In cammino sull'Appia antica

"Un monumento unico da salvare religiosamente intatto, per la sua storia e per le sue leggende, per le sue rovine e per i suoi alberi, per la campagna e per il paesaggio, per la vista, la solitudine, il silenzio, per la sua luce, le sue albe e i suoi tramonti". Le parole di Antonio Cederna rivivono nella passione che ha portato Paolo Rumiz, Riccardo Carnovalini, Alessandro Scillitani e Irene Zambon a vivere, passo dopo passo, l'antica via Appia, dimenticata in secoli di dilapidazione e incuria. Dall'avventura durata 29 giorni e 611 chilometri di cammino nell'estate 2015, a 2327 anni dall'inizio della costruzione della Regina Viarum, nasce il libro e l'omonima mostra "L'Appia ritrovata. In cammino da Roma a Brindisi", allestita all'Auditorium Parco della Musica di Roma fino al 18 settembre.
Fotografie di Riccardo Carnovalini, integrate da un reportage di Antonio Politano e da istantanee estratte dai filmati "on the road" di Alessandro Scillitani, materiale cartografico e documentario con autorevoli testimonianze in un percorso espositivo che vuole riscoprire e restituire la prima grande via europea, tracciandone il percorso integrale e gettando luce sulla bellezza e sugli scempi che coesistono lungo il percorso.
    L'esposizione si dispiega in corrispondenza delle tappe di Rumiz e i suoi compagni, soffermandosi sugli scenari che si aprono durante il cammino, come il "riuso" di lasciti antichi, gli animali, gli ostacoli, i paesaggi di campagna e le città attraversate dalla via Appia, come Terracina, Benevento, Taranto, Brindisi. E poi l'acqua, la sete, e i frutti della terra perché, come scriveva Calvino, il viaggio passa anche tra le labbra e l'esofago.
    Le immagini accompagnano tra le fortezze preromane sugli strapiombi, lungo sentieri boscosi e alla scoperta di fioriture a picco sul mare, guidano nella Campania Felix, sui monti del Lupo e del Picchio e gli altri della costellazione sannitica, nell'Italia dimenticata degli Osci, degli Enotri e degli Japigi fino all'Apulia. Alcuni incontri hanno caratterizzato l'itinerario dei quattro camminatori, come Giulio e Giuseppe Cederna e il musicista e cantautore Vinicio Capossela.
    "Percorrere l'Appia significa ritrovare i valori del Mezzogiorno, l'opportunità di indirizzare un turismo di qualità a riconoscere i valori territoriali, ambientali, culturali italiani", ha detto Franco Salvatori, presidente emerito della Società Geografica Italiana, che ha realizzato la mostra insieme con la Fondazione Musica per Roma, nell'ambito del Festival della Letteratura di Viaggio. "Ci siamo tuffati nel mare di Brindisi, a lungo desiderato, e pensavamo che la fatica fosse finita - ha raccontato Paolo Rumiz - ma ci siamo inflitti dei tormenti successivi, perché sapevamo che la strada che avevamo percorso non era finita con il nostro passaggio: volevamo essere sicuri che il sentiero che avevamo aperto sarebbe stato percorso da altri".
Un nuovo viaggio è, infatti, iniziato alla fine del cammino, "con il ritorno sui luoghi, con il tentativo di soluzione dei nodi più difficili, con la scrittura di un libro" e con il progetto, finanziato dal ministero dei Beni Culturali e Turismo, di messa a sistema del Cammino dell'antica via Appia che, assicura il ministro Dario Franceschini, sarà pronto "entro la fine di ottobre". I quattro camminatori sulla madre di tutte le vie hanno srotolato una pergamena svelando una meraviglia dimenticata e hanno teso il filo d'Arianna a nuovi appassionati viaggiatori.
ansa

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