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#FE2016 La fotografia ha attraversato molti confini ed esplora nuove strade, reinventandosi di continuo

Paola De Pietri, Senza titolo dalla serie QuestaPianura, 2004,
© Paola De Pietri, Courtesy Galleria Alberto Peola, Torino
E il festival fotografia europea lo racconta dilagando per il centro storico di Reggio Emilia. Intrecciando fotografia d’arte e di ricerca, e tutte le altre forme. Mettendo a confronto generazioni diverse. E se il clou degli incontri con gli autori è in programma dal 6 all’8 maggio, le mostre proseguono fino al 10 luglio.
A Palazzo da Mosto si confrontano nove autori intorno al tema della strada, del viaggio, del confine. In primo piano il lavoro di un reporter dal linguaggio originale come Paolo Pellegrin che racconta con immagini insieme dure e poetiche il confine tra Messico e Stati Uniti. Accanto alle visioni liriche di Ziad Antar e raffinatisse di Paola De Pietri e di atri autori come Michalel Najjar e Maamantai Collective,  Questa nuova onda di talenti da ogni parte del mondo nella edizione 2016 della rassegna sono messi a confronto con maestri assoluti della fotografia di paesaggio, come Luigi Ghirri. A trent’anni di distanza, infatti, viene ripropostEsplorazioni sulla via Emilia (1986), dove lo sguardo poetico e incantato di Luigi Ghirri,  incontra quello visionario diMimmo Jodice che trasfigura paesaggi degradati in disarmante bellezza e fa sembrare l’archeologia una presenza viva, insieme al racconto civile delle periferie urbane di Gabriele Basilico.
Nel 1984  Ghirri invitò colleghi scelti (fra loro anche Olivo Barbieri, Guido Guidi, Manfred Willmnan, oltre a Iodice e Basilico e altri) a raccontare da un punto di vista personale quell’arteria vitale e antica che innerva la terra emiliana. Il risultato fu di grande qualità artistica come rilevò Italo Calvino chiamato a scrivere l’introduzione ad un’opera letteraria a più mani in cui Gianni Celati, Antonio Tabucchi, Daniele Del Giudice e altri scrittori reinventavano l’esperienza dei viaggiatori che per secoli avevano percorso quella strada.  Che il festival torna ad esplorare «partendo proprio dalla grande arteria romana che va “dal fiume al mare” per approdare alle vie del mondo, ai luoghi di transito e di confine nella società odierna», come scrivono i curatori Diane Dufour (direttrice di La Bal, a Parigi), Elio Grazioli e Walter Guadagnini. Nella storica collettiva che vide la luce nel 1986 ad attrarci sono soprattutto le immagini di Iodice che ci raccontano un’Emilia fatta di atmosfere sospese nel tempo e quelle di Basilico dove la fotografia si fa indagine civile del paesaggio, con un linguaggio rigoroso, essenziale, mai meramente documentaristico. Anzi. L’impressione è che anche i suoi scatti, apparentemente più realistici, di fatto nascano dall’immaginazione. Il progetto Esplorazioni della via Emilia ha segnato un passaggio importante nella storia della fotografia come rilevano Antonella Russo in Storia culturale della fotografia italiana e Gabriele D’Autilia in Storia della fotografia in Italia (entrambi pubblicati da Einaudi). Quell’opera collettiva in cui spiccano tante personalità differenti fece di quegli autori personalità del mondo della cultura e non solo della cultura fotografica.

Il passato,  classici della fotografia come Walker Evans ( protagonista di una personale con 150 foto)  sono squadernate attraverso nuove esplorazioni,  passando da internet,  al digitale,  al virtuale. Ma qualunque sia la tecnica è l’originalità dello sguardo e della  visione a fare la differenza. A fare da filo rosso alle nuove proposte è la riappropriazione del territorio, che diventa materiale per raccontare la propria storia.  Passando da rappresentazioni realistiche a visioni spaziali, blu elettrico, come quelle Davide Tranchina che lo trasfigura poeticamente.
fonte: left.it

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