Forse non tutti sanno che «10.000 studenti fuorisede valgono quanto un milione di turisti»

Ma l’Italia non sembra interessata, se si snocciolano i dati (inclementi) già diffusi dalla Fondazione Agnelli sul sistema universitario nel Belpaese. A partire dalla quota di spesa pubblica sul Pil che si ferma allo 0,3% (media europea 0,8%). «L’education – dice Francesco Gori, Amministratore delegato del Gruppo Ied (Istituto europeo di design) durante la presentazione del piano di espansione per il prossimo triennio – è uno dei principali driver di sviluppo di un Paese e dovrebbe essere una delle prime aree d’investimento, non solo per la crescita formativa e culturale dei nostri giovani ma anche per attrarre studenti stranieri e compensare la perdita degli italiani che vanno a studiare all’estero, con benefici sull’indotto comparabili al turismo». I soldi per l’istruzione ci sono e si spendono. Ma solo per il ciclo primario, meno per l’Università. In Italia, il numero di iscritti agli atenei è il più basso d’Europa e negli ultimi 10 anni ha registrato il segno negativo (-13%).

Il problema principale riguarda l’attrattività e i fuorisede: la carenza di alloggi e il caro affitti, soprattutto nelle grandi città, certo non aiuta. A Milano l’Istituto Europeo di Design -network di Alta Formazione in ambito creativo con 12 sedi in 3 Paesi, Italia, Spagna e Brasile - ha partecipato al bando indetto dal Comune per la riqualificazione dell’area dell’Ex Macello e la realizzazione di un nuovo Campus internazionale che riunirà in un unico polo le attuali cinque sedi. Il piano di espansione del più importante istituto privato con network internazionale prevede il nuovo campus di Madrid nell’area Ex Matadero e l’ampliamento dell’edificio Papelera a Bilbao, oltre all’interesse per altri mercati dove Ied non è ancora presente, come il Portogallo. Ma, a parte la questione abitativa, c’è un appello che il numero uno dell’Istituto internazionale vuole lanciare al nuovo esecutivo: «Chiediamo regole chiare e uguali per tutti: per gli istituti pubblici e privati – sottolinea Gori – perchè oggi in Italia di fatto tutto questo crea una situazione complessa e non aiuta certo l’attrattività. C’è un potenziale di milioni di studenti pronti a venire in Italia». Il Belpaese potrebbe giocare un ruolo importante per giovani provenienti in particolare dai Paesi asiatici. «Il nuovo governo potrebbe e dovrebbe elaborare un piano per fare dell’Italia l’hub universitario dei paesi “Mea” (Middle East e Africa) e India» conclude Gori.

(D. Fas.)
Avvenire
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