 
VENEZIA - La maestria di Vittore Carpaccio fa ritorno a Palazzo Ducale con la mostra monografica "Vittore Carpaccio. Dipinti e disegni, allestita nell'Appartamento del Doge di palazzo Ducale, visitabile fino al 18 giugno prossimo.

La mostra è organizzata da Fondazione Musei Civici e dal Comune di Venezia in collaborazione con la National Gallery of Art di Washington, ed è a cura di Peter Humfrey, con Andrea Bellieni e Gretchen Hirschauer. Alla presentazione hanno partecipato la presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia Mariacristina Gribaudi, il sindaco Luigi Brugnaro, il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi.
    La monografica inaugurata oggi propone 70 opere, di cui 42 dipinti e 28 disegni, sei dei quali sono recto/verso. Sono state riunite soprattutto opere oggi in musei e collezioni internazionali, oppure in chiese degli antichi territori della Serenissima, dalla Lombardia all'Istria e alla Dalmazia, nell'ottica di illustrare la varietà e l'altezza della pittura di Carpaccio, seguendone anche l'evoluzione.
    "Questa mostra - ha sottolineato Bellieni nella presentazione - riporta a Venezia tantissime opere di Carpaccio disperse nel mondo. E' una mostra che intende restituire Carpaccio in una dimensione che non è soltanto quella nota a tutti del grande racconto storico, del grande scenografo, del grande regista della Venezia del 1400 ma anche il pittore alto, spirituale, che ha una profondità di interpretazione assolutamente originale e propria. Quindi un Carpaccio non soltanto decorativo, che si ferma alla narrazione, ma un pittore di una profondità non certamente inferiore a quella degli altri grandi pittori suoi contemporanei".
    All'interno del percorso espositivo vi è un'opportunità unica, quella di ammirare, finalmente riunite, le due parti di una scena compiuta ed unitaria, ma separate in circostanze sconosciute verso la fine del Settecento. Si tratta delle "Due dame" del Museo Correr di Venezia, e de "La caccia in Laguna", oggi al Getty Museum di Malibu. Carpaccio le aveva raffigurate entrambe su quella che, in origine, quasi certamente era un'anta di porta a soffietto.
    "Mi sento molto legato a questo artista di cui ho fatto diverse monografie - ha detto Sgarbi - e ritengo che fare una mostra su Carpaccio sia un impegno che lega in modo definitivo lo Stato e il Comune di Venezia. Sarà una mostra della città di Venezia, perché il primo pittore di città è proprio Carpaccio: vede nelle meraviglie di arte orientale e bizantina un mondo che non esiste, che è un sogno, il sogno di Venezia. Ma allo stesso tempo è Venezia, lo si scorge dalle barche, dai ponti, dai fondali dei dipinti". 

ansa.it

A Venezia dal 25 Marzo riapre la quadreria di Palazzo Ducale

 

 - Riapre dal 25 marzo prossimo la Quadreria del Palazzo Ducale di Venezia, dopo un intervento condotto dalla Fondazione Musei Civici di Venezia con la collaborazione e il supporto di Venice International Foundation.
    Il riallestimento, che coinvolge la Sala della Quarantia Criminale, la Sala dei Cuoi e quella del Magistrato alle Leggi, si rifà ad una tradizione che risale ai primi decenni del '600, quando all'interno del Palazzo si vollero esposte, accanto ai dipinti istituzionali, opere "da cavalletto" provenienti da illustri collezioni private.

"In omaggio a quella secolare tradizione - afferma Chiara Squarcina Responsabile della sede museale - si è deciso di dedicare la Sala dei Cuoi all'esposizione di opere fiamminghe, tra le quali l'unica superstite di quelle offerte alla pubblica fruizione in Palazzo a partire dal 1615: l''Inferno' già attribuito al Civetta (Henry Met de Bles) e oggi più opportunamente ricondotto ad anonimo seguace di Bosch, o il 'Cristo deriso' di Quentin Metsys. Esempi delle relazioni culturali della Serenissima con il resto d'Europa".
    Nelle altre sale sono esposti capolavori di Bellini, Tiziano e Tiepolo, tra cui "Venezia riceve da Nettuno i doni del mare" di Giambattista Tiepolo, la "Pietà" di Bellini e la "Madonna con Bambino e due angeli" di Tiziano, quindi il "Leone marciano andante" di Carpaccio, che sarà possibile ammirare dopo la conclusione della mostra antologica di Palazzo Ducale.
    La Quadreria accoglie un nucleo di tele e tavole concesse in deposito a lungo termine da una collezione privata, tra cui "Ritratto di dama con figlia" di Tiziano, "L'angelo annuncia il martirio a Santa Caterina di Alessandria" del Tintoretto e la "Maria Maddalena in estasi" di Artemisia Gentileschi, oltre ad opere di Giovanni Cariani, Anthony van Dyck e Maerten de Vos.

Ansa

Mostra. Quando è in gioco la vita di chi fugge, il gioco da tavola diventa solidale

 

Fino al 30 marzo a Venezia nella sede di Emergency gli originali giochi di società creati dagli studenti di Design dell’Università Iuav per capire la guerra, le migrazioni forzate, l’aiuto umanitario
Guerre, migrazioni forzate, negazione dei diritti. Il flusso di notizie rischia di anestetizzarci anche di fronte a situazioni drammatiche. E allora, forse, un gioco può coinvolgerci e farci capire di più. No, non è una provocazione parlare di giochi di società - sì, quelli che in famiglia e tra amici riescono ad appassionarci attorno a un tavolo - a proposito delle tragedie della nostra epoca. A tentare la sfida sono Emergency e l'Università Iuav di Venezia: inventare e realizzare giochi da tavolo sui temi affrontati quotidianamente dalla ong fondata dal chirurgo Gino Strada, è stato infatti l’obiettivo degli studenti del laboratorio di Design della Comunicazione 3, del corso di laurea magistrale in Design della Comunicazione, condotto dai professori Paola Fortuna e Luciano Perondi, in collaborazione con Damiano Fraccaro e Lorenzo Toso. L’ateneo statale veneziano (fino al 2001 Istituto universitario di Architettura di Venezia, oggi comprende anche design, teatro, moda, arti visive, urbanistica e pianificazione del territorio) ha infatti realizzato una originale collaborazione con Emergency.

Gli studenti hanno lavorato alternandosi tra le aule dell’Università e la sede della ong alla Giudecca a Venezia, dove hanno prima inventato, poi materialmente costruito una serie di giochi da tavolo didattici. Non prima di avere consultato documenti, fatto ricerche, letto libri, interrogato gli operatori, per conoscere le storie di chi scappa dalla guerra, dalla siccità, dalla povertà. Rischiando tutto nella traversata del Sahara, del Mediterraneo o dei Balcani.

Il risultato del corso sono questi “giochi da tavolo umanitari”, ora in mostra nella sede di Emergency di Venezia in una esposizione intitolata The Game. “Il gioco” infatti è il nome in gergo con cui molti migranti chiamano con amara ironia il tentativo di superare i confini evitando sofferenze, respingimenti, violenze. Una coincidenza semantica troppo significativa per non essere sottolineata. E chi partecipa alla mostra si deve infatti mettere in gioco e immedesimare in situazioni anche drammatiche, non sempre facili da descrivere a parole.

Tabelloni, pedine, segnaposto, carte: tutti gli elementi classici dei giochi di società sono usati per un percorso ludico che informa, insegna, istruisce. Come ad esempio Denied, sui diritti negati in Afghanistan, con i ritratti delle donne sulle carte da gioco che via via diventano sfocati quando le imposizioni dei talebani cancellano le identità. Fai qualcosa si dipana nel labirinto della rotta balcanica, e si diventa profughi siriani in fuga attraverso Turchia, Grecia, Bosnia-Erzegovina, puntando all’Italia e all’Europa. The Jungle è ambientato in un campo profughi, mentre in Scandalosamente bello si deve riuscire a costruire l’ospedale di chirurgia pediatrica di Entebbe in Uganda. Drago-muro racconta l'odissea dei profughi con gli occhi dei bambini. Oggi sono prototipi, bozzetti, pezzi unici, domani chissà: magari qualcuno potrebbe entrare nel catalogo di qualche azienda di giochi di società.

Ad ambientare la mostra è un allestimento con materiali di recupero - sacchi di juta, tubi di cartone – per una ambientazione evocativa dei luoghi rappresentati nei giochi. Materiali di scarto, in risonanza con gli esseri umani respinti da Fortezza Europa come “scarti umani”. Il percorso è reso suggestivo da suoni - rumori di boschi e acqua alternati a voci umane – che aiutano a immedesimarsi nelle situazioni oggetto dei giochi, che descrivono anche i contesti in cui Emergency opera e allo stesso tempo l’idea di cura e uguaglianza promossa della ong.

La mostra sarà aperta fino al 30 marzo 2023, dal mercoledì al venerdì, dalle 11.00 alle 16.00. Per concordare visite in altri giorni e orari: infovenice@emergency.it

avvenire.it

Carnevale Venezia, inizia il concorso delle 12 'Marie'

L'arrivo del corteo in gondola e poi Piazza San Marco hanno accolto le 12 "Marie" del Carnevale di Venezia 2023, dopo la vestizione a Palazzo Vitturi, a Santa Maria Formosa, con gli abiti tradizionali disegnati dall'Atelier Pietro Longhi che indossavano le giovani spose nel Rinascimento, e poi culminata con l'abbraccio del pubblico nel cuore del centro storico della città. Ad accogliere le 12 ragazze sul palco sono state la patron del concorso, Maria Grazia Bortolato, e il consigliere delegato alla Tutela delle tradizioni del Comune di Venezia Giovanni Giusto assieme al cerimoniere Maurice Agosti.

"E' una bellissima avventura, dieci giorni da sogno che vivrò con loro - ha spiegato Bortolato -. Sono felice di vedere la loro emozione, alle ragazze dico sempre di vivere bene questa esperienza, divertendosi. Voglio che siano protagoniste della città, vivendo momenti che spaziano dalla cultura al sociale. Oggi è un giorno di festa, domani sarà già tempo di mettersi al lavoro: saliremo sul campanile di San Marco per ripulire le pareti dagli adesivi e dalle scritte sui muri. Il rispetto della città è il messaggio principale che le ragazze devono fare proprio e divulgare a tutti. Mi auguro che alla fine di questo percorso venga premiata la ragazza giusta: una bellezza serale ed entusiasta dei posti che andremo a scoprire a Venezia". Le 12 ragazze sono state selezionate tra una sessantina di pretendenti che si sono presentate da tutta la Città metropolitana. A loro si uniranno in alcuni appuntamenti anche le due damigelle, Veronica Boscolo e Mariam Gargiulo. Riportata in auge dal regista Bruno Tosi nel 1999 e diventata col tempo uno degli eventi del Carnevale di Venezia, la Festa delle Marie ricorda un fatto storico realmente accaduto, nel 973, quando nella chiesa di San Pietro di Castello, durante gli annuali festeggiamenti dedicati alla purificazione della Vergine Maria, dodici ragazze veneziane vennero rapite da un gruppo di pirati dalmati. Dopo un inseguimento organizzato dal Doge Pietro Candiano III, le fanciulle furono liberate e ricondotte a Venezia. Da allora, la Festa delle Marie fu festeggiata ogni anno nella città lagunare con modalità e riti che cambiarono nel corso dei secoli. Le 12 Marie presenzieranno, fino a martedì grasso 21 febbraio, agli appuntamenti più importanti del Carnevale, e si contenderanno il titolo della "Maria più bella dell'anno" animando palazzi e feste tra Venezia, Mestre e le isole. L'elezione è prevista lunedì 20 febbraio nelle Sale Apollinee della Fenice. (ANSA).

 

La Befana, 6 luoghi dove festeggiarla. Da Urbania a Venezia e a Roma, idee per il weekend dell'Epifania

 

In volo, su una gondola, con una calza da record, su una giostra e, simbolicamente, bruciata in un falò: ogni città ha un suo modo di festeggiare la Befana che regala sempre emozioni e magia a piccoli e grandi.

Ecco qualche idea per unire a visite ed escursioni i festeggiamenti dell'Epifania nel primo lungo weekend dell'anno.

Dal 4 al 6 gennaio a Urbania, nelle Marche, si celebra la Festa nazionale della Befana a cui vengono consegnate le chiavi della città per dare il via a tre giorni di festeggiamenti. Dalla torre campanaria, in pieno centro, la Befana vola a cavallo della scopa su grandi e piccini che la aspettano per ricevere doni e dolciumi.

E' un volo acrobatico da 36 metri di altezza, scenico e suggestivo, che ogni anno regala uno spettacolo di luci, musica ed effetti speciali. La città della Befana rende omaggio alla sua concittadina più famosa con addobbi e festoni nel centro storico, dove sono appese migliaia di calze e dove centinaia di "befane" animano piazze e vie con laboratori e spettacoli. Tanti gli appuntamenti che celebrano la vecchina, a partire dalla sua casa-museo: qui, tra giochi e infusi, si può vedere il calderone dove vengono preparati i dolci, non prima di aver lasciato una letterina con i propri desideri all'Ufficio Postale; è anche possibile ascoltare le favole che la Befana racconta davanti al camino acceso. Il 6 gennaio, durante la sfilata per le strade del centro, la vecchina porta con sé la calza più lunga del mondo cucita a mano e che è d'obbligo toccare come gesto portafortuna.

Da Urbania inizia l'alta valle del Metauro, che si estende dai monti delle Cesane verso l'Adriatico alla dorsale Appenninica; è un'area che comprende, lungo il fiume, i comuni di Fermignano, Peglio, Sant'Angelo in Vado, Mercatello sul Metauro e Borgo Pace. E' un territorio ricco di storia e cultura, che permette di scoprire luoghi come Urbino e scenari naturali come la Gola del Furlo e l'Alpe della Luna, punteggiati da borghi, torri e chiese. Info: festadellabefana.com

Verona la Befana si festeggia con il falò: "Brusar la Vecia", dicono, bruciare la vecchia; alle 18 a piazza Bra, di fianco all'Arena, si dà fuoco a un enorme pupazzo alto circa dieci metri fatto con legna, stracci e fascine. E' una festa suggestiva e una cerimonia propiziatoria che rievoca l'antico rito dell'Epifania nella tradizione popolare, cioè il passaggio dal vecchio al nuovo anno scongiurando i malefici. L'evento è preceduto e accompagnato da spettacoli musicali, pirotecnici e dall'arrivo sotto una grande stella cometa dei Re Magi con doni e dolci per i più piccoli. In mattinata piazza Bra ospita anche la Befana del Vigile, una manifestazione benefica con raccolta di generi alimentari e doni per i più bisognosi e con una sfilata di automobili d'epoca. E' l'occasione per passeggiare nel centro storico, sostare sotto al celebre balcone di Romeo e Giulietta e arrivare fino a piazza delle Erbe per l'immancabile spritz, oppure per fare un'escursione al lago di Garda e passeggiare nel delizioso borgo di Malcesine.

Venezia la Befana arriva in barca: il 6 gennaio lungo il Canal Grande si svolge la Regata delle Befane. La vestizione viene fatta ai Magazzini del Sale; poi alle 11 davanti a Palazzo Dolfin Manin i partecipanti pagaiano lungo il Canale verso San Marco e da qui fino al ponte di Rialto. E' una celebrazione suggestiva lungo i canali della città tra tradizioni e cultura, arte e bellezza. Ed è anche l'occasione per prendere un battello o un motoscafo e fare il giro delle isole più belle della Laguna di Venezia, patrimonio dell'Unesco.

Il 6 gennaio nel Salone Arly di La Thuile, suggestiva località del comprensorio Espace San Bernardo della Valle d'Aosta, va in scena "Questo Natale mi sono persa una renna", festa della Befana con il Mago J. E' uno spettacolo di magia e animazione per i bambini che vengono coinvolti tra pasticci ed esperimenti, travestimenti e palloncini ribelli, a ritrovare la renna. Lo spettacolo è alle 17 e si prenota sul sito: lathuile.it. E' uno show divertente per chi sta sciando sui 152 chilometri di piste del comprensorio al confine con la Francia, dove si pratica sci alpino, fondo e snowboard, e dove si passeggia con le ciaspole o a piedi nei boschi o con una guida.

Per tutta la famiglia a Firenze c'è la possibilità di festeggiare la Befana a bordo di un treno d'epoca: il 6 gennaio dalla stazione di Santa Maria Novella alle 9 parte il treno della Befana, con carrozze anni Trenta e locomotiva a vapore. Il treno viaggia verso Pontassieve e risale tutta la Val di Sieve fino a San Piero, in Mugello. Dopo una lunga sosta per un rinfresco il convoglio riparte per Firenze, via Vaglia, percorrendo la linea Faentina per poi rientrare a Santa Maria Novella alle 14. La manifestazione è organizzata dall'Associazione Toscana Treni Storici "Italvapore", in collaborazione con la Proloco di San Piero a Sieve, il Comune di Scarperia e San Piero e l'Unione Montana dei Comuni del Mugello.

Prenotazioni sul sito: prolocosanpieroasieve.it La festa continua nel capoluogo fiorentino davanti a Palazzo Pitti, da dove si assiste alla partenza della cavalcata dei Re Magi con i tipici costumi rinascimentali che si dirigono verso Ponte Vecchio, Piazza della Signoria e Piazza del Duomo.

Roma la Befana sale sulle giostre di piazza Navona che ospita anche spettacoli di marionette, concerti gospel e stand di libri e oggetti artigianali. Sono previste 76 attività per i più piccoli tra letture animate, laboratori, giochi di ruolo e spettacoli di narrazione. Una parte della piazza, inoltre, è allestita con i giochi di una volta come il tiro alla fune o la corsa con i sacchi. Tanti sono in realtà gli appuntamenti nella Capitale per festeggiare la Befana; tra questi c'è la festa a Villa Pamphilj che invita tutti i bambini a recarsi nel parco con una calza vuota, che verrà riempita dalla Befana con doni e caramelle. Alle 11, inoltre, si può assistere allo spettacolo teatrale all'aperto "Il circo in valigia". Informazioni: turismoroma.it 

ansa

Alla riscoperta di Lee Miller, pioniera del surrealismo fotografico

 

 L'immagine ormai iconica con Lee Miller immersa nella vasca da bagno dell'appartamento di Hitler a Monaco, supremo gesto surrealista, atto di giustizia, di purificazione umana, contro quanto aveva visto a Dachau e Buchenwald, dove era entrata con gli Alleati, è nell'ultima sala, "Fotografare l'orrore".
    E' il tassello finale della mostra dedicata alla fotografa statunitense, al rapporto prima di allieva poi di parità, d'amore e d'amicizia, con Man Ray, allestita a Palazzo Franchetti, a Venezia, fino al 10 aprile prossimo.

La foto che la ritrae, scattata da un collega, David Scherman, a cui aveva dato la sua macchina fotografica, è uno dei segni, assieme a una immagine fatta a una modella con le braccia alzate con la tecnica della solarizzazione - quasi una risposta a una donna-manichino dell'allora "maestro" fatta anni prima - per comprendere lo spirito di voluta, assoluta libertà che ha accompagnato le sue molteplici "vite".
    Lee Miller è stata modella, fotografa, musa, prima donna reporter di guerra a documentare le atrocità dei campi di concentramento nazisti, per poi lasciare definitivamente l'esperienza fotografica. Suzanna, moglie dell'unico figlio, Anthony Penrose, scoprirà casualmente in soffitta, nel 1977, pochi mesi dopo la morte della fotografa, oltre 60mila tra negativi, documenti, riviste, che hanno condotto alla riscoperta di Lee Miller, di una vita segnata da successi ma anche forti traumi.
    L'esposizione, intitolata "LEE MILLER MAN RAY.    FASHION-LOVE-WAR", curata da Victoria Noel-Johnson, organizzata da Cms.Cultura, in collaborazione con Acp-Palazzo Franchetti, attraverso 140 foto dei due protagonisti, alcuni oggetti d'arte e video, intende anche offrire - è stato ricordato - "il giusto riconoscimento a Lee Miller, pioniera del surrealismo in fotografia, ponendola su un piano di parità con Man Ray, il cui lavoro tendeva a oscurarla sia in vita che negli anni a venire".
    Procedendo per temi e con un percorso cronologico, attraverso otto sezioni, la mostra si apre con la fotografa modella a New York dal 1927 e musa due anni dopo di Ray a Parigi, dove era andata per imparare la fotografia. "Preferisco fare una foto che essere una foto", disse una volta. Nelle altre parti, è un continuo susseguirsi di foto che testimoniano anni di incontri, di scelte, di ricerca e sperimentazioni, di un riavvicinarsi alla moda stavolta dall'altra parte dell'obiettivo. Ad esempio, c'è una foto fatta a Londra nel 1941, con una modella ritratta con dietro le rovine dei palazzi colpiti dai bombardamenti tedeschi. E' una carrellata di immagini che si intersecano con gli anni degli amori, dei matrimoni, prima nel 1934 con l'uomo d'affari egiziano Aziz Elui Bey - una sezione è intitolata "Egitto" con esposto "Portrait of Space" che spinse nel 1938 Magritte a dipingere "Le baiser" - e poi, nel 1949, con Roland Penrose. Il tutto all'interno di un percorso di vita dove uno dei fili rossi, forse la linea guida, è proprio la vicinanza sul piano professionale certo umano con Man Ray, che le resterà vicino nel periodo in cui lei soffre di depressione cronica, anche in seguito a un disturbo post-traumatico conseguente a aveva visto durante la guerra. Per la primavera del 2023 - è stato detto nel corso della vernice della mostra -, è prevista l'uscita del fil "Lee", basato sulla biografia scritta dal figlio Anthony, con Kate Winslet nei panni della Miller e Judy Law, in quelli del marito. Nel cast anche Marion Cotillard.
   

Ansa

Leone d'Oro a All the beauty and the bloodshed

Leone d'argento a Luca Guadagnino che ha dedicato il premio ai registi iraniani arrestati e detenuti

venezia leone oro All the beauty and the bloodshed

AGI - All the beauty and the bloodshed vince il Leone d'Oro alla 79esima edizione del Festival del Cinema di Venezia.

'All the Beauty and the Bloodshed' è un film documentario  americano che racconta la storia epica ed emozionante dell’artista e attivista Nan Goldin.  Attraverso diapositive, dialoghi intimi, fotografi e rari filmati, viene ricostruita la sua battaglia per ottenere il riconoscimento della responsabilità della famiglia Sackler per le morti di overdose da farmaco.

Leone d'argento a Luca Guadagnino che ha dedicato il premio ai registi iraniani arrestati e detenuti. Tra loro anche Jafar Panahi.

Venezia, Leonessa firmata Mattotti celebra 90 anni della Mostra

 


Una Leonessa dalle linee classiche per celebrare i 90 anni della Mostra del cinema di Venezia (31 agosto - 10 settembre): è l'immagine del manifesto ufficiale firmata, per il quinto anno, da Lorenzo Mattotti, che è anche autore, per il quarto anno, della sigla del festival. E' "una Leonessa che si libra in alto e ci porge questo anniversario, il 90° - spiega Lorenzo Mattotti -. Sono 90 gli anni dalla prima edizione della Mostra e per questo abbiamo voluto che l'immagine avesse delle linee classiche, così come classica è stata la scelta del fondo oro. Il colore oro è anche un riferimento ai manifesti dei primi decenni del Novecento. La Mostra è sempre stata classica, ma anche provocatoria. Qui il Leone, simbolo di potere e forza, si è trasformato in una Leonessa, che ha in sé eleganza e creatività. Dopo 90 anni, il Leone di Venezia, simbolo della Mostra, è ora diventato una Leonessa che vola attraverso la storia con energia e leggerezza, simbolo di speranza, lontano dall'aggressività e dalla ferocia". (ANSA).

(segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - Turismo Culturale)

Mostra del Cinema. I pescatori di Segre difendono l'anima di Venezia

 Commuove e fa riflettere il regista Andrea Segre che domani sera alle Giornate degli Autori inaugura lo spazio "Notti Veneziane" della 78ma Mostra del Cinema (che si apre domani alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella) con un film che è un gioiellino. È Welcome Venice (dal 9 settembre al cinema distribuito da Lucky Red) e vede al centro i due eredi di una famiglia di pescatori della Giudecca, isola di Venezia dalla vocazione popolare. Da applauso i due protagonisti, Paolo Pierobon (il rude Pietro) e Andrea Pennacchi (l’ingenuo arrivista Alvise), due fratelli che incarnano le due anime di una città che ha perso le sue radici. Pietro, ancorato alla tradizione, vuol continuare a pescare "moeche", i rari granchi della laguna, Alvise invece vuol trasferirsi a Mestre per affittare la loro casa alla Giudecca ai turisti per entrare nell'élite immobiliare che governa la città. Accanto a loro, divisi tra il difendere l'anima autentica della città e della sua gente, a costo di rimetterci, e il richiamo del denaro "facile" che porta allo snaturamento di un luogo, anche gli altri familiari interpretati da un grande cast, Ottavia Piccolo, Roberto Citran e Sara Lazzaro.

Il film è nato durante la pandemia, che resta sullo fondo. «E’ un momento in cui ci si chiede se ripartire o meno col turismo – spiega Andrea Segre –. Tutto questo però ha una conseguenza sulle famiglie, sulle case, sull’abitare. Durante la pandemia è stato panico in questa città. Le famiglie si fanno delle domande su come poter vivere». Nel film si mostrano anche le conseguenze dello snaturamento dell’anima di una città, che non sempre porta vero benessere. Andrea Segre, col suo sguardo documentaristico, fa di Venezia un paradigma della situazione italiana: «E’ quello che ho tentato di fare con questa trilogia composta da Pianeta in Mare, Molecole e Welcome Venice. Raccontare un luogo che conosco con la convinzione che abbia potenze suggestive, etiche e estetiche che aiutano a raccontare le tensioni dell’oggi. In Pianeta in mare il destino di una zona industriale come quella di Marghera racconta il rapporto tra il lavoro e la globalizzazione oggi; Molecole era su Venezia e le acque, la tensione del Mose, l’acqua alta, l’innalzamento dei mari, quella è la tensione tra la fragilità e la bellezza della vita; quest’ultima parte è il rapporto tra l’abitare quella bellezza e vendere quella bellezza. E giusto tutelare quelle bellezze – conclude –, ma poi diventano dei musei e si svuotano di vita vera».
Paolo Pierobon, grande attore diviso fra teatro, cinema e tv, è alla Mostra del cinema con ben tre film, fra cui Qui rido io di Mario Martone dove interpreta Gabriele D’Annunzio e I nostri fantasmi di Alessandro Capitani dove sarà un marito violento. In Welcome Venice l’attore di Castelfranco Veneto incarna nel suo pescatore con piccoli precedenti penali, ma duro e puro nella volontà di essere libero da gretti interessi con un lavoro che lo riscatta, l’anima di una Venezia (e di un’Italia) che non vuole mollare. Mentre suo fratello si lascia lusingare da facili promesse che portano anche guai e delusioni. «Ci sono due modi diversi di vedere le cose – ci spiega Pierobon –. Questo pescatore, con una bella dose di inconsapevolezza, sta combattendo contro quello che sta diventando la città, che non è più una città ma la rappresentazione di se stessa . Tutti scappano, tutti affittano e vanno a Mestre. Va bene, occorre lavorare, ma se resta solo quello, se anche l’ultima casa, l’ultimo baracchino o caffé diventa un bed and breakfast standardizzato poi si stanca anche il turista perché non viene più a vedere niente di vero. Il tema della "gentrification" riguarda tante città, non solo italiane. Il Covid ha messo a nudo tutto ciò. Come dice il mio personaggio "i turisti non ci sono più, ma i granchi ci saranno sempre"».

da Avvenire

(segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci - Turismo Culturale)

Venezia, arte sul Ponte di Rialto per il ‘Natale di Luce 2020’

 

Il Ponte di Rialto si tinge d’arte per il ‘Natale di Luce 2020’, verso le celebrazioni per i 1600 anni di Venezia. Con un gioco di proiezioni e dissolvenze, il ponte si trasforma in un libro su cui scorrono alcune delle pagine più significative della storia della città. Come riporta HotelMag, la struttura in pietra d’Istria del ponte si accende di immagini che, in rapida sequenza, ricordano alcuni dei momenti e dei protagonisti della storia, dell’arte e dell’architettura veneziane.

La videoproiezione, promossa dal Comune di Venezia e Vela, con la partnership del Consorzio di Tutela del Prosecco Doc, nell’ambito del progetto ‘Natale di Luce 2020’, prende avvio il 5 dicembre per essere ripetuta sino al 31 dicembre 2021. Una rassegna artistica luminosa, da Vittore Carpaccio a Jacopo de’ Barbari, da Antonio da Ponte a Vincenzo Scamozzi, al Canaletto, per raccontare questo punto nevralgico che unisce le due sponde del Canal Grande.

La narrazione, a cura di Etra Comunicazione, che si chiude con un brindisi simbolico al nuovo anno, vuole anche introdurre le celebrazioni per il 1600esimo anniversario della fondazione di Venezia, che ricorrerà il 25 marzo 2021.

ttgitalia

Venezia installa a San Marco albero digitale Plessi

 

VENEZIA  - E' un omaggio alla luce e un messaggio di rinascita l'intervento creativo che l'artista Fabrizio Plessi ha voluto dedicare a Venezia per il Natale 2020 in Piazza San Marco. L'installazione, promossa dal Comune e Vela Spa con la partnership di Assicurazioni Generali nell'ambito della rassegna "Le Città in Festa - Natale 2020", troverà posto tra le due colonne della Piazzetta a partire dal prossimo 4 dicembre sino al 6 gennaio, per lanciare da Venezia un messaggio di speranza capace di rinnovarsi avvalendosi di un linguaggio contemporaneo: il digitale.
    Un 'faro' luminoso, composto da oltre 80 moduli di 1metro per 50centimetri, che, prendendo la forma di un albero della vita che unisce simbolicamente la terra al cielo, interpreta il senso più profondo del Natale. "L'idea per questa installazione è scaturita dal mio grande amore per Venezia: ho immaginato un gigantesco mosaico dorato, che richiama l'oro della Basilica, in cui ogni tassello vive di vita propria - racconta Plessi -. Per la prima volta nel mio lavoro ho fatto sì che il flusso luminoso di ciascun elemento vada in direzioni diverse, andando a creare un intreccio di contaminazioni quale metafora, da un lato, della dinamica delle relazioni interpersonali e, dall'altro, per valorizzare la memoria storica di questa città, luogo di incontro e di scambio tra culture diverse per eccellenza".
    Una luce nuova "illuminerà il Natale di Piazza San Marco - commenta il sindaco Luigi Brugnaro - .Una luce nata dall'estro creativo del maestro Fabrizio Plessi e che rappresenterà, idealmente, una segno di quella speranza e di quella resilienza di una città che vuole farcela". Il progetto Natale di Luce 2020 in area marciana prevede anche un intervento luminoso alle Procuratie Vecchie e Nuove e lungo Calle XXII Marzo sino a campo Santa Maria del Giglio nonché il prolungamento dell'installazione L'Età dell'Oro sulla facciata dell'Ala Napoleonica del Museo Correr sino al 6 gennaio. (ANSA).

Festival Cinema Venezia. LEONE D'ORO A NOMADLAND, PER L'ITALIA VINCE FAVINO

ARGENTO A NUEVO ORDEN. DELUSIONE PER NOTTURNO DI ROSI L'americano Nomadland, road western di Chloé Zhao, vince il Leone d'Oro della Mostra di Venezia numero 77. Leone d'argento, Gran Premio della Giuria, a Nuevo Orden di Michel Franco. Migliore regia al giapponese Kiyoshi Kurosawa per Wife of a spy. Per l'Italia vince Pierfrancesco Favino, Coppa Volpi per il miglior attore per Padrenostro di Claudio Noce. Delusione per Notturno di Gianfranco Rosi, senza premi dopo essere stato tra i favoriti. "La decisione di escluderlo è stata difficile tanto che volevamo creare un premio speciale per lui", le parole della presidente Cate Blanchett.
ansa


Le Muse inquiete, la Biennale tra arte e storia

 Le Muse inquiete, la Biennale tra arte e storia © ANSA

ansa

VENEZIA - Arti e Storia. In 125 anni di vita, fin dalla prima esposizione d'arte del 1895, La Biennale di Venezia non ha potuto sottrarsi a questo binomio. Un confronto, a seguire il percorso della mostra "Le Muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia", al Padiglione centrale dei Giardini, fino all'8 dicembre, che si fa serrato, come oggi, in quel "secolo brevissimo" che va dagli anni '20, quando la mano e la volontà del fascismo si allungano sull'istituzione, ai grandi momenti della rinascita post-bellica, con la memorabile mostra d'arte del '48 (Picasso per la prima volta o la "scoperta" dell'arte statunitense grazie a Peggy Guggenheim), alle contestazioni del '68, all'irrompere della guerra fredda e della caduta del Muro di Berlino, fino agli anni '90 con gli albori della globalizzazione e il cambio di Statuto e il passaggio dell'ente a Fondazione. Spinta da uno di quei grandi eventi che cambiano la storia, la pandemia da Covid19 - come prima è successo con le guerre, i conflitti sociali, gli scontri generazionali e le profonde trasformazioni del '900 che "hanno premuto contro i confini dell'Istituzione veneziana" a dirla con Cecilia Alemani, coordinatrice del progetto e direttrice dell'esposizione d'arte slittata al 2022 - la Biennale ha voluto fare i conti con le sue vicende in rapporto alla società, alla politica, ai grandi eventi del mondo. Nel vastissimo materiale custodito all'Asac, l'archivio storico della Biennale - presto trasferito e ampliato negli spazi e negli - accessi - i direttori delle sei "muse" - Arte, Architettura, Cinema, Teatro, Musica e Danza - hanno scovato documenti, lettere, ritagli di giornale, quadri, registrazioni, video che, assieme a filmati rarissimi messi a disposizione dall'Istituto Luce, hanno dato vita all'esposizione, suddivisa in 12 sale. Una esposizione delle Biennali, del lavoro per realizzarle, della persone che le hanno guidate, delle censure del totalitarismo e delle libertà, del suo saper essere stata stata, nei due dopoguerra, a dirla con la curatrice, "faro di speranza nella rinascita civile dell'Italia e di molte altre nazioni". Più di mille documenti danno vita a "una mostra molto densa", spiega Cecilia Alemani, che ripercorre passo dopo passo, sotto titoli "chiave", "i momenti di crisi, di trasformazioni, di rivoluzioni, di introduzione di nuovi linguaggi artistici che, in una disciplina o nell'altra, hanno marcato la storia della Biennale". Ad accompagnare il visitatore, lungo il percorso allestito da Formafantasma, una utile pubblicazione che sopperisce di fatto alla quasi assenza di didascalie vicino al materiale esposto al fine di evitare "aggregazioni di persone" attorno a una bacheca o un tavolo. Ogni elemento, ogni raccolta di atti attorno a un singolo evento, a una "censura" o a uno "scandalo", anche mediatico, è motivo per aprire uno squarcio sul confronto-scontro tra arti e storia, per comprendere quel procedere per strappi e connessioni: dalla mostra del Cinema che dal '38 diventa strumento di propaganda fascista, alla causa di De Chirico contro la Biennale, al dipinto girato di Gastone Novelli e gli scontri in piazza del '68, alla protesta per il golpe in Cile nel '74 o la Biennale del Dissenso del '77 di Carlo Ripa di Meana; oppure, su fronti diversi lo scandalo per il dipinto del 1895 di Giacomo Grosso premiato e censurato dalla chiesa o le opere 'osè' di Jeff Koons con Ilona Staller. Tra le curiosità, ma drammatico segno dei tempi, la visita alla mostra d'arte di Hitler nel '34, con il suo rifiuto di un'opera di Seibezzi che gli viene offerta perché non gli sembra rappresenti bene Venezia, e il repentino cambio con un altro dipinto che ritrae delle barche. Da tutto traspare quell'inquietudine che attraversa le arti di fronte alla storia, "le muse inquiete" del titolo. perché, come dice il presidente della Biennale Roberto Cicutto, "l'inquietudine è il motore della ricerca che ha bisogno di confronto per verificare ipotesi e ha bisogno della storia per assorbire conoscenza".

L'arte del vetro, la 'contaminazione' tra Murano e l'America 155 pezzi in mostra alla Fondazione Cini a Venezia

 

VENEZIA - "Nell'arte contemporanea fortunatamente non ci sono ancora frontiere e non si sa in quale campo cada il seme" dice Luca Massimo Barbero, direttore dell'Istituto di storia dell'arte della Fondazione Cini, e il "seme" dell'arte vetraria muranese da oltre mezzo secolo ha trovato terreno fertile in terra americana, dando vita a un incontro-confronto che, nel campo della produzione e delle tecniche usate per lavorare il vetro, con spinte innovative e nuove direzioni di ricerca, ha dato frutti eccellenti. A testimoniarlo è la mostra "Venezia e lo Studio Glass americano", curata da Tina Olknow e William Warmus, promossa dalla stessa Cini e da Pentagram Stiftung, all'isola di San Giorgio, a Venezia, dal 6 settembre al 10 gennaio (catalogo Skira).

L'esposizione, che riunisce 155 pezzi - tra vasi, sculture e installazioni in vetro - realizzati da 60 artisti americani e veneziani, è il diciottesimo capitolo del progetto "Le stanze di vetro" che da anni indaga sui diversi aspetti, momenti, tendenze dell'arte vetraria, con particolare attenzione sul '900 a Murano, dove il settore del vetro sta attraversando un momento difficile. Alla Cini c'è un Centro Studi sul vetro che ha un patrimonio di oltre 150mila documenti, tra foto, disegni, album, progetti ed altro provenienti da più archivi e gli archivi - a dirla con Barbero - "sono sorgenti, non depositi, da cui far sgorgare nuova cultura".

La mostra - suddivisa in più sale tematiche, dai "Pionieri americani" che per primi frequentarono Murano per produrre opere originali in vetro, come Mark Tobey o Thomas Stears, fino a "L'invenzione del XXI secolo", con artisti del vetro che affrontano tematiche come l'ambiente o i problemi razziali - testimonia quel concetto di "contaminazione tra due mondi così diversi e distanti" creato dalla ricerca, dal lavoro, dalle tecniche, dagli usi comuni attorno a vetro. È una proposta che punta l'attenzione soprattutto su come le nuove tendenze statunitensi legate al movimento Studio Glass dagli anni '60 e ancora attive - con personalità come Dan Chihuly e Benjamin Moore, da Richard Marquis a Toots Zynski o Philip Baldwin e Monica Guggisberg, a titolo di esempio - abbiano guardato a Venezia, frequentando le fucine in laguna, e su come maestri muranesi - da Lino Tagliapietra a Pino Signoretto - nel contempo abbiano trovato negli Stati Uniti un terreno fertile per rinnovare "la vivacità di un linguaggio storico artigianale" del vetro.

Di particolare impatto, non solo visivo, la spettacolare e gigantesca opera di Chihuly, Laguna Murano Chandelier, formata da cinque elementi di grandi dimensioni realizzata a Murano nel 1996 insieme a Signoretto e Tagliapietra. Sono tutti elementi scultorei che rimandano alla laguna di Venezia. Simbolo quasi di quella "collaborazione e contaminazione" tra artisti americani e maestri veneziani nel vetro americano contemporaneo. Sul piano delle opere realizzate, per le dimensioni e i soggetti trattati, la "scuola" d'oltreoceano sembra esprimere sullo sfondo un senso di leggerezza, di divertimento, che idealmente sembra confrontarsi, ma non contrapporsi, al rigore di certe forme di Carlo Scarpa o Napoleone Martinuzzi.

ansa

L’effetto Coronavirus colpisce anche il turismo a Venezia

Venezia deserta, disdette al 60%
L’effetto Coronavirus colpisce anche il turismo a Venezia. Le disdette sono arrivate al 60%


Venezia: mostra “Il giovane Tintoretto”

Tra gli artisti del Rinascimento, Tintoretto è colui che più ha segnato Venezia con il marchio inconfondibile del suo genio. Chiamato da dogi e notabili ad abbellire palazzi e chiese della città, ha affascinato intere generazioni di amanti dell’arte.

Ora, a 500 anni dalla sua nascita, torna ad affascinare il pubblico in occasione delle celebrazioni che tutta Venezia gli dedica, soprattutto con le mostre "Il giovane Tintoretto" e "Tintoretto 1519 - 1594".

Questo artista ha ammaliato i suoi contemporanei ed impressionato molti artisti come El Greco, Rubens e Velasquez, anticipando per molti versi la sensibilità di personaggi contemporanei. 

Punto focale dell'iniziativa è l’imponente progetto espositivo che la Fondazione Musei Civici di Venezia, fin dal 2015, ha sviluppato con la National Gallery of Art di Washington e che ha trovato la piena collaborazione delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.

DUE MOSTRE
Il risultato, a 80 anni dall’ultima mostra dedicata a Jacopo Robusti (detto Tintoretto per il mestiere del padre, cioè il tintore di stoffe) in città , è una straordinaria monografia a Palazzo Ducale (7 settembre 2018 - 6 gennaio 2019) ”Tintoretto 1519 -1594”, incentrata sul periodo più fecondo della sua arte, dalla piena affermazione della metà degli anni quaranta del cinquecento, fino agli ultimi lavori.

In contemporanea a questo allestimento, si prosegue nella storia di Tintoretto, con unagrande mostra alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, “Il giovane Tintoretto”,dedicata ai capolavori del primo decennio di attività e al contesto fecondo in cui egli avvia il suo percorso artistico.


COLLABORAZIONI
Per celebrare il pittore, hanno collaborato tante Istituzioni prestigiose, che in laguna hanno organizzato originali iniziative espositive, editoriali e convegnistiche, in uno spirito corale.

Tra queste in particolare, la Scuola Grande di San Rocco, uno dei siti cardine dell’attività del Maestro, custode di cicli pittorici imponenti e la Curia Patriarcale, con le molte chiese che ancora oggi conservano preziose opere di Tintoretto.

Fondamentale è stato poi il supporto di Save Venice Inc. che negli ultimi due anni ha sostenuto l’esame scientifico e il restauro di tanti capolavori dell’artista presenti a Venezia (18 dipinti e la tomba del Maestro), consentendo ora al pubblico di ammirarli nel loro splendore.

IL GIOVANE TINTORETTO - GALLERIE DELL'ACCADEMIA DI VENEZIA
La mostra “Il giovane Tintoretto” ripercorre attraverso circa 60 opere il primo decennio di attività del pittore veneziano dal 1538 (anno di attività indipendente di Jacopo Robusti a San Geremia) al 1548 (data del successo della sua prima opera di impegno pubblico, il Miracolo dello schiavo, per la Scuola Grande di San Marco, oggi vanto delle Gallerie dell’Accademia).

La mostra riunisce 26 dipinti di Tintoretto, valorizzando al contempo le opere della collezione permanente del museo, proposte entro una nuova prospettiva e affiancate a prestiti provenienti da importanti istituzioni pubbliche e private del mondo, dalLouvre alla National Gallery di Washington, dal Museo del Prado agli Uffizi di Firenze, dalla Galleria Borghese di Roma al Kunsthistorisches Museum di Vienna, ma anche il Museum of Fine Arts di Budapest, la Fabbrica del Duomo di Milano, il Courtauld Gallery di Londra e il Wadsworth Atheneum di Hartford.


Seguendo un ordine cronologico articolato in quattro sezioni, il percorso indaga quel periodo tuttora dibattuto della formazione di Tintoretto, non facilmente riconducibile a una bottega, mettendolo in relazione con il contesto artistico e culturale veneziano degli anni trenta e quaranta del Cinquecento.

In questo modo si chiarisce come Jacopo Robusti acquisisce e trasforma i suoi modelli per sviluppare uno stile drammatico e rivoluzionario, attraverso le suggestioni ricevute da grandi artisti come Tiziano, Pordenone, Bonifacio de’ Pitati, Paris Bordon, Francesco Salviati, Giorgio Vasari e Jacopo Sansovino, presenti in mostra con opere significative.


Oltre alle comparazione con le opere di questi artisti, sono inoltre esposti i dipinti e le sculture di personaggi che hanno lavorato nello stesso ambiente di Tintoretto, tra i quali Andrea Schiavone, Giuseppe Porta Salviati, Lambert Sustris e Bartolomeo Ammannati.


Tra i capolavori del maestro si segnalano in particolare la “Conversione di San Paolo” della National Gallery of Art di Washington e “Apollo e Marsia” di Hartford (esposti ora per la prima volta in Italia) il “Cristo tra i dottori” della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, la “Cena in Emmaus” di Budapest e i soffitti provenienti da Palazzo Pisani a Venezia, ora alle Gallerie Estensi di Modena.


A cura di Roberta Battaglia, Paola Marini, Vittoria Romani

touringclub.it

Arte contro plastica a Venezia Twin bottles, messaggio antinquinamento sul Canal Grande

 © ANSA

VENEZIA - La metafora della plastica che soffoca il mare prende la forma di due enormi bottiglie d'acciaio inossidabile a pelo d' acqua sul Canal Grande. Una è lucida e strizzata come un rifiuto, sull' altra sono impresse foto che documentano l' inquinamento in ogni parte del mondo.
    Con "Twin Bottles" l' arte lancia da Venezia il messaggio contro la minaccia ambientale che mette a rischio le sorti del pianeta.
    L' installazione, davanti al Casinò, è opera dello scultore albanese Helidon Xhixha e del giovane fotografo svizzero Giacomo 'Jack', accomunati dalla passione per le immersioni subacquee. "In luoghi straordinari abbiamo trovato il mare malato e pieno di plastica - dice Xhixha - e abbiamo deciso di dare la nostra interpretazione artistica utilizzando l' immagine che viviamo ogni giorno di due bottiglie galleggianti alte quattro metri.
    La plastica diventa acciaio per un concetto unico: salviamo i mari del mondo". "Venezia è la citta dell' acqua e dell' arte - aggiunge Jack - quale luogo migliore per questo appello? E' importante far partire proprio da qui l' impegno per rendere il mondo più pulito. Il mare è la nostra vita".
    A sostenere il progetto è la Fondazione Braglia, che a Lugano promuove da tempo mostre d' arte ed è impegnata con Legambiente per salvare e proteggere cento tartarughe marine. "L' arte deve comunicare - spiega Riccardo Braglia, imprenditore farmaceutico - e allora il classico messaggio nella bottiglia di mio figlio Giacomo e dell' amico Helidon è il richiamo a eliminare la plastica dal mare per non ucciderlo, in un evento creato con Città di Venezia e la società Vela in concomitanza con la festa importantissima del Redentore". L' idea è portare le Twin Bottles - che resteranno davanti a Palazzo Ca' Vendramin Calergi ancora per qualche giorno, poi saranno ospitate all'Arsenale e torneranno sul Canal Grande a settembre per la Regata Storica - in tour nei prossimi mesi a Verona e Milano, puntando anche a Londra, e in alcuni laghi del nord Italia. L' assessore comunale al Bilancio Michele Zuin ha rimarcato che Venezia sostiene l'iniziativa che unisce arte e impegno per l'ambiente, condiderandola la prima tappa di un percorso legato a temi sui quali la città è molto sensibile. In linea con l'impegno ecologista, i due artisti hanno donato diecimila euro e adottato simbolicamente due tartarughe Caretta Caretta, pescate alcune settimane fa durante una battuta di pesca a strascico e liberate in mare nei giorni scorsi a Mattinata (Foggia) dopo le cure nel centro di recupero di Legambiente a Manfredonia. Dai controlli è risultato appunto che avevano ingerito oggetti di plastica. "I nostri operatori hanno documentato che più dell' 80 per cento degli esemplari assistiti nel centro - ha spiegato Stefano di Marco, coordinatore della campagna Tartalove di Legambiente - ha ingoiato questi materiali che possono provocare la morte per soffocamento o per blocco intestinale o, come nel caso di queste due tartarughe, seri problemi di galleggiamento". Helidon Xhixha, 47 anni di Durazzo, si è specializzato in sculture monumentali in acciaio. Il padre Sal era uno dei nomi di spicco della scena artistica albanese. Per la Biennale di Venezia del 2015, tra provocazione e impegno ambientalista per denunciare rischio di scioglimento dei ghiacciai, ha ideato un imponente Iceberg di acciaio. Giacomo Braglia, 23 anni di Lugano, vive a Londra e realizza le sue foto 3D utilizzando materiali diversi, gesso, alluminio, ferro e acciaio. Agli argomenti ambientali affianca la ricerca sulle questioni sociali, come l' immigrazione in Africa e Medio Oriente, documentata recentemente nei lavori esposti al Padiglione della Repubblica Araba Siriana alla 58? Biennale di Venezia. (Ansa).