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Opere al Telefono al Palazzo Magnani di Reggio Emilia




Opere al telefono

Tutti i mercoledì fino al 23 dicembre dalle 17 alle

Continuano le Opere al telefono! Partecipa anche con i tuoi bambini!

Fino al 23 dicembre, tutti i mercoledì dalle 17 alle 19 sarà possibile ascoltare la storia di una delle opere esposte nella mostra True Fictions. Fotografia visionaria dagli anni '70 ad oggi, al momento chiusa a causa dell'emergenza sanitaria.
Come? Al telefono, come faceva il celebre personaggio di Gianni Rodari, raccontando ogni sera le favole a sua figlia lontana.

Basterà sfogliare il catalogo presente sul sito, scegliere l’immagine che più incuriosisce e chiamare il numero 0522/444446. Risponderà lo staff della Fondazione che vi racconterà tutto sulla fotografia prescelta, a partire dalle tecniche utilizzate, alle idee che hanno fatto nascere il progetto, alla vita dell'artista.

Se chiamerete insieme ai vostri bambini lo staff sarà felice di raccontare l'opera anche a loro, cercando i particolari più curiosi e chiacchierando con i più piccoli alla scoperta di tutte le verità e le finzioni che queste particolari immagini nascondono.

Se trovate il telefono occupato, prenotatevi compilando il form sul nostro sito, verrete richiamati al più presto!

(fonte Newsletter)


Avventure tra le pagine, la lettura si fa al museo. Maratona di eventi in simultanea in tutta Italia da 13 a 15/11

 

ROMA - I libri che diventano protagonisti nei musei e nei luoghi della cultura, in una maratona di eventi digitali riservati ai più piccoli, tra letture animate e laboratori creativi: è Avventure tra le pagine - Leggiamo al museo!, l'iniziativa promossa dall'associazione Kid Pass Culture e dal portale Kid Pass, che si terrà in simultanea in tutta Italia dal 13 al 15 novembre, pensata per permettere a bambini e ragazzi di continuare a fruire di una interessante offerta culturale nonostante le restrizioni dovute alla pandemia.

Tanti i musei che hanno aderito all'iniziativa (il programma completo è consultabile sul sito avventuretralepagine.it): tra questi Ocean Space, il centro nato nel 2019 con lo scopo di alfabetizzare, ricercare e sostenere tematiche oceaniche attraverso l'arte, nel quale si terrà una speciale anticipazione il 12 novembre, con la lettura animata di Oceano (Ippocampo ragazzi) per scoprire le meraviglie del mondo marino, con la partecipazione della vlogger Penny. Nel programma della manifestazione anche l'appuntamento con "Per fare una poesia dadaista" a cura della Collezione Peggy Guggenheim, nel quale si spiegherà come usare ritagli di giornale, libri e riviste, mentre al Museo d'Arte Orientale a Ca'Pesaro si potranno conoscere i Samurai valorosi. 47 rōnin e al Parco degli Alberi Parlanti di Treviso bambini e le famiglie potranno divertirsi insieme assistendo alla proiezione integrale dello spettacolo Caccia grossa tra i libri, della compagnia teatrale Gli Alcuni, in un grande teatro virtuale che unisce tutte le regioni d'Italia; il 14 novembre poi sarà la volta della maratona di lettura organizzata da Kid Pass, in diretta streaming durante tutta la giornata.

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Franceschini, salve le deroghe per cinema e teatri

 

 Non ci saranno restrizioni ulteriori per il cinema e le sale dei teatri e dell'opera. Lo assicura, interpellato dall'ANSA il ministro di Beni culturali e Turismo Dario Franceschini: "Continuo a leggere interviste e dichiarazioni o a ricevere appelli del mondo dello spettacolo sulla presunta volontà del governo di ridurre il limite di 200 persone al chiuso e di 1000 all'aperto per spettacolo dal vivo e cinema. Non esiste questo rischio", dice il ministro, che sottolinea: "Nel dpcm saranno confermati questi limiti con la conferma della possibilità delle regioni di derogare. E le deroghe sino ad oggi concesse con ordinanze regionali verranno fatte salve proprio con il dpcm".
    E l' associazione dello spettacolo che in questi giorni aveva lanciato continui appelli ringrazia: "Dal ministro Franceschini, che vogliamo ringraziare con grande calore, una posizione di grande buon senso, ci siamo sentiti difesi", commenta a caldo CarloFontana, presidente dell'associazione generale dello spettacolo (Agis), che ricorda lo studio presentato qualche giorno fa dall'associazione nel quale si dimostra la bassissima percentuali di contagi avvenuta nelle sale dello spettacolo. E sottolinea: "Adesso bisogna andare avanti, lanciare una grande campagna di comunicazione per spiegare agli italiani che teatri e cinema sono luoghi sicuri". Una campagna, precisa, "che naturalmente vogliamo concordare con il ministero". Intanto "siamo contenti - conclude - perché oggi è stata stabilita la centralità della cultura e dello spettacolo, attività fondamentali per lo spirito e non solo". (ANSA).

Verbania punta a diventare capitale della cultura Un dossier di 60 pagine per convincere la giuria, il Piemonte spera

 

Sono racchiuse in sessanta pagine le "qualità" con cui Verbania si candida a diventare Capitale italiana della cultura. Il dossier, che è stato presentato oggi pomeriggio a Villa Taranto, sarà presto sul tavolo della giuria che entro il 21 ottobre selezionerà le dieci città finaliste, tra cui sarà scelta la Capitale della cultura 2022.
    ''E' un lavoro fatto da tutto il territorio del Verbano Cusio Ossola, in collaborazione con tutti: associazioni, mondo economico, scuole, istituzioni'', spiega il sindaco di Verbania, Silvia Marchionini. ''Il filo rosso del progetto - aggiunge l'assessore comunale alla Cultura, Riccardo Brezza - è l'acqua del lago Maggiore, che ha influenzato lo sviluppo economico e identitario del Vco, favorendo l'insediamento industriale nell'Ottocento, accompagnato dallo sviluppo dei giardini e delle ville storiche. Ma è anche il paesaggio, la natura che diede origine allo sviluppo turistico dello scorso secolo e oggi è attrattore di una nuova fruizione che unisce ambiente e cultura, storia e nuove tecnologie. In questo dossier è racchiusa una sfida che ha una sola parola d'ordine: trasformazione, un messaggio per l'intero Paese. Se Matera aveva i suoi Sassi, Verbania ha tutto il suo territorio da mostrare''.
    A sostenere la candidatura di Verbania anche la Regione Piemonte. ''Noi ci siamo, dando il nostro sostengo a una candidatura che risveglierà l'intero territorio'' dice l'assessore regionale Valeria Poggio.
    ''Qui siamo seduti su un giacimento d'oro'', conclude il vescovo Franco Giulio Brambilla parlando della cultura, delle tradizioni, delle bellezze e della forza economica del Verbano Cusio Ossola. 

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ARRIVANO 13 NUOVI SUPER DIRETTORI NEI MUSEI ITALIANI



CAPPELLETTI ALLA BORGHESE, VERGER A MUSEO NAZIONALE ROMANO Francesca Cappelletti alla Galleria Borghese , Stéphane Verger al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, Edith Gabrielli per Vittoriano - Palazzo Venezia. Sono i tre nuovi super direttori di prima fascia i cui nomi sono annunciati oggi dal ministro della cultura Dario Franceschini insieme ad altri 10 super direttori che andranno a guidare altrettante realtà italiane dalla Biblioteca dei Girolamini a Palazzo Reale di Napoli, dal Parco Archeologico di Sibari a quello di Ostia antica. (ANSA).

Le Muse inquiete, la Biennale tra arte e storia

 Le Muse inquiete, la Biennale tra arte e storia © ANSA

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VENEZIA - Arti e Storia. In 125 anni di vita, fin dalla prima esposizione d'arte del 1895, La Biennale di Venezia non ha potuto sottrarsi a questo binomio. Un confronto, a seguire il percorso della mostra "Le Muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia", al Padiglione centrale dei Giardini, fino all'8 dicembre, che si fa serrato, come oggi, in quel "secolo brevissimo" che va dagli anni '20, quando la mano e la volontà del fascismo si allungano sull'istituzione, ai grandi momenti della rinascita post-bellica, con la memorabile mostra d'arte del '48 (Picasso per la prima volta o la "scoperta" dell'arte statunitense grazie a Peggy Guggenheim), alle contestazioni del '68, all'irrompere della guerra fredda e della caduta del Muro di Berlino, fino agli anni '90 con gli albori della globalizzazione e il cambio di Statuto e il passaggio dell'ente a Fondazione. Spinta da uno di quei grandi eventi che cambiano la storia, la pandemia da Covid19 - come prima è successo con le guerre, i conflitti sociali, gli scontri generazionali e le profonde trasformazioni del '900 che "hanno premuto contro i confini dell'Istituzione veneziana" a dirla con Cecilia Alemani, coordinatrice del progetto e direttrice dell'esposizione d'arte slittata al 2022 - la Biennale ha voluto fare i conti con le sue vicende in rapporto alla società, alla politica, ai grandi eventi del mondo. Nel vastissimo materiale custodito all'Asac, l'archivio storico della Biennale - presto trasferito e ampliato negli spazi e negli - accessi - i direttori delle sei "muse" - Arte, Architettura, Cinema, Teatro, Musica e Danza - hanno scovato documenti, lettere, ritagli di giornale, quadri, registrazioni, video che, assieme a filmati rarissimi messi a disposizione dall'Istituto Luce, hanno dato vita all'esposizione, suddivisa in 12 sale. Una esposizione delle Biennali, del lavoro per realizzarle, della persone che le hanno guidate, delle censure del totalitarismo e delle libertà, del suo saper essere stata stata, nei due dopoguerra, a dirla con la curatrice, "faro di speranza nella rinascita civile dell'Italia e di molte altre nazioni". Più di mille documenti danno vita a "una mostra molto densa", spiega Cecilia Alemani, che ripercorre passo dopo passo, sotto titoli "chiave", "i momenti di crisi, di trasformazioni, di rivoluzioni, di introduzione di nuovi linguaggi artistici che, in una disciplina o nell'altra, hanno marcato la storia della Biennale". Ad accompagnare il visitatore, lungo il percorso allestito da Formafantasma, una utile pubblicazione che sopperisce di fatto alla quasi assenza di didascalie vicino al materiale esposto al fine di evitare "aggregazioni di persone" attorno a una bacheca o un tavolo. Ogni elemento, ogni raccolta di atti attorno a un singolo evento, a una "censura" o a uno "scandalo", anche mediatico, è motivo per aprire uno squarcio sul confronto-scontro tra arti e storia, per comprendere quel procedere per strappi e connessioni: dalla mostra del Cinema che dal '38 diventa strumento di propaganda fascista, alla causa di De Chirico contro la Biennale, al dipinto girato di Gastone Novelli e gli scontri in piazza del '68, alla protesta per il golpe in Cile nel '74 o la Biennale del Dissenso del '77 di Carlo Ripa di Meana; oppure, su fronti diversi lo scandalo per il dipinto del 1895 di Giacomo Grosso premiato e censurato dalla chiesa o le opere 'osè' di Jeff Koons con Ilona Staller. Tra le curiosità, ma drammatico segno dei tempi, la visita alla mostra d'arte di Hitler nel '34, con il suo rifiuto di un'opera di Seibezzi che gli viene offerta perché non gli sembra rappresenti bene Venezia, e il repentino cambio con un altro dipinto che ritrae delle barche. Da tutto traspare quell'inquietudine che attraversa le arti di fronte alla storia, "le muse inquiete" del titolo. perché, come dice il presidente della Biennale Roberto Cicutto, "l'inquietudine è il motore della ricerca che ha bisogno di confronto per verificare ipotesi e ha bisogno della storia per assorbire conoscenza".

La Vucciria di Guttuso a Montecitorio dipinto in mostra a ingresso libero nella Sala della Lupa

 © ANSA


La Camera dei Deputati apre le porte a La Vucciria, il capolavoro di Renato Guttuso. Il dipinto sarà in mostra, a ingresso libero, dal 29 novembre al 12 gennaio 2020 nella prestigiosa Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio accanto ad altre due opere dell' artista, il 'Cristo deriso' (1938) e i 'Carrettieri siciliani' (1946), appartenenti alle Collezioni della Camera dei Deputati e mai esposte finora al pubblico. L' opera del maestro siciliano lascia così la collocazione abituale nel Complesso Monumentale di Palazzo Chiaromonte-Steri, sede il Rettorato dell' Università di Palermo, per essere ammirato a Roma nel periodo delle festività di fine anno. "L'esposizione, promossa dall'Università degli Studi di Palermo e dalla Fondazione Sicilia e organizzata da Civita con il contributo di Igea Banca, rappresenta - è detto in una nota - un importante momento di valorizzazione e promozione del patrimonio culturale siciliano e vuole essere l'inizio di un ciclo di appuntamenti che renderanno protagoniste anche le altre regioni italiane". La Sala della Lupa sarà aperta ai visitatori dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17.30) .
    La Vucciria, dipinto tre metri quadri realizzato da Guttuso nel 1974 nel pieno della sua maturità, fu donato dall' autore all' Ateneo del capoluogo siciliano. Considerata l' opera più celebre dell' artista , è la descrizione realistica e suggestiva di una scena quotidiana dell' omonimo mercato di Palermo, tra i più affascinanti della città. Il termine 'vucciria' deriva dal francese boucherie (macelleria) che in siciliano ha anche assunto il significato di confusione, miscuglio incomprensibile di voci, persone, oggetti, espressioni e azioni tipiche del mercato. (ANSA).

ENIT apre settembre con una messa in onda su Telematin di France 2 del reportage dedicato a Matera, Capitale Europea della Cultura 2019


ENIT apre settembre con una messa in onda su Telematin di France 2 del reportage dedicato a Matera, Capitale Europea della Cultura 2019. Il video è stato realizzato con il sostegno e l’assistenza di ENIT Parigi, in collaborazione il Comitato Matera 2019. La celebre trasmissione Telematin gode di un’ audience di circa 2 milioni di spettatori a puntata.

Mostre. Signorelli e Roma, alle radici del grande Rinascimento

Luca Signorelli (attribuito), Autoritratto e ritratto di ser Niccolò di Angelo (Franchi), recto, 1504 ca., affresco su lastra in laterizio, Orvieto, Museo dell’Opera del Duomo
Luca Signorelli (attribuito), Autoritratto e ritratto di ser Niccolò di Angelo (Franchi), recto, 1504 ca., affresco su lastra in laterizio, Orvieto, Museo dell’Opera del Duomo


In occasione dell'anniversario nel 2020 dei cinquecento anni dalla morte di Raffaello, i Musei Capitolini dedicano la prima mostra romana a Luca Signorelli. L'arte del pittore cortonese, il suo rapporto con Roma e l'antico furono infatti determinanti per i grandi maestri del Rinascimento italiano

Paolo Ondarza - Città del Vaticano

La cultura cristiana, l’umanesimo e l’antico. Tre componenti che convivono nell’arte di Luca Signorelli, grande pittore cortonese vissuto in Italia tra la seconda metà del Quattrocento e i primi vent’anni del Cinquecento; il suo fecondo rapporto con la Città Eterna è esplorato attraverso circa 60 opere dalla mostra allestita fino al prossimo 3 novembre a Palazzo Caffarelli, nella sede dei Musei Capitolini a Roma, “Luca Signorelli e Roma. Oblio e riscoperta”.
Un pittore di grande rilievo per i suoi contemporanei
Un tributo che restituisce a Signorelli quel ruolo di rilievo che i contemporanei gli riconobbero, come attestato dall’elogio a lui dedicato dall’autore delle Vite, Giorgio Vasari. Dello stesso avviso erano i colleghi Cosimo Rosselli, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Pietro Perugino, Biagio D’Antonio e Bartolomeo della Gatta che nel 1482 con Signorelli lavorarono in Vaticano alla decorazione della Cappella Magna, nota a tutti come Sistina, dal nome del pontefice regnante e committente degli affreschi, Sisto IV.
Oscurato da due giganti

La sorte dei capolavori dedicati alle storie bibliche istoriate dai Quattrocentisti sulle pareti della Sistina è simile a quella subita dalla notorietà di cui godette in un primo momento Signorelli: furono infatti oscurati dall’ombra degli imponenti affreschi eseguiti da Michelangelo e Raffaello in Vaticano. Tanta grandezza ha inevitabilmente provocato l’oblio caduto su Signorelli dai primi del Cinquecento fino alla riscoperta nell’Ottocento. Eppure l’arte del pittore fu determinante nella formazione dei due Maestri del Rinascimento Italiano. Ad essa infatti devono essere ricondotti tanto il plasticismo michelangiolesco, quanto la grazia delle Madonne raffaellesche.

Un Maestro per Raffaello e Michelangelo
A dimostrazione di ciò Federica Papi, che insieme a Claudio Parisi Presicce ha curato la mostra, cita “i diversi studi effettuati dal Sanzio sulle pitture del cortonese”. Michelangelo da parte sua ammirò moltissimo gli affreschi di Orvieto, ispirandosi ad essi nella realizzazione del Giudizio Universale. “Questi due giganti hanno oscurato la fama di Signorelli perché da Signorelli hanno ripreso l’ingegno, le idee, ma, come scrisse Vasari, le hanno portate avanti perfezionandole. Questi due allievi, anche se non stettero mai a Bottega da Signorelli, hanno preso tutto quello che c’era da prendere dal maestro e lo hanno portato avanti, ognuno per il suo percorso. Raffaello ne coltiverà soprattutto la grazia: quel sentimento umano e sacro delle Madonne. Michelangelo ne prenderà la forza plastico-scultorea degli Ignudi, la muscolatura e l’anatomia del corpo”.
Il pittore dell'unione tra corpo e anima

Attraverso un gioco di riproduzioni retroilluminate la mostra illustra il vigore e la bellezza degli affreschi della Cappella Nova o di san Brizio, nel duomo di Orvieto, “la più grande decorazione ad affresco mai realizzata prima della Cappella Sistina”. Emerge in modo dirompente la concezione del corpo introdotta da Signorelli: non è più impaccio per l’anima, ma un tutt’uno con essa, in un’armonia perfetta.

Un regista nel raccontare il Giudizio Universale e i Fatti dell'Anticristo
“Il Giudizio Universale - racconta Federica Papi - era un tema ricorrente nei cicli pittorici di ambienti sacri. Signorelli con la collaborazione degli esegeti che lavoravano lì ad Orvieto e mantenendo il filo conduttore già impostato da Beato Angelico – a cui subentrò nella decorazione - riesce a dare uno sviluppo innovativo, più moderno”. Interpellano la fede e la spiritualità “I fatti dell’Anticristo”, soggetto inedito di Luca Signorelli che nelle pareti si autoritrae assieme all’Angelico: “Il ritratto di Signorelli è una sorta di firma, in cui lui si pone dinnanzi ai fatti dell’Anticristo e quindi ci indica chi segue il bene e chi segue il male, chi seguirà le parole dell’Anticristo che, tra l’altro, può essere scambiato con Cristo”. Ne "La resurrezione della carne", la bellezza dei corpi desunti dalla statuaria antica sta a dimostrare che alla fine dei tempi il corpo risorgerà insieme all’anima. “Le figure di scheletri che fuoriescono dal terreno lunare rivestendosi di carne, sono impressionanti, spettacolari. Quasi possiamo immaginare questa scena, come una sorta di film di cui Luca Signorelli è il regista”.
Oswald Ufer (incisore), Luca Signorelli (inventore), L’inferno (da un affresco di Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto), incisione a bulino, Laboratorio Fotografico di Documentazione Istituto centrale per la grafica
Oswald Ufer (incisore), Luca Signorelli (inventore), L’inferno (da un affresco di Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto), incisione a bulino, Laboratorio Fotografico di Documentazione Istituto centrale per la grafica


Signorelli e l'antico: a confronto con lo Spinario
Fino ad oggi la capitale italiana non aveva mai ospitato una monografica dedicata al pittore toscano, tanto apprezzato da Lorenzo il Magnifico. Il percorso espositivo rende partecipe il visitatore dello studio dedicato da Signorelli alle opere dell’antica Roma, da cui continuamente trasse ispirazione. Particolarmente felice l’allestimento dei quadri attorno alla scultura marmorea di età imperiale dello Spinario proveniente dagli Uffizi e gemella della antecedente versione bronzea ellenistica, anch'essa in mostra, donata nel 1471 da Sisto IV alla città di Roma. Quest’ultima è custodita ancora oggi al Palazzo dei Conservatori e costituì parte del nucleo originario dei Capitolini, il più antico museo pubblico al mondo. Signorelli osservò con grande ammirazione la statua del giovane seduto nell’atto di togliersi una spina dal piede, citandola a più riprese nei suoi dipinti.
Il fascino di Roma

Ritroviamo una riproduzione dello Spinario ad esempio nella figura alle spalle del Battesimo di Cristo di Arcevia. Signorelli introduce la posa di quel soggetto classico – aggiunge la prof.ssa Papi – riproponendolo come “figura arcadica, precristiana, pronta alla conversione”. L’omaggio a Roma torna nel “Martirio di san Sebastiano” della Pinacoteca di Città di Castello. Nella grande pala restaurata per l’occasione, alle spalle del soggetto principale, si ergono il Colosseo e l’Arco di Costantino.

Testimone della scoperta del Titulus Crucis
Le rovine e una costruzione ispirata a Castel Sant’Angelo si intravedono invece alle spalle della “Crocifissione con la Maddalena” proveniente dagli Uffizi. Qui vi è la testimonianza della grande eco suscitata in tutta Italia dal rinvenimento nel 1492 all’interno della Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme del Titulus Crucis, ovvero il cartiglio in lingua ebraica, latina e greca che si identificò subito con quello affisso sulla sommità della croce con la scritta “Gesù Nazareno Re dei Giudei”. “E’ molto interessante – nota Federica Papi - che in questo dipinto, di notevole bellezza per la profondità, per i colori, per i tanti riferimenti, per la figurazione del cranio attraversato da un serpente e da una lucertola in riferimento al Golgota e al peccato originale, sulla sommità della croce sia riportata questa iscrizione ritrovata nel 1492 che sappiamo fu trascritta e inviata a Firenze, alla corte di Lorenzo il Magnifico. La troviamo utilizzata infatti sia da Luca Signorelli che da Michelangelo Buonarroti in una delle sue prime opere, il Crocifisso ligneo di Santo Spirito. Vuol dire che i due artisti in quel momento erano entrambi a Firenze, evidentemente molto vicini e furono subito informati di questo importante ritrovamento romano”

Un ritorno nella Città Eterna
A Cinquecento anni di distanza dunque, grazie alla mostra dei Capitolini, Signorelli torna a Roma per la quarta volta. Dopo l’esperienza sui ponteggi della Sistina, il suo secondo passaggio in città è attestato dalla cronaca di una cena a casa dell’architetto Donato Bramante nel 1507, epoca in cui Papa Giulio II progettava di rinnovare la decorazione del suo appartamento, poi affidata a Raffaello. A certificare invece il terzo soggiorno romano del pittore è una lettera di Michelangelo del 1513 nel quale l’autore del David menziona un prestito in denaro elargito al collega.

Fede e vita privata
Professione pubblica e vita privata di Luca Signorelli camminano di pari passo lungo l’iter della mostra. Il visitatore avvicina così anche l’aspetto più intimo, familiare di questo pittore: il rapporto con la famiglia, il dolore seguito alla perdita di due dei suoi amati figli e successivamente della moglie Gallizia. Degna di nota la regale umiltà della Madonna con bambino del Metropolitan Museum di New York: una bellissima Vergine dal profilo greco e dall’espressione velata di tristezza si staglia sul fondo dorato. Il quadro fu probabilmente eseguito da Luca per la consorte a seguito di uno dei lutti familiari e successivamente fu donato alla figlia Gabriella. “Esso trasmette un fortissimo senso di amore materno, rispetto a quella che è la preziosità del fondo alle spalle. La Vergine rivolge uno sguardo molto triste al figlio, in ragione del destino che lo attende”.


L'allestimento della mostra

L'allestimento della mostra "Luca Signorelli e Roma"
Luca Signorelli, Madonna col Bambino tra i Santi Pietro, Paolo, Bernardo e Stefano. Predella con Storie del Battista, 1515-1520, olio su tavola traportato su tela, Roma, Castel Sant'Angelo Polo Museale
"Luca Signorelli, Santo Stefano lapidato, 1500-1510, olio su tavola, cm 51x41 – Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia  Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia"
 Luca Signorelli (e collaboratori per i dipinti e Corrado Teutonico autore cornice), Battesimo di Cristo, Santi e Scene della vita del Battista,1508, inizio XVI secolo, olio su tavola (manufatto ligneo intagliato e dipinto su supporto ligneo. Tempera e dorature a guazzo). Diocesi di Senigallia - Parrocchia S. Medardo in Arcevia (Ancona)
"Polo Museale del Veneto - Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro  Credito fotografico: Polo Museale del Veneto - Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro ""su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali"""
L'allestimento della mostra"Luca Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte" ai Musei Capitolini

da vaticannews - segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone Turismo Culturale

Grandi fotografi al #Meeting2019 Nella mostra dedicata al sogno americano e agli esiti sociali della crisi economica, il racconto per immagini, musica e voci


Dal 18 al 24 agosto, al Meeting per l’amicizia fra i popoli, a Rimini, sarà possibile visitare la mostra Bolle, pionieri e la ragazza di Hong Kong, realizzata da un gruppo di artisti e professionisti che vivono e lavorano negli Stati Uniti.
La mostra è un viaggio alla ricerca dell’identità del grande Paese d’oltreoceano lungo il racconto della vita di tanti suoi protagonisti, personaggi illustri, come Martin Luther King e Buzz Aldrin, insieme a gente comune, come schiavi, contadini e madri di famiglia.
L’obiettivo è individuare l’essenza del cosiddetto “esperimento americano” e trarre criteri e spunti per comprendere meglio il momento storico che sta attraversando tutto l’Occidente.
Il percorso di musica, voci e immagini si caratterizza per le installazioni che permettono di immergersi nelle vicende di tante donne e tanti uomini che, con le loro scelte e le loro vite, hanno dato forma a questo Paese.

La mostra propone quattro passaggi in quattro stanze. La prima è dedicata a “Pionieri e astronauti”. Lo spirito d’avventura che emerge dalle lettere e dai diari dei pionieri è lo stesso che spinge gli astronauti ad arrivare sulla Luna. Insieme, per entrambi, alla sfida del “grande silenzio” che esalta le domande più profonde. Le proiezioni a 270 gradi delle sconfinate distese americane sono quelle catturate dai pluripremiati scatti time-lapse del fotografo americano Randy Halverson, apparsi in servizi su CNN, National Geographic, The Atlantic, Daily Mail, Huffington Post, Discovery Channel, Gizmodo, e Wired.

Poi si passa al racconto di “Schiavitù e 11 settembre”. In questa sezione vengono documentate due gravi esperienze di male. Testimonianze e interviste propongono racconti e risposte di chi è passato attraverso la schiavitù, mentre contributi di scrittori e giornalisti rivivono il dramma della caduta delle Torri Gemelle a New York.
Le storie narrate mostrano un’esperienza umana senza tempo, ben raffigurata dai ritratti di homeless moderni scattati da un altro grande fotografo contemporaneo, Lee Jeffries. Servizi sulle sue fotografie sono apparsi sul Time, The Independent, The Guardian, Huffington Post, Nikon Magazine, British Airways High Life, sulla CNN, BBC News-Night, e Telematin. Le sue fotografie sono state esposte a Londra, Parigi, New York, Roma, Stoccolma e Napoli.

Il terzo passaggio della mostra sarà attraverso “La bolla”. Di fronte all’incertezza generata dal male e dalla crisi d’identità contemporanea vengono proposte due alternative: rifugiarsi in “bolle” per cercare di ignorare e rendere innocua la paura del buio, oppure continuare a cercare una risposta che possa sconfiggere le tenebre, come hanno fatto i discendenti degli schiavi.
Il video qui proposto è stato realizzato da Jim Fields, premiato documentarista, che ha ricevuto un Emmy per un documentario su Haiti.

Passaggio finale, “La ragazza di Hong Kong”. Un dialogo tra la storia personale dell’ex membro di gang e oggi attore di Hollywood Richard Cabral, tratta dal suo monologo teatrale autobiografico, e le riflessioni dello scrittore James Baldwin, accompagnato nuovamente dagli scatti di Lee Jeffries. Quello che qui è proposto come possibilità di uscire dalle tenebre e dalla crisi è il miracolo di trovare un amore “forte abbastanza da guidare e condurre verso la scoperta e l’accettazione della propria identità”.

Il “narratore” principale del percorso espositivo è la MUSICA, composta da due musicisti newyorkesi, Jonathan Fields e Christopher Vath. Lo SPAZIO dell’intero percorso è stato progettato da Paolo Palamara, fondatore e co-presidente di Diamante Development Corporation a Toronto (Canada).

La mostra è stata realizzata da: Martina Saltamacchia, Professore Associato di Storia Medievale e direttore di Medieval/Renaissance Studies all’University of Nebraska; José Medina, educatore e insegnante; Michele Averchi, professore di Filosofia a Catholic University; T.J. Berden, produttore cinematografico a Hollywood e presidente di Big Sur Entertainment, produttore del film Paolo, l’Apostolo di Cristo; Maurizio Capuzzo, Chief Marketing Officer di ES Group; Jonathan Fields, compositore di musica per film e pubblicità; Jonathan Ghaly, rappresentante immobiliare di Denver; Chris Vath, musicista e compositore. Il catalogo della mostra, in edizione italiana, è pubblicato da Concreo edizioni ed è disponibile all’acquisto presso il bookshop della mostra.


Restando in tema di fotografia al Meeting, domenica 18 agosto 2019, in occasione della giornata inaugurale, arriverà in fiera il grande fotografo italo americano Tony Vaccaro. Ai suoi scatti più celebri, quelli della seconda guerra mondiale, come quelli alle dive di Hollywood, il #meeting19 ha dedicato una mostra: “Tony Vaccaro, il fotografo dell’umano”. «La fotografia – spiega  è una passione per me, perché è il linguaggio che io ho scelto, ogni fotografia è un messaggio. Io amo le persone». La mostra si propone di mettere in luce che per Tony Vaccaro la vita, pur segnata da drammi e difficoltà, può sempre essere un’opportunità. Le fotografie di Vaccaro raccontano settant’anni di storia dell’Occidente restituendo sempre una fiducia e una speranza nell’avvenire e testimoniando che la vita è determinata da ciò su cui l’uomo fissa lo sguardo. L’incontro con il maestro della fotografia mondiale si svolgerà alle 17 in Sala Neri UnipolSai.

Raffaello e gli amici di Urbino. La Galleria Nazionale delle Marche omaggia il genio a ottobre

 © ANSA

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URBINO La fioritura di un genio, la conquista della modernità e di uno stile rivoluzionario, alla luce di una rete di incroci generazionali e scambi culturali: è la mostra "Raffaello e gli amici di Urbino" che la Galleria Nazionale delle Marche - Palazzo Ducale di Urbino accoglierà dal 3 ottobre al 19 gennaio, in occasione dell'anno raffaellesco che celebra i 500 anni dalla morte dell'artista urbinate.
    A cura di Barbara Agosti e Silvia Ginzburg, l'esposizione documenta quanto le relazioni personali di Raffaello Sanzio con un gruppo di artisti che operavano a Urbino abbiano contribuito alla nascita della sua eccezionale personalità. Analizzando il ruolo di Pietro Perugino nella formazione e nella prima attività di Raffaello e il rapporto tra quest'ultimo e i concittadini artisti Girolamo Genga e il più anziano Timoteo Viti (e soprattutto gli esiti diversi che i due ebbero rispetto a Raffaello di fronte alle nuove sollecitazioni della pittura figurativa) emerge nella mostra il grande salto qualitativo che il genio urbinate riuscì a compiere, dando il proprio contributo all'evoluzione del linguaggio pittorico tra '400 e '500.
    Il progetto espositivo presenta al pubblico circa 80 opere, di cui una decina di Raffaello, con un obiettivo ambizioso, quello di "trasmettere lo spirito dell'umanesimo e l'atmosfera di creatività che c'era nella seconda metà del '400 a Urbino dove è nato Raffaello", spiega a Roma il direttore della Galleria Nazionale delle Marche, l'austriaco Peter Aufreiter, che dopo 4 anni di direzione lascerà a fine anno Palazzo Ducale per trasferirsi a Vienna, dove guiderà il Technischen Museums, il Museo della Scienza e della Tecnica. Un addio amaro il suo, in polemica con la 'controriforma' ministeriale voluta dal ministro Bonisoli che ridimensiona l'autonomia gestionale dei musei (introdotta dall'ex ministro Franceschini): "Per esempio ora anche gli accordi per i prestiti internazionali saranno gestiti da Roma. Mi dispiace andare via proprio nel 2020, con l'anno raffaellesco, ma in questa situazione non mi sento più di dirigere il museo. Mi auguro che questa mostra di livello internazionale sia un punto di partenza per Urbino: se non si viene in questa città non si può capire Raffaello", dice il direttore, che lascia le Marche nonostante i successi (e il grande aumento di visitatori) ottenuti con la sua direzione.
    La mostra, il cui progetto ha richiesto circa 3 anni di lavoro, sarà dunque il primo omaggio che la Galleria Nazionale delle Marche farà al grande urbinate, per capire quanto il contesto cittadino sia stato fondamentale per l'artista e la sua crescita; poi seguiranno altri due appuntamenti espositivi, "Raphael ware. I colori del Rinascimento", dedicata alla ceramica cinquecentesca, e "Sul filo di Raffaello", legata alla realizzazione dei cartoni che il Sanzio fece per gli arazzi della Cappella Sistina. Intanto, proprio in vista delle celebrazioni raffaellesche, la Galleria ha appena portato a termine il progetto "Raffaello in Minecraft", in collaborazione con Microsoft: per la creazione del videogioco, che svela la storia di Raffaello nella città di Urbino, sono stati coinvolti attraverso un contest oltre 2000 studenti delle scuole primarie e secondarie per permettere loro di contribuire alla narrazione.
    Inoltre, la Galleria ha voluto realizzare per il suo pubblico più giovane ("un terzo dei nostri visitatori è costituito da studenti in gita scolastica che quest'anno sono addirittura aumentati del 20%", dice Aufreiter) il volume illustrato "Raffaello bambino", opera dell'illustratore urbinate Giancarlo Carloni: nel libro sono raccontate le vicende di Raffaello bambino che, sognatore, irrequieto e un po' pasticcione, scopre alla Corte di Urbino la sua vocazione, ossia diventare pittore come lo era suo padre Giovanni Santi.

Cultura / Teatro Verso il Meeting. Lagerkvist, la fede e... l'attualità di Barabba

In cartellone una pièce teatrale tratta dal romanzo col quale lo scrittore giunse al Nobel. Un’ambientazione moderna per dare voce alle domande dei non credenti dei nostri giorni
Barabba in un’incisione ottocentesca

Barabba in un’incisione ottocentesca

da Avvenire
“Midnight Barabba” è prodotto da Meeting Rimini in collaborazione con Avl Tek. Oltre al regista Otello Cenci, coautore del testo con Giampiero Pizzol, hanno contribuito al soggetto Davide Rondoni e Nicola Abbatangelo; scene di Nicola Delli Carri, costumi della Sartoria Shangrillà. Sette gli attori in scena: Raffaello Lombardi, Michele d’Errico, Antonella Carone, Franco Ferrante, Carla Guido, Roberto Petruzzelli e Mimmo Padrone. Lo spettacolo andrà in scena al Teatro Galli il 18 e il 19 agosto alle 20.45 (biglietti su www.vivaticket. it).
Pär Lagerkvist
Pär Lagerkvist

La Leporina non sa niente del Maestro. Non sa perché non l’abbia guarita, lasciandole quel viso sfigurato. E non sa perché proprio a lei abbia chiesto di portare testimonianza. Sa solo che non può fare a meno di seguirlo, fino al martirio, fino a essere presa in braccio, per l’ultima volta, dall’unico uomo che sembra averle mai prestato attenzione. Un malfattore, scampato alla croce e destinato ai lavori forzati. Si chiama Barabba e, se il processo non fosse andato com’è andato, sarebbe toccato a lui morire sul Calvario, non a Gesù di Nazareth. Eppure sul Calvario Barabba ci va lo stesso, per contemplare l’agonia del giusto. Per rendere testimonianza, in un certo senso, anche se - almeno in questo - la Leporina è più consapevole di lui, più pronta a obbedire alla chiamata. La tensione fra i due personaggi è uno degli elementi portanti di Barabba, il capolavoro dello scrittore svedese Pär Lagerkvist, che per questo romanzo (ora riproposto da Jaca Book nella classica versione di Giacomo Oreglia e Carlo Picchio e con una nota di Alesandro Ceni, pagine 158, euro 14) ottenne nel 1951 il premio Nobel per la letteratura. Documento di un’inquietudine spirituale che attraversa per intero l’opera di Lagerkvist, Barabba fu trascritto in forma drammatica dallo stesso autore e diede spunto a un fortunato film hollywoodiano, con Anthony Quinn nel ruolo del protagonista.
Del tutto inedito è invece l’adattamento che debutterà a Rimini come spettacolo inaugurale del quarantesimo Meeting per l’amicizia fra i popoli. La rivisitazione si annuncia originale fin dal titolo, Midnight Barabba, che allude alla cornice della messinscena: un party molto sofisticato, nel corso del quale i vari personaggi, tutti intellettuali influenti nella Stoccolma di metà Novecento, si ritrovano a immedesimarsi nelle figure e nelle situazioni del Barabba di Lagerkvist. «Non è un semplice espediente di teatro nel teatro – spiega il regista Otello Cenci, che è anche autore del copione insieme con Giampiero Pizzol –. Al contrario, il confronto col romanzo porta alla luce l’umanità di ciascuno, altrimenti nascosta dalle consuetudini della mondanità. Le maschere sono quelle che i personaggi indossano nella vita quotidiana. L’incontro con le parole di Lagerkvist diventa l’occasione per mostrare il proprio volto, in tutta la sua fragilità e complessità».
Già in precedenza gli spettacoli del Meeting avevano adottato la formula di una fittizia prova generale. «Sì, abbiamo fatto qualcosa di simile per i cori da La Rocca di Eliot e per le parti del Tommaso Moroattribuibili a William Shakespeare – ricorda Cenci –, ma in quei casi c’erano da colmare le lacune presenti nel testo di cui disponevamo. La scelta operata per Barabba è differente. Una versione drammatica esiste già, d’accordo, ma lo stesso Lagerkvist non ne era del tutto soddisfatto: si tratta di una sorta di sacra rappresentazione il cui stile rischia di accentuare la distanza fra la nostra epoca e quella in cui il romanzo fu scritto. Lagerkvist ha operato in un momento storico in cui anche un 'ateo cristiano', quale lui si riteneva, non poteva fare a meno di misurarsi con Cristo. Questa è esattamente la condizione di Barabba nel corso del romanzo: salvato dalla morte di Gesù, continua a essere spiritualmente perseguitato dalla grandezza del suo salvatore. Oggi non è più così, al cristianesimo non si riconosce più cittadinanza nei discorsi della quotidianità. Per questo avevamo bisogno di allestire lo sfondo di un ricevimento in cui tutto è apparenza e in cui, all’improvviso, la realtà fa irruzione sotto forma di domanda radicale».
Anche il poeta Davide Rondoni, che ha contribuito alla stesura del soggetto di Midnight Barabba, insiste sulla necessità di rivalutare l’intuizione fondamentale dello scrittore svedese: «Insieme con pochi altri, tra cui Pier Paolo Pasolini, don Luigi Giussani e Carlo Betocchi, Lagerkvist aveva compreso che in Occidente il cristianesimo non poteva più illudersi di vivere di rendita. Il capitale era stato dilapidato, occorreva ricostruire tornando all’origine essenziale del Vangelo. Di tutto questo il personaggio di Barabba offre una rappresentazione geniale. Non sa da dove gli venga la salvezza perché ignora tutto di se stesso, si muove come uno straniero in una terra nella quale il cristianesimo comincia già germogliare. Per lui l’insegnamento di Gesù è nuovo e misterioso, così come può tornare a esserlo per noi al principio del XXI secolo. Finita la stagione dei trionfalismi, rimane il fascino delle cose vere. Pur nella crisi sua personale e della generazione a cui apparteneva, Lagerkvist disponeva ancora di un linguaggio adeguato a esprimere la profondità di questa ricerca. Un suo verso, in particolare, riassume in modo esemplare l’irrequietezza dei Barabba di ogni epoca: 'Uno sconosciuto è mio amico'».

Uno sconosciuto, non a caso, gioca un ruolo decisivo anche nella partitura di Midnight Barabba: «Ed è proprio la sua presenza a far emergere la personalità autentica degli altri personaggi – osserva Giampiero Pizzol –. Ognuno degli invitati al party allude a una particolare posizione interiore: c’è lo scettico e il curioso, chi si interroga sull’amore e chi preferisce restare in disparte. Lo stesso Barabba, in fondo, sceglie per sé il ruolo dello spettatore ed è per questo che il pubblico può riconoscersi tanto facilmente in lui. Fa pensare a un san Paolo al contrario, recalcitrante di fronte alla conversione, ma ancora capace di consegnare la propria umanità in un abbandono che assume i tratti dell’esperienza mistica».

"NOW NOW. Quando nasce un’opera d’arte", la mostra | Intervista a Luca Fiore

Progetto di Casa Testori
A cura di Davide Dall’Ombra, Luca Fiore, Giuseppe Frangi e Francesca Radaelli

tag: #Meeting2019, Casa Testori, Arte, Cultura, Turismo Culturale
Il Video

Dopo il viaggio alla scoperta dell’arte contemporanea del 2015 e l’incontro con le opere monumentali del 2017, la mostra di quest’anno darà al visitatore la possibilità di entrare nel processo stesso dell’opera, partecipare al momento creativo, conoscere le dinamiche, la ricerca e gli accadimenti di un artista: tra frustrazioni ed entusiasmi. Al Meeting saranno presenti 6 giovani artisti che trasferiranno in Fiera il proprio studio, al lavoro con tecniche e linguaggi molto diversi tra loro. Non mancheranno spunti storici, una grande sorpresa e alcuni dei protagonisti della scena artistica italiana, che si alterneranno in mostra ogni giorno.


tratto da meetingrimini.org

segnalazione web a cura di Albana Ruci

Certosa di Trisulti, il ministero avvia iter per revocare concessione all'associazione vicina a Bannon

repubblica.it
Stop all'associazione presieduta da Benjamin Harnwell, esponente di punta della nuova destra sovranista europea e da sempre vicino al "guru" americano. Il ministro per i Beni e le attività culturali, Alberto Bonisoli, "a seguito degli esiti dell'attività ispettiva condotta e del conseguente parere dell'Avvocatura dello Stato richiesto qualche settimana fa dal Mibac, ha richiesto al segretario generale di dare impulso alla direzione generale competente affinché intraprenda tutte le opportune azioni a tutela dell'amministrazione rispetto alle rilevate criticità in ordine alla legittimità dell'assegnazione in concessione d'uso della Certosa di Trisulti a Collepardo, all'associazione 'Dignitatis Humanae Institute', sia in fase di affidamento che in fase esecutiva". E' quanto si legge in un comunicato del Mibac. 

Musei: Bonisoli, a aprile comunicazioni su rinnovo direttori


ROMA, 13 MAR - "Ad aprile le prime comunicazioni" sul rinnovo o meno del contratto ai direttori dei musei autonomi. A dirlo, il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, rispondendo oggi ai cronisti a margine della presentazione delle Giornate Fai di primavera. 

"I contratti di diversi direttori scadono in autunno - dice Bonisoli - Vogliamo anticipare la comunicazione sulla nostra intenzione o meno di rinnovare il contratto per un altro quadriennio. Per farlo abbiamo iniziato a lavorare questo mese: stiamo raccogliendo i dati e valutando in termini tecnici le performance. Nulla di diverso da quello che avviene in qualunque azienda, ma tenendo conto di due aspetti. Il primo di natura quantitativa: per esempio le variazioni sul numero di visitatori dal momento dell'arrivo del direttore. Un dato molto semplice, sereno ed univoco perché il numero parla da solo. C'è poi il numero dei contratti, la sicurezza" e una serie di "elementi il più possibile oggettivi". 

"Poi c'è un aspetto legato alla parte 'soft' - prosegue il ministro - Ad esempio, come un certo dato è stato portato avanti rispetto al disegno originale, se è stato realizzato. O come è stato interpretato essere direttore di un certo museo e come questo museo si sia incastrato nel territorio. Secondo, è molto importante anche come l'operato del direttore del museo abbia partecipato al progetto culturale complessivo del luogo in cui si trova. La somma di tutto ci darà un'idea di quelle che riterremo essere le persone su cui continueremo a puntare e a quali invece, magari, suggeriremo di cercare altre opportunità professionali, mettendo i loro posti a bando. Io tengo a dare una risposta a queste esigenze. Volevo farlo entro marzo, spero aprile. Penso sia semplicemente dignitoso per un direttore di museo saperlo con qualche mese di anticipo in modo da potersi organizzare e rispettare la sua professionalità". (ANSA).

Fai: Giornate di primavera, un Ponte tra culture. Il 23 e 24/3 in 1100 luoghi, con guide anche di altri paesi


Giornate FAI di Primavera 2019 | Foto © FAI
(di Daniela Giammusso) (ANSA) - ROMA, 13 MAR - Il viaggio tra le lingue latina, araba, greca e volgare nei manoscritti che raccontano la nascita dell'algebra e dell'astronomia nella Biblioteca Carlo Viganò dell'Università Cattolica di Brescia. L'intera piazza Sett'angeli per rileggere sulle facciate dei suoi palazzi e chiese (persino una domus romana del I-II d.C.) la storia della città di Palermo. O ancora il Gabinetto cinese di Palazzo Reale a Torino, dove scoprire, tra lacche e pannelli, il significato originario di tanti decori e bellezza. Fino a Venezia e quel dialogo sempre vivo che si respira ancora alla Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone. Con oltre 1.100 siti aperti eccezionalmente, 296 luoghi di culto, 227 palazzi e ville, 30 castelli e 50 borghi in 430 località e 20 regioni, tornano le Giornate Fai di primavera, il 23 e 24 marzo, con una 27/a edizione che promette di guardare l'Italia come mai prima. Sarà ''un vero ponte tra culture'', spiegano il presidente e vicepresidente del Fondo Ambiente Italiano, Andrea Carandini e Marco Magnifico. ''La nostra patria è un amalgama di metalli preziosi - spiega Carandini - ora indigeni, ora forestieri, persino esotici, che hanno dato vita al più significativo e bel crogiolo del nostro pianeta''. ''E' un paese che cambia a pochi chilometri di distanza - concorda il ministro dei beni culturali, Alberto Bonisoli - Non è un caso, l'uomo ci ha messo del suo''. Il risultato sono ''culture, paesaggi, tradizioni, gastronomia diverse". E "quando si incontrano, con il giusto habitat e dialogo, il risultato è superiore alla somma degli addendi''. Ecco allora che tra i 40 mila apprendisti ciceroni del Fai, per la prima volta questa primavera ci saranno anche un centinaio di volontari di origine straniera a raccontare aspetti storici, artistici e architettonici tipici della loro cultura di provenienza, disseminati nel patrimonio italiano, ''dai Giardini panteschi che rivelano la grazia dello stile arabo - dice Carandini - ai decori egizi del Castello Masino a Torino fino a Villa Panza a Varese illustrata da una guida originaria del Sudan''. Ma ce n'è davvero per tutti i gusti e tutte le storie, ad ascoltare i frenetici racconti del vicepresidente Magnifico. Come, a Roma, la ''prima volta'' di Palazzo della Rovere a Roma, sede dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro con il Soffitto dei Semidei del Pinturicchio, o Palazzo della Consulta, sede della Corte Costituzionale dal 1955, con il calamaio con cui venne firmato l'armistizio di Villafranca. 

A Melegnano (MI) il castello cinquecentesco ''che nessuno conosce - dice Magnifico - come la storia del suo signore, il 'furfante' Medeghino'' dei Medici, aprirà straordinariamente l'ala est non restaurata, mentre a Torino si potrà passeggiare come il Re da Palazzo Reale attraverso appartamenti, luoghi sacri e di loisir fino ai 25 chilometri di documenti dell'Archivio di Stato (Statuto Albertino compreso). E ancora Matera, Capitale della cultura europea 2019, svelerà la Fabbrica del carro trionfale della Bruna mentre a Catania saranno visitabili al porto le opere di Street Art Silos. Due navi, l'Italia e la Bergamini, per La Spezia e uno stadio, l'Artemio Franchi, a Firenze. E ancora 35 parchi e giardini, 22 siti archeologici, 23 campanili e torri, 11 biblioteche, 8 ex ospedali psichiatrici e antichi ospedali, 12 teatri e 20 biciclettate in collaborazione con la FIAB. Se dal 1993 le Giornate Fai hanno appassionato quasi 11 milioni di visitatori, obbiettivo dichiarato è passare ''entro il prossimo anno da 190 mila a 250 mila iscritti''. Per il quinto anno le Giornate chiudono la Settimana Rai dedicata ai beni culturali (18-24 marzo). Si può sostenere la campagna fondi Tu che puoi Fai fino al 31 marzo con sms al 45584.

Turismo Religioso / Il devoto cammino dei Sacri Monti

L’assessore alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte Antonella Parigi, il presidente dell’Ente Sacri Monti del Piemonte Renata LodariFranco Grosso, curatore della ricerca storica, intervengono sull’obiettivo – perseguibile – di riattivare integralmente quello che si presenta come il più grande sistema transalpino a mobilità slow. 580 km di percorso e 33 tappe in terra piemontese, un unicum adelevatissimo valore culturaleambientale e turistico, che si innerva sulle grandi direttrici d’Europa: la Francigena e la Via Jacobi, il tratto svizzero tedesco del Cammino verso Santiago. Avendo come fulcro quegli straordinari poli di fede, storia e arte che sono i sette Sacri Monti del Piemonte, patrimonio Unesco.
Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili
Gli Amici di Torino Spiritualità possono prenotare un posto in sala

Conferenza stampa a cura di Regione Piemonte – Assessorato alla Cultura e Turismo e Ente Sacri Monti del Piemonte

Luogo

il Circolo dei lettori
via Bogino, 9 
Torino, 10123 Italia 

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone
Turismo Culturale

Dettagli

Data:
28 settembre
Ora:
12:00
Categoria Evento:

Organizzatore

Torino Spiritualità
Telefono:
+39 334 1809224
Email:
info@torinotorinospiritualita.org
Sito web:
www.torinospiritualita.org


Tornano Giornate Europee del Patrimonio 1200 iniziative. Sabato sera ingresso 1 euro in luoghi cultura

 © ANSA

Tornano le Giornate Europee del Patrimonio organizzate del Ministero per i Beni e le Attività culturali con oltre 1.200 iniziative nei musei di tutta Italia, nei monumenti, nei siti e nei parchi archeologici, a partire dal prossimo fine settimana con il tema "L'arte di condividere". Sabato 22 e domenica 23 settembre le iniziative animeranno i luoghi della cultura accessibili nei consueti orari a tariffa ordinaria, mentre nella serata di sabato si terrà un'apertura straordinaria di tre ore al prezzo simbolico di 1 euro.
    Il tema scelto dal Consiglio d'Europa per la nuova edizione è "L'arte di condividere", attorno al quale sono state pensati gli eventi. Il Parco Archeologico dell'Appia Antica partecipa all'evento con aperture e iniziative speciali tra cui visite guidate in lingua e concerti. In primo piano la visita guidata in lingua LIS, condotta da un archeologo con un interprete del linguaggio dei segni del Gruppo Silis, in agenda per domenica 23, visita alla Villa di Capo di Bove, su via Appia Antica. Si tratta di un complesso immerso nel verde, acquistato dallo Stato per diventare centro di documentazione e ospitare i preziosi appunti di Antonio Cederna. Nel giardino si trovano i resti dell'impianto termale di un'antica villa romana. Tra gli altri eventi ricordiamo: la passeggiata reale lungo il percorso dell'Acquedotto Carolino alla Reggia di Caserta, la conferenza itinerante dedicata a Iside e al suo culto nella necropoli di Cappella nel parco archeologico dei Campi Flegrei, le Passeggiate Gabine alla scoperta dell'antica città di Gabii, le aperture straordinarie con visite guidate gratuite agli Horrea Agrippiana sul Palatino, la camminata alla scoperta della Venezia minore, le visite guidate sulla vita di Federico II a Castel del Monte, il percorso laurenziano al Museo di Casa Martelli a Firenze, le gemme d'archivio all'Archivio di Stato di Siracusa, il Petit Tour tra i musei del Polo Museale della Basilicata alla mostra "Vite scrutate. Fatti e persone tra gli anni Quaranta e Sessanta del Novecento nei documenti della Questura" all'Archivio di Stato di Ascoli Piceno.
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Casa Cuseni, nella stanza segreta con murales proibiti Alla scoperta di una misteriosa opera d'arte a Taormina

Affreschi della stanza segreta di Casa Cuseni-Taormina © ANSA

ansa
Misteriosa, per il segreto di un amore omosessuale che ha custodito per oltre un secolo, e magica per la quantità di storie e personaggi che ha ospitato - da Greta Garbo a Coco Chanel, Pablo Picasso, Bertrand Russell e Roald Dahl - Casa Cuseni a Taormina non è semplicemente un luogo da visitare, è un'opera d'arte che non si finisce mai di scoprire.
Fatta costruire nel 1905 dal pittore inglese Robert Hawthorn Kitson, figlio di un ricchissimo costruttore di locomotive di Leeds, la villa, progettata con gli amici Sir Alfred East, presidente della Royal Society e Sir Frank Brangwyn, allievo di William Morris, prende il nome dalla località collinare dove sorge ed è una tappa imperdibile del 'Taormina Cult', il suggestivo tour in 21 tappe su un Ape calessino, da Villa Mon Repos al Teatro Antico, ideato da Antonella Ferrara, presidente di Taobuk con Alfio Bonaccorso.
 La sorpresa più grande per chi arriva è la dining-room: camera segreta rimasta chiusa per 100 anni, aperta nel 2012, che mantiene ancora un'aria proibita e di cui si è da poco cominciato a parlare. Alle pareti è affrescata la storia di un amore omosessuale e la prima adozione maschile nella storia dell'arte. I murales, realizzati da Brangwyn, famoso per essere stato il primo decoratore di Louis Confort Tiffany e per aver decorato la Galleria Reale della Casa dei Lords, a Westminster, e il Foyer del Rockfeller Center Museum di New York, sono miracolosamente integri, nonostante due guerre mondiali. Durante il secondo conflitto, la casa venne occupata dai tedeschi ma gli abitanti del paese si mobilitarono per nascondere le opere (600 i quadri della collezione) e così le salvarono.
In stile Art Nouveau, gli affreschi della stanza segreta ritraggono l'amore fra Robert Kitson e il suo compagno di una vita, il pittore Carlo Siligato, che nel 1908, quando Messina venne distrutta dal terremoto, adottarono il piccolo Francesco, diventando così una famiglia omosessuale, la prima nelle arti figurative, all'epoca assolutamente proibita. Tanto che Pablo Picasso, in visita a Casa Cuseni nel 1917, vide la camera e mantenne assolutamente il segreto, proteggendo i suoi amici pittori che sarebbero potuti finire in prigione. Unico interior esistente al mondo interamente realizzato da Brangwyn, la stanza dei segreti ospita anche una bicicletta-triciclo di legno, realizzata dai futuristi di Messina per il piccolo Francesco, e su un antico tavolo al centro della stanza spicca un portatovagliolo con ricamate le due C intrecciate di Casa Cuseni che hanno ispirato Coco Chanel per il logo della sua maison.
Ma sono tante le cose straordinarie accadute qui: quando nel 1950 Bertrand Russell ha saputo di aver vinto il Nobel era a Casa Cuseni; nel salone è in bella vista il divano di Greta Garbo che soggiornò nella Villa per circa un anno e la stanza dove l'attrice ha dormito porta ora il suo nome. Roald Dahl, l'autore de 'La fabbrica di cioccolato' ha ideato qui il suo famoso libro e iniziato a scrivere la sceneggiatura di 'Agente 007 - Si vive solo due volte'. A Casa Cuseni sono stati più volte David Herbert Lawrence, la moglie Frida e Tennessee Williams.
 A raccontarci e custodire tutte queste storie sono oggi Domenica (Mimma) Cundari, cresciuta in questa casa, i suoi genitori lavoravano per Daphne Phelps, nipote di Kitson, e il marito di Mimma, il medico Francesco Spadaro, attuali proprietari che dirigono la Fondazione.

Dichiarata monumento Nazionale Italiano nel 1998, museo ufficiale della Città di Taormina dal 2015 e Grande Giardino Italiano nel 2016, Casa Cuseni è un prezioso crocevia di storie che vanno oltre la sua dining-room. "L'inglese pazzo", come chiamavano Kitson a Taormina dove era arrivato, negli anni del puritanesimo vittoriano, con Oscar Wilde e altri amici, per andare a trovare il fotografo Von Gloeden, famoso per i suoi ritratti di ragazzi nudi, aveva acquistato il terreno dove sorge Casa Cuseni nel 1897 e fino alla morte, nel 1947, non aveva più lasciato, tranne negli anni della guerra, la sua dimora e il suo meraviglioso giardino che ospita un'opera inedita e originale di Giacomo Balla.
Anche Daphne Phelps, la brillante aristocratica nipote di Kitson, allieva di Anna Freud e amica di Albert Einstein, arrivata a Villa Cuseni alla morte del pittore, si è innamorata del luogo ed è rimasta a Taormina fino alla sua morte nel 2005. Per mantenere la villa nel 1948 la ha trasformata nel primo hotel per artisti e studiosi in Europa. Autrice del libro, 'Una casa in Sicilia' (Neri Pozza), dopo la sua scomparsa la Casa è stata acquistata nel 2011 da Domenica (Mimma) Cundari che adora questa dimora dove Dahl le leggeva le sue storie quando aveva 4 anni. 

San Gimignano: cultura, vino e turisti mordi e fuggi

Una veduta di San Gimignano

Si svela al culmine dell’arrampicata. Là dove l’erta vigna di Cellole regala i suoi grappoli più pesanti, fra i tralci di Vernaccia s’intravede la Manhattan della Valdelsa. La chiamano così per via delle tredici torri che ne disegnano lo skyline. Un patrimonio dell’umanità talmente sfruttato dall’industria turistica che l’Unesco ha chiesto di introdurre il numero chiuso. Un borgo talmente tuscan style che una multinazionale ha deciso di costruirne una copia esatta in Cina, dentro una megalopoli da 33 milioni di abitanti. Letizia ti porta fin quassù per dimostrare che a San Gimignano non si campa solo di turismo: «Ci siamo anche noi, con il nostro olio e soprattutto con il nostro vino» rivendica la presidente del Consorzio che tutela l’unico grande bianco in questa terra di grandi rossi.
Il Chianti è oltre la collina. Dal lato opposto, verso l’Aretino, si trovano i caveau del Brunello. Letizia Cesani avverte però che “la Vernaccia è un vitigno autoctono e non un semplice ”percento“ di Sangiovese. Storicamente è la prima Doc italiana e affonda le radici nella preistoria”. Non bluffa mica. La conformazione calcarea dei suoli prediletti da questa varietà d’uva dipende dai fossili dispersi nel terreno, un letto di conchiglie depositate milioni di anni fa, dal ritirarsi del Mediterraneo. Più vicino, ma già nel Duecento, re, papi e mercanti bramavano questo bianco dal sapore di mare e di mandorla, che cresce su colline di tufo, tosche e prima ancora etrusche, scoperte verso la fine degli anni Sessanta dai turisti inglesi e americani, ormai sazi di Firenze e in cerca di altre madonne e crocifissi usciti dalla sgorbia dei maestri rinascimentali. Cinquant’anni dopo, eccoci in un borgo medievale talmente perfetto da sembrare una quinta teatrale e dove invece ogni muro è autentico e tutti sono al servizio dell’industria turistica.
A San Gimignano si entra da porta San Giovanni. Non è l’unico accesso, ma è più vicino ai parcheggi, una delle entrate più cospicue del Comune. Via san Giovanni è come via dei Calzaiuoli a Firenze. Anche qui si è persa l’anima artigiana del centro storico. Una bottegaia esibisce orgogliosa burattini di Pinocchio “made in Italy” e sottolinea che non sono cinesi, perché quelli “costano la metà ma la differenza la si nota”. In realtà, il trionfo dellow cost non è regolato solo dalle infallibili leggi della concorrenza: dipende dal livello culturale del turista, che è quel che è. Va a ruba, ad esempio, la pasta multicolori, quella che trovi su ogni bancarella, da Roma a Como, da Venezia a Gaeta: pipe aromatizzate agli spinaci, rigatoni color di zucca e fusilli al nero di seppia... In un angolo, a due euro al pacco sono in vendita i pici, pasta tipica del Senese, che forse per il nome poco commendevole vengono scelti dai pochissimi che s’intendono di Aglione – rigorosamente della Valdichiana – e Cinta senese, indispensabile per il ragù.
Nella città delle cento torri – erano 74 e ne sono rimaste 13 – il turismo è la principale fonte di reddito. Sarebbe l’unica se non fosse per la Vernaccia di Letizia e degli altri vitivinicoltori che, coltivando 730 ettari di colline, producono ogni anno poco più di cinque milioni di bottiglie, metà delle quali destinate all’export, soprattutto negli Usa. È grazie alla campagna che la circonda – vino, olio e zafferano generano un giro d’affari di 40 milioni di euro –, che San Gimignano ha ancora un popolo e un’identità. Con tante incognite, certo. Adottare l’assetto agronomico a maglia fitta, gestendo seminativi e arboricoltura in funzione dell’ecosistema, permette di offrire allo sguardo incantato del visitatore la tipica cartolina toscana – che alterna campi di grano, vigne e boschi in piccoli appezzamenti punteggiati di casolari – ma ha dei costi. In questa campagna che un tempo era soggiogata dalle famiglie turrite di San Gimignano si è fatta una scelta che si paga: conservare le produzioni locali e coltivarle con il metodo biologico, rinunciando alla chimica in campo e anche a una parte del raccolto.
Per contro, la turistificazione del centro storico ha portato ad espellere gli abitanti – ne sono rimasti 700 sui 7700 residenti nel Comune, in pratica San Gimignano abita tutta fuori porta – e a trasformare questo gioiellino dell’urbanistica medievale in un outlet dell’arte. Evoluzione che nessuno, in città, si sente di condannare, perché, come raccontano, “prima del turismo qui si faceva la fame”. Il boom turistico è stato un volano per tutti ed oggi San Gimignano offre 5.240 posti letto, in pratica uno ogni abitante. Anche qui, però, la maggioranza dei turisti è come la marea: arriva al mattino e prima del tramonto se ne va. I visitatori che ogni anno accedono a San Gimignano sono 3 milioni mentre gli arrivi negli alberghi si fermano poco sopra quota 180mila (488mila permanenze).
La riqualificazione del turismo è il primo obiettivo del Comune che tenta di instillare qualche goccia di cultura nel cranio dei “lanzichenecchi” del terzo Millennio, quelli che ogni giorno espugnano il Palazzo Comunale, scorrazzano nella sala di Dante, senza aver la minima idea dell’ambasciata che vi condusse il Sommo Poeta, transitano indifferenti di fronte alla Maestà di Lippo Menni senza collegarla minimamente a quella senese di Simone Martini, sciamano nella Pinacoteca – tanti saluti a Benozzo Gozzoli e al Pinturicchio – per infilarsi nella torre grossa, con il solo desiderio di fotografare la città dall’alto. Il day trip si conclude nella Collegiata, dove, sotto un dipinto del Ghirlandaio, giace Santa Fina, cui i sangimignanesi sono devotissimi (ma i lanzichenecchi non lo sanno): per il 90% degli escursionisti la visita alla città toscana termina qui, malgrado gli sforzi del Comune di valorizzare il convento di Sant’Agostino e quello di San Domenico, attraverso mostre e concerti. Registrano invece il tutto esaurito i musei privati della tortura e della pena di morte, che con la storia della città non c’entrano assolutamente nulla, ma entrano – chissà perché – nei pacchetti dei tour operator.
«Il nostro tentativo è destagionalizzare il flusso turistico arricchendo il cartellone delle manifestazioni culturali anche nella bassa stagione e costruire delle reti con le frazioni e i comuni vicini – spiega l’assessore alla cultura Carolina Taddei –; in particolare con Volterra e Poggibonsi, che condividono con noi la cultura della società rurale toscana, perché per convincere il turista a prolungare la sua permanenza in questo territorio dobbiamo fargli scoprire le immense ricchezze naturali della campagna».
Quest’anno il programma delle manifestazioni per la “bella stagione” termina a metà ottobre, con un rinnovato investimento nella lirica, che ha vissuto la sua stagione aurea in piazza Duomo fino agli anni Novanta. Un cartellone ad hoc sarà proposto per i mesi invernali. Non è tutto. C’è il rinnovato interesse per la via Francigena e per la via del Sale che permettono di fare rete con Casole d’Elsa, Colle di Val d’Elsa, Poggibonsi, Monteriggioni e Radicondoli. E c’è soprattutto la scommessa dell’Unesco, che ha scelto San Gimignano per farne un modello di turismo sostenibile: esiste già un portale ( visitworldheritage.com ) dove “le dolci colline ricoperte di filari di viti, tetti in terracotta e torri fortificate” sono proposte ai globe-trotter come una meta da non perdere. «Il sito è in inglese – rivela la Taddei – e sarà tradotto presto in cinese, ma non in italiano, e questa per noi è un’indicazione chiara: si lavora sul turismo internazionale, che è stata la nostra prima vocazione e rappresenta il nostro futuro, per crescere in qualità». E in pernottamenti.
da Avvenire