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Pericle Fazzini, lo scultore del vento Al Museo Carlo Bilotti di Roma, dal 25 marzo al 2 luglio


ROMA - Sono cento le opere di Pericle Fazzini in mostra dal 25 marzo al 2 luglio a Roma all'Aranciera di Villa Borghese, ora sede del Museo Carlo Bilotti.
    L'esposizione, curata da Alessandro Masi in collaborazione con Roberta Serra e Chiara Barbato, presenta una selezione di sculture, bozzetti, disegni opere e grafiche dell'artista, che il poeta Giuseppe Ungaretti definì "lo scultore del vento".
L'arte di Fazzini torna a Roma dopo trent'anni dall'ultima mostra, in occasione dei 110 anni della nascita dell'artista - il 4 maggio 1913 - con opere che ripercorrono l'intera vita creativa del maestro marchigiano. L'esposizione raccoglie opere di piccola e grande dimensione tra legni, bronzi e gessi: dalle prime prove degli anni Trenta e Quaranta come il "Giovane che declama" e la "Sibilla" fino ai bozzetti originali della celebre "Resurrezione" della sala Pier Luigi Nervi in Vaticano, ultimo cantiere dell'artista. Di particolare interesse sono anche 'Ritratto di Anita' , 'Ritratto di Sibilla Aleramo', 'Uomo che urla' e Profeta', quest'ultimo raramente esposto.
    Pericle Fazzini, scomparso a Roma nel 1987, si inserisce tra le più alte testimonianze dell'arte sacra del XX secolo. Il suo anelito alla bellezza come svelamento del Divino segna una svolta nella ricerca plastica che traduce il testo sacro delle Scritture in un dialogo tra Fede e Arte. L'artista conobbe la fama grazie al poeta Mario Rivosecchi che lo introdusse negli ambienti dei grandi artisti romani come Mafai, Scipione, Mazzacurati e della gallerista Anna Laetitia Pecci Blunt che diedero alla sua arte una svolta espressionista e antiretorica.
    Le sculture di Fazzini sono conservate nei maggiori musei del mondo, dal Moma di New York alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, dalla Guggenheim Collection di Venezia al Centre Pompidou di Parigi e al Momat di Tokyo.
    Patrocinata dal ministero della Cultura e dal dicastero per la Cultura e l'Educazione del Vaticano, la mostra è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dalla Fondazione e Archivio Storico 'Pericle Fazzini', accompagnata da un catalogo (De Luca Editore) e a ingresso gratuito. (ANSA).
   

Una casa fatta ad arte, la visione di Cambellotti. A Roma mostra sul maestro alla Biennale di Monza del 1923

ROMA - L'allestimento interno della casa come riflesso della dimensione etica e della natura psichica della vita degli abitanti, capace di influenzare le loro emozioni e orientare le loro predilezioni, "consentendo poi di formare anche buoni cittadini e buoni governanti". Duilio Cambellotti immaginava così gli effetti di un abitare armonico orientato dall'arte.

Seguendo questo filo si sviluppa a Roma la mostra dedicata fino al 6 aprile dalla Galleria Russo al maestro e alla sua visione 'totale' che nella prima metà del Novecento ha abbracciato disegno, illustrazione, grafica, pittura, ceramica, scultura e scenografia teatrale. Il racconto muove da un aspetto particolare, la sua partecipazione nel 1923 a Monza alla Biennale delle Arti Decorative per allargarsi alla produzione di una vita.
    'Duilio Cambellotti. Raccogliere una forma attorno a un pensiero', curata da Daniela Fonti e Francesco Tetro, responsabili dell'Archivio dell'Opera dell'artista, mette insieme 160 opere della raccolta illustrando 40 anni di attività multidisciplinare svolta dall'artista-artigiano romano dal 1899 al 1939. Certo, a giocare un ruolo centrale è sempre il disegno, il tratto inconfondibile della moderna classicità che caratterizza illustrazioni, manifesti, incisioni. Ma a colpire - anche nella ricostruzione di una delle sale della Biennale di Monza - è soprattutto l' attenzione al dettaglio nei bronzi e nella decorazione di vasi, piatti, brocche e mattonelle ispirate ai miti dell'antichità e al vivere quotidiano delle popolazioni dell'agro pontino all'inizio del secolo. Nelle arti decorative, spiegano i curatori, Duilio Cambellotti (1876-1960) venne identificato come un autore fra i più originali nel panorama del rinnovamento degli oggetti d'uso in Italia. "Per la sua concezione dell'ambiente allestito quale progetto organico complessivo nel quale ogni oggetto prende luce creativa e riflette la propria sull'insieme - spiegano - l'artista mise ogni tecnica al servizio della creazione di uno spazio interno concepito come 'luogo d'arte', inserendo scultura, pittura parietale, ceramica, anche utilizzando gli espedienti comunicativi della sua attività di scenografo". Della prima e della seconda Biennale internazionale di Monza Cambellotti fu il protagonista principale, alla guida di un gruppo di artisti fra i più rilevanti e innovativi della scena di Roma e del Lazio. Un altro capitolo della mostra è riservato alla figura femminile e al suo passaggio da "libellula a mater familias, vittima degli effetti della guerra: rimasta sola a mandare avanti la propria famiglia, il suo podere o come lavorante presso altri, se rimasta vedova". E' questo il motivo che spinse l'artista a rappresentare donne dal volto addolorato in molti monumenti ai caduti del 1915-18 , a cominciare da quello di Terracina (Latina). Suggestiva è anche la selezione di modellini, bizzetti, disegni e cartelloni realizzati per le scenografie delle grandi tragedie greche a Siracusa, il Giulio Cesare di William Shakespeare (1906) e La Nave di Gabriele d'Annunzio (1908) a Roma.
    Tra il 1908 e il 1910 Cambellotti collaborò al settimanale "La Casa", edito da Edoardo De Fonseca, dedicandosi alla progettazione di interni e arredi di villini e dimore private tra cui, a Roma, la Casina delle Civette di Villa Torlonia, decorata con la collaborazione con il maestro vetraio Cesare Picchiarini e oggi sede del museo della Vetrata Liberty. 

ansa.it

La novità. Biglietto d'ingresso per visitare il Pantheon, ma non per le celebrazioni

 

Un biglietto di ingresso per i visitatori al Pantheon, ad esclusione degli orari riservati alle funzioni religiose e alle attività pastorali. Questa la novità arrivata dalla firma della nuova convenzione sul regolamento d’uso della basilica nel cuore di Roma, siglata oggi 16 marzo nella sede del Mic, tra ministero della Cultura e il capitolo della basilica di Santa Maria ad Martyres, meglio conosciuta appunto come Pantheon. Nello specifico, il testo prevede il pagamento di un biglietto per l’accesso dei visitatori al Pantheon, che sarà consentito soltanto al di fuori degli orari riservati alle funzioni liturgiche e alle attività pastorali, affinché sia salvaguardato l’esercizio del culto all’interno della basilica.

In sostanza l’accesso ai fedeli per la partecipazione alle attività religiose e di culto sarà totalmente libero e sarà cura del ministero, tramite propri addetti, interdire durante lo svolgimento di tali attività l’accesso ai visitatori attraverso appositi cartelli esplicativi all’esterno del portone. Sarà sempre cura del ministero, provvedere prima di ogni celebrazione al posizionamento di cordoni opportunamente collocati al fine di realizzare un corridoio d’accesso interno orientato al solo spazio celebrativo, escludendo possibilità di visita al resto della basilica. Il prezzo massimo del biglietto di ingresso è fissato a 5 euro, anche se diverse categorie di persone potranno comunque accedere gratuitamente. Il 70% del ricavato andrà al ministero, il quale si farà carico delle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria e di quelle di pulizia, tenendo anche conto delle eventuali richieste di interventi che potrebbero pervenire dal Capitolo; il restante 30% alla diocesi di Roma, che lo utilizzerà per iniziative caritative e culturali e per attività di manutenzione, conservazione e restauro di chiese di proprietà statale presenti nel territorio diocesano.

«A Roma c’è una prassi secondo la quale in nessuna chiesa si paga un biglietto di ingresso, con la quale mi trovo d’accordo, ma mi rendo conto che questo del Pantheon è un caso particolare – sottolinea monsignor Daniele Micheletti, arciprete della basilica di Santa Maria ad Martyres - Si era iniziato a parlare dell’introduzione di un biglietto già diversi anni fa. Per il Capitolo è importante che sia regolamentato l’accesso dei visitatori, poiché il Pantheon è uno dei monumenti più visitati della città. Inoltre, lo Stato ha la responsabilità del monumento, per cui ha a suo carico tutte le ingenti spese e non si poteva rimanere insensibili alle richieste del ministero». La diocesi di Roma infatti, ritenendo peculiare il valore universale e l’unicità della struttura architettonica del Pantheon, che attraverso i secoli ne hanno fatto un luogo di culto del tutto unico, necessariamente aperto a una ampia fruizione anche di studiosi e ricercatori, è concorde nell’introduzione del biglietto di ingresso.

avvenire.it

A Palazzo Barberini torna la magnificenza di Urbano VIII

 
Il battesimo di Cristo sulle rive del Giordano. Costantino che combatte il leone. E l'inizio del proprio pontificato. "Per capire Urbano VIII e la sua ambizione, basterebbe guardare questi tre arazzi". Sotto la spettacolare volta affrescata da Pietro da Cortona, in una delle infilate più magnificenti dei palazzi romani e davanti a quei tre pezzi eccezionalmente riuniti, insieme ai loro cartoni di preparazione, il rettore dell'Università di Vienna Sebastian Schütze racconta come il Papa allestì questa sala, accostando la storia della propria vita a quella di Cristo e dell'imperatore Costantino. Ed è proprio in occasione dei quattrocento anni dall'elezione al soglio pontificio di Maffeo Vincenzo Barberini che le Gallerie nazionali di arte antica celebrano il "padrone di casa" con "L'immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini", grande mostra a cura di Maurizia Cicconi, Flaminia Gennari Santori e Sebastian Schütze, dal 18 marzo al 30 luglio a Palazzo Barberini, dedicata al letterato e poeta, destinato a diventare il più grande Papa committente-mecenate del Seicento.

Un'occasione unica, non solo per ammirare capolavori che tornano qui dopo oltre un secolo, ma anche per capire come Urbano VIII e la sua famiglia utilizzarono la potenza dell'arte per consolidare il proprio potere e fare propaganda politica. Durante il suo pontificato (il più lungo e rappresentativo del XVII secolo, dal 1623 al 1644), per intenderci, Urbano VIII promosse imprese colossali, come il baldacchino di San Pietro di Gian Lorenzo Bernini. Ed è con i Barberini che nacque il barocco a Roma. In mostra oggi, 88 opere in più di mille metri quadri di allestimento, con 70 prestiti da 40 istituzioni internazionali e collezioni private, dagli Uffizi al Louvre e il Met, solo per citarne alcuni. "E' il progetto espositivo più ambizioso mai realizzato e prodotto dalle Gallerie, frutto di oltre tre anni di lavoro - racconta la direttrice Gennari Sartori - Dagli spazi per le mostre temporanee" si sale su fino "ai grandi saloni" ultima tappa del "percorso di recupero di tutti gli ambienti del palazzo precedentemente occupati dal Circolo Ufficiali delle Forze Armate". Un viaggio che mette insieme Caravaggio, Bernini e i Carracci, ma anche gli scritti di Galileo Galilei e le poesie dello stesso Urbano VIII, dalla sua incredibile biblioteca di oltre 4 mila volumi. Per la prima volta tornano qui la Morte di Germanico di Nicolas Poussin, "che fino a oggi ha lasciato Minneapolis solo per una mostra al Louvre", ricorda Schütze, e l'Allegoria dell'Italia di Valentin de Boulogne. E poi il Ritratto di Taddeo Barberini di Andrea Sacchi e quello del padre Carlo di Francesco Mochi; il Pan attribuito ad Antonio da Sangallo.

Restaurati per l'occasione, ecco poi i grandi dipinti che Andrea Camassei dedicò a La strage dei Niobidi e Il riposo di Diana, restaurati per l'occasione. "In mostra - racconta Schütze - non sono solo le opere, ma il palazzo stesso, la bellissima facciata, gli scaloni, il giardino di quella che era la sontuosa residenza di famiglia. Un modo per rivivere la Roma barberiniana, proprio nel fulcro della vita culturale e artistica di quegli anni". In dodici sezioni, come spiega la curatrice Cicconi, "raccontiamo come i Barberini controllarono tutti gli aspetti della cultura", ma anche "il rapporto con la città, inizialmente di grande amore ma finito con i romani che alla morte del Papa correvano in Campidoglio per distruggerne la statua". "L'occasione dei 400 anni era imperdibile - commenta il Direttore Generale dei musei del Mic, Massimo Osanna - ma la mostra è importante anche per capire quanto i nostri musei siano sempre più luoghi di ricerca".

ansa.it

8 marzo, l’arte dei Musei Vaticani celebra il genio femminile

Scomparto di predella con Storie di Maria Maddalena di Cenni di Francesco: “Noli me tangere”  ©Musei Vaticani 
I Musei Vaticani partecipano alle celebrazioni della Giornata internazionale della donna con alcune visite guidate speciali, su prenotazione, per scoprire alcune figure femminili straordinarie che attraverso la loro santità hanno contribuito in modo significativo alla vita della Chiesa
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Maria Maddalena, Scolastica, Elena, Caterina da Siena e naturalmente la Vergine Maria, perfezione della femminilità. Sono tante le donne nella Chiesa di ogni tempo che ancora oggi attraverso la loro santità sono un modello a cui ispirarsi. A loro i pittori nel corso dei secoli hanno dedicato alcune tra le pagine più significative della storia dell’arte.
Donna, colei che fa bello il mondo
Partendo dalle parole di Papa Francesco secondo il quale “la donna è colei che fa il mondo bello” i Musei Vaticani propongono per la prima volta un percorso dedicato alla Giornata internazionale della donna: una visita guidata per scoprire le tante donne straordinarie che hanno contribuito in modo significativo alla vita della Chiesa. Si parte dal Museo Pio Cristiano, passando per le tante rappresentazioni iconografiche femminili che popolano la Pinacoteca Vaticana fino a giungere all’apice teologico e artistico della Cappella Sistina. Tre gli appuntamenti in calendario aperti a tutti: il primo si è svolto con successo sabato scorso, mentre le prossime due date sono previste per l’8 e l’11 marzo. E' possibile prenotare la visita all'indirizzo email education.musei@scv.va. Bellezza che attira occhi e cuore “La donna fa il mondo bello. Questa meravigliosa frase di Papa Francesco è vera”, spiega a Vatican News suor Emanuela Edwards, responsabile dell’Ufficio Attività Didattiche dei Musei Vaticani: “La bellezza sensibile come quella nell'arte, attira gli occhi e il cuore. Vedere le vite delle sante raffigurate nei capolavori artistici può diventare un mezzo per ispirarci a imitarle. La giornata internazionale delle donne è un'opportunità per ispirarsi alle donne della Chiesa nel tempo”.

Fiumicino con più di 40 milioni di passeggeri l'anno, si conferma tra i mega aeroporti più apprezzati al mondo

 

AGI - C’è ancora una volta l’aeroporto di Fiumicino Leonardo da Vinci, a Roma, tra i mega aeroporti più apprezzati al mondo: lo ha stabilito l’Airport Service Quality Awards, il premio assegnato annualmente in diverse categorie sulla base dell’esperienza dei clienti.

Le varie classifiche assegnano a Fiumicino, più di 40 milioni di passeggeri l’anno, sia un premio per la qualità complessiva che un riconoscimento per il livello di pulizia e per essere piacevole grazie al personale dedicato, competente e gentile.

Un premio teso a mostrare che un aeroporto non è solo un luogo di transito per andare da un punto A ad un punto B ma può diventare un’esperienza in sé, che può essere resa più agevole e piacevole possibile. I vincitori sono selezionati dal gruppo commerciale Airports Council International (Aci) e dalla società di tecnologia di viaggio Amadeus sulla base della ‘customer experience’, ovvero un sondaggio di 30 fattori tra cui check-in, facilità di navigazione, offerte di shopping e ristorazione, sondaggio realizzato in aeroporto il giorno del viaggio.

Nel 2022 sono stati raccolti circa 465 mila sondaggi. In totale, sono stati premiati 75 aeroporti in tutto il mondo e dei 69 aeroporti che hanno ricevuto i premi ASQ per la qualità complessiva, 24 sono in Europa, 22 nella regione Asia-Pacifico, 11 in Nord America, cinque in America Latina o nei Caraibi, quattro in Africa e tre in Medio Oriente.

In base alla classifica -a cui la Cnn dedica un lungo articolo nella sezione Travel- oltre a Roma-Fiumicino tra i migliori aeroporti con oltre 40 milioni di passeggeri all'anno ci sono quelli di Chhatrapati Shivaji Maharaj a Mumbai, e quello internazionale Indira Gandhi a Delhi, in India. In Cina quelli premiati sono l’aeroporto internazionale di Guangzhou Baiyun, quello di Shanghai Pudong e di Shenzhen Bao'an.

Rimanendo in Asia, anche l'aeroporto Changi di Singapore ha ricevuto ulteriori onorificenze per il suo personale dedicato e per la facilità con cui i passeggeri si spostano nell'hub. L'aeroporto di Istanbul ha ricevuto riconoscimenti per essere pulito e piacevole oltre al premio per la qualità complessiva.       

Negli Stati Uniti, a distinguersi sono l’aeroporto internazionale di Dallas Fort Worth, in Texas, e quello di San Francisco, in California. I migliori aeroporti con 25-40 milioni di passeggeri all'anno sono quelli di Gimpo, a Seul, in Corea del Sud, di Pechino Daxing, in Cina, di Atene, in Grecia, Palma di Maiorca, in Spagna e Zurigo, in Svizzera.

Negli Usa il riconoscimento è andato all’aeroporto di Detroit Metropolitan Wayne County, nel Michigan, e all’aeroporto internazionale di Minneapolis/St Paul, nel Minnesota. Aci ha anche introdotto quest'anno quattro nuove categorie: aeroporti con il personale più dedicato, viaggio aeroportuale più semplice, aeroporto più piacevole e aeroporto più pulito.

A Roma l’aeroporto di Fiumicino ha guadagnato onori per il suo personale dedicato e per essere pulito e piacevole. Introdotta anche la categoria “più divertente" che esamina le impressioni dei viaggiatori sull'offerta di negozi e ristoranti, il comfort delle aree di imbarco, le opzioni di intrattenimento e svago e l'atmosfera. E anche in questa categoria Roma-Fiumicino viene premiato, oltre insieme allo scalo di Milano Bergamo.

In Europa premiati il Nikola Tesla di Belgrado, in Serbia, e l’aeroporto internazionale di Skopje, in Macedonia. Tra gli aeroporti più divertenti, per i passeggeri, ci sono quelli di Istanbul Ankara Esenboga, in Turchia, di Kuala Lumpur in Malaysia, l’aeroporto Internazionale di Pechino Daxing, in Cina. Diversi premi assegnati anche a quelli indonesiani: l’aeroporto Internazionale Sultan Hasanuddin a Makassar, Sulawesi Meridionale; quello di Yogyakarta, a Giava, e l’aeroporto Internazionale di Pattimura a Ambon, nella provincia di Maluku.

In Medio Oriente ha ottenuto un riconoscimento l’aeroporto Internazionale Queen Alia di Amman, in Giordania, e in Africa l’aeroporto internazionale Blaise Diagne di Dakar, in Senegal. Passando al continente sudamericano, due premi sono andati all’Ecuador,  per gli aeroporti internazionali di Quito e a quello di Guayaquil. Negli Stati Uniti i più divertenti sono l’aeroporto William P. Hobby di Houston, in Texas, e quello di Greenville-Spartanburg, in Carolina del Sud oltre all’aeroporto internazionale di Fort McMurray, ad Alberta, in Canada.

"Il programma ASQ non solo misura e confronta, ma offre anche agli aeroporti di tutte le dimensioni un'opportunità di apprendimento e miglioramento continuo per raggiungere nuove vette nell'eccellenza dell'esperienza del cliente", ha dichiarato Luis Felipe de Oliveira, direttore generale di ACI World.

(Segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone)

Belzec, Sobibor e Treblinka, mostra sull'orrore

 

Belzec, Sobibor e Treblinka, ovvero i tre campi in cui tra il 1942 e il 1943 si è consumata un'operazione omicida senza precedenti, la cosiddetta Aktion Reinhardt, l'uccisione rapidissima e implacabile della popolazione ebraica concentrata nei ghetti del Governatorato Generale, il cuore dell'ex territorio della Polonia: racconta una storia poco nota al pubblico italiano la mostra "L'inferno nazista.

I campi della morte di Belzec, Sobibor e Treblinka", allestita alla Casina dei Vallati, sede espositiva della Fondazione Museo della Shoah a Roma, a partire dal 27 gennaio, Giorno della Memoria.

Giorno Memoria, a Roma inaugurata la mostra 'L'inferno nazista'

Un progetto di alto valore scientifico, a cura di Marcello Pezzetti, ma anche molto duro ed emozionante, che attraverso documenti, foto, filmati (anche materiale realizzato dai nazisti), interviste e ricostruzioni racconta per la prima volta in modo completo lo sterminio avvenuto, mediante gas di scarico, in questi campi. All'inaugurazione oggi, presenti le istituzioni, dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, al sindaco di Roma Roberto Gualtieri, da Mario Venezia, presidente Fondazione Museo della Shoah, a Sami Modiano, testimone sopravvissuto al lager, e poi l'ambasciatore di Israele in Italia Alon Bar, Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma.

Se per Sangiuliano, che ha ammesso di essere stato provato emotivamente dal percorso, serve "ribadire l'unicità della Shoah, che è stata il male assoluto", per Gualtieri "Lo sterminio del popolo ebraico è stato un esercizio burocratico e inumano, lo condanniamo per rendere omaggio alle vittime e ai sopravvissuti ma anche per tenere tutta l'umanità in guardia".

    Toccanti le parole di Sami Modiano, 92 anni, sopravvissuto e ancora desideroso di testimoniare: "Fino a quando avrò forza e vita trasmetterò ai ragazzi quello che è stato", ha detto con emozione, "Ho fiducia e speranza in chi verrà dopo di noi".

    La mostra comprende inoltre una sezione multimediale e immersiva che documenta, anche presentando la ricostruzione di un plastico del campo di Treblinka, gli atroci procedimenti di messa a morte con il gas perpetrati nei tre lager. L'approccio scelto è quello della 'verità', senza nascondere nulla agli occhi del pubblico, neppure i materiali più drammatici: per questo, ha assicurato Mario Venezia, "Staremo attenti a non far entrare i bambini alla mostra. Io stesso, pur avendo visitato Treblinka, vedendo rappresentato il campo nella mostra sono stato colpito emotivamente".

    Nel percorso i materiali restituiscono una tragedia che fa ancora rabbrividire: bambini denutriti e quasi nudi dei ghetti, una vita logorata da una quotidianità priva di dignità tra violenza e fame, la feroce e sistematica deportazione e infine le tante, troppe masse di uomini, donne e bambini mandate a morire nelle camere a gas, in luoghi senza più speranza né umanità: perché andare nei campi dell'Aktion Reinhardt (in onore del capo della polizia di sicurezza, Reinhardt Heydrich, giustiziato dai resistenti cechi) significava, come spiega all'ANSA il curatore Pezzetti, "essere ammazzati. Vi si entrava solo per quello. In soli 100 giorni nei tre campi sono state uccise più di un milione e mezzo di persone. L'attenzione in Italia è tutta concentrata su Auschwitz, perché lì ci sono stati deportati del nostro Paese, ma si dimentica che questa è stata la più grande operazione omicida compiuta dai nazisti, il cuore della Shoah".    

(segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - turismoculturale@yahoo.it)

Orsi, bassotti e monete, le fogne raccontano il Colosseo

 

ROMA - I resti dei pasti che si consumavano sugli spalti, spesso e volentieri carni cotte al momento su improvvisati bracieri, insieme a qualche pizza e verdure, un po' di frutta. E poi le ossa degli animali feroci, orsi, leoni, leopardi ma anche cani, persino i bassotti, tutti costretti a combattere tra loro sull'arena oppure oggetto delle battute di caccia, le terribili venationes, che per tanti secoli hanno divertito il popolo romano, tanto quanto le lotte tra gladiatori.

Il Parco del Colosseo presenta alla città i primi risultati di un progetto di ricerca sul sistema idraulico e sulle fogne dell'Anfiteatro Flavio e quello che ne viene fuori è anche una fotografia affascinante di tutto il contesto legato agli spettacoli di duemila anni fa. Con il giallo di una splendida e consunta monetina dorata, un sesterzio in oricalco coniato sotto l'imperatore Marco Aurelio che chissà come è finita anche lei nella fogna insieme a una cinquantina di monete più povere. E il mistero ancora irrisolto delle naumachie, le battaglie navali a cui accennano le fonti antiche quando raccontano dei favolosi cento giorni di Ludi voluti da Tito per inaugurare il nuovo teatro - si era nell'80 d.C.- che chissà se si sono fatte davvero riempendo d'acqua l'enorme arena o se invece erano solo parodie di quelle più grandi che si svolgevano altrove. "E' presto per dirlo", ci spiega Federica Rinaldi, l'archeologa responsabile del Colosseo che ha coordinato le ricerche affidate agli speleologi di Roma Sotterranea in team con archeobotanici archeozoologi e l'architetto Fabio Fumagalli, "l'archeologia è una disciplina lenta, ora bisognerà mettere a sistema, integrandoli, i dati archeologici, anche quelli condotti sugli elevati murari degli ipogei, con quelli più specificatamente idraulici. Senza trascurare le fonti antiche, che da Marziale passando per Svetonio e Cassio Dione, non sono mai completamente esplicite".
    Tant'è, l'obiettivo di partenza di questo progetto tutto sotterraneo, spiega la direttrice del Parco Archeologico Alfonsina Russo, era capire meglio il funzionamento delle fogne antiche e dell'idraulica dell'Anfiteatro. Per ampliare le conoscenze storiche, certo, ma non solo. Perché c'è da risolvere un problema pratico che si trascina da tempo immemore, quello degli allagamenti dei sotterranei, sempre più frequenti e problematici adesso che il clima è cambiato e pure Roma è bersagliata da temporali che assomigliano alle bombe d'acqua dei monsoni. Un problema, come fa notare Barbara Nazzaro, responsabile tecnico del monumento, che da almeno due secoli impegna archeologi, ingegneri, esperti di idraulica. La speranza insomma, è che le scoperte arrivate da queste indagini possano aiutare a trovare la strada per risolvere l'assillo degli allagamenti, magari proprio partendo dal ripristino di una parte delle fogne antiche. Che poi era quello che avrebbero voluto fare, ma non ci riuscirono, i grandi ingegneri dell'Ottocento. Cominciata a gennaio 2022 e conclusa in agosto - come precisa Martina Almonte, responsabile unico del procedimento (Rup) - l'indagine ha interessato in questa fase soprattutto il collettore Sud dell'anfiteatro, che era ostruito e fuori uso più o meno dal 523 d.C., quando il Colosseo ha smesso di essere un anfiteatro per poi essere usato nei modi più diversi, trasformandosi in una sorta di condominio e poi in una fortezza, ospitando un ospedale e persino una filanda con i suoi operai.
    Mentre i marmi meravigliosi che lo ricoprivano andavano ad abbellire i grandi palazzi rinascimentali e barocchi e tanti degli enormi blocchi di travertino servivano a costruire altro, dal Palazzo della Cancelleria a Palazzo Farnese. Seppelliti sotto la terra che si accumulava mischiandosi alle macerie, gli antichi condotti vennero di fatto dimenticati. Ed è per questo che tutte le cose che soprattutto all'ultimo, intorno al VI secolo, erano finite in quella fogna sono rimaste intatte, 'congelate' per secoli in quel condotto dove l'acqua non scorreva più. Come il lucente sesterzio di Marco Aurelio, che l'archeologa Francesca Ceci, esperta di numismatica, ha studiato a lungo. Marco Aurelio regnò tra il 160 e il 180 d.C. Il sesterzio è stato emesso nel 170-171 per celebrare il decennale dell'imperatore filosofo che rinnovava i voti per chiedere agli dei altri dieci anni di regno felice. In pratica uno strumento di propaganda, volutamente coniato in oricalco perché doveva stupire con la sua lucentezza, tanto più che era normale per un imperatore ingraziarsi il popolo distribuendo soldi proprio durante i giochi. Ecco allora che si spiegherebbe come quel sesterzio del colore dell'oro è arrivato fino a noi: "Volando con la fantasia- ipotizza l'archeologa- possiamo immaginare le luccicanti monete lanciate sulla folla, e una di queste, la nostra, caduta nella sabbia dell'arena e poi spazzata via insieme al sangue di uomini e animali". Solo un'ipotesi, certo, ma suggestiva, quella del volo di una piccola moneta dalla folla alla fogna. Per raccontarci, più di 1500 anni dopo, il fascino e la follia di quei giochi e di quei giorni. (ANSA).

Annibale Carracci e la Cappella Herrera, a Roma gli affreschi

 ROMA - L'emozione di ricreare la visione d'insieme di una maestosa opera pittorica visibile solo nel XVII e XVIII secolo e poi quasi dimenticata, entrando 'fisicamente' nel luogo che l'accolse e che venne irrimediabilmente distrutto nel 1830. Ma anche l'occasione di poter comprendere come funzionava il lavoro collettivo nella bottega di uno degli artisti più importanti del '600.



Apre il 17 novembre a Palazzo Barberini la mostra "Annibale Carracci. Gli affreschi della cappella Herrera", che per la prima volta riunisce il ciclo di affreschi ideato dal celebre pittore per la decorazione della cappella di famiglia del banchiere spagnolo Juan Enriquez de Herrera nella Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli a piazza Navona.
    Dopo le tappe al Museo del Prado a Madrid e al Museu Nacional d'Art de Catalunya a Barcellona, la mostra (allestita fino al 5 febbraio) arriva ora a Roma, dove negli imponenti spazi di Palazzo Barberini è stata fatta la scelta particolarmente suggestiva di ricostruire una 'finta' cappella nelle uguali proporzioni della Herrera: nel rispetto della sequenza originaria del ciclo, il visitatore può oggi vedere finalmente insieme i 16 affreschi (in origine erano 19, ma 3 sono andati perduti) con la pala d'altare di Annibale Carracci, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli.
    Completano il percorso, a cura di Andrés Úbeda de los Cobos, vicedirettore del Museo del Prado, una selezione di disegni e un interessante video che approfondisce le vicende legate alla Cappella Herrera e al ciclo di affreschi.
    Gli affreschi, nonostante l'eccezionale valore, sono rimasti pressoché sconosciuti per via del destino rocambolesco a cui sono andati incontro. Quando nel XIX secolo la Cappella fu smantellata, gli affreschi infatti vennero staccati e poi portati con la pala d'altare nella chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli: ma mentre la pala rimase lì, gli affreschi, trasferiti su tela, vennero spediti in Spagna nel 1850, tra Barcellona e Madrid. Da lì iniziò un oblio lungo quasi 200 anni. (ANSA).

ROMA | ESENZIONE TASSA SOGGIORNO PER PERSONE CON GRAVE DISABILITÀ, OK DEL COMUNE ANCHE A SOSTEGNO A IMPRESE RICETTIVE

 


Arriva il disco verde del Comune di Roma alla modifica del Regolamento del Contributo di soggiorno che esenta dal pagamento le persone con disabilità grave. L'Assemblea Capitolina, recependo le indicazioni arrivate dai Municipi, ha inoltre rafforzato ulteriormente il provvedimento estendendo l'esenzione ai "caregiver". La modifica al regolamento prevede anche una misura di sostegno nei confronti delle imprese ricettive, introducendo un contributo forfettario che ha l'obiettivo di compensare le commissioni interbancarie relative all'incasso del contributo di soggiorno da transazione elettronica.

(TurismoItaliaNews) Il contributo, in ogni caso, non potrà essere complessivamente superiore all'1,5% dell'importo riscosso e versato a Roma Capitale. E sarà erogato solo a favore delle imprese in regola con l'adempimento degli obblighi fiscali. "La delibera approvata oggi contiene due misure che posizionano Roma sul fronte più avanzato in termini di inclusività e rafforzano l'efficienza amministrativa – ha commentato il vicesindaco e assessore al Bilancio di Roma Capitale, Silvia Scozzese - l'esenzione dal pagamento del contributo prevista per le persone con disabilità grave è un gesto che rende Roma più giusta, accogliente, e solidale; un gesto reso ancora più forte con l'estensione del provvedimento ai caregiver, fortemente voluta da Municipi e Assemblea. Inoltre, il contributo di sostegno nei confronti delle imprese ricettive che riguarda la compensazione delle commissioni interbancarie relative all'incasso del provvedimento di soggiorno rafforza l'azione a favore di un settore strategico per la nostra città come quello turistico".

Annie Ernaux "Nei miei libri c'è tanto cinema italiano"

Premio Nobel a Festa Roma con docu nato da filmini famigliari

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(ANSA) - ROMA, 22 OTT - Il cinema italiano "è fra quelli che mi hanno più segnato e ispirato.

Penso a film come il posto di Olmi di cui parlo nel mio libro L'evento.

Un altro film molto importante per me è stato La strada di Fellini, che ho visto da giovane. Mi sono resa subito conto di quanto il cinema italiano parlasse attraverso il realismo. Mi colpiva molto di più di quello francese che trovavo spesso troppo al di sopra delle cose che raccontava e troppo parlato". Lo dice la scrittrice francese Annie Ernaux, premio Nobel per la letteratura 2022 alla Festa del Cinema di Roma, dove ha incontrato il pubblico dopo la presentazione di Annie Ernaux: I miei anni Super-8, documentario da lei realizzato insieme al figlio David Ernaux-Briot (con lei protagonista dell'incontro) che sarà distribuito prossimamente in Italia da I Wonder Pictures.
    Un viaggio nel tempo attraverso i filmini famigliari senza voce in super 8, girati dagli Ernaux tra il 1972 e il 1981, che prendono vita nel testo sul filo dei ricordi scritto dall'autrice, anche voce narrante. Il legame tra cinema italiano e letteratura della scrittrice c'è anche per uno dei suoi romanzi più celebri, Gli anni: "Una fonte d'ispirazione è stata Ballando ballando di Scola. Dopo aver visto il film mi è venuta l'idea di scrivere un libro con quel tipo di racconto, ma mi serviva la formula giusta. La scelta è stata di utilizzare quello che avevo sentito dire durante la mia infanzia".
    Arrivano anche le domande del pubblico, fra le quali una su quale libro di un altro autore avrebbe voluto scrivere: "Avrei risposto facilmente 30 anni fa, oggi è più difficile. E' come se invecchiando sentissi che il mio percorso sarebbe potuto essere solo in una direzione, un po' come in quel libro di Kafka (il processo, ndr) dove si apre per uno dei personaggi una porta destinata solo a lui. Tra i libri che ho ammirato di più ad esempio c'è Le cose di Georges Perec ma questo non vuol dire che avrei voluto scriverlo io". Fra le domande invece per il figlio della scrittrice c'è quella su come lui abbia reagito alla notizia del Nobel: "E' stata una cosa molto naturale non c'è voluto molto per abituarsi - dice sorridendo - anche perché lo considero pienamente meritato". (ANSA).

(segnalazione web a cura di Turismo Culturale - https://viagginews.blogspot.com/

Van Gogh a Roma, un percorso tra vita ed emozioni A Palazzo Bonaparte dall'8/10 50 opere dal Kröller-Müller Museum

 


I tumulti di un'anima fragile e malata che fatica a vivere pur desiderando farlo intensamente. E poi i colori e le forme di un talento artistico straordinario, esploso in soli 10 anni di attività, non compreso nella sua epoca eppure destinato a conquistare il mondo per i secoli a venire. Sarà un percorso artistico-emozionale quello proposto dalla grande, attesa mostra dedicata a Vincent van Gogh, organizzata da Arthemisia e allestita dall'8 ottobre a Palazzo Bonaparte di Roma. Curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, la mostra presenta al pubblico 50 capolavori dell'artista provenienti dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, esposti nella Capitale fino al 26 marzo 2023. "Esiste una componente umana che arriva subito, van Gogh era una creatura dolorosa piena di disperazione, che soffriva la vita ma voleva viverla": così la curatrice Maria Teresa Benedetti spiega all'ANSA i motivi che rendono van Gogh probabilmente il pittore più amato di sempre, anche dal pubblico che non ha alcuna conoscenza dell'arte, "era senza amore, senza denaro, ma pieno di un talento unico che è riuscito a esprimere in soli 10 anni: alla gente piace la sua sensibilità forte, anche quando rivela le sue componenti più oscure". Quello che la curatrice definisce "il percorso di un'anima", viene a Roma raccontato in modo puntuale, seguendo le tappe della vita del pittore (proprio in occasione alla vigilia dei 170 dalla nascita, avvenuta in Olanda il 30 marzo 1853) parallelamente a quelle dell'evoluzione stilistica: quindi non solo gli episodi salienti della sua parabola umana (gli attacchi di follia, i lunghi ricoveri nell'ospedale psichiatrico di Saint Paul in Provenza, il rapporto col fratello Theo nelle celebri lettere, fino al suicidio con un colpo di pistola al petto nei campi di Auvers) ma anche le fasi della pittura, dagli scuri paesaggi della giovinezza allo studio sacrale del lavoro della terra, dai numerosi autoritratti (come l'Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, presente in mostra) fino al cromatismo metafisico della fine (come Il Seminatore realizzato ad Arles nel giugno 1888). "Non è stato facile costruire questa mostra, le questioni economiche sono rilevanti con un artista di questo livello", racconta Benedetti, "abbiamo messo al centro la sua vicenda umana: il periodo olandese durato 5 anni fino al celebre 'mangiatori di patate', un quadro che viene irriso perché rappresenta dei contadini e che in una Parigi protesa verso l'impressionismo appariva poco interessante. Poi c'è il periodo parigino durato meno di 2 anni, in cui van Gogh resta se stesso anche di fronte agli influssi del neo impressionismo di Signac e Seurat. Da lì la fuga verso il sud, con Arles e la ben nota vicenda vissuta con Gauguin. Il rapporto tra di loro frana rapidamente, Gauguin vuole partire e van Gogh lo insegue col rasoio e infine si taglia l'orecchio. Con quel tragico episodio, van Gogh capisce di essere malato e si consegna al manicomio, dove può comunque dipingere la natura, la terra che ama, i colori". Nel suo saggio critico lei ha citato Francis Bacon, che in merito allo stile di van Gogh parla di 'realismo reinventato'. "Sì, perché van Gogh non si allontana mai dalla realtà, parte da lì, dai contadini, dai tessitori, dalla natura, ma nello stesso tempo quella che dipinge non è una realtà oggettiva, per intenderci, come invece quella di Zola", prosegue, "la sua partecipazione è grandissima, il mondo è reinventato alla luce di una sensibilità particolare. L'artista vuole rimanere attaccato alle cose, ma nutre il realismo di componenti simboliche". Questo appare evidente anche nell'uso personalissimo del colore. "In principio van Gogh usa il colore scuro, il nero, che percorre con vibrazioni luminose", prosegue, "poi però cambia, scopre pienamente la luminosità dell'impressionismo e il colore lo attrare. Ad Arles vi si immerge completamente, rendendo il cromatismo dominante". (ANSA).

Archeologia. Scoperti i resti di un ponte romano lungo la Via Tiburtina

 La struttura, a una prima analisi di epoca imperiale, serviva alla antica Tiburtina ad attraversare il Fosso di Pratolungo, poco prima del punto in cui il corso d'acqua confluisce nell'Aniene


I resti di un ponte romano sono venuti alla luce durante le indagini archeologiche condotte sotto la direzione della Soprintendenza Speciale di Roma per i lavori del Comune di Roma di allargamento della Tiburtina, all'altezza dell'undicesimo chilometro della via moderna e al VII miglio di quella antica. La struttura, a una prima analisi di epoca imperiale, serviva alla antica Tiburtina ad attraversare il Fosso di Pratolungo, poco prima del punto in cui il corso d'acqua confluisce nell'Aniene. «Roma ci sorprende sempre con le testimonianze della sua storia millenaria - dichiara Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma -. Il ponte appena ritrovato ci mostra i resti di una pregevole opera dell'ingegneria romana e permetterà di comprendere meglio la topografia antica della zona ed i suoi sviluppi nel corso dei secoli. Lo scavo e la conservazione del ponte non saranno comunque di ostacolo all'allargamento in corso della via Tiburtina».

Gli scavi, condotti con la direzione scientifica di Fabrizio Santi, archeologo della Soprintendenza Speciale di Roma, dalle archeologhe Stefania Bavastro e Mara Carcieri della Land Srl, hanno messo in luce la porzione centrale dell'arcata a tutto sesto del ponte realizzata con possenti blocchi di travertino messi in opera a secco, fissati tra di loro mediante incavi rettangolari connessi a sporgenze dalle medesime caratteristiche e dimensioni, e rinforzati esternamente da uno spesso strato di cementizio.

L'arcata è stata rinvenuta priva della parte centrale: l'assenza della chiave di volta è da attribuire alla risistemazione dell'area in età medioevale e rinascimentale, quando il ponte venne parzialmente demolito e chiuso da due muraglioni di oltre tre metri di altezza. Tali strutture, rivestite con intonaco solo all'esterno, sembrano aver sostenuto una rampa funzionale ad attraversare il Fosso.

È in corso di studio il rapporto di questo ritrovamento con un'altra porzione di ponte rinvenuta quest'inverno a una distanza di appena 25 metri sul versante opposto del Fosso di Pratolungo e di epoca anteriore (III-II secolo avanti Cristo). La cartografia storica di quest'area riporta la convergenza di più rami del Fosso e di piccoli affluenti, il cui corso aveva andamenti variabili a seconda delle epoche, inoltre i notevoli strati alluvionali venuti alla luce nella campagna di scavo attestano come il ponte attraversasse il fosso in un punto critico, soggetto fin dall'età romana a frequenti esondazioni e impaludamenti. Al termine delle indagini archeologiche i resti del ponte, che si trovano a 4 metri sotto l'attuale livello stradale all'interno di una falda acquifera, saranno consolidati e ricoperti in modo da garantirne la tutela e la perfetta conservazione.

Avvenire

Le mostre del week end, da Antonio Canova a Banksy. A Roma Ruediger Glatz racconta l'assenza di Pasolini

 

Glatz che racconta l'assenza di Pasolini, Antonio Canova, Banksy e la pittura tra '800 e '900: sono alcune delle mostre in programma questa settimana.

NUORO - Negli spazi del MAN dall'8 luglio al 30 ottobre la mostra "Sensorama. Lo sguardo, le cose, gli inganni", a cura di Chiara Gatti e Tiziana Cipelletti.

Il percorso, che esplora la relazione tra Visione e Percezione e la complessità dei fenomeni cognitivi, spazia dagli esperimenti di Georges Méliès alla pittura di René Magritte e Giorgio de Chirico, dalle fotografie allo specchio di Florence Henri agli ambienti avvolgenti e conturbanti di Peter Kogler o Marina Apollonio.
    PERUGIA - "Al tempo di Canova. Un itinerario umbro" è l'esposizione che si snoda tra Palazzo Baldeschi e il MUSA, Museo dell'Accademia di Belle Arti: in programma dal 6 luglio al 1 novembre e a cura di Stefania Petrillo, la mostra è incentrata sul nucleo dei gessi canoviani conservati al MUSA - tra i quali Le tre Grazie, donate dallo stesso scultore nel 1822 - e valorizza il contesto artistico e culturale entro cui queste opere si inserirono.
    UDINE - Dall'8 luglio al 18 settembre alla Chiesa di San Francesco la storia della street art italiana e internazionale viene raccontata nella mostra "Banksy & Friends" attraverso il dialogo tra il misterioso artista inglese e influenti artisti italiani del momento come Mr. Brainwash, TvBoy, Jago, Andrea Ravo Mattoni e Pau. A cura di Pietro Quattriglia Venneri, il percorso presenta oltre 40 opere provenienti dalla collezione di proprietà della Pop House Gallery.
    ROMA - "Reflecting Pasolini" è la mostra di Ruediger Glatz ospitata a Palazzo delle Esposizioni dall'8 luglio al 4 settembre, a cura di Alessio de'Navasques. La mostra raccoglie oltre 60 fotografie in bianco e nero dedicate al grande intellettuale, in cui Glatz ha documentato la forza dell'assenza nella performance Embodying Pasolini, presentata nel giugno 2021 negli spazi del Mattatoio di Roma, con la performer e attrice Tilda Swinton e Olivier Saillard, curatore e storico della moda (e i costumi di Danilo Donati).
    Luoghi dell'anima e pretesti figurativi in opere inondate di luce: a Palazzo Merulana dal 10 luglio al 7 agosto "l'aria di Roma", personale di Antonio Finelli. Nel percorso lavori che ricercano la Roma metafisica e contemporanea con particolare focus sul territorio del Primo Municipio Roma Centro, Esquilino e Piazza Vittorio. Alla Casa del Cinema dal 4 luglio al 4 settembre "Tognazzi Pasolini 100", personale di Luisa Mazzone che rende omaggio ai due artisti attraverso l'esposizione di tavole pittoriche di alcuni film tradotti in 32 suggestive illustrazioni. I disegni sono tratti dalle pubblicazioni "Pasolini Il Cinema in 20 tavole", promosso dal Mic per il 40° anniversario della morte di Pasolini (NedEdizioni 2015) e "Ugo Tognazzi Storia, stile e segreti di un grande attore", realizzato nel 2018 a corredo della rassegna che il Moma di New York ha dedicato a Tognazzi. Al Mattatoio fino al 4 settembre "Sediments. After Memory" di Victor Fotso Nyie, Muna Mussie, Las Nietas de Nonó, Christian Offman, a cura di Johanne Affricot ed Eric Otieno Sumba. Seguendo i concetti di rivoluzioni ostacolate, soggettività postcoloniali, consumismo vuoto e cittadinanza precaria, la mostra riflette sui nostri tempi e attraverso gli artisti crea un ponte tra Camerun, Eritrea, Italia, Porto Rico e Rwanda.
    LECCO - Palazzo delle Paure e Villa Manzoni, sede dei musei civici, ospitano dal 1 luglio al 20 novembre la mostra "Poetiche. Quotidiano e immaginario nell'arte italiana tra Ottocento e Novecento", a cura di Simona Bartolena. Nel percorso più di 90 opere di autori che si sono interessati alla questione sociale, alla tematica del quotidiano e all'immaginario simbolista, quali Giovanni Segantini, Angelo Morbelli, Emilio Longoni, Giuseppe Pellizza da Volpedo e altri.
    MODENA - Al Complesso di San Paolo dal 6 luglio al 18 settembre la collettiva "Figlie del fuoco" con i lavori di Enrica Berselli, Alice Padovani, Federica Poletti. A cura di Barbara Codogno, la mostra si compone di sculture in cera di Enrica Berselli, tre grandi opere a tecnica mista su carta di Alice Padovani, e dei dipinti di Federica Poletti. (ANSA).

Turismo. Dalla Stazione Vaticana riparte il treno per le Ville Pontificie

 

Dal 2 aprile, ogni sabato, turisti, curiosi e appassionati avranno la possibilità di salire su un convoglio per raggiungere la residenza estiva dei Papi adagiata sui colli romani. Storia e bellezza

Dal 2 aprile, ogni sabato, turisti, curiosi e appassionati avranno la possibilità di salire a bordo di un treno dedicato in partenza dalla Stazione Vaticana - la più piccola al mondo - per raggiungere la residenza estiva dei Papi adagiata sui colli romani.

Il collegamento ferroviario, sospeso a causa dell'emergenza sanitaria, offre la possibilità di vivere una esperienza straordinaria: prima la visita ai Musei Vaticani, poi una passeggiata nei Giardini per raggiungere l'antica stazione costruita nel cuore verde dello Stato Pontificio, la partenza in treno con destinazione Albano Laziale e quindi l'arrivo alle Ville Pontificie di Castel Gandolfo.

Qui sarà possibile di nuovo immergersi nei colori dei rigogliosi Giardini di Villa Barberini e varcare la soglia di quelle che una volta erano le camere private dell'appartamento del Papa nel Palazzo Apostolico. Una proposta particolarmente ricca, dunque, che unisce la passione per l'arte, l'amore per la natura e la spensieratezza di una gita "fuori porta" con la famiglia e gli amici, si legge in una nota dei Musei Vaticani.

Michelangelo e Raffaello, il Laocoonte e il Torso del Belvedere, la fontana dell'Aquilone e le verdi geometrie dei Giardini all'italiana che, complice l'arrivo della bella stagione, tornano a colorarsi di rose, azalee, primule e gelsomini. E poi ancora i lecci, le querce e gli abeti che si incastrano nei ruderi dell'antica villa dell'imperatore Domiziano, innalzata accanto al Lago di Castel Gandolfo e con un panorama che arriva
sino al porto di Anzio.

Infine l'accesso a Palazzo: lo studio privato del Papa, la sua biblioteca, la camera da letto e la Cappella dove per la prima volta nella storia due pontefici hanno pregato assieme. "Tutto qui"? Niente affatto! Prima di concludere la giornata è possibile prenotare un invitante pranzo a base di prodotti tipici, servito nel Padiglione del Riposo, e poi passeggiare lungo il lago oppure nei vicoli stretti del caratteristico centro storico del piccolo borgo romano.

Per il ritorno a casa, appuntamento per tutti alle 16:30/16:45: navetta per la stazione di Castel Gandolfo e quindi treno con arrivo, ore 18:30 circa, alla Stazione Ferroviaria di Roma San Pietro.

Avvenire

Raffaello dalla mostra dei record al cinema Docu su evento alle Scuderie del Quirinale, 13-14-15 settembre

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ROMA - "Raffaello alle Scuderie del Quirinale'', la mostra dei record con il maggiore numero di opere mai esposte, 200 capolavori, pur martoriata dalla pandemia, chiusa e riaperta e ogni volta con le lunghe file fuori alle Scuderie che l'hanno ospitata per tutto il tempo possibile. Ora arriva anche al cinema con un evento speciale, distribuito in sala da Adler Entertainment, il 13, 14 e 15 settembre.

"Raffaello alle Scuderie del Quirinale" (Raphael Revealed), diretto da Phil Grabsky, è un documentario sulla più grande mostra di sempre dedicata al genio Raffaello Sanzio da Urbino, nel cinquecentenario dalla morte. La mostra Raffaello 1520-1483 che si è tenuta a Roma, alle Scuderie del Quirinale, ha chiuso ad appena quattro giorni dall'inaugurazione a causa del lockdown imposto per l'emergenza Covid-19 e che, per questo, in pochi hanno avuto la fortuna di visitare. Poi ha riaperto è stata una sorta di laboratorio per le norme imposte alle esposizioni dal Covid con una specie di chiusura stagna e visite scaglionate per ammirare le meraviglie esposte. Un percorso, quello della mostra, che partiva dalla scomparsa, singolarmente avvenuta lo stesso giorno della nascita la sera del venerdì santo, e come in un susseguirsi di flashback illuminava via via gli anni che hanno preceduto la fine, i ritratti della maturità, a partire da quello poderoso di papa Leone X, insieme a tutto lo studio dell'antico, le riflessioni sull'archeologia, i disegni - bellissimi - che accompagnavano ogni quadro. Capolavori da tutto il mondo: in primo luogo dagli Uffizi ma anche da Monaco la Madonna Tempi, da Madrid la dolcezza della Madonna della rosa, da Washington la Madonna d'Alba. Mai così tante opere di Raffaello tutte insieme. Il percorso si chiudeva con il Raffaello giovinetto, l'autoritratto diventato icona del pittore.

Il pregevole lavoro cinematografico del pluripremiato regista inglese Phil Grabsky, nuovo pioniere del genere del documentario dedicato all'arte, già autore di lavori dedicati a Leonardo, Matisse, Monet, Renoir e Cézanne, documenta gli oltre 200 capolavori esposti, tra dipinti e disegni per dare vita al genio, alla creatività e alla capacità pittorica del nostro gigante del Rinascimento. Il film, la cui gestazione è durata quasi tre anni, è girato in Ultra HD e prodotto dalla società di produzione dello stesso regista, la Seventh Art Productions, in collaborazione con il brand Exibition on Screen (EOS).

ansa

'Caracalla effetto notte', al via visite serali e performance. Dal 2 al 30 settembre archeologia ed eventi dal vivo

 

ROMA - Le Terme di Caracalla ripartono a settembre con un nuovo ciclo di aperture serali e performance, cinque appuntamenti per visitare alla luce della luna il sito della Soprintendenza Speciale di Roma. È Caracalla Effetto Notte, che, in collaborazione con Electa, nelle serate del 2, 9, 18, 25 e 30 settembre dalle 20 alle 23, offrirà ai visitatori due modalità di fruizione: una passeggiata "libera" tra i grandi mosaici e i resti delle vasche, la decorazione architettonica, le palestre, la natatio e il frigidarium, oppure una visita guidata che consentirà anche di scoprire i sotterranei, il Mitreo e la Mela Reintegrata di Pistoletto.

"Le Terme di Caracalla tornano ad aprire le loro porte anche durante l'orario serale, per permettere ai visitatori di godere più a lungo della loro bellezza, esaltata nelle sere d'estate - dice Daniela Porro, soprintendente speciale di Roma -. E si tornerà anche a recitare e a danzare tra le rovine delle Terme". Giovedì 9 e sabato 18 settembre andrà in scena alle 21 Frigidarium21 di Riccardo Vannuccini, che propone il tema centrale delle migliaia di persone che frequentavano le Terme di Caracalla come memoria del nostro passaggio sulla Terra. Lo spettacolo verrà portato in scena dalla compagnia Le Scarpe di Van Gogh all'interno del progetto Muses, a cura di Artestudio. Una performance di teatro danza fisico ed emozionale, ispirata dagli spazi monumentali delle Terme di Caracalla. I visitatori potranno assistere allo spettacolo senza nessun aumento sul costo del biglietto d'ingresso.

"Le Terme di Caracalla confermano la loro natura di straordinario palcoscenico dove poter svolgere eventi dal vivo e un luogo dove l'antico dialoga armoniosamente con altre forme di arte - sottolinea la direttrice del monumento Mirella Serlorenzi -. Un sito archeologico importante, ancora tutto da scoprire e di cui presto sveleremo importanti novità".

L'accesso alle Terme di Caracalla è consentito solo con green pass e mascherina obbligatoria. Le visite si svolgeranno nel rispetto delle norme di distanziamento e contingentamento con prenotazione obbligatoria, anche il giorno stesso, per un massimo di 20 persone a turno. 

ansa

Alla scoperta degli anni Trenta con il Fai-Roma Dieci incontri webinar

 

ROMA - Vennero aperti dal crollo di Wall Street del '29, l'anno nero che segnava la fine dell'euforia dei ruggenti Venti e che avrebbe traghettato l'Italia (e non solo) verso l'ordine segnato da fascismo, nazismo e da un'altra tragica guerra. Ma furono anche gli anni del trionfo della modernità in ogni campo, delle infrastrutture che cambiarono il profilo (e l'anima) di un Paese, della nascita del design, dello swing e dell'esplosione del cinematografo.

È dedicato a "Gli anni '30. Le arti tra le due guerre" il ciclo di quest'autunno-inverno degli Incontri d'arte del Fai. In calendario, dieci appuntamenti fino a marzo, a cura di Valeria Grilli, che per le restrizioni dell'emergenza Covid-19 hanno dovuto, almeno temporaneamente, rinunciare alla presenza e sposare la formula del webinar. Prossimo appuntamento, il 3 dicembre alle 18, è con il professor Giorgio Ciucci sul tema "L'architettura nell'Italia fascista". Al centro, il "razionalismo", termine complesso, strettamente connesso all'epoca fascista, del quale gli architetti volevano interpretare lo "spirito rivoluzionario".

"Già nel 1933 il critico Edoardo Persico scrive che 'il razionalismo italiano è morto' - spiega Ciucci -. Per lui, gli architetti razionalisti con la formula 'architettura arte di stato' legano la loro opera agli espedienti della lotta politica. Al di là del giudizio di Persico, possiamo seguire l'evolversi del razionalismo nei due concorsi per il Palazzo del Littorio, nel 1934 e 1937, e più in particolare nell'opera di Adalberto Libera, che a Roma nel 1928 organizza l'Esposizione Italiana di Architettura Razionale, nel 1932 progetta la facciata della Mostra della Rivoluzione Fascista e nel 1939 realizza il Palazzo dei Congressi all'Eur. E poi di Giuseppe Terragni, autore della Casa del Fascio di Como, tra il 1932-36".
    (Info e prenotazioni: roma@delegazionefai.fondoambiente.it ) 

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Cinecittà in un click, l'incanto del cinema arriva a casa

 

ROMA -  Il mondo di sogni e illusioni di Federico Fellini, attraverso i suoi capolavori, da La Dolce Vita a Il Casanova; il mito di Sergio Leone, maestro del western, e le affascinanti atmosfere di C'era una volta in America; i grandi maestri del costume, da Piero Tosi a Danilo Donati, raccontati in un tour virtuale. E ancora, il viaggio alla scoperta dell'antica Roma, direttamente sul set permanente più grande di Cinecittà; i preziosi abiti e gli elementi scenografici del film Pinocchio di Roberto Benigni; i mestieri del "dietro le quinte" e gli effetti speciali per capire la finzione più verosimile che esista, e infine, tutta la storia del cinema dalle origini ai giorni nostri, tra colori e immagini in movimento. Nemmeno la clausura imposta dall'emergenza sanitaria riesce a spezzare l'incanto e le suggestioni della settima arte, grazie a "Cinecittà in un click" e "Miac in un click", i due cicli di narrazioni digitali sul cinema realizzati e promossi da Istituto Luce Cinecittà in programma dal 1 dicembre al 5 gennaio. Set, memorabilia, curiosità, linguaggi multimediali, percorsi espositivi nel Miac, il Museo Italiano dell'Audiovisivo e del Cinema ospitato negli Studios, entreranno direttamente nelle case e saranno disponibili su ogni supporto, dallo smartphone al pc: basterà collegarsi sui profili social ufficiali di Cinecittà si Mostra, Miac, e Istituto Luce Cinecittà (Facebook, Instagram e YouTube), dove dal 1 dicembre ogni settimana saranno rilasciati due contenuti video per adulti e famiglie, per un totale di 11 appuntamenti. Il martedi i tour virtuali saranno dedicati alle esposizioni Cinecittà si Mostra e Felliniana - Ferretti sogna Fellini, mentre il mercoledì i riflettori si sposteranno sul Miac, il museo che tra film, videoinstallazioni e giochi multimediali e multisensoriali svela 120 anni di cinema, radio e televisione: a condurre i vari racconti ci saranno mediatori museali e narratori speciali che vestiranno i panni di una Fata dai capelli turchini e di una simpatica antica romana. Particolare attenzione nei video è rivolta all'aspetto educativo, per far comprendere ai più piccoli proprio lo straordinario patrimonio custodito nel Miac, con contenuti ad hoc curati dal Dipartimento educativo di Cinecittà si Mostra - Istituto Luce Cinecittà in collaborazione con Senza Titolo - Progetti aperti alla cultura (alcuni contenuti sono realizzati anche in LIS, la lingua dei segni per il pubblico sordo italiano). Il programma dettagliato degli 11 appuntamenti è disponibile sui siti cinecittasimostra.it, cinecitta.com, museomiac.it. (ANSA).
   

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MUSICA «Laborintus 2.0», tutto in streaming Festival di Nuova Consonanza

Avvenire

U na ventina di appuntamenti musicali, che coinvolgono interpreti quali Gianni Trovalusci, Gabriele Bonolis (nella foto), Eleonora Claps, Ensemble BRuCh, Sonar Trio. È «Laborintus 2.0, edizione n. 57 del Festival Nuova Consonanza che, inizialmente programmato con concerti dal vivo in varie sedi a Roma, si riformula per essere interamente live streaming, con dirette gratuite dal canale youtube dell’Associazione Nuova Consonanza fino al 20 dicembre.

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