NAPOLI - Per la prima volta, dopo 400 anni, torna a Napoli la Madonna del pesce di Raffaello, il dipinto che fu punto di riferimento per gli artisti del "Rinascimento Meridionale" e che fu trasferita dai governanti spagnoli e a Madrid intorno alla metà del Seicento. Occasione per rivedere l'opera, collocata nel suo "territorio" di origine, è la mostra "Gli spagnoli a Napoli.
Il Rinascimento meridionale" che verrà inaugurata lunedì al Museo e Real Bosco di Capodimonte grazie al progetto realizzato in partenariato con il museo del Prado. In cartellone fino al 25 giugno, il progetto espositivo curato da Riccardo Naldi, docente di Storia dell'arte moderna all'Università L'Orientale di Napoli e da Andrea Zezza, docente di Storia dell'arte moderna all'Università della Campania "Luigi Vanvitelli", ha già visto una prima versione in Spagna dove ha avuto un notevole successo di critica e di pubblico. La mostra è dedicata a uno dei momenti più fecondi e meno conosciuti della civiltà artistica napoletana: il trentennio all'inizio del sedicesimo secolo, un periodo che, sotto il profilo politico, vide l'estinguersi della dinastia aragonese, con il passaggio del Regno di Napoli sotto il dominio della Corona di Spagna. Sotto il profilo culturale segna invece il raggiungimento dell'apice della sua grande stagione umanistica: le novità artistiche elaborate in quegli anni da Leonardo, Michelangelo e Raffaello furono prontamente recepite e reinterpretate in modo originale in una Napoli ancora molto viva, per la quale la perdita della funzione di capitale autonoma non costituì un ostacolo allo sviluppo culturale, ma, al contrario, contribuì alla definizione di un nuovo ruolo di cinghia di trasmissione della cultura rinascimentale tra le due sponde del Mediterraneo. Una felice stagione di scambio culturale di cui la mostra mette nel giusto rilievo l'altissima qualità delle opere e il loro carattere cosmopolita, focalizzandosi sulla strettissima connessione tra pittura e scultura. Il confronto tra le cosiddette "arti sorelle" trovò infatti a Napoli un terreno particolarmente fertile e la mostra ne propone un'ampia selezione, proponendo i maggiori protagonisti, dai pittori Andrea da Salerno e Marco Cardisco, agli scultori Giovanni da Nola e Girolamo Santacroce. Se al Prado, nella mostra Otro Renacimiento, l'ispirazione era concentrata sulle forme e volumi dell'architettura napoletana, a Capodimonte, invece, il focus è proprio nel dialogo tra le opere pittoriche e quelle scultoree. Ma la differenza principale tra la mostra di Napoli rispetto a quella di Madrid è il forte legame con il territorio: molte delle opere degli artisti del periodo sono presenti nelle chiese cittadine (grazie ad un accordo con il Comune di Napoli sarà possibile visitare le testimonianze spagnole in alcune chiese della città), in particolare San Giovanni a Carbonara, San Domenico Maggiore, Santi Severino e Sossio e San Giacomo degli Spagnoli. Ed è proprio nella Basilica di San Domenico Maggiore che si percepisce il legame più forte tra la mostra e la città: la Madonna del pesce di Raffaello, esposta in sala Causa al Museo e Real Bosco di Capodimonte, era infatti stata realizzata per la Cappella della famiglia del Doce (o di Santa Rosa) proprio in San Domenico Maggiore.
ansa
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