(di Ida Bini) Se volete cominciare l’anno nuovo dall’altra parte del mondo, negli incantevoli atolli della Polinesia francese, dovete avere a disposizione almeno 2.800 euro e dieci giorni di vacanza, salire su un aereo e viaggiare per 24 ore. Poi, atterrerete in paradiso. E’ un viaggio lungo e impegnativo, ma già dall’arrivo in aeroporto si capisce che sarà un’esperienza indimenticabile, che vale la pena fare almeno una volta nella vita. Anche una breve vacanza su una qualsiasi delle 118 isole dell’arcipelago, persino la più turistica e affollata, corrisponde esattamente all’idea che ognuno ha di quest’isole da sogno: lettini in riva a un mare caldo e cristallino, i piedi immersi nella sabbia che sembra velluto, negli occhi il sole che tramonta con il suono melodioso dell’ukulele che inonda il bungalow sotto le palme. Per ottimizzare i costi del viaggio nell’oceano Pacifico meridionale è consigliabile scegliere atolli raggiungibili via mare (i prezzi degli aerei interni sono piuttosto cari) e scegliere piccoli alberghi o pensioni invece dei resort da mille e una notte. Si parte da Tahiti, l’isola maggiore con l’aeroporto internazionale e da dove si raggiungono gli altri atolli. Papeete, esuberante capitale dell’isola, offre alcune belle spiagge, il museo Gauguin e il grande mercato dove acquistare perle nere, sacchetti di vaniglia e parei stampati con le tele più famose del pittore francese oppure farsi un tatuaggio tipicamente polinesiano. E’ bene regalarsi una sosta nei ristorantini ambulanti (vere roulotte) di place Vainete e provare il delizioso pesce alla griglia con il latte di cocco. Sull’isola vale la pena anche vedere la baia di Cook, dove venne girato il celebre film Gli ammutinati del Bounty e che stregò il grande attore Marlon Brando, la valle di Papenoo, ricca di cascate, e la route du Monoi, itinerario che permette di scoprire coltivazioni di fiori e laboratori che producono oli essenziali. Al molo della città partono i traghetti della Moorea Express che in mezz’ora raggiungono Moorea, incantevole isola con i castagni che si arrampicano sul monte Mouaputa e le strisce bianche di sabbia che contrastano con il mare color lapislazzulo e turchese, trasparente come una piscina. E’ amata dai surfisti e da chi cerca emozioni forti nuotando vicino agli squali, alle balene, ai delfini e tra i coralli. Sembra di trovarsi in mezzo all’acquario più grande del mondo tra pesci dai colori e dalle forme più incredibili. Imperdibile è un’escursione con gli specialisti del Moorea Dolphin Center che organizza gite guidate alla scoperta dei delfini. Prima di riprendere il mare con i traghetti della compagnia Vaeanu per raggiungere l’isola di Raiatea, è bene fare visita al Tiki Village, accurata riproduzione di un antico villaggio polinesiano per scoprire tradizioni e cultura mahoi e fare acquisti. Terra sacra del popolo Mahoi è proprio l’isola di Raiatea, che conserva i resti archeologici del più grande santuario dell’arcipelago: Marae Taputapuatea. La sacralità dell’isola, attraversata dall’unico fiume navigabile della Polinesia francese, pervade anche il paesaggio: montagne, baie profonde, spiagge bianche, crateri, cascate e preziosi tesori sottomarini, dai giardini di corallo alle grotte e ai relitti da scoprire. Eppure soltanto i sub più esperti possono addentrarsi nella grotta della piovra, sotto la barriera corallina, che regala emozioni indescrivibili. Prima di lasciare l’isola è bene attraversare le piantagioni di vaniglia e recarsi nella splendida baia di Faaroa, che ospita un giardino enorme, composito da alberi da frutta e fiori esotici. Un vero paradiso nell’isola di Raiatea che significa letteralmente “cielo dalla dolce luna”, nome incantevole tanto quanto la sua accogliente popolazione. Informazioni: www.tahiti-tourisme.it
ansa
“Vieni a Siracusa e riparti con il pieno anche a Capodanno e fino all’Epifania”
Comunicato
Stampa - Siracusa, 28 dicembre 2012
Prorogata l’iniziativa fino al 6 gennaio 2012
L’iniziativa denominata “Vieni a Siracusa e riparti con il pieno”, il
cui termine era previsto per il 28 dicembre, è stata prorogata comprendendo il Capodanno fino alla Epifania del 6 gennaio 2012.
L’iniziativa
prevede per chi prenota sul portale www.siracusaturismo.net
e soggiorna almeno 2 notti, presso le strutture ricettive convenzionate, di
ricevere al momento del pagamento in hotel un buono carburante del valore di € 50,00, spendibile presso tutti i
distributori italiani affiliati alla rete emittente. Il prezzo delle camere offerte
dagli hotel per l’iniziativa, a garanzia
e per trasparenza nei confronti dei viaggiatori, è in parity rate con gli altri
portali booking on line. Chi usufruirà dell’iniziativa “Vieni a Siracusa e riparti con il pieno”, potrà, inoltre,
utilizzare le convenzioni stipulate con musei ed associazioni del territorio.
La
proroga dell’iniziativa, ha dichiarato Seby Bongiovanni
presidente del Consorzio Siracusa Turismo, nasce dalle richieste degli
operatori nell’utilizzare al meglio il periodo festivo, considerando le
chiusure delle scuole, consentendo alle famiglia di usufruire di questa
iniziativa che lega le bellezze del nostro territorio alla convenienza
dell’offerta sotto il profilo economico. L’iniziativa, conclude Bongiovanni, è
stata mirata ad incrementare il turismo di vicinato e i primi dati confermano
di aver raggiunto l’obbiettivo.
Info: 0931-1756232 393.3310175
e-mail: redazione@siracusaturismo.net www.siracusaturismo.net
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone turismoculturale@simail.it
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone turismoculturale@simail.it
Il piatto festivo? La polenta taragna
Debbo tornare indietro di almeno 30 anni, quando giovane studente universitario andavo a Pagnona, a casa di un amico che aveva la nonna con l'osteria. La Valsassina io l'ho conosciuta così, prendendo
il pullman che da Lecco portava fin su, prima a Premana, che era il paese dei coltelli, e poi a Pagnona che guardava il monte Legnone. Una gita in mezzo a una civiltà che cercava di rimanere se stessa, dove il piatto della festa era la polenta taragna, buonissima, mentre fuori nevicava con abbondanza. Ricordo ancora, a memoria, i nomi di due paesi minuscoli, Avano e Tremenico (saranno paesi o frazioni, a me poco importa, perché ogni aggregazione umana ha la sua dignità) sui quali poi si imbastivano leggende. Che nostalgia la Valsassina, che voglia di prendere l'auto e fare una gita, magari per andare a Moggio (e da lì c'è una strada che esonda nel Bergamasco fino a Taleggio) dove c'è la Cascina Coldognetta di Attilio ed Eliana Locatelli. È una vera e propria oasi di pace, dove dalla metà degli Anni Ottanta si dedicano con passione alla trasformazione di mirtilli neri, ribes, fragoline e rosa canina. Nel laboratorio realizzano gelatine, sciroppi (come il Capriccio di bosco, sciroppo di frutti rossi a produzione limitata), succhi di frutta, tisane, caramelle. Hanno costruito anche un agriturismo "bioclimatico", nel massimo rispetto dell'ambiente, immerso nel verde di prati e boschi. E qui ovviamente si mangia anche il Taleggio, che è una delle sublimazioni del formaggio italiano. I nuovi allevatori non hanno dimenticato le antiche regole dell'allevamento del bestiame che prevedono, tra l'altro, il trasferimento estivo delle mandrie sugli alpeggi alle quote più alte. Quella del Taleggio è storia che risale al X-XI secolo e tracce di questo cacio si trovano già nel 1344, nella lista dei cibi per l'incoronazione di Papa Clemente VI nonché al banchetto di nozze di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti in Cremona. Il mio produttore preferito è Beri di Primaluna che fa un formaggio dalla consistenza pastosa e dal sapore pieno. Ottimo, insomma per cucinare una polenta taragna come si deve. Per questo ci vogliono farina gialla
e farina di grano saraceno per 350 grammi ciascuna, poi della toma per 100 grammi, burro con 250 grammi e Taleggio per almeno 200 grammi; sale, salvia e aglio quanto basta. Il procedimento è semplice: miscelando le due farine, si prepara la polenta con acqua salata in modo da tenerla morbida. Dopo 40 minuti di cottura si aggiungono i formaggi tagliati a pezzetti e si amalgama in modo che si sciolgano completamente (circa 10 minuti). A parte si fa rosolare il burro con la salvia e l'aglio per unirli alla polenta un minuto prima di servire. E per finire, i dolci tipici della Valsassina, tra cui i caviadini (tipici di Cortabbio) oppure i sassetti della Valsassina che si mostrano come biscottini con mandorle, ottimi col vino. Da citare anche il Dolce Grigna, realizzato come gli antichi dolci con fichi secchi, noci, frutta candita e uva sultanina. Un dolce del recupero che fa il verso alla torta di pane (pane raffermo, amaretti sbriciolati, uvetta, cannella, uova, ma talvolta anche mele, cioccolato o cacao). Infine la "Miascia", preparata anticamente col latte della mucca che ha appena partorito, zucchero e farina di mais. È o non è una nostalgia questa Valsassina?
il pullman che da Lecco portava fin su, prima a Premana, che era il paese dei coltelli, e poi a Pagnona che guardava il monte Legnone. Una gita in mezzo a una civiltà che cercava di rimanere se stessa, dove il piatto della festa era la polenta taragna, buonissima, mentre fuori nevicava con abbondanza. Ricordo ancora, a memoria, i nomi di due paesi minuscoli, Avano e Tremenico (saranno paesi o frazioni, a me poco importa, perché ogni aggregazione umana ha la sua dignità) sui quali poi si imbastivano leggende. Che nostalgia la Valsassina, che voglia di prendere l'auto e fare una gita, magari per andare a Moggio (e da lì c'è una strada che esonda nel Bergamasco fino a Taleggio) dove c'è la Cascina Coldognetta di Attilio ed Eliana Locatelli. È una vera e propria oasi di pace, dove dalla metà degli Anni Ottanta si dedicano con passione alla trasformazione di mirtilli neri, ribes, fragoline e rosa canina. Nel laboratorio realizzano gelatine, sciroppi (come il Capriccio di bosco, sciroppo di frutti rossi a produzione limitata), succhi di frutta, tisane, caramelle. Hanno costruito anche un agriturismo "bioclimatico", nel massimo rispetto dell'ambiente, immerso nel verde di prati e boschi. E qui ovviamente si mangia anche il Taleggio, che è una delle sublimazioni del formaggio italiano. I nuovi allevatori non hanno dimenticato le antiche regole dell'allevamento del bestiame che prevedono, tra l'altro, il trasferimento estivo delle mandrie sugli alpeggi alle quote più alte. Quella del Taleggio è storia che risale al X-XI secolo e tracce di questo cacio si trovano già nel 1344, nella lista dei cibi per l'incoronazione di Papa Clemente VI nonché al banchetto di nozze di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti in Cremona. Il mio produttore preferito è Beri di Primaluna che fa un formaggio dalla consistenza pastosa e dal sapore pieno. Ottimo, insomma per cucinare una polenta taragna come si deve. Per questo ci vogliono farina gialla
e farina di grano saraceno per 350 grammi ciascuna, poi della toma per 100 grammi, burro con 250 grammi e Taleggio per almeno 200 grammi; sale, salvia e aglio quanto basta. Il procedimento è semplice: miscelando le due farine, si prepara la polenta con acqua salata in modo da tenerla morbida. Dopo 40 minuti di cottura si aggiungono i formaggi tagliati a pezzetti e si amalgama in modo che si sciolgano completamente (circa 10 minuti). A parte si fa rosolare il burro con la salvia e l'aglio per unirli alla polenta un minuto prima di servire. E per finire, i dolci tipici della Valsassina, tra cui i caviadini (tipici di Cortabbio) oppure i sassetti della Valsassina che si mostrano come biscottini con mandorle, ottimi col vino. Da citare anche il Dolce Grigna, realizzato come gli antichi dolci con fichi secchi, noci, frutta candita e uva sultanina. Un dolce del recupero che fa il verso alla torta di pane (pane raffermo, amaretti sbriciolati, uvetta, cannella, uova, ma talvolta anche mele, cioccolato o cacao). Infine la "Miascia", preparata anticamente col latte della mucca che ha appena partorito, zucchero e farina di mais. È o non è una nostalgia questa Valsassina?
avvenire.it
Focus on turismo e sostenibilità. Principi, strumenti, esperienze
Focus on turismo e sostenibilità. Principi, strumenti, esperienze |
Il volume affronta alcuni temi centrali del dibattito in corso tra istituzioni e operatori sullo sviluppo sostenibile e responsabile del turismo. Nella prima parte vengono esaminati i principi base della sostenibilità applicata al turismo, anche attraverso esperienze e buone pratiche realizzate in ambito internazionale. Nella seconda parte sono presentati i risultati di due indagini, condotte dagli studenti del Master in Management del Turismo dell'Università IULM sulla percezione degli italiani del tema e sulla comunicazione adottata dagli operatori. Le due analisi dimostrano il cruciale ruolo della cultura, intesa come conoscenza e consapevolezza, nell'impegnativo percorso verso un turismo sostenibile. La terza parte raccoglie esperienze emerse durante il forum "Turismo e sostenibilità", organizzato dall'Università IULM, di alcuni ottimi, sebbene isolati, casi di successo nell'attivazione di processi di sostenibilità, al fine di valutarne le possibilità di applicazione in altri contesti. Il volume è destinato a manager e imprenditori di aziende del turismo, a operatori di istituzioni che hanno la responsabilità dello sviluppo turistico del territorio e a docenti e studenti di corsi universitari sui temi del turismo e dell'ambiente.
Titolo | Focus on turismo e sostenibilità. Principi, strumenti, esperienze | |
Prezzo | € 13,00 | |
Dati | 2008, 112 p. | |
Curatore | De Carlo M.; Caso R. |
La guida al turismo culturale. Dalla formazione all'attività professionale
Negri Arnoldi Francesco; Tagliolini Barbara - La guida al turismo culturale. Dalla... |
Le guide turistiche sono figure fondamentali per il ruolo di mediazione e di divulgazione che svolgono, ma oggi sono ingiustamente relegate ai margini delle attività di promozione dei beni culturali. Questo agile manuale vuole contribuire alla valorizzazione di questa importantissima figura, sia per quanto riguarda la preparazione teorica sia per l'attività pratica della guida al turismo culturale. Esso fornisce inoltre utili indicazioni per facilitare l'accesso alle principali fonti di informazione, agli ordinamenti legislativi vigenti, alle istituzioni e alle strutture amministrative competenti in materia.
Titolo | La guida al turismo culturale. Dalla formazione all'attività professionale | |
Autore | Negri Arnoldi Francesco; Tagliolini Barbara | |
Prezzo Sconto 30% | € 8,89 (Prezzo di copertina € 12,70 Risparmio € 3,81) |
Fascino Twilight, nella penisola di Washington.
Fascino Twilight, nella penisola di Washington
L'ultimo capitolo della saga è re di incassi al cinema ma business anche per settore turismo
(di Stefania Passarella)
Re di incassi nei botteghini nordamericani e in testa ai film più visti delle ultime settimane anche in Italia, Breaking Down 2 conferma la passione dei giovani per Twilight, saga cinematografica tratta dagli omonimi romanzi di Stephanie Meyer. Vero cult per teenager e non solo, l'amore fra Bella Swan e il vampiro Edward Cullen – alias la tormentata coppia Kristen Stewart e Robert Pattinson – fa sognare anche chi viaggia, alla ricerca dei luoghi conosciuti nei libri e nei film.
Su tutti si è alzato il sipario su Forks: prima del 2005 era un'anonima cittadina della Penisola di Washington (mappa) ma da quando Meyer vi ha ambientato Twilight nulla è stato più come prima. La storia d'amore del vampiro e della bella umana si intreccia con i luoghi della città, pare fra le più piovose degli Stati Uniti e in perfetta sintonia con lo stato d'animo dei Cullen. Il 'pellegrinaggio' di giovanissimi alla ricerca dei luoghi dei protagonisti è schizzato in particolare fra il 2008 e il 2009 con l'uscita del primo film tratto dai romanzi di Meyer e prosegue ancora oggi. Secondo quanto dichiarato a media americani da Marcia Bingham, direttore della Chamber of Commerce di Forks, nell'area i turisti arrivati grazie a libri e film sono oltre 200mila, mentre prima della saga non erano che poche centinaia.
Tante le tappe per gli appassionati: la Forks High School dove Edward e Bella si incontrano, il negozio dove lei lavora part time, i boschi di Second Beach dove si riuniscono i licantropi, le abitazioni dei Cullen (un B&B) e di Charlie Swan (un'abitazione privata). Nella città sul mare di Port Angeles c'è il ristorante Bella Italia dove la coppia cena per il primo appuntamento. Forks ha inaugurato un Twilight Visitors Center e ha creato perfino lo Stephanie Meyer Day in onore dell'autrice, giorno che è stato fissato al 12 settembre, il compleanno di Bella. Tutta la Olympic Peninsula promuove tour a tema mentre le cittadine che sono nominate nel romanzo pullulano di locali con gadget e souvenir legati ai vampiri e agli altri protagonisti come il licantropo Jacob.
Le scene del film, in particolare del primo, sono state girate per lo più nei dintorni di Portland, in Oregon, con qualche set allestito anche negli Stati di Washington e della California. La versione cinematografica di Forks è Vernonia, sul fiume Nehalem a nordovest di Portland. L'abitazione di Bella e di suo padre nel film si trova a Saint Helens, al confine con lo Stato di Washington. La scuola che diventa la Forks High School è ricostruita nella città di Kalama. La spiaggia dei surfisti “La Push” che realmente esiste nello Stato di Washington è ambientata a Indian Beach, Ecola State Park ed è pure “cinematograficamente” famosa perché vi sono state girate le scene di Point Break. L'hotel di Phoenix dove Bella si rifugia dopo la fuga da Forks nella pellicola è a Santa Clarita, nella California meridionale. L'albergo trasformato in set è l'Hyatt Valencia.
I viaggi da twilighters o la Twivacation è un fiore all'occhiello di tanti operatori e agenzie che operano nella Olympic Peninsula, ma non solo. Per l'uscita dell'ultimo capitolo una proposta ad hoc arriva da Wimdu.it, piattaforma di social travel, che tra le sue soluzioni ha aggiunto soggiorni ispirati alla saga dei vampiri, perfino una luna di miele a tema. Tra le location che si possono prenotare ci sono la Miller Tree Inn a Forks, alias la casa dei Cullen, decorata con repliche e cimeli della pellicola, e la villa di Paraty, vicino Rio de Jainero, dove sono state girate alcune scene della luna di miele di Bella ed Edward in Breaking Dawn parte prima. Per i fan più sfegatati si può soggiornare nell'abitazione di un'appassionata della saga a Colorado Springs che ha fondato una sua compagnia di visite guidate a tema vampiresco.
ansa
Re di incassi nei botteghini nordamericani e in testa ai film più visti delle ultime settimane anche in Italia, Breaking Down 2 conferma la passione dei giovani per Twilight, saga cinematografica tratta dagli omonimi romanzi di Stephanie Meyer. Vero cult per teenager e non solo, l'amore fra Bella Swan e il vampiro Edward Cullen – alias la tormentata coppia Kristen Stewart e Robert Pattinson – fa sognare anche chi viaggia, alla ricerca dei luoghi conosciuti nei libri e nei film.
Su tutti si è alzato il sipario su Forks: prima del 2005 era un'anonima cittadina della Penisola di Washington (mappa) ma da quando Meyer vi ha ambientato Twilight nulla è stato più come prima. La storia d'amore del vampiro e della bella umana si intreccia con i luoghi della città, pare fra le più piovose degli Stati Uniti e in perfetta sintonia con lo stato d'animo dei Cullen. Il 'pellegrinaggio' di giovanissimi alla ricerca dei luoghi dei protagonisti è schizzato in particolare fra il 2008 e il 2009 con l'uscita del primo film tratto dai romanzi di Meyer e prosegue ancora oggi. Secondo quanto dichiarato a media americani da Marcia Bingham, direttore della Chamber of Commerce di Forks, nell'area i turisti arrivati grazie a libri e film sono oltre 200mila, mentre prima della saga non erano che poche centinaia.
Tante le tappe per gli appassionati: la Forks High School dove Edward e Bella si incontrano, il negozio dove lei lavora part time, i boschi di Second Beach dove si riuniscono i licantropi, le abitazioni dei Cullen (un B&B) e di Charlie Swan (un'abitazione privata). Nella città sul mare di Port Angeles c'è il ristorante Bella Italia dove la coppia cena per il primo appuntamento. Forks ha inaugurato un Twilight Visitors Center e ha creato perfino lo Stephanie Meyer Day in onore dell'autrice, giorno che è stato fissato al 12 settembre, il compleanno di Bella. Tutta la Olympic Peninsula promuove tour a tema mentre le cittadine che sono nominate nel romanzo pullulano di locali con gadget e souvenir legati ai vampiri e agli altri protagonisti come il licantropo Jacob.
Le scene del film, in particolare del primo, sono state girate per lo più nei dintorni di Portland, in Oregon, con qualche set allestito anche negli Stati di Washington e della California. La versione cinematografica di Forks è Vernonia, sul fiume Nehalem a nordovest di Portland. L'abitazione di Bella e di suo padre nel film si trova a Saint Helens, al confine con lo Stato di Washington. La scuola che diventa la Forks High School è ricostruita nella città di Kalama. La spiaggia dei surfisti “La Push” che realmente esiste nello Stato di Washington è ambientata a Indian Beach, Ecola State Park ed è pure “cinematograficamente” famosa perché vi sono state girate le scene di Point Break. L'hotel di Phoenix dove Bella si rifugia dopo la fuga da Forks nella pellicola è a Santa Clarita, nella California meridionale. L'albergo trasformato in set è l'Hyatt Valencia.
I viaggi da twilighters o la Twivacation è un fiore all'occhiello di tanti operatori e agenzie che operano nella Olympic Peninsula, ma non solo. Per l'uscita dell'ultimo capitolo una proposta ad hoc arriva da Wimdu.it, piattaforma di social travel, che tra le sue soluzioni ha aggiunto soggiorni ispirati alla saga dei vampiri, perfino una luna di miele a tema. Tra le location che si possono prenotare ci sono la Miller Tree Inn a Forks, alias la casa dei Cullen, decorata con repliche e cimeli della pellicola, e la villa di Paraty, vicino Rio de Jainero, dove sono state girate alcune scene della luna di miele di Bella ed Edward in Breaking Dawn parte prima. Per i fan più sfegatati si può soggiornare nell'abitazione di un'appassionata della saga a Colorado Springs che ha fondato una sua compagnia di visite guidate a tema vampiresco.
ansa
Iran: cosa vedere nella festivita' piu' sacra per gli sciiti
(di Rodolfo Calo')
Un periodo da tener presente per programmare un viaggio in Iran e’ la
festivita’ islamica dell’Ashura e le sue flagellazioni simboliche,
sacrifici cruenti e millenarie devozioni che si possono vivere a Teheran
per almeno cinque giorni in un caleidoscopio di immagini, suoni ed
emozioni.
IL CONTESTO STORICO-RELIGIOSO: La celebrazione, improntata al
lutto, ''e' la piu' sacra per gli sciiti e cade il decimo giorno del
mese di Moharram nel calendario lunare islamico, data che sul calendario
occidentale muta di anno in anno'', ha ricordato ad AnsaViaggi un'antropologa
e giornalista che vive in Iran da oltre un decennio, Tiziana
Ciavardini. ''Il nome di Ashura, che significa ''decimo'', commemora il
martirio di Hussein, il loro Imam pi' venerato, nipote del profeta
Maometto, che secondo la tradizione fu ucciso e decapitato nel Settimo
secolo'', assieme a decine di suoi seguaci, ''contribuendo a creare la
scissione dai sunniti'', il ramo maggioritario dell'islam, ha aggiunto
Ciavardini.
DOVE VIVERE L'ASHURA A TEHERAN: Culminata domenica scorsa, la prossima Ashura cadra’ tra il 13 e 14 novembre prossimi
e Teheran, ad esempio nella orientale piazza Taslihat o nella piu'
centrale Imam Hussein con la sua omonima moschea, e’ un punto di
osservazione privilegiato perche’ l’Iran e' l'unico Paese musulmano a
stragrande maggioranza sciita.
LE AUTOFLAGELLAZIONI: Il simbolo piu’ noto a Teheran e nel
nord del paese sono le autoflagellazioni delle spalle compiute con mazzi
di catenelle dette ''Zanjjr'', mentre nel sud ci si percuote
soprattutto il petto con la mano. ''L'autoflagellazione e' stata
proibita in Iran dalla Guida Suprema Ali Khamenei e sostituita con la
donazione di sangue'', ricorda ancora l'antropologa. Anche se qualche
autoflagellazione clandestina con torsi nudi e spalle arrossate si puo'
vedere nel chiuso di qualche garage, in strada sono spariti gli
autolesionismi operati un tempo con spade e coltelli percossi sulla
testa e gli uomini - per lo piu' giovani - che si battono la schiena
sono vestiti, di scuro. Qualcuno porta anche una kefiah sulle spalle
chiaramente per non rovinarsi maglia o giubbotto dando l'illusione di
parteggiare per Gaza. Anche se e' difficile misurare il grado di
devozione, il fascino delle due o tre ore di processioni serali e diurne
e' dato dagli assordanti suoni sovrapposti creati da percussioni che
danno il ritmo alle frustate: per ognuna delle molte confraternite, c'e'
in genere almeno una grancassa e vari tamburi, che si mescolano a
sonagli del Khuzestan, piatti e trombette. Voci tenorili intonano inni
che rievocano il martirio di Hussein attraverso altoparlanti montati su
pickup o trabicoli a spinta, tutti dotati di riflettori che di sera
sparano luci abbacinanti. L'aria e' spesso pregna di una sorta di
incenso contro il malocchio, l’ ''espand'' sparso da bracieri mobili. I
gruppi di una ventina di ''zanjirzanan'' sono preceduti da bandiere nere
con versetti del Corano ricamati in color oro o da un grande stendardo,
l'alamat, fregiato di pennacchi, spade e simboli metallici portato sul
collo da un unico fedele che procede barcollando per lo sforzo. Nella
tarda mattina e primo pomeriggio del giorno dell'Ashura, culmine della
festivita', con un po' di fortuna si puo' assistere al rogo di tende
date alle fiamme a ricordo del massacro. Alcuni devoti si cospargono
capo, volto e vestiti di fango per simboleggiare la morte dell'imam,
invocato battendosi il petto. All'ora canonica si svolgono preghiere in
strada e di sera si accendono candele un po' ovunque in un intrico di
simbologie dalle molteplici interpretazioni.
I SACRIFICI E LE DONAZIONI: Intorno alle processioni si
compiono sacrifici, spettacolo sconsigliato a sensibilita' animaliste:
pecore, agnelli e vitellini si vedono dapprima vivi a gli angoli delle
strade o nelle aiuole e poi macellati sul marciapiede o decapitati in
pozze di sangue dove qualcuno intinge un dito per trarre buona sorte.
L'esaudimento di desideri viene anche dal mangiare, gratis, i pasti
preparati dalle confraternite: fra l’altro il khoresht (uno stufato di
carne, patate e fagioli), l’adas polo (riso allo zafferano, lenticchie e
uva passa), un budino allo zafferano detto o "Shol-El Zard" ,
caramelle. Col freddo viene offerto del te, d'estate uno sciroppo
d'arancia. Cammelli e cavalli, almeno come segnalano conoscitori delle
celebrazioni, spiccano nelle Ta'zieh, rappresentazioni in costume
eseguite per strada o nei teatri delle Case della cultura rievocando in
maniera sobria, alquanto statica, dilettantesca e lamentosa, ma tra vere
lacrime di vari spettatori, la morte di Hussein.
UNA GRANDE SAGRA: Nel complesso Teheran e tutto l’Iran si
trasforma in un’unica sagra in cui i ragazzi si occhieggiano eccitati
per poter tirar tardi liberamente e i banchetti vendono fave lesse e
cavoli rossi. Ovunque luminarie verdi e garage, negozi e abitazioni
trasformate in ''hosseinye'', le sedi delle Heyat (''gruppi'', ossia
confraternite) addobbate di nero e verde, causa di ingorghi. Su molti
cavalcavia le bandiere sono nere e per strada grandi cartelloni
riproducono la figura di Hussein col volto di luce. Altarini luminosi,
molto meno numerosi che non ai tempi della guerra Iran-Iraq da un
milione di vittime degli anni Ottantata, segnalano la morte di giovane
nel palazzo vicino. E chi ha un bimbo piccolo lo veste di bianco con una
fascetta verde in testa per rievocare il sacrificio di Asghar, il
figlio di Hussein, morto a sei mesi col padre: nel centro di Teheran
c’e’ addirittura un raduno di questi lattanti. E nelle cantine di vari
palazzi i condomini si ritrovano per girare a turno, in enormi
calderoni, l'halim: un polentone dolciastro con carne da offrire alle
confraternite.
ansa Pronta classifica comuni turisticamente sostenibili
Per il terzo anno consecutivo in Italia l'Osservatorio Nazionale
sulla Spesa Pubblica e il Turismo Sostenibile, promosso dall'Ebnt,
l'Ente Bilaterale Nazionale Turismo, ha prodotto congiuntamente all'Ires
(Istituto di Ricerche Economiche e Sociali) Nazionale, all'Upi l'Unione
Provincie Italiane e alla Provincia di Rimini, la classifica dei comuni
capoluogo più turisticamente sostenibili in relazione alla spesa
pubblica locale e alla specifica caratterizzazione socioeconomica e
ambientale.
Il lavoro si è avvalso di un datawarehouse predisposto ad hoc, in
collaborazione con il Network degli Osservatori sui Bilanci degli Enti
Locali, e di un modello di valutazione "partecipata" della performance
delle Amministrazioni. In sintesi, il lavoro dell'Osservatorio consente
di mettere in relazione la qualità, la quantità, l'efficacia dei flussi
di spesa pubblica destinata al turismo con l'evoluzione dell'economia
turistica, e della caratterizzazione sociale e ambientale locale,
supportando le amministrazioni pubbliche al miglioramento dell'efficacia
e dell'efficienza della spesa indirizzata alla valorizzazione turistica
sostenibile dei territori.
Nel breve termine, l'attività dell'Osservatorio consente il
benchmarking dell'efficienza dei flussi finanziari turistici destinati a
generare comportamenti virtuosi da parte degli Enti Locali. Nel lungo
periodo, si pone l'obiettivo di generare un aumento degli investimenti
destinati al settore del turismo e al suo sviluppo sostenibile e di
contribuire a una spesa pubblica trasparente, più efficace, più
efficiente che metta in rete il sistema turistico italiano. Il progetto è
stato realizzato dal gruppo di ricerca coordinato organizzativamente da
Lucia Anile, vice-presidente EBNT e formato da Elena Battaglini
responsabile Area di Ricerca Ambiente e Territorio IRES, Laura Serpolli
di IRES e dal professor Francesco Truglia di ISTAT.
ansa
Viaggi, l'ispirazione arriva da Facebook e blog
Microsoft launches Windows 8 Phone |
Blog, social network, siti di recensioni online e applicazioni che
consentono di pianificare e vivere la vacanza dalla A alla Z: le nuove
tecnologie hanno un impatto sempre maggiore sui viaggi. Lo afferma una
ricerca realizzata da Redshift Research per Text 100 dalla quale emerge che la maggior parte dei turisti si affida principalmente a Facebook per la scelta della vacanza, mentre un europeo su tre cerca consigli su blog di viaggi.
Condotta ad ottobre scorso su un campione di 4.600 persone in tutto il mondo (in Europa sono stati considerati Danimarca, Francia Spagna, Svezia e Gran Bretagna), la ricerca evidenzia che nonostante resista il ruolo centrale dei consigli di parenti e amici per le decisioni in materia di viaggi (al 63%) le ricerche sui social media sono decisive: l'87% di chi ha meno di 34 anni usa Facebook per scegliere la propria destinazione, mentre più della metà del campione utilizza per questo scopo Twitter, Pinterest e altri servizi simili.
Durante la vacanza il 68% degli intervistati usa i propri dispositivi mobili (dal tablet allo smartphone) per restare in contatto con amici e familiari, il 43% per fare fotografie e il 20% per restare aggiornati. L'88% sceglie di portare con sé un dispositivo Wi-Fi o 3G e, mentre più della metà del campione (52%) condivide immagini o video del viaggio mentre è ancora in villeggiatura, il 25% già ne scrive una recensione. Quasi la metà degli intervistati (il 49%) afferma che utilizzerebbe di più i social media se in viaggio avesse accesso a una connessione Wi-Fi gratuita.
ansa
Condotta ad ottobre scorso su un campione di 4.600 persone in tutto il mondo (in Europa sono stati considerati Danimarca, Francia Spagna, Svezia e Gran Bretagna), la ricerca evidenzia che nonostante resista il ruolo centrale dei consigli di parenti e amici per le decisioni in materia di viaggi (al 63%) le ricerche sui social media sono decisive: l'87% di chi ha meno di 34 anni usa Facebook per scegliere la propria destinazione, mentre più della metà del campione utilizza per questo scopo Twitter, Pinterest e altri servizi simili.
Durante la vacanza il 68% degli intervistati usa i propri dispositivi mobili (dal tablet allo smartphone) per restare in contatto con amici e familiari, il 43% per fare fotografie e il 20% per restare aggiornati. L'88% sceglie di portare con sé un dispositivo Wi-Fi o 3G e, mentre più della metà del campione (52%) condivide immagini o video del viaggio mentre è ancora in villeggiatura, il 25% già ne scrive una recensione. Quasi la metà degli intervistati (il 49%) afferma che utilizzerebbe di più i social media se in viaggio avesse accesso a una connessione Wi-Fi gratuita.
In pista sugli sci, a caccia di offerte. Ecco Promozioni skipass e pacchetti per le famiglie per risparmio anche sulla neve
(DI STEFANIA PASSARELLA)
Si scia in Italia, prevalentemente sull'arco alpino, dalla Valle d'Aosta alle Dolomiti
di Cortina d'Ampezzo. Gli impianti stanno riaprendo con novità su piste
e strutture ma soprattutto su promozioni skipass e pacchetti per le
famiglie per incrementare le presenze. Anche le vacanze sulla neve
cominciano a diventare all'insegna del risparmio e in molti vanno a
caccia di offerte.
In attesa del via ufficiale il primo dicembre per Dolomiti Superski (www.dolomitisuperski.com), comprensorio di 12 stazioni e 1.200 chilometri di piste, sono stati aperti lo scorso fine settimana gli impianti a Passo Monte Croce di Comelico - Sextner Dolomiten sulla pista "Marc Girardelli" e a Plan de Corones. Stagione inaugurata a Cortina d'Ampezzo con la pista del Faloria. Pacchetti a Cortina dal primo al 22 dicembre con una notte in regalo per soggiorni superiori a tre giorni. Tutto pronto per il via alla stagione sciistica anche in Valle d'Aosta che già con le nevi di Breuil-Cervinia ha inaugurato le discese dell'inverno 2012-2013. A disposizione degli sciatori 15 funivie, 15 telecabine, 69 seggiovie, 19 sciovie, 45 tapis roulant, 115 gatti delle nevi e 2.971 postazioni di innevamento programmato, centinaia di chilometri di piste da sci. Promozioni su skipass stagionali per gli 'over 65', gli 'under 14' e bambini, mentre tra le promozioni ci sono i "mercoledì rosa" con prezzi ridotti per le donne o il "Valle d'Aosta University Pass" per gli studenti universitari.
In Piemonte (www.piemonteitalia.eu) il 19 novembre ha riaperto la pista per sci da fondo a Sestriere: oltre ad un anello e un tracciato campo scuola nella zona della Fontana degli Alpini sono a disposizione tre percorsi (una passeggiata da quattro chilometri, una pista facile da due chilometri e una pista medio-difficile da 5,6 chilometri). Si scia in Lombardia (www.turismo.regione.lombardia.it): a Livigno apre anche la cabinovia Carosello 3000 di S.Rocco, Baby-Lac Salin e Federia. In Valtellina piste aperte anche a Bormio. In Trentino Alto Adige (www.visittrentino.it) lo scorso weekend sono state inaugurate le piste di Madonna di Campiglio, zona Groste', grazie all'abbassamento della temperatura e alla produzione di neve artificiale. Confermate le promozioni su skipass giornaliero e la prevendita ridotta di quello stagionale entro il 30 novembre. Torna anche il Fly Ski Shuttle, transfer che dall'8 dicembre porta i visitatori direttamente dall'aeroporto alle piste da sci, quest'anno anche col collegamento fra SkiArea Madonna di Campiglio e gli scali di Bergamo e Verona. Nella Val Pusteria (Bolzano) si rafforza la combinazione treno-skilift, per le piste del Plan de Corones.
Anche laddove gli impianti sono ancora chiusi si possono comunque acquistare skipass stagionali a prezzi ancora convenienti. In Friuli Venezia Giulia (www.turismofvg.it), dove l'apertura è prevista per l'8 dicembre, è attiva la prevendita degli skipass, fino al 2 dicembre, con offerte vantaggiose per chi compra in anticipo. In più è attiva una speciale campagna che abbina al pernottamento in hotel uno skipass gratuito valido per l'intera durata del soggiorno, dal Tarvisio a Piancavallo (fino al 23 dicembre e poi dal 7 gennaio a fine stagione). Al Salone della Montagna di Modena sono state anticipate alcune novità e promozioni per l'Emilia Romagna con pacchetti e offerte che riguardano le diverse località (www.appeninoeverde.it e www.aptservizi.com/it/). Offerte, fra gli altri, anche per gli impianti di Marche (www.turismo.marche.it), Abruzzo e Molise (http://skipassaltosangro.net/).
ansa
In attesa del via ufficiale il primo dicembre per Dolomiti Superski (www.dolomitisuperski.com), comprensorio di 12 stazioni e 1.200 chilometri di piste, sono stati aperti lo scorso fine settimana gli impianti a Passo Monte Croce di Comelico - Sextner Dolomiten sulla pista "Marc Girardelli" e a Plan de Corones. Stagione inaugurata a Cortina d'Ampezzo con la pista del Faloria. Pacchetti a Cortina dal primo al 22 dicembre con una notte in regalo per soggiorni superiori a tre giorni. Tutto pronto per il via alla stagione sciistica anche in Valle d'Aosta che già con le nevi di Breuil-Cervinia ha inaugurato le discese dell'inverno 2012-2013. A disposizione degli sciatori 15 funivie, 15 telecabine, 69 seggiovie, 19 sciovie, 45 tapis roulant, 115 gatti delle nevi e 2.971 postazioni di innevamento programmato, centinaia di chilometri di piste da sci. Promozioni su skipass stagionali per gli 'over 65', gli 'under 14' e bambini, mentre tra le promozioni ci sono i "mercoledì rosa" con prezzi ridotti per le donne o il "Valle d'Aosta University Pass" per gli studenti universitari.
In Piemonte (www.piemonteitalia.eu) il 19 novembre ha riaperto la pista per sci da fondo a Sestriere: oltre ad un anello e un tracciato campo scuola nella zona della Fontana degli Alpini sono a disposizione tre percorsi (una passeggiata da quattro chilometri, una pista facile da due chilometri e una pista medio-difficile da 5,6 chilometri). Si scia in Lombardia (www.turismo.regione.lombardia.it): a Livigno apre anche la cabinovia Carosello 3000 di S.Rocco, Baby-Lac Salin e Federia. In Valtellina piste aperte anche a Bormio. In Trentino Alto Adige (www.visittrentino.it) lo scorso weekend sono state inaugurate le piste di Madonna di Campiglio, zona Groste', grazie all'abbassamento della temperatura e alla produzione di neve artificiale. Confermate le promozioni su skipass giornaliero e la prevendita ridotta di quello stagionale entro il 30 novembre. Torna anche il Fly Ski Shuttle, transfer che dall'8 dicembre porta i visitatori direttamente dall'aeroporto alle piste da sci, quest'anno anche col collegamento fra SkiArea Madonna di Campiglio e gli scali di Bergamo e Verona. Nella Val Pusteria (Bolzano) si rafforza la combinazione treno-skilift, per le piste del Plan de Corones.
Anche laddove gli impianti sono ancora chiusi si possono comunque acquistare skipass stagionali a prezzi ancora convenienti. In Friuli Venezia Giulia (www.turismofvg.it), dove l'apertura è prevista per l'8 dicembre, è attiva la prevendita degli skipass, fino al 2 dicembre, con offerte vantaggiose per chi compra in anticipo. In più è attiva una speciale campagna che abbina al pernottamento in hotel uno skipass gratuito valido per l'intera durata del soggiorno, dal Tarvisio a Piancavallo (fino al 23 dicembre e poi dal 7 gennaio a fine stagione). Al Salone della Montagna di Modena sono state anticipate alcune novità e promozioni per l'Emilia Romagna con pacchetti e offerte che riguardano le diverse località (www.appeninoeverde.it e www.aptservizi.com/it/). Offerte, fra gli altri, anche per gli impianti di Marche (www.turismo.marche.it), Abruzzo e Molise (http://skipassaltosangro.net/).
ansa
Da Ue riconoscimento a Italia sui visti
Una nuova politica dei visti per favorire i flussi turistici e la
crescita economica nell'Unione Europea. Accogliendo l'invito del
Ministro del Turismo, Piero Gnudi, e dei suoi omologhi di Germania e
Irlanda, la Commissione Ue ha adottato una comunicazione strategica in
cui si evidenzia che l'attuazione e lo sviluppo di una politica comune
in tema di visti agevolerebbe la crescita nell'Unione offrendo maggiori
occasioni di viaggio ai visitatori di Paesi terzi. Stando a quanto si
legge nel documento, l'Italia con iniziative adottate a partire dal
2011 ha messo in atto delle "buone pratiche" che gli altri membri
dell'Ue dovrebbero seguire per semplificare le procedure e agevolare il
rilascio dei visti turistici in tempi stretti. Su impulso del Ministro
degli Esteri Giulio Terzi, la rete diplomatica e consolare sta attuando
uno snellimento delle procedure burocratiche, nel quadro della
"diplomazia per la crescita" che punta a favorire investimenti e flussi
turistici verso l'Italia. In particolare, grazie a un accordo tra il
Ministero degli Esteri e l'Enit, l'Agenzia Nazionale per il Turismo,
tra il 1 gennaio e il 31 agosto del 2011, il numero dei visti rilasciati
a cittadini cinesi è cresciuto del 100% rispetto allo stesso periodo
dell'anno precedente. Ancora, secondo i dati dell'Osservatorio Nazionale
del Turismo, i visitatori dalla Cina sono cresciuti tra il 2010 e il
2011 del 51%, passando da 149.000 a 225.000 e le spese complessivamente
da loro sostenute nel nostro Paese cresciuti del 25,1%, aumentando da
199 a 249 milioni di euro. Complessivamente, nel primo semestre del 2012
sono stati rilasciati oltre 917mila tra visti turistici e d'affari, con
un incremento di circa il 12% rispetto allo stesso periodo dello scorso
anno. L'Italia si collocava già nel 2011 in terza posizione per
numero di visti rilasciati (1.445.746) subito dopo Francia e Germania.
Ecco perché la Commissione invita gli Stati membri a seguire il nostro
modello, applicando innanzi tutto le regole già esistenti in tutta
l'Unione (in primis il "Codice dei visti") e adottando nel lungo termine
nuove norme volte ad accelerare, semplificare ed abbreviare le
procedure, rafforzando la collaborazione locale Schengen (armonizzazione
delle pratiche in fatto di visti) per aumentarne l'efficienza. (ANSA).
Thanksgiving come i padri pellegrini. Nei luoghi in cui la tradizione ebbe inizio: a Plymouth, nel museo a cielo aperto del Massachusetts
Poco meno di quattro secoli fa i “padri pellegrini”, i coloni inglesi
che arrivarono nel Nuovo Mondo a bordo della Mayflower, festeggiavano il
primo raccolto d'autunno e condivisero un lauto banchetto con la tribù
dei nativi Wampanoag: siamo a Plymouth, nel Massachusetts, e questa è l'origine del Giorno del Ringraziamento,
festeggiato ogni anno negli Usa il quarto giovedì di novembre. Tanti i
festeggiamenti nel Paese, ma chi vuole fare un tuffo nel passato può
rivivere la tradizione in un museo a cielo aperto tutto particolare.
Quest'anno il Thanksgiving Day è il 22 novembre. Destinazione perfetta è Plimoth Plantation, a Plymouth, uno dei due villaggi storici del Massachusetts. È il villaggio dei Padri Pellegrini, aperto tutto l'anno, che consente di immergersi nell'avventura dei primi coloni inglesi: ci sono interpreti in costume che ricreano scene d'epoca, narrano eventi e aneddoti, mostrano antichi mestieri, tradizioni, momenti di vita quotidiana, le usanze che i nativi insegnarono ai coloni. Per la ricorrenza vengono organizzati dei banchetti secondo la vera tradizione dei primi coloni. I partecipanti sono invitati a mangiare con le mani, il pepe era utilizzato con molta parsimonia visto che era fra le spezie più preziose, il dolce viene servito insieme a tutte le altre portate, non alla fine del pasto.
Anche i piatti preparati per l'occasione seguono le antiche ricette: il tacchino arrosto non manca ma è cucinato alla maniera dei nativi ed è affiancato da una particolare tagliata di manzo. Aperto ai visitatori anche il Wampanoag Homesite sulle rive dell'Eel dove non più figuranti, ma moderni discendenti della tribù di nativi sono pronti a spiegare e illustrare le proprie tradizioni. Qui il cibo è preparato solo con ingredienti che erano disponibili nel 1600. Altra attrazione è la Mayflower, ovviamente non l'originale ma una copia del 1957: a bordo si possono apprendere tutti i dettagli della prima traversata dei coloni inglesi. (www.plimoth.org)
L'altro villaggio-museo all'aperto è quello di Sturbridge, a circa un'ora d'auto a ovest di Boston. Qui è stata ricostruita una cittadina di campagna com'era nel 1830: si osservano i mulini, la Meetinghouse, la stamperia di campagna, l'ufficio dell'avvocato locale, la taverna, la banca, le abitazioni. In questo caso la celebrazione del Giorno del Ringraziamento si rifa al galateo e alle usanze della prima metà dell'Ottocento: il tacchino non è un 'must' perché non sempre disponibile e quindi poteva essere sostituito con pasticci di pollo o altra carne tritata. A tavola non mancava mai invece il Marlborough Pudding: torta di mele, limoni, uova, crema e vino.
ansa
Quest'anno il Thanksgiving Day è il 22 novembre. Destinazione perfetta è Plimoth Plantation, a Plymouth, uno dei due villaggi storici del Massachusetts. È il villaggio dei Padri Pellegrini, aperto tutto l'anno, che consente di immergersi nell'avventura dei primi coloni inglesi: ci sono interpreti in costume che ricreano scene d'epoca, narrano eventi e aneddoti, mostrano antichi mestieri, tradizioni, momenti di vita quotidiana, le usanze che i nativi insegnarono ai coloni. Per la ricorrenza vengono organizzati dei banchetti secondo la vera tradizione dei primi coloni. I partecipanti sono invitati a mangiare con le mani, il pepe era utilizzato con molta parsimonia visto che era fra le spezie più preziose, il dolce viene servito insieme a tutte le altre portate, non alla fine del pasto.
Anche i piatti preparati per l'occasione seguono le antiche ricette: il tacchino arrosto non manca ma è cucinato alla maniera dei nativi ed è affiancato da una particolare tagliata di manzo. Aperto ai visitatori anche il Wampanoag Homesite sulle rive dell'Eel dove non più figuranti, ma moderni discendenti della tribù di nativi sono pronti a spiegare e illustrare le proprie tradizioni. Qui il cibo è preparato solo con ingredienti che erano disponibili nel 1600. Altra attrazione è la Mayflower, ovviamente non l'originale ma una copia del 1957: a bordo si possono apprendere tutti i dettagli della prima traversata dei coloni inglesi. (www.plimoth.org)
L'altro villaggio-museo all'aperto è quello di Sturbridge, a circa un'ora d'auto a ovest di Boston. Qui è stata ricostruita una cittadina di campagna com'era nel 1830: si osservano i mulini, la Meetinghouse, la stamperia di campagna, l'ufficio dell'avvocato locale, la taverna, la banca, le abitazioni. In questo caso la celebrazione del Giorno del Ringraziamento si rifa al galateo e alle usanze della prima metà dell'Ottocento: il tacchino non è un 'must' perché non sempre disponibile e quindi poteva essere sostituito con pasticci di pollo o altra carne tritata. A tavola non mancava mai invece il Marlborough Pudding: torta di mele, limoni, uova, crema e vino.
ansa
A Tivoli per le “cinque giornate dell’arte”
( Di Eugenia Romanelli)
I fan di Margaret Mazzantini lo sanno bene, che Tivoli è la sua città adottiva. La scrittrice, infatti, è nata a Dublino ma già all’età di tre anni, con il papà – lo scrittore Carlo Mazzantini – e la mamma - la pittrice irlandese Anne Donnelly, sorella minore dell'attrice Giselda Volodi, si trasferisce in questa antica città (forse più antica della stessa Roma) un tempo chiamata da Virgilio Tibur Superbum (Eneide, Lib. VII). Per tutti gli altri, l’occasione per regalarsi una gita nella suggestiva cittadina è la quarta edizione delle Cinque Giornate dell’Arte, dall’8 al 12 dicembre, manifestazione diffusa per il centro storico con vari itinerari artistici. Ottima per perdersi in quello che certamente è un assoluto paradiso per gli appassionati di archeologia, che potranno visitare i più antichi siti urbani, come l'acropoli con il Tempio di Vesta, il Tempio della Sibilla, il Tempio della Tosse, e il Santuario di Ercole Vincitore. La Chiesa di Santa Maria Maggiore, quella di San Silvestro e quella di San Pietro alla Carità sono sicuramente le più interessanti da visitare. La prima per essere stata costruita sui resti di una villa romana e per il fatto di ospitare la preziosa “Madonna delle Grazie”, opera eseguita nel 1200 dal pittore francescano Jacopo Torriti, la seconda per gli affreschi del XII secolo e la terza per i pavimenti di opera cosmatesca. La Cattedrale, invece, è in splendido stile barocco e giace sopra l’antico Foro Romano: contiene il gruppo duecentesco della Deposizione, significativa testimonianza della scultura medievale, e il Trittico del Salvatore, pregevole pittura su tavola del XII secolo (attribuita ai monaci benedettini di Farfa). Di incredibile interesse anche l’anfiteatro romano (ristrutturato di recente, era destinato ai giochi dei gladiatori e della caccia con le fiere), la Mensa Ponderaria (luogo per i campioni dei pesi e delle misure usati per il commercio romano dell'adiacente foro), il Tempio di Vesta (del I secolo a.C., domina la valle e oggi sede della Villa Gregoriana) e di Sibilla (del II secolo), e il ponte Gregoriano: composto da un solo arco di 20 metri, fu costruito al posto dell'antica cascata, dopo la catastrofica piena dell'Aniene del 1826; ancora oggi offre uno scenario meraviglioso sull'acropoli romana. E poi c’è la Tivoli del centro, con la sua Piazza del Comune, una volta sede del Municipio, che sorge sopra le mura dell'antica cinta urbana e che diventò di proprietà comunale nel 1587, grazie al dono di Sisto V (nel Palazzo si può ammirare il S. Bernardino di Sano di Pietro da cui il nome del Palazzo stesso). Da percorrere una delle vie più pittoresche, Via del Colle, cordonata con abitazioni a schiera tardomedievali: la più bella è la Casa Gotica, con il profferlo (scala esterna con sottostante arcata) e merlature sorrette da mensoline marmoree. Anche Vicolo dei Ferri conserva l'antico carattere, con case torri e il teatro ricavato dalla Chiesa di S. Stefano dell'XI-XII secolo, ora sconsacrata. La piazza monumentale invece era il cuore del potere religioso, civile e commerciale rappresentato dalla Chiesa di S. Michele, dal Palazzo dell'Arengo (sede del Comune dove si riuniva l'assemblea popolare), dalla torre comunale e dalla piazza delle Erbe, dove si faceva il mercato. L'intero complesso monumentale è al centro dei tre conventi principali: S. Francesco, S. Biagio dei Domenicani e S. Arcangelo Michele nel rione Castrovetere. Dalla torre di guardia, poi, punto di avvistamento a fianco del Ponte di S. Martino, e dal ponte stesso, si vede il Santuario di Quintiliolo e la torre dell'ex convento di Santa Caterina. E infine la Rocca Pia, costruita nel 1461 dal Papa Pio II e trasformata successivamente in carcere.
ansa
I fan di Margaret Mazzantini lo sanno bene, che Tivoli è la sua città adottiva. La scrittrice, infatti, è nata a Dublino ma già all’età di tre anni, con il papà – lo scrittore Carlo Mazzantini – e la mamma - la pittrice irlandese Anne Donnelly, sorella minore dell'attrice Giselda Volodi, si trasferisce in questa antica città (forse più antica della stessa Roma) un tempo chiamata da Virgilio Tibur Superbum (Eneide, Lib. VII). Per tutti gli altri, l’occasione per regalarsi una gita nella suggestiva cittadina è la quarta edizione delle Cinque Giornate dell’Arte, dall’8 al 12 dicembre, manifestazione diffusa per il centro storico con vari itinerari artistici. Ottima per perdersi in quello che certamente è un assoluto paradiso per gli appassionati di archeologia, che potranno visitare i più antichi siti urbani, come l'acropoli con il Tempio di Vesta, il Tempio della Sibilla, il Tempio della Tosse, e il Santuario di Ercole Vincitore. La Chiesa di Santa Maria Maggiore, quella di San Silvestro e quella di San Pietro alla Carità sono sicuramente le più interessanti da visitare. La prima per essere stata costruita sui resti di una villa romana e per il fatto di ospitare la preziosa “Madonna delle Grazie”, opera eseguita nel 1200 dal pittore francescano Jacopo Torriti, la seconda per gli affreschi del XII secolo e la terza per i pavimenti di opera cosmatesca. La Cattedrale, invece, è in splendido stile barocco e giace sopra l’antico Foro Romano: contiene il gruppo duecentesco della Deposizione, significativa testimonianza della scultura medievale, e il Trittico del Salvatore, pregevole pittura su tavola del XII secolo (attribuita ai monaci benedettini di Farfa). Di incredibile interesse anche l’anfiteatro romano (ristrutturato di recente, era destinato ai giochi dei gladiatori e della caccia con le fiere), la Mensa Ponderaria (luogo per i campioni dei pesi e delle misure usati per il commercio romano dell'adiacente foro), il Tempio di Vesta (del I secolo a.C., domina la valle e oggi sede della Villa Gregoriana) e di Sibilla (del II secolo), e il ponte Gregoriano: composto da un solo arco di 20 metri, fu costruito al posto dell'antica cascata, dopo la catastrofica piena dell'Aniene del 1826; ancora oggi offre uno scenario meraviglioso sull'acropoli romana. E poi c’è la Tivoli del centro, con la sua Piazza del Comune, una volta sede del Municipio, che sorge sopra le mura dell'antica cinta urbana e che diventò di proprietà comunale nel 1587, grazie al dono di Sisto V (nel Palazzo si può ammirare il S. Bernardino di Sano di Pietro da cui il nome del Palazzo stesso). Da percorrere una delle vie più pittoresche, Via del Colle, cordonata con abitazioni a schiera tardomedievali: la più bella è la Casa Gotica, con il profferlo (scala esterna con sottostante arcata) e merlature sorrette da mensoline marmoree. Anche Vicolo dei Ferri conserva l'antico carattere, con case torri e il teatro ricavato dalla Chiesa di S. Stefano dell'XI-XII secolo, ora sconsacrata. La piazza monumentale invece era il cuore del potere religioso, civile e commerciale rappresentato dalla Chiesa di S. Michele, dal Palazzo dell'Arengo (sede del Comune dove si riuniva l'assemblea popolare), dalla torre comunale e dalla piazza delle Erbe, dove si faceva il mercato. L'intero complesso monumentale è al centro dei tre conventi principali: S. Francesco, S. Biagio dei Domenicani e S. Arcangelo Michele nel rione Castrovetere. Dalla torre di guardia, poi, punto di avvistamento a fianco del Ponte di S. Martino, e dal ponte stesso, si vede il Santuario di Quintiliolo e la torre dell'ex convento di Santa Caterina. E infine la Rocca Pia, costruita nel 1461 dal Papa Pio II e trasformata successivamente in carcere.
ansa
Agriturismo in crescita, +2,2% in 2011
Nonostante la crisi il mondo
dell'agriturismo risulta in crescita: nel 2011 le aziende agricole
autorizzate all'esercizio dell'agriturismo sono 20.413, 440 in più
(+2,2%) a confronto con il 2010. E' quanto rileva l'Istat, aggiungendo
che rispetto al complesso delle aziende agricole rilevate dall'ultimo
censimento dell'agricoltura, gli agriturismi si trovano soprattutto in
montagna (33,2% rispetto al 17%) e meno in pianura (15% rispetto al
31,6%) e sono più concentrati nelle regioni settentrionali (45,6% degli
agriturismi), seguite da quelle del Centro (34%) e del Mezzogiorno
(20,4%).
Nel dettaglio, spiega l'Istat, nel corso del 2011, le nuove aziende autorizzate all'attività agrituristica sono 1.189 e quelle cessate 749. Rispetto al 2010, precisa l'Istituto, risultano in calo le nuove autorizzazioni (-512 unità), mentre le cessazioni sono stabili. Inoltre prosegue la tendenza delle aziende a offrire pacchetti turistici integrati con servizi differenziati, per "meglio qualificare l'attività agrituristica rispetto al territorio in cui viene esercitata", evidenzia il rapporto. Guardando ai ritmi di crescita, tra il 2010 e il 2011 gli agriturismi aumentano soprattutto nel Nord-ovest (+5,6%) e nelle Isole (+3,6%). In particolare Toscana e Alto Adige (con 4.125 e 2.998 aziende rispettivamente) si confermano i territori in cui l'agriturismo risulta storicamente più radicato. Ma l'attività agrituristica è rilevante anche in Lombardia, Veneto, Umbria, Piemonte e Emilia-Romagna (con oltre mille aziende), Campania, Sardegna, Lazio e Marche (con oltre 700 aziende). E spesso alla guida c'é una donna, infatti più di un'azienda su tre è a conduzione 'rosa'. (ANSA).
Nel dettaglio, spiega l'Istat, nel corso del 2011, le nuove aziende autorizzate all'attività agrituristica sono 1.189 e quelle cessate 749. Rispetto al 2010, precisa l'Istituto, risultano in calo le nuove autorizzazioni (-512 unità), mentre le cessazioni sono stabili. Inoltre prosegue la tendenza delle aziende a offrire pacchetti turistici integrati con servizi differenziati, per "meglio qualificare l'attività agrituristica rispetto al territorio in cui viene esercitata", evidenzia il rapporto. Guardando ai ritmi di crescita, tra il 2010 e il 2011 gli agriturismi aumentano soprattutto nel Nord-ovest (+5,6%) e nelle Isole (+3,6%). In particolare Toscana e Alto Adige (con 4.125 e 2.998 aziende rispettivamente) si confermano i territori in cui l'agriturismo risulta storicamente più radicato. Ma l'attività agrituristica è rilevante anche in Lombardia, Veneto, Umbria, Piemonte e Emilia-Romagna (con oltre mille aziende), Campania, Sardegna, Lazio e Marche (con oltre 700 aziende). E spesso alla guida c'é una donna, infatti più di un'azienda su tre è a conduzione 'rosa'. (ANSA).
Nel mondo rosa di Hello Kitty. Hotel e parchi a tema ma non solo: anche ristoranti, aerei, spa e perfino un reparto maternità
(Di Stefania Passarella)
Inaugurato l'anno scorso a Natale, il ristorante Hello Kitty di Pechino sta diventando particolarmente popolare: non per il cibo, sia pure simpaticamente e rigorosamente a immagine e somiglianza del cartone animato giapponese, ma in qualità di location perfetta per fare la proposta di matrimonio alla propria fidanzata.
Hello Kitty Dreams, questo il nome del ristorante, è una piramide tutta rosa di tre piani che si trova nel centro commerciale di Sanlitun. Aperto da un anno, è il primo ristorante dedicato a Hello Kitty di tutta l'Asia. A farne polo d'attrazione più che il cibo sono l'arredamento, la forma con cui vengono servite pizza, verdure e carne nel piatto e soprattutto un'atmosfera sdolcinata tale da indurre più di qualcuno a vedere “rosa” sempre e comunque. Non tanto i turisti, quanto i residenti sembrano aver scelto questo locale come luogo per proporsi all'altra metà. Almeno questa è la tendenza riscontrata sempre più di frequente dallo staff del locale e riportata da Cnn Travel. Per non parlare delle famiglie che trovano l'ambiente iper accogliente per i bambini.
L'industria del turismo legata alla gatta rosa del cartone animato giapponese è in espansione. Intanto Hello Kitty è stata scelta come icona dall'Ente del turismo del Giappone come 'guida' del Paese attraverso un'applicazione per smartphone. Poi i parchi a tema: oltre allo storico Harmony Land giapponese (www.harmonyland.jp), ha appena aperto la Sanrio Hello Kitty Town in Malesia e nel 2014 è in programma l'inaugurazione del nuovo parco di Anji, a 220 chilometri da Shanghai in Cina. I fan di Hello Kitty possono trovare pane per i propri denti in tutto il mondo e in mille modi diversi. La compagnia aerea taiwanese Eva Air (http://evakitty.evaair.com/en/) ha una flotta di ben cinque aeroplani a tema, fuori e dentro. L'ultimo velivolo è stato presentato la scorsa primavera. A bordo tutto, dalla divisa delle hostess agli snack, dai fazzoletti al sapone nella toilette reca l'immagine del cartone animato. Ci sono diversi hotel a tema in Asia, mentre a Dubai è nata la prima Spa di Hello Kitty (http://hellokittybeautyspa.com/home.php). Non andrà forte fra i turisti ma giusto per la cronaca esiste perfino un reparto di ginecologia ad hoc nell'ospedale Hau Sheng a Taiwan.
ansa
Inaugurato l'anno scorso a Natale, il ristorante Hello Kitty di Pechino sta diventando particolarmente popolare: non per il cibo, sia pure simpaticamente e rigorosamente a immagine e somiglianza del cartone animato giapponese, ma in qualità di location perfetta per fare la proposta di matrimonio alla propria fidanzata.
Hello Kitty Dreams, questo il nome del ristorante, è una piramide tutta rosa di tre piani che si trova nel centro commerciale di Sanlitun. Aperto da un anno, è il primo ristorante dedicato a Hello Kitty di tutta l'Asia. A farne polo d'attrazione più che il cibo sono l'arredamento, la forma con cui vengono servite pizza, verdure e carne nel piatto e soprattutto un'atmosfera sdolcinata tale da indurre più di qualcuno a vedere “rosa” sempre e comunque. Non tanto i turisti, quanto i residenti sembrano aver scelto questo locale come luogo per proporsi all'altra metà. Almeno questa è la tendenza riscontrata sempre più di frequente dallo staff del locale e riportata da Cnn Travel. Per non parlare delle famiglie che trovano l'ambiente iper accogliente per i bambini.
L'industria del turismo legata alla gatta rosa del cartone animato giapponese è in espansione. Intanto Hello Kitty è stata scelta come icona dall'Ente del turismo del Giappone come 'guida' del Paese attraverso un'applicazione per smartphone. Poi i parchi a tema: oltre allo storico Harmony Land giapponese (www.harmonyland.jp), ha appena aperto la Sanrio Hello Kitty Town in Malesia e nel 2014 è in programma l'inaugurazione del nuovo parco di Anji, a 220 chilometri da Shanghai in Cina. I fan di Hello Kitty possono trovare pane per i propri denti in tutto il mondo e in mille modi diversi. La compagnia aerea taiwanese Eva Air (http://evakitty.evaair.com/en/) ha una flotta di ben cinque aeroplani a tema, fuori e dentro. L'ultimo velivolo è stato presentato la scorsa primavera. A bordo tutto, dalla divisa delle hostess agli snack, dai fazzoletti al sapone nella toilette reca l'immagine del cartone animato. Ci sono diversi hotel a tema in Asia, mentre a Dubai è nata la prima Spa di Hello Kitty (http://hellokittybeautyspa.com/home.php). Non andrà forte fra i turisti ma giusto per la cronaca esiste perfino un reparto di ginecologia ad hoc nell'ospedale Hau Sheng a Taiwan.
ansa
Autunno, tempo delle mele
Autunno tempo delle mele. Il frutto e' predominante nei reparti
ortofrutta di supermercati e ipermercati e sui banchi dei fruttivendoli.
Tra le varieta' torna in questi giorni il gusto di Kanzi®, la mela coltivata in Italia dai Consorzi VOG e VI.P, nei terreni dell’Alto Adige / Südtirol, ottimali per lo sviluppo delle sue caratteristiche. Nata dall’incrocio tra varietà Gala e Braeburn, questa mela cattura il palato al primo morso con la sua dolcezza, per poi liberare il suo sapore aromatico e le sue note acidule. Un gusto unico, a cui si aggiungono un colore rosso e una polpa croccante e succosa. Grazie a queste qualità Kanzi® è una delle mele più versatili in cucina. Per un primo originale, si può provare ad esempio l’abbinamento con la zucca, in un risotto o una vellutata. Questi frutti possono stupire anche gli ospiti più esigenti, magari in un’insalata accompagnata dai funghi o insieme alla carne.
Le mele Kanzi® sono deliziose anche nei dolci: le loro particolarità sono in grado di dare un tocco inconfondibile a pancake o frittelle. Infine al naturale, per uno snack gustoso e salutare, che fornisce vitamine e sali minerali utili per affrontare i mesi freddi.
A questa mela e' legata anche l’iniziativa lanciata dalla pagina Facebook “The Seductive World of Kanzi®” (http://www.facebook.com/KanziApple.italia) per celebrare insieme ai propri fan l’inizio della stagione di questa mela rossa. Non solo: ci sono 2 iPad in palio per chi saprà indovinare quante mele ci sono in un carrello della spesa.
Per partecipare all’iniziativa, è sufficiente accedere entro il 18 novembre all’applicazione Facebook (www.facebook.com/KanziApple.italia/app_431220440270134), cliccare “Mi piace” sulla pagina e tentare di indovinare il numero di mele Kanzi® presenti all’interno del carrello della spesa mostrato in una immagine.
Infine , in collaborazione con Mela Val Venosta, il 7 e 10 novembre alle ore 16.00 sarà possibile partecipare ad una lezione dedicata ai bambini “L’ABC DELLA MELA IN CUCINA” proposta dalla scuola di cucina Congusto. Le lezioni si svolgeranno presso la sede di Congusto in via G.B. Nazari 3 a Milano. Un pomeriggio divertente rivolto ai piccoli chef in erba per fare loro scoprire l’immensa versatilità delle mele in cucina. Il corso è gratuito per gli iscritti al club Congusto.
Dai bimbi al mondo del design: il Consorzio la Trentina, azienda che produce e commercializza mele, in collaborazione con DesignHUB e POLI.design – Consorzio del Politecnico di Milano, propone un’altra sfida ai giovani designer autoproduttori. Un contest last minute – le cui adesioni si chiuderanno il 15 novembre 2012 – per la progettazione di prodotti innovativi relativi al tema “La filiera della mela: dall’albero al consumo”. Due sono le categorie che verranno premiate: packaging “monouso” e prodotto/servizio per i bambini. I vincitori delle 2 categorie riceveranno un premio di 1000 euro e i progetti saranno presentati nel corso dell’edizione 2012 di '”L’Artigiano in fiera” dal 1 al 9 dicembre 2012 presso il polo fieristico di Rho-Pero (MI), in uno spazio dedicato all’interno dell’Area Trentino
ansa
Tra le varieta' torna in questi giorni il gusto di Kanzi®, la mela coltivata in Italia dai Consorzi VOG e VI.P, nei terreni dell’Alto Adige / Südtirol, ottimali per lo sviluppo delle sue caratteristiche. Nata dall’incrocio tra varietà Gala e Braeburn, questa mela cattura il palato al primo morso con la sua dolcezza, per poi liberare il suo sapore aromatico e le sue note acidule. Un gusto unico, a cui si aggiungono un colore rosso e una polpa croccante e succosa. Grazie a queste qualità Kanzi® è una delle mele più versatili in cucina. Per un primo originale, si può provare ad esempio l’abbinamento con la zucca, in un risotto o una vellutata. Questi frutti possono stupire anche gli ospiti più esigenti, magari in un’insalata accompagnata dai funghi o insieme alla carne.
Le mele Kanzi® sono deliziose anche nei dolci: le loro particolarità sono in grado di dare un tocco inconfondibile a pancake o frittelle. Infine al naturale, per uno snack gustoso e salutare, che fornisce vitamine e sali minerali utili per affrontare i mesi freddi.
A questa mela e' legata anche l’iniziativa lanciata dalla pagina Facebook “The Seductive World of Kanzi®” (http://www.facebook.com/KanziApple.italia) per celebrare insieme ai propri fan l’inizio della stagione di questa mela rossa. Non solo: ci sono 2 iPad in palio per chi saprà indovinare quante mele ci sono in un carrello della spesa.
Per partecipare all’iniziativa, è sufficiente accedere entro il 18 novembre all’applicazione Facebook (www.facebook.com/KanziApple.italia/app_431220440270134), cliccare “Mi piace” sulla pagina e tentare di indovinare il numero di mele Kanzi® presenti all’interno del carrello della spesa mostrato in una immagine.
Infine , in collaborazione con Mela Val Venosta, il 7 e 10 novembre alle ore 16.00 sarà possibile partecipare ad una lezione dedicata ai bambini “L’ABC DELLA MELA IN CUCINA” proposta dalla scuola di cucina Congusto. Le lezioni si svolgeranno presso la sede di Congusto in via G.B. Nazari 3 a Milano. Un pomeriggio divertente rivolto ai piccoli chef in erba per fare loro scoprire l’immensa versatilità delle mele in cucina. Il corso è gratuito per gli iscritti al club Congusto.
Dai bimbi al mondo del design: il Consorzio la Trentina, azienda che produce e commercializza mele, in collaborazione con DesignHUB e POLI.design – Consorzio del Politecnico di Milano, propone un’altra sfida ai giovani designer autoproduttori. Un contest last minute – le cui adesioni si chiuderanno il 15 novembre 2012 – per la progettazione di prodotti innovativi relativi al tema “La filiera della mela: dall’albero al consumo”. Due sono le categorie che verranno premiate: packaging “monouso” e prodotto/servizio per i bambini. I vincitori delle 2 categorie riceveranno un premio di 1000 euro e i progetti saranno presentati nel corso dell’edizione 2012 di '”L’Artigiano in fiera” dal 1 al 9 dicembre 2012 presso il polo fieristico di Rho-Pero (MI), in uno spazio dedicato all’interno dell’Area Trentino
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Oasi di gusto e tranquillita' nel cuore della Citta' Santa, meta di ogni viaggio in Israele
(di Francesco Gerace)
Se andate a Gerusalemme, non negatevi un pranzo nel ristorante armeno Bulghourji. Il locale si trova (naturalmente) nel quartiere armeno della citta' santa, a pochi passi dalla porta di Jaffa e dalla torre di Davide, ed e' dunque facilmente raggiungibile. L'ingresso del ristorante passa quasi inosservato, trovandosi in una lunga e anonima strada che conduce dal quartiere arabo a quello ebraico, attraversando appunto la zona armena. Ogni giorno da qui passano migliaia di pellegrini e turisti diretti soprattutto al Muro del pianto, ma trattandosi di una via stretta, quasi senza marciapiedi e trafficatissima dalle auto con il clacson facile, raramente ci si ferma a curiosare.
Il quartiere armeno e' il piu' piccolo dei quattro quartieri in cui e' suddivisa Gerusalemme (gli altri sono quello ebraico, islamico e cristiano). Anche gli armeni sono cristiani, ma per una serie di vicissitudini lontane nel tempo e non sempre facili da comprendere e ricostruire, hanno mantenuto una loro singolare autonomia. Il quartiere armeno e' davvero molto piccolo, il ristorante Bolghourji sorge lungo la 'Armenian Ortodox Patriarchate Road', nome invero pomposo per questa specie di budello di cemento che conduce alla zona ebraica di Gerusalemme senza passare per il quartiere islamico.
Bulghourji merita una sosta per un motivo semplice: si mangia bene, costa poco, il locale e' accogliente e pulito, il personale molto gentile, il servizio rapido. Chi conosce Gerusalemme, comprende di che cosa stiamo parlando. Naturalmente la cucina e' quella tipica armena, fortemente influenzata dalla tradizione araba, anche non speziata per chi eventualmente non gradisce il genere. Vi si trovano birra e vino, anche di qualita'. Se cercate piatti occidentali, andate altrove. Con una spesa che in genere non supera i 15 euro si mangiano prelibatezze varie, quasi tutte a base di verdure e salse, piccanti ma non solo, con tanti condimenti diversi, su tutto svetta una straordinaria crema di ceci. Dopo l'antipasto arrivano le pietanze a base soprattutto di carne d'agnello e di pollo. Il solo antipasto in realta' equivale a un pranzo vero e proprio, trattandosi di una dozzina di abbondanti assaggini, accompagnati dalla pita, il pane tipico di queste parti, che assomiglia a una specie di piadina spessa.
La maggior parte dei turisti, forse a causa della difficile comprensibilita' del menu, al momento di ordinare, chiedono ai giovani camerieri del Bulghourji 'fate voi'. Cosi' oltre al ricco antipasto sulla tavola si materializzano delle piacevoli e saporite composizioni a base di coni di riso bianco, rotoli di carne di montone, bocconcini di pollo, carote e salsine. Quindi gli imperdibili dolcetti al miele. Infine un modesto conto da pagare. Va aggiunto che il personale e' molto gentile, qualcuno dei ragazzi ha anche studiato in Italia quindi parla bene la nostra lingua; inoltre il locale e'accogliente e pulitissimo, cose non propriamente scontate nei locali della citta' vecchia, dove l'igiene non e' propriamente di casa e la cortesia una perfetta sconosciuta.
Al Bulghourji c'e' una sala con pochi posti e un po' in penombra, giusto all'ingresso del locale; sul retro, un grande salone, in parte all'aperto, in mezzo al verde, puo' ospitare oltre cento persone. Al riparo dal clamore dei clacson e dal vociare dei turisti che sciamano lungo la via armena. Luogo ideale per pranzare e riposare qualche ora prima di riprendere il faticoso e suggestivo cammino lungo le stradine della citta' santa.
Bulghourji - Armenian Ortodox Patriarchate Road, aperto a pranzo e a cena - tel 0579443920
ansa
Se andate a Gerusalemme, non negatevi un pranzo nel ristorante armeno Bulghourji. Il locale si trova (naturalmente) nel quartiere armeno della citta' santa, a pochi passi dalla porta di Jaffa e dalla torre di Davide, ed e' dunque facilmente raggiungibile. L'ingresso del ristorante passa quasi inosservato, trovandosi in una lunga e anonima strada che conduce dal quartiere arabo a quello ebraico, attraversando appunto la zona armena. Ogni giorno da qui passano migliaia di pellegrini e turisti diretti soprattutto al Muro del pianto, ma trattandosi di una via stretta, quasi senza marciapiedi e trafficatissima dalle auto con il clacson facile, raramente ci si ferma a curiosare.
Il quartiere armeno e' il piu' piccolo dei quattro quartieri in cui e' suddivisa Gerusalemme (gli altri sono quello ebraico, islamico e cristiano). Anche gli armeni sono cristiani, ma per una serie di vicissitudini lontane nel tempo e non sempre facili da comprendere e ricostruire, hanno mantenuto una loro singolare autonomia. Il quartiere armeno e' davvero molto piccolo, il ristorante Bolghourji sorge lungo la 'Armenian Ortodox Patriarchate Road', nome invero pomposo per questa specie di budello di cemento che conduce alla zona ebraica di Gerusalemme senza passare per il quartiere islamico.
Bulghourji merita una sosta per un motivo semplice: si mangia bene, costa poco, il locale e' accogliente e pulito, il personale molto gentile, il servizio rapido. Chi conosce Gerusalemme, comprende di che cosa stiamo parlando. Naturalmente la cucina e' quella tipica armena, fortemente influenzata dalla tradizione araba, anche non speziata per chi eventualmente non gradisce il genere. Vi si trovano birra e vino, anche di qualita'. Se cercate piatti occidentali, andate altrove. Con una spesa che in genere non supera i 15 euro si mangiano prelibatezze varie, quasi tutte a base di verdure e salse, piccanti ma non solo, con tanti condimenti diversi, su tutto svetta una straordinaria crema di ceci. Dopo l'antipasto arrivano le pietanze a base soprattutto di carne d'agnello e di pollo. Il solo antipasto in realta' equivale a un pranzo vero e proprio, trattandosi di una dozzina di abbondanti assaggini, accompagnati dalla pita, il pane tipico di queste parti, che assomiglia a una specie di piadina spessa.
La maggior parte dei turisti, forse a causa della difficile comprensibilita' del menu, al momento di ordinare, chiedono ai giovani camerieri del Bulghourji 'fate voi'. Cosi' oltre al ricco antipasto sulla tavola si materializzano delle piacevoli e saporite composizioni a base di coni di riso bianco, rotoli di carne di montone, bocconcini di pollo, carote e salsine. Quindi gli imperdibili dolcetti al miele. Infine un modesto conto da pagare. Va aggiunto che il personale e' molto gentile, qualcuno dei ragazzi ha anche studiato in Italia quindi parla bene la nostra lingua; inoltre il locale e'accogliente e pulitissimo, cose non propriamente scontate nei locali della citta' vecchia, dove l'igiene non e' propriamente di casa e la cortesia una perfetta sconosciuta.
Al Bulghourji c'e' una sala con pochi posti e un po' in penombra, giusto all'ingresso del locale; sul retro, un grande salone, in parte all'aperto, in mezzo al verde, puo' ospitare oltre cento persone. Al riparo dal clamore dei clacson e dal vociare dei turisti che sciamano lungo la via armena. Luogo ideale per pranzare e riposare qualche ora prima di riprendere il faticoso e suggestivo cammino lungo le stradine della citta' santa.
Bulghourji - Armenian Ortodox Patriarchate Road, aperto a pranzo e a cena - tel 0579443920
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Ultimi giorni di spettacolo del grandissimo Circo American Circus a Reggio Emilia fino al 18 Novembre
L’ AMERICAN CIRCUS può essere paragonato ad una piccola città
viaggiante, completamente autosufficiente; ogni tappa della tournée
prevede, ad esempio, lo spostamento di 148 carovane abitazione, di tre
enormi scuderie, di 40 grandi camion e di due treni speciali per il
trasporto degli animali e delle strutture. Il materiale per il montaggio
del tendone, che misura m. 50x80 ed ha una capienza di 4.000 posti,
viene spostato su 60 carri. L’operazione di montaggio, che richiede solo
6 o 7 ore - mentre per smontarlo sono sufficienti 4 ore - impegna 200
persone. Bisogna tenere presente che - mentre in inverno il Circo tocca i
centri più importanti, arrivando a fermarsi nella stessa città anche un
mese - durante l’estate la tournèe costringe a spostamenti ogni 4 o 5
giorni, con l’impegno che ne consegue. Due gruppi elettrogeni
indipendenti da 400 Kilowatt forniscono, attraverso 2500 metri di cavi,
l’energia alle 18.000 lampadine ed ai 520 tra riflettori, scanner ed
effetti speciali che trasformano il circo in un mare di luci erendono
possibili gli effetti speciali del numero “spaziale” con gli elefanti.
La maggior parte dei numeri si svolge sulle tre piste, per tracciare le quali sono necessari 100 metri cubi di segatura; ogni pista ha un diametro - standard per ogni circo - di 13 metri, ma all’occorrenza possono essere riunite in un unico ovale che misura 50x18 metri. Artisti, musicisti, ballerine, tecnici, staff organizzativo: all’American circus convivono circa 400 persone per le quali ogni anno vengono preparati circa 105.000 pasti da una mensa aziendale. Per ogni pasto vengono consumati circa 50 Kg di cibo, tra pasta, carne, verdura, uova etc. Va sottolineato che questa moltitudine è composta da persone di nazionalità e religione diverse, pertanto i cuochi devono tener conto delle esigenze di ogni gruppo etnico: I Musulmani non possono consumare carne di maiale di cui invece i polacchi sono ghiotti; gli indiani, per contro, non mangiano carne di bue, ramadan e imposizioni religiose costringono le cucine a orari strani e così via... Uno zoo composto da 13 elefanti indiani, 60 cavalli, 8 tigri tra le più rare al mondo, bianche tabi, rosa e reali del bengala, scimmie, ghepardi, orsi, cammelli, zebre ecc. Ogni giorno vengono dati in pasto ai tanti animali presenti oltre 2000 Kg di frutta e verdura, 350 chili
PIRAMIDI A CAVALLO gli Alex
BAYBAK TRAMPOLINO COMICO (troupe Ukraina)
STRAORDINARIO BALLETTO AEREO Gli Elastonautes
ARRIVANO I CLOWN e diventano PUGILI Ives e Davide Caveagna
NEL MONDO DI INDI con gli elefanti dei Togni
STRAORDINRI ATLETI ALLA BANCHINA Troupe Atlantics
TRE PISTE di CAVALLI IN LIBERTA' in frac presentati da Cristina, Daniele e Flavio togni
Le Farfalle Volanti in un quadro FASCE (ROSSE)
SECONDA PARTE
TIGRI di tre differenti colori FLAVIO TOGNI
LA COMICITA' con la MACCHININA comica di Bubù
Straordinari atleti alle sbarre FLKY TO DE STAR
La grande alta scuola della FAMIGLIA TOGNI
MAYA & IVAN SOSTENUTO AEREO
I CLOWN CON la ripresa APE DAMMI MIELE Ives e Davide Caveagna
It’s MAGIC il più grande show di illusionismo e magia da Las Vegas il celebre Mister Walter Forgione e le sue partners
Il gran finale magico dell’ American circus
La maggior parte dei numeri si svolge sulle tre piste, per tracciare le quali sono necessari 100 metri cubi di segatura; ogni pista ha un diametro - standard per ogni circo - di 13 metri, ma all’occorrenza possono essere riunite in un unico ovale che misura 50x18 metri. Artisti, musicisti, ballerine, tecnici, staff organizzativo: all’American circus convivono circa 400 persone per le quali ogni anno vengono preparati circa 105.000 pasti da una mensa aziendale. Per ogni pasto vengono consumati circa 50 Kg di cibo, tra pasta, carne, verdura, uova etc. Va sottolineato che questa moltitudine è composta da persone di nazionalità e religione diverse, pertanto i cuochi devono tener conto delle esigenze di ogni gruppo etnico: I Musulmani non possono consumare carne di maiale di cui invece i polacchi sono ghiotti; gli indiani, per contro, non mangiano carne di bue, ramadan e imposizioni religiose costringono le cucine a orari strani e così via... Uno zoo composto da 13 elefanti indiani, 60 cavalli, 8 tigri tra le più rare al mondo, bianche tabi, rosa e reali del bengala, scimmie, ghepardi, orsi, cammelli, zebre ecc. Ogni giorno vengono dati in pasto ai tanti animali presenti oltre 2000 Kg di frutta e verdura, 350 chili
PRIMA PARTE
Arriva il circo la leggendaria parata dell’American circus PIRAMIDI A CAVALLO gli Alex
BAYBAK TRAMPOLINO COMICO (troupe Ukraina)
STRAORDINARIO BALLETTO AEREO Gli Elastonautes
ARRIVANO I CLOWN e diventano PUGILI Ives e Davide Caveagna
NEL MONDO DI INDI con gli elefanti dei Togni
STRAORDINRI ATLETI ALLA BANCHINA Troupe Atlantics
TRE PISTE di CAVALLI IN LIBERTA' in frac presentati da Cristina, Daniele e Flavio togni
Le Farfalle Volanti in un quadro FASCE (ROSSE)
SECONDA PARTE
TIGRI di tre differenti colori FLAVIO TOGNI
LA COMICITA' con la MACCHININA comica di Bubù
Straordinari atleti alle sbarre FLKY TO DE STAR
La grande alta scuola della FAMIGLIA TOGNI
MAYA & IVAN SOSTENUTO AEREO
I CLOWN CON la ripresa APE DAMMI MIELE Ives e Davide Caveagna
It’s MAGIC il più grande show di illusionismo e magia da Las Vegas il celebre Mister Walter Forgione e le sue partners
Il gran finale magico dell’ American circus
A bordo di un fuoristrada tra le dune del deserto omanita
(di Ida Bini)
Oman, punto d’incontro tra Asia e Africa nella parte sud-orientale della penisola arabica, è un Paese sicuro, tranquillo, ricco di paesaggi affascinanti e misteriosi, a poco più di sei ore di volo dall’Italia. L’antica terra della regina di Saba offre tanti volti diversi: dallo stretto di Hormuz fino all’oceano Indiano si attraversano spiagge mozzafiato e deserti infiniti, città d’arte e piccoli villaggi che racchiudono antiche tradizioni, grotte inaccessibili, alte montagne rocciose e canyon strettissimi. I due terzi del Paese, che è poco più grande del nostro, sono occupati dal deserto – le dune di sabbia di Rub al-Khali, Sabkha con il lago salato di Umm Al-Samim, il deserto roccioso di Jiddat el Harassis e quello sabbioso di Wahiba - con dune rosse, gialle e ocra, alte anche 300 metri che si muovono con il vento che ogni giorno ridisegna il paesaggio. Queste distese infinite di territorio sono punteggiate da villaggi nomadi con case fatte di foglie di palma e tende di lana di dromedario e capra, e di città-oasi lussureggianti, nate dal complesso sistema tradizionale d’irrigazione dei falaj. Abbracciato dalle montagne e custode millenario di antiche civiltà nomadi, il vasto deserto dell’Oman affascina chiunque lo attraversi. Ed è proprio l’autunno il momento migliore per scoprirlo e apprezzare a fondo la straordinaria natura del Sultanato: le temperature sono favorevoli e l’escursione termica è praticamente assente. Da Muscat, la capitale, e dalle principali località turistiche omanite partono avventurose escursioni in fuoristrada verso le oasi più belle, dove, in alcuni casi, è possibile anche alloggiare: verso sud si arriva alla suggestiva Wadi Bani Khalid, nella regione al-Sharqiyya, dove si trova il deserto di sabbia pietrificata più vasta del mondo; alla città di Ibra, famosa per il coloratissimo mercato delle donne beduine, vietato agli uomini, che si tiene ogni mercoledì, e, poco lontano, a Wahiba Sand, famosa per le dune dorate, incontrastato territorio dei beduini. Per godersi i magnifici tramonti e i passaggi delle carovane dei nomadi è consigliabile alloggiare all’Al Raha Tourism Camp (www.alrahaoman.com), che ospita in lussuose capanne di palme da dattero, in tende e in piccoli bungalow; nelle tende in tessuto del Desert Camp (www.safaridesert.com), a 25 chilometri da Al-Ghabbi, nella città di Bidiyah, o nel tradizionale 1000 Nights Camp (www.1000nightscamp.com) dove si dorme in romantiche tende beduine illuminate dalle candele. Le escursioni arrivano anche al villaggio Jabrin tra i palmeti e con uno dei forti meglio conservati del Paese, risalente al 1670, e alla città delle ceramiche Bahla, inserita nell’elenco del patrimonio mondiale dell’Umanità, circondata da 12 chilometri di mura e con un antico forte. C’è anche Nizwa, antica capitale del Sultanato, famosa per una fortezza risalente al XVI secolo, per gli edifici in stile omanita e un grande souq, che sorge in una grande e verdissima oasi di palme, situata nel punto di incontro delle brulle piste carovaniere provenienti da Nord e da Sud. Ovunque spuntano canyon profondi sul corso dei wadi, i fiumi secchi. Non lontano si arriva ad Al Hamra con le sue case color ocra a due piani, calde e accoglienti dove, sul lato ovest della catena dei monti Hajar, si può alloggiare presso il resort The View (www.theviewoman.com), un lussuoso campo tendato a 1400 metri d’altezza, il luogo ideale per scoprire la regione di Jabal Shams con le montagne rosse, i canyon e i caratteristici villaggi dove il tempo sembra essersi fermato
ansa
Oman, punto d’incontro tra Asia e Africa nella parte sud-orientale della penisola arabica, è un Paese sicuro, tranquillo, ricco di paesaggi affascinanti e misteriosi, a poco più di sei ore di volo dall’Italia. L’antica terra della regina di Saba offre tanti volti diversi: dallo stretto di Hormuz fino all’oceano Indiano si attraversano spiagge mozzafiato e deserti infiniti, città d’arte e piccoli villaggi che racchiudono antiche tradizioni, grotte inaccessibili, alte montagne rocciose e canyon strettissimi. I due terzi del Paese, che è poco più grande del nostro, sono occupati dal deserto – le dune di sabbia di Rub al-Khali, Sabkha con il lago salato di Umm Al-Samim, il deserto roccioso di Jiddat el Harassis e quello sabbioso di Wahiba - con dune rosse, gialle e ocra, alte anche 300 metri che si muovono con il vento che ogni giorno ridisegna il paesaggio. Queste distese infinite di territorio sono punteggiate da villaggi nomadi con case fatte di foglie di palma e tende di lana di dromedario e capra, e di città-oasi lussureggianti, nate dal complesso sistema tradizionale d’irrigazione dei falaj. Abbracciato dalle montagne e custode millenario di antiche civiltà nomadi, il vasto deserto dell’Oman affascina chiunque lo attraversi. Ed è proprio l’autunno il momento migliore per scoprirlo e apprezzare a fondo la straordinaria natura del Sultanato: le temperature sono favorevoli e l’escursione termica è praticamente assente. Da Muscat, la capitale, e dalle principali località turistiche omanite partono avventurose escursioni in fuoristrada verso le oasi più belle, dove, in alcuni casi, è possibile anche alloggiare: verso sud si arriva alla suggestiva Wadi Bani Khalid, nella regione al-Sharqiyya, dove si trova il deserto di sabbia pietrificata più vasta del mondo; alla città di Ibra, famosa per il coloratissimo mercato delle donne beduine, vietato agli uomini, che si tiene ogni mercoledì, e, poco lontano, a Wahiba Sand, famosa per le dune dorate, incontrastato territorio dei beduini. Per godersi i magnifici tramonti e i passaggi delle carovane dei nomadi è consigliabile alloggiare all’Al Raha Tourism Camp (www.alrahaoman.com), che ospita in lussuose capanne di palme da dattero, in tende e in piccoli bungalow; nelle tende in tessuto del Desert Camp (www.safaridesert.com), a 25 chilometri da Al-Ghabbi, nella città di Bidiyah, o nel tradizionale 1000 Nights Camp (www.1000nightscamp.com) dove si dorme in romantiche tende beduine illuminate dalle candele. Le escursioni arrivano anche al villaggio Jabrin tra i palmeti e con uno dei forti meglio conservati del Paese, risalente al 1670, e alla città delle ceramiche Bahla, inserita nell’elenco del patrimonio mondiale dell’Umanità, circondata da 12 chilometri di mura e con un antico forte. C’è anche Nizwa, antica capitale del Sultanato, famosa per una fortezza risalente al XVI secolo, per gli edifici in stile omanita e un grande souq, che sorge in una grande e verdissima oasi di palme, situata nel punto di incontro delle brulle piste carovaniere provenienti da Nord e da Sud. Ovunque spuntano canyon profondi sul corso dei wadi, i fiumi secchi. Non lontano si arriva ad Al Hamra con le sue case color ocra a due piani, calde e accoglienti dove, sul lato ovest della catena dei monti Hajar, si può alloggiare presso il resort The View (www.theviewoman.com), un lussuoso campo tendato a 1400 metri d’altezza, il luogo ideale per scoprire la regione di Jabal Shams con le montagne rosse, i canyon e i caratteristici villaggi dove il tempo sembra essersi fermato
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Milano, citta' di libri e scrittori. Al debutto Bookcity e writers
(di Alessandra Scanziani)
Libri, incontri con autori, maratone di lettura, fotografie, mostre, performance teatrali, dibattiti e ancora presentazioni delle novità cartacee e digitali. Milano, cuore pulsante dell'editoria italiana, dedica una speciale attenzione agli amanti della buona lettura e ospita due prime edizioni: dal 16 al 18 novembre sarà l'esordio di BookCity (www.bookcitymilano.it) e dal 24 al 25 novembre debutterà Writers (www.writersfestival.it). Il cuore pulsante di BookCity sarà il centro storico di Milano, il Castello Sforzesco con i suoi magnifici cortili delle Armi, Ducale e della Rocchetta, che diventeranno luoghi d'incontro e diffusione della pratica della lettura in tutte le sue forme, dal cartaceo all'e-book.
Una rete di librerie, biblioteche, palazzi storici, la Triennale di Milano, teatri, l'acquario, scuole e istituti culturali, tutti insieme trasformeranno la città in un salotto letterario, coinvolgendo, in oltre 350 eventi, l'intera filiera dell'editoria: editori grandi e piccoli, librai, bibliotecari, autori, agenti letterari, traduttori, grafici illustratori, blogger, fino a scuole di scrittura e ai gruppi di lettura. Molti anche gli appuntamenti per bambini, per i quali oltre alla mostra al Castello Sforzesco 'Da Pinocchio a Harry Potter. 150 anni di illustrazione italiana dall'Archivio Salani. 1862-2012', che resterà aperta fino a gennaio, sono previsti numerosi laboratori. In occasione di Writers aprirà al pubblico il complesso dei Frigoriferi Milanesi (www.writersfestival.it) in via Piranesi 10: nati nel 1899 come fabbrica del ghiaccio e magazzini refrigeranti, affiancati nel 1923 dal Palazzo del Ghiaccio, la pista ghiacciata coperta più grande d'Europa, oggi sono stati trasformati in spazio polifunzionale dedicato alla cultura e sono diventati la prima realtà europea a integrare tutte le attività necessarie alla gestione, conservazione e valorizzazione delle opere d'arte. Writers vuole essere una forma più intima d'incontro, nel quale gli scrittori si lasciano conoscere dal loro pubblico attraverso ciò che a loro piace: un quadro, uno strumento, una lettura, un suono, un cibo. Un'occasione unica che aprirà al pubblico i 1200 mq dei Frigoriferi Milanesi: si va dalla Cucina, dove tre autori si proporranno con un menù a loro particolarmente caro, ai Laboratori di restauro di Open Care che ospiteranno una scenografica mostra di Pop-Up; dal vecchio e potente telescopio Schiapparelli in restauro, fin dentro al Caveau più grande d'Europa.
E poi videoproiezioni e letture nella Sala Carroponte, dove il gancio del carroponte di un tempo per il trasporto dei blocchi di ghiaccio è rimasto spettatore; musica e un ricco bistrò con comodi angoli di lettura nel Cubo, dove una volta c'erano i motori che ghiacciavano l'acqua; e infine una lunga Galleria di libri negli ex magazzini del ghiaccio. Ci sarà spazio anche per gli autori esordienti che partecipano all'iniziativa con sei appuntamenti Book Up!
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Libri, incontri con autori, maratone di lettura, fotografie, mostre, performance teatrali, dibattiti e ancora presentazioni delle novità cartacee e digitali. Milano, cuore pulsante dell'editoria italiana, dedica una speciale attenzione agli amanti della buona lettura e ospita due prime edizioni: dal 16 al 18 novembre sarà l'esordio di BookCity (www.bookcitymilano.it) e dal 24 al 25 novembre debutterà Writers (www.writersfestival.it). Il cuore pulsante di BookCity sarà il centro storico di Milano, il Castello Sforzesco con i suoi magnifici cortili delle Armi, Ducale e della Rocchetta, che diventeranno luoghi d'incontro e diffusione della pratica della lettura in tutte le sue forme, dal cartaceo all'e-book.
Una rete di librerie, biblioteche, palazzi storici, la Triennale di Milano, teatri, l'acquario, scuole e istituti culturali, tutti insieme trasformeranno la città in un salotto letterario, coinvolgendo, in oltre 350 eventi, l'intera filiera dell'editoria: editori grandi e piccoli, librai, bibliotecari, autori, agenti letterari, traduttori, grafici illustratori, blogger, fino a scuole di scrittura e ai gruppi di lettura. Molti anche gli appuntamenti per bambini, per i quali oltre alla mostra al Castello Sforzesco 'Da Pinocchio a Harry Potter. 150 anni di illustrazione italiana dall'Archivio Salani. 1862-2012', che resterà aperta fino a gennaio, sono previsti numerosi laboratori. In occasione di Writers aprirà al pubblico il complesso dei Frigoriferi Milanesi (www.writersfestival.it) in via Piranesi 10: nati nel 1899 come fabbrica del ghiaccio e magazzini refrigeranti, affiancati nel 1923 dal Palazzo del Ghiaccio, la pista ghiacciata coperta più grande d'Europa, oggi sono stati trasformati in spazio polifunzionale dedicato alla cultura e sono diventati la prima realtà europea a integrare tutte le attività necessarie alla gestione, conservazione e valorizzazione delle opere d'arte. Writers vuole essere una forma più intima d'incontro, nel quale gli scrittori si lasciano conoscere dal loro pubblico attraverso ciò che a loro piace: un quadro, uno strumento, una lettura, un suono, un cibo. Un'occasione unica che aprirà al pubblico i 1200 mq dei Frigoriferi Milanesi: si va dalla Cucina, dove tre autori si proporranno con un menù a loro particolarmente caro, ai Laboratori di restauro di Open Care che ospiteranno una scenografica mostra di Pop-Up; dal vecchio e potente telescopio Schiapparelli in restauro, fin dentro al Caveau più grande d'Europa.
E poi videoproiezioni e letture nella Sala Carroponte, dove il gancio del carroponte di un tempo per il trasporto dei blocchi di ghiaccio è rimasto spettatore; musica e un ricco bistrò con comodi angoli di lettura nel Cubo, dove una volta c'erano i motori che ghiacciavano l'acqua; e infine una lunga Galleria di libri negli ex magazzini del ghiaccio. Ci sarà spazio anche per gli autori esordienti che partecipano all'iniziativa con sei appuntamenti Book Up!
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Piaceri d'autunno in Val d'Orcia. Relax nella valle patrimonio Unesco, tra degustazioni doc e il giro dei borghi in un weekend
Ogni stagione è buona per ritagliarsi un fine settimana in Val d'Orcia. Se la primavera è l'apoteosi del verde nel paesaggio ondulato, in autunno i terreni imbruniscono
e le colline virano verso le decine di sfumature dell'ocra, del marrone
ma anche del giallo dei vigneti. I borghi che puntellano la valle con i
campanili e le rocche spuntano spesso da soffici nuvole di nebbia. In
apparenza paesi-fantasma, i centri accolgono i visitatori con
degustazioni di prodotti tipici e di stagione: è tempo di vino novello,
di "olio nuovo", ma anche di castagne e funghi.
In questo periodo l'ideale è visitare la valle in auto. Senza troppi programmi e itinerari, basta lasciarsi condurre fra i colli dalle strade che collegano Pienza, Monticchiello, Montalcino, tanto per citarne alcuni. L'importante è non indugiare sull'acceleratore. Sia per godersi un paesaggio unico al mondo, sia perché i caprioli che scorrazzano sulle colline sono soliti attraversare la strada asfaltata a una velocità che richiede riflessi di frenata ben pronti.
L'ambiente naturale è la prima attrazione della valle, iscritta nei siti Patrimonio dell'Unesco (2004) in primis perché "testimonianza eccezionale del modo in cui il paesaggio è stato ridisegnato nel Rinascimento per riflettere gli ideali di buon governo e creare un'immagine esteticamente gradevole" e poi perché lo stesso paesaggio è stato celebrato dai pittori della Scuola Senese del periodo rinascimentale. Le foto-cartolina hanno un profilo dolce, spezzato dai cipressi e da casolari solitari, spesso convertiti in agriturismi e relais.
Poi ci sono le specialità enogastronomiche locali che pure sono apprezzate in tutto il mondo. Il pecorino o cacio di Pienza, che ha origini addirittura nella Preistoria, da abbinare nel piatto a una gelatina o a una marmellata di Brunello di Montalcino, fra i primi vini italiani a ottenere i titoli Doc e Docg. Ma anche il miele, l'olio, la carne di cinta senese, lo zafferano. Tornando ai vini sono i rossi che monopolizzano la tavola: non solo il Brunello ma anche il Rosso di Montalcino e l'Orcia Doc.
L'enogastronomia è motivo di un viaggio, e ottimo spunto per i souvenir da portarsi a casa, al pari delle testimonianze artistiche e architettoniche della valle. Per visitare i borghi si lascia l'auto all'ingresso del paese - tutti per fortuna a traffico limitato - e si procede a piedi per vicoli e piazzette. Pienza è la "città ideale" di Pio II che trasformò il borgo natio di Corsignano nella città-simbolo del Rinascimento, patrimonio Unesco a sé. Realizzata da Bernardo Rossellini tra il 1459 e il 1462, Pienza si conserva come un borgo elegante. Si visitano la cattedrale dell'Assunta, Palazzo Piccolomini, il palazzo comunale e il palazzo vescovile. Del medioevo è invece la Chiesa di San Francesco. Impossibile uscire dal paese senza aver acquistato almeno una formella di pecorino. La strada fatta di tortuosi saliscendi che si apre a sud conduce a Monticchiello, un paese scrigno di edifici medievali e che vanta la chiesa duecentesca dei santi Leonardo e Cristoforo. Il borgo è rinomato anche per gli spettacoli del "Teatro Povero". Montalcino non si esaurisce con un calice del suo vino pregiato ma è una vera e propria città d'arte che domina tremila ettari di vigneti. Sorvegliato dalla rocca della seconda metà del 1300, il centro è raccolto intorno alla piazza del Popolo e alla Loggia gotica.
L'elemento dominante di Bagno Vignoni è l'acqua: quella calda termale conosciuta per le sue proprietà fin dagli etruschi. Abitazioni, diversi bar, ristoranti e la chiesa sorgono attorno alla piazza centrale del paese che in realtà è costituita da una grande vasca in cui sgorgano dal suolo vulcanico le acque della sorgente termale. E poi c'è il parco dei mulini da poco restaurato e trasformato in percorso turistico con l'intento di valorizzare uno dei principali e più antichi poli molitori del senese. Completano una visita della valle i borghi di Radicofani, San Quirico d'Orcia e Castiglion d'Orcia, quest'ultimo al confine con le foreste del Monte Amiata, dominato dalla rocca di Tentennano.
Informazioni: www.terresiena.it.
ansa
In questo periodo l'ideale è visitare la valle in auto. Senza troppi programmi e itinerari, basta lasciarsi condurre fra i colli dalle strade che collegano Pienza, Monticchiello, Montalcino, tanto per citarne alcuni. L'importante è non indugiare sull'acceleratore. Sia per godersi un paesaggio unico al mondo, sia perché i caprioli che scorrazzano sulle colline sono soliti attraversare la strada asfaltata a una velocità che richiede riflessi di frenata ben pronti.
L'ambiente naturale è la prima attrazione della valle, iscritta nei siti Patrimonio dell'Unesco (2004) in primis perché "testimonianza eccezionale del modo in cui il paesaggio è stato ridisegnato nel Rinascimento per riflettere gli ideali di buon governo e creare un'immagine esteticamente gradevole" e poi perché lo stesso paesaggio è stato celebrato dai pittori della Scuola Senese del periodo rinascimentale. Le foto-cartolina hanno un profilo dolce, spezzato dai cipressi e da casolari solitari, spesso convertiti in agriturismi e relais.
Poi ci sono le specialità enogastronomiche locali che pure sono apprezzate in tutto il mondo. Il pecorino o cacio di Pienza, che ha origini addirittura nella Preistoria, da abbinare nel piatto a una gelatina o a una marmellata di Brunello di Montalcino, fra i primi vini italiani a ottenere i titoli Doc e Docg. Ma anche il miele, l'olio, la carne di cinta senese, lo zafferano. Tornando ai vini sono i rossi che monopolizzano la tavola: non solo il Brunello ma anche il Rosso di Montalcino e l'Orcia Doc.
L'enogastronomia è motivo di un viaggio, e ottimo spunto per i souvenir da portarsi a casa, al pari delle testimonianze artistiche e architettoniche della valle. Per visitare i borghi si lascia l'auto all'ingresso del paese - tutti per fortuna a traffico limitato - e si procede a piedi per vicoli e piazzette. Pienza è la "città ideale" di Pio II che trasformò il borgo natio di Corsignano nella città-simbolo del Rinascimento, patrimonio Unesco a sé. Realizzata da Bernardo Rossellini tra il 1459 e il 1462, Pienza si conserva come un borgo elegante. Si visitano la cattedrale dell'Assunta, Palazzo Piccolomini, il palazzo comunale e il palazzo vescovile. Del medioevo è invece la Chiesa di San Francesco. Impossibile uscire dal paese senza aver acquistato almeno una formella di pecorino. La strada fatta di tortuosi saliscendi che si apre a sud conduce a Monticchiello, un paese scrigno di edifici medievali e che vanta la chiesa duecentesca dei santi Leonardo e Cristoforo. Il borgo è rinomato anche per gli spettacoli del "Teatro Povero". Montalcino non si esaurisce con un calice del suo vino pregiato ma è una vera e propria città d'arte che domina tremila ettari di vigneti. Sorvegliato dalla rocca della seconda metà del 1300, il centro è raccolto intorno alla piazza del Popolo e alla Loggia gotica.
L'elemento dominante di Bagno Vignoni è l'acqua: quella calda termale conosciuta per le sue proprietà fin dagli etruschi. Abitazioni, diversi bar, ristoranti e la chiesa sorgono attorno alla piazza centrale del paese che in realtà è costituita da una grande vasca in cui sgorgano dal suolo vulcanico le acque della sorgente termale. E poi c'è il parco dei mulini da poco restaurato e trasformato in percorso turistico con l'intento di valorizzare uno dei principali e più antichi poli molitori del senese. Completano una visita della valle i borghi di Radicofani, San Quirico d'Orcia e Castiglion d'Orcia, quest'ultimo al confine con le foreste del Monte Amiata, dominato dalla rocca di Tentennano.
Informazioni: www.terresiena.it.
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Il mercatino di Bolzano, tradizione ed autenticità. Al via dal 29 novembre al 23 dicembre
Il Mercatino di Natale di Bolzano apre i battenti per la 22/a volta il
29 novembre alle ore 17.00 e, fedele alla sua tradizione senza
prolungamenti artificiosi, proporrà la collaudata formula di 78
espositori, 7 partner e 3 stand gastronomici ad ospiti e concittadini
fino al 23 dicembre. Un appuntamento atteso ogni anno, volto alla
riscoperta delle tradizioni che in Alto Adige si celano dietro le
quattro settimane dell'Avvento, dell'attesa della festa più bella
dell'anno che si compie attraverso riti ed usanze che si perdono nella
notte dei tempi. Il legame con le abitudini familiari è forte:
l'abete bianco decorato a festa, il presepe, la corona d'Avvento, la
pasticceria profumata confezionata settimana dopo settimana dalle mani
sapienti di chi custodisce i segreti e la "malizia" delle ricette.
Dietro l'operazione commerciale si trova la tradizione dello scambio di
doni fra grandi e verso i piccini, la cura dei dettagli nella
decorazione della casa e della tavola imbandita per la festa. Tutto
senza dimenticare il mercatino di Norimberga che più di vent'anni fa, ha
suggerito ai bolzanini i segreti di una buona riuscita organizzativa e
di contenuti. (ANSA).
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