FELTRINELLI 1+1  IBS.IT
Visualizzazione post con etichetta museo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta museo. Mostra tutti i post

La casa museo di Giorgio De Chirico a Roma





LA CASA ROMANA DI GIORGIO DE CHIRICO

La meravigliosa cornice di Piazza di Spagna a Roma ospita una delle residenze famose più interessanti dal punto di vista artistico della città. Al n. 31 è sita infatti la casa di Giorgio de Chirico, dimora in cui l’artista si stabilì all’età di sessant’anni, nel 1948. In questo appartamento-studio a tre piani, oggi visitabile come Casa-museo, l’artista ha vissuto e lavorato per gli ultimi trent’anni della sua vita.

DE CHIRICO A ROMA

De Chirico si traferì a Roma dopo una vita di spostamenti con soggiorni in diverse città Europee e una permanenza significativa a New York dal 1936-1938. In Memorie della mia vita, nel 1945, l’artista spiega così la sua decisione: “Dicono che Roma sia il centro del mondo e che piazza di Spagna sia il centro di Roma, io e mia moglie, quindi si abiterebbe nel centro del centro del mondo, quello che sarebbe il colmo in fatto di centrabilità ed il colmo in fatto di antieccentricità.”


LA CASA MUSEO

L’appartamento è costituito dalla parte abitativa, lo studio del Maestro e un’ampia terrazza all’ultimo dei tre piani superiori del seicentesco Palazzetto dei Borgognoni nel centro di Roma. Divenuta Casa Museo, dopo l’inaugurazione del 20 novembre 1998, anniversario ventennale della scomparsa dell’artista, è accessibile al pubblico. Essa offre un’occasione unica di avvicinarsi al mondo privato e quotidiano di de Chirico, nonché di accedere al suo originale immaginario artistico, in un sorprendente e suggestivo intreccio tra arte e vita.

I sontuosi ambienti del piano principale immergono il visitatore in una visione rubensiana di grandi saloni di stile seicentesco, con un cospicuo numero di opere, alcune in preziose cornici dorate, tende damascate color rosso (rifatte in base a quelle originali), argenti, putti in legno, tavolini di marmo e poltroncine stile Luigi XVI. Salendo le scale che conducono al secondo piano, ci sono gli ambienti più intimi della casa, le stanze da letto e lo studio dell’artista, senza dubbio il luogo più suggestivo.

L’ampia terrazza è il luogo dove de Chirico amava sostare a diversi momenti del giorno per ammirare lo spettacolo di Roma e della natura, tuttavia l’accesso al pubblico qui è limitato.
In quella che un tempo era la cucina di casa de Chirico ci sono, infine, gli uffici della Fondazione con la Biblioteca costituita da numerose edizioni degli scritti dell’artista, cataloghi di mostre monografiche e collettive, saggi e monografie.


turismo.it

Il Mito e la Poesia Passeggiata Letteraria al Museo Sabato 3 agosto ore 18.00 Museo Archeologico Nazionale Jatta - Ruvo di Puglia




Nell’ambito della rassegna estiva Immaginari – scene d’estate 2019 del Comune di Ruvo di Puglia, In folio Associazione Culturale, in collaborazione con la Pro loco, ripropone, dopo il successo dell’estate 2018, la sua insolita Passeggiata letteraria al tempo dei Miti e nel tempo eternato sui preziosi vasi del Museo. Protagonisti di questo viaggio sono il Museo Archeologico Nazionale Jatta, i miti, la poesia, il fascino della storia e della potenza narrativa della pittura. Conosceremo le divinità Niobe, Efesto e le Nereidi, Eracle e Le Esperidi, Bellerofonte e Talos, leggeremo del loro mondo leggendario, di storie d'amore e guerra, di passione e indifferenza, di coraggio e paura. Ci avvicineremo alla poesia dipinta sui vasi e giunta ai nostri tempi con immutato splendore artistico e storico.
Ritrovo ore 17.45 presso il Museo Archeologico Nazionale Jatta - Piazza Bovio, 35 Ruvo di Puglia.
Inizio passeggiata ore 18.00. Si raccomanda la massima puntualità. Il numero massimo di partecipanti è   20.

La partecipazione è gratuita ma con prenotazione obbligatoria presso l’Ufficio IAT Via V. Veneto, 48 - telefono: 080.3628428

segnalazione web a cura di Turismo Culturale

Mostra / Reportage. Ellis Island, la porta del «nuovo mondo»... quando i migranti eravamo noi

Ellis Island, la porta del «nuovo mondo»... quando i migranti eravamo noi
avvenire

Annie Moore arrivò il 1° gennaio 1892 dopo una lunga traversata sull’oceano. Si era imbarcata due settimane prima su una nave a vapore partita da Cork, nell’Irlanda meridionale. Quel giorno, nell’isoletta alle porte di New York, si respirava aria di festa. Il centro immigrazione era stato appena inaugurato e si preparava ad accogliere i primi emigranti in arrivo dal Vecchio Continente. Possiamo immaginare lo stupore e la felicità di quella 17enne irlandese quando il capo degli ispettori, John Weber, le consegnò una moneta d’oro da dieci dollari aprendole le porte del sogno americano. Una statua in bronzo all’interno del Museo nazionale dell’immigrazione di Ellis Island la ricorda oggi come la prima emigrante arrivata qua alla ricerca di una vita migliore. Dopo di lei sarebbero sbarcati altri dodici milioni di uomini, donne e bambini in gran parte europei, tantissimi dei quali italiani. 
Annie Moore è diventata un simbolo di quell’emigrazione epocale iniziata nella seconda metà dell’Ottocento, sebbene uno studio recente abbia accertato che negli Stati Uniti non trovò mai la fortuna che cercava. Trascorse il resto della sua vita in povertà in un sobborgo di New York e morì poco più che 40 enne a causa di un attacco cardiaco, dopo aver seppellito cinque dei suoi undici figli, sfiniti dalle malattie e dalla denutrizione. 
Per oltre sessant’anni Ellis Island è stata la porta d’accesso al “nuovo mondo” e visitandola oggi è quasi impossibile non volgere il pensiero a chi, anche ai giorni nostri, è costretto a intraprendere viaggi simili, e vede spesso i suoi sogni sfociare nella disillusione. Un secolo fa questa era l’isola della speranza, nota anche comel’isola delle lacrime perché in tanti vi conobbero umiliazioni, deportazioni, respingimenti. Le famiglie qui potevano ricongiungersi oppure finire fatalmente divise da un destino crudele. 
La Statua della Libertà è così vicina che sembra quasi di poterla toccare. I grattacieli di Manhattan spiccano all’orizzonte lasciando immaginare la carica emotiva di chi arrivava qui dopo un’interminabile traversata oceanica. L’edificio principale di Ellis Island, in mattoni rossi con quattro torrette all’esterno, è stato interamente restaurato e aperto al pubblico nel 1990 e ospita oggi l’unico museo statunitense che documenta la storia dell’immigrazione dall’era coloniale ai giorni nostri. Ogni anno viene visitato da oltre quattro milioni di persone perché quasi la metà degli attuali abitanti degli Stati Uniti ha almeno un familiare passato dalle sue stanze.
Nel 1892 questa isoletta artificiale costruita con i detriti degli scavi della metropolitana di New York venne trasformata in un centro di ispezione per i migranti in arrivo negli Stati Uniti. Cinque anni dopo l’edificio principale finì distrutto da un incendio ma fu ricostruito e ampliato con nuovi spazi aggiunti per adeguare l’isola al crescente transito di persone provenienti da ogni parte del mondo. Le loro storie, in gran parte anonime, prendono forma al primo e al secondo piano con una serie di mostre fotografiche di grande impatto. Le sale e le stanze oggi adibite a spazi espositivi ricostruiscono esperienze di vita vissuta facendo ascoltare le voci registrate dei protagonisti e mostrando piccoli oggetti d’uso quotidiano come valigie, ceste, sacchi, utensili e abiti d’epoca.
«Sono venuto in America credendo che le strade fossero lastricate d’oro», recitava un famoso canto degli emigrati italiani, «ma quando sono arrivato ho visto che le strade non erano lastricate affatto e che toccava a me lastricarle». Ci sono stanze rimaste intatte da allora, come i dormitori nei quali sostavano i malati o le persone sottoposte a quarantena. Sempre al secondo piano si trova anche il luogo forse più evocativo dell’intero museo:l’enorme “Registry room”, la sala dove le persone attendevano con paura e trepidazione la chiamata degli ispettori per espletare l’ultima parte burocratica e ottenere finalmente il permesso di sbarcare. In quei lunghi interrogatori venivano loro richiesti i dati anagrafici, la professione, la destinazione, la disponibilità di denaro, gli eventuali carichi penali. E, non ultimo, l’orientamento politico. In poche ore si decideva il destino di intere famiglie
Il restauro ha ricreato un ambiente identico a com’era cento anni fa: l’imponente soffitto a volta in mattoncini bianchi, il pavimento color vermiglio, le bandiere a stelle e strisce issate sui parapetti. L’assenza delle panche dove sedevano gli emigranti in attesa di giudizio conferisce al grande salone ormai spoglio un’atmosfera di tragica ineluttabilità. Ma la “Registry Room” era soltanto l’ultima tappa di un lungo percorso che nella maggior parte dei casi si concludeva sui traghetti per Manhattan. Prima di arrivare lì i passeggeri di prima e seconda classe delle navi venivano ispezionati nelle loro cabine e scortati a terra dagli ufficiali dell’immigrazione. I più poveri, quelli che avevano viaggiato in terza e quarta classe, erano invece inviati sull’isola dove i medici li controllavano frettolosamente. 
Chi non superava gli esami veniva contrassegnato sulla schiena con un gessetto e sottoposto a ulteriori accertamenti. Una croce in caso di sospetti problemi mentali, altri simboli o lettere per disturbi quali ernia, tracoma, congiuntivite, patologie al cuore, ai polmoni o anche per una semplice gravidanza. Dai registri ufficiali risulta che appena il 2% degli emigranti sia stato respinto, circa un migliaio di persone al mese. Spesso venivano immediatamente reimbarcati sulla stessa nave che li aveva portati negli Stati Uniti e che in base alla legislazione americana aveva l’obbligo di riportarli nel porto dal quale erano partiti. Molti preferirono suicidarsi, piuttosto che affrontare il ritorno a casa. Le regole di esclusione erano spietate e imponevano che i vecchi, i ciechi, i sordomuti, i deformi e le persone affette da infermità, malattie mentali o contagiose non potessero accedere al suolo americano.
Il centro di Ellis Island era stato progettato per accogliere 500 mila persone all’anno, ma agli albori del secolo ne arrivarono circa il doppio, con oltre un milione di approdi nel solo 1907, l’anno più difficile. In seguito i decreti sull’immigrazione degli anni ’20 posero fine alla politica di «porte aperte» degli Stati Uniti e introdussero rigide quote d’ingresso basate sulla nazionalità. La Grande depressione del 1929 limitò drasticamente gli arrivi, che scesero dai circa 240mila del 1930 ai 35mila nel 1932. Ellis Island si trasformò a poco a poco da centro di smistamento degli immigrati a luogo di raccolta per deportati e perseguitati politici. Durante la seconda guerra mondiale vi furono rinchiusi italiani, tedeschi e giapponesi e anche in seguito venne utilizzata principalmente per la detenzione. La struttura venne chiusa definitivamente il 12 novembre 1954 e gli edifici in disuso andarono lentamente in rovina. L’ultima mostra fotografica racconta gli anni dell’abbandono e della successiva rinascita, con il lungo restauro che ha trasformato Ellis Island in un luogo imprescindibile della nostra memoria recente.

Da Guggenheim 'Una tempesta dal Paradiso' a Milano

 © ANSA
MILANO - Un gruppo di bambini, vicino a Kabul, gioca a cavallo della carcassa di un aereo da guerra sovietico abbattuto, tentando senza successo ma con infinito ottimismo di ripararlo con del cotone e delle corde: il video 'In transito' di Lida Abdul è uno dei momenti più intensi della mostra 'Una Tempesta dal Paradiso: Arte Contemporanea del Medio Oriente e Nord Africa', che si apre l'11 aprile alla Gam di Milano. L'esposizione, che dà il via all'Art week milanese, è l'ottava e ultima tappa del progetto MAP Global Art Initiative, frutto della collaborazione tra il Guggenheim di New York e UBS a sostegno dell'arte contemporanea e della formazione.
Organizzata da Sara Raza, curatrice della Guggenheim UBS MAP per il Medio Oriente e il Nord Africa, in collaborazione con i conservatori della Gam Paola Zatti e Omar Cucciniello, la mostra - presentata in anteprima al Guggenheim Museum nell'aprile del 2016 - presenta 16 lavori realizzati da 13 artisti impegnati a riflettere sugli snodi più critici di Medio Oriente e Nord Africa. "La mostra - spiega Richard Armstrong, direttore del Guggenheim - ci spinge a confrontarci con idee stimolanti e con strategie artistiche rigorose, tutte in grado di farci riflettere su una regione vitale del mondo d'oggi". "Molti degli artisti in mostra - aggiunge Raza - mettono in dubbio la capacità delle 'verità' oggettive di cogliere in maniera adeguata le realtà sociali del nostro mondo. Nascondendole fra storie inventate e immagini fantastiche, le loro opere veicolano idee che sfidano le prospettive apertamente politicizzate e stereotipate sulla regione e sulla sua storia, idee che potremmo definire 'contrabbando concettuale'".
Ecco così l'opera che dà il titolo alla mostra - "Ma una Tempesta Spira dal Paradiso (But a Storm Is Blowing from Paradise, 2010)" di Rokni Haerizadeh - in cui l'artista elabora le immagini acquisite dai mass media trasformando i suoi soggetti in creature ibride, a metà tra esseri umani e animali, in una panoramica grottesca sulla decadenza della realtà contemporanea. A mettere in discussione le solite rappresentazioni del Medio Oriente anche l'installazione di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, 'Immagini Latenti, Diario di un Fotografo, 177 Giorni di Performance', con 354 libri esposti su 177 mensole di metallo, contenenti le descrizioni di ipotetiche foto scattate durante la guerra civile libanese da un fotografo immaginario, Abdallah Farah, a dimostrazione del sottile confine tra mito e realtà. Dal dramma reale dei bambini che emigrano in Turchia nasce invece 'Crea la Tua Storia con il Materiale Fornito di Gülsün Karamustafa': una composizione di trenta magliette bianche, taglia bambino, che l'artista ha chiuso ricucendole con del filo nero.

ansa

Roma Maxima, segreti città immortale

 Roma ''museo a cielo aperto'' da girare in motorino, ''a caccia di Caravaggio'' o sotto le stelle di notte per Willem Dafoe. Dal Pantheon a Montecitorio, fino a Fontana di Trevi, tutto a piedi, tra le trattorie tipiche con Andy Garcia, che qui ha girato il Padrino III con Francis Ford Coppola e Bent di Bobby Moresco. E poi , l'isola Tiberina, vista da ponte Garibaldi, con il Tevere che l'abbraccia per Nicola Piovani, che ricorda l'incontro casuale a Trastevere con Elsa Morante all'alba. La città che ''sa di mare'', dove ''i monumenti sembra prendano vita'', che Kasia Smutniak confessa di girare a volte in Ape. I tramonti dorati sul Giardino degli Aranci della top model Maria Carla Boscono. Fino ai ricordi da bambina di Alba Rorhrwacher, incantata davanti ai Fori imperiali. È la Roma tutta da (ri)scoprire con ''Roma Maxima.
    Storie, luoghi e segreti. Guida a una città immortale'', nuovo volume de Le Guide di Repubblica, in edicola nella capitale da sabato 27 gennaio e in tutta Italia dal 30 (in vendita anche in libreria e online su Amazon, Ibs e nello Store delle guide di Repubblica, anche in inglese, pp. 594 - 12,90 euro). Una chiave per aprire lo scrigno dei tesori della capitale, copertina d'autore realizzata da Piero Pizzi Cannella, ''con 16 passeggiate metropolitane e 15 laziali'', alla scoperta delle icone imperdibili per chi arriva per la prima volta - da Campo de' Fiori a Trinità dei Monti, Castel S. Angelo o il Quirinale - ma anche di luoghi meno turistici, come Tor Marancia, Garbatella e il Quadraro, durante l'arco di un'intera giornata, dalla colazione alla cena, fino alla vita notturna con i locali più in voga e gli eventi esclusivi. ''Nel 2018 realizzeremo 36 guide d'Italia, ma secondo me questa è la più bella degli ultimi quarant'anni'', racconta Giuseppe Cerasa, direttore de Le Guide di Repubblica, presentando il volume insieme al presidente di AltaRoma, Silvia Venturini Fendi, all'assessore allo sviluppo economico della Regione Lazio Guido Fabiani, al vicesindaco di Roma, Luca Bergamo e al presidente della Camera di commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti. Tra aneddoti, consigli pratici, storie da non perdere, ad arricchire il volume anche tanti consigli di autori, star di Hollywood, modelle, scrittori, con il racconto della loro ''prima volta'' e di quei luoghi (molto spesso sapori) che a Roma hanno scoperto come in nessun'altra parte del mondo. Ma anche quelli di 15 giornalisti corrispondenti delle principali testate estere, da El Pais al Wall Street Journal, il Churichi Tokyo Symbol e The Jerusalm Post, che Roma l'hanno adottata come seconda (a volte ormai prima) casa.
    Da non perdere la ricca galleria di indirizzi di artigiani e botteghe, dalle scarpe fatte a mano che amavano gli Agnelli al gelato più amato dalle figlie di Obama o lo storico laboratorio di parrucche del Premio Oscar Rocchetti, che tramandano di generazione in generazione l'eccellenza del Made in Italy. E, per quando si torna a casa, anche le ricette dalle cucine dell'alta nobiltà romana. (ANSA).

A Washington il più grande Museo della Bibbia. Edificio otto piani vicino Congresso. Anche ristorante a tema

Otto piani dedicati al libro che piu' di tutti ha influenzato la storia dell'umanità. Washington ha pensato in grande e deciso di aprire il museo piu' grande al mondo appunto sulle Sacre Scritture. 'The Museum of the Bible' inaugurerà ufficialmente al pubblico il 18 novembre e su una superficie di quasi 40mila mq racconterà la storia meravigliosa della Bibbia. L'obiettivo e' quello di invitare le persone ad interagire con il libro attraverso un approccio sopra le parti, ossia che accoglie tutte le tradizioni o scuole di pensiero.
"Questo e' il museo privato della Bibbia piu' grande al mondo - ha detto all'ANSA Steve Bickley - vice presidente per il marketing - e' stato realizzato interamente con fondi privati e ha un unico scopo, quello di far dialogare le persone con la bibbia" .
Il museo si trova in un ex magazzino non lontano dal National Mall e dal Congresso. L'imponenza dell'edificio e del messaggio insito e' visibile gia' dall'ingresso chiamato 'Gutenberg Gates' (i cancelli di Gutenberg), una sorta di Porta Santa, in questo caso sempre aperta, realizzata dall'artista Larry Kirkland il quale sulla sua opera ha inciso le prime 80 righe della Genesi in latino come quelle originariamente stampate nella Bibbia di Gutenberg. Varcata la soglie d'ingresso, lungo il corridoio ci sono pannelli in vetro con una traduzione del Salmo 19 (attribuito a Re Davide) in 16 lingue.
All'interno il museo e' diviso in sezioni che affrontano principalmente tre temi, l'impatto della Bibbia, le storie della Bibbia, ossia il Vecchio Testamento, Gesu' di Nazareth e il Nuovo Testamento, reperti e manufatti della Bibbia. Non mancano le mostre, sia a rotazione sia che permanenti come una dedicati ai Musei Vaticani. Fino al 7 gennaio, inoltre, sara' messo in scena anche il musical di Broadway 'Amazing Grace'. "La Bibbia - ha spiegato all'ANSA Cary Summers, presidente del museo - influenza le nazioni a livello globale da oltre duemila anni, per questo abbiamo pensato che si doveva costruire un grande museo dove raccogliere e custodire tutte le storie che riguardano questo libro". Summers ha inoltre aggiunto che anche se nel mondo esistono tanti musei della Bibbia, nessuno come quello di Washington mette insieme tutte le tradizioni.
Anche il ristorante, situato all'ultimo piano del museo e con terrazza, e' a tema e non a caso e' stato chiamato 'Manna', secondo la dottrina abramitica la sostanza commestibile che Dio somministrò agli Israeliti durante le loro peregrinazioni nel deserto, dopo l'uscita e la liberazione dalla schiavitù in Egitto. Il menu richiama la tradizione medio-orientale. L'ingresso al museo e' completamente gratuito, tuttavia si accettano donazioni. https://www.museumofthebible.org
ansa

A Milano l'arte che rompe le regole del museo


PRENOTA HOTEL

MILANO - Tutto ciò che è vietato fare in un museo o in una galleria d'arte diventa possibile, anzi auspicabile, nella mostra collettiva "Take Me (I'm Yours)" ("Prendimi, sono tuo"), in scena al Pirelli Hangar Bicocca dal primo novembre al 14 gennaio. Anziché trovare cartelli alle pareti con scritto "Non toccare", qui i visitatori sono invitati intervenire sulle installazioni di una cinquantina di artisti internazionali (15 gli italiani), modificando, aggiungendo o addirittura asportando parti.
I lavori si possono indossare, usare, mangiare, anche portare via, lasciando in cambio oggetti o cimeli personali. Un esempio è l'opera "Dispersion" del francese Christian Boltanski: mucchi di abiti usati tra cui è possibile possibile sceglierne uno, provarlo e portarlo via in una borsa di cartone disegnata dallo stesso artista (acquistabile all'ingresso, che invece è gratuito). A ideare la mostra fu proprio Boltanski, che la realizzò per la prima volta nel 1995 alla Serpentine Gallery di Londra, insieme al curatore Hans Ulrich Obrist, lo stesso che oggi cura l'allestimento a Milano. "L'idea nasce dal 'tabù' che in una mostra le opere non si possono toccare, reinventando le regole del gioco - ha spiegato Obrist alla presentazione -. L'intento è affermare un'arte democratica, per tutti. Lo spettatore è al centro, il vero medium è la 'generosità': si può prendere ma anche dare".
    Negli anni diverse versioni della mostra sono state allestite a Parigi, Copenhagen, New York e Buenos Aires (che proprio in queste settimane ne ospita un'altra). A Milano il pubblico può interagire con le opere di alcuni degli artisti già presenti nel 1995: ad esempio partecipando alla lotteria di Douglas Gordon per vincere una cena insieme a lui oppure prendendo le spillette del duo Gilbert & George o ancora mangiando i cioccolatini di Carsten Höller che sull'involucro riportano la scritta "Future".
    Ogni opera è un mondo a sé, frutto di artisti di diverse generazioni e provenienze. Tra quelli presenti all'Hangar Bicocca c'è anche Yoko Ono con i suoi Wish Trees, due alberi di limone su cui è possibile appendere dei biglietti con i propri desideri. Il pubblico potrà prendere una copia del poster che Maurizio Cattelan ricevette in dono da Alighiero Boetti, raccogliere le caramelle alla menta dell'installazione di Felix Gonzalez-Torres, creare la propria mappa di Milano grazie al progetto di Ugo La Pietra, scattarsi un selfie e aggiungerlo alle foto di Franco Vaccari, scambiare e lasciare oggetti all'interno delle installazioni di Alison Knowles e Jonathan Horowitz. Gli spettatori potranno farsi ritrarre da un disegnatore nello spazio performativo di Francesco Vezzoli o ritrarre essi stessi un modello in posa. Per l'a.d. di Pirelli Marco Tronchetti Provera si tratta di una mostra "da vivere", anche grazie alle diverse performance in programma dentro e fuori l'Hangar Bicocca.
ansa

A Galleria nazionale 'Museo per tutti'


E' al via alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma una prima fase di sperimentazione del progetto 'Museo per tutti', finalizzato ad accogliere e supportare negli spazi museali le persone con disabilità intellettiva, che in Italia potrebbero toccare i 2 milioni.
    Grazie a una guida ad hoc (scaricabile da Internet e comunque gratuita) che, attraverso una scelta di 8 opere, racconta le collezioni in modo semplice e percepibile, "cambierà il modo di stare nel museo con l'obiettivo di far sentire a proprio agio tutti i visitatori", dice Carlo Riva, direttore de 'L'abilità associazione onlus', che ha realizzato il progetto in collaborazione con la Fondazione De Agostini e la Gnam.
    'Museo per tutti' dovrebbe entrare a regime fra marzo e aprile. Le opere selezionate vanno dal monumentale Ercole e Lica di Antonio Canova alla Battaglia di San Martino di Michele Cammarano, dal Grande Rosso di Alberto Burri a Il giardiniere di Van Gogh e le Tre età di Gustav Klimt, tra i più famosi capolavori della Gnam.

ansa

L'Ospedale delle bambole da bottega a museo

Le bambole vecchie e rotte potranno avere una seconda vita. Accade a Napoli, nei locali delle restaurate scuderie di Palazzo Marigliano, dal 21 ottobre sede definitiva dell''Ospedale delle Bambole'. Un vero e proprio ospedale dotato di pronto soccorso, di corsie di degenza attrezzate con mini lettini e di reparti di specialistica: dall'oculistica all'ortopedia passando per la sala gessi. A curare le bambole dalle loro ferite e dai loro acciacchi dovuti all'età ci saranno il primario Tiziana Grassi, le sue assistenti, ma anche i bambini che potranno, una volta indossati i piccoli camici colorati situati all'ingresso dell'ospedale, aiutare le dottoresse a riparare gambe, braccia, occhi, a risistemare parrucche e ogni altra 'operazione' necessaria per far rivivere le bambole. Ma l'Ospedale accoglie anche peluche in un'apposita area veterinaria.
"In un ospedale - ha detto la dottoressa Grassi - c'è sempre bisogno di assistenza e i bambini saranno i miei paramedici. Finalmente, dopo venti anni, grazie a questo spazio possiamo far vedere tutto quello che abbiamo conservato con amore e con passione". L'Ospedale è un museo-bottega che si sviluppa su 180 metri quadri ed ospita una collezione centenaria di bambole, burattini, giocattoli d'epoca e pastori, catalogati per tipologia, provenienza e periodo storico. Lo spazio sarà aperto al pubblico dal lunedì al sabato dalle 10.30 alle 18 e nel periodo natalizio anche la domenica. Chi vorrà visitare l'Ospedale verserà un contributo di 3 euro che aumenterà leggermente se si vorrà indossare il camice, entrare in corsia e aiutare le dottoresse ad aggiustare le pazienti.
L'Ospedale si configura come un vero e proprio laboratorio di restauro dedicato alla cura e alla conservazione di un patrimonio culturale che per la sua unicità ha contribuito a caratterizzare la memoria storica di Napoli. L'Ospedale infatti nasce dall'eredità familiare della famiglia Grassi e dalla bottega storica di Luigi Grassi, padre di Tiziana, che per anni ha richiamato l'attenzione e la curiosità al civico 81 di via San Biagio dei Librai, a pochi passi dalla nuova sede dell'Ospedale delle Bambole. Lo spazio apre le porte anche alla collaborazione con altri artigiani attraverso 'Il Banco dell'Ospitalità'. La prima collaborazione è con l'orafo napoletano Gustavo Renna che ha realizzato per l'Ospedale una collezione di collane, bracciali e anelli che custodiscono in montature aperte o a scrigno foto di bambole antiche o degli stessi componenti della famiglia Grassi mentre sono all'opera. A completare lo spazio, ci sarà anche 'La Stanza delle meraviglie' che sarà completata per il Maggio dei Monumenti 2018 e che riprodurrà in scala ridotta la storica bottega di famiglia.
ansa

Al Mann il pavimento di Villa dei Papiri

 Si cammina su uno stupefacente pavimento originale da Villa dei Papiri, in sale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli che erano chiuse da anni e che da domani al 16 ottobre tornano a vivere con la mostra 'Amori divini', percorso di 'seduzione e trasformazione' nel mito greco, da Narciso a Ermafrodito. Ottanta le opere, non solo antichità vesuviane (pitture, sculture, gemme e suppellettili) e dalla Magna Grecia, ma anche dipinti e sculture del XVI e XVII secolo di autori come Tiepolo (Diana e Atteone) e Cagnacci (Ratto d'Europa), provenienti da importanti musei. Voluta da Paolo Giulierini, direttore-manager al momento 'decaduto' a causa della sentenza del Tar (ma presente in forma privata alla importante giornata per il Mann), la mostra è curata da Anna Anguissola e Carmela Capaldi, con Luigi Gallo e Valeria Sampaolo, promossa dal MIBACT con l'organizzazione di Electa.
ansa

'Benvenuta Estate' al Museo di Pietrarsa Una offerta valida dal 21 al 25 giugno

PORTICI (NAPOLI) - Cinque giornate tra cultura e relax nei giardini all'aperto, le locomotive e i treni che hanno unito l'Italia dal 1839 ad oggi. E' l'iniziativa 'Benvenuta Estate' in programma dal 21 al 25 giugno al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa che prevede l'ingresso gratuito per i ragazzi fino ai 18 anni di età. La promozione, valida fino a un massimo di due minori per coppia di adulti, è una ulteriore proposta messa in campo per valorizzare il complesso dell'antico opificio borbonico che apre i suoi spazi esterni, di recente restaurati, a gruppi di famiglie e adolescenti. ''L'offerta parte il 21 giugno in concomitanza con il primo giorno della stagione estiva e dà la possibilità a chi lo vorrà, di trascorrere una giornata nei nostri spazi verdi che affacciano sul mare'' dice il direttore del Museo, Oreste Orvitti. L'area verde ha un ampio anfiteatro per l'allestimento di spettacoli e manifestazioni oltre a un Giardino del Mediterraneo caratterizzato da essenze, siepi e arbusti tipici dell'ambiente marino costiero. Da qui è possibile ammirare la veduta che dà sul Golfo di Napoli. Gli ospiti, nelle stesse giornate, potranno visitare anche i padiglioni con le locomotive d'epoca (tra queste la riproduzione della Bayard che il 3 ottobre 1839 trainò il convoglio inaugurale della Napoli - Portici ) e fare un viaggio nella storia grazie all'allestimento multimediale in realtà aumentata: una vera e propria immersione tridimensionale all'epoca della prima ferrovia Napoli
ansa

Mattarella celebra il Tricolore a Reggio Emilia Per le strade del centro storico un vessillo lungo 1797 metri

(ANSA) - REGGIO EMILIA, 6 GEN - Il Primo Tricolore compie 220 anni: si celebra domani a Reggio Emilia la nascita del vessillo nazionale, avvenuta nella sala del municipio il 7 gennaio 1797, quando il l'insegna di tre colori divenne bandiera della Repubblica Cispadana. A ricordarlo ci sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Le celebrazioni istituzionali cominceranno alle 10.30 in piazza Prampolini, per poi spostarsi in Comune e al teatro Valli.
    Dalle 11.30, per le strade del centro storico, si terrà la sfilata di un grande drappo tricolore di 1797 metri (come la in cui nacque il vessillo). L'evento, con partenza da piazza Gioberti, è promossa da Anrp/Lions club Re Host "Citta del Tricolore", in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia.
   
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Sulle tracce di Oetzi a 25 anni dal ritrovamento Una mostra e un tour in Val Senales per l’uomo "venuto dal ghiaccio"

Escursioni guidate, esposizioni aperte al pubblico e visite didattiche con passeggiate: sono solo alcune delle manifestazioni previste per il venticinquennale dal ritrovamento della mummia di Similaun.
Il 19 settembre di 25 anni fa la pacifica regione altoatesina di Val Senales passò alla storia per il ritrovamento casuale di un corpo mummificato, risalente a più di 5mila anni fa. Durante un’escursione a 3.210 metri d’altezza, nei pressi del sentiero che dal rifugio Similaun porta al Giogo di Tisa, due turisti tedeschi videro un corpo mummificato, restituito dal ritiro dei ghiacciai, che risultò dopo veloci indagini la più importante scoperta archeologica del secolo. Il corpo, perfettamente conservato dal ghiaccio con accanto della corteccia di betulla, apparteneva a un pastore preistorico, informalmente chiamato Oetzi, vissuto all’età del rame, oggi conservato in una cella frigorifera accessibile al pubblico nel museo archeologico dell’Alto Adige di Bolzano.
Per celebrarne il ritrovamento sono state organizzate alcune iniziative speciali, tra cui numerose escursioni guidate nei luoghi del ritrovamento e la mostra Heavy Metal - Come il rame cambiò il mondo. L’esposizione, aperta al pubblico nel museo archeologico di Bolzano fino al 14 gennaio, ripercorre la storia del rame attraverso le attrezzature ritrovate accanto al corpo mummificato di Oetzi, in particolare una preziosa ascia che lo distingueva come importante personalità.
L’esperienza più affascinante, tuttavia, è l’escursione sui luoghi del ritrovamento, organizzata lungo due percorsi: l’Ötzi Glacier Tour, in programma il 20 e il 27 settembre, e la salita alla punta della Vedretta, a 3.269 metri, seguendo il sentiero archeologico, prevista per il 16, il 23 e il 30 settembre. Tra le iniziative per le famiglie sono previste visite guidate all’archeoParc Schnalstal di Madonna di Senales, un museo didattico all’aperto che presenta in modo semplice e divertente il modo di vivere degli uomini di 5mila e 300 anni fa. 
ansa

Giovedì 30 giugno si inaugura il #MuCaS, il Museo del Carnevale di Sciacca!

Una intera serata dedicata alla scoperta del nuovo Museo: alle 18.30 la conferenza stampa ed alle 19.30 il taglio del nastro con una visita guidata al museo aperta a tutta la cittadinanza; alle 21.00 nel Giardino del Museo la festa con un’esibizione dei gruppi mascherati e il cabaret di Gennaro Calabrese
fonte: comunicato stampa

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - Turismo Culturale

Matrimoni secondo la tradizione ebraica. Archivio di Stato di Milano in occasione dell'apertura straordinaria del 1° maggio

Matrimoni secondo la tradizione ebraica. L'Archivio di Stato di Milano in occasione dell'apertura straordinaria del 1° maggio, dalle 11 alle 17, presenta una ketubbah, ovvero un contratto matrimoniale ebraico, realizzata a Corfù nel 1729. Si tratta del "documento del mese" e verrà esposto insieme alle altre due ketubbah conservate nell'Archivio in una mostra allestita ad hoc nel palazzo di via Senato 10 a Milano. Archivio.JPG
Il palazzo dell'Archivio di Stato di Milano in una stampa (sito dell'Archivio di Stato di Milano)

L’illustrazione del valore diplomatistico e artistico dell’opera sarà curata daStefania Roncolato, cultrice della materia ed autrice di pubblicazioni sul tema, e avverrà della Sala delle conferenze alle 11.15.

L'apertura e la presentazione avvengono in adesione all’iniziativa voluta dal ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo che intende promuovere e diffondere la conoscenza del patrimonio culturale nazionale attraverso l’apertura straordinaria dei luoghi della cultura.

Per l’occasione verranno organizzate visite guidate alla sede monumentale secentesca voluta dal cardinale Borromeo ed al patrimonio in essa conservato. Il pubblico potrà così ammirare, tra l’altro, ipreziosi cimeli normalmente non esposti ed una parte dei 45 chilometri lineari di documentazione custodita.

Sarà visitabile inoltre la mostra “Ebrei a Milano” che dà prova della terribile realtà delle leggi razziali.

Prende così una nuova veste il progetto “Documento del mese”, nato nell’ottobre 2014 e volto a condividere col pubblico del web alcuni documenti che si distinguono per l’originalità del tema trattato, l’autore dell’atto, la forma e il supporto scrittorio della fonte. A partire dal 1° maggio, infatti, il Documento verrà presentato al pubblico ogni primo sabato del mese, con l’esposizione dell’originale unita alla pubblicazione sul sito Internet.

Alla presentazione verrà di volta in volta abbinata una iniziativa che mostrerà la ricchezza del patrimonio esposto, coniugando rigore scientifico e piacevolezza di una visita che renderà noti i tesori che sono stati e vengono tuttora scoperti tra le carte custodite nel Palazzo del Senato, un gioiello che ancora troppi ignorano. 

ketubbah.jpg
Un'antica ketubbah (da Museums in Israel)
da Avvenire

Musei: Palazzo Vecchio, orari più lunghi per feste Natale

Orari prolungati per il museo di Palazzo Vecchio in occasione delle festività. Dal 26 al 30 dicembre e dal 2 al 6 gennaio il museo sarà aperto dalle 9 e chiuderà alle 23 anziché alle 19 come secondo l'orario abituale invernale. La vigilia di Natale il museo sarà visitabile dalle 9 alle 14, e il 31 dicembre dalle 9 alle 19. Chiuso a Natale, Palazzo Vecchio sarà aperto a Capodanno dalle 14 alle 19. A Natale saranno chiusi anche tutti i musei civici, ad eccezione di Santa Maria Novella.


http://www.hotelrivoli.it/it/

fonte Ansa
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci
Turismo Culturale



Torna a vivere dopo sisma il Munda, Franceschini inaugura Museo in ex mattatoio

Dal Trittico di Beffi al Cristo deposto di Penne, oltre 100 opere scampate ai crolli del sisma del 6 aprile 2009 nel museo al Forte spagnolo cinquecentesco dell'Aquila tornano esposte in 5 grandi ambienti realizzati attraverso il recupero dell'ex mattatoio comunale. Questa la nuova incarnazione del Museo nazionale d'Abruzzo (Munda), inaugurato, oggi alla presenza del ministro per i Beni culturali Dario Franceschini. "Quando riapre un grande museo è sempre festa, all'Aquila lo è doppiamente perché è una restituzione alla città e al Paese - ha dichiarato - Solo nel settore del patrimonio culturale ci sono 150 cantieri privati aperti, 50 lavori già conclusi, 15 cantieri su interventi pubblici come questo già conclusi e decine in corso".
    Franceschini ha girato le sale in compagnia della direttrice del polo museale d'Abruzzo, Lucia Arbace, scattando foto, e ha anche ammonito gli operatori a non seguirlo con le telecamere per non danneggiare le opere. Il museo resterà aperto dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19, l'ingresso sarà gratis fino al 3 gennaio, poi il biglietto costerà 4 euro intero e 2 ridotto. Attualmente sprovviste di cartellini, le opere verranno dotate di qr code da fotografare con gli smartphone per accedere a informazioni online.
    "La città vive una crisi drammatica e deve trovare una sua prospettiva di sviluppo con un progetto strategico - ha commentato il sindaco, Massimo Cialente - Non solo l'industria ma anche la città dell'alta formazione e della cultura". Per la Arbace, "abbiamo vinto questa scommessa, ma ora dobbiamo fare in modo che questo museo diventi un grande attrattore di cultura e turismo". Per il presidente di Apindustria L'Aquila, Luciano Mari Fiamma, l'inaugurazione "potrebbe essere l'occasione per esporre ancora una volta all'Aquila il Guerriero di Capestrano già tornato in occasione del G8".(ANSA).

Dopo il disastroso terremoto del 2009 riapre a L’Aquila, sabato 19 dicembre 2015 alle ore 11.00 il Munda Museo Nazionale d’Abruzzo

Sabato riapre Museo nazionale d’Abruzzo de L’Aquila
Dopo il disastroso terremoto del 2009 riapre a L’Aquila, sabato 19 dicembre 2015 alle ore 11.00 il Munda Museo Nazionale d’Abruzzo che avrà sede nell’ex Mattatoio comunale completamente ristrutturato con tecnologie antisismiche e ripensato per questa sua nuova funzione. Un evento di elevato valore simbolico a cui parteciperà il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del turismo, Dario Franceschini.

- See more at: http://www.guidaviaggi.it/notizie/176161/#sthash.Cy8WqGVy.dpuf

Dal gelato ai carri funebri, ecco i musei più pazzi del mondo

Dai gatti al gelato, dai carri funebri al ramen istantaneo: musei improbabili per viaggi sempre sorprendenti tra Giappone e Olanda, ma anche in Spagna, Croazia, Stati Uniti e nella italianissima Bologna. Per tutti coloro che vogliono evitare la trappola di musei noiosi, Wimdu presenta alcuni tra i musei più bizzarri di tutto il mondo.

Museo delle Relazioni Finite - Zagabria (Croazia)
Si tratta di una vera e propria consolazione per i cuori infranti di tutto il mondo. Ed è così ben strutturato che nel 2011 ha vinto il premio Kenneth Hudson come museo più innovativo. L'aspetto più originale di questa istituzione? Il fatto che chiunque può contribuire inviando oggetti particolarmente rappresentativi di un rapporto ormai finito così da poterli esporre al pubblico con una breve descrizione della loro storia. Dopo tutto, che cosa c’è di meglio di un museo per dimostrare che una persona appartiene al passato? https://brokenships.com/en

Katten Kabinet - Amsterdam (Paesi Bassi)
Amsterdam è una città meravigliosa, ma diciamo la verità, pensando alle sue attrazioni più famose, una di certo sarebbe il Museo Van Gogh, ma tra le altre non penseremmo mai a qualcosa legato ai gatti. Tuttavia questo animale, che oggi è diventato un vero e proprio fenomeno culturale sul web e non solo, si è guadagnato un intero museo nella capitale olandese. Fondato da William Meijer nel 1990 in memoria del suo defunto gatto Tom, questo tempio dedicato ai gatti espone dipinti e sculture in onore del felino più famoso del mondo. Inoltre, il museo ospita 4 gatti in carne ed ossa, che, a seconda del loro stato d'animo, fanno le fusa o non vi degnano di uno sguardo, come è nel loro stile.
http://www.kattenkabinet.nl/index.php?lang=en

Museo del Ramen istantaneo - Osaka (Giappone)
È inutile nasconderlo, siamo abituati a sentire le stranezze più incredibili provenienti dal Sol Levante e di certo non sarà un museo dedicato a un piatto tipico giapponese a sorprenderci, ma due cose sono degne di nota in questo caso. In primo luogo non è solo un museo dedicato al ramen, ma al ramen istantaneo. In breve, è la versione orientale di un ipotetico museo dedicato alla pizza surgelata. In secondo luogo, siamo di fronte ad un museo che, in termini di dimensioni e qualità architettonica farebbe invidia a musei molto più famosi. E poi c'è un terzo motivo per cui vale la pena visitarlo: come souvenir è possibile creare la propria scatola di ramen istantaneo da portare a casa completamente personalizzata; sempre più utile di un magnete per il frigo con la Monnalisa.
http://www.instantramen-museum.jp/en/about/index.html

Museo dei carri funebri - Barcellona (Spagna)
Parliamoci chiaro, un museo dedicato ai carri funebri è probabilmente uno dei luoghi meno attraenti che si possa immaginare. Tuttavia, il Museo dei Carri Funebri di Barcellona, nonostante il tema decisamente impopolare, riesce a sorprendere i visitatori per la qualità dei pezzi esposti. E inoltre diciamolo: un carro funebre barocco ispirato allo stile del XVIII secolo è il sogno di tutti i megalomani che sognano un funerale in cui il morto scatena l’invidia di tutti i partecipanti. http://www.cbsa.cat/colleccio/

Museo del Gelato – Bologna (Italia)
Pensavate che la fabbrica di cioccolato fosse solo un luogo immaginario creato dalla penna di Roald Dahl? Beh, il museo del gelato a Bologna in Italia lo ricorda molto. Si Inizia con la storia del gelato nell'antico Egitto e durante l'Impero Romano (per scoprire quale era il gusto preferito di Tutankhamon) per poi passare ai segreti per la preparazione di un gelato perfetto e infine si arriva al momento dell’assaggio ... e qui l'unica raccomandazione è quella di fare attenzione all’emicrania da gelato.
http://gelatomuseum.com/en/

Museum of Bad Art – Sommerville (Stati Uniti)
Questo è il museo ideale per tutti quelli convinti che sarebbero riusciti a dipingere persino la Guernica. O, per dirlo meglio, è il museo dove sono stati raccolti tutti i tentativi – clamorosamente falliti - degli aspiranti Picasso di tutto il mondo. Boston è una delle città più belle degli Stati Uniti e ospita il Museo delle Belle Arti, che grazie alle opere di Gauguin e Van Gogh è tra i più visitati al mondo. Tuttavia, se gli Impressionisti ormai si conoscono a memoria, si può fare un salto a Sommerville, a pochi chilometri dalla città, dove sorge il Museo of Bad Art, che ospita alcuni dei quadri più orribili che la mente umana abbia mai concepito. Basta seguire il motto del museo "Arte troppo brutta per essere ignorata" e godersi l’orrore! http://www.museumofbadart.org/about/somerville.php
ansa

Dai monaci al turismo. Museo, piazza e monastero per rilanciare il paese

SAN BENEDETTO PO. I restauratori danno gli ultimi ritocchi al busto in gesso di Matilde con elmo e spada che sovrasta l'ingresso al museo. La nobile guerriera, oggi candida dopo la ripulitura, è un simbolo del paese da secoli in lotta con le acque, e per questo capace con tenacia di produrre ricchezze della terra ed eccellenze religiose e culturali. Acqua, terra e cielo. Un destino assecondato dalle ultime amministrazioni che hanno dato impulso alla vocazione turistica sistemando il centro storico, la piazza e il complesso monastico con il suo museo. Per capire San Benedetto Po, in effetti, basta addentrarsi nel Museo che occupa tre ali del monastero benedettino. Che chiuderà i battenti in dicembre per riaprirli ad aprile, ultima tranche del cantiere da 2 milioni e mezzo di una delle più grandi collezioni etnografiche d'Italia. Dai campi al museo. Le collezioni nacquero dalla passione di un gruppo di giovani che negli anni '70 capì che il mondo contadino rischiava di andare irrimediabilmente perduto. «Giravamo le campagne con un furgone - ricorda ora Benito Benatti, 'anima' dell'associazione Amici della Basilica - raccogliendo quanto andava gettato: attrezzi, mobili, vestiti. Tutto». Un'intuizione profetica, per salvare una memoria antica e che il nuovo allestimento museale metterà in rilievo. «Abbiamo oltre 10mila reperti - spiega la conservatrice Federica Guidetti -. Ma ne esporremo pochi, organizzati in sale didattiche, senza lasciare nulla al caso. Valorizzare il contenitore, il complesso benedettino, sarà la vera sfida». Un impegno che renderà ancora più unico un museo il cui filo rosso è il rapporto con il territorio. Nato dalla gente attraverso raccolte e donazioni, si rivolge alla gente, scuole e visitatori attraverso il dialogo con le persone del luogo. Perché le guide non sono nastri registrati, ma volontari degli Amici del museo. Persone in carne ed ossa che sanno tramandare la San Benedetto forgiata nei chiostri benedettini, ma ben viva e vegeta.
Cultura e turismo. «Il museo non è un contenitore morto. È una fabbrica - dice sorridendo Benatti - e gli operai sono i ristoranti, i bar, gli agriturismi della zona». Una realtà che anche i numeri confermano. Nel 2002 l'offerta d'ospitalità era di 3 camere, 6 posti letto in un unico Bed and Breakfast. Ora le strutture sono 19 per 173 posti letto. Un boom che ancora prosegue, legato al Millenario Polironiano del 2007 che ha fatto conoscere la "Cassino del Nord" e il suo complesso monastico in Italia. Da lì in poi sono venuti i riconoscimenti, come quello dei Borghi più belli d'Italia, e i progetti, come l'inserimento nella lista Unesco. L'economia solida. La vocazione locale si capisce ancor più leggendo i dati economici della Camera di Commercio. Settecentoquarantadue imprese registrate a fine settembre, un terzo nell'agricoltura, un terzo in servizi legati al turismo e 1.131 imprenditori, uno ogni 7 abitanti. Un dato rimasto stabile negli ultimi tre anni, nonostante la crisi che ha inciso più riducendo il numero degli addetti, operai e impiegati, che delle aziende ed erodendo la base artigianale. Il ricambio è avvenuto, come in altre città, con un aumento dei piccoli imprenditori extracomunitari, che oggi sono 66 contro i 53 di 3 anni fa. Rispetto al 2000, ultimo censimento, cala il numero delle aziende agricole, mentre la superficie coltivata rimane uguale, segno di un progressivo fenomeno di concentrazione fondiaria. Complessivamente, insomma, l'economia tiene, pur con qualche calo, grazie alla crescita delle medie imprese a scapito dell'artigianato e dei piccoli fondi agricoli. In un territorio così vasto, 69 km quadrati, e frammentato in 8 frazioni, bar e caffè restano alti di numero (39) mentre, segno dei tempi, le pizze al taglio (4) hanno superato i panifici (3). Il futuro. Le tendenze sono già delineate. Ancora una volta ritornare al museo è la chiave. Le sale raccontano delle piene del Po e della produzione di Parmigiano, delle corti agricole e dei salumi. Partendo dal passato per arrivare al presente. E guardando al futuro con schermi multimediali, immagini tridimensionali, oltre al nuovo sito internet e Facebook. Quasi 42mila visitori nel 2008, l'anno delle mostre sul Millenario, contro i 13mila di media. In una parola: San Benedetto punta a crescere valorizzando il patrimonio del passato.

gazzettadimantova © RIPRODUZIONE RISERVATA