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Capitali o città d’arte, dove andranno gli italiani per i Ponti?

 

Con la primavera tornano i ponti e gli italiani si organizzano per ritagliarsi una vacanza tra giorni di ferie, feste comandate e weekend. Quali sono le mete e le date preferite per le partenze tra 25 aprile e primo maggio? eDreams ha indagato sulle destinazioni più prenotate e sulla durata dei viaggi per italiani ed europei nelle prossime settimane.

Oltre alle capitali e metropoli europee che non passano mai di moda – su tutte spiccano Barcellona, Parigi e Amsterdam – quest’anno le prenotazioni dall’Italia puntano forte anche sulla capitale albanese, Tirana. Le prime italiane in classifica sono invece Catania e Roma.
Per quanto riguarda la durata, ben il 37% dei connazionali ha scelto di concedersi una vacanza di 3 giorni mentre il 15% unirà le due festività per un break di 6 o 7 giorni. Ma quali sono le date più popolari per la partenza? I giorni più gettonati sono il 25 aprile (scelto dal 30% del campione) e il 26 (22%).

Secondo la tradizione, questi primi ponti di primavera saranno anche un’ottima occasione per i turisti e viaggiatori stranieri che verranno a scoprire le meraviglie nostrane. Anche nel 2024, la primavera sembra il periodo ideale per ammirare in particolare le città d’arte. Tra il 25 aprile e il primo maggio quest’anno – secondo eDreams – sceglieranno una vacanza in Italia prevalentemente i francesi (30%), seguiti dagli spagnoli (19%) e dai tedeschi (18%). Complessivamente quasi la metà dei turisti che visiteranno il nostro Paese ha prenotato un soggiorno di 3 o più giorni (il 27% di 3 giorni e il 26% di quattro), leggermente più alta degli italiani la percentuale di chi imposterà l’out of office per 6 o 7 giorni, del 19%. Le date più congeniali per la partenza degli europei saranno il 26 e 25 aprile.
Quanto alle destinazioni più amate, gli stranieri stilano così la loro top 5 delle città d’arte italiane: in testa Roma seguita da Milano, poi Venezia, Napoli e Firenze.

travelnostop.com


Salone del Mobile volano per turismo nazionale

 

Il Salone del Mobile di Milano è “un grande aiuto e un volano per il turismo nazionale”. Lo ha detto la ministra del Turismo Daniela Santanchè intervenendo all’inaugurazione della 62/a edizione dell’evento alla Fiera di Milano a Rho. “Cito solo due numeri, l’intero comparto turistico, di tutte le fiere, ogni anno attiva un valore aggiunto di 10 miliardi di euro e genera un valore aggiunto di quasi 5 miliardi – ha aggiunto -. Inoltre il comparto delle fiere per il turismo porta con sé un valore aggiunto, cioè aiuta a destagionalizzare, perchè le fiere non sono mai nei periodi canonici delle nostre vacanze. Questo significa anche stabilizzare i nostri lavoratori”.

E in effetti guardando ai dati della biglietteria questa edizione del Salone del Mobile si preannuncia gia un successo con numeri vicini al record di visitatori da 130 Paesi. “Ci aspettiamo un grande successo – ha commentato la presidente dell’evento Maria Porro al taglio del nastro -, anche per le biennali della cucina e del bagno. Con un’alta qualità di prodotti, nel rispetto del pianeta, e una grande piattaforma di networking commerciale”. Sono oltre 1.950 gli espositori da 35 Paesi, 185 brand tra debutti e ritorni. Un focus sul design della cucina e del bagno; 25 anni di SaloneSatellite e un biglietto speciale per gli studenti a 15 euro. Con in più una proposta culturale diffusa in tutti i padiglioni che ha il suo cuore nell’installazione ‘A Thinking Room’, progettata da David Lynch, il celebre regista dell’inconscio. Si tratta di due ‘stanze del pensiero’, speculari, immaginate come porte simboliche da attraversare per immergersi nella manifestazione.

travelnostop.com


Il Teatro alla Scala per l’inaugurazione del 62° Salone del Mobile.Milano

Riccardo Chailly e Juan Diego Flórez per l’inaugurazione del Salone del Mobile.Milano 

La collaborazione tra il Teatro alla Scala e il Salone del Mobile.Milano prosegue e si rafforza con una straordinaria occasione musicale: lunedì 15 aprile alle 20 la serata inaugurale ospiterà nella sala del Piermarini l’Orchestra del Teatro alla Scala diretta dal Maestro Riccardo Chailly con la partecipazione di uno dei più celebri cantanti del nostro tempo, il tenore Juan Diego Flórez. Il programma include una selezione di Ouverture, Intermezzi e arie di Giuseppe Verdi, Vincenzo Bellini e Giacomo Puccini, di cui nel 2024 si celebra il centenario della scomparsa. Apre la serata la Sinfonia di Nabucco, il capolavoro con cui Verdi trionfò alla Scala nel 1842 e che assunse valenza patriottica negli anni del Risorgimento: già nella Sinfonia si annuncia la melodia del celebre coro “Va’ pensiero”. Un’atmosfera più intima è evocata dal preludio della Traviata (1853), seguito dall’appassionata aria di Alfredo del Secondo atto “Lunge da lei… De’ miei bollenti spiriti”. Si ritorna alle melodie del belcanto con la Sinfonia dei Capuleti e i Montecchi (1830) di Vincenzo Bellini da cui è tratta anche l’ardente aria d’ingresso del tenore “È serbata a quest’acciaro”. Verdi torna con i ballabili di due tra le sue opere più grandiose e spettacolari, pensate per un pubblico internazionale: Don Carlo (Parigi 1867) e Aida (Il Cairo 1871). Il centenario pucciniano è celebrato dallo struggente intermezzo da Manon Lescaut (1893) aperto dalle note appassionate della viola e del violoncello, e dalla celeberrima aria di Rodolfo dalla Bohème (1896) “Che gelida manina”. Conclude il programma ufficiale la Sinfonia della Forza del destino di Verdi, un cavallo di battaglia di Orchestra e Direttore che anticipa il prossimo 7 dicembre. 

 Riccardo Chailly 

Già direttore stabile di alcune tra le più prestigiose orchestre europee tra cui il Concertgebouw di Amsterdam e il Gewandhaus di Lipsia oltre alla Sinfonica di Milano, Riccardo Chailly è Direttore Musicale del Teatro alla Scala e dell’Orchestra del Festival di Lucerna dal 2015. È regolarmente invitato dalle principali orchestre tra cui i Berliner e i Wiener Philharmoniker. Chailly dirige la sua prima opera al Teatro alla Scala nel 1978: il Direttore Artistico Claudio Abbado, di cui Chailly era stato assistente in produzioni leggendarie come Simon Boccanegra di Verdi, lo chiama a sostituire Gianandrea Gavazzeni nella nuova produzione de I masnadieri di Verdi nella Stagione del bicentenario del Teatro. È l’inizio di un percorso musicale comune mai interrotto: in campo operistico il M°Chailly spazia in un repertorio che, saldamente centrato sul repertorio italiano con Rossini, Verdi, Puccini, si estende a Stravinskij, Musorgskij e Prokof’ev. Importanti le collaborazioni con i registi, che da Pizzi a Bussotti, Cobelli, Ronconi e Zeffirelli fino a Gabriele Salvatores, Davide Livcermore e Leo Muscato, disegnano una mappa significativa del teatro italiano, mentre in campo internazionale vanno ricordati almeno Cox, Lehnhoff, Carsen e Hermanis. In campo sinfonico il repertorio, che comprende oltre 150 concerti in sede e in tournée con l’Orchestra del Teatro e la Filarmonica ma anche con orchestre come il Royal Concertgebouw di Amsterdam, il Gewandhaus di Lipsia e i Wiener Philharmoniker, si fa vastissimo spaziando dal classico al contemporaneo. Tra le tournée vanno ricordate almeno il tour americano con la Filarmonica della scala nel 2007 e i recenti ritorni dell’Orchestra nelle grandi sedi concertistiche: con la Filarmonica dal Festival di Salisburgo, Lucerna e Proms, con Coro e Orchestra della Scala in tutte le principali capitali europee. 

Juan Diego Flórez 

Nato a Lima, inizia da bambino a cantare e a suonare rock e musica popolare peruviana; in seguito studia al Conservatorio Nazionale del Perù e poi ottiene una borsa di studio al Curtis Institute of Music di Philadelphia. Nel 1996 ha esordito al Rossini Opera Festival di Pesaro come Corradino in Matilde di Shabran. A ventitré anni debutta alla Scala in Armide diretta da Riccardo Muti, e da allora si esibisce nelle sedi più prestigiose e con i più grandi direttori d’orchestra. Nel 2007 segna un momento storico alla Scala, offrendo – non accadeva dal 1933 – il bis di “Ah! Mes amis”, la famosa aria della Fille du régiment che contiene nove “do di petto”: bis poi richiesto anche al Metropolitan di New York e all’Opéra di Parigi. Torna alla Scala varie volte, come Don Ramiro (La Cenerentola, 2005), Rodrigo (Otello di Rossini, 2015) e Orphée (Orphée et Euridice, 2018) e partecipa allo spettacolo inaugurale della Stagione 2020-2021 A riveder le stelle; nel 2023 è Edgardo in Lucia di Lammermoor diretta da Riccardo Chailly. Famoso per i suoi ruoli belcantistici, negli ultimi anni ha ampliato il suo repertorio con opere del romanticismo francese. Ultimamente è stato Raoul de Nangis (Les Huguenots) alla Deutsche Oper Berlin, Gennaro (Lucrezia Borgia) alla Bayerische Staatsoper di Monaco e in versione da concerto al Festival di Salisburgo, Hoffmann (Les contes d’Hoffmann) all’Opéra di Monte-Carlo, Ricciardo (Ricciardo e Zoraide) al Rossini Opera Festival di Pesaro, Alfredo (La traviata) al Metropolitan di New York, Des Grieux (Manon) e Faust nell’opera omonima alla Staatsoper di Vienna, Rodolfo (La bohème) all’Opera di Zurigo. Ha inciso un CD di arie mozartiane e uno di canzoni popolari latinoamericane, Bésame mucho. Fra i numerosi riconoscimenti ricevuti, la Gran Cruz de la Orden El Sol del Perù e il titolo di “Österreichischer Kammersänger”. Nel 2011 fonda “Sinfonía por el Perú”, un progetto sociale ispirato a El Sistema venezuelano, per favorire lo sviluppo artistico e individuale dei bambini e dei ragazzi. Per questa iniziativa l’UNESCO lo nomina Goodwill Ambassador nel 2012 e nel 2014 riceve il Crystal Award dal World Economic Forum

Salone del Mobile 2024: in 10 ristoranti il design è un ingrediente


Milano (e i ristoranti) impazzisce con il Salone del Mobile e il FuoriSalone uniti da tempo sotto l’etichetta Design Week che si tiene dal 16 al 21 aprile 2024.

Non una singola manifestazione o una fiera (a proposito, quest’anno è di scena Eurocucina che per gli appassionati di gastronomia domestica è come andare alla Mecca), ma un’esplosione di eventi. Spesso a tema food perché il cibo va a braccetto con il design (e la moda). A volte imperdibili per la capacità di mettere insieme due passioni o due interessi degli architetti e degli interior designer.

La parola magica è presenziare agli appuntamenti con l’inossidabile rito dell’aperitivo – ahi noi, anche dell’apericena – con buffet che si allungano tra installazioni e presentazioni di nuove linee di prodotto. Lo sfarzo sarà direttamente proporzionale al tema di questa 62ª edizione del Salone del Mobile? Vedremo se il tema dell’evoluzione e l’approccio human centric si diffonderà ai luoghi carismatici, i cosiddetti – dagli operatori del settore – “sepolcri” del design. Sepolcri non nel senso di morti, ma di stazioni/chiese da non mancare al Fuorisalone. Lo Studio Lombardini 22, dopo aver ridisegnato il layout dello scorso Euroluce (definito memorabile dall’87% dei visitatori), ha compiuto l’evoluzione nel nuovo spazio espositivo di Eurocucina.
Il ristorante del prossimo futuro è human centric


Human centric, con l’ausilio delle neuroscienze e dell’intelligenza artificiale, che potrebbe essere anche il modello della futura ristorazione. O che è già qui. L’uomo al centro della progettazione di un ristorante. Non solo il cliente, ma anche chi ci lavora. Il vecchio concetto di ergonomia degli spazi si trasforma in sostenibilità e memorabilità. Un rapporto biunivoco che tesse nuove relazioni tra chi lavora e chi sceglie il ristorante (la pizzeria o qualsiasi luogo del food) per divertirsi. Nel Salone del Mobile si accorciano i tempi (e la fatica) per transitare da un lato all’altro della fiera e si aumenta l’orientamento e la capacità di ricordare quanto visto. Al ristorante, il passaggio avviene sulla tavola. E nel menu. Memorabile, appunto, e reso facile per orientarsi. Percorrendo con leggerezza le tappe/portate.

Il Salone del Mobile, il Fuorisalone e la Design Week 2024 a Milano possono dare molti spunti a chef, ristoratori, ristoranti e operatori del food. Coglierne gli aspetti essenziali è operazione di messa a nudo degli aspetti sociali, economici e di “trend” che si annusano. Per ora fermi all’età social con chef e pizzaioli assoluti protagonisti delle piattaforme. Ai clienti resta lo scroll, TripAdvisor e i siparietti delle Storie e dei video TikTok.

Molti pizzaioli sostengono che la storia contemporanea della pizza sia mettere al centro dell’evoluzione il pizzaiolo che fa, studia, inventa. Dimenticano i clienti o, meglio, li coccolano e li attizzano con sequenze studiate al ritmo di copioni pre-confezionati. Funziona. Aprono pizzerie e diventano sempre più centrali. Mettendo da parte istanze e richieste che Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano ha intelligentemente indicato nell’ascolto di tutti i protagonisti.
10 ristoranti a Milano che fanno del design un ingrediente

Per ora accontentiamoci dell’aspetto estetico e della relazione che si può creare tra la forma del ristorante e il contenuto del piatto. Emanuele Bonati ha selezionato 10 ristoranti che hanno da dire sul rapporto tra design e food. Ristoranti che possono essere meta per i visitatori della Design Week 2024 con i loro eventi, menu speciali, installazioni. L’idea di una progettazione di oggetti pensati per essere prodotti in serie e la replicabilità del prototipo elaborata da Gillo Dorfles è alla base di quella fenomenologia del gusto che vediamo nel menu di un ristorante.

Per Gillo Dorfles il design è scottante e mai parola sarebbe più adatta tra i fornelli delle cucine e i forni delle pizzerie. Silvana Annichiarico ripercorre il filo della discussione per individuare cos’è e dov’è il design (che non è il decorativismo delle posate o gli impiattamenti arzigogolati) in un articolo pubblicato da Domus. E ricorda una necessità: per Gillo Dorfles utile e bello sono inscindibili negli oggetti di design.

Noi potremmo traslare questa affermazione in “utile e buono” sedendoci al tavolo di un ristorante che si dice di design e che cura il rapporto con il piatto. Andando oltre la tradizione, le nonne, la cura della selezione delle materie prime, la stagionalità e tutto il caravanserraglio che si portano dietro gli storytelling. Non so se Dorfles, che ho anche avuto come Maestro in alcune occasioni alla rivista Ottagono, approverebbe. Ma la replicabilità del piatto è essa stessa momento di design del cibo. Quanto possa essere arte o artigianato è affidato alla sensibilità di chi ne riceve cura e relazione.

scattidigusto.it

Salone del Mobile è "alla 62esima edizione ed è un esempio di fare sistema"

 

Quest'anno abbiamo numeri incredibili: 174mila metri quadri di superficie espositiva, 1900 espositori da oltre 30 Paesi.

Se guardiamo ai dati della biglietteria, siamo vicini a un numero record di visitatori da 130 Paesi". Lo dice la presidente Maria Porro agli Stati generali dell'economia organizzati da Forza Italia a Milano. "Questo grazie anche alla collaborazione con il Ministero degli Esteri e Ice: abbiamo contattato tutti i continenti per raccontare un settore, che è creativo e manifatturiero. Stiamo parlando di una filiera con 66mila imprese, piccole e medie imprese, questa è anche la forza di questo settore che è riuscito post covid e anche durante il covid a registrare dati incredibili", rileva Porro.

Fonte: ansa.it

Salone del Mobile, quegli eventi off che fanno sposare cibo e design

Una selezione di 11 eventi o installazioni da scoprire a Milano nel "Fuorisalone" durante la manifestazione in programma dal 16 al 21 aprile

Milano in occasione del Salone del Mobile (dal 16 al 21 aprile) si trasforma e diventa sempre più internazionale  E si dice che questo sarà il grande anno di ritorno dei livelli pre pandemia della fiera (e soprattutto del suo atteso fuori fiera). Secondo il report “The Next”, osservatorio frutto della partnership tra Global Blue Lybra Tech il 76,6% dei partecipanti verrà dall’estero. Tra le nazionalità extra-Ue, gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato, con il 21,5%, seguito a distanza dal Regno Unito (5,2%). E per la 62esima edizione del fuori fiera più importante di Milano c'è una ancora più importante svolta food: nel padiglione di EuroCucina diventerà un grande palcoscenico che ospiterà sei riviste gastronomiche indipendenti e internazionali. Insieme ad artisti, designer e chef provenienti da tutto il mondo, presenteranno una visione nuova e originale sul presente e futuro degli ingredienti naturali. Il panel "All You Have Ever Wanted to Know About Food Design in Six Performances” includerà riflessioni, esposizioni, talk e esperienze di degustazione, svolgendosi giorno dopo giorno (appuntamento alle ore 14:30 ai padiglioni 2 e 4) con Family Style (Stati Uniti), L’Integrale (Italia), Linseed Journal (Gran Bretagna), Magazine F (Corea del Sud), The Preserve Journal (Austria) e Farta (Portogallo). E per il Fuorisalone? Ecco 11 eventi da non perdere:

Torna il Temporary Bistrot &Restaurant “Famiglia Rana”

Colazione, pranzo, aperitivo e cena: la sesta edizione dell'incredibile collaborazione tra le famiglie Rana e Marras racconta di un'esperienza multisensoriale, artistica e gastronomica dove lo showroom “NonostanteMarras”, in via Cola di Rienzo 8, diventa ancora una volta una delle location più creative della città, questa volta legata al tema “Il mare dove non si tocca”. E mentre il cortile bucolico del giardino-bistrot dal maestoso glicine rimane tra i luoghi più iconici (ed esclusivi) del Fuori Salone, la sala dedicata alla cena si trasforma in Atlantide, portando gli ospiti in una grotta immaginaria in un punto profondo ed inesplorato del mare. “La mia Sardegna” come racconta Marras, la sua Atlantide, al centro del Mediterraneo. E i piatti dello chef Francesco Sodano, ora al comando del Ristorante Famiglia Rana di Vallese di Oppeano, 1 stella Michelin nel veronese, unisce piatti iconici della cucina veneta con sapori e profumi sardi, in omaggio alla terra di Antonio Marras. Una cucina che Antonella Rana definisce “molto sexy”. Da provare tra i piatti i gamberi, agrumi e acqua di mare, un antipasto della cena, dove, boccone dopo boccone “si sente la sabbia sotto i piedi”. Lo spazio Marras è aperto al pubblico da martedì 16 aprile a domenica 21 aprile da colazione a cena, con menu degustazione a 130 euro vini esclusi, su prenotazione.

Praline limited edition di design

L'architetto del cioccolato Simona Solbiati presenta una collezione di quattro praline limited edition per il Fuori Salone chiamata "Nature", che rappresenta una fusione armoniosa tra design e cibo, materia e natura. Appuntamento per "Nature’s Connection: Quando il design incontra la natura", che si terrà tutta la mattinata di giovedì 18 aprile 2024 presso Zepter Milano in Via San Pietro all’Orto, 10.  La capsule "Nature" è una creazione che si basa su canoni estetici naturali, combinando linee e sapori per creare un'esperienza visiva e gustativa unica. La collezione consiste in quattro praline, ognuna ispirata a un elemento della natura: acqua, aria, terra e fuoco; ogni pralina presenta un design che richiama elementi organici e vegetali, con combinazioni di colori e sapori corrispondenti.

Seletti lancia il pop-up bar “Siamo tornati. E siamo alla frutta”

Seletti, l'innovativa casa di design italiana, ha lanciato un'esperienza senza precedenti nel suo showroom con il pop-up bar "Siamo tornati. E siamo alla frutta". Questo bar insolito propone non solo la classica Keglevich nella sua iconica bottiglia "curvy", ma anche una vasta selezione di varianti alla frutta, dai gusti più tradizionali ai più audaci. Il bar è immerso in un ambiente suggestivo che mescola ironia vintage ed eccentricità dandy, creando un'atmosfera informale e divertente. Entrando nel "secret garden" di Seletti, ci si trova di fronte a un bancone nascosto dietro giganteschi agrumi di plastica, tra fragole, pesche, mele e limoni. Lo showroom è in Corso Garibaldi al 117 ed è aperto al pubblico da martedì 16 a domenica 21 aprile. Qui è possibile gustare i signature cocktail Keglevich Fruit & Soda e i nuovi cocktail pronti da bere, con la loro bassa gradazione alcolica. Il bar "Siamo tornati. E siamo alla frutta" è una celebrazione dell'estro e dell'audacia, sposando il design innovativo di Seletti con la gioia della frutta fresca e delle bevande rinfrescanti.

All'Arabesque un dolce dedicato all'eclissi solare

Nel cuore di Milano in via Francesco Sforza 2, l’Arabesque Cafè presenta due progetti dedicati al Salone: “In the Mood for Eyes”, una limited edition di gioielli di design e MONDRIAN a Milano, un nuovo pop up store che crea lo sfondo per una selezione di luci e arredi Mid-Century. E per l'occasione ha creato un dolce che si può assaggiare in questo periodo: Vaniglia Assoluta, un tortino sole-luna dedicato all'eclissi solare dello scorso 8 aprile. E al cafè si trovano anche le ricette tratte dal libro dei ricordi di Chichi Meroni personalità milanese, appassionata di arte e cultura, designer, interior designer e stilista - ideatrice del ristorante parte del cult store L’Arabesque e della design gallery. 

Mostre provocatorie al ristorante Motelombroso

Motelombroso, ristorante gourmet in Alzaia Naviglio Pavese 256in collaborazione con Tempesta Gallery ospita una serie di opere di quattro artisti internazionali contemporanei: Alma Heikkilä (b.1984, Finlandia), Diana Orving (b. 1985 Svezia) , Christa Joo Hyun D’Angelo (New York) e Viktor Petrov (b. 1991, Bulgaria) che raccontano tematiche “urgenti” con una particolare attenzione alla coesistenza armoniosa tra l’uomo e la natura. Le opere impattano sugli spazi interni ed esterni del ristorante, dialogando tra loro e con gli ospiti, lasciandosi scoprire lentamente. All’ingresso, vicino al bar, le impattanti opere appese di Viktor Petrov della serie “Suspensorium”, che sfidano le dinamiche di potere politico e sessuale attraverso scudi trasparenti e elementi in acciaio. Nella sala principale, Alma Heikkilä ci trasporta nel suo mondo con la monumentale opera “Dark Biosphere”, parte della mostra “Ubiquitous, not visible nor recognizable in any form”: le sue opere vogliono rappresentare ciò che non può essere sperimentato direttamente attraverso i sensi umani, esplorando il microscopico e il macroscopico attraverso ecosistemi forestali e del sottosuolo. Nel portico, Christa Joo Hyun D’angelo irrompe con due video: “Cool Girl” e “Bitches and Witches”, che esplorano temi di razza, femminilità e misoginia attraverso collage visivi e sonori audaci e provocatori. Nella sala speciale “Amore ad Ore” al piano superiore, le opere di Diana Orving “Still mesh Cocoon” e “Inhale”, descrivendole come una meditazione attiva focalizzata sulla respirazione. I movimenti fluidi nelle sue opere riecheggiano linee elastiche e vitali, catturando l’essenza dell’interconnessione.

Alla Statale la mostra immersiva Unlocking No. 3 flavours

Sapori intensi che accendono un’orchestra di profumi, creando un’esperienza sensoriale immersiva in una spirale ispirata al mito del genio della lampada: è questo il concept che sta dietro all’installazione “Unlocking No. 3 flavours” di No. 3 London Dry Gin. Questa creativa commistione tra mixology e arte prende forma in questa installazione ideata dalla designer Alessandra Baldereschi in occasione del FuoriSalone: in mostra dal 15 al 28 aprile all’Università Statale di Milano (Via Festa del Perdono 7 - Sottoportico Cortile d'Onore), l’opera si inserisce nell'ambito della mostra evento “INTERNI Cross Vision” di INTERNI, che evidenzia il know-how italiano in un confronto con le culture di altri paesi, approfondendo ricerca, innovazione e sperimentazione ed è visitabile sempre nel cortile dell'Università.

In Cavaeu: in esposizione vini pregiati

Sempre in via Festa del Perdono a un civico di differenza, al 6, venerdì 19 aprile dalle ore 18 alle ore 22 apre le porte “In Caveau”, l’evento firmato Collecto, la startup che democratizza l'accesso ai beni di lusso. Per l'occasione verrano esposti vini pregiati come Romanée Conti, Echezeaux Bizot ed il whisky Macallan 1936 per un  valore complessivo di 130 mila euro. Ma anche icone del design e della moda come l’opera d’arte “Uccello: a Brancusi” di Arnaldo Pomodoro, orologi quali Rolex Daytona e Vacheron Constantin, la borsa di lusso Kelly di Hermès e le sneakers Air Jordan 10. Special Guest della serata sarà l’artista contemporaneo Alessandro Malossi che esporrà una sua opera interattiva le cui quote saranno acquistabili accedendo all'app Collecto.

Al cocktail bar Gesto un'esposizione realizzata con l'intelligenza artificiale

In occasione della seconda edizione di Porta Venezia Design District, il cocktail bar Gesto presenta “Almost Home”, un progetto espositivo a cura di Galleria Lampo con le opere degli artisti Lisa Carletta, Giuseppe Palmisano e Sofia Uslenghi. Sentirsi a casa è una condizione ben precisa, inconfutabile e difficile da simulare. Mentre l’architetto e il designer individuano alcune soluzioni in risposta alle esigenze del committente e del suo pubblico, gli artisti sintetizzano attraverso il loro linguaggio le esperienze che gravitano intorno alla vita di tutti noi. Nelle fotografie di Lisa Carletta, l’autorialità dell’artista si alterna con quella dell’intelligenza artificiale. Il risultato è un’interpretazione inverosimile e approssimativa della realtà. Giuseppe Palmisano costruisce scenografie in cui il soggetto femminile si inserisce in contesti domestici e paesaggi naturali. Un paio di collant riproposti in mille forme e varianti cromatiche richiamano la tendenza umana alla serialità delle proprie azioni. Sofia Uslenghi ricorre alla fotografia come mezzo per mettere ordine tra i ricordi. Una serie di autoritratti, ritratti della sua famiglia e paesaggi delle sue terre d’origine tra la Sicilia e la Calabria, si sovrappongono fino a azzerarsi in superficie in un gioco di velature.

Installazione al ristorante: la lampada banana

Il Ristorante Mezzo all’interno dell'Hotel Indigo Milan, boutique hotel a 4 stelle del gruppo Planetaria Hotels, per il Fuori Salone ospiterà l’installazione Going Bananas (che significa “impazzire” o “perdere la testa”): si tratta di un progetto firmato da SLIDE, realtà italiana che realizza complementi d’arredo per interno ed esterno, che vede come protagonista Banana Leaf, una lampada a forma di foglia di banano progettata dal noto designer Marcantonio, ideale per arredare sia indoor che outdoor. Parte della collezione Afrika, è stata proprio questa lampada – lanciata in occasione della Settimana del Design – a dare il nome all’installazione che è visitabile da tutti gli appassionati di arte in ogni momento della settimana.

Un ponte di una nave in via Tortona

Explora Journeys, il marchio di lusso per viaggi oceanici del Gruppo MSC, che nel suo ristorante Anthology ha ospitato i menu di  Mauro Uliassi, patron del ristorante tristellato di Senigallia che porta il suo nome, della chef svedese Emma Bengtsson del bistellato Aquavit di New York e di Claude Le Tohic del Joël Robuchon all’Mgm Grand, tre stelle Michelin, presenta un'installazione di design immersiva insieme a Archiproducts, piattaforma digitale leader nel settore del design. L'installazione si chiama AQUA è curata dallo studio di architettura Studiopepe, esplorerà l'interior design con un'attenzione particolare all'elemento acquatico, integrando mobili e forme che richiamano il mondo marino. L'installazione trasformerà lo spazio lungo via Tortona in una suggestiva rappresentazione di un ponte di nave, arredato con la collezione Davos di Matteo Nunziati per Unopiù.  Visitabile a tutti presso lo showroom di via Tortona 31, aperta al pubblico dalle 10:00 alle 20:00 dal 16 al 21 aprile.

Seletti Market alla Rinascente

“Il primo supermercato italiano è nato a Milano nel 1957 e pochi anni dopo mio padre Romano ha fondato la Seletti”, spiega Stefano Seletti, art director del brand. “Quando Rinascente ci ha offerto la zona centrale del piano interrato nella sede di Piazza Duomo ho pensato subito a uno spazio che si rifacesse a quella estetica. SELETTI MARKET è un modo divertente di reinterpretare gli stilemi classici della ‘società dei consumi’ in cui siamo cresciuti”. E così dall’11 al 29 aprile Seletti sarà protagonista assoluto della parte centrale del piano -1 della Rinascente con la reinterpretazione di un vero e proprio supermercato degli anni ’60, perfettamente attivo e funzionante, sui cui scaffali si potranno trovare i best seller del catalogo Seletti insieme a prodotti “fake” creati ad hoc per l’installazione. A questi si aggiungono i nuovi prodotti realizzati dal creativo Gianpiero D’Alessandro: il cactus Love Hurts You e la serie di tableware in melanina Monster.

REPUBBLICA.IT

Design Kiosk: il Salone del Mobile.Milano in città


Uno spazio temporaneo, firmato DWA Design Studio, con un ricco programma culturale e una selezione prodotti editoriali, oggetti di design e molto altro ancora. Dall'8 al 21 in Piazza della Scala

Per promuovere la cultura del design e consolidare la relazione con la città, in occasione della 62ª edizione, il Salone del Mobile.Milano presenta Design Kiosk, uno spazio temporaneo che offre un ricco programma culturale, una selezione prodotti editoriali e prodotti esclusivi legati al mondo del design. Il progetto speciale firmato da Frederik De Wachter e Alberto Artesani, fondatori di DWA Design Studio, in co-ideazione con Interbrand, sarà presente in Piazza della Scala dall’8 al 21 aprile.

Design Kiosk è un nuovo avamposto in città che incarna i valori di cui la Manifestazione si fa portavoce, in primis la promozione del Meaningful design. Uno spazio temporaneo che approderà in un luogo simbolo della città, Piazza della Scala, con un imperdibile programma culturale di appuntamenti con i protagonisti del mondo del progetto e una ricca selezione di libri, magazine italiani e internazionali, oggetti di design e di arredo, cartoleria, abbigliamento, poster e accessori a cura di Corraini Edizioni.

Design Kiosk è realizzato con materiali sostenibili ad alta innovazione tecnologica ed è progettato per poter essere facilmente smontato e rimontato, in ottica di riuso.

“L’approccio progettuale che ci ha guidati a immaginare Design Kiosk ha tratto ispirazione dai caratteristici chioschi delle edicole italiane che sono immediatamente riconoscibili da tutti. Il nostro obiettivo è stato quello di perpetuare una tradizione, ma anche quello di transitare attraverso l’essenza contemporanea del Salone del Mobile, unendo il valore identitario di un luogo-simbolo di Milano, quale è piazza della Scala, alla forza iconica di un’edicola dalle vaghe sembianze di una navicella spaziale”, commentano Frederik De Wachter e Alberto Artesani. “Con un involucro in alluminio e un interno rosso vivo, che ricorda il colore istituzionale dell’evento, il chiosco si distingue come simbolo di innovazione e sostenibilità. Proprio su quest’ultimo aspetto, infatti, il nostro focus si è esteso oltre le scelte dei materiali. Abbiamo progettato il chiosco per massimizzare il suo potenziale di riutilizzo in vari contesti. Ciò ha significato garantire che potesse essere facilmente smontato e rimontato, consentendo flessibilità e longevità nella sua durata. Dando priorità all’adattabilità e riducendo al minimo gli sprechi, abbiamo creato un progetto che funzioni sia nel suo scopo immediato, sia in un secondo momento, lasciando un impatto positivo sull’ambiente.”

Il palinsesto degli appuntamenti è attivo prima e durante la settimana della Manifestazione partire dalle 18.00, orario di chiusura della Manifestazione a Rho Fiera. I protagonisti sono designer italiani e internazionali, direttori e autori di riviste di settore, autori e curatori di libri con focus sulla design industry.

Design Kiosk è inoltre pensato per fornire un servizio di formazione per turisti e visitatori, grazie al coinvolgimento di studenti legati al Progetto Accoglienza, che nel corso della settimana distribuiranno mappe del Comune e forniranno indicazioni utili per orientarsi.

Design Kiosk: il calendario degli eventi

Giovedì 11 aprile, ore 18.00
“A conversation with Stefano Boeri”

Sabato 13 aprile, ore 18.00
“A conversation with Piero Lissoni”

Lunedì 15 aprile, ore 18.00
“A conversation with Luca Nichetto”

Mercoledì 17 aprile, ore 18.30
“Collective keywords, collective books. Parasite 2.0 with Alessio D’Ellena, Lukas Feireiss, Matylda Krzykowski and Jerszy Seymour”
Fonte: salonemilano.it


Il Salone del Mobile.Milano viaggia su due iconici tram “vestiti” dall’Intelligenza Artificiale, in 350 tra stazioni e metro e prende il volo in 13 aeroporti, da Milano a Roma


La campagna di comunicazione del Salone si muove per le vie di Milano, ma non solo, raccontando con pattern e colori le storie, le relazioni e le emozioni che la Manifestazione fa emergere proprio nel momento in cui ci si avvicina ai nastri di partenza. Buona la prima, buona la seconda, ma, ancora di più, buona la terza: l’ultimo artwork del progetto di comunicazione del Salone del Mobile.Milano – studiato e realizzato da Publicis Groupe con la collaborazione scientifica di Paolo Ciuccarelli, fondatore del DensityDesign Lab al Politecnico di Milano e direttore del Center for Design alla Northeastern University, Boston – è una potente e immediata narrazione delle esperienze, delle suggestioni e delle conversazioni di chi la Manifestazione la sta realmente preparando. Una comunicazione che vedremo attraversare Milano sui binari della linea del tram storico (1, 5, 10) a partire dal 27 marzo e su 500 bus. Ma non solo. Racconterà l’universo e la community del Salone del Mobile anche in 13 aeroporti italiani e in 350 tra stazioni e treni della metropolitana di Milano, Roma, Genova e Brescia. Questo nuovo visual esplicita, grazie a un’iconografia originale e contemporanea, la terza fase del progetto di comunicazione della Manifestazione in cui, all’ascolto “da lontano” delle conversazioni pubbliche e a quelle mediate dagli “esperti”, si aggiunge l’osservazione più ravvicinata, in senso spaziale e temporale, del pubblico e della comunità del Salone del Mobile.Milano: un ascolto “qui e ora”, in tempo reale. Di queste conversazioni si sono analizzate le sfumature emotive – senso di fiducia o scetticismo; desiderio e coinvolgimento; empatia e connessione – e le componenti razionali – qualità del design e artigianalità; funzionalità e praticità; creatività e originalità; etica e sostenibilità; accessibilità e inclusività –, che l’Intelligenza Artificiale ha poi trasformato in quei colori e pattern che segneranno il percorso, simbolico e fisico, fino alla Manifestazione. Non è un caso che la campagna di comunicazione – e il Salone del Mobile con lei – sia salita a bordo di tram, bus, metropolitane, la si trovi negli aeroporti, cogliendola e leggendola costantemente in movimento. “Movimento”, infatti, non è un termine casuale, al contrario descrive il Salone di oggi, il suo percorso di evoluzione e innovazione. Anche il nuovo body copy, “Where Experience Evolves” interpreta l’essenza della Manifestazione, trascendendo l’idea che sia solo una destinazione ed evidenziando come, al contrario, sia il palcoscenico su cui il design, attraverso l’esperienza, accade, si evolve e definisce il futuro. La scelta, poi, del tram a Milano ha un altro significato rilevante: il tram, infatti, fa parte dell’immaginario della città, è un punto di riferimento iconico nonché simbolo del capoluogo lombardo. Rappresenta il legame tra la città e il Salone, che è certamente un evento globale ma anche parte integrante della cultura e dell’identità milanese. Proprio come il tram che attraversa le strade di Milano, collegando aree e quartieri, la Press Manifestazione connette persone, idee e creatività provenienti da tutto il mondo e guida il design verso il futuro, mantenendo saldo il legame con le sue radici e con la città che ha reso (e lo ha reso) grande.

Fonte: comunicato stampa salonemilano.it
(Post a cura di Giuseppe Serrone - turismoculturale@yahoo.it)

Peter Langner a Sì Sposaitalia Collezioni 2024 con Coffee Break - un dialogo sulla sostenibilità e la bellezza

Non solo moda ma anche formazione alla nuova edizione di Sì Sposaitalia Collezioni, grazie anche al supporto delle Maison come Peter Langner che porta in scena un momento di confronto per gli addetti al settore.

Coffee Break è più di una semplice pausa caffè: è l'opportunità di dialogo e condivisione tra Peter Langner, stilista dell’omonima maison, e i suoi ospiti. Durante l’appuntamento, in programma durante la prossima edizione di Sì Sposaitalia Collezioni, i partecipanti avranno l'opportunità di gustare del buon caffè mentre il creativo condividerà la sua visione della sostenibilità nel settore della moda.

"La Responsabilità della Bellezza" rappresenta uno dei valori fondamentali che guidano il suo lavoro, il suo impegno creativo ed etico che si manifesta nell'idea di creare bellezza valorizzando l'artigianalità e l'unicità, mentre contribuisce attivamente alla riduzione dell'impatto ambientale nel settore della moda.

Un momento unico in cui il designer illustrerà i progetti dedicati alla sostenibilità, offrendo un'integrazione perfetta con la sua nuova collezione e gli abiti che presenterà in fiera. Lo scopo principale è promuovere ispirazione e valore, unendo stile, innovazione, alta sartorialità e ricerca sulla sostenibilità.

Coffee Break si inserisce all’interno di un ventaglio di occasioni e momenti che Sì Sposaitalia Collezioni offre in occasione della nuova edizione 2024, per porre sempre maggiore attenzione all’importante e fondamentale tema della sostenibilità in tutte le sue molteplici sfaccettature: non solo sfilate, ma anche un progetto di upcycling in collaborazione con IED – Istituto Europeo di Design e momenti di formazione con un palinsesto di talk che riflettono il profondo impegno della kermesse a fornire una completa e aggiornata visione del mercato, come delle normative che avranno un impatto sul mondo della moda.
sisposaitaliaconfezioni.fieramilano.it
(Post a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci)

La mostra a Milano. Con Brassaï il chiaroscuro di Parigi diventa colore

A Palazzo Reale una megaretrospettiva dell’opera del fotografo d’origini rumene, che amava la notte e ridisegnò la geografia umana della capitale francese
Brassaï, “Soirée Haute couture, Paris 1935” (particolare)

Brassaï, “Soirée Haute couture, Paris 1935” (particolare) - © Estate Brassaï successione/Philippe Ribeyrolles

  Milano, Palazzo Reale Brassaï L’occhio di Parigi Fino al 2 giugno Brassaï, “Couple d’amoureux dans un café parisien, Place Clichy” / © Estate Brassaï successione/Philippe Ribeyrolles Brassaï, “Soirée Haute couture, Paris 1935” / © Estate Brassaï successione/Philippe Ribeyrolles Sarà che la sua terra era la Transilvania, in Romania, circondata dai Carpazi, ma Brassaï (pseudonimo di Gyula Halász, che cambiando nome volle ricordare sempre le sue origini a Brassó), fotografo e molte altre cose, fra cui scrittore e pittore, si nascondeva di giorno e viveva e lavorava di notte, come un vampiro sarebbe fin troppo facile dire, pensando alla sua patria. Venuto via da Brassó e approdato a Parigi, non tornò mai più indietro, la ragione pare fosse che non voleva guastare nella sua memoria i ricordi d’infanzia che si era portato dietro fino in Francia. Perché non lo si giudicasse un figlio ingrato prese il cognome Brassaï, che vuol dire appunto “di Brassó”, come non volesse mai dimenticare il ventre materno da cui era uscito, ma anche per rendere omaggio davanti a tutti alla sua città d’origine. Sorprende l’ampiezza della mostra allestita in queste settimane a Palazzo Reale: oltre 220 fotografie, in gran parte stampate dallo stesso artista, che ci parlano della versatilità tecnica e creativa di Brassaï. Un’ampiezza tre volte tanto il numero delle fotografie di cui era composta al MoMA di New York tra il 1968 e il 1969 una sua retrospettiva, soltanto 75 appunto, eseguite tra gli inizi degli anni 30 e la fine dei 50. Il curatore, John Szarkowski, scrive che fino a quel momento la fotografia era stata polarizzata da due Maestri: Cartier-Bresson e Brassaï, definito “un angelo delle tenebre”, per la sua cultura fatta di senso del primitivo e del fantastico, di notti e vicoli tenebrosi, senza perdere niente di quel naturalismo che lo rendeva anche fedele alla realtà. Una mostra in corso come quella a Milano si può capire nella sua ampiezza sia per l’ovvia ragione che chi la organizza punta a fare pubblico, e oggi la quantità vince sempre, e talvolta annacqua la qualità; ma quelle duecento immagini sono ancora niente se si pensa che l‘archivio di Brassaï conta trentamila scatti. La notte era il bagno di mistero nel quale egli entrava, frequentando anche la Parigi vissuta dalla gente comune negli anni 30 e 40; i bistrot, i luoghi di svago, le strade popolate di falene, procacciatori e uomini sposati in cerca di distrazione e consolazione, le sagome nere delle statue che si stagliano sulle luci dei lampioni, i porticati solitari del Palais-Royal, le scalinate di Montmartre, le giornate di pioggia. Brassaï stampava da solo i suoi negativi perché affidarli a un altro gli sarebbe sembrato come far scorticare l’immagine della sua carne resa tangibile attraverso l’occhio, la cui membrana veniva stimolata dalla luce generando una sensazione profonda, materica quasi. Una parte decisiva nella sua fotografia aveva il volto dei personaggi, quelli propriamente ritratti, gli artisti per esempio, o le signore della moda, che produsse maggiormente nella seconda parte della propria vita, ma anche quelli che si trovavano nei quartieri più poveri, di fronte a una sala da ballo, nella varietà semplice e non troppo pretenziosa dei bordelli tra anni 30 e 40, e nondimeno i locali del bel mondo amante degli incontri romantici e del lusso mentre Parigi si sta preparando a un nuovo conflitto. Oltre la varia umanità Brassaï è attratto dalle cose naturali, anche le più ordinarie: oggetti usati, cose curiose, gocce d’acqua su una superficie, rami e alberi, porticati desolati, graffiti sui muri... Su questo segno ribelle e libertario dove l’umanità dichiara la propria volontà di incidere sui luoghi la traccia del proprio passaggio, fosse anche per una romantica dichiarazione d’amore, o per qualche atavico rifiuto del vivere civile, Brassaï ha inventato una sorta di quadro scolpito nella fotografia. I graffiti nelle metropolitane o quelli del Muro di Berlino e di altre pareti del disagio collettivo hanno allungato il tempo di quei gesti di allegria ma anche di opposizione di chi non accetta una certa invadenza del potere. Invece, Brassaï ha fatto tesoro di alcuni esempi della cultura pittorica moderna: dall’informale europeo che graffia proprio la tela dipinta, alle Tag che oltre trent’anni fa crearono un vero genere artistico teso ad arricchire gli spazi della libertà nella sfera pubblica: Brassaï ne riscatta con le sue fotografie la dignità che è poi quella dell’umanità che intende certificare anarchicamente su un muro i propri sentimenti, i propri buoni o cattivi pensieri, l’appartenenza a un luogo. Col suo occhio interiore Brassaï ha creato un genere. Ma il dono dell’immaginazione lo aveva spinto a fare ben altro e a tenere sempre aperti i legami con le arti visive. Quanto alla fotografia, la moglie Gilberte, anima gemella anche nella sua ricerca estetica, questa verità espressa dal marito: «Un negativo non significa nulla per un fotografo come me. È solo la stampa dell’autore che conta». Brassaï sviluppava i negativi, preparava i bagni di fissaggio e realizzava da solo le stampe e gli ingrandimenti nel suo laboratorio. «Aveva decine di bottiglie contenenti diversi preparati, e al muro erano appese molte formule chimiche. Restava sveglio e lavorava a lungo, soprattutto di notte». Brassaï cantore di Parigi, non fu però in senso assoluto un fotografo della Ville; il suo occhio e il suo interesse per l’umanità fu pari a quello per la natura, e in ogni sua fotografia, anche la più soppesata riguardo al contesto urbano, si trova spesso un angolo dove la natura entra e rende miracoloso l’insieme. In questo senso, Brassaï è propriamente un alchimista dell’immagine, con un’attenzione precisa per i dettagli (anche nelle foto che contemplano l’alta moda) il senso magico della realtà si unisce, tra l’altro, a una sua propria Cabbala del numero 9. Appassionato di numerologia, sosteneva di essere nato il 9-9-99 alle ore 9 di sera... Aveva una passione per il Bosco di Bomarzo con le sculture grottesche e surreali (tra l’altro sviluppò forti legami col gruppo dei surrealisti) e collezionava, come ricorda la moglie, reliquie naturalistiche: piccoli teschi e scheletri di polli o di tritoni, nell’ambito dei minerali, cristalli e ciottoli, oggetti di legno recuperati in qualche bottega di bric-à-brac, dipinti naif e opere d’Art brut; possedeva anche un San Sebastiano in pietra dove, quasi esorcizzandone l’immagine, al posto delle frecce aveva infilato delle sigarette. Una ironia nata dal senso perturbante del martire. Lavorò molto per la rivista “Harper’s Bazaar”, dove – diceva – andava in scena il mondo dell’America a colori. Amava circondarsi di giovani di talento, e fra i suoi frequentatori si trovavano Calder e Miró, Jean Dubuffet; amava leggere e rileggere Proust, e in fondo si capisce dalla sua fotografia quanto contasse il discorso del romanziere sulla Madeleine: la fotografia di Brassaï è una sorta di Recherche dell’esperienza che comincia prima che il ricordo si sia diluito, e culmina in una immagine che fissa la memoria in qualcosa che sembra duro come la base litografica. Nella sua lunga vita frequentò molti artisti e scrittori e il suo ultimo libro fotografico, nel 1982, lo dedicò a loro. Su tutti ebbe un peso l’amicizia con Picasso, che cominciò a frequentare nel 1932, e che portò alla realizzazione delle Conversations avec Picasso, con la numerosa serie di fotografie e lo scambio di esperienze verbali, di cui troviamo prova in mostra. Un’amicizia fra due uomini pieni di esperienza della vita, che durerà fino alla morte di Picasso nel 1973. Il curatore della mostra di Milano, Philippe Ribeyrolles, conclude la sua introduzione in catalogo (Silvana) notando che Brassaï «è stato soprattutto un camminatore». E ha ragione, perché la realtà ti sorprende dove non ti aspetti mentre le stai andando incontro, e Brassaï – che non ha quel senso dell’istantaneità che aveva Cartier-Bresson – ma cerca ogni volta di entrare in osmosi con l’aura notturna di Parigi, deve saper divinare l’imprevisto avvolgendosi nelle tenebre della città irradiate dai lampioni. Che sia il testimone di un mondo scomparso, è difficile dirlo; si potrebbe rovesciare la posizione e sostenere che in fondo è lui che lo rende occulto avvolgendolo in quel chiaroscuro che, per certi versi, fa di ogni sua fotografia un quadro d’ambiente caravaggesco dove il bianco e nero si carica, grazie alla sensibilità interiore di Brassaï, di una luminosità esistenziale che si tempera di colore. Come Caravaggio ogni sua foto chiama il personaggio all’ipnosi: “a me gli occhi”. E in effetti diceva che era necessario eliminare tutto il superfluo e guidare l’occhio come un dittatore. La Cabbala del nove ha finito col guidare il curatore a una ripartizione dei temi principali in nove sezioni: le foto di gioventù, tre sono su Parigi, una sui graffiti e una sulla donna, non potrebbe infine mancare la moda e due sezioni dedicate all’incontro profondo fra Brassaï e gli altri. E accanto anche alcune prove artistiche di disegno, pittura e scultura. È forse il caso di concludere ricordando che anche Cartier-Bresson era partito dalla pittura e concluse la sua vita disegnando e realizzando acquerelli. Due storie straordinarie che spiegano molte cose della fotografia. 
avvenire.it

Regione Lombardia. A SiSposaItalia oltre 5000 abiti per le nozze. A Milano l'evento dedicato al bridal. Brand da 25 Paesi

 

Oltre 5.000 abiti da sposa e centinaia di capi da cerimonia delineeranno i trend del 2025 del settore moda e bridal, in vetrina a Fiera Milano, Allianz Mico, dal 5 all'8 aprile con Si Sposaitalia.

Provenienti da 25 paesi i 200 brand, così come sono attesi operatori e buyers da tutto il mondo.

In programma 13 fashion show, incontri e talk in collaborazione con Elle Italia. Fra i top exhibitors: Elisabetta Polignano a cui, come da tradizione degli ultimi anni, è affidata la sfilata di apertura, Justin Alexander che porterà in fiera tutte le sue linee inclusa Savannah Miller, Peter Langner con una sfilata-evento che darà un significativo contributo al tema della sostenibilità, ma anche Maria Pia Creazioni, Maison Signore, Michela Ferriero, Dalin Italian Atelier, Diamond Couture. Tra le novità anche il progetto di upcycling in chiave bridal insieme all'Istituto Europeo di Design che metterà al centro i giovani designer del futuro e il tema della sostenibilità, unendo moda e formazione con l'obiettivo di trasformare gli abiti da sposa in capi casual.
    Secondo gli ultimi dati in Italia nel 2022 sono stati celebrati 189.140 matrimoni, il 4,8% in più rispetto al 2021 e il 2,7% in più in confronto al 2019, anno precedente la crisi pandemica.

Ansa

Lotus Emeya in anteprima italiana al Miart. Evento in programma da 12 a 14 aprile

 

Lotus Emeya in anteprima italiana al Miart

La nuova Lotus Emeya, prima hyper-GT 100% elettrica del marchio, arriva in anteprima italiana al Miart, fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano e uno degli eventi più importanti, a livello globale, nel mondo dell’arte.

L’evento, giunto alla ventottesima edizione, si terrà dal 12 al 14 aprile presso Allianz MiCo e Lotus ha annunciato la sua partecipazione attraverso l’esposizione della nuova creazione della casa di Hethel. Il tema dell’edizione 2024 di miart sarà 'No time no space', per sottolineare il desiderio di superare i propri confini sia dal punto di vista temporale, allargando l’offerta di opere d’arte dal punto di vista cronologico, sia dal punto di vista spaziale, trasportando i visitatori in incursioni nel tessuto urbano.

Un tema che si sposa con la nuova filosofia di Lotus Cars, che non si pone limiti quando si muove tra eccellenza ingegneristica e creatività nel design. Emeya è un esempio di questa fusione, perché unisce riferimenti a modelli Lotus e linee che esprimono dinamismo ed eleganza futuristica. La filosofia 'For the Drivers' ha ispirato il design della vettura che, oltre ad esaltare gli aspetti innovativi e tecnologici, si sposa con le esigenze di chi la guida, garantendo allo stesso tempo comfort e praticità. Le decise linee esteriori creano una struttura marcata, con un sottile LED a comporre le luci posteriori che percorrono il retro della vettura. Emeya vanta anche un baricentro basso, che Lotus chiama ‘hyperstance’ ossia ‘iper-posizione’.

Posizionando la batteria tra le ruote e vicino al suolo si ottiene un vero aspetto da sportiva e il lungo passo con sbalzi corti dà l'impressione che le ruote siano agli angoli, conferendo a Emeya una posizione più stabile e dinamica. Emeya è stata presentata in Cina il 16 gennaio e arriverà ai clienti in Europa nella seconda metà del 2024, con tre allestimenti, ovvero Emeya, a partire da 111.490 euro, Emeya S, per chi privilegia il comfort, a partire da 132.560 euro ed Emeya R, la versione piú potente e completa, a partire da 157.200 euro.

ANSA.IT

Due differenti accordi sono stati siglati tra la Fondazione Milano Cortina 2026 e due realtà locali tra le più esperte nella realizzazione dei grandi eventi sportivi


Due passaggi che confermano il profondo legame che il Comitato Organizzatore dei prossimi Giochi Olimpici e Paralimpici ha con i propri territori, elemento chiave per i Giochi di Milano Cortina 2026.
Olimpiadi e Paralimpiadi diffuse

Le collaborazioni, rispettivamente con il Comitato Nordic Ski Val di Fiemme e con il Comitato Coppa del Mondo Biathlon di Antholz Anterselva, rappresentano la continuità e la costanza che la Fondazione Milano Cortina 2026 intende mantenere nel rapporto con i soggetti locali, ricchi di eccellenze e unicità. Nello specifico, le due intese sono espressione della fiducia che la Fondazione pone nei confronti dell’esperienza delle realtà coinvolte, entrambe con una profonda conoscenza di tutti gli aspetti organizzativi legati alla realizzazione di grandi eventi, quali i Campionati del Mondo e la Coppa del Mondo.
La legacy dei Giochi

Un programma strategico con una forte ricaduta anche in termini di legacy: i Giochi arricchiranno il bagaglio esperienziale, concreto e formativo, rendendolo sempre più di prim’ordine sia per il territorio sia per tutti coloro che si impegneranno alla loro realizzazione.

Nello specifico, le due entità metteranno a disposizione della Fondazione Milano Cortina 2026 le proprie elevate competenze attraverso attività di consulenza alle diverse Aree Funzionali per supportare l’organizzazione degli appuntamenti annuali con gli stakeholder, con il Comitato Olimpico Internazionale e con le varie Federazioni Internazionali oltre che nella programmazione e pianificazione operativa degli eventi Olimpici e Paralimpici.
Il valore dei Giochi nei territori

Per Andrea Varnier, Amministratore Delegato della Fondazione Milano Cortina 2026: “La sottoscrizione dei due accordi conferma e descrive l’importanza di questo percorso: la Fondazione Milano Cortina 2026 affronta la sfida di organizzare i Giochi più diffusi di sempre e non sarebbe possibile farlo senza il coinvolgimento attivo dei territori. L’obiettivo è molto concreto: valorizzare la vasta esperienza che gli enti locali hanno maturato nella gestione dei grandi eventi sportivi”.

Lorenz Leitgeb, Presidente del Comitato Coppa del Mondo Biathlon Antholz Anterselva ha dichiarato: “Siamo particolarmente fieri non solo di poter ospitare le competizioni Olimpiche di Milano Cortina 2026 nella nostra valle e la nostra struttura ma anche di poter contribuire noi stessi con la nostra esperienza di ormai piú di 50 anni. Ci rendiamo conto che i giochi olimpici rappresentano un’opportunitá unica per tutti noi ma anche una sfida enorme che – insieme alla Fondazione Milano Cortina 2026, che ringraziamo per la fiducia, e le altre localitá ospitanti – accettiamo volentieri.” “L’accordo sottoscritto con la Fondazione Milano Cortina 2026 – aggiunge Bruno Felicetti, Presidente Esecutivo del Comitato Nordic Ski Val di Fiemme – rappresenta un passaggio fondamentale per la programmazione dell’organizzazione del Grande Evento dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali del 2026. Permette al nostro Comitato Organizzatore di attivare la complessa macchina organizzativa e di coinvolgere da subito gli oltre mille volontari che collaboreranno con noi per il successo dell’evento attraverso varie tappe di avvicinamento. È altresì un riconoscimento di tanti anni di impegno (oltre 35 anni) del Comitato Nordic Ski Val di Fiemme nella realizzazione di eventi Internazionali e il coronamento di un sogno per l’intera Val di Fiemme con tutte le componenti Pubbliche e private e per il Trentino”.
in milanocortina2026.olympics.com
(Segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - turismoculturale@yahoo.it)

Wanderlust, il mindful festival fa tappa a Milano, Roma e Venezia

 

C’è ancora tempo, dato che l’evento è atteso dopo l’estate, ma sono appena state aperte le iscrizioni con l’acquisto dei biglietti: parliamo dell’appuntamento dedicato alla consapevolezza targato Wanderlust che farà quattro tappe a settembre.

Alle date di Milano e Roma si aggiunge infatti Venezia. Wanderlust torna in Italia riconfermando il format Wanderlust 108: una giornata di unione e consapevolezza dedicata al benessere, mentale e fisico. L’occasione perfetta per praticare insieme alla community il Mindful Movement.

L’evento, ospite dei parchi nelle città italiane, avrà quest’anno quattro appuntamenti: Milano, sabato 21 e domenica 22 settembre presso il parco di City Life, Venezia, sabato 28 settembre presso il Parco di San Giuliano, affacciato direttamente sulla laguna, Roma, sabato 5 ottobre, presso il Parco degli Acquedotti.

In programma un mindful triathlon per un’esperienza all’aria aperta composto da corsa, yoga e meditazione. Si inizia con un carico di energia grazie alla corsa di 5km guidata da runner professionisti: un’attività adatta a tutti, con la possibilità di camminare e di godersi una passeggiata o di seguire un’attività alternativa di mindful fitness direttamente dal main stage. A seguire una sessione di yoga flow di 60 minuti seguita da una sessione di meditazione guidata. A condurre le attività dal main stage ci saranno talent e maestri spirituali che guideranno i partecipanti attraverso le loro pratiche, con dj set e musica dal vivo ad accompagnare tutte le attività.

Nel pomeriggio, al termine del Mindful Triathlon, si potrà partecipare alle attività “The Uncommons” incluse nel biglietto: sessioni esperienziali, workshop, speech. Yoga in the Dark, Cerimonia del cacao, Thai Chi, Sound Bath, Yoga flow & Sound Healing Journey sono alcune delle attività andate per esempio in scena l’anno scorso.

All’interno del village, aperto a partecipanti e visitatori, sarà possibile visitare il Kula Market, il tradizionale mercatino olistico e l’area True North Cafè per concedersi una pausa ristorativa.

lagenziadiviaggimag.it - viaggiooff.it

(Post a cura di Giuseppe Serrone - turismoculturale@yahoo.it)

Cortina, è già sfida olimpica al Mountain Hospitality Forum


La nuova domanda turistica e il peso dei cambiamenti climatici sulle dinamiche delle imprese del settore alberghiero. Sono i temi chiave del convegno ”Mhf – Mountain Hospitality Forum – Cortina e oltre, l’evoluzione dell’ospitalità della montagna”, organizzato  da Confindustria Alberghi, con Unicredit come main partner, il 27 marzo, presso il Grand Hotel Savoia Cortina – A Radisson Collection Hotel. L’evento ha visto anche la collaborazione di Cushman & Wakefield, Confindustria Belluno Dolomiti e Luiss Business School.

Alessandro Belli, head of hospitality Italy di Cushman & Wakefield, ha introdotto l’argomento con un focus sul mercato hospitality e montagna. Sul fronte degli investimenti immobiliari in Italia nel 2023, nonostante un calo 45% nel volume totale, il settore alberghiero, con un investimento di 1,5 miliardi di euro, si è dimostrato resiliente, grazie anche a fondamentali in forte recupero dopo la pandemia: il RevPar è cresciuto del 45% rispetto al 2019, contro una media europea che si è fermata al +22%.

Trend positivo per la domanda turistica verso la montagna: la crescita degli arrivi e delle presenze è spinta soprattutto dalla clientela internazionale: in testa i viaggiatori long haulamericani in primis. Nel caso di Cortina è arrivata in pochi anni a rappresentare oltre il 50% della domanda complessiva verso la destinazione.

Un grande potenziale di crescita, dunque, per la montagna, che punta a destagionalizzazione e internazionalizzazione ma anche a sostenibilità, accessibilità e inclusività. Lo scopo è diventare un luogo da vivere tutto l’anno, complice anche il climate change che sta cambiando abitudini, comportamenti e scelte dei viaggiatori.

Ecco alcune delle direttrici su cui far leva: migliorare l’ambiente per residenti e turisti, sviluppare un’offerta turistica integrata, in particolare per la stagione estiva; estendere il periodo di attività turistica della destinazione, diminuendo i periodi di inattività e di chiusura; rinnovare e riqualificare l’offerta.

Quattro le tavole rotonde, dedicate a: ospitalità, benessere e sviluppo del territorio, i diversi modi di finanziare il settore hospitality, i trend del settore e la nuova domanda e la montagna nelle strategie di crescita dei brand internazionali.

«Abbiamo fortemente voluto questo evento a Cortina – ha spiegato Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi – Ci siamo resi conto che mancava un appuntamento sulla montagna capace di mettere intorno ad un tavolo imprenditori del settore, mondo della finanza e investitori. La montagna sta vivendo un profondo cambiamento e il faro delle prossime Olimpiadi è un’opportunità che dobbiamo saper sfruttare. La destinazione è sempre più attrattiva agli occhi del turista internazionale, alla ricerca di esperienze legate al territorio, con un’attenzione particolare alla sostenibilità»

«Abbiamo davanti due anni complessi ma straordinari, durante i quali dobbiamo cogliere ogni opportunità di crescita e di sviluppo – ha sottolineato Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti e presidente del gruppo tecnico sport e grandi eventi di Confindustria – La nostra sfida olimpica è già iniziata e riguarda l’intero sistema Paese. Tifare per il successo di Milano-Cortina 2026 significa tifare per il Paese, la sua credibilità e attrattività».

lagenziadiviaggimag.it

(Post a cura di Giuseppe Serrone - turismoculturale@yahoo.it)