La via crucis di una guida turistica

di Salvatore Pettineo
Lorenzo vive a Roma, ha 30 anni, si è laureato nel 2007 in “Beni culturali per operatori del turismo” all’Università di Tor Vergata. Il suo sogno è fare la guida turistica, ma il suo percorso – così come quello di tanti altri giovani nella sua situazione – è stato molto accidentato.
Dice Lorenzo: “Mi sono laureato in quel corso di Laurea perché volevo fare la guida turistica, ma il decreto Bersani ha rimescolato le carte in tavola e, quando mi sono laureato, non ho potuto far nulla“. La Legge n. 40 del 2007 ha, infatti, abolito per i laureati in archeologia e storia dell’arte il duro esame necessario per conseguire il patentino di abilitazione e ha introdotto un percorso semplificato per l’accesso alla professione di guida turistica.
Il problema di Lorenzo nasce proprio dal fatto che il suo corso di laurea non è stato riconosciuto come equipollente, rendendo praticamente nullo l’effetto della norma per il suo specifico percorso. Eppure quel corso di laurea era nato proprio per fornire le competenze necessarie per poter lavorare in quest’ambito, curando la creazione di percorsi storico-artistici.
Conseguita la laurea triennale, Lorenzo decide allora di iscriversi a “Storia dell’Arte”. Questa laurea gli avrebbe permesso di accedere alla professione di guida turistica attraverso la procedura semplificata prevista dalla Legge n. 40/2007. Dopo un anno, però, Lorenzo capisce che lì non avrebbe appreso nessun’altra competenza pratica, oltre a quelle già acquisite, necessaria poter svolgere la sua amata professione.
Decide così di abbandonare gli studi. Ottiene, tuttavia, nel 2009, il patentino di accompagnatore turistico. Cosa ben diversa dalla guida, ma è il mestiere che più vi si avvicina. Anche qui arrivano i problemi. Tutti coloro che assumono accompagnatori turistici o anche semplici receptionist, richiedono molta esperienza sul campo.
Esperienza che Lorenzo non può fare perché nessuno gli permette di accedere in alcun modo all’esercizio della professione, nemmeno come semplice stagista. La sua invalidità civile al 46% gli impone, infatti, di tenere un cappello. Come ci dice Lorenzo, “questo è un problema e, infatti, spesso mi sono sentito dire di no perché il capo coperto non è ammesso“.
Una volta ci arrivò vicino a fare qualcosa di simile ad una esperienza sul campo: partecipò a un corso a pagamento che prevedeva, oltre alla formazione in aula, anche un periodo di apprendimento on the job. Purtroppo l’hotel presso cui si sarebbe svolto lo stage ha cessato l’attività poco prima del suo inserimento e, quindi, per lui niente stage; solo l’attestato di frequenza.
Nel giugno 2011 è entrato in vigore il nuovo codice del turismo. Lorenzo spera che possa essere per lui la volta buona. Nella Regione Lazio l’accesso alle professioni turistiche è di competenze delle Province: “Mi auguro -  conclude Lorenzo – che la Giunta Zingaretti si ricordi degli albi esistenti e inviti gli operatori del settore a tenerne conto. Della molteplicità di guide e accompagnatori presenti nella Provincia di Roma, alcuni nemmeno detengono i titoli e la formazione necessaria. Grazie al mio patentino potrei almeno lavorare come  accompagnatore“.

corriere.it

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